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Autore: _Sherazade_    28/12/2015    2 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Ade, misterioso e tenebroso signore dell'Oltretomba che un giorno rapì la bella Persefone, figlia di Demetra, per portarla nel suo regno e farne la sua sposa.
Tutti conoscono questa storia, eppure solo in pochi conoscono cosa sia successo veramente.
Solo in pochi conoscono ciò che realmente accadde molti anni prima di quegli avvenimenti, cosa spinse davvero Ade a fare di Persefone la sua Regina, cosa si celasse davvero nei loro cuori.
Questa è la storia di come la luce di superficie riuscì a toccare le tenebre dell'Averno.
Dal prologo:
- E dunque? Cosa vuoi in cambio? - chiese lei mandando le ninfe a prendere quello che gli serviva.
- Non ti chiedo nulla. Sarà l'Averno a chiedere qualcosa quando lo vorrà, perché ricordalo: niente di ciò che appartiene all'Averno, può essergli tolto. Un giorno, ciò che oggi mi hai chiesto e mi hai sottratto, troverà il modo di ritornare.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Gea, Persefone, Zeus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Epilogo -






Dopo che Persefone riabbracciò la madre, la fredda neve che aveva abbracciato la terra lentamente si sciolse, lasciando che la vita rifiorisse, che gli animali addormentati si risvegliassero e uscissero dalle loro tane, che gli uccelli tornassero nuovamente a popolare i cieli e che le piante si riempissero di nuovo di folte chiome dal colore degli smeraldi splendenti mentre i fiori restituivano colori sgargianti alle belle colline.
Alla vista della figlia e al calore del suo abbraccio, Demetra sembrava essersi ripresa completamente.
Riavere con sé l'amata Persefone l'aveva aiutata prima di tutto ad uscire da quel bozzolo di dolore che lei stessa aveva costruito. Persefone l'aveva richiamata indietro, restituendole la voglia di vivere. Demetra realizzò che non poteva permettere che tutti soffrissero come lei; era stata ingiusta a lasciare che le sue emozioni prendessero il sopravvento su di lei e sui suoi poteri, e per un istante se ne rammaricò. Così compì il suo miracolo restituendo al mondo quella stabilità che sembrava andata persa.
Persefone era tornata per salvare la Superficie dalla fredda morsa del gelo. Ma soprattutto, Persefone era tornata per salvare lei dalla fredda malinconia. Per rivedere sua madre.
Demetra aveva temuto che la figlia non l'avrebbe mai più amata, e ritrovarla invece lì con lei, mentre le stringeva la mano e le diceva quanto era importante, aveva fatto scattare qualcosa nella potente Dea.
- Mi sei mancata così tanto. - le disse fra le lacrime.
- Anche tu, madre mia. Anche tu. - rispose Persefone fra i singhiozzi.
Anche se erano rimasti in disparte, Zeus e i suoi fratelli avevano deciso di tornare sull'Olimpo.
La crisi di Demetra era stata scongiurata, ma c'erano ancora delle questioni da affrontare. Questioni sulle quali non avrebbero dovuto indugiare ulteriormente.
Ade aveva fatto preparare il proprio cocchio, e anche se Demetra era restia dal salirvi sopra, non si sarebbe potuta opporre a quella convocazione da parte di Zeus sul Monte Olimpo.


- Bene, ora che tutto sembra essere risolto, dobbiamo capire cosa fare, come comportarci di fronte a ciò che è accaduto. - disse Zeus guardando uno ad uno fratelli e sorelle. Persefone era rimasta in disparte fuori dalla sala, assieme a Thanatos e a Hypnos, mentre aspettava di essere convocata a sua volta. Avrebbe dovuto lasciar discutere i potenti fino a che non fosse venuto il suo momento. Le sue scelte avevano fatto sì che l'Inverno scatenato dalla madre avesse fine. Ma il mondo di prima non sarebbe mai più tornato.
- Non sarà più lunga del solito. - disse Thanatos con fare ironico.
- Lo so, ma questa attesa è insopportabile. Vorrei sapere che cosa stanno dicendo. - disse la Dea fissando con apprensione la porta.
- Alla fine voi avete già fatto la vostra scelta, no? - le chiese Hypnos sorridendole e cercando di trasmetterle coraggio.
- Sì, ma so già che anche questo farà rattristare mia madre. - disse lei sospirando.
- Non puoi correrle sempre dietro, mia Regina. Anche lei deve capire che non può mettere sempre al primo posto i suoi desideri.
- Thanatos! - lo sgridò il fratello. Persefone non rispose, sperava unicamente che la madre riuscisse, per una volta, a comprenderla e a riuscire a trovare un compromesso fra i desideri di entrambe.


- Ora che ci siamo ritrovate, non potete portarmi via mia figlia. Non di nuovo. - disse Demetra fissando Zeus con decisione.
- Nessuno vuole tenervi separate, ma tua figlia ha dei doveri verso il Sottosuolo, non scordatelo, sorella. - disse Poseidone, senza nemmeno guardarla.
- Lo capisco, miei cari fratelli e sorelle, ma io ho più bisogno di lei di quanto l'Averno non potrebbe mai averne. Avete visto cosa è capitato. Se me la portaste via di nuovo, non so cosa potrebbe accadere. - Demetra sapeva che non avrebbe più potuto vivere sua figlia come aveva sempre fatto anni addietro, ma non intendeva nemmeno dover rinunciare a lei. - Sono magnanima e potrei lasciare che mia figlia passi un mese o due all'anno nel Sottosuolo. So che ha mangiato un frutto dell'Averno, ma questo non significa che debba vivere in eterno laggiù.
- Cosa? Non credo di avere capito bene. - disse Ade con voce gelida fissando la sorella dal suo piccolo trono posto al centro della sala in cui loro stavano conversando.
- Demetra cara, non credi che tua figlia avrebbe piacere di passare più tempo assieme a suo marito nella loro dimora? - le chiese Era con voce più dolce. - È chiaro che lei vi ami entrambi in egual misura. Potrebbe passare metà dell'anno con te e l'altra metà con lui.
- Anche se a te la situazione non piace, non significa che tua figlia debba essere separata dalla persona che ama. - continuò Estia, carezzandole la testa. - Se Ade volesse potrebbe avere le stesse pretese, e non credo ti farebbe piacere passare solo un mese o due con la tua Persefone. L'idea di Era è molto buona e anche giusta.
- Tre mesi, non uno di più. - disse infine Demetra, lasciandosi cullare dalla dolcezza delle due sorelle.
- Zeus... - Ade scambiò con lui uno sguardo intenso. Il Re degli Dei comprese il messaggio del fratello. Non poteva permettere che ci fossero ulteriori scontri, non dopo la catastrofe appena sfiorata. Doveva portare Demetra alla ragione.
- È stata tua figlia a scegliere di mangiare il frutto del Sottosuolo... Forse è il caso di parlarne con lei, non ti pare, Demetra?
Persefone entrò nella sala scortata dagli Dei gemelli che non l'avevano mai lasciata sola, e si sedette accanto al marito.
- Madre, Padre, e voi tutti. Io, tempo fa, ho scelto di diventare Signora degli Inferi per restituire a quel mondo l'Equilibrio a lungo perduto. Non ho mai scordato la Superficie, ma ho scelto di vivere al fianco di mio marito. - disse lei fissando Ade per un istante. La mano le tremava e Ade la prese fra le sue, senza dire null'altro. - Quando mia madre ha perso il controllo io non ne ho saputo nulla, fino a che è stato inevitabile dirmi cosa stava accadendo quassù. È stata dura dover scegliere cosa fare, ma per salvare questo nostro mondo dal gelo che lo aveva inghiottito, ho dovuto di nuovo fare una scelta difficile. Lo so che non posso stare contemporaneamente con l'una e con l'altro, anche se mi piacerebbe. - Lei e Ade si scambiarono uno sguardo complice. Lui sapeva, e aveva accettato, anche se il dolore era grande. Anche se quella decisione li avrebbe fatti soffrire entrambi, lui non avrebbe mai smesso di appoggiarla. - Come ha giustamente suggerito Era, io passerò metà dell'anno con mio marito, per regnare nel Sottosuolo, e l'altra metà dell'anno la passerò in Superficie come Dea della Natura, con mia madre e tutti voi.
L'unico modo per salvare tutto e tutti era non solo tornare da mia madre nella speranza di farla riprendere, ma anche scegliere di dividermi tra quelle che sono davvero le mie due vite. Superficie e Sottosuolo, due aspetti di questo stesso mondo che mi ha dato la vita. Io sono sia una creatura della Superficie che una creatura del Sottosuolo. Per questo ho mangiato metà di entrambi i melograni, uno del mondo di sopra e uno di quello di sotto.
- Ne sei certa? Sei mesi laggiù ti debiliteranno, figlia mia. - disse Demetra raggiungendo la figlia, abbracciandola teneramente e guardandola come se lei avesse deciso di gettarsi in un vulcano come vittima sacrificale.
- Sì, è la cosa giusta da fare. Inoltre, io amo quelle terre, mia adorata madre. Quella è casa mia adesso.
Il dispiacere che si dipinse sul volto di Demetra fece rattristare la giovane Dea, ma lei era decisa a non smuoversi da quelle che erano le sue scelte.
- Io sono certa che è stato Ade, e magari anche gli altri miei fratelli, a convincerti che quella è la strada più giusta, ma potresti pentirtene. - Demetra aveva la voce che tremava dall'amarezza , ma decise di cambiare tono. Di supplicare la figlia a rivedere i suoi piani. - Potresti trascorrere solo quattro mesi laggiù. La Superficie è di gran lunga migliore. La Natura stessa ha bisogno di te.
- È proprio per questo che ho deciso di passare metà anno con te in Superficie. Per aiutare così le piante e i campi a fiorire e maturare, per curare gli animali e vederli crescere, per assistere l'uomo e anche per godere dei caldi raggi del sole.
- Sei mesi potrebbero non essere sufficienti. Otto mi sembrano il minino che io possa accettare. Lo sai benissimo quanto la Natura possa essere fragile se non la curiamo con la giusta premura. - Ma Persefone era irremovibile, tanto che Demetra minacciò ancora la figlia e i fratelli di far ripiombare il mondo nell'Inverno.
- Ma è proprio questo ciò che devi fare, madre. - le rispose la figlia, che subito dopo venne osservata con perplessità dalle grandi divinità presenti.
- Il mondo è pronto per una nuova era, la stessa alla quale tu, madre mia adorata, hai dato inizio. Sarà un nuovo mondo, diverso da quello che noi conosciamo, ma ci abitueremo. Non esisterà più un solo grande periodo di caldo, di frutti succosi e deliziosi, di grano maturo e dorato, e di fresche serate passate a cantare e ballare sotto la luna piena.
Il mondo sta per conoscere una nuova era fatta di foglie dorate, di aria fresca , di venti freddi e pungenti, di manti di neve e di cieli così limpidi come non si sono mai visti.
Ciò che Madre Gaia aveva annunciato era un nuovo ciclo naturale di cui abbiamo avuto un assaggio. - Persefone osservò singolarmente ognuno degli Dei che la stavano silenziosamente ascoltando. Tranne Ade, e forse anche Estia, gli altri sembravano davvero scettici di fronte alle sue parole.
- Non ti dico, madre mia adorata, di scatenare il tuo dolore sul mondo, provocando morti ovunque, ma di lasciare che la natura si addormenti per un po', fino a che io non farò ritorno.
- E non credi che questo sia deleterio per il mondo? - le chiese con voce calma Poseidone.
- No, anzi, in realtà è l'esatto contrario. - Persefone indicò allora lo specchio presente nella sala, e pregò madre Gaia di mostrare a tutti loro come il mondo era cambiato dopo quell'inaspettato mutamento forzato da Demetra. L'antica divinità accolse la richiesta della giovane Dea, facendo apparire nello specchio le immagini di quel mondo che si stava affacciando su di una nuova era.
La natura rifiorita non era mai stata così bella, così brillante e rigogliosa.
- La natura ha anche bisogno di riposare ogni tanto. - disse Persefone con la voce emozionata. - Può sembrare morta, ma in realtà si sta solo preparando per rinascere ancora e più bella di prima. Autunno e Inverno non saranno una condanna, ma un dono.
- E se l'uomo non fosse pronto? Se noi non lo fossimo? - chiese Zeus studiando la figlia.
- Possiamo provare ad opporci al cambiamento, ma tutto questo oramai è già avviato e non può essere fermato. Noi possiamo solo accettarlo e cogliere il meglio da esso. Guardate l'uomo: è una creatura che, nonostante la sua fragilità, sa adattarsi di fronte alle avversità del suo cammino. Magari avrà difficoltà nell'accettare questo nuovo mondo, ma un giorno sarà per lui naturale. - Il viso di Persefone era illuminato di una luce meravigliosa. Le divinità, fino ad allora stupite, finirono con l'annuire e col fare i complimenti alla Dea, che a differenza loro era riuscita a comprendere la natura di quel nuovo mondo, il senso di quel nuovo equilibrio.
Tutti avrebbero dovuto fare del proprio meglio per adattarsi a quella nuova realtà. Non sarebbe stato semplice, lo sapevano, ma ce l'avrebbero fatta.
Tutte le divinità accolsero gli avvisi e i consigli della Dea.
Tutti tranne Demetra, che ancora una volta sembrava scettica.
- Persefone, se è questo ciò che desideri io non posso fermarti, lo so. Fin da quando eri una tenera bambina, hai fatto tutto di testa tua, finendo anche col cacciarti nei guai. - Demetra abbracciò teneramente la figlia, facendo tirare un sospiro di sollievo ai fratelli e alle sorelle.
- Non posso dire di approvare il tuo matrimonio, ma penso di poter mettere da parte tutto per te. Sei la mia unica figlia, e il bene che ti voglio è infinito. - Persefone aveva le lacrime agli occhi, e la gioia che le si dipinse sul volto fece emozionare Era ed Estia.
- Madre mia, non disperarti mai più per me, perché io son felice della vita che ho scelto.
- Lo so. La mia sola paura è che potresti pentirtene un giorno. Non potrai mai più voltarti indietro o riprendere la strada che hai lasciato. Vivendo nel Sottosuolo non potrai mai conoscere la gioia di essere madre, lo sai questo?
Persefone aveva capito subito l'intento della madre: Demetra sperava di poter dissuadere la figlia dalla sua scelta con quell'ultimo tentativo, ricordando alla giovane la vita della Superficie, e allo stesso tempo ammonendola del suo destino nel regno della morte. Quella madre sperava di poter tenere stretta ancora la figlia a sé, ma al contempo temeva che lo stesso dolore che lei aveva provato per la sua sterilità, potesse essere vissuto anche da Persefone. Voleva risparmiale quel dolore inconsolabile che lei aveva provato per anni e che le aveva lacerato l'anima.
- Madre mia... - disse la Dea della Natura e Regina del Sottosuolo, avvicinandosi al marito che sembrava del tutto distaccato da quanto si stavano dicendo le due Dee. - … forse non potrò generare mai la vita in questo corpo, ma io ho già dei figli. Io sono diventata parte sia dell'Averno che della Superficie. Le piante, gli animali, l'uomo sono figli della Terra, così come le creature e le anime che popolano l'Averno sono figli di quest'ultimo. Loro sono tutti figli dei Regni a cui appartengo. Di conseguenza, loro sono tutti miei figli. Per questo io non sarò mai triste e mai sola. - disse stringendosi al marito con sguardo sereno.
Demetra alla fine si arrese, capendo che non avrebbe mai potuto averla vinta sulla figlia.
Avrebbe continuato a rimproverare il fratello per avergliela portata via, ma nel profondo del cuore era felice, perché sapeva che la sua Kore era felice, e in buone mani.
Demetra, guardando negli occhi della figlia, capì che per la felicità di entrambe avrebbe dovuto mettere da parte le sue esigenze egoiste. Per la loro felicità non avrebbe dovuto nemmeno mettere davanti i bisogni della figlia. Demetra capì che avrebbe dovuto guardare ai desideri di entrambe.
- Io ne ho già parlato con Ade, e abbiamo deciso che da oggi, per i prossimi sei mesi, io vivrò quassù in Superficie, facendo il mio dovere di Dea. La natura crescerà rigogliosa conoscendo l'apice tra qualche tempo. Le piante saranno così cariche di frutti come non si sono mai viste. Vedrete che meraviglia. - disse la Regina dell'Averno. - Passato questo tempo tornerò da mio marito nel nostro regno, e mia madre accompagnerà la natura in questa nuova fase, l'Autunno. Le piante si addormenteranno e così anche gli animali, ma faranno la comparsa nuove creature, nuove piante e nuovi frutti. Il mondo cambierà per molti versi, ma ci saranno novità molto gradite. E quando i sei mesi saranno trascorsi tornerò di nuovo in Superficie. Questa è la vita che ho scelto di vivere. Questo per preservare l'Equilibrio del Cosmo.
La decisione nello sguardo di Persefone non ammetteva alcuna replica. In quel momento non era semplicemente Persefone a parlare, ma il Cosmo stesso, attraverso di lei.
I cambiamenti che avevano coinvolto il loro mondo e che lo avevano catapultato in una nuova era, avrebbero portato a una nuova realtà. Una realtà annunciata da molti secoli.
Il mondo cambia, la vita cambia.
Tutto è un costante cambiamento, Persefone lo aveva capito, e sapeva che lei ne avrebbe fatto parte.
Ade si era arreso ai voleri della moglie, Demetra aveva accettato perché era l'unica cosa da fare e perché sapeva che la figlia sarebbe rimasta al suo fianco in un modo o nell'altro.
Zeus e le altre divinità avevano compreso che non era solo Persefone ad aver parlato, ma la stessa Madre Gaia.
La giovane Dea, un tempo mortale, era stata guidata lungo tutta la sua vita dal suo cuore. Sul suo cammino erano stati disseminati eventi che l'avrebbero portata un giorno a dover scegliere chi diventare. Amata da tutti, Kore aveva scelto di diventare Persefone. Kore portò la luce nell'Averno. Diventò lei stessa quella nuova luce per quel regno Sotterraneo, lontano dal calore del sole. Lontano dal mondo dei vivi, con i quali era cresciuta e diventata forte.
Persefone aveva poi capito che non poteva troncare i legami col suo passato, e che la Natura aveva ancora bisogno di lei. Lei, l'unico ponte fra quei due mondi in apparenza così diversi e distanti.
Due mondi che erano entrambi parte del suo essere.
Persefone aveva scelto di dividersi fra i suoi mondi, l'amata Superficie e l'amato Sottosuolo.
Solo lei avrebbe potuto riuscire in quell'impresa. Lei, nata dalla Terra e dalle acque dell'Averno, elevata a Dea.
Solo lei in tutto il Cosmo.
Lei aveva capito che la sua esistenza aveva dato origine a un nuovo mondo, e voleva fare del suo meglio per plasmare quella nuova realtà con tutto il suo amore.


Non fu il Fato a dettare il suo cammino, non solo. Persefone aveva deciso da sola, padrona del suo destino, se accettare o meno quello che la vita le aveva messo davanti.
Nella nostra esistenza ci si ritrova a dover fare delle scelte, e spesso si attribuiscono determinati eventi al Destino, al Fato.
In realtà, le uniche cose scritte della nostra vita sono il punto di partenza e l'inevitabile fine. Tutto il resto dipende unicamente da noi.
Lei ha scelto chi essere, lei ha scelto chi diventare e lei sola ha scelto chi amare.


- Ne sei ancora convinta, mia Regina? - chiese Ade una volta finita la riunione.
Zeus, Poseidone e le sue sorelle avevano accettato quanto sua moglie aveva da dire. Sapevano tutti che i primi anni sarebbero stati duri, ma erano pronti ad adattarsi al nuovo mondo.
Lui però nutriva ancora dei dubbi. Dubbi che Demetra aveva fatto sorgere in lui, invece che nella giovane.
- Lo sai, amore mio.
- Però tua madre ha ragione. Io e te non avremo mai... - Quando Persefone capì quello a cui lui si riferiva gli posò le dita sulle labbra.
- È davvero questo a preoccuparti? Hai forse paura che perda la ragione o che commetta pazzie? - “Tu hai paura che diventi come lei”, era questo che in realtà voleva dire Persefone.
Il silenzio di Ade fu per lei una triste conferma.
- Amore mio, - disse carezzandogli il volto, - quello che ho detto è la verità. Nel mio cuore ogni creatura dell'Averno è una nostra creature. Un nostro figlio.
- E se poi non ti bastasse? - La voce di Ade tremava lievemente, ma Persefone non se lo lasciò sfuggire.
- Ade, non so se rimanere più intenerita dalla tua preoccupazione per me, o se invece arrabbiarmi per la tua poca fiducia nei miei riguardi.
- Io ho fiducia in te. È solo che non voglio che un giorno tu possa pentirti. - Persefone sorrise, e baciò con dolcezza il marito.
Fin dalla tenera età, lei era già legata ad Ade da un filo invisibile che aveva unito le loro anime fin dalla notte dei tempi, prima ancora della loro stessa nascita.
Ma solo la voglia di entrambi di stare insieme li aveva portati ad unirsi indissolubilmente.
- L'unica cosa di cui potrei pentirmi sarebbe il fatto di dovermi allontanare da te per un motivo così sciocco. - lei sorrise e fece comparire un melograno: una metà nella mano di lei e l'altra nella mano di lui. - Io e te siamo uniti, per sempre. Noi altro non siamo che l'uno la metà dell'altra, proprio come questo frutto. - disse sovrapponendo la propria metà a quella di lui. - Se il mio ventre non partorirà nulla, per me non è importante. L'unica cosa che per me conta è passare la mia intera esistenza al tuo fianco.
Ade lasciò cadere il frutto e l'abbracciò.
- Come farò a passare i prossimi sei mesi senza di te? - Persefone gli accarezzò i capelli.
- Io non tornerò nell'Averno per questo periodo, ma nulla ti vieta di fare visita a me. - gli sussurrò all'orecchio. - Certo, non per questo dovrai dimenticarti dei tuoi doveri. In mia assenza dovrai adempiere ai tuoi compiti con zelo. Thanatos me lo direbbe se tu ti comportassi male.
I due innamorati si scambiarono un dolce sguardo, e come se quello fosse l'ultimo istante per loro, si scambiarono un lunghissimo bacio.


Sul monte Olimpo venne celebrata una grande festa in onore di quella nuova Primavera. In particolare, si festeggiò il ritorno di Demetra e della sua amata figlia.
Nessuno venne escluso: divinità di tutti i Regni del Cosmo vennero invitate per i grandi festeggiamenti.
Persefone, che fin dalla sua infanzia era stata così amata da tutti, era felice al fianco del tenebroso marito che le altre divinità evitavano con timore reverenziale.
Fra le vecchie e nuove amicizie, Persefone sembrava splendere ancora di più.
- Sempre lei di mezzo. - borbottò Afrodite sorseggiando un bicchiere di vino. - Mai una festa in mio onore.
- Non è vero, mia cara. Qualche tempo fa ricordo che in tuo onore c'era stato un grosso evento. Strano tu l'abbia dimenticato. - le disse Ares togliendole di mano l'ennesimo bicchiere stracolmo.
- Non è la stessa cosa, Ares. Non è la stessa cosa!
In quel momento, Persefone si avvicinò a loro.
- Cosa vuoi? - le chiese Afrodite con voce strozzata e con sguardo truce.
- Volevo solo ringraziarti, Afrodite. - La Dea strabuzzò gli occhi, mentre Persefone le sorrideva con una dolcezza così sincera che la Dea ne rimase quasi abbagliata.
Nessuno le aveva mai rivolto un sorriso vero e gentile come quello.
- Per cosa? - le chiese con voce tentennante.
- Involontariamente, coi tuoi comportamenti e con le tue azioni, io sono arrivata a questo. Non te ne voglio dare tutto il merito, ma non posso negare che anche i tuoi interventi abbiano avuto il loro peso sulla mia esistenza. - le spiegò lei con dolcezza. - Quindi, grazie per aver reso migliore la mia vita. Spero che un giorno anche tu possa avere la gioia che meriti. - non vi era sarcasmo in quelle parole.
Persefone sapeva che Afrodite era in realtà una Dea molto più fragile e sola di quanto gli altri non si aspettassero. La sua non era pietà, ma solidarietà.
Persefone sapeva quanto Ares amasse quella Dea turbolenta, e si augurava che un giorno quei due potessero conoscere anche solo in parte la sua stessa felicità.
- Buona fortuna, Afrodite. - disse la Regina dell'Averno, congedandosi dalla Dea interdetta e ammutolita, e tornando fra le sue adorate Artemide e Atena.
- Non era così male come pensavi, dopotutto. - commentò Ares porgendo di nuovo il bicchiere alla Dea che invece lo rifiutò.
Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, ma in quel momento si sentì in colpa per molte delle azioni discutibili da lei commesse. Afrodite avrebbe lasciato trascorrere molti anni prima di avvicinarsi con vero spirito di pentimento e di amicizia alla Dea della Natura, ma quando quel tempo sarebbe giunto, le due avrebbero stretto un legame così indissolubile che nessuno avrebbe mai più potuto separarle.


- Direi che qui le cose stanno davvero andando bene, non ti pare? - commentò Thanatos col fratello.
- Sì, ma io l'avevo sempre saputo. Non posso dire che è tutto merito mio, ma senza di me... - disse sorridendo.
- Ah, e io? Senza di me Ade non si sarebbe mai deciso, e lo sai anche tu! - gli rispose quasi risentito, anche se sapeva benissimo che il fratello stava scherzando.
- Anche se schivo, il Nostro Signore sa quello che fa, e non avrebbe mai rinunciato a lei.
- Però senza la nostra spinta... chi lo sa? - guardandosi, i due scoppiarono a ridere.
- Nonostante le fatiche e le sofferenze, guardali ora... non potrebbero essere più felici.
- Anche se per via di Demetra saranno separati per metà dell'anno... - cominciò Thanatos.
- … le loro anime saranno per sempre connesse.
Persefone era felice fra le sue vecchie amiche, con le quali aveva tanto da raccontare, mentre il marito era stato preso in disparte dai fratelli per festeggiare. Anche se distanti nel salone, gli occhi dell'una cercavano sempre quelli dell'altro e viceversa; e quando gli sguardi si incrociavano, un dolce sorriso illuminava i loro volti.
Gli Dei gemelli guardavano con ammirazione i loro Signori che si divertivano al sontuoso banchetto, fieri di quello che era stato il loro percorso e con la preghiera nel cuore che i due non si separassero mai.


- Alla fine tutto è bene quel che finisce bene. - disse Zeus alzando il calice di vino. Ade sorrise lievemente e annuì, mentre Poseidone li abbracciava entrambi con caloroso vigore.
- Sì, fratello, e credo che non potrebbe andare meglio di così... - disse distratto il Signore dell'Averno, incrociando i suoi occhi di Ametista con quelli d'Ambra della sua adorata Persefone. Fu allora che si congedò dai fratelli, percorse deciso la sala e, prendendo in disparte la moglie, la prese in braccio e la portò via dalla festa; e Persefone, piacevolmente colpita e divertita da quel “ratto” inaspettato, si abbandonò felice fra le forti braccia del suo amato. Insieme, lontani da tutto, in un luogo appartato e sconosciuto, i due Sovrani del Sottosuolo poterono godere l'uno della compagnia dell'altra. Loro due soltanto.
Ade e Persefone avrebbero dovuto separarsi ogni anno, ma entrambi sapevano che avrebbero potuto contare sempre l'uno sull'altra. Il loro amore avrebbe superato qualsiasi ostacolo, così come il tempo che inesorabile sarebbe trascorso.
I Sovrani dell'Averno avevano affrontato tante difficoltà per poter stare insieme, ma una volta superati gli ostacoli le loro anime furono per sempre legate.
Per sempre insieme.


Da allora, ogni anno, nell'ultimo giorno d'Inverno, i due sposi sparivano dal mondo, sparivano dall'Averno e dalla Superficie per godere insieme delle ultime ore nel loro luogo sconosciuto a tutti.
In Primavera e in Estate, Ade avrebbe comunque fatto qualche piccola scappatella in Superficie per poter strappare anche solo un bacio alla moglie, nonostante le ire di Demetra. E allo stesso modo, in Autunno e in Inverno, Demetra avrebbe cercato di attirare la figlia, con qualche scusa, fuori, in Superficie, per qualche ora, o qualche giorno, durante quello che era il periodo in cui la Dea avrebbe dovuto invece regnare nel Sottosuolo.
Persefone sapeva che quelle della madre altre non erano che scuse, ma a lei non importava, e per l'immenso amore che provava, decideva di fare finta di nulla, e accettava di buon grado quei brevi e dolci momenti al fianco di sua madre.
I secoli si sarebbero susseguiti veloci, ma il suo amore per la madre non si sarebbe mai estinto.
Con gli anni, Persefone divenne la migliore delle Regine, tanto che in Superficie il suo culto si diffuse, divenendo adorata tanto quanto lo era la Regina degli Dei.
Il suo amore per Ade non conobbe cedimento, e di secolo in secolo, divenne oggetto di molte opere, letterarie e artistiche.


* * *



- Io continuo a pensare che lo scultore ti abbia fatto esageratamente brutto, ma la statua è davvero splendida. - disse Persefone, osservando ancora una volta quella statua che molti secoli prima l'aveva affascinata.
- Ricordami, perché siamo venuti proprio qui? - chiese Ade, guardando quasi con disgusto gli abiti moderni che la moglie lo aveva costretto ad indossare.
- Con mia madre mi son sempre divertita a mescolarmi con gli umani, e con te è sempre così difficile poter trovare del tempo per fare qualcosa di simile. - disse lei con voce dispiaciuta. - Ho pensato che proprio oggi ti avrebbe fatto piacere venire con me in questo... “museo”. - Ade sorrise. Molti secoli prima, proprio in quel giorno, lui l'aveva scortata nel suo regno, e le aveva mostrato quella stessa statua.
Il dio dei morti fissò con amore la moglie che lo guardava con la stessa dolcezza di quei giorni così lontani.
- Abbiamo dovuto però abbandonare il nostro lavoro per essere qui oggi.
- Radamanto, Minosse ed Eaco se la caveranno. - disse lei abbracciandolo tra la folla che si susseguiva rumorosa per la sala.
- I nostri doveri dovrebbero venire prima di tutto.
- Lo so, ma credo che ogni tanto possiamo concederci momenti come questi. - il suo sorriso scaldò il cuore di Ade.
- Grazie, mia dolce Persefone. - disse lui portandosi alla bocca la mano di lei per baciarle le dita.
- Per cosa?
- Per aver portato la luce non solo nel nostro regno e in questo, ma anche nella mia vita.
- Grazie a te per avermi permesso di farlo.
I due innamorati si baciarono di fronte alla bella statua, mentre il mondo attorno a loro, per un breve istante, fu come congelato. Un momento solo in cui il tempo veniva fermato.
Il loro amore era cresciuto lentamente e non avrebbe mai conosciuto fine.
Sarebbe durato fino alla fine del mondo.
E anche oltre.


- Madre Gaia, siete contenta? - chiese Atropo, mentre fissava nella pozza le due divinità dell'Oltretomba che si divertivano per un giorno nel mondo dei mortali.
- Alla fine avevamo avuto ragione, no? - disse Cloto. - Demetra ha dovuto cedere il passo ad Ade, ma quello che non le avevamo detto era che il mondo, e lei stessa, ne avrebbero giovato. L'inizio è stato difficile, ma col tempo, anche Demetra è rifiorita, ritrovando se stessa.
- Se le avessimo detto tutto fin dall'inizio, le cose avrebbero potuto essere diverse. Alla fine, è grazie alle loro azioni che il Cosmo ha ritrovato il suo Equilibrio.
- Il mondo sarebbe stato diverso se loro avessero fatto altre scelte, - disse Madre Gaia, - cambiando in meglio o in peggio. Demetra, Dea delle Messi, ha dovuto soffrire per poter dare vita alla nuova era delle Stagioni, e questo ha reso più meravigliosa la Natura della Superficie. Ade, Signore dell'Oltretomba, ha dovuto vivere a lungo in tetra solitudine per governare sull'Averno, e questo ha reso più inestimabile la compagnia di Persefone. E Persefone, Dea della Natura e Regina dell'Averno, è maturata grazie all'amore e alla premura delle due divinità, e questo l'ha resa una Dea forte e indipendente, padrona del suo stesso destino. Se le tre divinità non avessero capito l'importanza dell'Equilibrio, oggi non saremmo qui. Io credo che, alla fine, tutti loro, tutti i nostri figli, abbiano trovato la loro strada, regalando al Cosmo l'opportunità per rifiorire.
Le quattro divinità osservarono ancora una volta Ade e Persefone, mentre la loro immagine svaniva alla loro vista.
Nessuna di loro aveva mai avuto davvero potere sulle vite dei mortali e degli Dei, nemmeno su quelle dei Signori dell'Oltretomba: erano stati semplicemente ad osservare, tessendo per loro ogni possibile cammino, e aspettando che fossero loro a decidere quale fra i tanti percorrere.


Ade e Persefone da tempo sapevano che ogni loro vittoria, ogni loro sconfitta, ogni pianto o gioia erano frutto delle loro scelte. E non avrebbero potuto desiderare altro.
La loro era una vita meravigliosa proprio perché loro stessi l'avevano costruita, insieme.
Mentre fuori dal museo cominciava a nevicare, i due, stretti nel loro caldo abbraccio, si scambiarono un altro sguardo carico di quell'amore eterno, di quella luce meravigliosa che quei due erano in grado di accendere stando insieme e che rischiarava anche le tenebre più oscure.
La Luce dell'Averno.


 
Fine
 
L'angolo di Shera ♥

Salve a tutti.
C'erano tante cose che avrei voluto dire, davvero tante. Ma in questo momento non mi vengono in mente.
Voglio ringraziare prima di tutto il mio fidanzato che mi ha aiutata, e soprattutto sopportata, nei cinque mesi di stesura di questa storia. Senza di lui non so come avrei fatto ♥.
Ringrazio ancora Manto e Crateide, per essere sempre state di sostegno, lasciandomi commenti e impressioni. Grazie mille ragazze, non avete idea di quanto le vostre parole mi siano state d'aiuto.
Ringrazio Saliman, e tutte le altre persone che hanno lettp, commentato e aggiunto alle liste questo mio lavoro. Siete davvero tanti, e non me lo sarei mai aspettata. Questo è stato il primo, e spero non unico, lavoro che ha suscitato un così alto interesse. Quindi grazie di cuore.

Ho altri progetti in testa, ma non so quando e quali porterò avanti nei prossimi mesi. È difficile che in questi ultimi giorni mi metta sotto a scrivere. Ma tranquilli: tornerò presto ♥


E per ultimo, voglio dedicare questo Epilogo a una persona in particolare, che ci ha lasciati due notti fa.
Dedico questo a mia nonna.
Io e lei abbiamo avuto un rapporto un po' conflittuale, ma ci volevamo bene. Sarà strano stare senza di lei d'ora in avanti, ma il suo ricordo non verrà mai cancellato.
Grazie nonna per essere sempre stata un esempio di donna forte e indipendente, per avermi regalato una meravigliosa infanzia e tanti sorrisi.
Non so cosa ci sia dall'altra parte, ma chiunque ti abbia accolta, sono certa che l'avrà fatto con tutti gli onori.


Barbara
  
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