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Autore: Fly to the sky    24/12/2015    1 recensioni
In questo universo il mondo è cambiato con una guerra, e la gente sembra più serena, si vedono più spesso i sorrisi che prima venivano quasi nascosti.
Ma di universi ne esistono tanti.
[ Kaniss!centric ♥ AU ]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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 ~ Hopeless Song


In questo universo, la Ghiandaia ha vinto e il presidente è morto, la dittatura è crollata e una nuova era di splendida democrazia si è affacciata agli occhi stanchi di chi ha visto settantaquattro anni di orrori.
In questo universo il mondo è cambiato con una guerra, e la gente sembra più serena, si vedono più spesso i sorrisi che prima venivano quasi nascosti.
Ma di universi ne esistono tanti.




In uno Katniss Everdeen non è mai esistita, e Johanna Mason è morta nei Giochi mentre Effie Trinket non è mai stata accompagnatrice del Dodici. In un altro Peeta Mellark non è mai stato estratto e continua a fare dolci nella panetteria del paese, mentre Haymitch Abernathy ha vinto senza problemi e vive una vita tranquilla con la sua famiglia, viva.
In uno, Finnick Odair è ancora vivo dopo la guerra, e gioca con suo figlio e sua moglie in riva al mare, con occasionali visite agli amici del Dodici.
E poi c’è l’universo peggiore di tutti, quello in cui la guerra l’ha vinta la parte sbagliata, la parte del presidente vestito di bianco assassino. In questo universo nero e sanguigno Katniss Everdeen è prigioniera in una  cella, il corpo gonfio di percosse e gli occhi secchi di lacrime ormai versate per la morte della sorellina, innocente paperella che non ha avuto vendetta.
In questo universo, i ribelli sono tutti morti, e il Presidente si occupa personalmente delle torture della giovane Ghiandaia.
Un giorno la porta squadrata della cella si apre, e una sagoma tremante si fa strada nella vista annebbiata e dolorante di Katniss, una giovane donna dai capelli lunghi e ondulati, la pancia gravida e gli occhi spezzati.
Crolla a terra, Annie Cresta, e inizia a piangere, stringendo il proprio bambino, e Katniss le striscia vicino, una mano sulla spalla esile di lei. “Mi dispiace” la voce è roca a causa del poco uso, e la gola le duole ad ogni parola “Finnick è stato coraggioso, mi dispiace Annie”
Gli occhi di Annie sono l’ultima cosa che Katniss ricorda, così impauriti ma così vivi, prima che la vita le venga strappata di dosso, due vite con un unico sforzo, e la Ghiandaia assiste impotente mentre quegli occhi si fermano, immobili e statici in un unico punto, un urlo spezzato a mezz’aria.
Altri mesi di isolamento e altre torture, altre voci che le urlano che è colpa sua, prima che altri volti familiari le vengano presentati davanti.
La sente, prima di vederla, Johanna Mason che urla imprecazioni e parole di violenza, e quando aprono la porta le viene quasi voglia di ridere perché ci vogliono quattro Pacificatori che la tengono ferma. Johanna la vede, e le lancia uno sguardo vittorioso, un mezzo sorriso quasi da folle, prima di un ultimo scatto e una ribellione e riesce ad ucciderne due solo con le mani e i denti, prima che la abbattano a terra, senza vita, un ultimo sorriso sulle labbra e gli occhi spenti.
Katniss non ne ha la forza, ma le viene voglia di urlare che Johanna Mason non l’hanno mai potuta controllare, fiera, quasi felice. Ma il corpo di lei sembra intimarle silenzio.
Altri mesi, altre voci, altri colpi e altre risa del vecchio serpente che echeggiano per le sale.
Un giorno la porta si apre, e lo spiraglio di luce colpisce Katniss quasi con violenza, e due figure le corrono incontro e ben presto si trova schiacciata in un abbraccio disperato, l’esile fantasma di un profumo fruttato che si fa strada tra i suoi ricordi.
“Andrà tutto bene, bambina mia” le sussurra Effie sorridendo, tra le lacrime, gocce che cadono sulle mani di Katniss e sembrano far colar via il sangue dei lividi. Gli occhi di Haymitch sono duri e sinceri come sempre, perché lui non le ha mai mentito quando la verità era troppo ardua da sopportare, e anche se non le parla, Katniss vi legge una contraddizione alle parole di Effie.
Effie gli stringe la mano, le nocche bianche per lo sforzo, e si aggrappano l’un l’altra con un ultimo sguardo a Katniss che soffoca un grido prima di vederli crollare a terra, quasi a ricalcare il solco invisibile lasciato da Annie e Johanna.
Katniss si lascia andare e l’unica cosa che vorrebbe adesso è morire, ma sa che non glielo permetteranno. Le torture fisiche sono quasi dolci, quasi pietose, e quando dà segni di morte, si ritrova subito in vita, macchinari che la sostengono.
Gale non lo prendono mai, perché Gale è sempre stato bravo a sfuggire come una lince, l’istinto da cacciatore e il corpo da preda, e lei non ci crede quando glielo dicono, ma le mostrano  un filmato e lei non può far altro che stare a guadare, mentre lo vede aiutare gli ultimi ribelli a fuggire, lo vede che sostiene sua madre, e la stessa madre di Katniss che tenta di guarire ferite inguaribili, e poi la bomba che scoppia prima che tutti possano fuggire, e un ultimo sguardo di Gale senza più forze, abbattuto dal fallimento.
Fanno entrare Peeta solo poche ore dopo, quasi senza lasciarle il tempo di asciugarsi le lacrime, e Katniss capisce subito che in realtà non è lui, che è ancora quell’ibrido che loro hanno creato, ed è questo ad ucciderla alla fine. E’ morta prima ancora che Peeta le stringa le mani alla gola, è morta già quando ha visto gli occhi bianchi e vuoti di lui che non mostrano tracce del dolce panettiere di un tempo, è morta quando lui le strappa la vita di dosso, è morta dopo tante sofferenze, la giovane Ghiandaia, simbolo di una Rivoluzione schiacciata troppo in fretta, canto di un popolo che non avrà mai liberazione.




Di universi ne esistono tanti e Katniss ne è cosciente, lo comprende bene. A volte ci pensa, e pensa che forse in uno di questo sta abbracciando la sua sorellina, viva e adulta in un mondo di pace.
Ma sa anche che forse, in universi fortunatamente lontani, la guerra l’ha persa, e ogni persona a cui teneva è morta davanti i suoi occhi.
A volte Katniss si sveglia la mattina e si posiziona davanti lo specchio per guardarsi  in faccia. Non lo fa per vanità o per vezzo, ma per vedere le cose che cambiano.
Ci sono piccole rughe, ombre di colore un po’ sbiadite, accanto agli occhi e nel contorno delle labbra, e c’è un sottile filo d’argento nella sua folta chioma corvina.
Al Dodici chi invecchia è da rispettare; al Dodici se invecchi sei fortunato. Ogni ruga è un premio per Katniss, e le ricorda tutte le persone che non ci sono più, coloro che non arriveranno mai a quei segni di invecchiamento.
A volte, piange davanti lo specchio, e Peeta accorre per consolarla, ma spesso piange anche lui. Piangono assieme e cercano di cancellare il passato soltanto per un attimo. Non dimenticarlo, perché non si deve del tutto sterminare il ricordo, ma allontanarlo dalla propria vita per un po’.
Il viola delle primule è sempre lieve, quasi nullo, ai loro occhi. E anche la ruta che cresce nei campi, il cui giallo brillante di un tempo si è trasformato in un paglierino. Il colore del mare è sempre sbiadito, ma ritorna brillante negli occhi di un bimbo e di sua madre, quando mandano le foto ridenti dal Distretto Quattro. Il rosa dei vestiti di Effie è quasi chiassoso, ma spezza un tremendo silenzio altresì insostenibile, così come il grigio metallico negli occhi di Haymitch e di Gale, e il colore del legno che ricorda sempre Johanna. 
Il verde e l'arancione sono vivi come un tempo. Le fronde degli alberi sono belle come Katniss le ricorda, e il tramonto all’orizzonte ha la stessa sfumatura di arancio che Peeta ha imparato ad amare.
Il verde e l’arancione sono nascosti negli occhi dei loro figli, da cui ormai Katniss ha imparato a trarre forza.
Quando i pensieri dei morti l’assalgono, guarda un attimo i loro bambini, che sono ciò che di più vivo esista, e allora si calma.









~Fly's corner
La vigilia di Natale forse non era un buon giorno per pubblicare una storia del genere, soprattuto considerando che intendevo chiuderla a "canto di un popolo che non avrà mai liberazione.", ma a Natale siamo tutti più buoni così ho messo anche la parte finale un po' più speranzosa.
Mi sento un pochettino un verme per aver scritto una cosa del genere, ma ne sentivo il bisogno (?)
Scusate, addio, scappo via ♥
  
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