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Autore: Demetria_    28/12/2015    0 recensioni
We're just swimming round in our glasses
And talking out of our asses, like we're all gonna make it..
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Perfect.


Harry era stanco di continuare a sorridere per i fotografi e di spostarsi velocemente senza potersi godere a pieno i negozi dalle vetrine natalizie. Harry era semplicemente stanco di quel mondo perfetto in cui tutti lo vedevano, proprio perché perfetto non era.
Decise che era arrivata l’ora di una pausa e si fece spazio tra i flash delle fotocamere in un bar poco affollato, per sua fortuna, dove un cameriere prese la sua ordinazione sorridendogli, ma senza chiedergli un autografo.
Si sedette a un tavolino per due e appoggiò su una sedia le buste contenenti i pochi acquisti e sull’altra vi sprofondò, immaginando per un secondo di poter veramente essere inghiottito da quel pavimento color mattone e di non poter più tornare su.
Il cameriere tornò con una tazza fumante di tè ai frutti di bosco e un piattino pieno di piccoli biscotti a forma di fiocco di neve; Harry lo congedò educatamente, ringraziandolo e lasciandogli una buona mancia, poi si concentrò sulla deliziosa merenda portatagli.

Mentre una giovane ragazza dall’altra parte della sala lo salutava timidamente con una mano e con l’altra teneva il cellulare dalla sfiziosa cover di brillantini, qualcuno all’altro lato del tavolo spostò la sedia e pose delicatamente le buste di Harry a terra.
«È libero?» chiese, dopo essersi già accomodata una ragazza. Harry annuì, leggermente infastidito per quella strana interruzione e annuì di nuovo quando questa gli indicò un biscotto. «Elle» disse lei, sgranocchiandoselo.
«Piacere» rispose lui, riscaldandosi le mani al tepore del tè. Si guardò per un attimo intorno, notando che altri posti erano liberi all’interno del locale e sperando per un attimo che la ragazza lo notasse e lo potesse lasciare da solo di nuovo.
«Non mi hai detto il tuo nome, non è molto carino da parte tua» intervenne ancora lei, guardandolo dritto negli occhi. Harry notò che li aveva di un piacevole color caffè.
«Harry» le disse allungando allora una mano verso di lei, la quale la strinse prontamente ed energicamente.
«Tranquillo, so chi sei»
«Bene, Elle, vuoi una foto per caso?» probabilmente dopo la giornata estenuante aveva perso un po’ delle sue caratteristiche buone maniere, ma era davvero stanco.
«Cosa? Oh no, assolutamente. Mi chiedevo cosa poteva fare uno come te questa sera» ad Harry non era mai capitata una cosa del genere, cioè, che una fan gli chiedesse di uscire, sì molte volte, ma mai in questo modo. «Tranquillo, non è che dobbiamo andare a chissà quale appuntamento segreto, solo che ti vedo un po’ fiacco Har»
Harry sbatté un paio di volte gli occhi, prima di constatare che fosse, davvero, tutto vero: una sconosciuta gli aveva chiesto di uscire, perché lo vedeva fiacco. Perfetto, immaginò Harry, pure la stramba di turno si era accorta del suo stato.
«Niente, non faccio niente stasera» aveva deciso di non mentire a quella strana creatura dai poteri sovrannaturali, forse per il timore di quella stessa voglia che aveva avuto pochi minuti prima, che la ragazza lo lasciasse solo. Lei gli sorrise e si alzò.
«Allora andiamo, abbiamo tempo fino all’alba» si riabbottonò la giacca fino al mento e si sistemò i capelli all’indietro.
«Fino all’alba?» chiese interdetto il cantante. Elle annuì e si voltò a guardare fuori dal locale, dove una piccola massa di persone, un misto tra fan e fotografi, si era radunata davanti all’entrata. Ad Harry venne voglia di vomitare, di sicuro la ragazza se ne sarebbe andata senza di lui, che avrebbe dovuto chiamare aiuto per uscire tranquillo dal bar.
«Che c’è? Hai paura dei fotografi?» Elle si era messa le mani in tasca, aspettando una qualche mossa di Harry, che, sorpreso dalla domanda, quasi scoppiò a ridergli in faccia. «Beh, allora che aspetti, scusa? Andiamo a fare le cose che non dovremmo fare» lo spronò lei, spazientita dall’attesa e dall’indecisione del cantante, che, a parere suo, avrebbe dovuto già alzare il suo sedere da quella sedia e correre con lei verso il vecchio furgoncino parcheggiato ad un isolato di distanza, pronto per quella folle impresa.

Harry non sapeva rispondere alle migliaia di domande che gli travolsero la mente, mentre, circa cinque minuti dopo, stava correndo mano nella mano con Elle per le strade bagnate e umide di Los Angeles il 21 dicembre, ridendo a crepa pelle, con i polmoni che scoppiavano per lo sforzo.
Una volta saliti sul furgoncino di Elle, quest’ultima abbassò i finestrini del veicolo, nonostante fuori facesse piuttosto fresco e, dopo aver messo in moto, sintonizzò la radio su una stazione, che a detta sua mandava “vecchi cimeli storici” e partì verso un dove non del tutto specifico.
E, nonostante la corsa scatenata, Harry non si sentiva più così stanco e non vedeva l’ora di fare le cose che non avrebbe dovuto fare insieme ad Elle, pensando che, alla fine, era ciò che riteneva più perfetto, al momento.
  
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