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Autore: GabrielleWinchester    06/01/2016    3 recensioni
[Sequel di "Charming Prince doesn't exist: He's dead] Dopo la morte di Eris, la vita di Nike continua all'interno dell'agenzia, gli inseguimenti contro i principi e le principesse azzurre, le schermaglie contro Antonio, l'amore che aleggia nell'aria, Nike che vorrebbe avere una vita diversa e nello stesso tempo si sente immeritevole di averla, tanto da spingere il barista a stare lontano da lei...
A complicare le cose, qualcuno dal passato ritorna e vorrà scombinare tutto...
Chiedo scusa se il racconto dovesse annoiare :-) Buona lettura :-)
Genere: Angst, Slice of life, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La saga delle Nightingale of Darkness'
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II parte
 
“Prego signori, potete accomodarvi”
Un cameriere in livrea aprì la porta e fece entrare un uomo e una donna vestiti in maniera elegante. La donna si aggrappò al braccio destro e commentò “Non dovevi scomodarti, è stato un gesto bellissimo”
L’uomo la baciò sulla guancia destra e rispose “Volevo fare una buona impressione a una brava violoncellista come te, Erato”
Erato Kallianthè arrossì violentemente e si attorcigliò una ciocca intorno al dito, sentendosi una ragazzina alla prima cotta. Non si aspettava minimamente che un tipo affascinante come lui si interessasse a lei e invece eccoli lì, una coppia che tutti stavano guardando con ammirazione e un po’ di invidia.
Arrivarono al tavolo predestinato e lui scostò la sedia per farla sedere “Prego, madame”
“Grazie”
Un cameriere arrivò e con un sorriso enorme domandò “I signori possono ordinare?”
Erato prese il menù, studiandosi le pietanze a una a una e aggrottando la fronte “Non vi è del pesce? Io non mangio carne!”
“Abbiamo dell’ottimo sgombro ai ferri se non vi aggrada la carne, da accompagnare con un ottimo bianco e con contorno patatine novelle aromatizzate al peperoncino” rispose il cameriere prontamente con un sorriso pieno.
“Mi fido di te” concordò e il cameriere annuì fiero per poi rivolgersi all’uomo “E lei, signore?”
“Una semplice bistecca al sangue”
Un brivido di terrore attraversò la schiena del cameriere e gli saltò in mente l’idea di prenderla per la mano e portarla fuori dal locale. C’era qualcosa di losco in quell’uomo, era troppo perfetto per essere normale, troppo distaccato, aveva scelto quel locale solo per fare scena e non perché la amava veramente. Ormai era un vero esperto nel riconoscere le coppie innamorate e aveva assistito a innumerevoli scenate di gelosia, insieme a uomini e donne che si erano inginocchiati per dichiarare amore perpetuo alla persona che amavano.
“Arriva presto”
“Grazie mille”
Erato sorrise all’uomo, il quale ricambiò senza nessun calore. I piatti arrivarono in men che non  si dica e mentre la violoncellista si portava un pezzo di pesce in bocca disse “Scusami, non sono abituata a uscire con un uomo da quando il mio ex mi ha cornificata” poi si accorse di quello che aveva detto “Sono noiosa”
“Sei vera” controbatté lui, prendendole la mano e accarezzandola “Non è da tutti sfogarsi con gli altri”
“Mi sto confidando con un perfetto sconosciuto che ho conosciuto solo ora e che potrebbe essere un serial killer” disse Erato in tono ilare, non accorgendosi che era vicino alla verità “Non che tu lo sia”
L’uomo masticò un pezzo di bistecca “La tua fiducia nei miei confronti è ammirevole”
La donna portò un pezzo di patata novella in bocca e ridacchiò “ Che lavoro fai, Giorgio?”
Giorgio non rispose subito alla domanda e si limitò a masticare la bistecca in religioso silenzio e dopo rispose “Vado a cercare…” poi il cellulare della donna si mise a squillare e lei disse “Scusami, telefonata importante. Arrivo subito”
Giorgio imprecò nella sua testa, ci era quasi arrivato. Si guardò intorno e fu divertito dalla reazione degli altri clienti che li osservavano. Un omicidio in un locale di lusso avrebbe attirato Nike e la sua banda di svitati e finalmente avrebbe avuto la vendetta. Prese un portafoglio e sfilò una fotografia che lo ritraeva con il fratello gemello Alessandro, il principe azzurro di Nike.
Non ci fu più tempo di pensare che Erato ritornò e si scusò “Scusami, era il direttore artistico che mi domandava a che ora fossero le prove generali al teatro. Stavi dicendo?”
“Vado a cercare una melodia particolare”
Erato scoppiò a ridere, mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro e domandò “ Che tipo di melodia? Io sono una musicista e posso aiutarti a trovarla”
Giorgio la guardò e fu divertito dall'ingenuità di quella ragazza, non sapendo che era la sua preda, la sua prossima vittima. Bevve un sorso di vino rosso e disse mellifluo  “Cerco il tintinnio della morte”
“La morte non ha un suono”
“Tu dici?” domandò sornione “Per me sì”
E fece vedere il calcio di una pistola. La donna strillò e tutti si girarono a vedere che cosa stesse succedendo “Posa l’arma”
Giorgio fece un sorriso feroce e sparò a bruciapelo al poliziotto che gli aveva intimato di posare l’arma.
“Non la senti questa sinfonia?”
La donna si girò improvvisamente e Giorgio sparò un colpo. Il proiettile la centrò in fronte e la ragazza crollò a terra. Nel locale si creò il putiferio e nella confusione l’uomo scomparve, mettendo un campanellino accanto al corpo.
Un campanellino, un suono che gli ricordava il suono della chitarra di suo fratello.
“La prossima sinfonia che sentirò, sarà la tua morte Nike”
A Giorgio non importava che Alessandro avesse abusato di Nike, che avesse ucciso barbaramente la figlioletta di Nike, che l’avesse tormentata. Lei era la stronza che doveva morire.
                                                                        *
“Antonio, che fai imbambolato? Vai in saletta”
Il barista annuì serio e prese il vassoio con le ordinazioni. Arrivò al tavolo e servì i clienti con un sorriso enorme, un sorriso falso in quanto non si trovava dove voleva lui, ovvero da Nike. Si muoveva nella stanza come un automa, desiderando allenarsi con lei, prendere una pistola, diventare un Nightingale of Darkness, stare accanto alla persona che amava, nonostante fosse più un diavolo che un angelo.
Guidare la mitica Pentesilea di Nike e sfrecciare lungo le strade, alla ricerca di principi e principesse azzurre meritevoli della loro giustizia.
“Antonio”
Il ragazzo si girò e vide la sua ragazza, o meglio la ragazza di facciata, quella che utilizzava per non avere sospetti da parte degli altri. Federica era raggiante, le braccia cariche di buste piene di vestiti “Ero qui nei dintorni e sono passata per un salutino!”
“Oh ciao!”
“Che entusiasmo, Anto” ridacchiò la ragazza “Qualche cliente ti ha fatto arrabbiare?”
Antonio si mise a pulire un tavolo dalle cartacce e negò “Sono solo stanco, tutto qui. Mi fa piacere vederti”
Ma evitò di guardarla. La ragazza batté un piede sul pavimento e gli disse “Sei solo un maleducato”
Il barista fece un cenno della testa, concentrato sul suo lavoro. Federica lo fece girare e disse “Guardami negli occhi, stronzo!”
Antonio Oniros la guardò negli occhi e nei suoi occhi verdi ci rivede Nike. Era lei che voleva, voleva la donna che gli teneva testa, non una malata di shopping compulsivo, che perdeva tempo a parlare di trucchi e di moda, cose che a lui non interessavano minimamente.
Nike era il diavolo tentatore con i ricci rossi, Federica era l’angelo noioso con i capelli castani lisci.
“C’è un’altra donna? Chi è questa troia?”
Il barista sollevò gli occhi irritato, irritato come le donne fossero peggiori degli uomini a volte. Irritato perché Federica si era permessa di chiamare Nike troia, quando non sapeva minimamente chi era, lasciandosi trasportare dall’impulsività e dai pregiudizi che riempivano il mondo. Se solo avesse saputo che cosa aveva passato Nike, ci avrebbe pensato due volte ad additarla con quel termine. Sbarazzò un tavolo e negò “Sono innamorato di un’altra e tu sei solo di facciata”
La ragazza spalancò gli occhi “Stai scherzando, vero?”
“No, non sto scherzando. Puoi benissimo uscire dalla mia vita, è stato un piacere conoscerti”
Federica se ne andò via, indispettita e augurandogli tutto il male e dicendogli che era solo uno stronzo, pezzo di merda. Antonio fece spallucce e continuò a servire, indifferente che tutta la situazione si fosse svolta in una sala gremita. Non vedeva l’ora di concludere il suo turno per poter tornare da Nike, per poter tornare all’agenzia Nightingale of Darkness.
                                                                         *
“Spostati a destra”
Il nuovo istruttore dell’agenzia era duro ma ero contenta che fosse così. Mi costrinse a un’ora di allenamenti con il bastone, ematomi su ematomi, tiro con l’arco, esercitazioni al poligono di tiro e altro.
Fatica che mi impediva di pensare e di stare serena.
Mi buttai sul tappeto, madida di sudore e lui mi lanciò un succo “Bevi, devi reintegrare i sali minerali”
Bevvi avidamente fino all’ultimo goccio e mi accorsi che si era seduto vicino a me. Gli sorrisi e gli dissi ironica con il fiatone “Oggi eri in forma smagliante. Christopher ti ha fatto fare la notte in bianco?”
Christopher era il bimbo di nove mesi che aveva adottato insieme alla sua compagna, un bimbo di origini russe, un piccolo batuffolo con gli occhi azzurri e con un temperamento peperino. Era la mascotte dell’agenzia insieme alla mia piccolina.
Come tutti noi, anche Paolo aveva una storia brutta alle spalle ma nessuno di noi la sapeva. L’unica era stata Callisto e con la sua morte il segreto era sprofondato nella tomba. Tutti noi avevamo cercato di farlo parlare ma non c’era stata sorta, Paolo era rimasto fedele e stoico nel suo dolore. Poi Cho se ne era andata a inseguire i suoi sogni da maestra di arti marziali in Giappone e lui era stato nominato istruttore principale dell’agenzia.
“Tutto tranquillo” mi tranquillizzò e mi domandò “Tu come va?”
“Normale!”
“Nike, non mentirmi”
“Da schifo” concessi “Da schifo, la mia vita fa schifo ma cerco di andare avanti. E non dirmi che mi sto piangendo addosso, perché ti prendo a pugni”
Lui annuì senza dire nulla e poi gli venne un’idea “Perché non facciamo entrare Antonio da noi?”
Io strabuzzai gli occhi, sorpresa da quello che mi aveva proposto. Antonio mi aveva domandato più volte di essere allenato da me, di voler entrare all’interno dell’agenzia e io avevo sempre rifiutato in quanto non sopportavo che lui potesse entrare nell’Inferno come me.
“Non se ne parla. Sarebbe il bersaglio…”
“Lo è già” cercò di farmi ragionare “Almeno potrebbe difendersi da solo e un barista sotto copertura sarebbe l’ideale”
Me lo raffigurai nella mente che impugnava una pistola e uccideva un principe o principessa azzurra. L’immagine era potente e molto intrigante. Poter avere un compagno che non mi giudicava, che capiva quello che facevo…
“Ci penserò”
Lui non ebbe tempo di replicare che una piccola furia scappò dal suo babysitter e si precipitò ad abbracciarmi. Placcai l’abbracciò e mi riempì i polmoni di amore, di profumo di bambina, la mia meravigliosa Clio, la quale mi diede una rosa “Per te, mamma!”
Mi commossi profondamente e portai il fiore alla bocca “Grazie tesoro mio”
Lei era la mia gioia, lei era la ragione per cui non mi uccidevo e non mandavo a fanculo tutti. Sarei andata via dall’agenzia ma nessuno mi avrebbe ospitato, la mia famiglia era off limits e io mi consideravo immeritevole di aiuto.
Chi avrebbe aiutato una pluriomicida?
“Sai mamma, Hades mi ha portato allo zoo…”
Guardai il mio collega incuriosita e poi ritornai ad ascoltare mia figlia, la quale mi raccontò di avere visto le scimmie, i leoni, i leopardi, gli elefanti e altri animali. Era rasserenante sentirla parlare delle sue avventure, spezzoni di vita quotidiana che non avevano nulla a che fare con gli omicidi o con i sotterfugi delle persone che cercavamo di catturare.
“Antonio, dove è? Deve insegnarmi a giocare a campana!”
Sorrisi al pensiero di come Antonio fosse entrato nelle grazie di mia figlia e fosse cercato in ogni situazione, diventando un padre putativo per la mia piccolina. Era una gioia vederli giocare e lui che era premuroso con lei, rimboccandole le coperte, raccontandole le fiabe e cantando in maniera stonata.
“Amore è al bar, deve lavorare!”
“Non può lavorare qui?” domandò Clio ingenuamente e il mio cuore ebbe un tuffo “Almeno saresti meno sola e poi Antonio è perfetto per te”
La baciai in fronte e la vidi camminare accanto a Hades e pensai alle sue parole. Non avrei immaginato che le mie giornate sarebbero peggiorate.
                                                                             *
“Vaffanculo”
Giorgio Levanti buttò tutto all’aria, indispettito che il suo omicidio non avesse attirato Nike. D’altronde lei lavorava in un’agenzia che prendeva di mira le persone che illudevano in amore e lui si stupì del fatto che niente fosse arrivato alle loro orecchie.
“Che cosa aspetti a prendermi?”
Guardò con disprezzo i corpi di una trombettista e di un arpista riversi a terra in un lago di sangue, le loro mani intrecciate, gli occhi spalancati dal fatto che avevano fatto l’errore più grosso della loro vita. Erano entrati in casa di Giorgio, convinti di provare emozioni forti, che lui fosse disposto a fare giochetti a tre e invece avevano trovato la morte. Era stato divertente vedere il terrore della ragazza quando si era accorta che era una trappola…
La sua mente vagò a quella notte in cui aveva trovato Alessandro moribondo.
“Ale”
Alessandro Levanti si teneva le mani sopra una ferita profonda e guardò il fratello “Quella stronza si è vendicata!”
Giorgio era arrivato pochi secondi prima che lui spirasse e allora era scattato l’istinto di vendetta. Non gli importava se suo fratello era stato uno stronzo, non doveva morire e basta. E Nike doveva pagarla per quello che aveva fatto, non doveva finire così, aveva ucciso una persona che aveva combinato una cazzata, una bravata. Il suo sguardo si spostò su una vecchia foto con tutti e tre insieme, Nike con poco meno di diciotto anni e mezzo, lui e suo fratello circa ventitré anni o poco più, felici e raggianti. Nike teneva il braccio attorno al fianco di Alessandro, ragazzi normali che volevano divertirsi. Poi erano andati a una festa e si era ubriacati di brutto e Alessandro si era fatto avanti.
Ma lei aveva reso tutto complicato e la situazione era degenerata, quando potevano divertirsi e basta.
“Ale, per favore”
“Non fare la difficile” sbuffò irritato, slacciandosi i pantaloni e facendo vedere l’erezione pronta “Lo so che lo vuoi”
Nike si era messa a piagnucolare, terrorizzata e nello stesso tempo imbambolata dal troppo alcool che circolava nel suo corpo. Pensò che nessuno le avrebbe mai creduto, in quanto era ubriaca e quindi se le era andata a cercare.
“Spogliati!”
La ragazza si era spogliata, rimanendo nuda di fronte a lui. Umiliazione e rabbia erano dipinte nel suo viso. Poi il suo sguardo si spostò su una piccola bambina che li osservava e disse con la voce impastata “Amore, vattene a dormire”
“Che cosa sta facendo Ale?”
“Un gioco per adulti. Amore, non ti preoccupare, vai a dorm..”
Nike non ebbe tempo di replicare che Alessandro diede un colpo potente alla bambina in testa, facendola stramazzare al suolo. La ragazza si precipitò e costatò con orrore che era morta.
“Che hai fatto, stronzo?”
Alessandro aveva riso e l’aveva strascinata nella più brutta notte della sua vita. Le urla di Nike Melailura si sentirono a chilometri di distanza ma nessuno venne a salvarla.
Il fratello si era confidato con lui e insieme si erano messi a parlare del corpo di Nike, di come lei fosse arrivata al piacere finale con pochi colpi, le sue lacrime e ne avevano riso, in quanto lei faceva la finta puritana. Ne avevano parlato con lei che piangeva e che mormorava il nome della sua piccola Tersicore.
“Io ti denuncio”
“E a chi crederanno? A me oppure a te?”
Doveva morire.
Poi gli venne in mente un’idea e andò al pc. Accese un programma di riprese e si mise davanti alla webcam, sapendo che tutto Internet lo stava guardando e disse “Buonasera a tutti gli internauti e le internaute, sono il Tintinnatore, il serial killer che sta terrorizzando la città, mettendo un campanellino accanto al corpo delle persone che uccido. Il mio appello è rivolto a Nike Melailura, all’agente operativo delle Nightingale of Darkness. Voglio suonare la tua sinfonia mortale. Non farmi aspettare o altrimenti qualcun altro morirà”
Poi spense il computer e aspettò la sua vendetta.
Monte contro monte non si scontrano…Se loro non lo trovavano, sarebbe stato lui a presentarsi.
                                                                         *
“Permesso?”
Non sentendo nessuno che mi rispondeva, abbassai pian piano la maniglia della porta e mi addentrai all’interno del dormitorio femminile dell’agenzia, con lo sguardo guardingo e il vassoio pieno di cappuccini, caffè shakerati, cornetti alla crema e un succo al mirtillo rosso. Avanzai circospetto e posai il vassoio sul tavolo posto al centro della stanza e la mia attenzione si spostò su un pugnale d’argento con il manico d’oro, intarsiato di zaffiri e turchesi. Lo presi ammirato e guardai il riflesso della luce sulla lama, quando all’improvviso una voce mi fece sobbalzare “Fossi in te, starei attento con quel pugnale”
Meravigliato, mi feci un taglio poco profondo nel palmo della mano destra e mi voltai a guardare la persona che aveva parlato. Dall’ombra emerse una ragazza dai capelli ricci tagliati corti, una maglietta verde militare e pantaloni neri al ginocchio. Nella cintura che portava in vita aveva un pugnale e un pugnale arabo detto Kriss e nella schiena era fissata una lancia di frassino con la punta di acciaio.
“Il filo di quella lama è abbastanza tagliante” ridacchiò lei, facendo finta di non vedermi “Spero che tu non abbia bisogno di qualcuno che ti baci la bua”
“Sono abituato a cose del genere” mi misi sulla difensiva mentre cercavo di scrutarla e di inquadrarla “Sei nuova dell’agenzia?”
“E tu dovresti essere il barista dell’agenzia!” la sua non era una domanda ma una semplice costatazione “Sei Antonio Oniros, il primo principe azzurro a essere salvato da uno di noi”
“Se mi vuoi uccidere, mettiti in fila”
Lei sbuffò e si sistemò le armi “Non ho nessuna intenzione di farlo, anzi Nike ha fatto bene a uccidere Eris per salvarti. Quella era una psicopatica che andava fermata”
“Non lo siete un po’ tutte?”
La misteriosa ragazza annuì ammirata dal mio coraggio e mi strinse la mano, una mano piena di calli e scottature “Io sono Calliope Melanthos”
“Molto piacere” ricambiai la stretta di mano e la mia attenzione si spostò verso il tavolo pieno di armi “Che cos’è?”
“Sei appassionato di armi?”
“Me la cavo”
Calliope mi rivolse un sorriso grande e si lanciò nella spiegazione che nell’oroscopo arabo ogni segno era rappresentato da un’arma e che nel suo paese si usava portare quattro armi addosso, nel fianco destro il segno zodiacale della madre, nel fianco sinistro il segno zodiacale del padre, nella spalla destra il proprio segno zodiacale, nella spalla sinistra quello della persona amata. Lei aveva la lancia, il pugnale e il pugnale arabo come armi offensive e difensive. Mi spiegò che le adorava, perché le consentiva di stare a contatto con il principe azzurro, a differenza delle armi da fuoco che erano da gente codarda.
“E per me?”
“Tu sei Toro?” domandò incuriosita e mi ritrovai ad annuire “Allora la tua arma è la mazza”
Presi la mazza che era davanti a me e dissi ironico “Wilma, dammi la clava!”
Lei rise e mi disse “Io sto andando ad allenarmi con Nike. Mi ha fatto piacere parlare con te Antonio!”
“Aspetta, vengo con te”
Lei strinse gli occhi sospettosa ma poi mi aspettò. Durante il tragitto mi spiegò la sua storia, il perché fosse arrivata fino a lì e mi disse che tifava per me, per noi due e che sperava che Nike potesse avere un futuro migliore di quello che l’agenzia proponeva. Mi accorsi che non erano tutti matti da legare in quell’agenzia.
                                                                              *
“Stai scherzando!”
“No” rispose arrabbiato, incrociando le braccia “Voglio lavorare con voi, voglio essere un Nightingale of Darkness. D’altronde non ho anche il vostro tatuaggio?”
Fece vedere il tatuaggio sul bicipite e io scossi la testa. Perché non riusciva a capire che il nostro non era un lavoro semplice, che era meglio non immischiarsi? Guardai Paolo e Calliope, i quali non dissero nulla e mi fecero capire che era un compito mio e che loro non dovevano intromettersi.
“Non insistere!” replicai, mentre posavo i pesi per le braccia “Non sei adatto a svolgere questo lavoro, quindi ringrazia il Cielo che fai il barista. Lo vorrei fare io”
“Non sono un bambino” sbuffò arrabbiato e guardando gli altri come a sfidarli a contraddirlo “Anche io voglio aiutarvi a cacciare le persone che illudono gli altri”
“Sei disposto a svegliarti la notte e a macchiarti le mani di sangue? Sei disposto a uccidere? Guarda che ti stai cacciando in un inferno senza via d’ uscita”
“Non mi importa”
Lo guardai e non seppi se essere lusingata dalla sua testardaggine o prenderlo a capocciate. Pensava che fosse tutto un gioco, in realtà non era così…
Cazzo, la volevo fare io la barista e invece mi ritrovavo a fare l’omicida per commissione per persone che erano state illuse dagli altri. Le mie mani erano così piene di sangue che neanche immergendomi in una vasca piena di candeggina sarei stata pulita. Ero irrecuperabile.
“Ti pare che sia come i videogiochi che ti ostini a giocare? Che puoi posare il joystick e continuare la tua vita normalmente? Uccidere una persona è logorare l’animo e il cuore, verrai braccato dalla polizia o dai Carabinieri, interrogato, portato in prigione…”
“Non mi importa”  insistette e mi prese per un polso “Oggi ho lasciato Federica!”
Spalancai la bocca, inorridita. Non ci potevo credere che lui l’avesse lasciata per davvero! Da una parte ero felice che l’avesse lasciata, dall’altra parte ero furiosa con lui perché aveva sprecato un’occasione, l’occasione di essere felice, di essere sereno con una persona normale.
“Io non voglio il Paradiso, io voglio l’Inferno!”
Stanca della sua continua insistenza, lo presi malamente per le braccia e gli rivolsi un sorriso feroce “Ok, lo hai voluto tu”
Usando tutta la forza che avevo, lo feci sbilanciare e finire dentro una vasca piena di zeppa di ghiaccio. Lo vidi mentre si agitava all’interno della vasca, cercando di respirare, la pelle che si arrossava, a causa del ghiaccio che ustionava la pelle…
“Per favore Nike…” supplicò lui, con gli occhi castani che sbattevano impauriti “Fammi uscire”
Gli misi un piede sulla pancia e lo feci affondare ancora di più, gli occhi fermi e determinati. Cominciò ad agitarsi sempre di più, l’acqua fuoriuscì dai bordi, Calliope e Paolo che lo guardavano, senza dare segni di volerlo salvare. Poi lo feci uscire, esausto.
“Questo è solo un minimo delle cose che ti potrebbero fare, Antonio. Dimmi, sei disposto a correre il rischio?”
“Non voglio lasciarti sola e non voglio che Clio diventi orfana di madre!”
Sorrisi intenerita e stavo per replicare, quando Fabio arrivò trafelato e disse “Venite in sala informatica, per favore!”
Ci guardammo tutti negli occhi e dopo lo seguimmo. Non immaginando niente di quello che sarebbe successo.
                                                                                 *
“Buonasera a tutti gli internauti e le internaute, sono il Tintinnatore, il serial killer che sta terrorizzando la città, mettendo un campanellino accanto al corpo delle persone che uccido. Il mio appello è rivolto a Nike Melailura, all’agente operativo delle Nightingale of Darkness. Voglio suonare la tua sinfonia mortale. Non farmi aspettare o altrimenti qualcun altro morirà”
Nike guardò il video e sospirò, l’ombra di un’antica tristezza negli occhi. Le misi una mano sul braccio e gli chiesi “Chi è?”
“Il fratello gemello del mio incubo” disse lei tremando, terrorizzata come non lo era mai stata mai “Il gemello del mio principe azzurro”
Sobbalzai e riguardai il tizio che stava parlando e un’ira potente mi sommerse. Allora era per colpa del fratello del tizio che Nike aveva smesso di avere fiducia nell’essere umano, principalmente nei maschi. Volevo averlo davanti per riempirlo di botte, per avere ridotto così Nike. Lei mi portò in disparte e mi spiegò la situazione, lontana da tutti.
In quanto la sua storia la conoscevano tutti, tranne io, tranne io che ero stato graziato da lei ed ero diventato il primo principe azzurro salvato da una Nightingale of Darkness.
Io sapevo che aveva avuto delle brutte esperienze, mi aveva parlato poco della sua vita passata e io avevo solo supposto che aveva avuto una vita difficile. Non era tipa che parlava Nike.
“Sono pronta a dirti tutta la verità”
“Sono tutto orecchi”
Mi disse che all’età di diciotto anni era stata stuprata dal suo fidanzato e che lo stesso le aveva ucciso la prima figlia, Tersicore, nata da un’esperienza giovanile all’età di dodici anni e mezzo, con il padre che era scappato via dopo avere saputo che la ragazza era incinta. Continuò a dirmi che la sua famiglia le era rimasta vicino a dodici anni e mezzo quando era rimasta incinta per la prima volta in quanto lo avevano considerato una bambinata e quindi aveva bisogno di essere raddrizzata, per poi voltarle le spalle a diciotto anni e mezzo dopo essere stata stuprata e trovata alcoolizzata. Rimasi sconvolto sia dal suo racconto che dal fatto che si stesse confidando con me dopo tanto tempo, finalmente stavamo andando verso una nuova visione di rapporto.
Si stava sciogliendo.
“La tua famiglia ha una visione contrastante”
“La mia colpa è stata quella di ubriacarmi” rise Nike amaramente “Per loro era una colpa incredibile”
“A dodici anni sì? A diciotto anni no! La tua famiglia non ha tutte le rotelle a posto, non ti merita”
Lei fece spallucce e mi disse che all’interno dell’agenzia aveva trovato la famiglia che non pensava di avere, una famiglia severa ma che non l’aveva abbandonata. Mi confessò che mi aveva difeso a spada tratta davanti a Callisto Melapteros, la vecchia dirigente dell’agenzia, uccisa da alcuni componenti. Si era scatenata la caccia agli assassini, una caccia che si era conclusa con gli assassini che si erano uccisi davanti a coloro che li volevano catturare, affermando che erano stati giusti nel loro lavoro e che Callisto era stata una sciocca a permettere a Nike a risparmiarmi, che dovevo morire.
Ma avevo un bersaglio puntato sulla schiena?
Poi ritornammo nella sala, dove tutti ci guardarono ed erano curiosi di sapere che cosa avrebbe combinato Nike.
“Come mai non sapevamo nulla?”
“La nostra agenzia riceve mille segnalazioni riguardo ai principi azzurri e alle principesse azzurre. La sua segnalazione sarà stata sommersa dalle altre e quindi è stato necessario che lui uscisse allo scoperto, facendo il video online”
“Che hai intenzione di fare?”
Alecto si era rivolta a Nike, la quale si asciugò le lacrime e disse a Fabio “Dammi le coordinate!”
“Sei impazzita!”
“Sta storia deve finire una volta per tutte” decise Nike, gli occhi castani determinati “Suo fratello mi ha rovinato la vita, ha ucciso il mio primo amore davanti a me, mi ha reso uno zimbello e quello che sono diventata. Per colpa di Alessandro Levanti, ho dovuto dire addio alla mia vecchia vita, una vita che amavo fare, ho perso Tersicore. Adesso arriva lui e tenta di farmi sprofondare nell’incubo da cui sto faticosamente uscendo. Sta storia deve finire!”
La presi per il polso e la strattonai “Non ti azzardare!”
Lei mi baciò appassionatamente e mi diede un calcio nelle balle. Poi scappò via. Perché doveva fare così?
                                                                              *
“Sei venuta”
Guardai con disgusto l’uomo davanti a me, il quale con strafottenza stava fumando una sigaretta. Eravamo in un parco giochi deserto, la falce di luna nel cielo, nessuna macchina che passava. Lo squadrai per bene, i ricordi che si facevano vividi nella mente, il viso di Giorgio che si sovrapponeva a quello di Alessandro, a quella notte maledetta in cui mi ero ubriacata e lui si era approfittato di me e ero diventata lo zimbello di loro due.
“Non potevo mancare” replicai io in tono duro “Questa storia deve finire”
Lui scoppiò a ridere, gli occhi azzurri pieni di crudeltà e di superbia. A Giorgio non importava che io avessi sofferto, che suo fratello mi avesse fatto soffrire, che avevo vagato senza un soldo…a lui importava solo di quello stronzo di suo fratello, uno stronzo che mi aveva fatto scivolare all’Inferno.
“Per una volta sono d’accordo con te. Ho voglia di sentire il tuo tintinnio della morte”
Poi senza preavviso si scagliò contro di me con un coltello. Schivai il colpo con difficoltà, in quanto il dolore della vecchia caccia si faceva sentire. La lama del coltello e della katana risuonarono come una melodia letale e lui mi disse “Sai perché ho ucciso tutte persone che amavano la musica?”
Io annuii e continuai a combattere. Io ero una mezzosoprano che era andata a cantare nei maggiori teatri del mondo, prima del declino, prima della discesa finale.
“Mi ricordavano te, figlia di puttana!”
Risi perché io avevo chiesto all’angelo demoniaco di togliermi la voce per lo stesso motivo, per non ricordarmi di Alessandro che mi cantava, una canzone che era ferita profonda dopo quello che mi aveva combinato.
“Non ti starai innamorando di me?” lo presi in giro, arretrando di qualche passo per riprendere fiato “Attento che la mia Thanatya è gelosa”
“Potremmo fare un ménage a trois” sghignazzò lui divertito “Ho affinato le mie tecniche di combattimento e sono sicuro che questa è la notte perfetta per la tua morte”
“Sei davvero sicuro delle tue capacità, congratulazioni”
Lui sorrise e continuammo a combattere.
                                                                          *
“Fatemi andare”
Scesi in garage con Calliope e Paolo che cercavano di farmi ragionare “Antonio, Nike se la cava benissimo da sola”
“Datemi la chiave di una moto” insistetti con voce perentoria “Io so che Nike ha bisogno di me”
Paolo scoppiò a ridere “Ma tu non sei allenato! Non puoi fare nulla”
Gli presi di malavoglia le chiavi della moto e mi issai su di essa, sfrecciando e non dando tempo di replicare.
Avevo un brutto presentimento.
                                                                                   *
“Sei stanca? All’agenzia non ti hanno allenata?”
Sputai sangue sull’asfalto, esausta da quello scontro che stava durando da tanto tempo. Giorgio era un combattente niente male e io non avevo più forze. La mia mente vagò a Clio che sarebbe cresciuta senza una madre, a Antonio che voleva entrare nell’agenzia, la sua insistenza che mi faceva incazzare e nello stesso tempo intenerire…
Almeno ci eravamo scambiati un bacio come si doveva.
Vidi Giorgio che tirava dalla fondina una pistola semi-automatica e in quel momento la katana mi cadde dalle mani, i muscoli che gridavano per il troppo utilizzo, l’acido lattico che stava diventando determinante per la mia sopravvivenza.
“Finalmente posso vendicare mio fratello”
Puntò il cane della pistola contro la mia fronte e chiusi gli occhi, convinta di morire. Sentii un colpo di pistola e pensai di essere morta, poi riaprii gli occhi e vidi Giorgio in un lago di sangue, lo sguardo che indicava tutto il disprezzo per la mia persona, irritato dal fatto che non fosse riuscito a uccidermi, la sua sete di vendetta rimasta insoddisfatta. Accanto a lui, c’era Antonio con la pistola fumante “Ho sparato”
“Antonio!”
“Ho sparato” ripetè lui con una litania, lasciando cadere la pistola a terra, le mani improvvisamente molli “Ti ho salvato”
Io mi avvicinai a lui e lo baciai, fiera che fosse finita e rendendomi che era importante e che non dovevo buttarlo fuori dalla mia vita. Lui ricambiò il mio bacio, il sangue che diventava più dolce. Lo avevo sottovalutato ed era stato un mio errore, un mio peccato di presunzione. Volevo lui come mio compagno, volevo lui come padre putativo di mia figlia, con tutti i difetti e pregi.
Questo non significava che gli avrei dato vita facile!
“Questo vuol dire che sono il tuo compagno?”
“Benvenuto all’Inferno, Antonio”
E insieme ce ne andammo via, il corpo morente di Giorgio, il passato finalmente alle spalle e con un futuro incerto. Nel viaggio scoprimmo che il figlio di Fabio era nato e che la vita andava avanti, nonostante noi fossimo messaggeri di morte.

 
  
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