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Autore: KiaeAlterEgo    20/01/2016    5 recensioni
Il Drago Smaug si è da poco insediato nella Montagna Solitaria, il Re sotto la Montagna è morto e Dale è distrutta. Il Bosco Atro è un luogo cupo e pericoloso da secoli e gli Elfi vivono lì, nascosti e circospetti.
Tauriel, da poco nominata capitano delle guardie, è con il principe Legolas a comando di una pattuglia che sorveglia la Via Elfica, quando si imbatte in una... strana creatura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galion, Legolas, Nuovo personaggio, Tauriel, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo straniero

Capitolo 9. Elo!

Tauriel prese tre frecce dalla faretra, le incoccò e rilasciò la corda, una, due, tre volte.

Ti desidero, Tauriel.

Le frecce centrarono tutti e tre i bersagli.

Chissà se Norue-nolo avrebbe apprezzato quel tiro.

Tauriel sospirò. Erano giorni ormai che non lo vedeva. O meglio, che lo evitava. Il solo pensiero le fece stringere il cuore.

Non voleva incontrarlo. Non prima di aver fatto chiarezza dentro di sé.

Quando era stata l’ultima volta che si era sentita così? Era stato quando il re l'aveva accolta come figlia?

No, quelle sensazioni di paura non erano simili, non aveva paura di fidarsi di Norue-nolo come aveva avuto paura di fidarsi del re.

La paura c’era, ma era di qualcos’altro. Delle culture diverse?

No, non era nemmeno paura delle culture diverse. Perché non si era posta così tanti problemi, quando gli aveva parlato in dialetto. Le sarebbe bastato chiedere e Norue-nolo le avrebbe spiegato. Con tranquillità, come le aveva spiegato dei tatuaggi, come le aveva spiegato delle Acque del Risveglio.

Come quando le aveva cantato l’Inno a Elbereth.

Tauriel sentiva qualcosa di simile a ciò che aveva provato quando Nestades le aveva spiegato cosa significava essere entrata nella maturtà femminile.

Ti desidero, Tauriel.

Già, quelle parole. Bastava il più piccolo momento di riposo, e la mente di Tauriel ritornava a quel bacio e a quelle parole. E ogni volta li aveva spinti al fondo della sua mente. Aveva continuato con il lavoro. Era uscita per la foresta. Aveva letto i rapporti, aveva riferito al re la situazione, tranquilla, dei loro confini.

Quando non c’erano rapporti da leggere o da redigere, soldati da organizzare, sortite nel bosco, in quei momenti, avrebbe dovuto usare quel tempo libero per chiarirsi le idee, invece si era dedicata all’allenamento, ignorando quelle sensazioni, le parole di Norue-nolo e i suoi gesti.

Come stava facendo in quel momento.

Tauriel andò a recuperare le frecce dai bersagli.

C'era qualcosa in Norue-nolo, nel suo modo di porsi con lei, che le impediva di comportarsi come al solito. Le bastava chiudere gli occhi per ricordare il modo in cui lui, solo pronunciando il suo nome, sembrava capire ogni sfumatura del suo essere.

E, alla fine, lei voleva curare di più il suo aspetto, voleva sembrare più forte e abile. Voleva mostrarsi competente ai suoi occhi. Ma non nel modo solito, il modo che l’aveva portata a impegnarsi per dimostrare ai sapienti che il re non aveva sbagliato a nominarla come capitano. Voleva essere un abile capitano e anche attraente.

Quando mai aveva voluto sentirsi attraente?

Tauriel staccò la prima freccia dal bersaglio. Era perché si sentiva innamorata di lui?

Ti desidero, Tauriel.

C’era qualcosa che l’aveva spinta a baciarlo, lei per prima. Era davvero amore? E se sì, perché allora si era spaventata per quella carezza così… audace?

Non avrebbe dovuto stupirsi. Norue-nolo non si era mai fatto problemi a starle vicino, ad accarezzarla, a toccarla. Quel suo stesso bacio, con la lingua, era stato audace.

E lei lo aveva accettato.

Tauriel si leccò le labbra senza pensarci, mentre staccava la seconda e la terza freccia.

Doveva ammettere che lei desiderava altri di quei baci. Ma voleva altre di quelle carezze audaci? Si sarebbe fermato a quelle carezze o avrebbe fatto altro? E cosa altro avrebbe potuto fare? Come avrebbe reagito una Kinn-lai ai gesti e alle parole di Norue-nolo? Cosa si sarebbe aspettata?

Di una cosa però Tauriel era sicura: desiderava passare altre nottate con lui, altri momenti in cui condividere canti e racconti.

Tauriel andò a riporre le frecce con l’arco in armeria. Continuare l’allenamento era inutile. Aveva bisogno di parlare con qualcuno.

Chissà se Nestades aveva del tempo per lei?

Diretta alle stanze della guaritrice, passò davanti alla biblioteca. Tauriel si appiattì contro il muro, prima di superare la porta, e tese le orecchie. Sapeva che Norue-nolo era lì.

Sentire la sua voce calda le diede la conferma. Stava rispondendo ad Hannon, ma i due non stavano parlando in Sindarin. Qualcuno fece strusciare la panca sulla pietra, ci fu un rumore di carte sfogliate, altri discorsi. Tauriel chiuse gli occhi. Non le era per nulla difficile immaginarsi Norue-nolo allo scrittoio, seduto dritto, mentre tracciava i segni con la penna.

La sua mente traditrice le ricordò il bacio e Tauriel si umettò le labbra e, quando ricordò il suo abbraccio e le sue carezze, si strinse nelle braccia. Allora, aveva provato per la prima volta quel miscuglio di paura e desiderio che stavano alimentando i suoi dubbi.

Aveva bisogno di Nestades.

Tauriel passò oltre la soglia con falcate ampie e continuò con quel passo fino alle stanze di Nestades.

La porta sul suo salotto era aperta e Tauriel bussò.

«Nestades? Ci sei?»

La voce di Nestades arrivò dalla sua camera. «Entra pure».

Tauriel entrò nel piccolo salotto, mentre Galion lo stava attraversando.

Tauriel sollevò le sopracciglia nella sua direzione. Galion si fermò, inarcò un sopracciglio in risposta e disse: «Buona serata», prima di uscire.

Tauriel strinse gli occhi. Il maggiordomo aveva una bottiglia di vino in mano?

Nestades uscì dalla sua stanza e si sedette sul tappeto con i cuscini. Tauriel la imitò.

«Vi ho disturbato?»

Nestades agitò la mano verso l’ingresso. «No, non ti preoccupare. Ogni tanto viene ad offrirmi un bicchiere di vino e facciamo due chiacchiere».

Tauriel si strinse nelle spalle. «Ho bisogno del tuo aiuto».

Nestades la scrutò. «Non ti senti bene?»

Tauriel si abbracciò le gambe e poggiò il mento sulle ginocchia. «No. Ma ho la testa piena di dubbi e penso che potrebbe scoppiare».

Nestades ridacchiò. «Ora non esagerare». Le diede dei colpetti sul braccio. «Avanti, dimmi tutto».

Tauriel sospirò. Lo stava facendo spesso, in quei giorni. «Si tratta di Norue-nolo».

«Oh!» Nestades batté le mani. «L’affascinante e misterioso Kinn-lai».

Tauriel spalancò gli occhi e la bocca dalla sorpresa. L’affascinante… Be’, Norue-nolo era affascinante.

Nestades ridacchiò. «Oh, Tauriel, ascolta. Non penserai mica che passi inosservato».

Tauriel rilassò le spalle e si sedette a gambe incrociate. «Continuo a pensarlo».

«Questo ti preoccupa?»

«L’ho baciato».

Questa volta fu Nestades a sgranare gli occhi. Si portò le mani alla bocca e poi sorrise. «Non me l’aspettavo». Si avvicinò a lei e le passò un braccio attorno alle spalle. «Raccontami tutto. Non saresti qui, no?»

Tauriel sospirò. «Il suo bacio… Ecco… In genere, si usa la lingua?»

«Oh, è anche audace, questo Norue-nolo». Nestades le strinse la spalla. «Sì, cara, si usa anche la lingua. Ti ha sorpreso?»

«Io… Non me l’aspettavo». Tauriel strinse un pugno. «Vedi, ero in preda a una specie di incanto, non capivo più niente. Ero così vicina a lui, e lui era così-».

«Invitante» le suggerì Nestades. Tauriel la guardò negli occhi.

«Non c’è nulla di male» aggiunse la guaritrice.

«L’ho respinto quando mi ha toccata… il fondoschiena».

Nestades sollevò le sopracciglia. «Questo Norue-nolo è un ariete!»

Tauriel aggrottò le sopracciglia e la guardò.

Il sorriso di Nestades si fece malizioso. «Non era il suo primo bacio, ti assicuro» disse lei e sospirò. «Non è un male, fossi stata baciata io da uno che lo sapeva fare, la prima volta...»

Tauriel fissò il disegno di intreccio di foglie sul tappeto, prima di guardare Nestades negli occhi. «Mi ha detto che mi desidera. Che mi desidera. Cosa significa?»

Nestades rimase in silenzio, lo sguardo fisso sulle braci del camino. Poi si alzò.

«Ascolta, Tauriel. I Sindarin si comportano in un certo modo, e noi Silvani in un altro. E Norue-nolo è più in linea con il modo di fare di noi Silvani».

Nestades si alzò prese un ciocco di legna. Lo gettò sulle braci e soffiò, fino a che il fuoco non attecchì. Tornò a sedersi accanto a lei e le prese le mani.

«Quando ti spiegai il matrimonio, tanto tempo fa, mi dicesti che ti bastava sapere il minimo indispiensabile».

Nestades abbassò lo sguardo e aggrottò le sopracciglia, come se cercasse le parole.

«Così scelsi di spiegarti le tradizioni Sindarin. Sai che i Sindar sono il popolo del re dei tempi antichi, Elu Thingol. Loro seguono l’esempio di quel re e così gestiscono la loro vita amorosa.

«Per noi Silvani è diverso. Non abbiamo problemi a sbagliare, ecco, a gettarci l’uno tra le braccia dell’altro, prima di sapere se si tratta davvero del nostro compagno.

«Quindi, come noi Silvani, quando Norue-nolo dice che ti desidera, intende che vuole continuare a baciarti e accarezzarti». Una luce strana illuminò gli occhi di Nestades. «Oppure, come mi ha detto Galion su alcuni Abar», Nestades storse la bocca sulla parola, «potrebbe volere unirsi a te, come nell’atto che sancisce il matrimonio. Questo potrebbe intendere, quando dice che ti desidera».

Tauriel strinse le mani di Nestades, il cuore che si agitava nel petto. «Ma così non significa che… Siamo sposati?»

Lei non voleva sposarsi. Lo aveva sempre saputo. Non fino a quando i ragni, gli Orchi e l’Ombra avessero infestato la foresta.

Nestades scosse la testa. «No, Tauriel. Se non nomini l’Uno, non ti unisci in matrimonio con il tuo compagno». Le strinse le mani e si alzò. «Ti preparo un infuso».

«Sì, grazie».

Nestades andò nell’altra stanza. Tauriel fissò le fiamme attorno al pezzo di legno appena messo. Norue-nolo voleva continuare a baciarla e accarezzarla. Forse voleva unirsi con lei. Ma questo non significava che volesse sposarla. Quindi non era nemmeno detto che fosse innamorato di lei? E questa cosa poteva valere anche per Tauriel stessa!

Lei desiderava altri baci di Norue-nolo e voleva passare altro tempo con lui. Ma questo, le aveva appena detto Nestades, non significava essere innamorati sul serio!

Nestades tornò nel salotto con due tazze.

«Sei innamorato, se vuoi baciare qualcuno?» chiese Tauriel.

Nestades si sedette e le porse una tazza. «Un po’ sì e un po’ no. Ora, se vuoi sapere se Norue-nolo ti ama dovresti chiederlo a lui». Nestades ridacchiò. «Ma il tuo dubbio non è su cosa prova lui, vero?»

Tauriel prese la tazza e la strinse tra le dita. «Sì e no».

Nestades sorrise, un sorriso dolce e rassicurante e le passò di nuovo un braccio attorno alle spalle. «Non c’è nulla di male a baciare qualcuno, se lo desideri. Se è il vero amore? Lo capirai con il tempo».

Tauriel avvicinò la tazza al viso. Profumava di rose e miele. Non c’era nulla di male a volere altri baci. Ma lei desiderava buttarsi di nuovo tra le braccia di Norue-nolo e rischiare qualche suo gesto inaspettato?

«Fa’ quello che senti» disse Nestades, come se stesse percependo i suoi dubbi.

Tauriel bevve un sorso dell’infuso. Il liquido era dolce e caldo e le diede una sensazione rassicurante.

«Non so che fare. E l’ho respinto quando mi ha toccata...»

«Ti ha dato fastidio?»

«È questo il problema. Non lo so». Tauriel bevve un altro sorso dell’infuso.

Nestades curvò le labbra in un sorriso malizioso. «Il mio consiglio non richiesto è di approfittarne». La sua espressione tornò seria. «Il consiglio di cui hai bisogno è che dovresti parlarne con lui. Digli di questi tuoi dubbi. Digli che è tutto una novità. E se non ti senti di fare qualcosa che lui vuole, diglielo. Non sei obbligata a fare tutto ciò che vuole lui».

Parlarne con lui. Come se fosse facile! L’idea la spaventava. Perché poi? Il consiglio di Nestades era ragionevole, avrebbe aiutato a chiarirle i dubbi e non avrebbe fatto soffrire Norue-nolo, come aveva già sofferto quando lei era scappata da lui.

Tauriel sbirciò Nestades dal bordo della tazza.

«Cosa intendi per approfittarne

«Norue-nolo vuole baciarti. Tu vuoi baciarlo. Baciatevi! Se è lui è quello giusto, meglio per te. Se no, almeno vi sarete divertiti». Nestades le fece l’occhiolino.

Almeno vi sarete divertiti.

Tauriel ridacchiò e bevve un altro sorso di infuso.

 

* * *

 

Norue-nolo mise da parte la pergamena e scosse la testa, mettendosi le mani nei capelli. Aveva disegnato dieci mappe. E ogni curva di una costa, ogni montagna, ogni foresta e città che aveva disegnato lo avevano portato sempre più vicino alla partenza.

Più vicino a casa. A casa, quando Tauriel sarebbe stata lontana leghe, così distante che poteva essere in un altro mondo.

E se le avesse chiesto di partire con lui?

Norue-nolo incrociò le braccia sullo scrittoio e appoggiò la testa. Che razza di idea idiota. In questo regno cupo lei era il capitano delle guardie di palazzo, un soldato sotto gli ordini diretti di un re elfico, antico e potente. Non avrebbe mai accettato la sua richiesta. Da capitano a… Cosa? Compagna di un esploratore? Costretta nella Valle ad aspettare il suo ritorno ogni volta, con ansia? O avrebbe accettato di viaggiare con lui? Avrebbe accettato i disagi e i pericoli, per… Lui? Per cosa?

Il re glielo avrebbe permesso?

E se invece fosse rimasto Norue-nolo? In fondo, il re gli aveva chiesto un favore e sarebbe tornato spesso in quel bosco. E lei l'avrebbe aspettato, sì, ma sarebbe rimasta il capitano delle guardie.

Norue-nolo alzò la testa, le candele che illuminavano la sala ormai corte e sul punto di spegnersi. La biblioteca, con i suoi scaffali silenziosi e quel buio cupo della sera ora somigliava molto alla foresta all'esterno del palazzo. Un Male potente risiedeva in quel bosco, a Sud. Corrompeva gli alberi e gli animali, odiava la vita stessa. E questi Elfi non avevano le sciamane a proteggerli.

Se l'ombra si fosse mossa, ne sarebbe stato preda anche lui? Anche Tauriel?

E lui avrebbe accettato di rimanere in quel bosco e smettere di viaggiare, per stare con lei ed essere il suo compagno? O avrebbe continuato a viaggiare, considerando quel regno la sua nuova casa? Avrebbe voluto davvero rinunciare alla sua casa nella Valle?

I ricordi lo assalirono, rivide casa sua, la scala di corda per salire sulle piattaforme, i rami intrecciati a formare le pareti e le stoffe che le decoravano, insieme ai suoi quadri dipinti sulle tavole di legno. Rivide sua sorella corrergli incontro e abbracciarlo, stringendolo fino a mozzargli il fiato. Ricordò il sole e il cielo azzurro e gli alberi verdi e vivi. Il fiume che scorreva nel villaggio.

Una foresta libera dal Male.

La risposta era così chiara nella sua mente che era dolorosa. Non avrebbe rinunciato a quello, nemmeno per Tauriel.

Eppure…

No.

Era una cultura diversa. Hannon era stato chiaro. E il re desiderava che Norue-nolo partisse al più presto, non appena avesse finito le mappe.

Certo, per un periodo sarebbe tornato lì. Ma quello che stava considerando significava legarsi a lei o…

No, non poteva imporle le sue scelte, non poteva imporle qualcosa che lei percepiva come corrotto e contro natura. Era l’unico motivo che lui aveva trovato per il modo in cui lo aveva allontanato. Doveva essere per quello che non l’aveva mai vista, in quei giorni.

Per il momento, sarebbe stato meglio aspettare. Forse, quando il bosco fosse stato libero…

Aspettare era la scelta giusta.

Norue-nolo si alzò dallo scrittoio. Pulì e ripose le penne e chiuse le boccette dell'inchiostro. Tornò nella stanza che gli avevano assegnato. Se prima gli era sembrata spoglia, un camino con un letto, un tavolo e una cassapanca, ora era desolante.

Ravvivò il fuoco nel camino e si sedette al tavolo, abbandonando un braccio dietro la sedia. Non era stanco, né il suo corpo aveva intenzione di lasciarlo riposare. Norue-nolo chiuse gli occhi. Di sicuro, nessuno sarebbe venuto a disturbarlo. Sfilò la cintura che teneva chiusa la tunica e si accarezzò il petto, scostandone i lembi. Nella sua mente, immaginò Tauriel, i lunghi capelli sciolti, un sorriso dolce le illuminava il viso, le labbra umide dei suoi baci.

Un bussare alla porta lo riscosse. Sperò che non fosse Hannon. Ma chi poteva essere, se non lui? Non molti di questi Silvani si erano avvicinati a lui, esclusi i sapienti. E Tauriel.

Norue-nolo legò il cordone che teneva su i pantaloni e si alzò. Aprì la porta e batté le palpebre stupito.

Tauriel lo stava guardando con gli occhi spalancati, le guance e le orecchie rosse.

L'aveva evocata?

«Scusa, ti ho svegliato» disse lei, fissando un punto oltre la sua spalla.

Norue-nolo abbassò lo sguardo su di sé, la casacca aperta, il cordone che teneva su i pantaloni allentato, i piedi nudi. Non di certo un aspetto non presentabile.

«Nessun problema, Tauriel. In realtà, stavo per mettermi a letto» le disse.

Tauriel alzò lo sguardo e lo abbassò ancora. «Posso entrare? Vorrei parlarti».

Norue-nolo si scostò e le lasciò lo spazio per farla passare. Si sistemò la casacca, chiudendola con la cintura che aveva abbandonato sul tavolo.

Tauriel andò al camino e fissò le fiamme. Norue-nolo rimase in disparte, nell'ombra.

Cosa voleva dirgli? Certo che aveva deciso di parlargli nel momento peggiore. Norue-nolo prese ampi respiri, cercando di calmarsi. Come se fosse facile, con lei lì, così vicino a lui, il suo profumo che gli riempiva le narici. Un passo e lei sarebbe stata tra le sue braccia. Avrebbe potuto stringerla a sé e baciarla. Ma rimase fermo, ricordando a sé stesso che non era a casa.

Il silenzio tra loro si stava facendo pesante.

«Di cosa volevi parlare?» chiese con un sussurro.

La vide chiudere gli occhi e inspirare, poi si voltò.

«Volevo scusarmi, per averti evitato in questi giorni» disse, alzando gli occhi su di lui.

Norue-nolo chinò il capo. «Immagino fosse per il mio comportamento».

«Sì» rispose lei e quella sillaba, secca e sicura, lo colpì al petto più forte di un pugno.

Tauriel si strinse nelle braccia. «Ascolta, Norue-nolo, sono solo il capitano delle guardie». Abbassò lo sguardo sulle fiamme nel camino. «Non ho mai avuto altri interessi».

Tauriel camminò avanti e indietro, davanti al fuoco. Norue-nolo rimase immobile, attento.

«Fin da bambina, combattere è stato il mio unico desiderio. Diventare forte per combattere le ingiustizie: i ragni che ci tormentano e gli Orchi che vogliono ucciderci, con lente torture».

«Sei nata sotto l'Ombra» sussurrò lui e lei sobbalzò e lo guardò con gli occhi sgranati.

Norue-nolo fece un passo avanti e alzò la mano, per poi passarsela tra i capelli. «Lo capisco. Avete solo il vostro re, per proteggervi dall'Ombra» aggiunse.

Tauriel abbassò di nuovo lo sguardo sul fuoco e lo fissò a lungo, le fiamme che le ammorbidivano i lineamenti e le coloravano il viso bianco di colori caldi. Un solco le divideva le sopracciglia.

«Sei strano» sussurrò lei.

Norue-nolo sollevò un angolo della bocca. «Qualcuno potrebbe dirlo di voi Elfi dell’Ovest».

Tauriel alzò la testa. «Vorrei parlare con te».

Il suo tono era così grave che Norue-nolo deglutì, preoccupato.

Tauriel incrociò le braccia e lo guardò negli occhi. «Tu… Hai già baciato qualcuno».

Non era una domanda, ma Norue-nolo annuì lo stesso.

«Non restiamo in piedi» aggiunse. Andò al letto e prese la coperta e un paio di cuscini.

«Eri innamorato?»

Innamorato? Era stato innamorato? Certo! Anche in quel momento si sentiva così attratto da lei da definirsi innamorato!

Norue-nolo distese la coperta davanti al fuoco e posò sopra i cuscini. Tauriel si sedette subito su uno dei cuscini, le sopracciglia sollevate.

Norue-nolo prese posto vicino a lei e incrociò le gambe. «Quando l’ho baciata, pensavo di esserlo». Si passò una mano tra i capelli. «Però, sai, come puoi esserne sicuro, subito?»

Tauriel fissò le fiamme. «Per me quello era il primo bacio» disse e si voltò a guardarlo.

Norue-nolo le sorrise. «Immaginavo». Sospirò. «Quello che voglio dire è che, ripensandoci, avrei dovuto capirlo».

Tauriel lo stava fissando con un’intensità tale che Norue-nolo fece fatica a trovare le parole giuste. «Vedi Tauriel, tu mi hai baciato. Ero così felice della cosa, che volevo, ecco… Fartelo capire. A modo mio».

Tauriel spalancò gli occhi e sorrise. Si avvicinò un po’ più a lui e cercò la sua mano. Norue-nolo intrecciò le dita con quelle di lei.

«E, nel farlo, ho ignorato le nostre culture diverse. Non ho tenuto conto che tu potessi non essere abituata a… alla mia irruenza».

Tauriel curvò le labbra in un piccolo sorriso e gli strinse la mano.

«In questi giorni ho avuto molti dubbi» gli disse.

Norue-nolo le strinse la mano a sua volta. «È normale. La prima volta che ho dato un bacio… Be’, diciamo che ancora oggi ci rido su». Ridacchiò tra sé. «Te lo racconto?»

Tauriel annuì.

«Lei era molto più grande di me e io avevo fatto i tatuaggi da nemmeno un paio di ore. Sono andato da lei ed è stato come se le avessi detto “guarda, ora sono adulto”, indicando i tatuaggi».

«Tatuaggi? Le stelle?»

Norue-nolo si passò una mano dietro il collo. «No, no. Il segno–». Norue-nolo sorrise. «I segni che ho sui fianchi. Quando siamo in grado di cantarli sulla nostra pelle, allora significa che siamo entrati nell’età adulta».

Lo sguardo di Tauriel si abbassò e un brivido percorse la schiena di Norue-nolo, solo all’idea di lei che gli chiedesse di mostrarli. Ma non ce n’era bisogno. Era stato nudo davanti a lei già due volte.

Norue-nolo prese un respiro. «Dicevo, sono andato da lei e, nella foga, ho battuto contro i suoi denti» sussurrò.

Tauriel si portò una mano alla bocca, nascondendo il sorriso. Poi ridacchiò. «Mi è difficile crederlo».

Norue-nolo abbassò le palpebre. «Questo perché ora non sono un principiante».

Lui sollevò la mano e le accarezzò una guancia. Tauriel sembrò trattenere il respiro.

«Ti do fastidio?» le chiese subito e abbassò la mano. Non era a casa. Questa volta se lo sarebbe ricordato.

Tauriel rivolse lo sguardo sulla mano. La prese tra le sue e la accarezzò, le sue dita leggere. Un formicolio piacevole partì dalla mano e gli percorse tutto il braccio.

«È stato improvviso e non me lo aspettavo». Lo guardò negli occhi e sorrise. Gli sollevò la mano e la appoggiò sulla sua guancia, intrecciando le dita con le sue. «Per te, questi gesti sono spontanei, io non ci sono abituata».

«Allora guidami tu» sussurrò lui. Non l’avrebbe spaventata.

Lei sbatté le palpebre. Alzò la sua mano, esitante, e gli accarezzò il profilo della mascella. Norue-nolo rimase immobile, ma chiuse gli occhi. La sua mano aveva dita lunghe e dure di calli. Con le dita lei tracciò il profilo delle sue orecchie e lui non poté fare a meno di muoverle, per il solletico provocato e un brivido gli percorse la schiena.

Tauriel sollevò le dita dalla pelle e lo guardò, le sopracciglia sollevate.

Lui le prese le dita e le baciò. «Solo un po' di solletico». Era difficile rimanere immobile, era difficile lasciar fare a lei. Ma non era a casa sua e doveva fare così. Voleva ritornare ancora al Bosco Tetro. Questa volta non l'avrebbe spaventata.

«Quanto… Quanto ti spingeresti, con… baci e carezze, se fossi a casa?»

Norue-nolo intrecciò altre ciocche di capelli rossi tra le dita.

«Fino a–» Norue-nolo la guardò negli occhi, lo sguardo di Tauriel era incuriosito e… Era una sua impressione o c’era altro oltre la curiosità?

«Fino all'atto che voi considerate come nozze».

Tauriel annuì come se lui le avesse confermato qualcosa.

«Ma non sono a casa» disse subito, sollevando le mani. Non l’avrebbe fatta preoccupare.

Lo sguardo di Tauriel era fisso e fuori fuoco, come se stesse riflettendo.

Il silenzio si stava facendo lungo.

«Non c'è nessun motivo di avere fretta» sussurrò lui.

Tauriel sbatté le palpebre, come se stesse riemergendo dai suoi pensieri. «Oh. Oh, no, stavo riflettendo» lo guardò negli occhi e Norue-nolo scorse qualcosa. Preoccupazione?

Tauriel si portò le mani al cuore. «Accetteresti di… Ehm–», Tauriel abbassò le mani e raddrizzò le spalle, «se ci limitassimo a baci e carezze?»

Il cuore di Norue-nolo era da qualche parte, più in alto dove si trovava di solito, e sorrise.

«Non c'è nessun motivo di avere fretta» ripeté.

Tauriel poggiò la sua mano sul cuore. Un sorriso timido sbocciò sulle sue labbra.

«Anche il tuo cuore è così agitato» sussurrò.

Norue-nolo prese la sua mano e le baciò le dita. Poi allargò le braccia. Non dovette dire nulla e Tauriel si accoccolò contro di lui, poggiando la testa sulla spalla. Lui la strinse a sé e le accarezzò la testa. Il respiro di lei gli sfiorò la pelle del collo, e un brivido caldo gli percorse la schiena.

«Come mai hai detto "l'atto che consideriamo come nozze"?» chiese lei.

Norue-nolo poggiò la testa contro quella di lei, affondando il viso nei suoi capelli, così morbidi e lunghi.

«Hannon mi ha spiegato i vostri costumi che riguardano la famiglia».

Fece scorrere la sua mano tra quelle ciocche rosse.

«I nostri sono molto diversi. L'Uno ci ha dato la possibilità di scegliere quando avere dei figli e ha reso piacevole l'atto di unione dei nostri corpi».

Norue-nolo le accarezzò il viso e le sollevò il mento, in modo che lei lo potesse guardare negli occhi.

«Perché non praticarlo?»

Tauriel sorrise e si mise a sedere davanti a lui. «È un ragionamento sensato».

«Voi Elfi dell’Ovest siete strani». A Norue-nolo sfuggì una risata. «Vi negate tutto ciò».

Tauriel abbassò le palpebre, un sorriso che le curvava le labbra. «I Sindar sono strani. Io sono Silvana».

Tauriel lo scrutò da sotto le ciglia, come se stesse valutando una qualche sua reazione.

«Ma vorrei fare con calma» aggiunse.

Norue-nolo le accarezzò la guancia.

«Non c’è alcuna fretta» disse e la baciò. Ma questa volta fu più cauto e lasciò che fosse lei a esplorare.

Quando lei schiuse le labbra e la sua lingua lo toccò, Norue-nolo strinse la coperta tra le dita per impedirsi di prenderla tra le braccia, di accarezzarla.

Piano.

Tauriel gli leccò le labbra, timida, gli diede altri baci brevi, lungo la linea della bocca, sulle guance, sulla mascella. Norue-nolo allora ricambiò questi piccoli baci e, quando le baciò il naso, lei ridacchiò e lo imitò.

Tauriel gli prese il viso tra le mani e lo baciò ancora sulla bocca, gli sfiorò di nuovo le labbra e, quando la sua lingua si insinuò nella sua bocca, lui strise ancora la coperta tra le dita. Era una tortura trattenersi, aspettare, eppure gli dava una sensazione elettrizzante, perché era lei che lo stava toccando, era lei che lo stava baciando. Norue-nolo era sensibile al minimo tocco, rabbrividiva ogni volta che le sue dita o anche solo i capelli o il bordo del colletto della veste gli sfioravano la pelle. Sorrise contro la sua bocca e anche lui le toccò la lingua con la sua, ma lasciò che fosse lei per prima ad accarezzargliela. Il cuore gli batteva veloce, era al limite, la coperta stretta nei pugni.

Quando lei si aggrappò alle sue spalle, Norue-nolo l'avvolse tra le sue braccia e si lasciò cadere all'indietro.

Tauriel lo guardò, sistemandosi a cavalcioni su di lui, le mani premute contro le sue spalle, il fiato corto. Le sorrise. Come non sorriderle, nel vedere i suoi occhi brillanti, i capelli arruffati e il fuoco che li rendeva vivi?

«Elo!»

Norue-nolo aggrottò le sopracciglia. «Elo?»

Tauriel lo guardò confusa per un attimo, poi si mise a ridere. E si chinò su di lui, una luce divertita negli occhi, poggiando il mento sulle mani incrociate sul petto di lui.

Norue-nolo sollevò la testa.

«Era un bacio molto intenso» spiegò lei, abbassando le palpebre.

Norue-nolo le cinse la nuca con la mano e l'attirò a sé.

«E te ne basta uno?» le sussurrò lui, sulle labbra.

E Tauriel gli rispose, ma non a parole.

 


 

Angolo dell’autrice

Il tuo cuore sa, e tu capirai. (cit)

Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeh. Siamo arrivati alla fine del capitolo.

Ammetto di essere molto molto mooooooooolto sul limite del rating giallo :3

Che dire di altro? Che grazie all’editing del capitolo, vi siete persi una scena bellissima di cosa a tre che coinvolgeva… *suspance* Galion (gli altri due non li dico, potrei fare anticipazioni)!

Per non parlare del fatto che ora sapete anche cosa significano i tatuaggi sui fianchi di Norue-nolo, un’informazione che è arrivata in modo del tutto inaspettato!

Ringrazio tantissimo la mia alfabeta che con le sue osservazioni mi ha aiutato a dare un senso a questo capitolo ♥

Grazie naturalmente a tutti voi lettori e recensori \o/

kiaealterego

P.s. Scrivere questo capitolo mi ha incredibilmente emozionata ♥

P.p.s. Comunicazione di servizio:

A quanto pare la scena del bacio dello scorso capitolo è piaciuta a tal punto che una lettrice, su Wattpad, ha copiato frasi intere (vedere per credere). Sara, la prossima volta basta un "bel capitolo!"

E se volete ispirarvi, dite da chi e dove vi siete ispirati!

Inoltre Kan ci tiene ad aggiungere: Big Sister is watching you. Baci.

Baci baci ♥♥♥

  
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