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Autore: theuncommonreader    19/01/2016    9 recensioni
"I love you as certain dark things are to be loved. In secret, between the shadow and the soul." - Pablo Neruda.
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In cui Ade ama ed odia la primavera e Persefone è attratta dalla morte.
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I. La dea che ama è la lama di una spada che si tinge di sangue quando affonda nel ventre del nemico e ne assorbe il calore mentre il cadavere si fa guscio freddo.
II. Ne è attratta perché la uccide, lei che non può morire.
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Scritto in occasione dell'evento "Drabble Days 27-30 dicembre" indetto dal gruppo fb We are out for prompt.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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between the shadow and the soul

WE ARE OUT FOR PROMPT - DRABBLE DAYS 27-30 DICEMBRE

Titolo: between the shadow and the soul

Personaggi: Persefone; Ade. Persefone/Ade.

Prompt © Adele Porta: Mitologia greca, Persefone/Ade: "Il mio amore ti avvelena." "Sono stata io a volerlo." In cui Persefone è attratta dalla morte. 


OoOoOoO

“Il mio amore ti avvelena.”

“Sono stata io a volerlo.”

Non mente.

Del resto, la curiosità eccessiva è sempre stata il peggiore dei suoi difetti: tutto ciò che è fuori dalla propria portata la attrae, e niente più che la fine della Vita di cui lei stessa è il risveglio.

Infinite volte ha osservato le prede di Artemide colpite dalle letali frecce di sua sorella agonizzare, tingere l’erba smeraldina del loro sangue caldo. Le ha fissate mentre espellevano l’ultimo respiro, e i loro occhi si facevano grandi e vuoti; e in quella vista trovava la soddisfazione, più che nella caccia.

La Morte è qualcosa che può solo sfiorare; non le appartiene, lei che è destinata a vivere per sempre. Eppure, verso di essa, verso quanto si cela nelle viscere di Erebo, ha come una fascinazione – e ormai è abbastanza onesta da ammetterlo almeno nel segreto della propria mente.

Forse è per questo. Forse è per questo che ha accettato la sua corte. Lui che è tutto ciò che le è estraneo, creatura solitaria che desidera solo continuare l’eterna non-esistenza nel guscio d’ossa sbiancate dell’Oltretomba.

Anche se stargli vicino le fa male, anche se i polmoni paiono faticare a raccogliere l’aria, anche se l’icore nelle vene sembra scorrere più lentamente, quando gli è accanto, non riesce a staccarsi da lui.

Quando la tocca, un torpore innaturale, per lei che è come pioggia di primavera, le si diffonde in corpo. Il suo volto pallido, le sue carezze gelide, persino il suo odore di asfodeli sembrano insinuarsi dagli occhi, dalle narici, fin dentro il cranio.

Ne è attratta perché la uccide, lei che non può morire.

E dunque, gli bacia le labbra e, su di esse, sente il sapore del sangue dei sacrifici; gli tocca la schiena, contando le ossa sotto la pelle sottile e tesa; lascia che si muova in lei, e nel suo grembo accoglie la sua sterilità.

Si fa pallida e fragile, rifulgente di quella luce di follia che abita gli occhi inquieti dei mortali malati; l’ambrosia non le arrossa le guance, non dà polpa alle sue carni.

Quando poi si lasciano, Persefone rinasce – una Fanciulla in boccio, tutto rosa della pelle e oro dei capelli – ma è come l’animale messo all’ingrasso per il sacrificio.

Torna da lui in autunno, e lascia che i suoi baci le succhino via dalle labbra la vita.

E gode.

   
 
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