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Autore: Athelye    04/01/2016    2 recensioni
Si strinse nel cappotto al pungere del freddo. Bevve un sorso, ma si bruciò la punta della lingua e fece una smorfia che lo fece sembrare solo più carino. Soffiò di nuovo e, chiudendo gli occhi, bevve piano piano, godendosi il calore che gli scendeva in gola.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nulla di speciale. Un comunissimo pomeriggio uggioso, avvolto nella nebbia, uno come un altro in Inghilterra. Solo il primo libero dopo tanto tempo.
Soffiò un pochino sul the rovente, facendo ondeggiare il ricciolo di vapore caldo che usciva dalla tazza. Sei proprio uno stupido Paul, perché non sei dentro questo bar?
Si strinse nel cappotto al pungere del freddo. Bevve un sorso, ma si bruciò la punta della lingua e fece una smorfia che lo fece sembrare solo più carino. Soffiò di nuovo e, chiudendo gli occhi, bevve piano piano, godendosi il calore che gli scendeva in gola.


“Oh ammettilo! Dillo che hai sbagliato, avanti!”
“Sì, hai ragione ho sbagliato! Ho sbagliato, ho sbagliato a prenderti nel gruppo, a farmi abbindolare da quegli occhi da cucciolo, a farmi incantare dalla tua cazzo di voce!”

Era da almeno un quarto d’ora che si urlavano addosso, praticamente da quando avevano messo piede in macchina, e stavano volando i peggio insulti. Gli occhi verdi fulminavano furiosi il profilo aquilino dell’altro, che invece non staccava gli occhi dalla strada neanche per un secondo. Le labbra sottili strette in una linea dura, le sopracciglia appena aggrottate in una piccola ‘v’.

“Dovevo bere meno quel fottuto giorno, a mente lucida probabilmente non avrei mai commesso un errore così stupido!”

Il ragazzo sbarrò gli occhi chiari, incredulo e senza parole. Lo fissava col respiro spezzato.

“Se non mi fossi innamorato di te.. Se solo tu fossi il mio respiro non rischierei di soffocare ogni volta che ti guardo..! Se non ti amassi dal primo istante in cui ti ho visto probabilmente non mi incazzerei così ogni volta!”

Le parole gli erano fuggite dalle labbra senza che avesse potuto fermarle. Per qualche secondo sembrò che entrambi stessero trattenendo il respiro.

“Accosta qui.”
“Cosa?”
“Accosta qui, ho detto!”

Il ragazzo al volante obbedì, facendo fermare la macchina a lato della strada. Si girò a guardarlo, attraverso le lenti degli occhiali, appoggiando una mano sulla coscia. Non fece in tempo ad aprir bocca che sentì scivolare le dita fra i suoi capelli e un calore improvviso sulle labbra. Socchiuse gli occhi, rilassandosi. Dopo un poco l’altro si scostò appena dalla sua bocca.

“E ora non dire niente, stupido zuccone. Abbiamo discusso abbastanza.”

Il più piccolo era arrossito lievemente, ma non per il bacio.

“Non andiamo a casa?”
“Oh non ora darling, non ora..”

Lo zittì baciandolo di nuovo, dolcemente.


Sospirò, creando una nuvoletta.
Girò ancora il cucchiaino nella tazza, seguendo le spirali che creava con distrazione nella bevanda rosso cupo.


Il cielo era rosso scuro, macchiato solo dalle nuvole, che lo ornavano come dolci fiocchi dorati, e dipingeva di rosa chiaro quella stradina deserta.

“Per chi è l’altra cartolina?”
“Quale cartolina, principessa?”

Il più piccolo lo guardò con un sorriso un po’ esasperato e un po’ divertito.

“Ne hai prese due: una per tua zia, e l’altra?”

Quello si fermò, tirò fuori una penna e la cartolina incriminata, si appoggiò alla prima superficie che vide, scrisse qualcosa e ripose di nuovo la penna. Si girò verso l’altro e sorrise soddisfatto, porgendogliela. Dita affusolate gliela sfilarono con delicatezza dalle mani. Un tenero ed innocente sorriso si dipinse sulle sue labbra morbide, si avvicinò al maggiore schioccandogli un bacio a fior di labbra.

“Ti amo anch’io..”

Gli sussurrò con un’espressione così trasognata e presa dall’altro. Tutto gongolante saltellò poco distante, mordendosi il labbro sorridente, rigirandosi la piccola foto di una torre appuntita fra le mani.

“Dai, ora torniamo alla nostra stanza, dobbiamo scrivere anche quella per Mimi e quella per Geo!”
“Dobbiamo proprio scriverle? Non le possiamo mandare vuote?”

Il più grande lo agguantò per fianchi e lo tenne abbracciato stretto, dandogli dei piccoli baci dietro l’orecchio.

“No, mio caro pervertito, non possiamo..”

Rispose ridacchiando, incrociando le dita del maggiore con le sue sul suo addome, sentendo il suo calore sulla schiena e il suo respiro sul collo. Guardarono sparire il sole sul fiume così, prima di correre ridendo sotto quel cielo insanguinato mano nella mano.


Si erano formate delle goccioline di condensa sulle finestre, colpa di quel tempo umido.
Si guardò un po’ attorno cercando di scorgere la strada oltre quella coltre ovattata.


Aveva cominciato a piovere. Così, da un momento all’altro. E pure forte.
I due ragazzi si stringevano sotto la tenda corta di un negozio con la vetrina appannata, lanciando di tanto in tanto occhiate al cielo quasi nero sopra di loro.

“Tuo padre mi ammazza.”
“Cosa te lo fa pensare?”

Cercavano di tenere le giacche ancora più chiuse di quanto non fossero già.

“Sai che ore sono?”
“No.”
“Come no?! Hai sempre l’orologio!”
“Beh, sempre ma non oggi, ok? Nella fretta l’ho dimenticato..”
“E nella fretta di che?”
“Indovina.”

Il più piccolo mise il broncio, voltando il viso dall’altra parte, dando all’altro ragazzo solo un accenno del proprio profilo.

“Avevo fretta di vederti, stupido.”

Disse piano, guardando la strada che cominciava pian piano ad allagarsi. La pioggia creava centinaia di cerchietti concentrici sulla superficie trasparente e oscura dell’acqua. L’altro sorrise teneramente e non rispose. Infilò con forza le mani nelle tasche, come se servisse a scaldarsi di più, e sbuffò, osservando la nuvoletta davanti a sé.

“Beh, allora ti va una corsa?”

Gli occhi verdi del più piccolo lo fissarono perplessi.

“Con quest’acqua?!”
“Puoi scegliere: o restare qui, per un tempo indefinito, a fissare la strada e aspettare col cuore in gola che smetta, oppure correre con me fino a casa, sperando di far presto e che tuo padre non mi uccida.”

Gli propose sorridente il maggiore, inarcando un sopracciglio per sembrare più convincente. L’altro rise appena.

“E perché dovrei augurarmi che non ti uccida? Mi faresti arrivare a casa bagnato come un pulcino, oltre che dannatamente in ritardo.”
“Il ritardo ce l’abbiamo di base, sia che restiamo qui, sia che cominciamo a correre. Però non mi dispiace l’idea di te bagnato come un adorabile pulcino..”

Sorrise malizioso, avvicinandosi al viso candido del minore, dandogli un leggero buffetto sulla guancia. Questo gli fece una smorfia divertita.

“Questo pulcino però ci terrebbe a non beccarsi un’influenza, sai?”
“Allora dobbiamo correre veloci.”

Tese la mano aperta come invito a stringerla e seguirlo in quella piccola follia. Il moro guardò in alto con un sospiro, prese la mano dell’altro e immediatamente sentì uno strattone che indicava l’inizio della corsa. Avevano entrambi le mani così fredde da sentirle bruciare in quella stretta, un fuoco che sembrava dar loro la carica a continuare, perché si sa che quando si sta correndo e il fiato comincia a mancare manca poco, e se si è in due manca anche meno, perché ci si incoraggia a vicenda.
Ogni tanto si fermavano sotto magari una terrazzina, o un albero, stringendosi per pochi istanti, sentendo il respiro caldo dell’altro che diventava il proprio. Poi si riprendevano per mano e la corsa ricominciava.
Arrivarono al 20 di Forthlin Road fra le varie proteste del più piccolo, che non voleva che l’altro lo accompagnasse a casa perché si sarebbe bagnato ancora, e arrivato a casa sua zia l’avrebbe strizzato come un panno, letteralmente, e non solo per l’acqua. Ma erano uno più testardo dell’altro e quindi erano entrambi lì, zuppi e abbracciati stretti, davanti alla porta. Ora sì che era buio. Non solo per il tempaccio, ma anche per l’ora ormai tarda.

“Chiama tua zia e dille che resti qui, io mi invento qualcosa per non farti scuoiare vivo da mio padre..”
“No, tanto manca poco da qui a casa mia, e avrai già abbastanza da discutere con lui anche senza di me.”
“Non manca poco! Caspita, ti prenderai DI SICURO qualcosa!”
“Naah! Sono a due passi dai!”

Avevano cominciato a bisticciare, fra un affanno e l’altro, con la pioggia che quasi copriva le loro parole. Il più grande non lasciò spazio a un’altra risposta. Appoggiò la fronte contro quella dell’altro, immergendosi in quel contrasto di colori che era il viso del minore.

“Sono una roccia principessa! Non preoccuparti.”

Gli disse, sfoderando uno dei sorrisi più rassicuranti che aveva. Osservò l’altro che gonfiava un pochino le guance, contrariato e cosciente che non sarebbe riuscito a smuoverlo.
Aveva il viso bianco, colorato solo dalla bocca rossa e dalle guance arrossate. Gli occhi verdi e luminosi lo fissavano, incorniciati da qualche ciuffo nero ribelle che ricadeva su di loro. Non passò un altro istante che si appropriò di quelle labbra lievemente screpolate dal freddo. I due non vollero lasciarsi per un tempo indefinito, e quando lo fecero i secondi lunghi sembrarono comunque troppo pochi.
Sentì allentarsi la presa del più grande intorno a sé e lo vide indietreggiare di pochi passi e girarsi verso la strada. Prese un respiro profondo e cominciò a correre. Poco prima di sparire si girò avvicinando le mani aperte alla bocca.

“TI AMO!”

Si girò di nuovo e continuò a correre, lasciando l’altro senza parole sulla porta.


Si perse con lo sguardo nella nebbia sottile che riempiva soffice la strada.
Si sentì avvolgere in un abbraccio forte e caldo, due labbra morbide che premevano sulla sua guancia, spingendolo leggermente in avanti con il busto. Sorrise.

“Sovrappensiero, amore?”

Sentì sussurrare una voce profonda nell’orecchio.

“Mi chiedevo solo se ti fossi perso in tutta questa nebbia.”

Sentì la carezza di un sorriso sulla pelle del viso. Due dita gli sollevarono un poco la manica, quanto bastava per leggere l’ora.

“Oh dai, solo dieci minuti, poteva andare molto peggio.”

Rispose ancora sorridendo.

“Mh.. Sì, ok. Stai migliorando.”

Un ultimo schiocco sulla guancia e il ragazzo passò a sederglisi di fronte.

“A che pensavi, principessa?”

Gli chiese appoggiandosi con il mento al pugno chiuso, guardando l’altro con espressione persa, così persa da sembrare quasi stupido. Ma dopotutto era davvero incapace di intendere e di volere davanti a quel viso così bello, a quella bocca così piena e solo sua, a quegli occhi così gioiosi e grandi, a..

“Ricordi..”

Ricambiò lo sguardo trasognato, appoggiandosi alle dita intrecciate.

“Belli?”
“Molto, sì.”
“A quali pensavi?”

Il sorriso del più grande si allargò di riflesso a quello del più piccolo.

“Ai nostri, Johnny..”
 
 
 
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- Angoletto dell’autrice
Come promesso, eccomi con un’altra storia entro gennaio! Cribbio, questa mi ha risucchiata! Però sono stati nove giorni di lavoro spesi bene, l’unica cosa è che sono indietro in tutti i compiti delle vacanze eccetto greco, che è l’unica materia di cui ho già il voto, grandioso lol.
Vabbè, passando a cose serie. Ho scritto questa storia per il contest della pagina facebook “Two of Us”, per cui dovevo usare alcuni versi della canzone.
I versi che ho scelto credo si capiscano, comunque sono questi:

“You and me Sunday driving
Not arriving on our way back home”

“Two of us sending postcards”

“Two of us wearing raincoats”

“You and I have memories
Longer than that road that stretches out ahead” (ovviamente)

Dunque, questa so che dovrebbe essere la premessa, ma VABBÈ. Francamente non ho idea di quando John abbia preso la patente, se l’ha presa prima o dopo Paul o se l’ha mai presa in generale. Questa era la Nota #1.

Nota #2   Il secondo ricordo invece è della loro “Luna di miele” a Parigi *muore pensandoci*. Chiaramente non è chiaro in effetti, dico solo di una torre e un fiume, quante città hanno torri e fiumi? Anche Pisa ha una torre e un fiume.. Mh..

Nota #3   Il terzo (come il primo) è un ricordo totalmente a caso inventato. Secondo voi poi John si è ammalato?

Nota #4     La nebbia che ha avvolto la mia zona mi ha ispirata, per questo c’è praticamente SOLO nebbia e nient’altro in questa fic, perché anche qui per tre/quattro giorni non s’è visto altro (letteralmente).

Ringrazio la mia beta tester di fiducia (a cui do un premio per la pazienza, sopportarmi ogni giorno per almeno 5-6 ore non deve essere facile) per avermi indicato i punti dove sono stata poco chiara.
Ringrazio moltissimo chi legge le mie storie, chi le segue, chi le preferisce e chi recensisce!

Ok, niente, credo di aver detto tutto, dunque vi saluto e vi invito caldamente, a proposito, a recensire! ^^
Athe
~ ❤
   
 
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