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Autore: Mary P_Stark    15/01/2016    3 recensioni
Lithar mac Lir, gemella di Rohnyn, porta con sé da millenni un misterioso segreto, di cui solo Muath e poche altre persone sono al corrente. Complice la sua innata irruenza, scopre finalmente parte di alcune tessere del puzzle di cui è composta la sua esistenza, ma questo la porta a fuggire dall'unica casa - e famiglia - che lei abbia mai avuto. Lontana dai fratelli tanto amati, Lithar cercherà di venire a patti con ciò che ha scoperto e, complice l'aiuto di Rey Doherty - Guardiano di un Santuario di mannari - aprirà le porte ai suoi ricordi e alla sua genia. Poiché vi è molto da scoprire, in lei, oltre alla sua discendenza fomoriana e di creatura millenaria, e solo assieme a Rey, Lithar potrà scoprire chi realmente è. - 4^ PARTE DELLA SERIE 'SAGA DEI FOMORIANI' - Riferimenti alla storia nei racconti precedenti
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Fomoriani'
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Epilogo
 
 


Vent'anni dopo.
 
 
“Giuro, mi sto chiedendo da chi hai preso, Aidan” brontolai, fissando contrariata il mio primogenito di diciotto anni.

Appariva contrito quanto un branco di squali in caccia e, sul suo viso abbronzato, svettava un sorriso sghembo che tanto mi ricordava suo padre.

“Ora, di colpo, mi ricordo” sospirai un attimo dopo, lanciando un'occhiata a Rey, che stava sistemando il pattino della slitta di Bridget, la nostra terzogenita di dodici anni.

“Ho fatto qualcosa?” ironizzò a quel punto lui, levando lo sguardo a scrutarmi.

Non occorreva che mi guardasse, per capire che mi stavo rivolgendo a lui.

Le nostre menti erano così interconnesse da non aver bisogno dell'uso della vista, o della parola, per casi come questo.

“Vedi un po' tu. Aidan ha fatto un autentico disastro, con la sua aeromobile nuova, e sembra che a te non interessi.”

“La possiamo aggiustare. Dov'è il problema?”

Sospirai esasperata e, lanciato nuovamente uno sguardo irritato al mio figliolo scapestrato, ringhiai: “Il fatto che tu possa manipolare la materia non vuol dire che tu debba farlo. Ti devi comportare come qualsiasi altro ragazzo della tua età, lo vuoi capire?”

“Ma non sono uguale agli altri!” protestò Aidan, mettendo un broncio adorabile.

Ecco, in questo assomigliava a me.

Sospirai nuovamente, lasciando perdere la rabbia e, uscita che fui da casa per controllare di persona i danni all'auto, gli avvolsi la vita con un braccio e dissi: “So benissimo che è difficile e credimi, sono passata anch'io attraverso questa fase. Ma il mondo non è certo pronto a scoprire che tu sei un semidio di antica stirpe, che hai il controllo sui metalli e che puoi manovrarli a tuo piacimento. Ti pare?”

“Potrei dire che sono come Magneto. Un X-Men.”

La sua ironia non mi piacque per niente, e Aidan lo capì immediatamente. Reclinò mogio il capo e se ne stette zitto.

“Pensi che, se ti credessero un mutante, sarebbe meglio? Sbaglierò, ma nei film che fecero su quei fumetti, non andava mai a finire bene, il rapporto tra umani e mutanti.”

“E allora, cosa dovrei fare? Stare per sempre da solo?” protestò a quel punto, mettendo voce a tutti i miei più sentiti timori.

Lanciai uno sguardo alle panchine del parco dinanzi a casa e, dopo averlo accompagnato lì, osservai i rami delle betulle danzare al ritmo della lieve brezza pomeridiana.

Il sole, raro per il mese di maggio, brillava diafano ma abbastanza caldo e, nel sorridere a mio figlio, mormorai comprensiva: “So che è difficile, Aidan, e niente di quello che ti dirò potrà sembrarti giusto, adesso. Ma sappi che io e tuo padre ti amiamo, così come le tue sorelle. Non è mai facile per nessuno essere unici ma, da questa consapevolezza, verranno la tua forza e il tuo coraggio. E forse, un giorno, troverai la persona giusta a cui confidare tutto questo, a cui cedere quella parte di te che più tieni celata.”

“A un'umana che perderei nel breve arco di un battito di ciglia?” mi rinfacciò con tristezza infinita.

Ripensai a Rey, ai timori di perderlo perché umano, ma non me la sentii di sobbarcare Aidan di quel segreto.

Era ancora troppo presto. Quando e se fosse mai giunto un momento simile, lo avrei messo al corrente di quella possibilità.

Della possibilità remota, ma non impossibile, di trovare qualcuno con gli antichi geni dei figli di Dana nel sangue.

Umani in grado di reggere la mutazione, lo stadio successivo di un’evoluzione ancora ai primi stadi.

Ma non ora, non quando era l'irrequietezza giovanile a parlare, e il desiderio di indipendenza a muoverne i passi.

Ogni cosa a suo tempo.

Gli baciai la guancia rasata, carezzai quelle morbide chiome nere come la pece e, sorridendogli nell'alzarmi in piedi, allungai una mano e dissi: “Andiamo a fare una passeggiata a cavallo. Tornare un po' alle antiche usanze non fa mai male, ogni tanto.”

“D'accordo” assentì rassegnato, ma con un mezzo sorrisino che mi lasciò ben sperare.

Una folata di vento improvvisa, però, mi fece distogliere lo sguardo da mio figlio e, dubbiosa, mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa.

O qualcuno. Dovevo ancora capire bene.

Aidan arricciò il naso, guardandomi con il medesimo dubbio che sapevo di avere negli occhi.

Guardandomi intorno, mormorai a mezza voce: “Chi giunge nel Santuario di Fenrir? Mostrati, straniero, se vuoi essere accolto in pace.”

La folata di vento portò con sé una risata fanciullesca e, comparendo come dal nulla, fece la sua apparizione una giovane donna dalla lunga chioma ramata.

Armata come un soldato fomoriano, portava una lunga spada ricurva al fianco, schinieri d’acciaio bulinato alle gambe e bracciali agli avambracci.

Una cotta di maglie ricopriva la tunica ricamata che indossava, mentre un gonnello di pelle abbracciava le sue forme di donna.

Quando la sua figura fu pienamente visibile, mi aprii in un sorriso meravigliato e, avvicinatami di un paio di passi, esalai: “Non puoi... oddio, sei Fay?”

“Buongiorno, zia Litha!” esclamò per tutta risposta la giovane, inchinandosi dinanzi a me prima di sorprendermi con un abbraccio caloroso.

Risi deliziata, stringendola a me e tentando di ricordarla come l'avevo vista l'ultima volta; una ragazzina fiera e pronta a sfidare il mondo.

Quando mi scostai da lei, le sistemai una ciocca dei ribelli capelli ramati e dissi: “Hai terminato il tuo apprendistato nelle senturion, devo dedurre. Da quando?”

“Circa sei mesi, più o meno. I figli di Ciara devono ancora cominciare, ma manca poco. Più o meno tre mesi. Quanto a mia sorella e a mio fratello, cominceranno fra tre anni” mi spiegò tutta orgogliosa, raddrizzando le spalle robuste.

Era diventata alta, la cara Fay, e i suoi occhi smeraldini erano fieri e valorosi come qualsiasi fomoriano che si rispettasse.

Dimostrava poco più dell'età di Aidan, ora, ed era bellissima.

Lo era stata in gioventù ma, crescendo, si era fatta splendida e, nei suoi occhi, brillavano una sicurezza e una forza di volontà rare.

Le efelidi sul viso si erano schiarite, lasciando trasparire la carnagione eburnea e perfetta.

Le labbra, rosee e piene, erano perennemente piegate in un sorriso e, pur se una piccola cicatrice vicino all'orecchio guastava quella perfezione, non vi feci molto caso.

Chiunque fosse stato addestrato nelle senturion, portava su di sé i segni di quel passaggio dall’età infantile a quella adulta.

“E' bellissimo rivederti, cara, ma hai un motivo in particolare per essere qui? Vedo che ti hanno sobbarcata di molta roba” notai a quel punto, indicando la sacca a tracolla che portava con naturalezza.

Lei assentì e, piegandosi su un lato per curiosare dietro di me, sorrise ampiamente e replicò: “Ti spiegherò tutto, zia Litha. Lui è tuo figlio, per caso?”

Mi volsi a mezzo e, quando scorsi il completo sconcerto sul volto del mio primogenito e sì, una certa dose di rimbambimento, scoppiai a ridere e assentii.

“E' mio figlio Aidan. Aidan, lei è tua cugina Faélán, la primogenita di Krilash e Rachel. Ti ho parlato di lei, ricordi?”

Sentendosi interpellare, Aidan trovò sufficiente forza – e cervello – per riprendersi e, annuendo come una bambola a molla, asserì: “Sì, sì, mi ricordo. B-benvenuta, cugina.”

Allungò  poi una mano, che Fay strinse con forza e, ancora piuttosto stordito, le domandò: “Rimarrai un po' qui da noi, o devi rientrare subito a Mag Mell?”

“Posso rimanere quanto voglio. Almeno per le prossime tre lune, non avrò impegni di alcun genere. Regalo di nonno Tethra, perché sono uscita con il massimo dei voti.”

La fissai incredula, ma lei annuì con vigore, aprendosi in un altro sorriso ammaliante.

Che, alla vista dei nipoti, il fiero e riottoso Tethra si fosse rammollito un po'? O era solo quel sorriso da sirena, a stregare tutti coloro che ne erano vittime?

Possibile quanto plausibile.

Di sicuro, Aidan mi parve parecchio stregato, anche se la causa avrebbe potuto anche attribuirsi alla bellezza esotica di Fay.

Nascondendo un risolino, rientrammo in casa per le presentazioni di rito.

Quando Fay e Rey si abbracciarono, mi lasciai andare a un sospiro di autentica gioia.

I figli di Rohnyn e Sheridan, Kevin e le gemelle, avevano deciso di rimanere umani, per il momento, pur sapendo di poter diventare fomoriani per diritto di nascita.

Krilash e Rachel avevano avuto un maschio e una femmina, a pochi anni di distanza l'uno dall'altra, ed erano stati chiamati Kain e Nyala.

La loro nascita aveva aiutato, e non poco, i genitori a sopportare il ritorno di Fay dalle senturion, e avevano ulteriormente riempito la loro vita di gioia.

I gemelli di Stheta e Ciara, invece, parevano piuttosto decisi a intraprendere un viaggio in giro per il mondo, una volta terminato il loro percorso di addestramento.

E dovevano ancora cominciare, quei due!

Come avrebbero fatto digerire questa novità al loro rigido nonno, era ancora tutto da vedersi.

Ma confidavo che il mio fratellone sarebbe riuscito nel miracolo, o anche la stessa Fay, visto ciò che era riuscita a ottenere lei stessa.

La nuova generazione sarebbe stata lo spartiacque per un nuovo corso, sia a Mag Mell che qui, sulla terraferma.

Riuniti infine in salotto, con Aidan, Bridget e Selene, la nostra secondogenita, sedemmo sul divano per ascoltare le ultime novità dal regno dei mari.

Le ragazze fissarono incantate la loro nuova cugina, e non me ne stupii.

Era forse la prima volta in assoluto che vedevano qualcuno più strano di loro. Riportando l’attenzione sulla nostra ospite dopo aver sorriso indulgente ai miei figli, domandai infine a Fay: “Cosa ci porti, dunque? Notizie o regali?”

Rey rise sommessamente, e io scrollai le spalle.

Era sempre meglio parlar chiaro, no?

“Credo entrambi, zia.”

Fay si tolse la sacca dalla spalla e, dopo averla aperta, estrasse metri e metri di tessuto madreperlaceo, che io riconobbi subito.

“E'... è pelle di delfino, vero?” mormorai attonita.

Erano davvero anni che non scorgevo – e toccavo – quel meraviglioso tessuto traslucido.

Lei assentì e, tornata seria, parlò con tono ufficiale e roco.

“Re Tethra e la regina Muath recano in dono alla reale stirpe dei Tuatha de Danann questo pegno. E' un dono per la famiglia dei Primi, perché possano avere la possibilità di risvegliare anche l'altra metà della loro eredità. La coppia reale chiede a te, Litha, e a te, Rey, di accettare questo dono, perché non vi sia precluso il mare, nel caso in cui vogliate visitare Mag Mell e i suoi Protettorati.”

Allungai tremante una mano per carezzare quella pelle di cui, volente o nolente, avevo sentito la mancanza per vent'anni.

Fu con un sorriso tremante che annuii e, rivolta a Fay, asserii: “Più tardi, risveglierò le loro rihall, dopo aver ripreso contatto con la mia pelle di delfino. Riporterò alla luce il marchio dei mac Elathain e, se mi concederai un po’ d’aiuto, te ne sarò grata.”

“Come desideri, zia. Ne sarò onorata” assentì lei, prima di lanciare un'occhiata curiosa in direzione di Aidan. “Papà mi ha detto che qui ci sono un sacco di animali. E' una vita che non vedo qualcosa che non sia un pesce. Mi porteresti a vederli?”

“Ma certo!” esclamò per diretta conseguenza lui, balzando in piedi come una molla.

Bridget e Selene ridacchiarono beffarde, ma Aidan non fece loro caso.

I suoi occhi, e i suoi pensieri erano tutti per Fay.

Quando furono usciti assieme, dissi alle ragazze di raggiungerli e, rimasta sola con Rey, asserii: “Te lo saresti mai aspettato?”

“Tutto è possibile, a questo mondo. Io ne sono la prova” assentì, scrollando le spalle. “Cosa volevi dire, comunque, con la faccenda del risvegliare la mia rihall? Non dovrebbero averla solo i nostri figli?”

Gli sorrisi e, ponendo la mano sul suo collo, dissi: “Ricordi quando ti donai il mio sangue? In te, confluì la mia parte divina, che ti salvò dalla morte, ma anche la mia parte fomoriana, che ha sempre fatto parte di me, grazie a mio padre.”

“Ma… Muath non annullò…?” tentennò Rey, ancora confuso.

“Fu annullato solo il potere della rihall, che controlla la pelle di delfino e la possibilità di vivere in mare, ma non le peculiarità salienti del sangue dei fomoriani che scorre in me” mi spiegai meglio, sorridendogli. “Io non farò altro che risvegliare quella parte, nascosta dentro di te.”

Chiusi perciò gli occhi, mi concentrai sul mio sangue, sul suo, sulle reminiscenze di un antico passato e, quando scostai la mano, seppi di aver chiuso il cerchio.

Tuatha e fomoíre, ora, erano davvero un tutt'uno, così come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio.

Le guerre e le rivalità avevano diviso i nostri popoli, ma ora sarebbe sorta una nuova era di pace, fra le due civiltà.

Passandosi una mano sul collo, Rey fischiò per la sorpresa, come sempre quando qualcosa lo colpiva veramente, e io sorrisi.

“Quando finiranno le sorprese?” esalò, dandomi un bacetto sulla bocca.

“Forse mai, e questo ci renderà la vita ancor più divertente, non credi?” ironizzai, levandomi in piedi per uscire e raggiungere i nostri figli e Fay.

Rey mi imitò ma, nel farlo, l’occhio gli cadde sulla sacca aperta di nostra nipote.

Accigliandosi, mi disse: “Credo ci sia qualcos’altro, che dovresti vedere.”

“In che senso?”

Seguendone lo sguardo, sgranai lentamente gli occhi quando scorsi qualcosa di luccicante e stranamente familiare.

Allungata una mano, afferrai l’oggetto all’interno della sacca che aveva attirato la mia curiosità.

Si trattava di un anello con uno stemma gentilizio. Lo stemma dei mac Elathain… ed era coperto di sangue.

Rigirandolo tra le mani, mormorai: “Dici che…”

“Ho idea che sia stato tolto a qualcuno … e di certo, non con le buone maniere” assentì ironico Rey, guardandomi con un mezzo sorriso.

“Tethra” mormorai, stringendo l’anello nella mano.

“Credo che, finalmente, potrai vedere tuo zio, a conti fatti” decretò Rey, avvolgendomi le spalle con un braccio, per condurmi all’esterno. “Però, ha davvero uno strano modo di dirtelo.”

Risi di puro piacere, annuendo e, nell’infilarmi l’anello in tasca, chiosai: “Mio padre non è mai stato un personaggio semplice da capire.”

Rey mi sorrise, senza dire nulla.

Sapevo che si era accorto di quel particolare non da poco, e anche io non mi pentii di averlo detto.

Nel bene e nel male, pur con tutti i loro difetti, Muath e Tethra erano stati – e sarebbero stati – i miei genitori.

Erano stati commessi errori, molte persone erano state ferite ma, alla fine, ogni cosa aveva preso il suo giusto corso.

Perché la pelle di delfino che Fay aveva portato, sarebbe bastata anche alla famiglia di Rohnyn se, un giorno, avesse deciso di andare a Mag Mell.

Forse non sarebbe mai successo, ma ora la possibilità era reale, non solo fittizia.

Ora, la faida era chiusa.

Sorridendo a quel giorno così speciale, osservai il sole in cielo non appena raggiungemmo il cortile e, con tono tranquillo e pacificato, mormorai: “Raggiungiamo la nostra famiglia. E’ ormai tempo.”

Rey assentì e, tenendomi per mano, si avviò assieme a me verso le voci giocose dei nostri figli e di nostra nipote.



Note: E con questo capitolo concludo la tetralogia legata ai fratelli mac Lir. Spero innanzitutto di avervi distolto, almeno per un po', dalle rotture della giornata, e di aver contribuito almeno in minima parte a farvi sorridere e/divertire.
Dovrei aver risposto a tutte le domande fin qui comparse nel corso delle varie storie ma, se dovesse venirvi qualche dubbio, non esitate a chiedere. Per il resto, lascio tutto nelle mani della vostra fantasia.
Vi ringrazio di tutto cuore per esservi imbarcati/e con me in questa complessa avventura e, per quanti/e di voi vorranno proseguire il viaggio con me, nel giro qualche settimana posterò una nuova storia.
Stavolta si tratterà di un romanzo storico, senza mostri, creature mistiche o altro, e si intitolerà 'Una pennellata di felicità' e sarà ambientata nel 1805, durante la dominazione di Napoleone, e si svolgerà in Inghilterra, nello Yorkshire.
Non è legata a nessun'altra storia che ho postato finora.
Grazie ancora e a presto!
  
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