Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: drosmigs_62    07/01/2016    1 recensioni
Dopo aver riportato Arendelle al suo vecchio splendore, Elsa governa serena assieme alla sorella. Almeno apparentemente.
Nell'animo della sovrana qualcosa si sta svegliando, qualcosa che sarà più grande perfino dei suoi poteri. Tutto ora dipenderà solo da Anna. Riuscirà la ragazza a salvare la sorella, salvare se stessa e Arendelle? A combattere il più primordiale dei nostri nemici?
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lentamente la stanza si mise a fuoco. La luce mattutina la circondava e ammorbidiva tutti i colori. Per un attimo, pensò di essere nella sua stanza e di trovarsi sul pavimento, immaginando di essere semplicemente caduta dal letto mentre dormiva. Questo avrebbe spiegato, effettivamente, perché sia le spalle che la schiena le dolevano e scricchiolavano al minimo movimento.

 

 

I suoi pensieri  svanirono improvvisamente, quando vide un corpo malridotto, disteso a più di due metri da lei, la faccia piena di tagli. Goffamente Elsa si alzò in piedi, ma solo per inciampare  e crollare a terra con un filo di nausea. Alzò la testa e strisciando si avvicinò ad Anna. Cercò di svegliarla con delle dolci carezze.

 

“Anna, stai bene? Che succede?” Non ottenendo alcuna risposta, la regina si allontanò dalla sorella. Perché si trovava nella stanza di Anna? Il suo cure le balzò in gola, quando si rese conto di sapere perfettamente come aveva fatto ad arrivare lì. Cercando di ingoiare quel po’ di panico che le era venuto, cercò nuovamente di svegliare Anna.

 

La ragazza giaceva su un fianco, le braccia premute sul petto e le ginocchia sullo stomaco,  come se stesse aspettando un colpo. I suoi capelli erano un disastro, scompigliati, sporchi di sangue e di sudore, come anche le palpebre e le guance. Anna sembrava abbattuta, sconfitta precisamente.   Era forse così? Presa dal panico, Elsa afferrò le mani, simile ad artigli, di Anna e se le portò al petto. Come se sperasse che la sua forza di volontà facesse ritornare la sorella da lei. 

 

 

Sarà stato per la mano fredda,o per il piccolo movimento, gli occhi di Anna si spalancarono di scatto, ma erano selvaggi e pieni di panico. La ragazza colpì le mani di Elsa cercando di allontanarle, chiaramente convinta di essere in pericolo. 

 

 

“Anna! Ti prego basta! Sono io, sono tua sorella. Sono Elsa!” Elsa prese la testa di Anna fra le mani e la fissò dritta negli occhi. 

 

 

“El..Elsa..” Mormorò la rossa. Anna smise la sua lotta. Per un secondo i suoi occhi parvero grigi e invasi dal panico, dalla paura e dal sollievo. Poi la testa di Anna cadde sul petto della bionda ed iniziò a singhiozzare incontrollata. Presa alla sprovvista, Elsa cominciò a pronunciare parole senza senso e accarezzò timidamente la schiena della sorella. 

 

Quando finalmente i singhiozzi si trasformarono in respiri pesanti, Elsa spinse delicatamente Anna lontano da lei, premendole sulle spalle, in modo da poterle vedere il viso. Rimase a bocca aperta, poi corse con il pollice lungo la guancia della sorellina, verificando quello a cui i suoi occhi non volevano credere. La più giovane, confusa, premette a sua volta il dito contro il suo volto e lo guardò. Sangue. 

 

Il ricordo della notte le crollò improvvisamente addosso e la ragazza setacciò la stanza con gli occhi. Non c’era ghiaccio, nessun punto pareva stato esser toccato. Nessuna prova che il terrore della sera prima fosse realmente accaduto. E poi Elsa vide le sue mani. 

 

“Anna le tue mani!” Anna abbassò lo sguardo e le fissò. Ai lati erano sbucciate e ruvide, mentre il palmo e i polsi erano viola. Il dolore non era forte, ma la rossa sapeva che lo sarebbe diventato. Dette una rapida occhiata a Elsa, e fu sorpresa nel vedere due enormi lacrime formarsi alla base dei suo splendidi occhi azzurri. 

 

“Elsa” Disse Anna gravemente “ Non…non è come pensi…”

 

 

“ E COS’E’ CHE PENSO?!!” Lo sfogo improvviso di Elsa fece allarmare Anna. “Cosa è successo? Cos’è che non so? Come sono arrivata qui?” L’autocontrollo della regina era sulla punta di un ago. “Anna ti prego, mi stai spaventando…”

 

 

“Quindi non ti ricordi nulla, vero?” Era quasi un sussurro, ma Elsa si ritirò come se la ragazza le avesse urlato in faccia il più forte possibile.

 

“Cosa intendi? Cos’è che non ricordo?” Elsa si alzò in piedi, i pugni chiusi dalla rabbia. La sorellina la seguì, determinata. Fece un passo incerto in avanti, poi allargò le braccia e cinse la bionda in un enorme abbraccio. 

 

I minuti passarono, Anna continuava a restare attaccata ad Elsa, mentre le raccontava tutto quello che era successo la sera prima. A volte Anna percepiva la sorella tremare e le veniva voglia di stringerla ancora più forte a se. Altre volte era Elsa a consolarla, ogni volta che sentiva la voce della sorellina rotta da dei lievi singhiozzi, muoveva dolcemente la mano sulla sua schiena.

La notte era stata sconvolgente, ma le due sorelle si tenevano vicine l’un l’altra, sperando di impedire che una delle due cedesse, sostenendosi a vicenda.

 

 

—————————————————-

 

Elsa aveva chiuso il castello quel giorno. Naturalmente il personale era allarmato, ma la regina era fermamente convinta di avere bisogno di stare da sola e li aveva esortati ad andare a casa. Non le importava cosa avrebbero potuto pensare - potevano pensare che stesse provando qualche stregoneria o cose simili- almeno fino a quando il castello apparteneva ad Anna e a lei. 

 

La colazione fu tranquilla, nessuna delle due ragazze aveva la giusta energia per parlare. Sedevano il più vicino possibile, prendendo il piacere nella loro rispettiva presenza e in piccoli gesti di gentilezza. Quando però lavarono i patti insieme, Anna non ce la fece più. Voleva veder Elsa fare qualcosa di diverso, oltre a quello sguardo lontano, anche solo una piccola smorfia le sarebbe bastata. 

 

Così, quando Elsa le passò l’ultimo piatto, Anna la colpì sul naso un un dito sporco di sapone. Per rispettare il suo onore di regina, la bionda non batté ciglio. Si limitò solamente a scacciare via le bolle e a ributtarle contro la sorella. Anna fu sorpresa da tanta abilità e rimase a bocca aperta. Solo allora Elsa alzò lievemente un sopracciglio e si lasciò sfuggire una piccola risatina. Anna decise di rinunciarci.

 

 

——————————————————-

 

 

“Okay, Anna, io sono pronta.”

Anna alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo. Elsa si sedette su una sedia, le mani giunte in grembo. Il volto era impassibile, ma i suoi occhi la tradivano e mostravano tutto il suo nervosismo. La rossa chiuse il libro, prese un’altra sedia e si mise difronte ad Elsa. Dopo essersi seduta, fece cenno alla sorella di continuare. 

 

La bionda non iniziò subito. Sospirò e si guardò le mani. Anna, notando la sua esitazione, si chinò in avanti e gliele prese, facendo in modo che le dita della sorella si adagiassero su tutto il suo palmo. Poi guardò Elsa dritta negli occhi ed annuì. 

 

“Non mi ricordo molto..” Iniziò debolmente la maggiore, con voce tremante. “Ricordo di aver appoggiato la testa sulla tua spalla e tu mi tenevi la mano. Ho cercato di rimanere sveglia, ho cercato di non avere blackout…e di non farti male” Disse , sussurrando l‘ultima confessione. “Ma mi sentivo più sicura. Avevo sperato che non succedesse niente, proprio perché tu eri lì.” la ragazza aggrottò la fronte, persa nella memoria. “Mi sbagliavo…”

 

 

 

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Elsa sapeva più di quanto stava dicendo. Era vero che non si ricordava di essersi addormentata, né di quello che era successo con Anna. 

 

 

Ma Elsa aveva l’incubo fisso in mente, come se fosse ancora lì.

 

 

In un primo momento aveva visto solo buio. Il tempo sembrava non esistere. Lei avrebbe potuto camminare per minuti o per anni, ma non avrebbe visto altro che nero. Non sapeva dove si trovava, né aveva un motivo per cui essere spaventata. Così si limitò a camminare, avanti e avanti. 

 

Il buio iniziò a deformarsi, tutto in una volta, ed Elsa si ritrovò al centro del suo castello di ghiaccio, sulla montagna del Nord. L’enorme fiocco di neve viola, sul pavimento, le fece capire di trovarsi al piano superiore. 

 

Improvvisamente sentì tre colpi clamorosi provenire da sotto di lei. Volendo capire cosa fossero, si mosse in avanti, solo per scoprire di non potersi muovere. Provò nuovamente in un’altra direzione, nulla. Frustrata, pensò di utilizzare i suoi poteri per far sì che accadesse qualcosa. Agitò le mani in avanti, immaginando di creare un magnifico torrente di neve, nella speranza di buttarcisi dentro e di riuscire così a muoversi.

 

Non successe nulla. 

 

Sconcertata, provò ancora.

 

Niente.

 

Nessun potere. 

 

 

Prima che potesse elaborare ciò che stava accadendo, sentì delle voci. Provenivano dalla tromba delle scale. Sembravano già sentite. In realtà suonavano proprio come…

 

Elsa rimase a bocca aperta quando vide, non solo Anna, ma anche se stessa entrare nella stanza. L’Elsa difronte a lei era chiaramente sconvolta, mentre l’altra Anna cercava di parlarle. 

 

“Mi ricordo di questo momento.” Sussurrò Elsa. “ E’ quando Anna è venuta a trovarmi per riportarmi ad Arendelle. A..Aspetta. Ciò significa che…NO!” Urlò. Non voleva vedere ciò che stava per succedere! Non voleva vedere se stessa fare nuovamente male ad Anna! 

 

 

Il cuore iniziò a martellarle come all’impazzata e lei iniziò a cercare una via d’uscita. Non  potendo muoversi fu costretta a seguire con lo sguardo Elsa e Anna muoversi all’interno della stanza. Anna stava parlando con la sorella riguardo ciò che era accaduto ad Arendelle. Elsa guardò se stessa, vide il suo viso passare dalla frustrazione alla confusione, e poi al terrore più totale. 

 

 

“Anna…” Era impotente, non poteva fare nulla mentre la neve prese a scendere dal soffitto. Iniziò a cadere sempre più veloce, fino a formare un turbine che inghiottì Anna e l’altra lei. 

 

“Anna! Per favore no, mi dispiace tanto! Ti prego no!” Urlò Elsa contro la sorella, cercando di avere la sua attenzione. Forse poteva fermarla, forse poteva fare in modo che non accadesse nulla. Ma Anna continuava a camminare imperterrita verso Elsa, ignara della paura e della sofferenza che sua sorella stava provando in quel momento. 

 

“Anna, per favore, basta, basta! Stai lontana da me!” Urlò invasa dal dolore. Elsa guardò se stessa perdere il controllo del ghiaccio e esplodere in un grido di dolore. Anna si avvicinava, ma Elsa sapeva benissimo cosa stava per accadere e tentò un ultimo appello disperato!

 

“Stai lontano da me Anna! Tu non sei al sicuro!” Un sussurro. “I-io non sono al sicuro.”

 

 

Ma era troppo tardi. Le lacrime le corsero lungo il viso, poteva solo guardare inorridita come la potenza dell’altra Elsa esplodeva carica di rabbia, di dolore e di sensi di colpa. Ora, al contrario della prima volta, lei vide che cosa aveva fatto. Anna fu colpita e il colpo la costrinse ad abbassare un ginocchio, mentre si stringeva il petto per il dolore e l’angoscia. Elsa strinse gli occhi chiusi, ma non poteva chiudere le orecchie. Sentì Kristoff mormorare, arrabbiato con l’Elsa riflessa davanti a lei, arrabbiato con LEI! Anna stava male di nuovo e non c’era  perdono nella voce glaciale dell’uomo. Sentì la sua nuova creazione ruggire, poi camminare fuori dalla stanza.

 

Solo quando se ne erano andati tutti decise di riaprire gli occhi.

 

Era un posto nuovo.

 

 

Davanti a lei c’era un cristallo di una bellezza sorprendente. Visto di taglio, brillava nella penombra della stanza. Elsa non riusciva a muovere ne la testa, ne le braccia, ma percepiva di essere seduta. 

 

 

Improvvisamente, una rabbia la invase e lei sbatté con violenza il pugno sul tavolo, facendo vibrare il cristallo. Rabbia, odio, vendetta, tutto ribolliva dentro di lei, in modo terrificante ed esilarante al tempo stesso. Elsa guardò la mano e rimase sorpresa nel vederla graffiata e rovinata, con solo una fascia d’oro sul dito medio. Si alzò in fretta, gettando indietro la testa e urlando come un animale, ringhiando e scoprendo i denti contro il soffitto. Era tutto così surreale.I suoi occhi si concentrarono nuovamente sul cristallo. Il respiro le si bloccò in gola.

 

 

Stava guardando se stessa, la sua vera se stessa, l’unica cosa chiara di quel luogo infernale. Era rannicchiata su un fianco, le gocce di sudore le colavano lungo il viso fino alle mani, il respiro pesante. Le sue mani afferrarono violentemente il petto come se fosse in fiamme. Un colpo di tosse colpì l’Elsa distesa e lei sentì la tosse in risposta su se stessa. Stringendosi il petto, guardò giù e vide il ghiaccio formarsi sul suo torace. Strillò e nella paura sbatté le unghie contro il cristallo.

La luce svanì. Ogni suono svanì.

 

 

 

 

Elsa era sola, impaurita, e avvolta nelle tenebre. 

   
 
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