Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Shayleene    06/01/2016    0 recensioni
Delle creature originate dalla Morte stessa per compiere il suo volere.
Sono ovunque attorno a noi, vigili custodi delle nostre effimere esistenze nonostante nemmeno loro siano eterni, pronti a raccogliere i nostri ricordi prima che la nostra anima svanisca, osservatori invisibili dello scorrere del tempo.
Ma su di loro incombe un infausto destino: scomparire non appena raggiungono il millesimo anno di vita. E' possibile sconfiggere la Morte, la propria creatrice?
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13

Chaos. Incertezza. Paura. Delusione.
Il Reaper sedeva con la testa tra le mani su una poltroncina grigia situata in fondo al corridoio dell'hotel in cui si era infiltrato. Le luci che provenivano dal soffitto illuminavano il lungo tappeto rosso che era stato sistemato sul pavimento e si riflettevano sulle porte metalliche dei due ascensori affiancati che portavano ai piani superiori. Gli sguardi degli inservienti che iniziavano con le pulizie e dei turisti che tornavano alle loro camere lo attraversavano senza soffermarsi, come se fosse parte dell'arredamento e non meritasse attenzione.
In effetti se ne stava talmente immobile che sarebbe potuto sembrare paralizzato, una statua con l'aspetto di un angelo in felpa blu scuro e jeans. Questo perché la sua mente era diventata un mare in tempesta che si scagliava con tutta la sua forza contro gli scogli, l'insieme dei ricordi che ora possedeva. Non solo quelli degli assistiti, ma anche quelli innati e ottenuti in quei pochi giorni di esistenza.
-Kyle-. Mormorò quel nome a fior di labbra, assaporandone il suono. Non riusciva a capire perché gli fosse sorto così spontaneo quando l'aveva detto ad Eveline, quasi avesse fatto sempre parte di lui. Eppure non poteva essere, in quanto il proprio vero nome non lo conosceva. Gli sarebbe stato rivelato solo quando fosse giunta la sua ora.
Allora per quale motivo quelle quattro semplici lettere messe in successione sembravano essere in grado di smuovergli qualcosa nel profondo? Per un istante gli sembrò perfino di vedere i contorni del volto di un ragazzo con dei capelli talmente chiari che sembravano bianchi e una piccola cicatrice sotto l'occhio sinistro, ma questi scomparve subito dopo lasciandolo spaesato e con una strana sensazione al petto. Kyle si alzò di scatto e allungò la mano, attraversando il nulla. 
Lo conosceva. In qualche modo lo percepiva dentro di sé che lo aveva conosciuto. Ogni singolo tratto di lui gli era familiare, eppure non riusciva a ricondurlo ad un ricordo preciso. Si lasciò cadere fiaccamente sulla poltrona che accolse il peso del suo corpo facendolo affondare di alcuni centimetri.
-Perfetto, ora inizio ad avere pure le visioni- bofonchiò. Un motivo in più per sentirsi diverso dagli altri Reaper. Sbagliato. Se il problema fosse stato solo quello forse non sarebbe stato così male. In fondo aveva saputo fin quasi da subito che c'era qualcosa in lui che non andava. La verità era che, da quando Eveline lo aveva etichettato come un assassino, quell'accusa non smetteva di farlo stare male. Non aveva mai riflettuto veramente la sua vera natura, dando per scontato che come servitore della Morte era per logica nel giusto. Non era meglio che le anime fossero liberate da ogni peso, da ogni legame con la vita terrena prima di andarsene? Faceva loro un favore.
"Non avvicinarti, assassino!" 
Per l'ennesima volta rivide Eveline che gli urlava contro, il viso cinereo e gli occhi che esprimevano terrore, rabbia e risentimento allo stesso tempo. Era riuscito ad allontanarla proprio come voleva, no? E allora come si spiegava quella specie di insoddisfazione che stava provando?
"Volevo capire che cosa ci fosse di speciale in quella ragazza e invece ho fallito" si diede allora come spiegazione, e voltò la testa di lato per osservare ciò che stava accadendo all'esterno dell'ampia vetrata installata nella lunga parete. Dovevano essere circa le otto di sera, ma il buio era già calato avvolgendo la città con un manto scuro. I lampioni erano già accesi e rischiaravano la strada sulla quale si proiettavano le ombre dei passanti, stretti nelle loro giacche dai colletti rialzati per proteggersi dall'aria fredda. Alcuni di loro stavano portando a passeggio il cane legato ad un corto guinzaglio. Tutta quella normalità era così disarmante da fargli quasi male.
"Non potrò mai essere come loro".
Quel pensiero gli attraversò alla mente chiaro e limpido come un fulmine, e per un attimo lo lasciò sconcertato. Perché lo sentiva allo stesso tempo come proprio ed estraneo. Non gli apparteneva del tutto ma lo condivideva.
Tuttavia non ebbe neppure il tempo di rifletterci sopra: sollevando lo sguardo verso l'alto nel punto in cui si poteva iniziare ad intravedere il cornicione del primo piano dell'hotel, intercettò due occhi che parevano dotati di luce propria scrutarlo con aria divertita e allo stesso tempo derisoria. Non servì a nulla la sua velocità soprannaturale. Si era appena alzato in piedi che quelle due piccole fiammelle dorate si spensero, lasciandolo a bocca spalancata. Passarono alcuni istanti durante i quali il suo cervello elaborò le teorie disparate, ma infine Kyle giunse ad un'unica soluzione.
Forse non era stato davvero abbandonato a sé stesso in quel mondo. Forse c'era qualcuno che aveva iniziato a tenerlo d'occhio dopo aver notato le sue "difficoltà". O forse non era mai stato davvero solo. Lo avevano visto parlare con Eveline. Lo avevano visto mostrare involontariamente la propria natura ad un'umana. Lo avevano visto in preda al dubbio. E se quella era la verità...
"...la punizione non tarderà ad arrivare" pensò Kyle deglutendo a fatica.
   
 
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