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Autore: Nocturnia    25/12/2015    3 recensioni
"Posso dormire con te?"
È una domanda innocente; semplice.
Albert la fissa da sopra la spalla, ne intravede il profilo pallido sulla soglia della camera.
Fuori le decorazioni dei vicini si accendono di rosso e oro - è Natale, in fondo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Excella Gionne, William Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Devil in I'
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Like a gunshot (Resident Evil Natale)
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Excella Gionne, Spencer e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

"Bite me with love and kiss me with hate, my cruel sweetheart."

- Maram Rimawi -




Like a gunshot



#0

Natalia Alex fissa un albero di Natale perfetto e pieno di vita.
Si siede sul tappeto a gambe incrociate e lo osserva, rapita.
"Ti piace?" le chiede Barry, una ghirlanda in mano e un pugno di luci tra le dita.
Natalia Alex ingoia il dolore, preme un sorriso sui denti snudati.
"Moltissimo."
Barry le accarezza i capelli, gentile (amorevole) - nell'aria biscotti e vaniglia.
Alex sfiora una stella di Natale che non le porterà alcuna speranza.

#1

Luci rosse e bianche (sirene impazzite, porte di sicurezza bloccate; la sinfonia dell'Apocalisse) eggnog caldo.
Alex si rigira un biscotto tra le dita, lo annusa; lo addenta per nulla convinta.
"Li ha fatti mia moglie." dice qualcuno alla sua sinistra, e per Alex è solo l'ennesimo cadavere che cammina.
Annuisce, lo butta nel primo cestino che trova (glassa rosa e decorazioni argentate; capelli biondi - tinti - sorriso a trentadue denti - rifatto - labbra discretamente colorate - finta pudica, finta fedele - abito casto) s'incammina verso i laboratori.
Il Natale ha lo stesso sapore marcio delle sue menzogne.

#0

Carta liscia sotto le dita, colore dell'oro.
"Hai fatto tu il nastro?" gli chiede, ed è una domanda stupida - infantile.
Chris sorride, si siede sui talloni.
"Si vede proprio che sono negato in queste cose, eh?"
Natalia Alex non riesce a restituirgli il sorriso, annuisce appena.
"Aprilo." la incita "Non è stato facile trovarlo, sai?"
Natalia Alex scarta il regalo con precisione maniacale, chirurgica.

Lettera al padre, Frank Kafka. Prima edizione.

Chris le rivolge uno sguardo speranzoso, Natalia Alex rimane immobile.
L'odore del brandy di Barry è così forte che la fa quasi vomitare.

#2

"Come sta andando la festa ai piani alti?"
Alex sobbalza, si porta una mano al petto.
"Sei fottutamente inquietante seduto lì al buio, lo sai?"
Albert inclina appena il mento nella sua direzione, picchietta con la matita sulla scrivania.
"William ha già dato prova delle sue doti di ballerino?"
"Birkin sa ballare?"
Albert si scrolla nelle spalle, esibisce un sorriso sardonico.
"Dipende cosa intendi tu per ballo."
"Movimenti coordinati."
"Allora no; Lisa Trevor sarebbe un'accompagnatrice migliore."
Alex ride, si porta la tazza alle labbra.
Wesker la fissa, interrogativo.
"Ne vuoi?" gli offre, studiandolo da sopra il bordo della tazza "È solo caffè."
Silenzio.
"Corretto al whisky."
La normalità di Alex è una poltrona scomoda sulla quale discutere di mutazioni virali e genomi alterati.

#0

Dicono che Babbo Natale arrivi con una slitta piena di doni per i bambini buoni.
Dicono che sia un vecchio bonario dalla barba bianca e gli occhi limpidi - sinceri.
Dicono che se gli lasci un bicchiere di latte e dei biscotti lui ne sarà felice; che sia il cuore a raccontargli la verità, non le parole.

Dicono.

Natalia Alex osserva le luci dell'albero virare dal rosso all'arancione e dal verde all'azzurro - e poi ricominciare tutto daccapo.
Scivola con gli occhi sulla notte, un buco nero senza né luna né stelle.
La casa tace, il mondo dorme.
Natalia Alex fissa il cielo in attesa di un miracolo nel quale non crede neppure lei.

#3

"Pare che la festa sia finita."
"E ve la siete persa tutta." interloquisce William, dondolando una gamba sul bracciolo della sedia.
Albert incrocia le braccia al petto, Alex ispeziona ciò che è rimasto sul tavolo del buffet.
"Non che ci fosse molto da vedere." aggiunge poi, allentandosi la cravatta "Marmocchi che corrono e si rovesciano addosso la cioccolata, mariti infedeli e mogli noiose. Matrimoni falliti e scienziati da quattro soldi. Progetti di ristrutturazione della cucina e idee per l'acquisto di un forno da pizza esterno. Le solite stronzate."
Alex recupera una fetta di torta da un vassoio, percepisce un vago retrogusto acido.
"E voi?" continua Will, imperterrito "Vi siete divertiti nel vostro loculo pieno di mostri terrificanti e cani mutanti?" dice, piegando le dita ad artiglio e snudando i denti.
Albert arriccia le labbra, contrae la mandibola.
Alle sue spalle Alex appoggia la fetta di torta appena sollevata, disgustata.
"Indubbiamente meglio che rimanere intrappolati qui." ribatte poi Alex, pulendosi le mani su un tovagliolo "Almeno abbiamo scoperto perché il virus T ha tutte queste difficoltà a propagarsi nell'acqua."
William si raddrizza di colpo, lo sguardo lucido, gli occhi accesi da una forza brutale e pericolosa.
"Sono tutto orecchie." mormora, e si porta il bicchiere alle labbra.
Le radici della fine di Raccoon City affondano sotto un ramoscello di vischio rosso sangue.

#0

Moira le passa sempre l'angelo quando si trovano a fare il presepe.
Anno dopo anno, Natale dopo Natale.
"Perché lo fai?" le chiede un giorno Natalia Alex, capelli lunghi, tirati all'indietro - un viso già adulto, sempre più simile all'altra "Perché ti ostini a passarmi l'angelo da sistemare?"
Moira sorride, conta quante pecore le restano.
"Perché assomiglia a te."
Natalia Alex aggrotta le sopracciglia, stringe le labbra in una linea sottile.
Tra le sue dita uno specchio che riflette solo una povera menzogna.

#4

All'inizio erano solo uomini che uccidevano altri uomini.
All'inizio la chiamavano "ricerca", "progresso" (prima che diventasse ambizione, desiderio; sconfinata fame d'altro)
All'inizio era solo il sogno di un vecchio, la sua misera polizza assicurativa contro la Morte.

Ma poi...

"Dobbiamo evacuare il settore."
"Non faremo in tempo."
Gli occhi di Alex scivolano sulle pareti del laboratorio, frenetici.
"Allora dobbiamo attivare il protocollo di contenimento."
William deglutisce, perde ogni colore.
La voce della Regina Rossa è una terribile nenia di sconfitta e distruzione.

#0

"Come vanno gli incubi, Chris?"

Già; come vanno gli incubi, Chris?

Redfield rimescola l'arrosto con la forchetta, tende i muscoli del collo.
"Meglio."

Bugiardo.

Barry inclina la testa, gli cerca gli occhi (alleato, collega, mentore, padre)
"Riesci a dormire?"

No, vero, Chris?

Chris abbozza un sorriso, appoggia la forchetta.
"Non mi va di parlarne." dice solo, e si reclina contro lo schienale della sedia "Piuttosto..." e sposta lo sguardo alla sua destra "tu come stai, Natalia?"

Prova a indovinare, Chris.

"Bene." ribatte, e ingoia l'ennesimo boccone di carne "Una meraviglia."
Barry sorride, Chris continua a fissarla (occhi perplessi, inquisitori. Occhi di chi ha visto l'inferno e se ne porta ancora un pezzo addosso - occhi di chi ha visto il mostro in faccia e sa riconoscerne l'odore)
Natalia Alex accetta lo sguardo di un uomo con il quale ha in comune tutto e niente.

#5

"Vai a casa, William; vai da Annette e Sherry."
Birkin ha ancora la mano chiusa a pugno in bocca, gli occhi sgranati.
"Non c'è più nulla per te qui. Vai a casa, Will."
Wesker è un profilo durissimo e teso nella penombra della stanza, una mente che è già cinque passi avanti a loro.
"Io..." mormora "Io non so come..."
Alex si passa le mani tra i capelli, intrecciandovi fili di sangue e pelle.
"Vai a casa." ripete - ruggisce "Vattene, William!"
Birkin arretra, inciampa nei suoi stessi piedi.
I lamenti dei morti officiano la fine della Vigilia di Natale.

#0

Natalia Alex è una straniera in territorio straniero, per citare Heinlein.
Moira appende le calze al camino, ride davanti a un fuoco improvvisato.
Polly si arrampica su per la scala, raddrizza una decorazione fuori posto.
In cucina Barry, l'odore della cannella e della glassa che piace tanto a Kathy.

Una famiglia normale. Un'ottima copertura.

Natalia Alex vorrebbe solo mettersi a urlare e strappare loro tutte quelle belle facce sorridenti.

#6

Alex stringe le dita attorno la ringhiera, dondola in avanti.
"La zona è stata ripulita."
La neve le si impiglia tra le ciglia, lungo i capelli; fiocchi bianchi e rossi - Umbrella.
"Il settore è sicuro, adesso."
Non ha i guanti e la pelle delle mani sta aderendo al metallo della balaustra come un secondo strato.
"Da qui in poi ci penseranno le squadre di ripulitori."
Alex ingoia aria e bile, si passa la lingua sui denti.
Un campana comincia a suonare in lontananza, chiude il rituale liturgico della Vigilia.
"Alexandra."
Albert le solleva le mani di scatto (irritato) Alex libera un sibilo di dolore (sorpresa)
Alla fine, solo una raffinata metafora per un rapporto che distruggerà entrambi.

#0

Nel suo attico a New York non ci sono decorazioni, nulla che possa ricondurre al Natale.
Alex siede sul divano a gambe incrociate, sfoglia distrattamente le ultime ricerche della Giant Corporation.
Il telefono s'illumina debolmente (Tanti auguri, Nat! Spero di vederti alla cena di quest'anno!) vibra qualche secondo sul tavolino da caffè.
"Dovresti andarci." le suggerisce, fissando la gente che si accalca per le strade della metropoli "Potrebbero insospettirsi."
Alex grugnisce, si porta una mano sotto la mento.
"Burton è sempre stato un sentimentale."
Dita fredde sulla nuca, lungo le spalle.
"Un tradizionalista, a voler essere precisi."
Alex borbotta qualcosa, mastica la penna che ha in bocca.
"E Moira..."
Alex afferra il telefono, risponde brevemente al messaggio di Moira (Certo che ci sarò; ho appena strappato due giorni di ferie al mio capo! Ci vediamo presto.)
"Contento?"
Albert sorride, scopre i denti bianchissimi e affilati.
"Quello mai, sorella."
Alex sottolinea il nome Project Klon e ricomincia a leggere.

#7

"Posso dormire con te?"
È una domanda innocente; semplice.
Albert la fissa da sopra la spalla, ne intravede il profilo pallido sulla soglia della camera.
Fuori le decorazioni dei vicini si accendono di rosso e oro - è Natale, in fondo.
Dentro però non c'è alcuna luce a illuminare il viso di Alex, nessuna speranza.

Un vuoto così desolante da inghiottire ogni parola.

Albert scosta le coperte, le fa cenno di avvicinarsi.
Alex nasconde le proprie paure sulla pelle dell'unica persona che abbia mai amato.

#0

Barry è invecchiato, Natalia Alex è cresciuta - prosperata come un'edera bellissima e velenosa.
Si sistema i polsini della camicia, rassetta una piega immaginaria sui pantaloni nerissimi e stretti.
Tutto in Natalia Alex ricorda una lama; zigomi affilati, schiena dritta, profilo sfacciato - arrogante.
Beve un sorso d'eggnog, schiaccia la lingua contro il palato, saggiandone il gusto.
In mezzo a tutti loro Natalia Alex sembra ancora più fuori posto, una sinfonia stonata, un'asimmetria che si acuisce anno dopo anno.
Chris la fissa da dietro il bordo del bicchiere, lo alza nella sua direzione.
Natalia Alex risponde al suo saluto, sorride.

Camicia immacolata, gemelli in onice e oro.
Occhi spietati, risata priva d'allegria.
Unghie corte, dita affusolate - da pianista.
Albert Wesker aveva guardato Chris (capelli spettinati, labbra sempre tese in una risata; un maglione rosso con la stampa di Babbo Natale e un orologio da venti dollari al polso) con pupille vuote, morte.
Chris aveva alzato il bicchiere nella sua direzione, il capitano aveva sollevato il suo.

Alex lo fissa con la stessa, terribile, espressione.

#8

Si sveglia con un cielo ancora buio, gonfio di freddo e neve.
Sotto le sue mani Albert è un profilo caldo, rassicurante.
Gli si raggomitola vicino, sospira sulla sua pelle; scivola con la lingua nell'incavo tiepido del collo.
Albert socchiude gli occhi, mormora qualcosa di confuso, il sonno un vezzo umano che, un giorno, non avrà più alcuna importanza.
"È Natale." gli dice, e intreccia le dita nei suoi capelli.
Albert annuisce, affonda ulteriormente la testa nel cuscino.
Alex chiude gli occhi e respira l'unica pace che potrà mai concedersi.

#0

Natalia Alex ha scelto.
Immolare la propria vita per un altro, affondare i pugni nella terra e non cedere - non arretrare.
Jake ha i suoi occhi, il suo profilo.

Ma non il suo cuore.

Natalia muore, Alex strappa una pelle che l'ha nascosta fino a  quel momento.
La verità distruggerà ogni altra illusione.

#9

"La nevicata sta peggiorando."
Albert lancia uno sguardo in tralice fuori dalla finestra, osserva una volpe correre attraverso il cortile.
"Stanno migrando." dice Alex, e indica due cervi che scivolano giù per il pendio.
Wesker spegne il fornello, cerca due tazze.
"Devono aver percepito un predatore più grosso di loro."
Inspira, e l'odore del caffè riempie l'aria.
"Sanno di quello che è successo ieri notte."
Alex fissa la televisione spenta, si perde dentro un accappatoio troppo grande per lei.
"Lo sanno."
Alex rialza lo sguardo, pianta gli occhi nei suoi.
Mute domande, inutili speranze; sentimenti che danzano sulla punta della lingua - tra le cosce.
Albert non sa cosa ci sia in quella donna che gli impedisca di schiacciarla - di frantumarla sotto il suo ego di uomo e futuro dio.
Anni dopo capirà: anni dopo sarà il Progenitore a raccontargli la verità (scomoda, fallace, tremendamente umana)
Si allunga verso il suo viso, percorrendone i contorni con la punta delle dita.
Scivola lungo il collo, sul fianco, stringe la coscia scoperta.
Alex chiude gli occhi, si lascia blandire da mani assassine e crudeli.
La neve continua a cadere, imperturbabile (silenziosa); rende bianco un Natale di sangue e orrori.
Alex mormora sulla sua bocca l'unico desiderio di cui le importi davvero.

#0

Alla piccola Cindy Albert piace.
Gli regala orrende figure in plastilina (per lo più fiori sgangherati e cuoricini rossi asimmetrici) e a quattro giorni da Natale si è presentata con un sacchetto di biscotti alla cannella (fatti dalla carissima Megan in persona, come si era premurata di farle sapere proprio quest'ultima)
Cindy ha quattro anni e una passione smodata per il lilla.
Cindy ha un sorriso sdentato e una massa ribelle di riccioli castani.
Cindy mostra l'ingenuità e la purezza di un'infanzia che Alex e Albert non hanno mai avuto - che non possono più recuperare.
Megan la saluta all'uscita dalla scuola, Alex ricambia. (una maschera di normalità che ormai non le pesa più come una volta)
"Non mi piace la cannella." mastica Albert, fissando il pacchetto rosa e viola.
"Lo so."
"Mi fa proprio schifo."
Alex annuisce, lo trattiene contro il fianco quando attraversano la strada.
"E non mi piace quella bambina."
Alex ride, un suono terribilmente forte.
Albert si rigira il pacchetto tra le mani un paio di volte, lo stropiccia con le dita fino a quando non sente i biscotti rompersi.
"Troppo appiccicosa."
Lo apre, annusandolo.
"Troppo... bleah."
Alex sorride, trovando buffo il modo in cui Albert sovrappone quello che è stato (che cerca disperatamente di ricordare) a esclamazioni tipicamente infantili.
Rovescia i biscotti lungo tutto il parco che costeggiano, osserva uno scoiattolo scendere di corsa da un albero e rubarne un pezzo alla tortora lì vicino.
"Possiamo prendere quelli al cioccolato?" chiede, e le tira il bordo del cappotto.
Alex annuisce e respira il sapore della libertà.

#10


Raccoon City è caduta, pietrificata dallo sguardo della gorgone.
Polvere e cenere, ciò che rimane si perde nel vento che monta da nord, una nevicata improvvisa e che non reca alcuna allegria.
Alex disegna un arco sull'asfalto con la punta della scarpa, annusa l'aria.

Morte e distruzione e rimpianto.

Non è rimasto niente da poter conservare, nulla su cui piangere.

Tranne lui.

Si infila le mani nelle tasche, dà le spalle a una città che ha significato tutto - troppo.
Sotto, i morti continuano a camminare. (a ricordare)

#0

Alex fissa il forno senza molta convinzione, sospira.
Ha tentato di comportarsi normalmente; di apparire la donna che finge d'essere.
Sorride più spesso, intrattiene conversazioni quasi civili con i vicini di casa.
Ingoia il sarcasmo, si rassegna a decorare la casa come farebbe una madre qualsiasi per Natale - tiene un profilo basso, fuori dai radar del BSAA.
Studia ancora il materiale virale rubato alla Giant Corporation, ma sempre più spesso si trova a chiedersi quale sia lo scopo (se non sia solo una vecchia abitudine, il ripetersi inconscio di una vita ancora più vecchia)
"Tu dici che sono pronti?"
Il bambino la ignora, sistemando i cubi con cui sta giocando in una forma perfettamente geometrica.
"Secondo me, no."
Il bambino mormora qualcosa, tenta di parlare (ma è difficile quando hai solo quattro mesi o poco più)
Alex si alza, pulendosi le mani sui pantaloni.
"Cosa stai facendo?"
Il bambino sospira, paziente (la sta sopportando, ne è sicura) la fissa con iridi che non sono umane.
"Sono di nuovo rosse." gli fa notare, e il bambino si scrolla nelle spalle.
Alex fissa il tappeto, la formula chimica che lo attraversa da parte a parte.
"Ricordi qualcosa?" gli chiede, chinandosi alla sua altezza.
Albert (il suo passato, i suoi errori, il suo dolore) esplodono dietro gli occhi di un bambino ancora innocente.

#11

Excella ride.
Vestita d'oro e bianco accoglie il nuovo anno con la dissennata disperata convinzione di chi crede che sarà regina.

No, meglio; dea.

Esplode il cielo alle spalle di Excella, la illumina di rosso e arancione (sangue e fiamme)
"Ama fare le cose in grande."
"Non mi dire."
Albert inclina il mento nella sua direzione, osserva una donna a metà (un'ombra sfuggente e insicura)
"Pensavo non venissi."
Excella stringe la mano all'ambasciatore del Kijuju, sorride agli investitori dell'apocalisse.
"Ho cambiato idea."
Un cameriere le porge un vassoio di delicate composizioni al salmone affumicato, Alex rifiuta.
"Come stanno andando le cose a Sushestvovanie?"
"Parli del progetto oppure di me?" lo prende in contropiede Alex.
Albert fissa il fondo vuoto del bicchiere, nasconde occhi inumani dietro un verde spento, slavato.
"Entrambi."
Alex sposta il peso da un piede all'altro (seta Armani, pizzo bianco) diventa un fruscio contro il suo fianco.
"Non come speravo." ammette, e gli cerca le spalle - la bocca.
Excella volteggia con le dita nell'aria, al polso oro e diamanti - la crudele bellezza della ricchezza.
La folla esplode in un applauso (Rolex e conti offshore. Pelle giovane per cinquemila dollari e verginità ricostruite per dodicimila. Fautori inconsapevoli della fine del mondo, sostenitori del progresso) Excella cerca tra gli ospiti un uomo che non le è mai appartenuto davvero.
Albert calpesta un vischio rosso e verde (veleno e speranza), divora lo spazio che lo divide da Alex. 
Zeus ha già scelto la sua Era.

#0

Alex fissa le uova come se non sapesse cosa farne.
Ripete mentalmente tutto quello che le serve (400 grammi di cioccolato fondente, tre uova, zucchero a velo, zuccherini a forma di stelline) ed emette un verso strano - disgustato.
Per una donna che aveva manipolato virus letali come fossero niente e schiacciato la Morte nel pugno dovrebbe essere facile fare i bicchierini di cioccolato ripieni di mousse soffice - come aveva gracchiato la madre di Carl.

Dovrebbe.

Albert disegna qualcosa sui fogli che ha sparso sul pavimento, colori forti - brutali.

Ricordi e memorie. Schegge di realtà e briciole d'incubo.

Alex sospira - digrigna i denti.
Appoggia le mani sul ripiano della cucina, alza un sopracciglio.
Le luci della città tagliano il silenzio in frammenti rossi e oro, impongono una felicità che non può essere né comprata né creata.

Due anni da quando l'ha ritrovato.
Due anni e un cuore che ha ricominciato a vivere - a crescere.

Qualcosa le sfiora il fianco, costringendola ad abbassare lo sguardo.
"Cosa stai facendo?" gli chiede, osservandolo arrampicarsi sul tavolo "Vuoi qualcosa da mangiare?"
Albert rimane in silenzio, raccoglie il cioccolato e le uova, lasciandole poi cadere nel cestino. (una smorfia disinteressata, crudele)
Alex lo fissa, Albert ricambia con occhi sinceri - rossastri e inumani.
Le porge un foglio (un cielo nero, una città in fiamme) indica una figura solitaria (capelli biondi, abito bianco) cerca di far coincidere le sensazioni di un bambino con quelle di un uomo che aveva trasceso ogni realtà - ogni confine.
"Sono io?" domanda, e lui annuisce.
"E questa è Raccoon City?"
Albert si scrolla nelle spalle, non sa cosa rispondere.

Ma i suoi occhi sì, e bruciano.

Alex studia il disegno per qualche minuto, tamburella con le dita sul ginocchio di Albert.
Sorride, rialzando lo sguardo.
Albert prende in mano quei ridicoli zuccherini a forma di stelline e li butta direttamente nello scarico del lavandino.

#12

Sushestvovanie festeggia.
Si aprono nel cielo luci e risate, illuminano una notte senza stelle.
Alex incrocia i piedi sulla ringhiera, si porta il caffè alle labbra.
"Non omaggi il tuo popolo con la tua presenza?"
Un sorriso trattenuto; un pallido riflesso nell'oscurità.
"Non ho niente per cui festeggiare."
Wesker le si affianca, mani dietro la schiena, occhi nudi.
"L'Uroboros è quasi completo; questo potrebbe essere un valido motivo."
Alex contrae le dita attorno alla tazza, irrigidisce la mandibola.
"Sai bene come la penso su quel tuo progetto."
Albert continua a fissare l'orizzonte, un tripudio di fuochi artificiali e suoni.
"Funzionerà."
"Stronzate."
Albert le rivolge uno sguardo irritato - una furia che si arrotola attorno al suo cuore e spappola.
Alex si alza in piedi, lo fronteggia.
"Fallirà."
"Non ti stanchi mai di ripetermelo?"
"No."
Albert la studia per alcuni secondi, il corpo teso nella sua direzione.
"Ti sbagli."
Alex crolla - si sgretola davanti al suo sguardo.
"Morirai." gli dice, e china il capo "Morirai, e non ci sarà nulla che potrò fare; né io, né Excella, né quel branco di cretini che lavorano per te."
Albert inspira (trattiene qualcosa; forse rabbia, forse disperazione) intreccia le dita nei suoi capelli.
Sushestvovanie abbandona il vecchio anno, saluta quello nuovo.
Albert Wesker non vedrà il prossimo Natale.

#0

"Ti piace?" gli chiede, e il bambino annuisce.
Allunga le mani verso una renna gigantesca, un pupazzo grande quasi quanto un cane di media taglia.
"Prenda l'altro." le suggerisce il commesso, un ragazzino magro e con addosso un ridicolo cappello da folletto "Questo è difettoso."
Alex alza un sopracciglio, trattiene Albert per il bavero della giacca.
Il commesso (Mark) schiocca la lingua contro il palato, le indica la renna scelta da Albert.
"Qualcuno in ditta deve aver sbagliato a cucirgli gli occhi." specifica, sollevando il peluche dal cesto "Sono seri, quasi minacciosi. L'espressione non è corretta; non ispira fiducia. Prenda l'altro: glielo sconto del 25%."
Alex fa per ribattere qualcosa, ma Albert sfugge alla sua presa e si aggrappa alla zampa della renna, fissando Mark con astio.
Il commesso guarda prima lei, poi il bambino.
"È un ometto testardo, eh?"
Alex arriccia le labbra, snuda i denti - una morsa inquietante.
"Non sa quanto."
Mark aggrotta le sopracciglia, perplesso.
Alex estrae il portafoglio e compra ad Albert il primo pupazzo della sua nuova vita.

#13

Gorgoglia Sushestvovanie.
È un brusio di sottofondo, il compulsivo masticare di mandibole disarticolate, il gutturale augurio di un'isola che muore.
"Master Alex." la chiama Stuart, e a vederla ora non pare neppure la stessa donna di due anni prima.
Alex stringe le dita sulla ringhiera (un ricordo; un laboratorio contaminato; il disgusto di William, la freddezza di Albert) si umetta le labbra.
"Starò bene." lo rassicura, il vento di Sushestvovanie una morsa gelida sulla pelle.
Stuart si tormenta le mani, china il capo.
"Posso farle una domanda, Master Alex?"
Fioche luci brillano in lontananza, globi giallastri e infetti - Uroboros.
"Una domanda... personale?"
Alex solleva una mano dalla ringhiera, osserva la pelle staccarsi e mostrare il rosso del derma sottostante.
"Suo fratello..."
Sbatte le palpebre un paio di volte (foglie morte, secche) inspira putrefazione, libera decadenza.
Stuart apre la bocca, la richiude.
Alex è una curva ferita nella notte, una schiena spezzata, una giovinezza appassita.
"Vado a preparare gli altri per la cerimonia, Master Alex."  Stuart si volta, riservandole un'ultima occhiata "È stato un onore poter lavorare con lei."
Alex chiude gli occhi (febbricitanti, opachi) annuisce debolmente.

Cade.

Meno di dodici ore dopo Claire Redfield incontrerà ciò che resta di Alexandra Wesker.

#0

La Scozia non è poi molto diversa da Sushestvovanie; inverni freddi, taglienti.
Un crepuscolo eterno, una lingua di cielo arancione che non si arrende mai alla notte.
Alex scivola lungo il bordo della finestra con unghie curate, laccate di rosso.
"Ho ucciso io Excella." la sorprende la voce di Albert "L'ho infettata con l'Uroboros e l'ho lasciata morire sul ponte della sua stessa nave."
Lo fissa in tralice, da sopra la spalla.
"È esatto."
Ha sei anni, Albert; da quando ne aveva tre sono cominciati gli incubi (frammenti di passato, grida sconosciute - ricordi di un uomo intrappolato, all'angolo) e Alex non può fare altro che osservarlo e spiegargli chi era - cos'era.
Albert sposta lo sguardo per la stanza, si tormenta il bordo della maglietta.
"Perché?"
Alex alza un sopracciglio, si volta.
"Perché l'ho uccisa?"
Gli si avvicina, sfiorandogli il viso in una carezza leggera.
"Perché non ti serviva più."
Albert stringe le labbra in una linea sottile, fissa le luci natalizie accendersi e spegnersi - rosso e verde, verde e rosso.
"E Chris Redfield?" chiede - sputa "Chi era?"
Alex si siede e comincia a raccontare.

#14

Tredici bambini, tutti diversi.
Tredici prodigi; assicurazioni per l'immortalità, guerrieri di una nuova era.  
Spencer li aveva collezionati da ogni parte del mondo - ovunque arrivasse la sua mano e le dita adunche dell'Umbrella.
Li aveva voluti, allevati, ibridati: cresciuti a sua immagine e somiglianza, istruiti perché fossero i suoi protettori e i suoi servi.

Ma non aveva funzionato.

Alex ha nove anni, Albert dodici.
Si fissano per qualche secondo in un'anonima sala d'attesa, lei con quel ridicolo vestitino bianco, lui con un biscotto in mano e lo sguardo assente.

Soggetto #12, soggetto #13.

Si fissano dai lati opposti di un tavolo operatorio, le chiacchiere di William in sottofondo e tra le mani la fine del mondo.

Dott.essa Fayer, Dott. Wesker.

Si cercano dove non hanno più nome, si trovano sulla bocca l'uno dell'altro.

Ares ed Eris.

Si nascondono l'uno dall'altro, congiurano insieme per la caduta del Padre.

Era e Zeus.

Si riscoprono sull'orlo dell'abisso, la malattia consumarla e l'ambizione avvelenarlo.

Alexandra Wesker, Albert Wesker.

Si scontrano, si combattono, si distruggono a vicenda (fino a quando non rimane che carne e sangue e tutto ciò che conta davvero)

Alex e Albert.

Muoiono, rinascono; si cercano ancora una volta - per sempre.


"Non mi piacciono." dice la bambina, e scuote la testa.
Albert le rivolge uno sguardo annoiato, masticando il suo biscotto al cioccolato.
"Li trovo brutti." continua, fissando malevola l'omino al pan di zenzero "Con quella ridicola espressione felice e soddisfatta; mi fa schifo anche solo pensare di mangiarli."
Albert sospira, si pulisce i pantaloni dalle briciole cadute.
"Voglio uno di quelli." e indica i suoi, di biscotti, puntandoci sopra il dito.
Albert solleva un sopracciglio, allunga la mano verso di lei - palmo rivolto verso l'alto, dita tese nella sua direzione.  
Alex lo studia, incerta (sospettosa)
"Dammi." le dice, e Alex gli porge il suo omino al pan di zenzero, osservando come Albert gli strappi braccia e gambe, cancellandogli poi con il pollice quello stupido sorriso da ebete.
Glielo restituisce, aggiungendoci anche uno dei suoi biscotti.
"Meglio?"
Alex fissa l'omino mutilato per alcuni secondi, mette in bocca il biscotto al cioccolato.
"Sì." dice, e sorride.

Per Alex quello diventerà il primo Natale degno d'essere ricordato.




25 dicembre 2062

Alex fissa la vetrina del negozio con i palmi delle mani appoggiati sopra, studia la pietra che giace in vetrina.
"Ti piace?" le chiede, e Alex annuisce.
"Possiamo prenderlo, se vuoi" suggerisce, ma Alex scuote la testa, il respiro che si condensa nell'aria fredda.
"No." replica poi "Non ne ho bisogno."
Albert segue con gli occhi il contorno della collana, un pendente d'onice e oro.
"Il tuo è andato distrutto." le ricorda, e Alex sorride, accettando la tazza di cioccolata che le porge.
"Lo so."
"Non è facile trovarne un altro di simile fattura."
Alex si scrolla nelle spalle, evita una signora carica di pacchetti regalo e nastri argentati.
"Non mi interessa." ripete, sistemandosi la sciarpa attorno al collo "Ormai non ha più alcuna importanza.
Albert si ferma in mezzo a Oxford Street, alza lo sguardo verso le luminarie che ne decorano l'intera lunghezza.
Scivolano lungo i suoi zigomi nastri bianchissimi e gelidi, si riflettono nei suoi occhi stelle artificiali e giganteschi fiocchi di neve.
Esplode intorno a loro una vita che sembrava ormai preclusa, un'eternità che avevano costruito sulle loro stesse tragedie - alla quale avevano immolato così tanto da non ricordarsi neppure com'era prima (di Spencer, dell'Umbrella, di Raccoon City, di Sushestvovanie - del Progenitore)
Alex gli cerca la mano fasciata dal pesante guanto in pelle, nasconde il viso contro la sua spalla.
"Andiamo?" gli chiede, e Albert respira tra i suoi capelli - annuisce.

"Tornerò."
"E se non dovessi farlo?"
"Allora aspettami."

Sulla neve, le impronte sbiadite di due fantasmi.





"I am yours. If I died this moment, I am yours.
Forget me. Forget me and love me again as you did the first time.
Forget me and come back to me again."
- James Joyce -





Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.
Per chiarimenti sugli eventi è consigliabile leggere la one-shot "The biology of evil".

Se vi interessa, ho fatto un'incursione natalizia anche nel fandom di "Batman"  dal titolo "Nightmare before Christmas".

A tutti voi che mi avete seguito fino a qui (lettori silenziosi e non) auguro un bellissimo Natale; ci vediamo per le strade di Raccoon City.


   
 
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