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Autore: eugeal    02/01/2016    0 recensioni
I piani di Vaisey sono stati sventati e lo sceriffo è morto.
Ora Robin Hood non è più un fuorilegge e lui e Guy possono affrontare una nuova vita in una Nottingham governata da un altro sceriffo.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian incrociò le braccia e fissò Guy e Robin. I due uomini avevano l'aspetto stanco e disordinato di chi aveva passato un giorno e una notte in una cella umida e sporca, ma lei non provava la minima pietà per la loro situazione.
- Suppongo che siate molto soddisfatti di voi stessi, non è vero?
- Sai che non è così! È stato un incidente. - Disse Guy e Marian lo guardò con ferocia.
- Un incidente che poteva costare troppo caro! Potevate morire! Oppure fare del male a qualcuno! Se lo sceriffo fosse morto ora voi due sareste in attesa di essere impiccati oppure condannati a marcire qui dentro a vita! E per cosa? Per una delle vostre stupide gare! Cosa volevate dimostrare?
- Andiamo, Marian, come potevamo immaginare che potesse esserci qualcuno proprio in quel punto? - Disse Robin. - Non è colpa nostra se siamo stati sfortunati.
- Siete stati incoscienti, non sfortunati! Non potevate sapere cosa c'era dietro la curva e appunto per questo non dovevate correre alla cieca come due imbecilli!
- Abbiamo sbagliato, è vero e nessuno di noi lo nega, ma non ti pare che siamo già stati puniti abbastanza? Non c'è bisogno che tu venga a farci la predica. - Replicò Robin, seccato dal tono della ragazza.
- E invece sì, visto che a quanto pare da soli non ci arrivate! Siete coraggiosi, valorosi e insieme dovreste dare il meglio di voi, invece vi comportate come due ragazzini immaturi. E a quanto pare preferite passare la notte abbracciati tra di voi per non morire di freddo in questa lurida cella invece che insieme alle vostre mogli e alla vostra famiglia! Robin, hai idea di quanto si sia preoccupata Isabella non vedendoti tornare a Locksley ieri sera? Sai quanto sia faticoso per lei viaggiare ora che la gravidanza è così avanzata, eppure ha chiesto a Thornton di accompagnarla a Knighton Hall col carro per venirti a cercare. Adeline ha fatto del suo meglio per tranquillizzarla, ma eravamo tutti preoccupati sia per te che per Guy, almeno finché Archer non è venuto ad avvisarci di quello che era successo.
Robin abbassò lo sguardo, senza riuscire a trovare una delle sue solite risposte spiritose.
Marian puntò un dito verso Guy.
- E tu, tu hai idea di quanto abbia pianto Seth ieri sera perché voleva suo padre?! Ha sentito Archer mentre ci diceva che lo sceriffo vi aveva fatto arrestare e ha avuto paura che Vaisey fosse tornato per farvi del male. Adeline ha detto che ha avuto gli incubi per tutta la notte e che ha anche bagnato il letto. Magari la prossima volta che vi viene voglia di comportarvi come adolescenti idioti penserete a come il vostro comportamento può far male a chi vi sta intorno.
- Mi dispiace, Marian, davvero. - Disse Guy, con un sospiro e la ragazza si coprì il viso con le mani per nascondere le lacrime che le avevano riempito gli occhi all'improvviso.
- Idioti. - Ripeté con un singhiozzo e Guy allungò un braccio tra le sbarre per attirarla più vicina.
- No, non piangere. - Sussurrò, preoccupato. - Non succederà più, te lo prometto. Hai ragione, siamo degli idioti, scusa.
- Meritate di passare qualche giorno in cella, lo meritate eccome. - Singhiozzò Marian. - Ma non posso fare a meno di pensare all'ultima volta, a tutto quello che abbiamo passato... Non voglio più vederti in prigione, Guy, non voglio rischiare di perderti di nuovo! E di certo non per una bravata senza senso!
Gisborne la tenne stretta, cercando di consolarla, e Robin rimase in silenzio a occhi bassi. Marian piangeva raramente e proprio per questo le sue lacrime li facevano sentire ancora più in colpa.

- Nonnino, questo è il cavallo del mio papà e quello invece è di zio Robin. Ti piacciono?
Il bambino si alzò in punta di piedi per accarezzare il muso dello stallone nero e il cavallo sbuffò, annusandogli le dita.
Sir Arthur osservò il cavallo.
- Sì, è un bell'animale, anche se avrei preferito non vederlo tanto da vicino ieri mattina. Tuo padre deve essere più prudente quando va a cavallo.
- Ti ha fatto cadere?
- Già.
- Per questo lo hai messo in prigione? Anche Marian era tanto arrabbiata… Ma secondo me non lo ha fatto apposta.
- Voglio ben sperarlo.
Seth sorrise quando il cavallo gli fece il solletico alle dita.
- Gli piacciono le mele. Posso portargliene una?
- Al cavallo o a tuo padre?
- A tutti e due!
Lo sceriffo sorrise e si abbassò per parlare sottovoce al bambino.
- Non si potrebbe, sai? Ma se prometti di non dirlo a nessuno ti darò un permesso speciale.
Seth si illuminò.
- Andiamo in cucina allora, voglio scegliere la mela più bella per il mio papà!
Il bambino afferrò la mano dello sceriffo, allegro e fiducioso, e iniziò a tirarlo verso il castello.
Allan li guardò, incredulo, poi li seguì, scuotendo la testa con un sorriso divertito e pensando che lo sceriffo di Nottingham che era stato capace di mettere in difficoltà sia Gisborne che Robin Hood si lasciava comandare da un bambino piccolo.
Poco più tardi Seth era davanti a un cesto di frutta e iniziò ad allineare su un tavolo tutte le mele, esaminandole attentamente per scegliere la migliore. I cuochi e gli sguatteri spostavano lo sguardo dal bambino al nuovo sceriffo, senza sapere cosa pensare.
Vaisey era stato imprevedibile e crudele, capace di far impiccare o fustigare un servitore per un piatto riuscito male o per puro capriccio e speravano tutti ardentemente che Arthur di Kingstone si rivelasse un padrone migliore e più giusto.
- Quale ti piace di più, nonnino? - Chiese Seth, con una mela in entrambe le mani.
Lo sceriffo ne indicò una.
- Direi che è perfetta.
Seth gliela mise in mano con un gran sorriso.
- Allora questa è per te. L'altra è per il mio papà. Ora mi porti da lui?
Sir Arthur guardò prima il frutto e poi il bambino e sembrò prendere una decisione. Prese Seth per mano e fece cenno ad Allan di seguirlo, poi si diresse verso la sala grande chiamando Archer a gran voce.
Il giovane si presentò quasi immediatamente al cospetto dello sceriffo.
- Lady Marian è ancora nelle segrete?
- Sì, mio signore. - Rispose Archer, temendo che lo sceriffo potesse essere irritato con lui per aver concesso alla ragazza una visita troppo lunga ai prigionieri.
Lo sceriffo annuì seccamente.
- Prendi con te due guardie e fai portare Guy di Gisborne nel mio studio.
Archer lo guardò, preoccupato.
- Posso chiedervi il motivo, signore?
- No, non puoi. Ma comprendo il motivo della tua domanda e non ti biasimo per averla fatta. Ora vai.

Guy asciugò le lacrime di Marian con tenerezza e la ragazza si appoggiò alle sbarre che li dividevano, con un sospiro.
- Non posso perdonarmi di averti fatto soffrire. - Disse Guy, sinceramente pentito e Marian gli concesse un sorriso e una carezza sulla guancia ruvida.
- Ti ho perdonato per cose peggiori. Ammetti che sei stato un idiota incosciente e lo farò anche stavolta.
Gisborne le sorrise a sua volta.
- Mi pare che quello lo avessimo già stabilito parecchio tempo fa.
- Non fa mai male ribadirlo.
Robin alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
- Oh, per favore! Non è già abbastanza dover dividere la cella anche senza assistere a queste scene sdolcinate?
Marian lo guardò con un sogghigno divertito.
- Lo dici solo perché Isabella non è potuta venire.
Robin stava per rispondere quando furono interrotti dall'arrivo di Archer e di due guardie. Il giovane sembrava un po' preoccupato mentre cercava la chiave per aprire la cella.
- Guy, lo sceriffo vuole vederti. Devi venire con noi.
- Perché?
- Non lo so. Gliel'ho chiesto, ma non mi ha risposto.
Marian lanciò uno sguardo angosciato al marito.
- Guy, perché vuole vedere solo te? Perché non anche Robin?
Gisborne scosse la testa.
- Non ne ho idea, suppongo che l'unico modo per saperlo sia quello di obbedire.
- Vengo anche io. - Disse Marian e Archer alzò le spalle.
- Lo sceriffo non lo ha vietato espressamente, ma non voglio saperne nulla.
Aprì la cella e ognuno dei due soldati prese Guy per un braccio, facendolo camminare in mezzo a loro. Gisborne non protestò, sapeva che quella era la procedura abituale per il trasferimento dei prigionieri e che anzi era già fortunato a non essere stato incatenato.
Archer fece strada mentre Marian seguì il gruppetto in silenzio, cercando di non attirare l'attenzione.
Guy conosceva molto bene quel percorso, lo aveva seguito infinite volte ogni volta che Vaisey lo aveva convocato per qualche motivo. Quando Archer gli fece cenno di entrare da solo, per un attimo Guy esitò, colto dal timore irrazionale che quando avesse aperto la porta si sarebbe ritrovato di fronte a Vaisey.
Fece un respiro profondo e attraversò la soglia, notando subito che le gabbie degli uccellini erano sparite dalla stanza. Non fece in tempo a notare altri cambiamenti perché un attimo dopo Seth corse verso di lui con tanto impeto che finì per inciampare e cadere a terra ai suoi piedi.
Guy si affrettò a sollevarlo da terra e il bambino gli strinse le braccia al collo per baciarlo sulla guancia.
- Padre! Guarda, ti ho portato una mela! Lo sceriffo mi ha dato il permesso!
Gisborne prese il frutto e ringraziò il figlio con calore, poi alzò gli occhi verso Sir Arthur, interrogandolo con lo sguardo.
Lo sceriffo gli fece cenno di sedere di fronte a lui e, vedendo Marian sulla soglia, invitò anche lei a entrare, poi disse ad Archer di chiudere la porta.
- Vostro figlio stava piangendo perché sentiva la vostra mancanza. - Disse lo sceriffo in tono severo, rivolgendosi a Guy. - E credo che un bambino non dovrebbe vedere il proprio padre in prigione, per questo vi ho fatto condurre qui.
Gisborne arrossì e annuì.
- Vi ringrazio, signore.
- Padre, la tua punizione è finita? Torni a casa con noi questa sera? - Chiese Seth, speranzoso e Guy si sentì terribilmente in colpa al pensiero di doverlo deludere.
Alzò lo sguardo sullo sceriffo.
- Signore, - disse Guy dopo aver riflettuto per qualche secondo – posso ancora scegliere il tipo di pena da scontare?
Marian lo guardò, preoccupata dallo sguardo sorpreso che lo sceriffo aveva rivolto a Guy nel sentire quelle parole.
- Di cosa stai parlando?
- Puoi aspettare fuori con Seth per un po'? - Le chiese Guy, evitando di rispondere alla sua domanda, ma supplicandola con lo sguardo. Marian esitò, ma alla fine si decise ad annuire e uscì dalla stanza con il bambino.
Sir Arthur lo guardò.
- Vi rendete conto di quello che mi avete chiesto?
- Sì, signore. Se scelgo le frustate sarò libero di andare, vero?
Lo sceriffo lo fissò, chiedendosi se quell'uomo fosse pazzo.
- Sì, ma forse non immaginate quanto possa essere doloroso essere frustato. Nessuno lo sceglierebbe rispetto a pochi giorni in cella.
- Ne sono perfettamente consapevole, invece. Ma non farò piangere di nuovo mio figlio se posso evitarlo. Posso sopportare il dolore, se questo è il prezzo da pagare.
Sir Arthur lo osservò, cercando di capire se stesse parlando sul serio, poi annuì seccamente e chiamò Archer.
Il giovane entrò nella stanza e lo sceriffo si rivolse a lui.
- Sir Guy di Gisborne ha deciso di cambiare la pena da scontare. Avendo già passato un giorno nelle segrete, lo colpirete con quattro colpi di frusta.
Archer guardò il fratello, allibito.
- Ma sei impazzito? - Sbottò. - No, non posso farlo.
- Archer, non puoi disobbedire a un ordine dello sceriffo. Fallo e basta. - Disse Guy.
- No, mi rifiuto. Finirò in cella anche io, ma non ti frusterò di nuovo.
- Allora lo farà qualcun altro. Non deluderò ancora Seth.
- Stai delirando, Guy?! - Disse Archer, poi guardò lo sceriffo. - Signore, non ascoltatelo, non è lucido, se aveste visto la sua schiena non avreste accettato una tale follia!
Arthur di Kingstone osservò i due uomini.
- Posso capire che non vogliate colpire vostro fratello, signor Archer, ma cosa c'entra la sua schiena?
Archer fece uno scatto verso Guy e lo spinse contro il muro, immobilizzandolo prima che potesse reagire, poi con uno strattone gli sollevò la camicia sulla schiena per mostrare le sue cicatrici allo sceriffo.
Guy si divincolò con un ringhio e fu sul punto di colpire il fratello, quando la voce dello sceriffo raggelò entrambi.
- Ora basta! Cosa credete di fare?! Dovrei rinchiudere entrambi in cella per questo comportamento vergognoso!
Archer e Guy mormorarono qualche parola di scusa e rimasero immobili, a testa china.
Sir Arthur scosse la testa.
- Mi avevano detto che questo incarico sarebbe stato difficile dopo che la contea era stata governata dal mio predecessore, ma non mi aspettavo di aver a che fare con tutto questo. Sir Guy, è evidente che in passato siete già stato frustato eppure volete subire di nuovo quel genere di punizione, siete pazzo per caso?
- Ce lo siamo chiesto tutti prima o poi. - Disse Archer e sia Guy che lo sceriffo lo guardarono male.
- Meritereste entrambi di essere frustati e lasciati a marcire nelle segrete per un bel pezzo. Se non lo farò è solo perché quel povero piccolo mi ricorda un bambino che mi era caro ed è già abbastanza sfortunato ad avere una famiglia del genere. Ora ne ho abbastanza di tutti voi: recuperate Locksley dalle segrete e tornate alle vostre case. Domani mattina voglio vedervi qui tutti e tre: Gisborne e Locksley sconteranno la loro pena in un altro modo e tu, Archer, ti unirai a loro come punizione per la tua insubordinazione. Ora fuori di qui!
Lo sceriffo li mandò via senza permettere loro di ringraziarlo o replicare, poi si appoggiò allo schienale della sedia con un sospiro: quell'incarico si prospettava più faticoso e complicato di quanto avesse potuto immaginare.
Prese dal ripiano della scrivania la mela che gli era stata donata da Seth e la guardò mentre sul suo viso si faceva strada un'ombra di tristezza, poi si alzò e si diresse verso le sue stanze: si sentiva vecchio e stanco e lo aspettavano giornate molto lunghe.

   
 
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