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Autore: fitzecker    07/01/2016    0 recensioni
Si stava arrendendo. Non poteva più sopportare di vedere il suo migliore amico, l’unico uomo della sua vita, guardarlo come un estraneo e come un semplice bersaglio. Era troppo per lui e si era ormai rassegnato all’idea di riavere il suo Bucky indietro.
Genere: Angst, Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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“Tu sei mio amico.”

“Tu sei la mia missione.”

Ciò che seguì quelle parole fu indescrivibile per Steve.
Riusciva a sentire il sapore del sangue – il proprio sangue – in bocca, con quel gusto metallico e quasi aspro che si univa al sapore salato delle lacrime, che scorrevano lungo il suo volto annebbiandogli la vista e questa era l’unica cosa positiva, poiché non voleva guardare in faccia colui che gli stava strappando via la vita senza la minima intenzione di fermarsi. Ciò che purtroppo non sapeva era che qualcuno stava cercando di fermare il Soldato.
Mentre il pugno di metallo andava contro il volto ormai sfigurato del Capitano, il Soldato ripeteva quelle ultime parole, ma in un modo strano, come per convincersi o convincere qualcun altro.

“Fermati! Lo stai uccidendo! Noi dovremmo proteggerlo, è quello che abbiamo sempre fatto!”

Queste erano le parole che sentiva nella sua testa, in quel preciso istante. E gli sembrava anche di vedere qualcuno.
Un uomo dal viso sciupato ma una luce abbagliante negli occhi. Quell’uomo gli somigliava in tutto, a eccezione dei capelli corti e del braccio sinistro in perfette condizioni.
Era da un po’ di tempo che lo vedeva, più precisamente da quando uccidere Capitan America era diventata la sua missione. Tutto questo lo confondeva e terrorizzava allo stesso momento.

“Bucky, fermati! È il nostro Steve!”

“Sta zitto!”

Steve lo guardò, chiedendosi per un momento con chi ce l’avesse, ma non riuscendo a concentrarsi su ciò che stava accadendo. Si stava arrendendo. Non poteva più sopportare di vedere il suo migliore amico, l’unico uomo della sua vita, guardarlo come un estraneo e come un semplice bersaglio. Era troppo per lui e si era ormai rassegnato all’idea di riavere il suo Bucky indietro.

“Bucky… Fallo. Finiscila.”

Lo pregò il biondo, guardandolo con uno sguardo quasi assente, sforzandosi di resistere un altro po’ senza perdere i sensi e fu lì che il Soldato si fermò.
Quel nome, di nuovo.
I capelli lunghi nascondevano per poco lo sguardo terrorizzato dell’uomo e, per un istante, nella sua testa si sentì tirare da qualcuno.
Di nuovo lui, quel ragazzo che tanto gli somigliava, ma stavolta era strano. Si stava guardando in uno specchio e lui era il suo riflesso.

“Ti prego, non farlo… È sempre stato nostro dovere proteggerlo… Non rovinare tutto…”

Il suo riflesso stava parlando.
Era chiaro, stava impazzendo e non poteva permettersi una cosa del genere durante una missione.

“Lui sarà sempre con te…”

Scagliò il pugno contro il vetro, proprio nel volto dell’uomo che lo stava fissando, vedendolo poco dopo svanire.
Sbatté le palpebre e la scena che vide lo confuse ancora di più.
Stava stringendo il manico di un pugnale che, qualche secondo prima, si trovava nella sua tasca.
La lama era conficcata nel petto dell’uomo disteso sulla pavimentazione dell’helicarrier; nel suo volto un espressione a dir poco serena, mentre esalava un ultimo respiro, seguito da delle parole.

“Fino… alla… fine…”

Il Soldato fissò il proprio riflesso negli occhi chiari e ormai spenti del Capitano, realizzando troppo tardi che cosa era stato spinto a fare.

“St… Steve…”

Mormorò a labbra schiuse, mentre un espressione di pieno terrore dipingeva il suo viso stanco e con tracce di sangue.
Estrasse il pugnale dal petto della sua vittima, portando entrambe le mani ai lati del suo viso e chinandosi di più verso di lui, guardandolo ancora negli occhi sentendo un calore fastidioso espandersi tra le sue guance, accompagnato da delle lacrime altrettanto calde.

“Steve! Steve!”

Il Soldato chiamò disperatamente il nome dell’uomo di cui, qualche istante prima, non ricordava nemmeno il volto, ripetendolo più e più volte stringendo il suo corpo tra le proprie braccia, non riuscendo quasi a credere a ciò che aveva fatto.
Non era più il Soldato d’Inverno. Non era più quell’uomo di cui l’Hydra aveva abusato per settant’anni, trasformandolo in una vera e propria macchina da guerra. Era Bucky. James Buchanan Barnes, riportato in vita con un sacrificio.
Adesso era lui a sentire le braccia di qualcuno attorno al suo corpo, ma era una sensazione strana, surreale.
Era di nuovo tutto dentro la sua testa.
Gli sembrò di sentire un odore familiare, un odore che lo fece sentire a casa, per un momento. E quando aprì gli occhi, capì il perché di quella sensazione.
Abbassò lo sguardo e davanti a lui vide un ragazzino magro, dai capelli biondi, un espressione innocente e un sorriso piccolo ma capace di scaldare il cuore di chiunque lo vedesse.

“Va tutto bene, Buck. Va tutto bene.”

Disse il biondino guardandolo dal basso; le braccia attorno alle spalle larghe del moro e il mento poggiato contro il suo petto.
Fu quello il momento in cui sentì il mondo crollargli addosso.
Sentiva ancora le lacrime inumidirgli le guance e scorrere fino al suo mento, per poi finire sulla giacca del ragazzino, del suo Stevie.
Si sentì stringere di più, abbassando la testa e arrivando a poggiarla al suo petto, riuscendo a sentire il suo battito cardiaco. La calma che gli dava ascoltarlo era qualcosa che non provava da molto tempo, ma quel momento durò poco, poiché si risvegliò da quella fantasia, aprendo per davvero gli occhi e incontrando nuovamente lo sguardo di quello che non era più un ragazzino pelle e ossa, ma un uomo forte che si era fatto abbattere da un ricordo sbiadito.
Quella era la fine.
Non solo di Steve Rogers, ma anche di Bucky Barnes.
La fine di tutto.
   
 
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