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Autore: Lady_Elizabeth    25/12/2015    0 recensioni
«Sono sicuro che troverai presto una soluzione ai tuoi problemi, e ricorda di sorridere sempre alla vita nonostante le difficoltà che incontrerai. Ti auguro di essere felice e di rendere felici le persone che ti circondano. Buona fortuna, James». Detto questo, il signore se ne andò, seguito dal cane. James rimase sbigottito per un attimo, chiedendosi come facesse a sapere il proprio nome, ma quando a sua volta si alzò dalla panchina per raggiungere quel signore non riuscì a trovarlo, come se fosse svanito nel nulla.
[Conteggio parole: 2k]
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un tranquillo pomeriggio d’autunno e James camminava nel parco per cercare un’ispirazione; di solito la natura in quel periodo dell’anno gli offriva tantissimi spunti per i suoi quadri, ma ormai da qualche tempo aveva perso la capacità di osservare il mondo come se fosse la prima volta.

Il lavoro da artista gli dava tanta soddisfazione ma pochi soldi e dato che i suoi quadri non interessavano quasi a nessuno, era costretto ad arrangiarsi come poteva: eseguiva ritratti dal vivo, dipingeva copie di quadri famosi e nel frattempo cercava l’occasione della sua vita per sfondare nel mondo dell’arte e diventare qualcuno.

Quel pomeriggio, però, dopo aver ricevuto l’ennesimo avviso di mancato pagamento delle bollette, aveva deciso di uscire dal suo piccolo monolocale che chiamava “casa” e di andare al parco per non essere sopraffatto dalle preoccupazioni. 

James non aveva nessuno a cui chiedere aiuto: i genitori lo avevano cacciato di casa quando aveva detto loro che voleva fare il pittore e, nonostante avesse tentato più volte, loro non volevano più vederlo; con i suoi parenti non aveva mai avuto un buon rapporto e la maggior parte di essi erano dei perfetti sconosciuti; inoltre era figlio unico, perciò non aveva fratelli o sorelle a cui rivolgersi, ed essendo un artista passava gran parte delle sue giornate a dipingere e a vendere e i suoi unici amici erano pittori di strada come lui.

James aveva sempre cercato di non perdere la speranza, ma i momenti di sconforto erano molti e a volte gli sembrava di impazzire.

Si sedette su una panchina e si prese la testa tra le mani, cercando di calmarsi e di trovare un senso alla sua vita.

Dopo qualche minuto qualcuno si sedette vicino a lui, ma l’artista fece finta di non essersene accorto.

«Buonasera».

James alzò la testa e vide un vecchio signore che lo osservava: aveva i capelli corti e bianchi coperti da un cappello a visiera; la barba, anch’essa bianca, era appena accennata; gli occhi erano due frammenti di cielo e la sua pelle era leggermente abbronzata. Indossava una camicia a quadri rossi e bianchi con sopra un gilet blu, un paio di jeans logorati, scarpe da ginnastica e un bastone di legno tra le mani, probabilmente per aiutarsi a camminare. Sul viso rugoso aveva dipinto un sorriso confortante, paterno e gioioso.

«Buonasera anche a lei» rispose educatamente.

«Oggi è proprio una bella giornata, non crede?».

James non aveva voglia di mettersi a chiacchierare con un perfetto sconosciuto, ma d’altra parte non voleva risultare scortese.

«Sì, è una delle ultime giornate di sole» constatò mentre osservava una piccola formica che si affrettava a raggiungere le sue compagne.

La sua espressione non dovette essere troppo allegra, dato che il signore accanto a lui disse : «Mi scusi se mi permetto, ma non mi sembra molto felice in questo momento».

James sollevò la testa «Sa, essere un pittore non sempre ti aiuta a pagare le bollette» rispose amaramente.

«Capisco,» riprese l’altro «quindi dipingere non la rende felice?»

James pensò che un tempo, forse, il suo lavoro lo rendeva felice, ma che adesso ormai non era più così. E anche se si trattava di un estraneo incontrato pochi minuti prima, decise di sfogarsi come non aveva mai avuto il coraggio di fare con nessuno; anzi, proprio perché non conosceva l’anziano signore seduto accanto a lui, sentiva di potergli raccontare la propria vita, incoraggiato dal fatto che per la prima volta qualcuno si fosse interessato della sua felicità. 

«Quando ero un ragazzo amavo trasformare la realtà e disegnarla come appariva a miei occhi,» cominciò James «a volte più colorata e più luminosa, a volte più tetra e scura. Questo mi rendeva felice, perché in ogni singolo disegno o quadro imprimevo un sentimento o una sensazione: gioia o tristezza, serenità o dolore, odio o amore. Racchiudevo con un pennello le emozioni che provavo e le donavo al mondo. Poi, con il tempo, ho capito che alle persone non interessava l’arte e ho smesso di sognare e di fantasticare. Il mio lavoro non mi permette di pagare il mutuo o di fare la spesa, ma oramai è troppo tardi per tornare indietro e faccio quello che posso per sopravvivere».

Dopo aver finito di parlare, si sentì più leggero, come se si fosse liberato di un pesante fardello dal cuore. 

«Purtroppo quando cresciamo ci rendiamo conto che la vita è molto più difficile di quello che ci saremmo aspettati, ma nonostante tutto dobbiamo trovare il coraggio di sorridere e di andare avanti. Osservi quei bambini laggiù, che cercano di arrampicarsi su un albero: ci provano ancora e ancora finché non ci riescono, e trovano sempre la forza di rialzarsi anche quando cadono. Dobbiamo trarre esempio da loro e provare, almeno per una volta, a guardare il mondo con gli occhi di un bambino». Quel vecchio signore tranquillo e pacato, che con le sue parole aveva fatto breccia nel cuore dell’artista, trasmetteva pace e serenità, e James avrebbe voluto un padre così allegro, semplice e rassicurante, con il quale parlare senza remore e senza paura di essere giudicato. Curioso di scoprire di più sull’uomo accanto a lui, chiese : «Lei che lavoro fa?»

L’anziano ridacchiò e poi rispose: «Sono anni che non lavoro più,  sono in pensione da un bel po’. Comunque ho fatto molti lavori, mi piace creare».

Mentre finiva di parlare un cagnolino nero si avvicinò alla panchina e si sedette davanti a loro.

«Lui è Golia» riprese il signore indicando il cane «L’ho trovato qualche anno fa per strada e da quel giorno è sempre stato con me”.

«Sei proprio un bel cane, Golia. La vuoi una carezza?». Il cane si alzò e gli leccò una mano.

«Posso chiederle come mai ha scelto il nome Golia? È un nome piuttosto singolare per un cane».

«L’ho preso da un libro molto, molto famoso».

James ci pensò su, ma non gli venne in mente niente. Trascorsero vari minuti in silenzio, poi l’anziano annunciò:

«Credo proprio che adesso sia ora di andare. Devo andare ad aiutare uno dei miei figli in una faccenda un po’ complicata».

«Ha molti figli?» si incuriosì James.

«Abbastanza da non sentirmi mai solo» rispose enigmatico l’altro.

Si alzò in piedi aiutandosi con il bastone e regalò un sorriso al giovane artista.

«Sono sicuro che troverai presto una soluzione ai tuoi problemi, e ricorda di sorridere sempre alla vita nonostante le difficoltà che incontrerai. Ti auguro di essere felice e di rendere felici le persone che ti circondano. Buona fortuna, James». Detto questo, il signore se ne andò, seguito dal cane. James rimase sbigottito per un attimo, chiedendosi come facesse a sapere il proprio nome, ma quando a sua volta si alzò dalla panchina per raggiungere quel signore non riuscì a trovarlo, come se fosse svanito nel nulla.


~~~


Dopo una giornata passata per strada tentando di vendere qualche quadro, James camminava lentamente verso casa. Entrò controvoglia nel monolocale e osservò il disordine che ormai da tempo vi regnava. Decise di ignorarlo ed aprì la finestra nel vano tentativo di far entrare la debole luce del sole che stava tramontando. Osservò le macchine che scorrevano sotto di lui e la sua attenzione venne catturata da un grosso cartellone pubblicitario che riportava la scritta: “Sei un artista e vuoi far conoscere le tue opere? Contatta la galleria del centro per la ‘Mostra dei nuovi talenti’ che si terrà nel mese di dicembre”. James capì che la grande occasione della sua vita aveva appena bussato alla  porta.


~~~


La galleria era piena di curiosi, passanti, appassionati, ma soprattutto di imprenditori che cercavano nuovi talenti nel mondo dell’arte. James aveva esposto i suoi quadri migliori e per l’occasione aveva rispolverato un completo elegante dall’armadio, l’unico che avesse mai avuto.

Un signore ben vestito, con un sigaro tra le dita e con una giovane donna al fianco, si fermò a pochi passi da lui, incuriosito dalle sue opere. Disse qualcosa all’orecchio della donna e poi si rivolse all’artista: «Ti interessa un manager?».


~~~


Erano passati dieci anni da quella mostra alla galleria e James era diventato un pittore affermato nel mondo dell’arte. Aveva imparato a sorridere alla vita e la sua casa, che nel frattempo era diventata una villetta in periferia, era sempre ordinata e profumata. Un giorno, quando aveva salvato un pastore tedesco dalla strada ed era andato al centro veterinario più vicino, aveva trovato anche la donna della sua vita, Lily, e dopo qualche anno era venuto alla luce il paffuto Harry, che aveva riempito quella villetta di rumore e soprattutto di gioia.


~~~


Un pomeriggio d’autunno andarono tutti insieme al parco e mentre Harry giocava con altri bambini e il pastore tedesco dormiva placidamente sull’erba, James e Lily chiacchieravano tranquillamente seduti su una panchina; la suoneria del cellulare di James però interruppe quel momento di pace. 

«Scusa un attimo Lily, mi stanno chiamando per la mostra della prossima settimana»

«Fai pure, io vado a controllare Harry».

La donna si avvicinò al figlio e un vecchio signore la salutò, ma James, girato di spalle, non lo vide; quando riattaccò raggiunse Lily.

«Ho appena parlato con un signore un po’ anziano, che dice di conoscerti»

«Ti ha detto il suo nome?»

«No, però mi ha chiesto se hai capito qual è il libro molto famoso di cui avete parlato quando vi siete incontrati».

Dopo molto tempo un ricordo ancora vivido affiorò nella sua mente e l’artista ripensò a quel singolare incontro avvenuto circa dieci anni prima.

«Per caso ti ha detto altro?”

«Mi ha detto di chiederti se sei felice, e prima di andare via ha aggiunto che per qualunque problema basta chiamarlo. Sai, mi ha trasmesso molta pace, mi è sembrato quasi di conoscerlo da tutta la vita…». Un sorriso gioioso si dipinse sul volto di James e la moglie aggiunse: «Sai perché mi sono innamorata di te?»

«Forse perché sono un artista?» tentò James.

«Affatto. Mi sono innamorata del tuo sorriso».


~~~


Erano giorni che tentava di capire chi fosse quel signore, ma non ne aveva la più pallida idea. Aveva ipotizzato un parente, ma aveva subito scartato quella possibilità. James era certo di non averlo mai visto prima di quel famoso pomeriggio al parco, eppure quel signore conosceva il suo nome. Si chiedeva anche come facesse, dopo dieci anni, a ricordarsi della loro chiacchierata e a non essersi dimenticato nessun particolare. Poi c’era il “libro molto famoso” di cui James non aveva mai indovinato il titolo.

Dal letto dove era sdraiato per cercare invano di riposare, si sentivano le voci del televisore acceso in salone. In quel momento c’era in onda il telegiornale e stava parlando un reporter «… siamo in diretta da piazza San Pietro e tra poco ascolteremo le parole del Papa…»

Un pensiero assurdo folgorò James. 

“Oddio!”

«Lily, esco un attimo! Torno subito!».

James uscì quasi di corsa da casa e si diresse verso l’unico posto che avrebbe potuto fare chiarezza sui suoi mille dubbi.

Quando entrò nella piccola chiesa della città la trovò vuota, eccetto un sacerdote che stava recitando il rosario.

«Mi scusi padre, la posso disturbare un attimo?»

«Certo, mi dica pure» rispose il sacerdote gentilmente.

«Ecco, volevo chiederle...chi è Golia?».

Il sacerdote rimase un po’ sorpreso dalla domanda, ma rispose subito.

«Golia era il terribile gigante dei Filistei, un popolo in guerra con gli Ebrei. Nella Bibbia si narra che Davide, un fanciullo ebreo, abbia sconfitto Golia con una fionda e poi gli abbia mozzato la testa con la spada del gigante. Durante il duello Davide venne protetto da Dio e questa storia ci incoraggia a fidarci di Lui, così come ha fatto Davide».

James rimase qualche istante immobile, poi si riscosse e ringraziò il sacerdote: «La ringrazio molto per il chiarimento»

«Di nulla. Se posso fare altro per aiutarla, non esiti a chiedere»

«Certamente, arrivederci». James uscì dalla chiesa e iniziò a correre verso il parco. Ritrovò la panchina sulla quale aveva avuto quella conversazione e, sorridendo, disse ad alta voce: «Sì, sono felice, perché ho una famiglia, perché sono vivo e perché sono un artista: voglio trasmettere alle persone le mie emozioni, voglio trasformare la realtà con il mio pennello e renderla migliore, voglio che almeno una persona guardi il mondo con i miei occhi, voglio sorridere alla vita per sempre. Io sono innamorato della vita! E voglio che chi mi circonda lo percepisca». Non si preoccupava affatto che qualcuno lo vedesse e lo credesse pazzo, perché era felice e finalmente aveva capito chi fosse quell’anziano signore che gli aveva ridonato la speranza in una vita migliore. In quel momento una colomba si posò sulla sua spalla e James giurò di aver sentito una risata gioiosa, serena e soprattutto paterna.
  
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