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Autore: Torma    10/01/2016    6 recensioni
Immaginate i personaggi di Hunger Games in un contesto del tutto differente di quello di Panem. Niente guerra , niente dittatura, niente Hunger games come tutti noi li conosciamo. Solo semplice vita universitaria, amicizie, lezioni ,feste e amori. Una Katniss più aperta e socievole alle prese con un Petaa che le farà battere il cuore. Tutto condito con leggerezza e allegria. Buona lettura- Torma
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Eih... Ho veramente realizzato di aver aggiornato la storia l'ultima volta in luglio e mi sono sentita molto in colpa... Non so di preciso perchè, forse per il fatto che non mi piace non portare a termine le cose che inzio ma anche per quella piccola fetta di persone che un po' si sono affezionate alla storia. Scrivere è come una terapia e leggere le recensioni fa bene allo spirito e al cuore quando i periodi della mia vita sono tristi. Per il resto non ho più aggiornato per due motivi: 1.L'università con annesso tirocinio (che non mi da neppure il tempo per una sana doccia) e 2. il blocco dello scrittore. Con non poche difficoltà ho deciso di riprendere in mano questo capitolo che avevo abbandonato ad agosto e l'ho finito per voi. Fatemi sapere cosa ne pensate. Vi lascio con la speranza di poter pubblicare celermente nuovi capitoli una volta laureata. Se avete voglia, tempo o ispirazione vi do questo compito: cosa vorreste vedere accadere nella storia? Qualche buon idea non fa mai male.
Buon anno -Torma 


42.
L'euforia della vittoria è stata passeggera ed è volata via come la settimana trascorsa tra le diverse gare, che anche quest' anno hanno animato e reso tali gli Hunger Games. Resto seduta immobile a godere del silenzio irreale della confraternita visto che quasi tutte le ragazze sono partite per le vacanze di primavera. Tiro un calcio al bagaglio ai miei piedi e sospiro mentre aspetto che il mio ragazzo biondo venga a prendermi. Tra poche ore voleremo verso la west cost per sperimentare il brivido delle vacanze primaverili californiane. Bussano e  trascino i piedi fino alla porta. Davanti ai miei occhi ecco Peeta visibilmente felice. Mi saluta con un caldo sorriso e mi bacia sulle labbra senza darmi il tempo di dire una parola. Non posso lamentarmi davanti a lui. È troppo dolce. Farei di tutto per il suo sorriso, anche partire per una vacanza di gruppo. Questi mesi di fidanzamento mi hanno reso una persona arrendevole, prima di conoscere Peeta non avevo mai lasciato entrare nessuno nella mia vita, nessuno aveva il permesso di scherzare con me, non ero di certo una ragazza da vacanze divertenti. L'anno scorso avevo trascorso le vacanze a casa con mamma e Prim. Avevo studiato, aiutato Prim con alcuni compiti, fatto le faccende di casa, nulla di paragonabile a un soggiorno di una settimana sulle calde spiagge di Santa Barbara. Sbuffo indispettita mentre vengo aiutata da Peetaa trasportare la valigia giù per le scale della confraternita. In realtà l'idea della vacanza era allettante prima che diventasse un gita di gruppo. Alzo gli occhi al cielo quando Peeta intercetta il mio sguardo. -Sarà divertente.- mi dice quasi ridacchiando. Io non volevo divertirmi. Io volevo riposare. Il mio unico desiderio era quello di trascorrere un'intera settimana lontana dal campus, dalle Axo e godere unicamente della compagnia di Peeta. Non volevo di certo che tutti gli altri si aggregassero. Sospiro sonoramente mentre salendo in auto sbatto la portiera alle mie spalle e mi lascio sprofondare nel sedile. Ho il broncio da ieri sera, da quando ho avuto la conferma che anche gli altri sarebbero partiti veramente con noi. Pensavo fosse uno scherzo, ho sperato fino all'ultimo che lo fosse. Ho bisogno di prendere le distanze dalla Brown per un po'. Gli Hunger Games sono stati sfiancanti. Non era di certo un mio desiderio ritrovarmi un'altra settimana con Johanna tra i piedi. Per tutta la durata del viaggio in direzione dell'aeroporto elaboro piani per sabotare tutto. Potrei benissimo fingere di stare male e rimanere qui nel campus deserto. O imbarcarmi per sbaglio su un altro aereo. Se solo Peeta non fosse così felice per questa vacanza scapperei da loro il più lontano possibile. Forse a fare l'eremita sulle Ande. Più ci avviciniamo all'aeroporto più divento cupa e taciturna. Non che solitamente sia di molte parole, ma oggi, particolarmente, mi limito a grugniti e monosillabi. Perché? Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Dentro di me la Katniss poco razionale vorrebbe strapparsi i capelli. Vorrei tanto gridare a Peeta di fermare l' auto, sbattere i piedi per terra, fare i capricci, tutto per evitare di partire! No!No! Non voglio passare l'unica settimana di vacanza con loro. So già come andrà a finire. Finnick mi punzecchierà tutto il giorno. Gale pretenderà di fare escursioni. Johanna lancerà ordini a destra e a manca. Madge vorrà fare shopping un giorno sì e l'altro anche. Annie sarà troppo gentile. Jake essendo un Mellark cercherà di tenere unito il gruppo e Peeta seguirà il fratello a ruota mentre io verrò travolta dal loro entusiasmo. Se solo potessi incenerirli con lo sguardo. Impiccioni.
L'aeroporto non è più un miraggio. I cartelli indicano la sua prossimità. È la fine, sono spacciata. Parcheggiamo l'auto nel deposito e sono costretta a scendere quasi di forza da Mr simpatia. - Dai dolcezza, smettila con questo muso lungo. Questo pomeriggio saremo al mare.- Mi dice gioioso - Capirai, anche a Providence c'è l'oceano...- Sbuffo bofonchiando a bassa voce -... e io volevo andarci sola con te al mare.- continuo senza farmi sentire -Come, scusa? Cosa hai detto Kat?- Mi chiede prendendomi per mano e trascinando il suo bagaglio mentre io prendo il mio. Sorrido colpevole e cerco di fare finta di niente -Non vedo l'ora! - sembra divertito, mentre costringo tutti i miei muscoli facciali a piegarsi in un sorriso. -Ecco questo è lo spirito.- Dice sorridendo e sono costretta a ricambiare in modo sincero anche io. Salgo le scale rassegnata e convinta del fatto che non si può dire di no a Peeta, al suo animo da eterno bambino, l'unico capace di entusiasmarsi ancora per le piccole cose. Ed è anche per questo che lo amo.

Cinque ore di viaggio sono sembrate davvero interminabili, non sono servite a nulla le parole di Peeta e neppure i film della Disney proiettati nei televisori piazzati davanti ai nostri occhi. Il posto era stretto, il sedile ruvido, e come se non bastasse accanto a me si è seduto un vecchio signore puzzolente che ha allietato il mio viaggio russando. Recuperati i bagagli e usciti fuori dall'aeroporto il paesaggio che ci si è presentato davanti appere del tutto diverso da quello a cui siamo abituati in Rode Island. Fa caldo. La temperatura percepita è di molti gradi superiore a quella che ci siamo lasciati alle spalle imbarcandosi questa mattina. E quando aperte le porte dell'aeroporto e abbandonata l'aria condizionata della hall siamo travolti dal caldo californiano sono quasi sopraffatta da questo tepore. Tempo qualche minuto e mi pento subito dell'abbigliamento scelto questa mattina. La felpa e la maglietta si appiccicano alla mia pelle, per non parlare dei jeans incollati al mio sedere. Peeta prontamente ferma tre taxi e ci dividiamo per raggiungere la nostra sistemazione. Per fortuna il viaggio per le strade di Santa Barbara è breve e dopo poco meno di mezz'ora la Villa Mellark si erige davanti a noi in tutto il suo splendore. Attraversiamo il bianco viale marmoreo affiancato da piante tropicali quasi in religioso silenzio mentre meravigliati osserviamo la tenuta che si erge davanti ai nostri occhi. La villa  è strutturata su tre piani e si susseguono portici e cavedii che arricchiscono la struttura moderna della proprietà. Oltrepassata la porta zafferano, siamo accolti in un ingresso ampio e luminoso. Non c'è opulenza nonostante le dimensioni. Tutto lascia trasparire semplicità e contemporaneamente ricercatezza nel minimo dettaglio. La casa è in grado di ospitarci tutti grazie alle sue infinite stanze, che si susseguono nel labirinto di corridoi dai colori tenui e accoglienti. Peeta mostra a ogni coppia la propria camera e una volta aperta l'ultima porta del corridoio del secondo piano rimango senza parole.  -Era la casa delle vacanze di tutta la famiglia-  mi dice Peeta mentre resto affascinata dalla vista della camera da letto. Un letto più grande del normale domina il centro della stanza, che con i suoi colori chiari risulta ancora più luminosa, grazie alla luce che  filtra dai lucernari e dalla grande porta finestra. Rimango imbambolata a scrutare l'oceano. Respiro l'aria fresca e l'odore di pulito che piacevolmente travolge le mie narici. Dopo qualche secondo di distrazione, mi volto verso di lui e noto con immenso piacere che si è tolto la felpa e la maglietta e a torso nudo si aggira per la camera disfando la valigia. -É stata progettata da un architetto amico dei miei genitori per soddisfare i bisogni di tutti. A mio Nonno piaceva molto,ricordo che ci teneva al fatto che qui ci sentissimo a casa.- Sorride nella mia direzione timidamente e un velo di tristezza si abbassa sui suoi occhi blu. Mi avvicino e gli stringo la mano tesa lungo il corpo e sorrido in silenzio. Ma quasi subito siamo distratti dalle voci al piano di sotto. Un rumore  e poi uno spalsh, alzò gli occhi interrogativa -C'è anche la piscina?- chiedo con entusiasmo nella voce -e anche la vasca idromassaggio- mi risponde contento. Sono stupefatta. -Quante cose mi nascondi ancora Mellark?- chiedo divertita poggiando le mie labbra sulle sue. Peeta ride sfiorando la mia bocca -Preferisci andare in spiaggia o per oggi ti accontenti della piscina?- mi chiede visibilmente divertito,  velocemente si  abbassa jeans insieme ai boxer e rimane nudo davanti a me. Non posso fare a meno di arrossire e dargli una leggera spinta. Raggiungo la mia valigia e gli lancio addosso la prima cosa che prendo  tra le mani -Grazie amore ma credo che questo stia meglio a te- dice ridendo e rilanciandolo nella mia direzione il mio bikini rosso -Sei davvero uno stupido- Fa troppo caldo per approfittare della situazione, ma ciò non mi impedisce di stuzzicarlo lascio cadere i miei vestiti ai piedi del letto e mi cambio davanti a lui senza staccare i miei occhi dai suoi. Purtroppo il mio corpo si è un po' incicciottito da quando sono la fidanzata di Peeta Mellark . Mi vizia e mi coccola con troppe squisitezze e il mio sedere si è arrotondato un pochettino, per fortuna entro ancora nel costume. Dopo aver indossato il pezzo inferiore mi spingo verso di lui ancora immobile a osservarmi. -Mi daresti una mano con il pezzo sopra?- chiedo a bassa voce. Aspetto una risposta dando le spalle al mio fidanzato e scosto i capelli dalle spalle portandoli di lato. Peeta si avvicina in silenzio e posso sentire il calore che emana il suo corpo, e sono scossa da un brivido che non gli sfugge. Senza dire una parola rimane qualche centimetro da me accarezzandomi il ventre, per poi afferrare delicatamente i nastrini del reggiseno e lentamente legarli dietro la mia schiena. Bramo il suo tocco e il suo respiro regolare mi fa impazzire. Nel mio corpo si accumula una tensione esasperante ma Peeta resiste al mio corpo e infilato il suo costume esce  dalla stanza lasciandosi alle spalle la sua risata serena.

Il bagno nello specchio cristallino rigenera completamente le mie membra e sono contenta, nonostante l'affollamento della vasca, di passare il pomeriggio in loro compagnia. Peeta propone di organizzare un barbecue per una delle prossime serate mentre per la cena decide di preparare un piatto di spaghetti con olive nere, pomodorini e basilico. Lo lascio in cucina e salgo in camera. Dopo aver passato tutto il giorno insieme, sono contenta di rinchiudermi un po' sola nella stanza a riposare. Dopo una lunga doccia infilo un vestito leggero di cotone sopra la biancheria intima e mi abbandono sfinita tra le morbide lenzuola. Peeta è in cucina a preparare la cena e prima di prendere sonno sento chiaramente la sua risata cristallina e mi assopisco in breve tempo mentre lo sento allontanarsi.
Un grido. Il rumore del mare. Percepisco la sabbia sotto ai piedi. Abbassò lo sguardo e fissò il colore delle mie unghie smaltate contrastare con il candido colore del terreno. Un altro  urlo. Questa volta riesco a percepire un nome. Katniss. Urla di nuovo la voce. Un freddo irreale riscuote le mie membra. Sulle braccia si forma uno strato di pelle d'oca e la confusione nella mia mente aumenta. -Katniss! aiutami!-. Peeta! Riconosco la sua voce. Alzo lo sguardo e lo vedo in mezzo alle onde visibilmente in difficoltà. Il mio ragazzo del pane annaspa tra le acque cercando di restare a galla ma nonostante l'impegno, tutti i suoi sforzi sembrano inutili. Mi chiama a gran voce quando la testa riesce a spuntare dalle acque. Il panico mi assale e inizio a correre nella sua direzione. A perdifiato cerco di raggiungerlo ma l'unica cosa che riesco a fare è chiamare il suo nome. Non posso perderlo. I'ansia prende il sopravvento e il cuore inizia a palpitare. Corro. Inciampo. Cado. La sabbia si trasforma in schegge di vetro, la mia pelle grida, le mie membra vengono lacerate. Un dolore lancinante mi dilania ma è sovrastato dalla vista dell'ultimo respiro di Peeta risucchiato dalle acque.
Mi sveglio di soprassalto. Il respiro affannato. Un senso di panico interiore. Mi tiro seduta di scatto e cerco di ignorare il rimbombo del mio cuore nel petto. La parte del letto accanto a me è vuota e smetto per un attimo di respirare. Una fitta allo stomaco mi contorce le interiora ma poi la sento, la sua risata, la sua voce calma e dolce mi chiama dalle scale e riacquisto lucidità pian piano. Era solo un incubo. Nulla di strano se non fosse che il soggetto questa volta non era mio padre. Peeta. Sento dei passi in corridoio e la porta si apre. Rimango delusa quando al posto dei riccioli biondi vedo sbucare da dietro alla porta la testa castana di Gale. -Capnip ti muovi? Stiamo aspettando tutti te per cenare.- Mi rimprovera entrando nella stanza, fermandosi di scatto non appena nota la mia faccia. -Stai bene?- Chiede preoccupato corrucciando la fronte -Sei pallida?- Faccio un respiro profondo e cerco di controllare l'ansia. -Stavo solo dormendo.- dico alzando le spalle e alzandomi veloce superandolo giù per le scale. Scendo i gradini due per volta. Ho bisogno di vederlo. Di sentirlo. Entro quasi di corsa nella sala da pranzo. Tutti i presenti, seduti attorno al tavolo, mi guardano di traverso ma non ci faccio caso. Peeta non c'è. Respiro e a grandi passi raggiungo la cucina . Alla vista della sua testa riccia faccio un respiro di sollievo. È qui. Sta bene. Girato di spalle. È occupato a tagliare il pane sul tagliere. Non si accorge di me finché non faccio scivolare le mie braccia intorno al suo busto e  lo abbraccio da dietro. Tuffo il viso nel incavo del suo collo e inspiro profondamente il suo profumo. Al mio tocco i muscoli di Peeta si rilassano e sembra contento di questo contatto inaspettato. Non dice nulla. Aspetta. Rimaniamo in silenzio e gioisco per la calma ritrovata, finché la voce di Johanna richiama la nostra attenzione dall'altra stanza. -Vi muovete?? Ho fame!- grida acida. Inspiegabilmente scoppiamo a ridere all'unisono. Peeta si affretta a mettere nel paniere le ultime fette di pane e raggiungiamo gli altri dopo che sciolgo la stretta su di lui. Mangio in silenzio cercando con il gomito la presenza e il calore di Peeta. Ascolto i discorsi e le battute del resto della compagnia e mi accorgo più volte di imbambolarmi a fissare il ragazzo al mio fianco. Ma La tranquillità della serata è solo apparente. Continuano a mangiare tutti i piatti preparati dai fratelli Mellark finché Gale urta per sbaglio il bicchiere di vino di Madge. Il liquido rosso si rovescia completamente sulla tovaglia bianca e inonda interamente le gambe e il vestito della mia amica. -Dannazione! Ma allora il tuo è un vizio!- strilla la ragazza allontanandosi con la sedia dal tavolo. Gale sbuffa annoiato mentre cerca di concludere un discorso con Finnick ignorando la rabbia di Madge. -Stai scherzando! Guarda che diavolo hai combinato!- Davanti a me si intavola un siparietto divertente e Madge incolpa Gale anche di colpe passate. Fino a quando non esplode e perde il controllo come non aveva mai fatto. Colpa forse dell'ultimo periodo poco tranquillo.  Non posso fare a meno di osservare la scena in silenzio, turbata dalla reazione esagerata di Madge che appare ormai implacabile. Purtroppo Gale e la sua incapacità di chiedere scusa complicano la situazione fino a farla precipitare quando ormai  visibilmente infastidito dal suo comportamento sbotta nervoso:
-Stai zitta! Smettila! Basta con queste tragedie. Nessuno si è mai tagliato le vene per una macchia!- alle parole di Gale vedo Peeta irrigidirsi accanto a me ed dall'altra parte del tavolo Jake scatta sulla difensiva interrompendo la lite, il suo tono esce piatto dalla sua bocca -L'autolesionismo è un argomento su cui preferire non si scherzasse in questa casa- afferma mentre gli occhi di Peeta vengono catturati dalle parole del fratello -Per me è da stupidi farsi del male! Che razza di persona normale potrebbe afferrare un coltello e affettarsi un polso?- Ride Gale inconsapevole della reazione che sta facendo nascere in Peeta. Attorno a me si sta innescando un meccanismo pericoloso che non riesco a comprendere - Non credo sia una cosa su cui fare battute- ripete Jake apatico. - Che problema hai Jak, ti tagli le vene quando Johanna non te la da?- E a questa uscita infelice del ragazzo di Madge Peeta perde il controllo -Che cazzo ne sai tu dei motivi che possono spingere qualcuno a farlo!?- grida non riuscendo a rimanere calmo -non ti scaldare! È ovvio che sono persone disturbate!- continua Gale ora più serio -Disturbate?! Disturbate!? Non ti è mai passato per l'anticamera del cervello che possono essere persone semplicemente con dei sentimenti?!- Il tono della voce di Peeta mi fa gelare il sangue nelle vene. Non l'ho mai visto così arrabbiato. Si alza di scatto e per la sorpresa nessuno è in grado di muoversi mentre lasciando cadere al sedia alle sue spalle, si dirige fuori dalla stanza sbattendo la porta. Jake sospira forte non appena il fratello lascia la stanza e si accascia sulla sedia in silenzio. Faccio per alzarmi per raggiungerò, ma mi blocca - Lascialo da solo per un po'. Quando si sarà calmato tornerà normale.- dice strofinandosi gli occhi stanchi. Il silenzio cala nuovamente tra di noi. Madge si alza e lascia la stanza. L'aria è quasi irrespirabile e decido di uscire lo stesso. Raggiungo la terrazza e mi arrampico sulla balaustra per vedere meglio dove sia Peeta. Cammina veloce nella baia. Calcia la sabbia. Alla fine si ferma di scatto e grida. Un grido che mi ricorda tanto quello del sogno, il cuore mi si spezza ma resto immobile. Non so cosa fare. Le gambe sono come immobilizzate. Guardo inerme la persona che amo soffrire e non riesco a fare niente.  Peeta si accascia sulla sabbia e mi manca il respiro. Sembra quasi che l'unica cosa bella della mia vita dopo tanto tempo stia scivolando via da me. Lui al mio posto sarebbe già corso da me con la soluzione per ogni mio problema. Non posso fare a meno di elencare nella mia mente tutte le azioni  buone che Peeta ha fatto nei miei confronti. É stato una guida, un amico, un complice. Non posso permettermi di lasciarlo da solo proprio ora.  Lo osservo immobile dal terrazzo. Nessuno di noi voleva farlo arrabbiare. Nessuno voleva mancargli di rispetto. Qualcosa in quello scatto di ira è stato davvero spaventoso. Nessuno ha capito quella reazione, ma io voglio comprendere. Una folata di vento mi fa tremare e mentre la pelle d'oca si forma sul mio epidermide, faccio un respiro e muovo il primo passo. Un piede dietro l'altro, lo sguardo fisso sulla sua schiena. È immobile mentre con le ginocchia piegate e la testa china osserva la sabbia sotto di sè. Vederlo in quello stato è logorante. Arrivo ai gradini che portano alla spiaggia. Un respiro, due respiri, al terzo mi faccio coraggio e afferrato il corrimano di legno inizio a scendere verso di lui. Le infradito rallentano il mio avanzare, così decido di sfilarle. La sabbia è fredda sotto i miei piedi ma avanzo senza voltarmi indietro. Sono a pochi passi da lui quando la sua voce mi fa sussultare. -Non avvicinarti!- pronuncia a voce alta. Non lo ascolto e continuo nella sua direzione. -Kat fermati! Ti prego. Lasciami solo- Il suo tono è deciso, indietreggio un poco. -NO!- dico senza rendermene conto. -Mi dispiace- sussurro mentre lo afferrò tra le braccia. Non lo ascolterò. -Ti amo. Sono qui per te.- Affermo con forza. Peeta cerca di alzarsi e nasconde il suo volto dal mio sguardo ma la mia attenzione cade sui polsi. Dei graffi irregolari ricoprono la superficie pallida della sua pelle. Sgrano gli occhi senza capire e appena Peeta si accorge di cosa sto guardando cerca in fretta di nascondere le braccia sotto la felpa. Ma è troppo tardi. Ora è tutto chiaro. Le parole di Jake. La reazione di Peeta. Il mio ragazzo del pane cerca di alzarsi ma lo trattengo per il polso. Peeta sussulta e una smorfia di dolore compare sul suo viso primo che venga ricoperto da lacrime. Non dice nulla. Inizia a piangere davanti a me. Rimango interdetta per qualche secondo prima di trascinarlo tra le mie braccia. Peeta si rannicchia vicino a me e stanco si lascia andare. Lacrime amare scorrono lungo le sue guance. Fiumi di dolore. Tutto ciò che riguarda la sua vita mi travolge come un uragano. Lo stringo con dolcezza e accarezzo i suoi capelli finché non si calma leggermente. -Scusa, se non sono perfetto- sussurra dopo un po'. Perfetto? Come può pensare che io voglia la perfezione, quando ho già lui? - Peeta tu sei meglio di perfetto. Sei tu. Non potrei desiderare di meglio. Sei la persona più buona che conosca. Sei la persona migliore che potessi incontrare in tutta la mia vita. Sei semplicemente te, e questo mi basta. Anzi questo mi rende felice. Mi da la forza per essere come sono. Senza di te sarei sicuramente una persona peggiore.- dico poco prima che lui si sollevi per baciarmi. Un bacio senza aria, bagnato, ma vivo. Peeta è vita per me. -Non posso perderti- ammetto in un sussurro quando i suoi occhi si specchiano dentro ai miei. -Non vado da nessuna parte.- afferma mentre con le dita asciugo le ultime lacrime sulle sue guance -è una promessa?- -Resterò per sempre.- lo guardo a bocca aperta e un sorriso sghembo compare sulle sue labbra -Te lo prometto- aggiunge. -Ora, dovrei tornare in casa a scusarmi.- dice alzandosi e pulendo i pantaloni con le mani. Mi alzò subito dietro di lui -Forse è meglio se prima disinfettiamo quei graffi.- Dico cercando di prendere tra le mani il suo polso e esaminando meglio la sua pelle lacerata. - Non è nulla di grave, mi sono graffiato con le unghie.- Sussurra un po' imbarazzato mentre cerca di liberarsi dalla mia presa. -Fallo per me.- La voce mi si spezza quasi in una supplica,  e Peeta sorpreso accetta di arrendersi. La casa è silenziosa. Gli altri devono aver deciso di andare a letto presto. Entriamo piano in soggiorno. -Dove tenete la cassetta dei medicinali?- chiedo mentre Peeta richiude dietro di sè la porta finestra. -Nel ripostiglio vicino alla cucina- La voce di calma di Jake ci fa sobbalzare. -Katniss potresti andare a prenderla per Peeta?- Mi chiede gentilmente mentre fermo osserva il fratello evitare il suo sguardo. -Emh, si- Dico veloce e lascio Peeta con suo fratello. Mi affretto alla ricerca della cassetta dei medicinali per tornare il prima possibile in soggiorno. Mi occorre più tempo del previsto per individuarla a causa della confusione sugli scaffali. Appena la trovo mi precipito nuovamente in salotto, quando entro nella stanza i due fratelli smettono di parlare. Sembrano entrambi tranquilli e questo mi rilassa. -Kat vai pure in camera.- Mi dice Jake una volta afferrata una garza e del disinfettante -Ma... Io...- Cerco di obiettare ma questa volta è Peeta a invitarmi a salire le scale: -Vai dolcezza. Jake sa quello che deve fare.- dice calmo. Mi arrendo senza fare storie e li lascio nuovamente soli. Salgo lentamente i gradini per tentare di ascoltare qualche parola, ma è inutile. Svolto l'angolo in direzione della camera e sobbalzo nel vedere Gale seduto per terra davanti alla porta della mia camera. -Eih Capnip!- Sorride colpevole -Peeta come sta?- domanda a bassa voce. Temporeggio nel rispondere ma alla fine dico -Bene...O almeno, forse bene.- aggiungo sospirando. Gale annuisce e rimane seduto immobile contro alla porta. Mi avvicino e scivolo seduta accanto a lui. -Madge?- Domando in un filo di voce. -Sta bene. Ma credo che abbia capito che c'è qualcosa che non va.- -Non glielo hai ancora detto?- Chiedo -Cosa? Che tra meno di qualche mese salirò su un aereo e non tornerò più alla mia vecchia vita?- Sospira rumorosamente. -Prima mi ha chiesto se la amo ancora...- Sgrano gli occhi -Perchè?- Domando al mio amico confusa. -Dice che sono strano, sente qualcosa di diverso. Non è stupida, sta iniziando a sospettare. Mi fa domande diverse dal solito. Lo vedo, sta cercando di psicanalizzarmi, e ci sta riuscendo. Sono costretto ad ignorarla per evitare di vuotare il sacco.- -Dovresti parlarle...- -A quale scopo. Lo sappiamo entrambi che sarà l'inizio della fine.- Si passa nervoso le mani nei capelli scuri - Non sono pronto a dirle addio. Non riesco a lasciarla andare. Ma non voglio rinunciare al football. Era il sogno di mio padre, il nostro sogno.- Veniamo interrotti dai passi rumorosi di Peeta in fondo al corridoio -Eih ragazzi! Che fate qui?- Ci saluta nascondendo le bende sotto a una felpa. - Mellark volevo chiederti scusa.- Inizia Gale mentre Peeta ci raggiunge. - Non ti preoccupare, è tutto a posto.- Lo tranquillizza Peeta con un'alzata di spalle. -Vi lascio soli.- Dico congedandomi, prima di salutarli e entrare sola nella stanza.
Trattengo a stento un grido quando mi accorgo di non essere sola. Madge è seduta immobile ai piedi del letto. Pietrificata. Mi guarda con gli occhi sgranati, le pupille dilatate, il respiro irregolare. -Cosa ci fai qui?- chiedo a bassa voce inginocchiandomi davanti a lei. -Volevo vedere come stavate...- Sussurra piano ma visibilmente sconvolta. -Cosa hai sentito?- Chiedo cautamente. -Io? Tu...Tut...Tutto- balbetta in un filo di voce e fa crollare tutte le miei speranze. Ci fissiamo per qualche minuto senza dire una parola. Aspetto. Non so di preciso cosa. Resto ferma a fissarla. Ma non fa nulla. Madge lascia cadere la testa all'indietro e fa un respiro profondo. -Madge?- cerco di attirare la sua attenzione, ma mi ignora. Continua a respirare. Fino a quando scoppia a ridere. Una risata strana. -Pensavo di essere pazza.- Afferma una volta calma. - Per dove deve partire?- Mi chiede seria. Tentenno un attimo prima di rispondere -Katniss. Dimmi dove?- Mi faccio coraggio e rispondo - Dallas.- -Dallas. In Texas?- Chiede stranita - Sì. Dallas. Texas. Madge, mi dispiace...- - Non dirgli che lo so.- mi supplica, e alle sue parole lo guardo stupita. -Katniss. Ha ragione lui.- Afferma mentre una lacrima le scivola lungo la guancia rosa. - Non può rinunciare al suo sogno per me. Dovrò lasciarlo andare. Quanto potrà durare una relazione di un giocatore professionista con la fidanzatina del college?- La ascolto in silenzio mentre lucidamente prende consapevolezza -Non voglio ostacolare la sua carriera.- -Lo lascerai?- domando preoccupata. - Non potrei mai, il dolore mi ucciderebbe. Sarò serena per entrambi. Glielo devo.-  -Farai finta di niente quindi?- - Sì. Non posso chiedergli di restare. È la sua vita...-  
Sobbalziamo entrambe quando Peeta entra dalla porta. -Madge?!- grida stupito mentre si affretta a chiudere la porta dietro di sè e a raggiungerci. La mia amica si alza di scatto e sorride come se nulla fosse, cancellando ogni segno di tristezza dal suo volto. -Sono passata a vedere come stavi.- Dice prima di abbracciarlo forte. Peeta rimane sorpreso da quello scambio d'affetto ma non esita a ricambiare la stretta. -Vi lascio soli.- dice infine sgattaiolando velocemente fuori dalla stanza. -Voi non mi avete vista.- Sussurra prima di chiudere la porta e il suo sguardo addolorato vale mille parole. Madge lo ama troppo per rovinare i suoi ultimi mesi alla Brown. Vorrei poter fare in modo che le cose finissero diversamente, ma resto in camera impotente. I miei pensieri sono interrotti da Peeta: -Per essere la prima sera è stata abbastanza movimentata- afferma divertito mentre si toglie i vestiti per andare a letto -Non è divertente.- Sospiro esasperata mentre afferrò lo spazzolino e vado in bagno a lavarmi i denti. Apro il tappo del dentifricio e spremo il tubetto. Mi fermo un attimo a osservare il mio riflesso. Sembro davvero stanca. Questa doveva essere una vacanza tranquilla, ma a questo punto credo che non lo sarà.
 
  
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