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Autore: Josephine_    28/12/2015    7 recensioni
Rin adorava l’atmosfera natalizia. Le strade affollate, le vetrine scintillanti, le canzoni che riecheggiavano nelle piazze addobbate a festa, gli abeti decorati e quell’odore di cannella e zabaione che colorava l’aria fredda dell’inverno erano per lei fonte di gioia e meraviglia ogni anno. Sì, il Natale le era sempre piaciuto –fin da bambina- e le piaceva anche adesso che i suoi genitori l’avevano smollata lì a New York per passare dei festeggiamenti “alternativi” –come li aveva definiti sua madre- alle Bahamas. Certo, inizialmente era rimasta male all’idea di trascorrere da sola la sera della vigilia e il pranzo di natale, ma dopotutto un po’ di riposo poteva solo farle bene visto che nelle ultime due settimane non aveva mai avuto un giorno libero dal lavoro; sì, a ben pensarci pregustava l’idea di passare le feste spaparanzata sul divano con la sola compagnia dei suoi due spasimanti Netflix e Chardonnay.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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24 dicembre, Atto II, "Di come l'eroina piomba nella famiglia dell'eroe la mattina della vigilia: cronaca di un successo."











Sesshomaru era arrivato in anticipo di qualche minuto a bordo di una lussuosissima mercedes nera, una di quelle macchine che secondo Rin sapevano guidarsi da sole e volendo ti preparavano pure il caffè. Lei era scesa portandosi dietro solo un trolley dalle dimensioni modeste, e il suo capo inarcò le sopracciglia appena la vide –strano, era il gesto che gli vedeva fare più spesso ultimamente.
- Tutto qui il tuo bagaglio? Ero convinto che alle donne piacesse viaggiare pesanti. –
- Non a me… - Rin aprì la bauliera ma quando si voltò si accorse che Sesshomaru aveva già sistemato la valigia da un pezzo – Wow… ecco… questi scatti che fa, la prego di non farli. –
- Non sono scatti, è solo che sono naturalmente più veloce di te. –
- Ma non può cogliere così… di sorpresa la gente. Comunque la ringrazio. –
- Hai già fatto colazione? –
Con tre caffè e due merendine sullo stomaco non poteva dirsi più apposto di così – Certo! Possiamo partire subito… verso Pittsburgh! Immagino che sarà nevicato tantissimo in quella zona! -
Sesshomaru annuì – Ho messo gli pneumatici da neve. Ah, e ho una regola ben precisa: niente musica. –
Per poco non le cadde la mascella a terra al pensiero che avrebbe passato le successive tre ore immersa nel silenzio più imbarazzato della propria vita – Niente musica? Neanche del blues, o del jazz? Andiamo, cos’ha contro la musica? –
Ma l’altro si era già accomodato al posto di guida e lei lo imitò, senza riuscire a contenere lo stupore davanti agli interni in pelle chiara, il cambio automatico, il monitor immenso che occupava tutto il cruscotto e… oh mio dio, quella macchina aveva i sedili riscaldati! L’uomo accanto a sé infilò le chiavi e l’auto partì senza produrre il minimo rumore, leggera e rapida sull’asfalto brinoso.
Beh, per quanto la riguardava Rin avrebbe anche potuto sopportare tre ore di silenzio e concedersi un brevissimo pisolino, ma appena furono fuori città Sesshomaru premette il piede sull’acceleratore e la macchina scattò in avanti facendole quasi prendere un coccolone.
- E’ proprio necessario andare così veloce? –
- Non sto andando veloce. –
- Sta andando a più di 160 chilometri orari! – si ribellò lei, che proprio non aveva voglia di passare da fifona.
- Per me è un’andatura anche troppo contenuta. Rilassati, riesco a vedere fino a duecento metri di distanza, quindi non corri nessun pericolo. – borbottò annoiato.
- Okay… -
Rin si appiattì contro lo schienale caldo e non parlò più; ogni tanto, quando pensava che lui non potesse vederla, lo guardava di sottecchi e spiava i dettagli del suo volto affilato, il collo lungo che terminava in una camicia azzurra aperta per i primi due bottoni. Le dava una certa tranquillità guardarlo, e se ci pensava bene si sentiva al sicuro accanto a lui, anche se sfioravano la media di duecento chilometri all’ora -si sarebbe sentita al sicuro sempre, accanto a lui.
- I tuoi genitori dove sono? –
- Alle Bahamas, in un villaggio vacanze. Un’idea mia, ad essere sincera. –
- E come mai, se posso saperlo? –
- Uhm… ecco… pensavo che avrei dovuto lavorare più del previsto e che non avrei comunque avuto tempo per tornare a casa. Beh, alla fine ho avuto ragione, no? Sono proprio un’ottima segretaria. –
Lui inarcò leggermente un angolo della bocca – Se lo dici tu… -
- E… se posso saperlo, come mai alla fine Kagura non è venuta? – trattenne il fiato nell’attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.
- Ci siamo lasciati. – masticò lui distrattamente.
- Oh. – oh, oh, oh – M-mi dispiace. – e un po’ le dispiaceva davvero, perché almeno con Kagura aveva avuto la vaga certezza che lui non frequentasse altre donne, mentre adesso chissà in quante gli sarebbero saltate addosso.
- Davvero? – chiese lui, scettico.
Lei arrossì, colta in flagrante – Certo! Eravate una bella coppia, dico… esteticamente. –
- Quindi è un caso che la maggior parte delle volte i miei appuntamenti con lei durassero meno degli altri o fossero fissati ad orari improponibili? –
Rin quasi non si soffocò con la sua stessa saliva – Davvero? Non ci ho mai fatto caso… -
- Peccato, avrei apprezzato la tua sagacia nel capire che volevo avere a che fare con lei il meno possibile. – Sesshomaru si voltò a guardarla e le stava praticamente per scoppiare a ridere in faccia.
- La… la strada! Guardi la strada! – solo quando non ebbe più addosso quelle gemme dorate riuscì a riacquistare un po’ di autocontrollo – Se dice così avrebbe potuto lasciarla prima, invece ci è stato insieme un anno! –
- Questione di affari. – spiegò lui.
- La sua relazione era solo un… piano economico? –
- Una sorta, sì. E adesso perché mi guardi così? –
- Non lo so, è che mi risulta difficile pensare a una cosa del genere. Lei non è mai stato innamorato? –
- Tu sei mai stata milionaria? –
- N-no… -
- Questo perché non sei fatta per esserlo. –
- E lei non è fatto per l’amore? –
- Dio, Rin, sembri uscita da una di quelle riviste femminili che si leggono dal parrucchiere. –
- Okay, okay… mi scusi. Volevo solo far conversazione. –
Ma Sesshomaru non le rispose più, preferendo chiudersi in un silenzio concentrato e vagamente irritato che Rin detestò con tutto il cuore; le era quasi sembrato di trovarsi sullo stesso piano di lui, per una volta, al di là di quelle mura di cristallo che il demone aveva eretto intorno alla sua immagine di freddezza e perfezione –aveva intravisto l’uomo dietro la maschera, avevano parlato senza appunti o fogli o appuntamenti di mezzo ma lei aveva finito con il perdere tutto solo perché ne voleva di più.
Si accoccolò contrò lo schienale e guardò fuori dal finestrino il paesaggio brullo e invernale che si susseguiva davanti ai suoi occhi; fu questione di minuti prima che un leggero tepore le intorpidisse le gambe e gli occhi chiudessero la propria finestra sul mondo, facendola cadere in un sonno giusto e ristoratore.
 
 
 
 
Riaprì gli occhi nell’esatto momento in cui la mercedes nera imboccò un sentiero sterrato che esulava dalla strada di provincia, e le ci volle qualche secondo per realizzare di essersi addormentata –con la fortuna che si ritrovava come minimo si era pure messa a russare o aveva un rivolo di bava al lato della bocca.
- Ti sei svegliata. –
Sesshomaru guardava la strada impassibile come sempre.
- Quanto ho dormito? – con un gesto della mano appurò che per lo meno non c’erano tracce di bava.
- Due ore. –
- Cosa?! Ma praticamente per tutto il viaggio! Spero almeno di non aver russato. – borbottò stiracchiandosi sul sedile, e solo allora notò il paesaggio bianco fuori dal finestrino – Wow, ma è nevicato tantissimo! E’ tutto bianco… ma non dovevamo andare a Pittsburgh? –
- Mio fratello non sta proprio in città, preferisce la campagna. –
- E a lei piace la campagna? –
In quel preciso istante la macchina incespicò su una buca piuttosto profonda – Direi di no. –
- Peccato. Anche i miei genitori adorano andare in montagna… quando ero piccola tutti gli inverni andavamo nella casa di mio padre… era una baita in mezzo a un paese minuscolo, c’era un laghetto ghiacciato che era fantastico, ci avrò pattinato per dieci anni di fila! -
- Credo che anche qui abbiano un laghetto. – fece lui distrattamente – Siamo arrivati. –
Davanti a loro si ergeva una moderna baita in pietra col tetto rivestito di tanti pannelli di legno scuro, con le finestre decorate da lucine natalizie e una grande ghirlanda verde posizionata sulla porta… aperta.
- Che strano che sia tutto aperto… -
Sesshomaru scese di macchina e prima che Rin potesse accorgersene le aveva aperto galantemente la portiera.
- Non poi così tanto, considerato che Inuyasha manca totalmente del concetto di privacy. –
Lui scaricò i bagagli, trascinando il trolley con una mano e un pesante borsone nero nell’altra –che strano, Rin aveva sempre pensato che fosse un tipo da cabina armadio ma sicuramente non da borsone da viaggio- e molto educatamente bussò comunque alla porta prima di entrare.
- E’ permesso? – chiese lei seguendolo nell’ingresso piccolo ma accogliente.
La loro attenzione fu catturata da due voci, una maschile e una femminile, provenienti da quello che lei suppose fosse il salotto. Parlavano a voce bassa, ma non abbastanza perché lei non potesse sentirli –e se ci riusciva Rin, figuriamoci il demone accanto a sé dai sensi pericolosamente amplificati.
- La segretaria, te ne rendi conto! Non ci credo che lo farà davvero… -
- Ti dico di sì, Kagome! Ha rotto con quella stronza della fidanzata e tu hai espressamente detto che non saresti riuscita a sopportarlo se fosse venuto da solo, chi avrebbe dovuto portare? Ti sembra forse un tipo pieno di amici? –
- Ma portarsi la segretaria alla cena di Natale non è una cosa normale! A questo punto avrei potuto fare qualche chiamata e presentargli io qualcuno! -
- Sì, e a quel punto ti avrebbe tagliato la testa di netto. Adesso non ricominciare, ti prego, vedrai che andrà tutto bene. –
- Se lo dici tu… -  
Le voci si zittirono e Rin si voltò con uno sguardo triste e confuso che però non trovò risposta negli occhi di Sesshomaru; lui le rivolse la solita espressione tranquilla e indifferente, per poi mettere un indice davanti alle labbra a intimarle di non fare rumore –e solo questo bastò a calmarla del tutto. Entrambi contarono mentalmente fino a dieci, poi fu il demone a palesare la sua presenza.
- Sono arrivato, ma lasciare tutto aperto così è un invito a rapire tuo figlio e guardarti mentre ti disperi in sua assenza. –
La porta del salotto venne spalancata all’improvviso e ne emerse un ragazzo molto giovane –avrà avuto all’incirca l’età di Rin- che indossava jeans chiari e una camicia da boscaiolo. Ciò che la colpì immediatamente fu il fatto che quei due si somigliavano troppo e per niente al tempo stesso: entrambi avevano capelli lunghi di un bianco tendente all’argento, ma mentre quelli di Sesshomaru erano lisci quelli di Inuyasha erano mossi e crespi, legati in una coda bassa che male li conteneva; anche gli occhi erano simili, ambedue ambrati, ma quelli di Sesshomaru avevano un taglio più allungato e una tonalità più chiara, mentre quelli di Inuyasha erano grandi e caldi, di comune accordo col sorriso ampio e sgangherato che stava rivolgendo al fratello.
- Puntuale come sempre. – allungò una mano e il demone la strinse con poco calore e, in compenso, molta più forza del necessario.
- Odio il traffico. –
- Oh, lo ricordo bene, dopo quell’episodio a Taiwan. –
- …Ben arrivato, Sesshomaru. – a lato del ragazzo spuntò la moglie, che si presentò subito alla sconosciuta ospite – Io sono Kagome, lui è Inuyasha. –
- Io… sono Rin. – si sentiva vagamente in imbarazzo dopo aver origliato il discorso di prima – Vi ringrazio tantissimo per l’ospitalità che mi offrite… e la compagnia… davvero, mi dispiace scomodare. –
La ragazza davanti a lei dovette intenerirsi particolarmente davanti a quel tono sconsolato, perché le rivolse subito un sorriso conciliante – Non ti preoccupare, ci fa piacere averti qui, e spero che ti troverai bene anche se come potrai vedere… siamo una famiglia piuttosto particolare. –
Oh, Rin non stentava a crederlo: tanto per cominciare, Inuyasha aveva un paio di orecchie da cane! Kagome però non sembrava particolarmente strana; dimostrava la sua stessa età e la stessa di Inuyasha, ed esibiva un volto dolce e due occhi da cerbiatta incorniciati da una frangetta nera –le ricordò un po’ Kikyo, la sua collega in ufficio, e si ripromise di far notare la somiglianza a Sesshomaru il prima possibile.
- Tutte le famiglie sono un po’ particolari… - buttò lì tanto per dire qualcosa.
- Ci fate vedere le nostre stanze? – tagliò corto il demone.
 
Avevano la camera uno di fronte all’altra, al terzo piano di quella casetta che sembrava essere stata costruita apposta per trascorrervi le vacanze di Natale; i corridoi erano stretti, avvolti da pannelli di legno e col pavimento interamente ricoperto di calda moquette, e le loro stanze davano su un piccolo pianerottolo a cui si accedeva tramite una scala a chiocciola e che oltre alle camere ospitava anche un bagno fornito di doccia e vasca idromassaggio. Inuyasha le spiegò che l’intero piano era stato ricavato dall’ex mansarda e che quella era la prima volta che degli ospiti vi soggiornavano, e quello un po’ la eccitò e un po’ la fece sentire del tutto fuori luogo. Si salutarono dandosi appuntamento di lì a pochi minuti per il pranzo, un brunch leggero che Kagome aveva allestito apposta per loro.
- Lo sai che ci tiene molto… - disse Inuyasha al fratello quando la moglie si fu allontanata per le scale.
- Quindi? –
- Quindi niente… - borbottò – E’ che so che hai un udito piuttosto fine. –
Sesshomaru non rispose e Rin non capì lo sguardo che i due si scambiarono.
 
 
 
 
 
Il brunch familiare non fu terribile come aveva temuto; Kagome aveva preparato un sacco di cose da mangiare, sia dolci che salate, e il tutto era accompagnato da vini pregiati e succhi di frutta dal nome ricercato.
- Le piacciono i cibi biologici, dovreste vederla: impazzisce per qualsiasi cosa se preceduta dal bio. –
- Questo non è assolutamente vero! – aveva replicato lei piccata, scatenando l’ilarità di Rin.
- Una volta ho provato a diventare vegetariana, ma il mio buon proposito non è durato più di tre giorni. Lavorando tutto il giorno mi è impossibile passare tutti i giorni dalla bottega e non tutti i supermercati sono ben forniti. –
- Qua abbiamo addirittura un orticello. – le spiegò Inuyasha – Da maggio a settembre mangiamo praticamente solo verdura, ed è un vero strazio. –
- Però è salutare, anche pensando a vostro figlio, è giusto che abbia una dieta variegata. –
- Giusto – assentì Kagome, i cui occhi ormai scintillavano d’approvazione nei confronti della nuova arrivata – Inushiro adesso è dai nonni, ma non vede l’ora di vedervi! Purtroppo tutti i suoi amici non riescono a venire fin quaggiù con la neve così alta, quindi gli farà piacere avere qualcuno con cui giocare. –
- Oh, devo confessare che sono una frana con i bambini… -
- Se riesci ad avere a che fare con mio fratello, vedrai che mio figlio sarà una passeggiata. – Inuyasha le sorrise mentre qualcuno alla sua destra inarcò pericolosamente un sopracciglio – A proposito, posso chiederti come ha fatto a convincerti a passare il Natale con noi?! –
Eh, quella sì che era una storia interessante, ma da raccontare in sede diversa – Ehm… i miei genitori sono alle Bahamas quest’anno e io non è che avessi preso impegni particolari... E’ stato quasi dovuto, insomma, si parla del mio titolare e… Kagome, vuoi una mano a lavare i piatti? –
E con quel semplice diversivo era riuscita a scappare in cucina prima di poter sentire il commento seccato di Sesshomaru che intimava al fratello di farsi i cazzi suoi ed evitare di mettere a disagio gli ospiti.
- Grazie Rin – la ragazza le rivolse un sorriso imbarazzato – Ma posso fare da sola, tu sarai stanca per il viaggio e-
L’altra la interruppe – Davvero, insisto, mi fa piacere dare una mano. – mise i piatti nel lavello e cominciò a insaponarli e a strofinarli a dovere. Quando vide che erano rimaste sole si azzardò a proseguire – Lo so che è una cosa un po’ strana che io sia qui, ma dopotutto sono contenta di non passare il Natale da sola. Voi mi sembrate brave persone… ed è bello potervi conoscere. –
- Grazie. – Kagome la guardava con un sorriso a trentadue denti – Anche per me è un piacere conoscerti. Devo ammettere che all’inizio ero un po’ scettica all’idea di ospitare mio genero e la sua segretaria personale, cioè: non ti ha nemmeno introdotto come un’amica! Ha detto proprio segretaria! -   
Lei si sforzò di ridacchiare – Lo so, anche io pensavo che avrebbe per lo meno messo su una sorta di teatrino! Ma questa è solo la prova che a lui non importa minimamente di quello che pensa la gente… -
- Beh, ti dirò: non mi dispiacerebbe che tu fossi la sua ragazza! Se penso ai brividi che mi venivano con Kagura… -
Rin arrossì e istintivamente si nascose dietro un vassoio piuttosto grande che aveva proprio urgenza di essere lucidato a fondo – Già, lei era insopportabile. Tutte le volte che la vedevo la mattina in ufficio mi guardava così male che poi passavo mezz’ora a vomitare la colazione... –
- Oddio, poverina! E Sesshomaru lo sapeva? Come hai fatto a resistere un anno? –
- Semplice – ghignò – Ho cominciato a spostare tutti i suoi appuntamenti il pomeriggio o prima di cena, alla faccia sua e delle sue gambe lunghe! –
Kagome scoppiò a ridere – Bella mossa, adesso capisco come fai a sopravvivere con Sesshomaru. E con quel vassoio hai fatto uno splendido lavoro! –
- Uhm… grazie. –
- Ti va un po’ di musica mentre lavoriamo? – accese lo stereo sopra la mensola e istantaneamente partirono le note di una famosa canzone natalizia, una di quelle che Rin avrebbe cantato a squarciagola se fosse stata con le sue amiche – I don't want a lot for Christmas… there is just one thing I need, and I don't care about the presents underneath the Christmas tree! –
Rin scoppiò a ridere e subito si unì a quel canto sgangherato - I don't need to hang my stocking there upon the fireplace, Santa Claus won't make me happy with a toy on Christmas Day! –
- Hey, è forse iniziato un concerto? – Inuyasha fece il suo ingresso e entrambe risero.
- Dai Rin, non fermarti! Sei così brava, hai proprio una bella voce. –
Ma adesso che Sesshomaru la squadrava divertito dalla soglia le era passata tutta la voglia di cantare e le era venuto, in compenso, un gran caldo – Non sono poi così brava… lo facevo al college, io e le mie amiche avevamo una tradizione: tutte le volte che passavamo un esame ci facevamo una serata karaoke! Il capo del locale voleva addirittura assumerci per fare uno spettacolo a settimana, dovevate vedere le facce che avevamo quando ce lo ha chiesto! –
Kagome e Inuyasha risero, Sesshomaru assunse un’espressione strana che lei non riuscì a decifrare - Ti tieni ancora in contatto con loro? – intervenne la ragazza.
- Uhm, sì, ma non è più come prima. Io sono a New York, una è a San Francisco, e pensate che è la più vicina. Però tutte stiamo facendo qualcosa che ci piace e viviamo i nostri sogni, quindi sono contenta lo stesso. –
- E tu definiresti “il tuo sogno” lavorare per Sesshomaru? –
- Inuyasha! – lo richiamò subito la moglie.
Rin avvampò – M-ma io intendevo… vivere a New York… e poi io sono ancora giovane, e questa è una posizione rispettabile… -
Ci pensò Sesshomaru a toglierla dall’imbarazzo di quella situazione – Rin ha venticinque anni ed è una delle nostre più giovani dipendenti, per non dire una delle più brillanti e di successo. Lavorare per me è il suo trampolino di lancio ma anche una buona base di carriera. Guadagna fino a tremila dollari al mese, con gli straordinari. –
- Ecco… sto pagando il mutuo… - non le andava proprio che si parlasse del proprio stipendio, la trovava una cosa vergognosa se poi ripensava al fatto che sarebbe stata pagata anche per quei tre giorni di vacanza.
- Wow, beh, non volevo mica offenderti. – le disse Inuyasha accarezzandosi il mento sbarbato – Al massimo volevo offendere lui. –
- Già, ma come al solito non capisci niente e ti riveli per l’ignorante che sei. – frecciò il fratello.
L’altro stava per ribattere ma il suono del campanello mise fine a quel primo round prima che iniziasse.
- Eccoci, ci mancavano solo i tuoi genitori! –
- Vado io. – Kagome alzò gli occhi al cielo e nello stesso momento Rin chiese a Sesshomaru:
- Ma c’è qualcuno che Inuyasha sopporta? –
- Forse suo figlio. –
- Hey, guardate che io vado d’accordo con chiunque. E’ che gli umani non scherzano mica quando dicono che i genitori della sposa sono sempre un incubo: sua madre ogni anno mi regala dei maglioni puzzolenti che prudono da morire, e suo padre non fa che guardarmi le orecchie come se volesse lanciarmi una pallina per vedere se vado a riprendergliela. –
Rin scoppiò a ridere – E tu lo faresti? Voglio dire, sei per metà cane… -
- Sono per metà demone. – la rimbrottò lui – E poi ovvio che davanti a lui non cederei alla tentazione! –
Kagome rientrò in cucina con un’espressione mortificata sul volto solitamente disteso.
- Tesoro… - pigolò – I miei sono rimasti impantanati nella neve, potresti andare a sbloccargli l’auto? -
- Tsk, sempre detto che tuo padre non sa guidare. –
- Andiamo, non farla lunga! –
- Va bene, va bene, vado. – con un ultimo sbuffo si calò un cappellino di lana sulla fronte e indossò un giubbotto imbottito rosso acceso, poi imboccò il corridoio che ancora borbottava tra sé e sé.
- Meglio che controlli che nessuno si faccia male… - Kagome si affrettò a seguirlo – Ah, ed è appena arrivato il nostro ultimo ospite! Vieni qui, Inushiro. –
E dalla porta che collegava la cucina alla sala da pranzo spuntò un bambino di cinque anni dal nasino arrossato e una zazzera bianca tutta merito della propria eredità paterna.
- Ve lo affido per cinque minuti, va bene? – continuò Kagome, ovviamente senza lasciar loro il tempo di rispondere – Grazie mille, torno subito. Inushiro, lei è Rin e lui è tuo zio Sesshomaru, ti ricordi di lui? Mi raccomando, fai il bravo mentre non ci sono! – e si fiondò fuori come se il marito là fuori fosse in procinto di iniziare una guerra atomica –molto probabile.
 
 
 
Ecco, Rin già aveva messo le mani avanti quando aveva detto di non saperci fare con i bambini, ma Sesshomaru fu ancora più esplicito di lei nell’ignorare completamente il nipote e piazzarsi sulla poltrona del salotto con un quotidiano tra le mani –perfetto, il suo capitano aveva lasciato la nave prima che affondasse!
Il piccolo parve leggermente risentito da quel comportamento, perché squadrò entrambi con due occhi pieni di delusione prima di piazzarsi ai piedi del divano e cominciare a giocare con le sue automobiline, e a quel punto Rin si sentì in dovere di dire qualcosa.
- Ecco… devi scusarci, io non ci so fare molto con i bambini. Mi chiamo Rin, comunque. –
Lui per tutta risposta la guardò con curiosità per poi soffermarsi ancora sul demone che leggeva impassibile il giornale.
- Allora cosa stai facendo? – tentò ancora lei – Giochi con le macchinine? –
- Me le ha regalate papà. Lui è Saetta McQueen, l’auto più veloce di tutte! Ma non sarà mai veloce come la Batmobile, papà mi ha detto anche questo anche se non so cosa vuol dire… -
- Fantastico! E ne hai altre? Me le fai vedere mentre aspettiamo la mamma? –
- Va bene! Allora qua c’è il Dottor Hudson e questo invece è Cricchetto. – glieli mostrò tutto orgoglioso – Tu hai dei giocattoli? –
- No, qua no purtroppo, non avevo abbastanza spazio in valigia! Ma a casa ho ancora qualche Barbie… -
- Che schifo le barbie! – fece lui – Sono da femmina. –
- Ma questo perché io sono una femmina! Anche se mi sarebbe sempre piaciuto avere delle pistole. –
- Ho anche quelle, sai? Posso farti una domanda? – fece timidamente.
- Certo. - 
- Hai detto che non ci sai fare con i bambini, invece sei simpatica. Non ti piacciono i bambini? –
- Oh, no, mi piacciono un sacco! Però non so mai cosa pensano o cosa vogliono, e poi piangono sempre. Tu non ti metterai a piangere, vero? –
- E perché dovrei, adesso? – sbatté gli occhi a testimoniare l’assurdità dell’idea.
- Non lo so, sei tu il bambino, non io. –
Inushiro le piaceva proprio; a soli cinque anni si dimostrava un bambino sveglio come il padre e accorto come la madre, simpatico e per niente viziato. Era riuscito a metterla a suo agio e avevano addirittura intrapreso una conversazione senza che lui scappasse dalla mamma o si mettesse a piangere, e questo per lei era una sorta di traguardo personale se guardava alle sue pietose esperienze di baby-sitting con i cuginetti.
- A lui non piacciono i bambini. –
Rin ci mise un po’ per capire che il piccolo si riferiva a Sesshomaru, ma effettivamente il comportamento del demone era indifendibile.
- Uhm… a lui non piacciono le persone. – fu sicura che lui da dietro il giornale avesse comunque sollevato le sopracciglia.
- Come papà? –
- Esatto! – allora quello era un sentimento condiviso, dopotutto.
- Ma per me potrebbe anche fare uno sforzo… -
Solo a quel punto Sesshomaru si degnò di palesare la propria presenza abbassando il quotidiano sulle ginocchia – L’ultima volta che ho fatto uno sforzo ti sei buttato dal tetto e hai detto a tuo padre che io ti avevo dato il permesso… -
- Ma è stato divertente! – si difese il piccolo.
- Non avrei dovuto neanche comprarti un regalo… - borbottò l’altro, e gli occhi di Inushiro si illuminarono subito.
- Mi hai fatto un regalo, zio? Cosa cosa cosa?? Posso aprirlo? –
- Assolutamente no. E non te lo darò finché non avrò la certezza che non combinerai disastri, tipo scambiare il sale con lo zucchero o mettermi il miele nella vasca. –
- Ah… ma quindi sei un teppistello, eh? E pensare che mi avevi quasi fregato… - gli fece Rin.
- Non sono un depistello! Sono un bravo bambino, e non piango quasi mai. –
- Urla, il che è anche peggio. –
Rin scoppiò a ridere, riscaldata da quella scena familiare di cui mai avrebbe immaginato poter vedere protagonista Sesshomaru. Non lo aveva mai pensato inserito in un contesto simile, al tepore di un camino acceso, con un bambino davanti e una famiglia attorno, eppure adesso che lo vedeva lì, un po’ seccato e un po’ rassegnato alla situazione, le sembrava che andasse a completare un quadretto perfetto.
- Rin? E adesso perché ti sei incantata? –
Diventò subito di un rosso giubbottodiInuyasha - Io? Eh? No, niente, stavo pensando. Ma quanto ci mettono i tuoi genitori? –
- Devi sapere che Rin ha sempre la testa tra le nuvole, Inushiro. – sussurrò il demone guardandola dritta negli occhi, e lei per poco non ebbe un collasso – Te lo dico nel caso tu stessi cercando qualche nuova vittima. – okay, già adesso la situazione le quadrava di più.
- Hey! Ma questo non è corretto. Giuro che non ti parlerò più se mi farai uno scherzo! –
- Lo ha detto anche lo zio l’ultima volta… - fece il piccolo con uno sguardo arrogante che le ricordò in modo preoccupante quello del demone davanti a sé.
Sentirono il portone aprirsi e chiudersi pesantemente prima che la voce di Kagome li chiamasse dal corridoio.
- Salotto. – disse Sesshomaru a voce più alta.
- Eccovi qui… Ciao peste! Ti sei divertito dai nonni? – Inuyasha superò la moglie e raggiunse il figlio sul tappeto davanti al camino.
- Grazie ragazzi, scusate se ci abbiamo messo tanto… ma dopo l’ultima volta papà non si fidava a far toccare la macchina a Inuyasha. –
- Nessun problema, Kagome. Inushiro tra l’altro è un bambino davvero adorabile. – il diretto interessato rivolse ai presenti un sorriso angelico un po’ sdentato a cui la madre rispose con una linguaccia.
- Oh, sì, almeno finché non mi scambia lo zucchero con il sale, vero Inushiro? –
- Non so di cosa stai parlando… -
- Piuttosto voi andate pure a cambiarvi, io comincio a preparare la cena. –
- Vuoi una mano? – si offrì Rin.
- No, ti prego, hai già lavato i piatti! Ricordati che sei pur sempre in vacanza! A tra poco ragazzi. –
 
 
 
Si erano congedati entrambi ed erano saliti insieme alle proprie stanze, in un silenzio di tomba che Sesshomaru si degnò di rompere solo quando furono arrivati al pianerottolo.
- Te la sei cavata bene, con Inushiro. –
- E’ un bambino molto intelligente, mi piace. – gli sorrise spontanea – Tutta la sua famiglia mi piace molto. –
- Te la sei cavata bene anche con loro, anzi ho il sospetto che la prossima volta inviteranno solo te. –
Lei scoppiò a ridere – Beh, sono contenta di passare il Natale in compagnia, quindi la ringrazio. Anzi… stavo pensando… - le si seccava la gola sempre nel momento clou del discorso – Insomma, io qui non sto lavorando, l’ha detto anche Kagome che “sono in vacanza”, quindi, forse, non è giusto che lei mi paghi. –
Sesshomaru la studiò qualche istante con la solita indifferenza prima di rispondere – Invece è giusto perché ti ho chiesto di venire qua come favore di lavoro, se poi la cosa ti piace buon per te, no? –
- Ma… ecco… mi fa sentire come se fossi una prostituta. – sputò fuori.
Il demone si fece sinceramente stupito – Perché? –
- Oh… ehm… uffa, niente, lasciamo perdere. Ci riproverò domani. – si accarezzò distrattamente un braccio, a disagio, e adesso che ci faceva caso gran parte delle loro conversazioni in ufficio finiva così, con lei che sconsolata sbuffava un “ci riproverò domani” e lui che subito rispondeva…
- Ci penserò e ti farò sapere. –
- La ringrazio. –
- E devi fare un’altra cosa. Finchè siamo qui, dammi del tu. Non si è mai sentito di una cena di Natale dove le persone si davano del lei. –
Rin sentì distintamente la mascella caderle a terra dallo stupore e tante piccole campanelle suonare a festa nel suo cervello – Va bene, mi pare giusto. Ci vediamo a cena, allora. –
- A dopo. –
Oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio –non riusciva neanche a pensare da quanto era elettrizzata, e fu con la soddisfazione di una regina che si fiondò sul letto soffocando nel cuscino quell’unico gridolino di gioia che si concesse. Tra solo poche ore si sarebbero rivisti e neanche sapeva cosa indossare, e voleva fare colpo, di quello era sicura, ma voleva anche divertirsi, conoscere meglio Inuyasha e Kagome e passare una bella serata accanto all’uomo che più le piaceva e che le aveva appena dato il permesso di dargli del tu –ecco, in poche parole, voleva che quella vacanza non finisse mai.  



















































Eccomi qua con il secondo capitolo! Come potete notare sono tutti molto brevi e forse per questo allungherò la storia di uno o due capitoli (arriveremo fino al 26 dicembre quindi fate due conti). Mi scuso se ci saranno degli errori (molto probabile), ho riletto un paio di volte ma a quest'ora ci vedo doppio, quindi è vostro compito farmi notare le imprecisioni che io correrò subito a correggere! 
Ringrazio un sacco chi ha recensito il primo capitolo, non credevo che questa sciocchezza sarebbe piaciuta a qualcuno e ricevere i vostri commenti è stato veramente un piacere (il perfetto regalo di natale da efp insomma) Ancora buone feste da moi e un bacio grande grande e anche buonanotte già che è tardi!!! :* :* :* 
  
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