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Autore: ThoughtlessPansies    20/01/2016    1 recensioni
Tanti anni fa,dopo la rivolta della Ghiandaia imitatrice, Panem era finalmente libera. Però infondo tutti lo sapevano,dentro la coscienza di ogni abitante c'era una voce che diceva "non durerà". La Paylor quando venne eletta aveva già i suoi anni, e senza di lei nessuno garantiva la durata di una civiltà priva di conflitti. Così,poco dopo la sua morte,nella speranza di trovare il perfetto successore, ci furono le elezioni . Due candidati spiccarono tra gli altri,li acclamavano perchè apparentemente rappresentavano gli ideali della vecchia presidentessa,ma si sbagliavano.
Adrian Melker ed Eugene Gottfridd,i due candidati,diventarono rispettivamente il nuovo presidente di Panem e la prima stratega della nuova generazione di Hunger Games.
Così tutto ricominciò; nuovi tributi,nuove arene,nuovi vincitori. Una nuova crociata sarebbe presto arrivata per gli abitanti di Panem.
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Senza-voce, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Il distretto 5 è famoso per l'energia,per essere la fonte di Capitol City. Senza la nostra energia potrebbero andare in rovina, e la tentazione di manomettere un macchinario è sempre forte.
Oggi sarebbe il giorno giusto per farlo,se non fosse per le centinaia di pacificatori appostati lì intorno. Dopo quella rivolta e la morte della Paylor, Panem era tornata indietro di tutti quegli anni di pace e libertà, la battaglia della Ghiandaia Imitatrice era stata inutile. Si sa, le rivolte durano sempre poco.
Era tornato quel giorno, quel maledettissimo giorno che temo da 6 anni,manca poco. Se solo non mi pescassero quest'anno potrei essere libero da preoccupazioni e paura,paura di morire dentro l'arena degli Hunger Games.
Le mie gambe a malapena si muovevano, non avevo la forza di volontà di andare. Ero stanco di subire le torture di Capitol per il loro divertimento. Però sapevo che non andare alla mietitura avrebbe portato a morte certa e,giustamente,non era quella la fine che volevo fare.
Quest'anno mia madre aveva aggiunto delle tessere,adesso ne avevo un totale di 26, non il numero più alto ma comunque 25 possibilità in più di morire fulminato, infilzato, bruciato e via dicendo.
La mia famiglia mi accompagnò alla piazza, mi lasciarono in fila insieme agli altri ragazzi per fare l'impronta, per l'ennesima volta.
Nessuno era felice,dal mio posto riuscivo a vedere delle bambine in lacrime nel loro gruppo,probabilmente era il loro primo anno.
Una musica troppo familiare avvolse come una cupola l'area, le porte che conducevano al palco si aprirono con un tonfo. Era Bryce,col suo solito vestito rosso acceso,le arrivava appena sopra il ginocchio, era attillato come un guanto. Se non fosse che la causa delle mie sofferenze fosse in parte lei ci avrei fatto un pensierino.
-'Buongiorno Distretto 5! Bentornati alla 124esima edizione degli hunger games-Felici Hunger Games,e che la sorte possa essere sempre a vostro favore!'- Urlò con la bocca fin troppo vicina al microfono. -'Come state passando questa giornata? Impazienti per la mietitura?'- Chiedeva speranzosa,ma nessuno rispose. Ricevette solo sguardi ricolmi di odio da tutti i presenti. Rimase in silenzio per qualche secondo,sembrava malinconica.
-'Eh..euh,inutile aspettare oltre,peschiamo! prima le signore.'- Si sbrigò a dire. Era molto un 'togliamoci il dente velocemente'.
Si avvicinava con passo svelto alla boccia contenente i nomi delle ragazze, le sue mani tremavano,riuscivo a vederlo. Sospirò e conficcò la mano nell'ammasso di migliaia foglietti e scavò fino a trovare la vittima,allora tirò velocemente fuori la mano,poi lesse il nome sulla strisciolina di carta. -'Il tributo femmina del distretto 5 è...Abigail Bancroft!'-.
L'aria si fece più pesante, Abigail era amata da tutto il 5, era come una sorella per ognuno. La vidi salire sul palco, quando si girò verso di noi notai il suo sguardo, era come se in quel momento si fosse formata un'immagine fissa .
-'Ora è il turno dei ragazzi!'-
Non capivo come fosse possibile anche solo fingere di essere felice in una situazione simile, mi stava salendo una gran rabbia dentro, ero infuriato per tutte le vittime mietute negli ultimi 49 anni e in quelli ancora prima della rivolta .
-'Perchè Bryce?'- chiesi -'Perchè stai al loro gioco? Sei davvero favorevole a questa carneficina?! Guardati intorno!'- urlai indicando gli abitanti del 5 dai dodici ai diciotto anni -'Tutti loro potrebbero morire se accidentalmente sul foglietto ci fosse scritto il loro nome! Stai uccidendo gli abitanti del tuo stesso distretto!'-
Bryce era un eccezione alla regola,era l'unica accompagnatrice proveniente da un distreto e non direttamente da Capitol City.
Tutti gli sguardi si posarono su di me, il silenzio totale calò, lei era spaventata, i miei compagni tutti a bocca semi-aperta. Mi morsi con violenza la lingua, quella situazione non prometteva niente di buono.
Da quando erano ricominciati gli Hunger Games la tolleranza era passata da uno a zero, ora qualsiasi segno di ribellione, per quanto insignificante, non passava impunito.
Bryce notò i pacificatori che si avvicinavano con aria minacciosa e velocemente prese in mano il microfono. -'Aspettate!'- Girò di scatto la testa verso il capitano e lo guardò con sguardo supplice. -'la prego, troviamo un accordo.'- disse lontana dal microfono. I miei occhi erano fissi su di lei, stava bisbigliando qualcosa all'orecchio del'uomo in uniforme, che annuiva e si toccava la barba con la punta del pollice e dell'indice.
L'uomo fece cenno ai due pacificatori di lasciarmi andare, fu allora che capii. La donna si avvicinò nuovamente al microfono nel silenzio più assoluto ,e con la voce tremolante disse tre sole parole. -'Abbiamo un volontario.'-
Deglutii rumorosamente mentre i soldati si allontanarono leggermente per lasciarmi lo spazio sufficente per passare. Nessuno disse nulla, regnava il silenzio. Avrei preferito morire in quell'istante. 
Con passo lento salii sul palco a mia volta. Mi era appena crollato il mondo addosso. Dentro di me sapevo che era la fine, che chanches avevo di sopravvivere contro 23 tributi lontani dalle loro famiglie col solo scopo di uccidere tutti gli altri? In testa avevo mille domande, domande che sarebbero rimaste senza risposta per molto tempo.
La mietitura era conclusa,Tutti se ne stavano andando, la piazza si svuotava velocemente,lasciandoci immobili a fissare gli abitanti brulicare verso le proprie abitazioni.
Noi non avremmo probabilmente più avuto una casa in cui ritornare.
I pacificatori ci scortarono nelle stanze per gli ultimi saluti. Sembravano delle celle di prigione,era palese che non ci apportavano modifiche da anni. Dicevano che era una sistemazione temporanea,stavano ricostruendo la vera sala dei "ricevimenti". In alto, sulla porta, c'era una piccola finestrella chiusa con delle sbarre d'acciaio. Oltre a quella e ad una lampadina malfunzionante,nessun'altra fonte di luce. I due uomini si erano appostati ai lati della porta per controllare che non scappassi in qualche modo.
Sentii un clack. Alzai lo sguardo e vidi i miei genitori. Mia madre era in lacrime, continuava a singhiozzare. Corse ad abbracciarmi, mugolava parole incomprensibili. Solo dopo la terza volta che ripeteva la stessa frase capii cosa mi stava dicendo. 'perchè l'hai fatto'.
Lo sguardo di mio padre parlava da solo, aveva gli occhi in fiamme, erano rossi e gonfi. Cercava di mostrarsi calmo e distaccato ma non ci riusciva.
Nessuno disse una parola durante i minuti che ci erano concessi,c'era solo un silenzio ricolmo di tristezza mista a paura e delusione,come se già sapessero che la mia vita sarebbe finita dentro quell'arena.
Fuori dalla stanza Bryce ci stava aspettando, accanto a lei c'era un ragazzo, era giovane, forse sui 25 anni. Lo riconobbi subito, era l'unico vincitore del distretto 5 della "nuova generazione" degli Hunger Games.
Ci salutò con un cenno della mano poco entusiasta,non era affatto felice per noi,lui capiva. Ci accompagnarono verso il treno sempre del solito silenzio, ogni tanto la donna cercava di iniziare una conversazione senza successo tirando fuori argomenti tipo "il mogano è un materiale meraviglioso!".
Le porte scorrevoli ultratecnologiche si spalancarono appena oltrepassammo la linea che delimitava la stazione e la scaletta,piuttosto inutile per noi 'agili' tributi.
Era triste accorgersi che mi stavo già abituando all'idea di essere definito un tributo, erano passate a malapena due ore dalla mietitura.
Quando misi piede dentro quell'enorme veicolo rimasi senza parole, anche solo quel vagone era di gran lunga più grande di casa mia.
-'Benvenuti all'inferno'- disse il ragazzo sedendosi su una poltrona imbottita -'Moses, chiamatemi pure Moss.'- .
Mi avvicinai a lui muto,sentivo odore di viola del pensiero, il mio fiore preferito,  provenire da quella direzione. Non provenia da lui,ma da Abigail. Se ne stava seduta vicino al finestrino ad osservare la distanza dal 5 che man mano aumentava. Rimasi con gli occhi puntati sulla sua sagoma finchè non si girò.
I capelli arancioni come il tramondo le coprivano il viso leggermente rotondo, le lentiggini depositate sul naso erano dei piccoli cerchi perfetti e i suoi occhi celesti comunicavano disperazione.
-'Che hai da guardare LinguaLunga?'- disse girando nuovamente la testa verso il finestrino. Riuscii a sentire un tremolio nella sua voce.
Ci misi un po' a capire il riferimento alla mia boccaccia durante la mietitura, a quel punto feci una smorfia. 
-'E chi ti dice che stavo guardando te? Magari la mia attenzione era rivolta verso quella piccola e quasi invisibile ragnatela.'- . La ragazza si girò con un sopracciglio alzato. La raggiunsi e mi accomodai accanto a lei, che si sistemò e mi obbligò involontariamente a sostenere il suo sguardo. A vederli da vicino i suoi occhi erano freddi, occhi vissuti e ormai spenti. Eppure aveva soltanto 15 anni.
-'Smettila di guardarmi senza aprire bocca'- interruppe lei in silenzio -'Mi infastidisce'- continuò -'E poi devi dirmi il tuo nome, non ti hanno chiamato alla mietitura'- .
Accennai un sorriso e la guardai mentre giocavo con la catenina consumata che avevo al collo. -'Cree Bellarmy, piacere di fare la tua conoscenza'- .
Le porsi la mano consumata dal lavoro, lei l'afferrò e la scosse energicamente.
Per la prima volta in quel giorno la vidi sorridere. Aveva delle adorabili fossette nel bel mezzo delle guance.
Dentro quel vagone ormai ri serpirava un'aria tranquilla, come se ci fossimo dimenticati degli Hunger Games. 
-'Mi spiace interrompervi, ma se volete sopravvivere vi dervono i miei consigli. Poi fate voi.' - Disse moss distruggendo l'atmosfera tranquilla.
Abigail lasciò la mia mano ed andò a sedersi sul divano davanti a lui, gli porse mille domande mentre io me ne stavo ad ascoltare davanti al finestrino ,osservavo i distretti che lasciavamo alle nostre spalle con l'amaro in bocca ed un nodo alla gola. Da lì in poi niente sarebbe più stato facile.




------------------Angolo dello scrittore------------------

Prima di tutto,grazie di cuore per aver letto fin qua.
volevo in parte scusarmi per la scarsa qualità del capitolo,vi assicuro che i prossimi saranno molto,MOLTO meglio.
Detto questo,se vi è piaciuto lasciate una recensione,sia io che le altre saremo felici di ricevere critiche costruttive e di rispondervi.
Stay Turned!

-Emma (per chi non ha letto la bio, siamo in tre scrittrici. ogni capitolo sarà scritto da una persona diversa(?))
   
 
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