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Autore: eugeal    07/01/2016    0 recensioni
I piani di Vaisey sono stati sventati e lo sceriffo è morto.
Ora Robin Hood non è più un fuorilegge e lui e Guy possono affrontare una nuova vita in una Nottingham governata da un altro sceriffo.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian sbadigliò e si stiracchiò sotto le coperte, piacevolmente assonnata, ma si sforzò di restare sveglia per aspettare Guy.
Gisborne arrivò poco dopo, avvolto in un telo e con i capelli umidi e si infilò a letto con un brivido di freddo, prendendo la ragazza tra le braccia.
Marian si rannicchiò contro di lui con un sospiro felice.
- Sei gelato, marito mio. - Disse, abbracciandolo stretto e Guy sorrise.
- Mi sono addormentato nella vasca. - Confessò Gisborne ridacchiando. - Quando mi sono svegliato l'acqua si era raffreddata.
- Devi fare attenzione o ti ammalerai. - Sussurrò Marian, iniziando a districargli i capelli con le dita e Guy la baciò, attirandola ancora più vicina.
- Sei preoccupata per me, moglie? - Chiese a bassa voce.
- È così strano?
- Non ci sono ancora abituato. Ma se hai paura che possa prendere freddo, ho un paio di idee per aiutarmi a scaldarmi. - Suggerì in tono malizioso e Marian ridacchiò.
- Non ne dubito. - Disse, avvicinando di nuovo le labbra a quelle di Guy.

Guy percorreva i corridoi del castello, affrettandosi per raggiungere lo sceriffo. Vaisey lo stava già aspettando da parecchio tempo e di sicuro non avrebbe risparmiato i commenti pungenti per punirlo di quel ritardo.
Era stanco delle continue umiliazioni dello sceriffo, ma sapeva di doverle sopportare perché non aveva altra scelta.
O forse sì? Aveva la sua famiglia, non aveva più bisogno di Vaisey per ottenere ciò che voleva, il potere non era più così importante.
Guy si fermò, ma la voce dello sceriffo che chiamava il suo nome lo fece sussultare. Riprese a correre e finalmente riuscì a raggiungere lo studio di Vaisey.
Spinse la porta e si accorse subito che c'erano ancora più gabbie del solito: erano attaccate alle pareti e pendevano dal soffitto, rendendo difficile il passaggio. Guy doveva spostarle di lato per avvicinarsi allo sceriffo e ogni volta che lo faceva gli uccellini al loro interno frullavano le ali, terrorizzati.
Finalmente raggiunse Vaisey e lo sceriffo lo fissò, scuotendo la testa.
- Gisborne, Gisborne, sei in ritardo, non va bene.
- Mi dispiace, mio signore.
- E sai perché sei in ritardo? Sai cosa ti impedisce di svolgere il tuo lavoro? La tua famiglia.
Guy scosse la testa, terrorizzato.
- No, non è vero!
Vaisey sorrise, demoniaco.
- Ma ho risolto il problema. Guarda, Gizzy.
Fece un gesto verso la finestra, era chiusa anch'essa da sbarre di metallo, come se l'intera stanza fosse una gabbia. Guy corse verso di essa per guardare fuori e urlò: nel cortile del castello erano state erette molte forche e ognuna delle persone che amava penzolava nel vuoto, appesa a un cappio e con il viso livido. Marian, Seth, Isabella, Robin, Allan, Archer, Adeline e tutti gli altri, persino i servitori di Knighton Hall e chiunque gli avesse rivolto anche solo una parola gentile.
- Visto, Gizzy? Ho sistemato tutto, ora non hai più una famiglia.

Guy si svegliò con un urlo e Marian sobbalzò, spaventata da quel brusco risveglio. Lo guardò alla luce del fuoco del camino e si accorse che Guy stava tremando e aveva il viso rigato di lacrime.
Si affrettò ad abbracciarlo.
- Era un incubo, era solo un incubo.
Gisborne la guardò, ancora confuso dopo quel sogno orribile, come per convincersi che quella era davvero la realtà, poi la abbracciò, nascondendo il viso contro il suo seno per non farle vedere che stava piangendo.
La ragazza gli passò le mani tra i capelli, piano, districando le ciocche arruffate e accarezzandolo lentamente.
- Va tutto bene, ora. Non potrebbe andare meglio, marito mio. Qualunque cosa tu abbia sognato non era reale.
Guy sospirò e alzò lo sguardo verso il suo viso.
- Ho sognato lo sceriffo.
- Ed era così terribile? Ti ha fatto pulire un'altra stalla? - Scherzò Marian, per sdrammatizzare.
- Non questo sceriffo. Vaisey.
- Vaisey è morto, non può farti nulla.
- Lo so. Ma a quanto pare può ancora tormentarmi in sogno.
La ragazza gli sfiorò la guancia, asciugandogli le lacrime con le dita e Guy si appoggiò a lei.
- Non lasciarti turbare. È solo un sogno. Un'ombra che non ha alcun potere su di te.
- Vi aveva fatto del male. A tutti voi.
- Ma come vedi stiamo tutti benissimo. - Disse Marian, baciandogli la fronte e Gisborne sospirò senza dire nulla.
- Guy? - Chiese Marian dopo un po'. - Sei sicuro di voler lavorare per questo nuovo sceriffo? Forse è questo il motivo per cui hai sognato Vaisey.
- Forse. È stato strano, ieri. Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, a quando non ero altro che il braccio destro di Vaisey, ma era anche tutto completamente diverso. Ero agli ordini dello sceriffo, ma invece di inventare nuovi modi per tormentare e sfruttare il popolo, sir Arthur si impegnava per capire la gente di Nottingham, per far funzionare le cose al meglio… Se anche Vaisey avesse agito così, ho l'impressione che la mia vita sarebbe stata molto diversa. Probabilmente sarei diventato una persona migliore.
- A me piaci così come sei. - Disse Marian, sottolineando le sue parole con un altro bacio e riuscendo a strappargli un sorriso.
- Te ne sono grato. Ma devi ammettere che se non avessi seguito Vaisey tanto ciecamente la gente mi rispetterebbe di più e nessuno si sognerebbe di accusare Robin di essere un assassino solo perché è mio amico.
- Ti fidi di sir Arthur?
- Mi sembra una brava persona, per questo ho accettato di lavorare per lui, ma non commetterò gli errori del passato. Avrà la mia fiducia quando sarò certo di potergliela dare, non prima.
- Sembri quasi saggio, marito mio. - Lo prese in giro Marian e Guy sogghignò.
- Lo sono, lo sono. Quando nessuno mi sfida a cavalcare troppo veloce solo poche ore dopo avermi rimproverato per lo stesso motivo…
La ragazza arrossì con una risatina.
- Lo ammetto, non avrei dovuto. Ma eravate tutti e due così abbattuti e preoccupati che sentivo di dover spezzare la tensione in qualche modo e quello è l'unico che mi è venuto in mente.
Gisborne la baciò, ridacchiando.
- Quindi lo hai fatto solo per noi?
- Ovvio.
- E non ti sei divertita per niente?
Marian capitolò, scoppiando a ridere.
- Intanto ho vinto. E non ho travolto nessuno.
- Meriteresti lo stesso una punizione… - Disse Guy, lanciandole uno sguardo provocatorio.
- Hai qualche idea? - Chiese Marian, abbassando la voce.
- Qualcuna…
- Padre!
Guy alzò lo sguardo verso la porta e vide Seth, piagnucoloso e tremante, aggrappato allo stipite con gli occhi pieni di lacrime.
- Ho fatto un brutto sogno, padre. - Singhiozzò il bambino e Guy sollevò un lembo della coperta, facendogli cenno di avvicinarsi. Il bambino attraversò la stanza di corsa, a piedi nudi e saltò sul letto, stringendosi al padre.
- Ho sognato che andavi via e che non tornavi più.
Guy lo guardò, con un guizzo di senso di colpa. Sapeva bene che molto probabilmente l'incubo di Seth dipendeva ancora dalla sua assenza durante la notte che aveva passato nelle segrete e si preoccupò per il bambino.
Ricordava fin troppo bene l'angoscia che aveva provato da piccolo quando il padre era partito per le crociate, il costante terrore di non vederlo tornare e l'ansia di doversi comportare da adulto per badare a sua madre e a sua sorella in assenza dell'uomo di casa. Spesso restava immobile a letto con gli occhi spalancati e il cuore che batteva forte fino a notte fonda e poi, quando finalmente crollava per la stanchezza, il suo sonno era tormentato dagli incubi e più di una volta si era svegliato scoprendo, con sua grande umiliazione, di aver bagnato il letto.
- Tornerò sempre da te, te lo prometto. - Lo rassicurò, anche se non poteva esserne davvero sicuro.
La vita era pericolosa e lui aveva molti nemici, non poteva essere certo che non gli sarebbe mai successo nulla, ma in quel momento sentiva che era la cosa giusta da dire al figlio.
Seth lo guardò, incerto e Marian sorrise al bambino.
- È vero, sai? Lo ha promesso anche a me ed è sempre tornato.
Finalmente tranquillo, Seth si rannicchiò in mezzo a loro e guardò Marian, sorridendole.
- Tu sei più morbida del mio papà. Come Adeline e come la mamma. - Seth sbadigliò, assonnato e si aggrappò con una mano alla camicia di Guy. - Padre? Andiamo a trovare la mamma? È da tanto che non la vedo...
Marian lanciò uno sguardo preoccupato al marito e vide il lampo di dolore che gli aveva attraversato il viso alla domanda di Seth. Per fortuna Guy non fu costretto a rispondere perché il bambino si era già addormentato, tranquillo e sereno.
- Non lo sa? - Sussurrò Marian.
- Credo che Adeline glielo abbia detto, ma forse è ancora troppo piccolo per capire cosa significa veramente perdere qualcuno… - Rispose Guy con un sospiro e Marian gli mise un braccio attorno alle spalle per attirarlo a sé e deporgli un bacio leggero sulla guancia.
- Ora ha te. Ha noi. È amato e lo proteggeremo insieme. Sei un bravo padre, Guy, Annie sarebbe fiera di te, ne sono certa.
Gisborne le appoggiò la testa sulla spalla e chiuse gli occhi con un sospiro.
- Lo spero, lo spero davvero.
- Io non lo spero, lo so. - Disse Marian in un sussurro e sorrise tra sé nel vedere che anche Guy era scivolato in un sonno profondo.
Sia Guy che Seth dormivano aggrappati a lei, entrambi bisognosi di essere amati e rassicurati e Marian si sentiva tanto piena d'amore da scoppiare, come non avrebbe mai creduto possibile. Seth non era suo figlio e Guy era completamente diverso dal tipo d'uomo che aveva sognato di sposare quando era una ragazzina, ma loro tre insieme erano una famiglia e lei non avrebbe potuto sentirsi più felice di così.
Accarezzò i capelli lunghi e arruffati di Guy e quelli tanto simili, ma più corti e soffici del bambino e sfiorò con un bacio la fronte di entrambi, sperando di essere capace di tenere lontani i brutti sogni, poi chiuse gli occhi e si addormentò anche lei, stretta nell'abbraccio dei suoi uomini.
   
 
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