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Autore: sushiprecotto_chan    04/01/2016    1 recensioni
Quest’inverno dovremo stare appena un po’ più attente con le spese, ma ne vale la pena. Anche se sinceramente ancora non capisco bene come funzioni questo festival – una delle tante ragioni del perché non dovrei essere qui ora. Sono inutile, non so nulla di video sul web e non ho ancora capito come sia possibile ricavare dei soldi dal farne.
Katniss porta sua sorella a un VidCon per il suo compleanno. Lì incontra Peeta.
[Modern AU (Distretto 12 = Chicago); Katniss/Peeta; la storia del pane non cambia]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Delly, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: The Hunger Games appartiene solo ed esclusivamente a Suzanne Collins.
Personaggi/Pair: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Prim Everdeen, Delly Cartwright, Johanna Mason; Katniss/Peeta
Contaparole: 2134 (fdp)
Introduzione: Katniss porta sua sorella a un VidCon per il suo compleanno. Lì incontra Peeta.
Warning: Modern AU (Distretto 12 = Chicago), Het, La storia del pane non cambia
Note: prima o poi vorrei scrivere una Shameless!AU. Qui il discorso è abbastanza simile: Giacimento = ghetto. Il padre di Katniss e Prim è morto sul lavoro ed è Katniss a prendersi cura di sua madre e di sua sorella. Prim ha quindici anni, Katniss ne ha circa venti e ha una conoscenza di Internet pari a quella di una signora di sett’antanni.
N/A: Questa storia l'ho scritta per un'AU Challenge che avevo postato sul mio LiveJournal. Il prompt era "meeting at a festival au" e la cara Mushroom mi aveva chiesto una Peeta/Katniss. Visto che la Peeniss è uno dei miei OTP di sempre, ho eseguito immediatamente. E' la seconda fanfiction su Hunger Games che scrivo (la prima è a capitoli e dal punto di vista di Gale e sarà pubblicata su EFP non appena l'avrò finita) e la mia prima Peeniss. Giusto per avvertirvi.








Suppongo che non dovrei essere qui, o che avrei dovuto spendere i soldi dei nostri biglietti in modo più costruttivo, ma non è che ci fossero tante altre alternative tra cui scegliere per festeggiare per bene mia sorella. Prim è felice, e vederla sorridente giustifica qualsiasi prezzo da pagare.

Quest’inverno dovremo stare appena un po’ più attente con le spese, ma ne vale la pena. Anche se sinceramente ancora non capisco bene come funzioni questo festival –  una delle tante ragioni del perché non dovrei essere qui ora. Sono inutile, non so nulla di video sul web e non ho ancora capito come sia possibile ricavare dei soldi dal farne.

Prim m’indica di mostrare il braccialetto verde che ci hanno dato all’entrata e io obbedisco. Ci lasciano passare. Il capannone è pieno di persone, e la cosa strana è che sono tutte della mia età, o dell’età di Prim, tra i dodici e i trentacinque anni insomma, ma non di più. Ho lavorato in un paio di festival – giusto per racimolare qualche soldo, di solito il banchetto di birra di Madge ha sempre bisogno di qualcuno che aiuti alla cassa e lei fa sempre il giro delle fiere, non importa quanti chilometri ci siano da fare in macchina –, e mai ho visto così tanti miei coetanei in una stanza sola.

“Oh, Katniss, è bellissimo.” Mi dice mia sorella. Gli occhi le luccicano dall’emozione.

Pensavo che mi avrebbe chiesto di partecipare ad un festival di medicina o di farmacia, magari – è da anni che Prim punta a fare Medicina all'università –, non questo. Quando l’ho detto a Gale mi ha risposto che anche i suoi fratelli trascorrono quasi tutto il loro tempo libero davanti al computer e su YouTube, e che non c’era nulla di cui meravigliarsi che quella roba piacesse anche a Prim. La verità è che mi fa piacere che mi abbia chiesto in regalo qualcosa di frivolo piuttosto che qualcosa di utilitaristico, ma mi sento un po’ una vecchia a guardarmi intorno in questo capannone e a non capire nulla di quel che mi circonda. Almeno in una fiera di Medicina avrebbe avuto senso l’evitare di soffermarmi troppo ad una bancarella.

Prim mi trascina di qua e di là, indicandomi prima una struttura e poi un’altra, provando a spiegarmi chi sia chi.

Ogni tanto i suoi occhi si allargano così tanto da prenderle gran parte del viso. Mi perdo nelle ondate di nomi e di ‘nickname’ assurdi che mi elenca man mano. Finalmente con un sorriso decide di lasciarmi la mano per andare a parlare personalmente con uno dei ragazzi di YouTube – come si chiamino, non ne ho idea –, e io posso eclissarmi in mezzo a tutte queste persone e guardare quel che c'è per conto mio.

Mi ritrovo davanti ad un banchetto poco frequentato. È pieno di disegni, che sembrano essere stati creati da una decina di mani diverse. Al banco ci sono cinque ragazzi più o meno della mia età. Penso di riconoscerne qualcuno, ma non mi viene in mente dove io possa averli visti. Mi basta poco per perdermi ad osservare i disegni e i dipinti. Ne individuo un paio che mi piacciono. Uno di questi è un tramonto rosso che ha un cielo di mille sfumature diverse.

“Ciao!”

La voce trillante della ragazza bionda davanti a me mi distoglie bruscamente dai miei pensieri.

“Ciao.” Dico.

Lei continua ad osservarmi e a non aggiungere nulla, come se si aspettasse qualcosa.

“Ehm. Gran bei disegni.” Tentenno.

“Ma come, non mi riconosci?”

La osservo. In effetti ha qualcosa di familiare, ma non riesco ad individuare dove io possa averla incontrata. Magari è uno scherzo. Dopotutto non sono mai veramente uscita da Chicago prima d’ora, e quante persone della mia città possono esserci nei capannoni di questa fiera?

“Mi dispiace,”

La ragazza non si dà per vinta, e continua a sorridermi in modo radioso.

“Katniss, andavamo a scuola insieme! Alla Bowen.” Dice. “Sono contenta d'averti incontrata qui, ti trovo davvero bene.”

Fortunatamente il suo volto riesce a farmi tornare in mente i ricordi giusti. Dopotutto ho conosciuto non tante persone con un modo di fare sempre allegro come il suo.

“Delly,” dico, e sembra quasi una domanda.

Il suo sorriso si allarga ancor di più. Delly era nella classe accanto alla mia, al liceo, e quando c'incontravamo nei corridoi mi salutava sempre. È una ragazza dal viso tondo, vivace e molto carina. Dopo la scuola è facile indovinare il perché non ci siamo più riviste: apparteniamo a quartieri completamente diversi. Dal ghetto non escono persone come lei. Anche se Prim in qualche modo le somiglia, fisicamente: lei non ha preso la pelle olivastra di papà.

“Anche tu stai davvero bene,” dico, cercando d’essere gentile. “Bello il nuovo taglio di capelli.”

Se possibile, Delly s’illumina ancora di più. Con una mano si tocca la nuca.

“Vero? Mi piace davvero tanto. È così fresco.”

“Ti dona.” Questa volta non sono io a parlare, ma un ragazzo biondo che pochi minuti fa era intento a intrattenere delle persone di fianco a noi.

Dopo aver sorriso a Delly, mi guarda dritto negli occhi. Ha gli occhi azzurri, la pelle chiarissima e non è tanto alto, non più di Delly. Mi basta un’occhiata per riconoscerlo.

“Ciao.” Sembra quasi pronunciare questa parola con timidezza.

Io non so cosa fare, è da quando avevamo undici anni che non ci rivolgiamo una parola. Non sono nemmeno sicura che si ricordi di quell'episodio. O di me. Essere in debito con lui non aiuta la mia abilità a fare amicizia.

“Ciao.”

“Stavi guardando i dipinti?”

Delly scivola silenziosamente dietro al ragazzo del pane, andandosi a mettere dall’altra parte del bancone.

“A dire il vero sì. Sono molto belli.”

Lui sorride. Io mi guardo le mani. Scelgo di essere sincera.

“Scusami, ma voi... mettete anche voi dei video su internet? Come funziona?”

Si prende del tempo solo per me e mi spiega lentamente chi sono e cosa ci fanno alla fiera. A quanto pare è parte di un gruppo di vlogger – imparo questa e altre parole di un lessico specifico che non ho mai sentito prima; lui non sembra impormi nulla, e mi spiega tutto con semplicità e senza mai farmi sentire ignorante in materia. Hanno tutti un loro canale YouTube, ma ne hanno formato uno in comune giusto un anno e mezzo fa. Quando prende un foglio e mi scrive il loro link, una ragazza vestita da punk lo sorprende da dietro e mi ordina di chiedergli qual è il nick che usa nel suo canale privato. A queste parole lui arrossisce come un’adolescente.

“Johanna, smettila.”

“È divertente, Peetuccio. Non la prendere a male.” E poi, dopo avergli dato una pacca sul culo e avermi sorriso in modo inquietante, se ne va dall’altra parte del tavolo.

Resto un po’ intontita a guardare il ragazzo del pane. Sono infastidita e non riesco a nasconderlo. Già mi pesa essere in debito con qualcuno, ritrovarlo qui ha significato trovarmi in una situazione imbarazzante, e in più non riesco a girare i tacchi e andarmene. Forse dovrei.

Sono infastidita dal modo in cui quella ragazza ha ammiccato, come a sottointendere che ci sia qualcosa tra me e il ragazzo del pane. Io in realtà non lo conosco. Non lo conosco affatto.

“Beh, cosa c’è di tanto divertente nel tuo nip?” Gli chiedo, schietta.

Lui tentenna un po’. “Nick.” Mi corregge.

Nick.” Ripeto io.

“Ma- niente di che, io…” Poi sospira. Mi guarda. “Mi prometti di non dirlo a nessuno? Anzi, no, non promettere, tanto ormai lo sanno già tutti.” Prende il suo laptop e digita qualcosa sulla tastiera, poi gira lo schermo nella mia direzione.

“Eccolo, questo è il mio canale personale.” Mi dice.

C’è un video che compare come il principale, che parte non appena si carica la pagina. Nel video compare lui in una cucina, mentre spiega un- tutorial – o così recita il titolo del filmato – per fare delle decorazioni complicate su una torta. Gesticola in modo allegro, mantenendo la schiena dritta e un sorriso sincero sulle labbra. Sembra bravo a parlare. Per un attimo vorrei che il computer non fosse in muto.

“Che c’è di strano?” Dico. Mi è già passata l’irritazione.

“Guarda il nick.”

Mi serve un minuto per cercarlo e per ricordarmi che il link è quella scritta dell’indirizzo della pagina e che a quanto pare lì non c’è scritto nulla, ma poi incappo in una scritta in grassetto giusto sopra il video della torta e lo leggo.

Ragazzoinnamorato12?” Cerco di non ridere. Non mi riesce molto bene.

Lui si mette le mani sulla faccia, ma sta sorridendo. “Lascia perdere.”

“Perché ti chiami Ragazzoinnamorato12?”

“Avevo dodici anni. C’era una ragazza che mi piaceva molto. Come ti ho detto, lascia perdere.” Mi risponde.

Poi cerca di ridarsi un tono. “Quindi. Siamo un gruppo che dipinge live su YouTube. Ogni tanto disegnamo dei fumetti e poi li doppiamo, quando Johanna si unisce a noi per il montaggio li rendiamo animati, ma più che altro carichiamo video tutorial su come dipingere. Io preferisco farlo con i colori ad olio, ma Delly invece usa sempre gli acquerelli. Sul mio profilo personale invece ci sono solo ricette di cucina.”

“Sembra interessante.”

“È impegnativo ogni tanto, ma è anche molto divertente.”

“Ma riuscite a ricavarne dei soldi, da questo lavoro?”

“Pochi, ma sì. Con questa fiera speriamo di farci conoscere un po’ di più.”

“Dirò a mia sorella di seguirvi.”

Mi sorride. Poi sembra avere un’idea. Cerca qualcosa in un sacco di carta dietro di lui, poi avvolge ciò che ha trovato in un fazzoletto. “Tieni.” Dice.

Lo prendo. È del pane. In particolare è una pagnotta con le more, di quelle che Prim ha sempre addocchiato al negozio del signor Mellark, quando ci andavamo.

“Se non ricordo male, queste le piacevano quando venivate alla panetteria.”

Lo guardo. Allora si ricorda. Ma forse ha impresso solo le volte in cui sono passata dalla vetrina del Forno con mia sorella, e non di quella volta nel retro bottega.

“Grazie,” gli dico. “Le piacerà moltissimo.”

“Questo è per te.” Mi dice, passandomi un altro panino. È caldo tra le mie dita. Sembra buonissimo.

Lo vorrei guardare male, ma l’acquolina che mi sta facendo venire l’odore del pane mi vince. Cerco comunque di rifilargli un’occhiataccia. “Non ho bisogno che tu mi sfami.”

“Lo so.”

Lo guardo di nuovo e poi dò un morso al pane. È delizioso.

“Che buono.” Dico, sinceramente. “L’hai fatto tu?”

Annuisce.

“È buonissimo.”

Lui s’illumina un po’. Forse gli piacciono, i complimenti.

Quello che mi aveva lanciato nove anni fa era altrettanto buono. Era pane buono, sano, con uva passa e nocciole. Avevo fatto sedere intorno alla tavola mia madre e Prim, prima di tagliare le parti bruciate e cominciare a mangiarlo insieme alla mia famiglia. C’eravamo fatte un tè con della menta che avevo trovato in un angolo della credenza.

Mi ricordo come, il giorno successivo, fossi incappata in lui passandogli accanto a scuola, nell’atrio: la guancia gli si era gonfiata e l’occhio era diventato nero. Era con i suoi amici e non aveva dato segno di accorgersi di me, ma nel pomeriggio l’avevo trovato a guardarmi dall’altro lato del cortile della scuola, mentre io andavo a prendere Prim. Più di una volta mi sono voltata e ho colto i suoi occhi puntati su di me. Sento di dovergli qualcosa, e io odio essere in debito con la gente.

Forse, se l’avessi ringraziato anni fa, ora mi sentirei meno combattuta. Ci ho pensato un paio di volte, ma non se n’è mai presentata l’occasione.1

Questa è la prima volta che parliamo dopo quella volta.

“Katniss!” mi chiama Prim, abbracciandomi da dietro. “Devi venire, sono appena passati TomSka e Lacigreen2. Ti piacerà moltissimo quello che fanno.”

Poi si accorge di Peeta. L’ho sempre chiamato ‘ragazzo del pane’, tra me e me, ma conosco il suo nome. M’imbarazza anche solo pensarlo, però. Chiamare una persona col proprio nome è segno che la si conosce.

“Ciao.” Gli dice, e lui ricambia il saluto con un sorriso. È impossibile non amare Prim.

“Vai pure, Paperella, io ti raggiungo tra un attimo.”

Poi mi ricordo del pane e la fermo, consegnandoglielo. “Te l’ha appena regalato Peeta, quel ragazzo laggiù.”

“Oh, mi ricordo! Il figlio del fornaio!” Lo saluta con una mano. “Grazie mille!”

Quando torno da lui, mi sorride.

“Ti ricordi come ti chiamo.”

“Certo.” Dico, guardando da un’altra parte.

Cerco Prim tra la folla, e la scorgo mentre si mette in fila e chiacchiera con un’altra ragazzina.

“Se vuoi tornare da tua sorella… tieni, questo è il mio numero.”

Prendo in mano il biglietto.

“D’accordo.” Ci tendiamo la mano nello stesso momento. Gliela stringo. La sua è solida e calda come quelle pagnotte.3

“Katniss.” Mi presento.

“Peeta.”



















(1): Pezzo tratto (in parte) dal secondo capitolo del primo libro.

(2): Due youtubers che metterei su un piedistallo seduta stante. Thomas Ridgewell (TomSka) è l’autore degli “adsfmovie” e, oltre ad avere un canale personale in cui parla un po’ di tutto, più che altro crea sketch molto divertenti. Lacigreen è un’attivista che insegna educazione sessuale su YouTube, e che quest’anno ha avviato una serie di video che è andata in onda su MTV chiamata “Mtv Braless”.

(3): uguale come il punto 1.
   
 
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