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Autore: SaraSnow23    30/12/2015    1 recensioni
Le bastò alzare lo sguardo verso il cielo nella spasmodica ansia di controllare che la luna non fosse ancora sorta, per sentire il dominante richiamo della notte martellarle in testa come un ritmo ossessivo. Strinse i pugni e le catene che le stringevano i polsi tintinnarono nel silenzio della foresta. Quello che davvero rischiava la vita era lui, non lei.
One shot sulla coppia Ruby/Dr Whale per l'evento del gruppo We are out for prompt
Genere: Fluff, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor, Whale/Victor, Frankenstein, Ruby/Cappuccetto, Rosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[One Shot nata dal prompt "Il mostro che è dentro di noi" per HollyMaster Efp]

“Sei sicura di volerlo fare?”
Nel pallido chiarore della notte gli occhi di Ruby erano due dischi gialli perfettamente rotondi. La pupilla ridotta ad un minuscolo spillo nero al centro di essi aveva qualcosa di selvaggio e primordiale, qualcosa di molto più antico di lei e di quel mondo a cui non apparteneva.
“Non ho molta scelta.” Mormorò la ragazza con un sorriso arrendevole, in netto contrasto con la luce animalesca che premeva per uscire dalle recondite profondità del suo sguardo.
Il dottore annuì, sforzandosi di mantenere un piglio professionale. “Molto bene, procediamo dunque.”
Le arrotolò la manica della camicia fin sopra l’incavo morbido del gomito. “Tienimi questa.” Le passò la torcia in modo da avere le mani libere e abbastanza luce per poter lavorare alla meno peggio, considerato che si trovavano nel bel mezzo della foresta  e il sole era già tramontato da un po’.
Guardandolo mentre le disinfettava la pelle e la preparava per l’iniezione, Ruby si chiese perché mai si fosse rivolta proprio a lui. Era incatenata ad una quercia e stava per farsi iniettare in corpo un siero sperimentale che il Dottor Frankenstein aveva distillato dal suo sangue e da una non ben precisata miscela di droghe, ormoni e argento. Non aveva detto nulla a nessuno, neanche a Mary Margaret. Per quanto ne sapeva, quell’uomo avrebbe anche potuto ucciderla. Ma le bastò alzare lo sguardo verso il cielo nella spasmodica ansia di controllare che la luna non fosse ancora sorta, per sentire il dominante richiamo della notte martellarle in testa come un ritmo ossessivo. Strinse i pugni e le catene che le stringevano i polsi tintinnarono nel silenzio della foresta. Quello che davvero rischiava la vita era lui, non lei.
“Non irrigidirti.” La sua voce suonò dolce e autorevole al contempo. Una voce che spingeva ad obbedire senza opporsi. “Rimuoverà i sintomi, ma non posso garantire sulla durata.” le disse, preparando la siringa. “E il tuo corpo potrebbe sviluppare una progressiva assuefazione.”
La ragazza annuì decisa. “Sbrighiamoci, presto la luna sorgerà e allora dovrai spararmi l’iniezione con un fucile per convincermi a portare avanti l’esperimento.”
Il dottore le rivolse un sorriso tirato. Sì, era un esperimento. Non aveva idea di che cosa sarebbe successo dopo, per quanto ne sapeva avrebbe anche potuto ucciderla. Se avesse creduto in Dio, probabilmente in quel momento l’avrebbe pregato. Ma Viktor credeva soltanto nella scienza, dunque si ripetè mentalmente che i suoi calcoli erano esatti e affondò l’ago nel braccio della ragazza, iniettandole la dose fino in fondo.
“Senti qualcosa di diverso?”
“No, ma ti conviene allontanarti prima che—”
Il dottore fece un balzo indietro, Ruby scrollò le catene, precorsa da spasmi violenti e incontrollati. La torcia rotolò a terra e si spense, ma non c’era più bisogno della sua luce artificiale perché ora la scena era rischiarata dai raggi argentei di un’enorme luna piena.
La ragazza finì in ginocchio, la testa gettata all’indietro, il viso rivolto al cielo, mentre dalla gola le usciva un ululato profondo e selvaggio, un ancestrale e straziante richiamo che era di una bestia, ma aveva qualcosa di tragicamente umano.
Ruby sentì che la trasformazione era iniziata, ma più lenta e più dolorosa dell’ultima volta. Percepì i muscoli gonfiarsi e farsi strada sotto la pelle, la mascella allungarsi per fare spazio alle zanne candide e aguzze. Avvertì la pelliccia crescerle sulla schiena e i sensi farsi più acuti e i desideri divenire più selvaggi e incontrollati. Il mondo intorno a sé divenne semplice e chiaro. Balzò in avanti, verso la prima fonte i cibo che aveva di fronte, ma le catene la richiamarono indietro. Un cupo ululato di frustrazione le ronzò nel petto, mentre cercava di rimettersi in piedi.
Guardò il dottore, che era rimasto immobile a osservarla, e capì perché era andata a chiedere aiuto proprio a lui. Non c’era traccia di paura o di orrore sul volto di Viktor, anzi un sogghigno di curiosa eccitazione solcava il suo volto pallido. Frankenstein non temeva il mostro, perché lo conosceva, ci aveva a che fare anche lui tutti i giorni con quella voce sottile che gli ricordava quanto sordidi fossero i suoi desideri.
L’uomo si avvicinò lentamente, togliendosi i guanti di lattice e abbandonandoli a terra. Sollevò una mano per accarezzarla, con cautela come si fa come un gattino spaventato. Ruby rimase immobile e comprese che c’era qualcosa di diverso in quella trasformazione. Sentiva il richiamo selvaggio, ma aveva ancora piena coscienza di sé.
“Ha funzionato?” la sua voce suonò bassa e roca, come se non vi fosse avvezza.
“In un certo senso” fu l’enigmatica risposta.
Ruby abbassò lo sguardo sulle proprie mani e si ritrovò ad osservare qualcosa a metà tra una zampa e un arto umano. Frustò l’aria con la coda, mentre l’uomo intrecciava le dita tra i suoi capelli castani e le accarezzava le orecchie, che erano quelle di un lupo.
“Come tutti i miei esperimenti, ha funzionato soltanto a metà” si scusò lui, ritraendo la mano come se si fosse reso conto solo in quel momento di essersi spinto troppo vicino.
“Viktor …”
L’uomo si chinò per liberarla dalle catene. “Sei stata prigioniera troppo a lungo”
Senza quelle manette a stringerle i polsi, la ragazza-lupo provò un’intima e primitiva soddisfazione.
“Non voglio farti del male” mormorò con quella sua nuova voce che era una specie di ringhio. Ed era vero, non era l’istinto di uccidere quello che sopraffaceva i suoi sensi in quel momento.
Il dottore la guardò e sembrò crederle. “Mi piacciono questi canini” disse con una lieve e disinvolta ironia, come se le avesse appena fatto un complimento sui suoi capelli.
Ruby sorrise, scoprendo la dentatura ferina. “Credi che si possa fare, ogni tanto?” domandò, guardandolo con i suoi lucenti occhi gialli. “Liberare il mostro che è in noi?”
Il Dottor Frankenstein ricambiò il suo sguardo e, anche se non aveva le zanne, il suo sogghignò per un attimo parve animalesco quanto quello di lei.
“Da mostro a mostro” sussurrò, accarezzandole i lineamenti selvatici e sensuali del suo volto. “Io dico di sì.”
   
 
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