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Autore: eugeal    09/01/2016    0 recensioni
I piani di Vaisey sono stati sventati e lo sceriffo è morto.
Ora Robin Hood non è più un fuorilegge e lui e Guy possono affrontare una nuova vita in una Nottingham governata da un altro sceriffo.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Lo sceriffo ascoltò il rapporto di Guy di Gisborne, annuendo gravemente. Aveva sperato che l'aggressione dei giorni fosse un caso isolato, ma evidentemente non era così.
- Signore, mi sono permesso di mandare Archer sulle tracce dei banditi. Sono consapevole che avrei dovuto chiedere il vostro permesso prima di prendere l'iniziativa, ma era necessario agire in fretta.
Sir Arthur annuì.
- In questo caso avete fatto bene. Avete riconosciuto qualcuno degli aggressori?
- No signore. Erano mascherati e hanno agito troppo in fretta, ma sono certo che non fosse nessuno degli uomini di Robin Hood.
- Ho sentito parlare di un uomo che si fa chiamare il Guardiano Notturno, pensate che possa avere a che fare con questi banditi? Il mio predecessore aveva emesso una taglia molto alta su di lui.
Lo sceriffo notò l'ombra di una qualche emozione attraversare rapidamente il volto di Gisborne, ma il cavaliere riprese subito la sua espressione seria.
- Lo escludo, signore. Da quello che ho sentito, il Guardiano Notturno si limita ad aiutare i bisognosi. E il suo predecessore aveva messo una taglia elevata anche su Robin Hood, non possiamo basarci sulle sue azioni per giudicare.
- Cosa suggerite, allora?
- Il ferito ha ripreso conoscenza?
- Non ancora. Ho dato ordine che Lord Bennet venga accompagnato al castello per essere interrogato. Dovrebbe arrivare a momenti, venite Gisborne, attendiamolo nella sala grande, voglio che siate presente anche voi.
Lo sceriffo si alzò e si incamminò lungo i corridoi senza voltarsi a controllare che Gisborne lo seguisse, certo che il cavaliere lo avrebbe fatto.
Lavorava per lui solo da pochi giorni, ma sir Arthur aveva già avuto modo di constatare che Guy di Gisborne prendeva molto sul serio il proprio compito e che il suo comportamento smentiva completamente la prima impressione che aveva avuto di lui quando lo aveva travolto con il suo cavallo.
Quell'uomo era un collaboratore prezioso e se Vaisey non aveva saputo apprezzarlo, era stato folle e cieco.
Lo sceriffo era arrivato a metà di un corridoio piuttosto lungo, quando si rese conto che c'era qualcosa di strano. Di solito i passi di Gisborne accompagnavano i suoi mantenendo solo una breve distanza, ma da qualche secondo non li sentiva più. Si voltò a guardare indietro e aggrottò la fronte nell'accorgersi che il cavaliere si era fermato parecchi passi più indietro, si era appoggiato al muro con una mano e aveva chiuso gli occhi con un'espressione sofferente.
- Gisborne? Non state bene?
Guy riaprì gli occhi con un sussulto e si affrettò a raggiungere lo sceriffo. Sir Arthur notò che anche se cercava di nasconderlo, zoppicava leggermente.
- Non è niente, signore. - Disse Guy e lo sceriffo lo guardò meglio: Gisborne era pallido, aveva il volto coperto da un velo di sudore e nel punto in cui si era fermato poco prima, sir Arthur notò alcune goccioline rosso scuro che macchiavano il pavimento.
- State sanguinando! Siete stato ferito nell'agguato?!
- Solo qualche graffio, sceriffo. Non è nulla di grave.
- Perché non lo avete detto?
- Posso fare lo stesso il mio lavoro, non era importante dirvelo.
Sir Arthur aprì la porta della stanza più vicina, una saletta poco utilizzata che conteneva solo un tavolo e alcune sedie.
- Entrate e sedetevi. - Ordinò. - E lasciate che sia io a giudicare se siete in condizioni di lavorare.
- Ho lavorato in condizioni peggiori, signore.
- E Vaisey ve lo lasciava fare?
- Lui se lo aspettava.
Sir Arthur scosse la testa.
- Vi costringeva a lavorare anche se eravate ferito o malato?
- Sì, signore.
Lo sceriffo si stupì per il tono tranquillo di Gisborne, come se per lui fosse davvero normale aspettarsi di dover lavorare anche dopo essere stato ferito. Più scopriva dettagli sul suo predecessore e meno quell'uomo gli piaceva.
- Ma insomma, che razza di uomo era?!
Guy lo guardò, serio.
- Un demonio, signore.

Robin attraversò in fretta il cortile del castello e salì le scale, preoccupato. Recandosi a Nottingham aveva incrociato Archer e Allan che galoppavano verso la foresta alla testa di un nutrito gruppo di soldati e Allan gli aveva detto che Guy era stato ferito dalla banda di banditi che si spacciavano per uomini di Robin Hood.
Chiese a una guardia dove potesse trovare Gisborne e l'uomo gli rispose che era insieme allo sceriffo. Robin li cercò nella sala grande, ma trovandola vuota si diresse verso lo studio di sir Arthur.
Mentre camminava lungo un corridoio si vide superare da un paio di servitori che portavano in mano una bacinella di acqua calda e un cofanetto di legno.
- Dove state andando? - Chiese Robin.
Uno degli uomini indicò una porta.
- Lo sceriffo ci ha chiesto di portare acqua e medicinali in attesa che arrivi il guaritore che ha mandato a chiamare.
Robin li superò ed entrò nella stanza senza bussare.
Guy, seduto su una delle sedie e senza giacca, teneva premuto sul fianco un fazzoletto insanguinato mentre lo sceriffo, in piedi accanto a lui, stava esaminando la ferita che aveva sul braccio.
Gisborne alzò gli occhi a guardarlo e gli sorrise.
- Hai visto, Hood? Non avevo abbastanza cicatrici, avevo bisogno di farmene qualcun'altra.
Robin si avvicinò e gli scostò il fazzoletto dal fianco, rivelando un solco sanguinolento, ma non troppo profondo. Notò anche vari lividi sulla schiena e sul fianco di Guy e scosse la testa, preoccupato.
- Sembra più brutto di quello che è, ma non credo di avere nulla di rotto. - Disse Guy. - Non fa così tanto male.
Lo sceriffo scosse la testa.
- Ora state mentendo. Forse non saranno ferite gravi, ma di certo sono dolorose.
Robin prese un panno pulito e lo bagnò nell'acqua calda, poi iniziò a pulire il sangue coagulato dal fianco di Gisborne per controllare la ferita.
- Avrebbero potuto ucciderti, sei stato fortunato. Hai altre ferite oltre a queste?
- Mi hanno colpito con una freccia alla gamba e probabilmente ho lividi ovunque, ma nulla di preoccupante. Devo ringraziare Allan, se non fosse stato per lui mi avrebbero preso. - Concluse, con un brivido.
Robin sbatté un pugno sul tavolo.
- E osano spacciarsi per miei uomini?!
- Le frecce che usano assomigliano alle tue, anche se basta esaminarle da vicino per vedere la differenza. Ma il popolo potrebbe crederci.
- Come possono pensare che io vada in giro ad ammazzare la gente?!
- Forse hanno visto come cavalcate. - Disse lo sceriffo, punzecchiandolo, e Robin e Guy lo guardarono, sorpresi dalla sua battuta.
- Signore, il guaritore è arrivato. - Disse un servo, entrando nella stanza e rivolgendosi allo sceriffo.
- Fallo entrare.
Guy si accigliò.
- Non è il medico che ho offeso l'altro giorno, vero?
Il servitore si fece da parte e alle sue spalle apparve un monaco dalla pelle scura.
- Direi di no. È parecchio tempo che non ti fai vedere, Guy.
- Tuck! Come mai sei al castello?
- Ho ascoltato la vostra opinione a proposito del medico a cui rivolgersi, sir Guy. - Disse lo sceriffo, divertito. - Ho chiesto un po' in giro e sono venuto a sapere che una guaritrice molto brava vive nella foresta, ma pare che sia difficile da trovare. Allora mi hanno suggerito di rivolgermi ai monaci dell'abbazia, molti di loro sono esperti guaritori.
- Per Tuck posso confermarlo. - Disse Guy, con un sorriso. - È stato lui a curarmi la schiena e mi ha salvato la vita. Probabilmente anche l'anima.
- A quella devi pensarci tu, lo sai. - Lo corresse il frate con un sorriso indulgente. - Ma ora lasciami vedere queste ferite.
Robin e lo sceriffo si fecero da parte e uscirono dalla stanza. Tuck controllò e pulì accuratamente le ferite di Guy, concentrandosi in particolar modo su quella al polpaccio che era un po' più profonda delle altre, poi le coprì con un unguento dall'odore speziato e le fasciò.
- Non serve ricucirle e dovrebbero guarire abbastanza in fretta, devi solo fare attenzione che non si infettino. Riposati e cerca di non andare a cavallo per qualche giorno e tornerai come nuovo in un paio di settimane. Domani tornerò a cambiare la medicazione e a controllare che stiano guarendo bene. Se ti va potrai raccontarmi cosa ti è successo negli ultimi tempi.
Gisborne gli sorrise.
- Allora assicurati di avere parecchio tempo libero.
- Sono contento di vederti sereno, figliolo.
Guy annuì.
- Non pensavo che fosse possibile, sai? Ma ora sono felice.

Lo sceriffo di Nottingham attese che Tuck uscisse dalla stanza e scambiò qualche parola con lui, poi il frate si congedò e sir Arthur lo guardò andare via prima di aprire la porta.
- Vi sentite meglio, Gisborne?
Guy finì di allacciarsi i fermagli della giacca, cercando di non muovere troppo il braccio ferito e si alzò in piedi.
- Sì, signore, vi ringrazio. Ormai lord Bennet dovrebbe essere qui, è necessario interrogarlo al più presto, meglio affrettarsi.
Lo sceriffo lo guardò.
- Voi non andrete da nessuna parte, sir Guy, non avete sentito il frate? Avete bisogno di riposare.
Guy lo fissò, stupito di vedere una sincera preoccupazione nello sguardo dello sceriffo. Vaisey lo avrebbe sicuramente rimproverato per aver perso tempo a farsi bendare le ferite invece di andare a caccia di fuorilegge o a estorcere soldi ai contadini per pagare qualche tassa ingiusta e molto probabilmente avrebbe fatto in modo di stringergli il braccio ferito o di colpirlo sul fianco per il solo divertimento di vederlo sussultare di dolore.
- Ma… - Iniziò a protestare, ma sir Arthur lo zittì con un gesto secco della mano.
- Avete promesso di obbedirmi e non credo che questo ordine vada contro la vostra coscienza. Vi farò assegnare degli alloggi al castello e mi aspetto che ci restiate almeno fino a domani.
- E lord Bennet? Voi non lo conoscete, signore, potrebbe mentirvi senza che ve ne rendiate conto.
- Voi lo conoscete, Locksley?
- Il padre di Meg? Sì, non posso dire che sia stato un piacere, ma ho avuto modo di incontrarlo. - Rispose Robin.
- Allora il problema è risolto, Locksley vi sostituirà e non voglio sentire altre proteste. Se siete preoccupato per vostra moglie e vostro figlio, mandateli a chiamare, il castello è abbastanza grande per ospitare anche loro.
- Passerò a Knighton più tardi. - Disse Robin, rivolgendosi a Guy. - Lo sceriffo ha ragione, non mi sembri in ottima forma e Tuck ha detto che non devi cavalcare, è meglio che siano Marian e Seth a venire qui.
Guy si rassegnò a obbedire agli ordini dello sceriffo e annuì, poi guardò Robin.
- Non farli preoccupare. A Marian spiegherò io come sono andate le cose, ma non voglio che Seth si spaventi. E quando tornerà insieme ad Archer, assicurati che Allan stia bene, era piuttosto scosso.
Lo sceriffo chiamò uno dei servitori del castello e gli ordinò di preparare una delle camere per Guy e per la sua famiglia.
- Avete già mangiato? - Chiese, guardando Guy e Robin ed entrambi scossero la testa. Lo sceriffo ordinò al servitore di far portare cibo e vino per tutti e tre nella saletta in cui si trovavano.
- Mentre aspettiamo che le vostre stanze siano pronte, possiamo condividere un pasto. Non dovete ringraziarmi, Gisborne. Avete accettato di lavorare per me, accertarmi che i miei dipendenti siano in buona salute e fare in modo che ricevano cure adeguate è semplicemente un mio dovere.
- Siete molto diverso da Vaisey, sir Arthur. - Disse Robin e lo sceriffo lo guardò.
- Questo è un complimento, Locksley?
- Decisamente. - Confermò Guy.

Guy sbadigliò, girandosi su un fianco e avvolgendosi in una coperta morbida e calda. Davanti a Robin e allo sceriffo aveva cercato di mostrarsi più forte di quanto non si sentisse, ma doveva ammettere di essere incredibilmente stanco e dolorante.
Stendersi su quel letto comodo e riposare un po' dopo una notte insonne passata ad aiutare la gente di Clun non gli sarebbe sembrata una cattiva idea anche se non fosse stato ferito.
Le stanze che gli erano state assegnate erano ampie e confortevoli, più calde e meno umide di quelle che aveva occupato al castello quando lavorava per Vaisey. Il camino era grande e scaldava adeguatamente l'ambiente e il letto era dotato di un materasso comodo e di coperte pesanti.
Dopo aver mangiato un pasto abbondante e nutriente insieme a Robin e allo sceriffo, Guy si sentiva piacevolmente assonnato e, anche se le ferite e i lividi gli facevano male, il dolore era sopportabile.
Chiuse gli occhi con un sospiro di piacere e si addormentò subito, abbandonandosi a un sonno senza sogni.
Sprofondato in quel sonno ristoratore, Guy non si accorse della porta che veniva socchiusa, né della figura velata che si affacciò a quello spiraglio e che rimase a osservarlo per un po' prima di decidersi a entrare nella stanza.
La donna velata si avvicinò al letto in silenzio e si fermò a guardare attentamente il cavaliere addormentato, lo sguardo fisso sulle ciocche di capelli lunghe e scomposte sparse sul cuscino e sulla pelle pallida di Guy.
Senza fare il minimo rumore estrasse la lama affilata di un pugnale dalle pieghe della veste e si chinò in avanti, avvicinandosi ancora a lui.

   
 
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