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Autore: itsmegeorg    24/01/2016    1 recensioni
Questa è una One shot Colifer, nata dal mio incontrollabile amore per questi due attori nonché eccezionali persone. La mia storia non intende offendere nessuno in quanto totale frutto della mia immaginazione. So che è da egoisti volerli assieme ma come si sul dire "non sei tu a scegliere la ship ma è la ship a scegliere te". Sognare non nuoce nessuno.
Cosa accadrebbe se Colin e Jennifer si trovassero ad uscire insieme? Questa volta, però, qualcosa non quadra. E' solo un brutto presentimento o la serata si rivelerà un completo disastro? I due verranno messi di fronte ai loro sentimenti e ai loro errori. Sapranno affrontare la situazione?
Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison, Josh Dallas
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ABC Studios, 18.35


Oh.
Santi.
Numi.
Che gran bel pezzo di… ehm… giacca, quella del tipo di spalle. Quello accovacciato sulla scrivania intento a firmare.

“Jen?! Terra chiama Jennifer Marie Morrison!”
“Ehilà, Col!”  disse disturbata la bionda. Per voltarsi aveva perso di vista… la giacca.
“Sono geloso, IO.” Scandì bene l’ultima parola indicando l’uomo che avevano avuto d’avanti poco prima.
Non poteva fare così, lei ci credeva davvero.
“Non ho fatto niente, per adesso.” Fece per mordersi il labbro dandosi arie da donna di mondo quando il suo collega scoppiò a ridere.
“Tu? Davvero? Quando, come, chi, perché?”
“La tua infrenabile gelosia.” Rispose così , cercando di stare al gioco per evitare che intravedesse il suo imbarazzo.
“Cosa fai stasera?” riprese Colin, distogliendola dai suoi pensieri.
“Vorrei tanto dormire. La prima scena che dovrò girare domani sarà fra poche ore. Incomincio sta notte alle 4.00 a.m. , nella foresta” i suoi occhi guardarono in cielo in segno di disapprovazione.
“Peccato! Sarei andato volentieri dal cinese e non avevo compagnia.”
Lui che cena da solo? Dal cinese, per giunta. Che bella e brutta visione allo stesso tempo. Non me lo faccio ripetere due volte.
“Beh, però non è male come idea. Non mangio qualcosa di diverso da un tramezzino da un paio di sere.”
“Fantastico! Allora ti passo a prendere alle otto? Anzi,  per te le sette e mazza dato che sei sempre in ritardo” , le strizzò l’occhio.
Mi ha fatto l’occhiolino.
Mi.
Ha.
Fatto.
L’occhiolino.
Posso anche morie. Quanto è sexy. Quanto? Donne di tutto il mondo, riuscite a sentirmi? Siete sfigate voi, perché stasera io ci esco!

E’ sposato, cazzo.
A volte me lo dimentico.

“Prendimi pure in giro, a dopo!”


Jennifer’s house, 18.58


“Ho fatto tardi, merda. Non ce la farò mai in mezz’ora. Ti prego, Karma non ti rivoltare contro di me proprio adesso.” Urlò la donna.
“Jennifer? Ciao, signorinella”
Rose? E che diamine ci fa lei qui? Giuro che mai più darò le mie chiavi di casa a qualcuno. Non ho abbastanza tempo!
“Mciver , tesoro!”. Le due si abbracciarono, sorridendo appena.
“Sei in ritardo per cosa?”
“Non credi tu debba dirmi prima cosa ci fai qui? È casa mia, Rose” chiese giustamente la più adulta delle due.
“Oh, giusto. Beh, pensavo di farti una sorpresa, quindi eccomi qui! Sorpresa…?!” indugiò leggermente ma allargò lo stesso le braccia e le porse un enorme sorriso. Jennifer non poté che ricambiare e fare un cenno con la testa, ma aveva scelto la serata sbagliata per le visite.
“R, sono veramente contenta, speravo di passare del tempo con te-“
“Ma… hai di meglio da fare.”
“Colin!” le mani incominciavano a tremarle e a sudarle.
Cazzo. Sono già le sette e cinque minuti. Sono fottuta. Non posso andarci, devo dargli buca? Nemmeno per sogno. Ora vi giuro, le voglio bene, ma potrei cacciarla a calci fuori di qui.
“Per la miseria! Appuntamento? E che cosa cazzo ci fai ancora qui? Vatti a preparare, corri. A che ora ti verrà a prendere? Dove ti porta? Santo cielo, Jennifer muovi quel culo! Non hai altro tempo da perdere.” La spinse in camera sua, si legò i capelli e incominciò a frugarle nei cassetti alla ricerca di qualcosa di carino da far indossare all’amica.
“Cinese. Mi porta dal cinese. Niente tacchi, ti prego. Sono esausta.”
“Aspetta un secondo. Cinese implica locale. Locale implica gente. Gente implica foto. Foto implica socials. Socials implica.. tutto questo è insensato. Ne sei proprio sicura?”
Jen non ci aveva pensato. Effettivamente se li avessero trovati e fotografati sarebbe stata una strage. Per lei, per lui e la sua famiglia. Incominciava a dubitare di aver ricevuto quell’invito per davvero.
“Sì, Rose. Me lo ha chiesto lui, meno di un’ora fa. Ce l’avevo di fronte, ed era lui. Giuro!”
Qui ci sta la chiamata. Devo chiedergli se è una buona idea. Io non credo. Andiamo! Non siamo proprio nella posizione di uscire in pubblico. Da soli. So che non c’è niente fra di noi, e mai ci sarà, ma non si può rischiare. Ci sono un milione di fan lì fuori che non aspettano altro. Un nostro passo falso.


Colin’s house, 19.01


“Dammi cinque minuti e sono subito da te.”
“Fa in fretta, amico. È un’emergenza.”
Era un’enorme emergenza. Aveva fatto una cazzata. Uscire con lei era troppo rischioso. Ma cosa dirle? Come disdire senza apparire sgarbato? Solo una persona poteva aiutarlo in quel momento: Joshua.
Lui ci era già passato. Sapeva bene che fare in situazioni del genere. Situazioni di merda, per essere più precisi.
Razza di idiota.
Idiota.
Imbecille.
Insolente.
Sbadato.
Impulsivo.
Precipitoso.
Testardo.
Innamorato.
Peggio ancora. Ora sono pure innamorato, fantastico! Ma non ne faccio una giusta? Non posso, cazzo. Ma perché proprio a me. Perché fra tutti gli uomini sposati doveva capitare proprio a me. Lei è così bella, così talentuosa, così premurosa, così intelligente… e così non andiamo bene! Smettila, testa di cazzo. Smettila. Di. Pensare. A. Lei.

Il campanello lo riportò alla realtà, azzerando i suoi pensieri. Grazie a Dio, Josh era qui.
“Ehi, amico. Scusami se ti ho chiamato così all’improvviso. Non ti ho nemmeno chiesto se fossi impegnato.”
“Sta tranquillo, O’Donoghue. Sai che in certe situazioni sono sempre disponibile.”
Situazioni di merda.” Continuò l’altro.
“Puoi dirlo forte. Allora. Mettiamoci a pensare sul da farsi. Come agire. Prendiamo in mano la TUA vita.”
“Ecco, fallo tu. A quanto pare non sono nemmeno più capace di farlo da solo.”
“E’ l’effetto che fa l’amore. Un amore che non provi da un bel po’ di anni, a quanto pare.”
“Piantala. Io non amo Jen.”
Ci risiamo. Di nuovo a mentire a se stesso. Questo teatrino non poteva più andare avanti.
“Quindi, ora tu la chiami e le chiedi se si può fare a casa tua. Dì che non ti sei sentito bene e non ti va di uscire.”
“Ma a quel punto dovrà venire da sola, sembrerebbe scortese.”
“Preferisci presentarti a casa sua e dirle ‘Oh, Jennifer sai…ho pensato di venire direttamente da te perché ho paura che la gente ci veda e che possano girare voci. Tanto vale stare qui così ti salto addosso prima!’ Eh, amico?”
“Non ne sbagli mai una. E io non le salterò addosso, comunque.”
“Non ci sarebbe niente di sbagliato se lo facessi.”
“Sì che ci sarebbe. Io sono sposato, ricordi?”
“Anche io lo ero, le cose cambiano.” Disse Josh andandosi a sedere sul divanetto in pelle.
“Non per me. Non possono e non devono cambiare. Amo Helen.”
“Ami anche Jennifer, però. Al cuore non si comanda.”
“Non permetterti di sparare sentenze sul mio conto, mai più. Intesi? Già ho mille problemi e pensieri per la testa, ci mancavi solo tu a confondermi.”
“Lei si è presa una bella cotta per te.” Affermò ignorando l’amico.
“Davvero?” spalancò gli occhi, istintivamente.
“Oh ma aspetta. A te non interessa, giusto.  Ci esci solo come amico e niente di più. Quasi dimenticavo: non chiamarmi mai più per le tue emergenze.”
“Ora non fare l’offeso, coglione. Josh, lo sai come la penso. Mi infastidisci quando parli in quel modo di me e Jen. So che lo fai per mettermi in guardia ma davvero: limitati a darmi consigli quando te ne chiedo ché sono già incasinato di mio.”
“E va bene, terrò la bocca chiusa la prossima volta. Cos’altro posso fare per te?”
“Tienimi compagnia e suggeriscimi mentre chiamo JMo.”
“Mi raccomando: la voce raffreddata.” Sentenziò.


Jennifer’s house, 19.10


“Quindi ora lo chiamo, no?” cercava l’assenso dell’amica.
“Beh, direi di si. Accertati che lui sia sicuro della sua scelta, quella del portarti fuori in mezzo a centinaia di occhi indiscreti.”
Compose il numero, che oramai sapeva a memoria e lo fece. Chiamò. Era andata. Ora doveva solo aspettare che rispondesse. Occupato.
Occupato? Cosa vuol dire? Con chi diamine sta parlando? Di nuovo il Karma si rivoltava contro di me. Di noi.
Attacca! Stacca questo dannatissimo telefono.

“E’ occupato. Si è attivata la segreteria.”
“Mi prendi in giro? Questo Karma è proprio ingiusto con te, e che cazzo.”
Si leggevano nel pensiero. Molto plausibile dopo tutti quegli anni di amicizia.
Rose prese il cellulare dalle mani dell’altra bionda e ridigitò il numero. Squillava.
“Prendi, oh. Squilla. Parla. Veloce!”
-
“Col, ehilà.”
Una voce rispose dall’altra parte. Stupita.
“Ti stavo giusto per chiamare.”
Che fortuna immane. Parli prima tu, caro. Mi hai sottratto da un grand’impiccio.
“Dimmi, ti ascolto.”
“No no, parla tu.”


Colin’s house, 19.12


“Stupido, non dire così. Invitala, segui il nostro piano. Non tentennare. Regola numero io.” Gli bisbigliò Josh seduto accanto a lui.
“Ehm, no. Aspetta. Hai ragione, tanto vale incominci io”
Era sempre più nervoso quando era col fiato sul collo. Specialmente quando era il fiato di Josh. Ma aveva bisogno di lui, adesso più di altre volte.
La donna rispose alla sua affermazione con un mugolio. Forse stava annuendo.
“Beh, come credo si senta dalla mia voce, non mi sento molto bene e non vorrei che peggiorassi. Ti andrebbe di venire da me? Possiamo ordinare la cena d’asporto.”
Il suo compagno di crimini lo ascoltava e esaminava la scelta delle sue parole. Discorso approvato. Stava imparando a trattare con una donna che non fosse sua moglie.
In senso positivo, s’intende.
    
Jennifer’s house, 19.12


“Oh, beh… io volevo domandarti altro. Ne riparliamo dopo. Ciao!”
Cazzo. E adesso? Restare a casa è peggio. Troppi contatti. Troppa intimità. È già successo, è vero. Ma questa sera c’è proprio qualcosa che non va.
Siamo amici, perché preoccuparsi.
Merda.
Eccome se devo preoccuparmi. Queste maledettissime farfalle non vogliono proprio morire. Se bevessi un po’ forse…

Afferrò la bottiglia di scotch dal tavolo e si versò un bicchiere.
“Ma che fai? Ti ubriachi ancora prima di uscire? Metti giù questa roba.” Le intimò Rose.
continuò poi,
“Non sarai seria? Stai per andare a casa di Colin e la cosa sembra importante e ti prendi il lusso di farti un bicchierino di scotch? Ma non capisci? Se provi qualcosa per lui devi buttarti. Devi essere sempre pronta per ogni evenienza. Potrebbe essere la volta buona, Jen. Ogni volta c’è imballo la tua vita sentimentale, amica mai. Puoi essere più cieca di così?”
Wow. Quante parole tutte insieme. Quanti concetti da assimilare. Perché non ci ero arrivata prima. Forse il cambio di programma è dovuto a qualcosa di serio. Effettivamente già la scelta del cinese invece di una pizza avrebbe dovuto insospettirmi. Ma chi prendo in giro, cosa potrebbe mai provare per me. E allora per quale fottutissimo motivo ci vado ancora dietro come un cane? E per quale strafottutissimo motivo lo sto pensando e non dico una parola?
“Rosie. Cosa potrebbe mai provare per me? Perché non riesco a fermare la mia mente. Continuo a sperare. A fare progetti. A sperare.
Rose?! Come ci si ferma? Come?” le lacrime le pizzicavano gli occhi, chiedevano di uscire. Imprecò. Le scesero sulle guance, abbassò lo sguardo e si lasciò cadere.
Quella situazione la stava esaurendo.
Karma. Sempre lui.
“Cosa cazzo! No dai Morrison, proprio no. Basta. Perché reagisci così? Sei sempre stata forte, non crollare adesso. Ok. Scusami. Non vuoi andarci? Non fa nulla. Lascia stare, evita una spiacevole serata… però se ci tieni…”
“Ci tengo.” Si asciugò le lacrime con il palmo della mano.
“L’ultima volta, R. Solo quest’ultima volta, se non dovesse andare m’arrendo. Vivrò la mia vita. Lontana da lui. Che ne pensi?”
“Saggia idea.” Rispose l’amica, posandole un braccio intorno al collo e stringendola a sé.
In fondo, aveva scelto la sera giusta per le visite.


Colin’s house, 19.31


“Joshua, grazie. Come sempre sei stato di un discreto aiuto.”
“Discreto? Mi prendi in giro? Grazie a me non l’hai fatta scappare! Mai che tu mi faccia un vero complimento!” rise sotto i baffi.
“Va bene, va bene. Chiedo venia. Sei stato eccellente, amico. Un ottimo maestro delle arti amorose.”
“Amorose? Boom, l’hai ammesso. Sapevo sarebbe stata questione di poco.”
“Fuori da casa mia prima che ti ci mandi io a calci nel sedere. A domani, testa di cazzo” si diedero una pacca sulla spalla e l’uomo uscì di casa.
Manca poco. Sarà qui a momenti. Sono presentabile no? Sempre un bell’uomo. Un po’ grezzo. Non mi interessa un bel niente di come sembro, mai m’è interessato e mai mi interesserà. Basta un sorriso e tutto andrà per il verso giusto. Non devo dimenticare di fingermi ammalato. Sono un attore, non dovrebbero esserci intoppi.
E allora perché sono così ansioso? Qualcosa non va, rovinerò tutto anche sta volta? Che palle… fottuti sensi di colpa. Che non dovrei avere, non ho fatto niente.
Adesso.
Cosa farò dopo, nessuno lo sa. No no. Non farò niente nemmeno dopo. Sono un uomo adulto che non fa cazzate. Non ho più 16 anni.
Merda.
Qualcosa andrà storto. Doveva venirmi adesso l’ansia da prestazione? Non potevo avere una crisi con la mia spalla/migliore amico presente? La sfortuna sempre dalla mia parte. E che cazzo. Quanto tempo è passato? Quando penso perdo di vista anche me stesso.
Potrebbe essere addirittura qui sotto. E s e stesse aspettando al freddo? Povero angelo…
Angelo? Ma che schifo è? Come l’ho appena chiamata? Angelo? Oddio.

Andava su e giù per la stanza.  Impaziente. Anche un po’ spaventato.
Già ‘spaventato’ era il termine giusto. La sua vita stava per cambiare.
L’orologio schioccò le 20.15 e la giovane attrice ancora non si era fatta vedere. Poi, d’un tratto, suonò il campanello.
Era lei. L’angelo dai capelli color oro.
E’ lei. Apro? Apro.
“Ti apro, Jen.”
Vestito bianco, tacchi 12 -aveva optato per le scarpe alte, alla fine-, capelli raccolti in una treccia. La treccia l’è sempre stata così bene.

Bellissima. Mozzafiato. Che cazzo ci faccio qui impalato? Falla entrare.
“Colin, tutto bene? Qualcosa non va?”
Merda. Ma che mi prende?
“Va tutto una meraviglia. –come te- Prego, accomodati”
Cosa ha con sé? Del cibo? Ma non le avevo detto di prenderlo. L’ho fatto? No, certo che no. E allora perché ce l’ha? Chissà cosa cazzo sta pensando di me che la invito a cena e nemmeno mi prendo la briga di ordinarla. Sono un completo disastro.
Sono.
Un.
Completo.
Disastro.

“Ho pensato di passare a prendere io qualcosa da mettere sotto i denti. Per te ravioli al vapore, so che ti piacciono parecchio. Immancabili poi i wanton fritti e-“ iniziò la donna.
“E involtini primavera. Ne vai pazza, dico bene?” finì lui, accennando un sorriso caldo e genuino.
“Dici benissimo” arrossì automaticamente. Era quello il controllo che aveva su di lei.
Si sistemarono sul tappeto dinnanzi alla televisione spenta.
Parlarono per quasi tutta la serata del più e del meno.
“Non è vero che faccio rumore quando mastico!”
“Si, invece. Ma è normale, tutti gli uomini lo fanno”
Risero come mai prima di allora.  Si capivano, si stuzzicavano e si guardavano.
Si guardavano tanto. Si osservavano quando l’altro era distratto.
Si versarono del vino bianco. Leggero, velato. Come le loro mani quando si sfioravano.
La serata passò quasi vin un batter d’occhio. Era andato tutto liscio. Colin si era comportato bene e lei gli aveva tenuto testa. Entrambi avevano deciso che non avrebbero mandato tutto all’aria.
Fin quando…
“Ah, cosa volevi dirmi oggi al telefono?” ricordò all’improvviso il musicista gettando nell’immondizia gli avanzi.


JENNIFER POV
Cosa cazzo dico? Santo cielo. Me n’ero completamente dimenticata. Non voglio parlarne. Stava andando così bene. Perché dovrei rovinare l’atmosfera con questa storia che ormai sappiamo tutti a memoria? Anche se mai affrontata realmente. Però l’ho promesso a Rose, questa cosa va fatta. Non possiamo andare avanti così…

“Io volevo parlarti di questo -disse puntando il dito prima verso di lui poi verso se stessa-.  Di noi.”
Un nodo alla gola pietrificò Colin, gli occhi gli si arrossarono e con loro anche le guance.
“Noi cosa?”
“Certo che sei scemo, ma proprio da legare. Non possiamo far finta di niente, ora basta.”
“D’accordo, hai ragione. Io non so che dire.”
“Infatti parlerò io. Ascolta, non puoi negare che fra di noi ci sia qualcosa. Ho lavorato tanto su me stessa per autoconvincermi dell’opposto ma poi tu mi guardi, ti avvicini ed io… io… perdo la cognizione del tempo, del luogo , di tutto! Trascorriamo tutte le nostre giornate insieme, praticamente incollati. E se non ci sei mi manchi. Tanto. Non mi capitava dalla mia ultima vera e propria relazione. Tu mi uccidi e non te ne accorgi. Mi devasti quando siamo uno accanto all’altra. Mi sorprendi e mi fai ridere. Io con te sono contenta, sono serena e posso essere me stessa. Ma è tutto così sbagliato, mi sento fuori posto pensando alla tua famiglia. Mi pare di aver combinato un gran casino e non so  perché ti abbia detto tutte queste cose ma proprio non riesco a fermarmi. Cado ogni volta nello stesso tranello e non so uscirne. Mi hai trasformato in una quindicenne, grandioso” disse tutto d’un fiato, con la vergogna che pian piano la rinchiudeva nelle sue insicurezze. Poteva essere la fine o un inizio.
Dì qualcosa, ti prego. Rispondimi. Non lasciarmi così. Ti ho donato tutta la mia essenza, ora sono tua. Dì qualcosa.
“Dì qualcosa.”
“Jen…” le prese le mani e la portò fra le sue braccia. Era esterrefatto. Cosa gli poteva mai aver fatto? Un incantesimo. Questo era il controllo che lei aveva su di lui. Voleva piangere. Esatto, piangere. Lasciarsi andare. Ammettere a lei e a se stesso che tormenti si portava dentro da ormai troppi giorni.
Troppi mesi.
Troppi anni.
“Cosa posso fare per renderti felice? Cosa posso darti per non perdere quello che abbiamo?”
“Dimmi cos’è che abbiamo?! Dimmi quello che provi, Col…”
“Provo quello che provi tu. Non si era forse già capito? Non riesco a starti lontano… sei una calamita, JMo! Vorrei tanto che potesse funzionare”
“Mai  quanto lo vorrei io…” si erano staccati, ora si guardavano dritto negli occhi. Si stavano giudicando. Giudicavano ogni sbaglio commesso.
“Sai che non possiamo. Odio doverlo dire, ma purtroppo è così. Jennifer, io ho una moglie e un figlio. Ho delle responsabilità, io…”
“Ho capito.” Abbassò lo sguardo e sospirò.
“No, non hai capito. Ora tocca a me. Io ho delle responsabilità, ma tu sei una di queste. Io mi sento responsabile per te … io e te ci apparteniamo. Abbiamo chimica, complicità. Sei così bella quando mi guardi, sei diversa da ogni altra donna e io non so resisterti. Anche io ho lavorato tanto su me stesso a causa tua. Devo avere tutto l’autocontrollo del mondo per non baciarti ogni volta che siamo insieme. Per me è quasi impossibile non toccarti quando vorrei, non poterti portare fuori quando vorrei far sapere a tutti quanto tu sia fantastica e che potresti essere solo mia. Potresti…” la malinconia scese su quell’ultima parola. La tristezza e il silenzio dominavano in quella stanza.
“Non ha senso rimanere qui. Ci siamo detti quello che c’era da dire. È meglio che vada.”
“Non muoverti da qui.”
La prese per un braccio e le alzò il mento spostando il suo sguardo verso di lui. Adesso o mai più.
“Baciami. Baciami. Baciami.”
“Smettila di dire stronzate.”
“Non sono mai stato più serio in vita mia. Lasciami provare Jen.”
Le loro fronti si incontrarono e le loro dita si incrociarono. Colin la spinse alla parete dietro di loro. Lentamente. Le lacrime erano di nuovo lì. Imprecò.
Cosa mi sta facendo? Perché mi fa del male? Perché non capisce che questo è il modo più sbagliato di affrontare la questione? Anche se…
Anche se lo vorrei tanto. Vorrei lui. Vorrei ‘un noi’. Ma entrambi la pensiamo alla stessa maniera. Non possiamo averci. Non possia-


I suoi pensieri furono interrotti da un bacio. Le labbra di Colin. Labbra grandi e affamate. Ce n’erano stati di baci sul set, nei panni di Emma e Killian, ma questo era differente. Era stato atteso, troppo atteso.
Non si separarono nemmeno per un secondo. Il fiato incominciò a mancargli.
“Colin…” ansimò.
“Amore mio…”
“Cosa abbiamo fatto…”
“Qualcosa a cui penseremo più tardi.”
La inchiodò al muro e le sue mani navigavano fra i capelli biondi di lei poi passarono alla schiena. Sapeva dove toccarla, la conosceva. I suoi seni premevano sul suo petto e un brivido gli percorse la schiena.
Lei, dopo un momento di esitazione, portò le sue braccia dietro la nuca dell’uomo e gli carezzò i capelli.
Le loro lingue si intrecciarono e le loro bocche si desideravano.
“Mi stai mangiando…” un sorriso le si disegnò in volto.
“Adoro il tuo sapore” le posò un bacio sulla guancia.
“Ed il tuo odore” a quel punto le morse un orecchio, con delicatezza ma passione allo stesso tempo.
“Adoro tutto di te…” la distanza fra i loro corpi era nulla, i loro respiri affannosi erano l’unico suono che definiva quel momento tutto loro. Un momento composto da promesse mai fatte, confessioni mai rivelate e sguardi evitati. Ma qualcosa era cambiato.
Le loro vite erano cambiate.


COLIN POV
E’ fatta. Ora sono fottuto. Devo fermarmi. Devo mettere fine a quest- Sta succedendo. È successo. È mia. L’ho conquistata. Ora non si torna indietro, citando quella faccia di cazzo di Josh, devo prendere in mano la mia vita. E sembra quasi abbia avuto successo. La terrei stretta a me per sempre, non la lascerei mai andare. La mia Jen,
la mia Jen,
la mia dolce ed innocente Jennifer.



Si abbandonarono, per dei minuti o delle ore forse, l’uno all’altra. Lasciarono perdere le incertezze e si possederono. Si concessero una notte di passione quando poi l’indomani era lì ad aspettarli.
Si spogliarono a vicenda e si cullarono teneramente. Si abbracciarono e si sussurrarono parole voluttuose. Le possenti braccia dell’uomo, che fino ad allora l’avevano stretta timidamente, ora la circondavano con fiducia.


22.56

“Col, io… grazie”
“Grazie per cosa?”
Erano uno accanto all’altro nel letto ad una piazza e mezzo del proprietario di casa. Le dita di lei vagavano sul petto di Colin. Era rilassata, finalmente. Invece, un grosso e soddisfatto sorriso descriveva lui, estremamente appagato. Placido. Felice…
“Per avermi concesso non solo il tuo corpo ma il tuo cuore. Non credevo saremmo arrivati a tanto…”
“Nemmeno io. Ma non devi ringraziarmi. Eppure non mi capacito di una cosa. Perché diamine non mi hai ancora picchiato o almeno insultato per tutte le cose orribili che ti ho fatto? Che ci fai ancora qui…”
“Credo tu lo sappia”
Sono uno stronzo. Non la merito una come lei. La farò soffrire.
“So a cosa stai pensando… e no, non fai schifo…anzi. Ascoltami bene, io sono ancora con te perché tu mi hai intrappolata. Io avrei voluto correre fuori di qui nel preciso istante in cui la nostra discussione è iniziata ma sapevo che fosse ingiusto. Per entrambi. Ma più per me stessa.  Non volevo più soffrire e adesso so che non mi faresti mai niente di male. Ho creduto il contrario troppo a lungo…”
“Allora, grazie. Grazie per aver creduto in me.”
“In noi.”
L’irlandese le stampò un bacio sulla fronte come per proteggerla, forse da se stesso o per far durare quel momento all’infinito.
Quella serata sarebbe stata l’ultima ma l’avrebbero ricordata per sempre. Il giorno successivo avrebbero fatto come se niente fosse tuttavia i loro cuori camminavano già all’unisono.


Angolo dell’autrice:
Salve a tutti! Beh, che dire. Sono pazza! Veramente non so cosa mi sia preso…
Era da qualche giorno che desideravo scrivere di questi due tesori, poi sono uscite delle BTS dal set della 5x17 e non ci ho visto più. Sia chiaro io adoro Helen e Colin insieme, sono la dolcezza in persona e poi si vogliono tanto bene ^.^ Però la chimica fra JMo e il nostro bel capitano è innegabile, per non parlare delle loro frecciatine in pubblico. Si sa, quando elogi una coppia in tv è quasi inevitabile shippare anche gli attori! Oltretutto spero vi sia piaciuta la mia storia fatemi sempre sapere i vostri pareri, esigo degli insulti per il mio pessimo modo di scrivere. Magari con le vostre critiche potrei migliorare. Buona serata a tutti,
Gio
   
 
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