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Autore: ThorinOakenshield    10/01/2016    4 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il corpo cereo e ben vestito di Thorin Scudodiquercia era illuminato fiocamente da delle piccole candele poste all’estremità della tomba di pietra.
L’altura sulla quale era stato sistemato il cadavere del Re sotto la Montagna era circondata da delle alte torce e dai nani che procedevano in processione intorno all’amico.
Nessuno della Compagnia aveva la forza per dire alcunché.
Dwalin era fermo a osservare mesto il corpo privo di vita del suo antico compagno d’armi. Per la prima volta da quando era morto suo padre Fundin nella Battaglia di Azanulbizar, pianse.
È buio, vecchio scemo, si rimproverò dentro di sé. Nessuno se ne accorgerà.
Naturalmente Dwalin non era l’unico ad essersi lasciato andare alle lacrime: Balin, Fili, Kili e Bilbo erano continuamente scossi dai singulti.
Balin aveva perso colui che da sempre aveva considerato come un figlio, mentre Fili e Kili erano stati crudelmente privati della loro guida, del punto di riferimento che avevano avuto da quando avevano memoria.
Se il vecchio nano aveva perso un figlio, ai due giovani principi era stato portato via un padre.
Questa volta è finita per davvero, disse una vocina crudele nella testa del signor Baggins. Thorin è morto e neanche Gandalf potrà riportarlo nel mondo dei vivi.
Allo hobbit pizzicarono maggiormente gli occhi e fu costretto a reprimere ulteriori lamenti, poiché di questo passo sarebbe in poco tempo morto soffocato dalle sue stesse lacrime.
Vedere il volto diafano e rilassato del suo migliore amico provocava a Bilbo un dolore indescrivibile, un dolore che lo riportò con la mente indietro nel tempo, quando in giovane età era improvvisamente diventato orfano.
 
Ora sono solo di nuovo.
 
Lo hobbit avrebbe voluto adagiare la ghianda sulla spoglia di Thorin Scudodiquercia, ma ben presto la cruda realtà tornò a fargli visita: essa era stata portata via da quell’algido ruscello, l’unica cosa che rimaneva di quella splendida amicizia spezzata via precocemente, a parte i bei ricordi di giorni passati.
Thorin era stato vestito con l’armatura nera che aveva trovato di ritorno a Erebor, dopo aver affrontato tante peripezie che comprendevano troll, giganti di pietra e orchi molesti.
I nani avevano voluto a tutti costi trasportare il corpo del nano fino alla Montagna Solitaria.
Non lo seppelliremo in questo luogo sperduto e senza nome, dove poche persone possono venire a trovarlo. Aveva detto Dwalin e Bilbo non poteva trovarsi in disaccordo con lui: il posto di Thorin era ad Erebor e lo era sempre stato.
“Il Re è morto!” enunciò con tono solenne Gandalf il Grigio senza lasciare che la mestizia che covava nel cuore tradisse la sua tranquillità in quel momento. “Lunga vita al re!”
“Lunga vita al re!” gli fece eco Balin sfoderando la sua spada insieme ai suoi compagni.
Dain chinò il capo e Bilbo avvertì un moto di fastidio all’interno di sé: vedere la corona di Thorin sbrilluccicare sul capo di quel nano gli faceva venire voglia di storcere il naso. Il legittimo Re sotto la Montagna era Scudodiquercia, lui aveva rischiato la vita per Erebor, mentre Piediferro si era rifiutato di accompagnare suo cugino nell’impresa.
 
Le mani calde e affettuose di Bofur sulla sua schiena gli fecero seccamente notare che, tornare a casa e lasciare i suoi amici a Erebor, sarebbe stato ancora più difficile di quanto pensasse.
Il nano dal buffo cappello era l’ultimo che stava salutando e sentiva di star lasciando un altro buon amico.
Bofur sciolse improvvisamente l’abbraccio e mise le sue mani sulle spalle di Bilbo. Puntò i suoi occhi lucidi in quelli dello hobbit. “Non sparire, mi raccomando” gli disse con tono categorico. “Vieni a trovarci qualche volta.”
Il signor Baggins accennò un sorriso. “Lo farò,” rispose, “e anche voi siete sempre i benvenuti a Casa Baggins. Ricordate che il tè è alle quattro, ce n’è in abbondanza per tutti.”
I nani sorrisero commossi e per poco Bofur non scoppiò in lacrime di nuovo.
Chinando lo sguardo e tirando su col naso, Bilbo aggiunse: “Mi dispiace per la piega che hanno preso gli eventi. Avremmo potuto passare una bella vacanza… se solo avessi obbedito a Thorin! È tutta colpa mia.” Stava facendo sempre più difficoltà a parlare e le sue parole si stavano trasformando in singhiozzi. “Se fossi rimasto a Erebor durante l’attacco degli orchi, non avrei perso la memoria. Non ci sarebbe stato bisogno di riportarmi nella Contea e Thorin non sarebbe… non sarebbe…” Non riuscì a concludere la frase, le lacrime lo assalirono ed emise dei flebili mugolii.
I suoi amici rimasero e guardarlo fermi e in silenzio, con il cuore a pezzi. Non esistono parole per consolare una persona che ha perso un amico così caro e, anche se ci fossero state, loro e lo hobbit si trovavano sulla stessa barca. Non avevano la forza per pensare a Scudodiquercia.
Balin era più tenero di cuore e ci tenne a dare almeno una pacca sulla spalla a Bilbo. Lacrime salate gli rigavano le guance. “Non è stata colpa tua, ragazzo” disse asciugandosi le gote. “La colpa è tutta di Bolg, ma per fortuna ha avuto quello che si meritava.”
Gli altri nani chinarono il capo, convenendo con il vecchio nano.
Una volta che si fu ripreso un po’, lo hobbit rivolse uno sguardo a Balin e gli concesse un sorriso.
Sentendo che di lì a poco sarebbe scoppiato per l’ennesima volta, Bilbo alzò i tacchi e raggiunse Gandalf, mentre i nani rimasero sulla soglia della Montagna Solitaria a vegliare sulla loro partenza.
 
Dopo aver salutato Gandalf, Bilbo Baggins era definitivamente solo in quel triste viaggio.
Aveva fatto fatica a non piagnucolare ogni qualvolta lui e lo stregone raggiungevano una tappa di quell’indimenticabile e inaspettata avventura: ogni luogo, ogni angolo possedeva un ricordo prezioso.
Rimpiango quella notte in cui i troll ci avevano intrappolati nei sacchi, aveva pensato il signor Baggins, almeno Thorin era vivo.
Ora che aveva le verdi colline che si perdevano a vista d’occhio dinanzi a lui, lo hobbit tornò per un momento a essere il degno figlio di Bungo Baggins, tanto gli era mancata quell’accogliente dimora.
Molto bene: hai di nuovo la tua casa accogliente, comoda e colma di cibo… ma sei solo come un cane abbandonato. Di nuovo quella fastidiosissima voce! E gli dispiaceva ammettere che aveva ragione: nella Contea non aveva tantissimi amici; certo, aveva quei due o quattro hobbit con cui conversava qualche volta al mercato o con i quali gustava delle tazze di tè, ma considerarli amici era troppo.
Senza contare che ora Bilbo si sarebbe dovuto sorbire di nuovo quella cleptomane di Lobelia Sackville-Baggins.
Il lato Baggins si impadronì nuovamente dello hobbit non appena questo si accorse di una cosa sconcertante: i suoi mobili, i suoi piatti e… Bilbo sgranò gli occhi in preda all’orrore: i suoi centrini!
Dunque, come stavo dicendo: i mobili, i piatti, i centrini e tanti altri beni erano stati messi all’asta dinanzi a Vicolo Cieco.
Preso da una furia irrefrenabile, Bilbo Baggins raggiunse velocemente il vecchio hobbit che stava sperperando i suoi averi a mezza Hobbiville.
 
“Fermi tutti! Fermi tutti!” gridò a gran voce Bilbo Baggins scuotendo le braccia.
Malgrado l’insistente vociare eccitato dei vari hobbit di Hobbiville, tutti riuscirono ad udire il signor Baggins e si voltarono a guardarlo.
“E tu chi sei?” gli chiese una donna in carne con l’aria da finta tonta.
Bilbo puntò i suoi occhi nei suoi. “Lo sai benissimo chi sono, Lobelia Sackville-Baggins!” sbottò riprendendosi le sue forchette. “Sono il proprietario di questa casa e non sono affatto morto!”
“Chi ci dice che voi siate il vero Bilbo Baggins?” intervenne il signore con il cappello nero, quello che stava vendendo gli oggetti di Casa Baggins.
Sbuffando, Bilbo rivelò il contratto da scassinatore che aveva firmato – senza rivelare di cosa si trattasse, ovviamente. Aveva già perso abbastanza il rispetto da parte dei suoi compaesani, non era proprio il caso che scoprissero che aveva offerto la sua disponibilità come ladro.
Il venditore osservò con attenzione la firma in fondo al foglio, inforcando gli occhiali. “Sì, sembra che voi siate l’effettivo Bilbo Baggins.”
Bilbo sospirò sollevato: ci mancava solo che non potesse più rimettere piede nel suo comodo e tanto amato buco-hobbit.
“Aspettate!” lo fermò con la voce lo hobbit dal cilindro nero. “Chi è questa persona a cui avete offerto i vostri servizi? Thorin Scudodiquercia.”
Bastarono quelle parole per far bloccare il signor Baggins sull’uscio. Nell’udire quel nome dovette ricacciare indietro le lacrime che stavano spingendo per uscirgli dagli occhi. Si voltò verso il suo interlocutore e lo guardò con sguardo grave. “Era mio amico” rispose tutto d’un fiato, prima di scoppiare a piangere un’altra volta.
Con l’umore a pezzi, Bilbo Baggins rimise piede nella sua calorosa dimora. Durante quel lungo viaggio aveva più volte espresso il desiderio di fare ritorno nel suo buco-hobbit; ora, l’unica cosa che voleva, era rivedere almeno una volta il suo migliore amico.
 
Anni dopo…
 
“Zio Bilbo! Zio Bilbo!”
Bilbo Baggins sorrise nell’udire quella vocina da bambino. Dopo l’avventura con i nani ci aveva messo molto tempo per riabituarsi alla Contea e per tornare a sorridere… per fortuna nei suoi giorni era subentrato un piccolo hobbit dal cespuglio corvino in testa.
Frodo Baggins era rimasto orfano in seguito all’annegamento dei suoi genitori ed era riuscito a portare uno spiraglio di luce nella vita solitaria e malinconica dello zio.
“Dimmi, Frodo.” Bilbo smise improvvisamente di occuparsi delle sue piante e rivolse un affettuoso sorriso al piccolo Frodo.
Il giovane hobbit mostrò al tutore un foglio sgualcito color caffè. “Chi è Thorin Scudodiquercia?”
Ogni volta che sentiva quel nome, il signor Baggins si irrigidiva e gli sembrava che il mondo gli fosse cascato sulle spalle.
Notando lo sguardo triste e serio dello zio, Frodo inclinò il capo con aria perplessa.
Il piccoletto non aveva la più pallida idea di chi fosse quel Nano Estremamente Importante, poiché Bilbo non gli aveva mai raccontato di quel viaggio inaspettato che aveva bussato alla sua porta tanti anni fa. Semplicemente perché c’erano ferite ancora aperte nel cuore del signor Baggins, ferite che non ne volevano sapere di rimarginarsi ed egli non aveva intenzione di alimentarle ripensando a quella persona speciale che aveva perso.
Alla fine Bilbo fece un mezzo sorriso e si sedette sulla sedia a dondolo. “Vieni qui, Frodo.” Fece cenno al nipote di accomodarsi sulle sue ginocchia. “È tempo che tu sappia una cosa.”
In preda alla curiosità e con un sorrisone che gli contorceva i tratti somatici, Frodo Baggins guizzò in braccio allo zio, in un’infervorata attesa.
“C’era una volta, in una terra molto lontana a est, un regno prospero e meraviglioso chiamato Erebor…”
Il piccoletto ascoltava rapito le parole del parente, mentre il sole splendeva luminoso sull’erba verde del loro giardino.
“Thorin Scudodiquercia era il principe di questo regno nanico. Un brutto giorno…”
 
The end
 
L’Antro di Lucri:
 
Sciao belli!
Ho concluso questo deprimente capitolo proprio nel giorno giusto: oggi è morto il mio criceto ç_ç e mio papà ha pensato bene di avvisarmi mentre ero a scuola tramite un sms, come se non fossi stata già abbastanza depressa nel trovarmi in quella lurida baracca.
Vabbè, passiamo ai fatti.
Questa fanfiction è stata la primissima che ho scritto e va avanti da due anni, se non erro. Ci sono affezionatissima e, sotto sotto, mi dispiace averla conclusa. Mi mancherà çç
Comunque vorrei precisare una cosa: mi sono presa l’ennesima licenza, poiché mi sono accorta troppo tardi di aver sbagliato… In realtà il successore di Thorin sarebbe Fili, però sovrappensiero ho scordato il fatto che ho lasciato il giovane nano in vita, così ora il Re sotto la Montagna è Dain xD. Sorry TwT
Ci terrei a ringraziare chi ha aggiunto la storia alle preferite, alle seguite, alle ricordate e, specialmente, i recensori: Leila91, Innamoratahobbit96, Daenerys21, Zury Watson e Khilian.
Grazie di cuore! Vi voglio bene <3
Un bacione enorme
 
Lucri

   
 
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