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Autore: AddyOswald    14/01/2016    1 recensioni
Quando aprì la bocca per parlare, Clara si accorse che quel momento, quel piccolo frangente, sarebbe rimasto loro per sempre. Nessuno dei due ne avrebbe più parlato. Non se ne sarebbe mai più fatta parola, ne tra di loro ne con nessun altro. Sarebbe stata una fotografia esistente solamente nella sua testa.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 12
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"People like you and me.. should say things to one another.. And I'm going to say them now"

 

 

Clara sapeva che quello era probabilmente il momento meno adatto per sedersi difronte al Dottore

e dire ciò che per loro non c'era mai stato tempo di dire.

Tempo, si ritrovò a sorridere di quella parola. In realtà non è che non ci fosse stato tempo,

quelli erano giorni in cui loro lo gestivano. Tutto ciò che era mancato era l'occasione.

Per un attimo ebbe paura di pronunciare quele parole, temette di ritrovarsi davanti l'uomo

distaccato e misterioso di un tempo, quell'uomo che "oh, no, non abbracciarmi" lo diceva

ogni volta che lei si avvicinava a lui.
Ma di quell'uomo ormai c'era solamente l'ombra. Quel Dottore, il suo Dottore, l'abbracciava

ogni giorno con lo sguardo, la travolgeva con una stretta di mano e la coccolava con i suoi sorrisi.

E poi la abbracciava, davvero. La stringeva così forte che temeva di non riuscire a respirare,

ma le sue braccia non erano il vero motivo per la quale le mancava il respiro.
Gli abbracci del Dottore erano un pò come la prima stella cadente nella notte di S.Lorenzo.

Quella più bella, quella speciale, quella a cui tutti guardano con occhio più attento.

Sedeva difronte a lui con la certezza che per lui erano passati quattro miliardi di anni e mezzo,

avrebbe dovuto vedere almeno una qualche differenza in lui, ma era pressocchè lo stesso.

Aveva passato un'eternità cercando di proteggerla, persino da morta.

 

 

 



Non c'è tempo.

 

 

No, Dottore. Il mio tempo è finito.




 

Sapeva di essere morta. Clara lo sapeva, ma semplicemente non le importava.

L'unico rimpianto che si sarebbe portata nella tomba sarebbe stato solamente quello

di non avere detto quelle parole, e ora aveva la possibilità di farlo.
Ma quelli come loro, esattamente, come fanno a dirselo?
A Clara sfuggì un sorriso, ricordando quella promessa, fatta molto tempo fa,

al suo amore perduto.

 

 

 

 

Queste mie parole sono ora tue, non le dirò a nessun altro, mai più.






Aveva vissuto nel tentativo di mantenere quella promessa,

ma poi il Dottore aveva sorriso e ogni certezza era crollata.

Certamente, l'aveva già visto sorridere prima di allora,

ma quello era stato un sorriso diverso.
Qualcosa di nuovo era nato in lui, una nuova

luce innondava i suoi occhi e riempiva il Tardis.

"Non c'è bisogno che tu dica niente, Clara"




Le sussurrò, asciugandole una lacrima.
Sapeva a quale grande conflitto la ragazza stava correndo contro.




"Solo per questa volta, come se fossimo solamente io e te"

rispose in un singhiozzo. 

 

 


Quando aprì la bocca per parlare, Clara si accorse che quel momento,

quel piccolo frangente, sarebbe rimasto loro per sempre. Nessuno dei due ne avrebbe più parlato.

Non se ne sarebbe mai più fatta parola, ne tra di loro ne con nessun altro.

Sarebbe stata una fotografia esistente solamente nella sua testa.

 

 

 

 


"Ti ricordi la ragazzina che non credeva nei fantasmi?

Quella Clara di qualche anno fa, quella che tu hai accolto nel tuo Tardis?

Penso sarebbe felice di sapere dov'è finita.

Sono morta con la consapevolezza di credere,

non solo nei fantasmi Dottore, ma in qualcosa di più. Mi hai fatto

credere nella vita, nella magia, nello splendore dell'universo.

E per ultimo, ma non meno importante, mi hai fatto credere nell'amore."





 

Clara desiderava che ogni parola suonasse magica,

ma il tremore nella sua voce era talmente evidente che ebbe

paura di star combinando un disastro.

 

 

 


"Queste parole, queste due parole che io ti dirò ora,

probabilmente non le sentirai mai più dette da me, ma spero

che il loro eco risuoni per l'eternità, perchè per tutta

quell'eternità saranno vere: Io ti amo, Dottore."





Singhiozzò alla fine, asciugandosi le lacrime con la manica della maglietta.

Clara sapeva che il Dottore non avrebbe risposto,

nemmeno si aspettava che lo facesse. Lui l'aveva amata ogni

giorno con i suoi gesti, con quegli abbracci.
Il suo amore era stato lì, nelle svariate volte in cui l'aveva salvata,

era stato lì ogni volta che avevano discusso, era stato lì ad ogni partenza e ad ogni arrivo.
Il Dottore non diceva "ti amo", oh no.

Lui spostava le montagne solamente per vederti sorridere.

Lui ti portava sulla luna e ti faceva visitare le stelle.

 

 

 


"Clara, la mia Clara."

 

 



Sussurrò lui, incapace di sostenere quello sguardo pieno di lacrime.

Lacrime bagnate del sapore del loro imminente addio. Il fatto che si fossero detti

più addio che "ti amo" faceva tremare il Dottore. Ma come sarebbero suonate quelle

parole nella sua bocca?
Lo sentiva? Oh sì, se lo sentiva. Ma quando hai non uno, ma ben due cuori che

si spezzano davanti alla fragilità dell'essere umano, le parole hanno un peso diverso.

 

 

 



"Lo so, Dottore. Non c'è bisogno che tu dica qualcosa."

 

 



Le baciò la fronte, e poi sollevò lo sguardo, con la consapevolezza che il loro tempo era davvero finito.

 

 




  
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