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Autore: Amortentia2610    27/01/2016    3 recensioni
||Hunger Games ||Slice of life ||Pre-saga ||Haymitch e la sua ragazza
"Sai che non dovresti stare qui, dolcezza?" la cerva alza la testa, spaventata dalla voce improvvisa, e si inoltra nuovamente nel folto del bosco. Irys ne segue la traiettoria finché non diventa altro che un piccolo puntino in lontananza, un po' confuso tra il verde degli alberi.
"Neanche te, Abernathy" risponde, irritata, al ragazzo dai capelli scuri che si trova poco lontano da lei.
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Irys mette la sua preziosa Polaroid nella borsa di cuoio, ormai scolorita per l'uso, che porta sempre con sé durante le sue fughe nei boschi; la ragazza se la sistema a tracolla e esce dalla baracca che é la sua casa, stando ben attenta a non svegliare suo padre. L'uomo dai folti capelli scuri e unti russa sonoramente, abbandonato su una poltrona ormai andata. Lo sguardo della ragazza si sofferma per un po' sui pezzi di vetro rotti che un tempo erano una bottiglia di liquore. Ora la luce fioca del sole appena sorto che penetra dalla finestra semidistrutta, l'unica presa d'aria della stanza, li fa sembrare gioielli sciupati, abbandonati su quel lercio pavimento scuro che, prima o poi, cadrà a pezzi insieme a tutto il resto. Irys si chiude la porta alle spalle, disgustata da quella vista che per lei ormai rappresenta la quotidianità, e si rallegra nel sentire la serratura scattare lievemente, un suono che può significare unicamente una cosa: Libertà. É il giorno della Mietitura per la quarantanovesima edizione degli Hunger Games, le strade del Giacimento sono vuote, così come la Piazza del mercato. Le uniche facce che si distinguono sono quelle dei minatori appena svegliati, volti stanchi e scavati dalla fame, tutti simili: capelli neri e occhi grigi. Irys si é sempre sentita fuori posto tra quegli sguardi di pietra.

 

La ragazza oltrepassa senza difficoltà la rete che delimita il confine del Distretto Dodici e si dirige verso il promontorio che é, da anni, una sorta di rifugio per lei.
Il sole primaverile ha fatto crescere rigogliosa l'erba e ora il prato é punteggiato di piccoli fiori bianchi che ondeggiano ad ogni soffio di vento che le scompiglia i capelli. Sua madre diceva sempre che ha tante cose da dire, il vento, sta a noi saperci fermare ad ascoltarlo. Irys fa questo ogni volta che può, si siede ad occhi chiusi, la chioma color ruggine sciolta, e le storie che l'aria porta con sé le fungono da ancora di salvezza: in quei brevi istanti di tranquillità ciò che rimane della sua famiglia non sta morendo di fame, sua madre non é morta, suo padre non ha smesso di occuparsi di lei, non la odia perché assomiglia troppo alla donna che amava. Pensare a lui la fa sempre diventare triste: é da tre anni che é ridotto in quel modo e tutto per colpa dell'amore che provava per sua madre.

 

Un rumore poco lontano da lei la risveglia dai suoi pensieri. La ragazza si sbriga a prendere la Polaroid. Dal folto del bosco é appena uscita una cerva dagli occhi scuri e l'aria guardinga, non può lasciarsela scappare. Irys comincia a mettere a fuoco l'obbiettivo. La fotografia é un'altra cosa che l'aiuta a sopportare meglio. Mentre intorno a lei i mesi passano, i volti delle persone cambiano; i sorrisi, gli sguardi di quel momento, resteranno sempre gli stessi in una fotografia. La vecchia Polaroid é un'eredità di suo nonno, che ai suoi tempi, spese tutti i soldi che il suo misero lavoro di minatore gli faceva guadagnare per comprare quell'oggetto. Ora sarebbe fiero di lei, Irys avrebbe tanto voluto conoscerlo.
Il dito della ragazza scivola verso l'otturatore con un movimento esperto ed elegante. Sarà uno scatto bellissimo, ne é più che sicura.


"Sai che non dovresti stare qui, dolcezza?" la cerva alza la testa, spaventata dalla voce improvvisa, e si inoltra nuovamente nel folto del bosco. Irys ne segue la traiettoria finché non diventa altro che un piccolo puntino in lontananza, un po' confuso tra il verde degli alberi.

"Neanche te, Abernathy" risponde, irritata, al ragazzo dai capelli scuri che si trova poco lontano da lei. Haymitch le rivolge uno sguardo obliquo e un mezzo sorriso.

"Da quando in qua mi chiami per cognome?"

La ragazza non risponde, ma ricambia il sorrisetto dell'amico. I due si conoscono da sempre, essendo vicini di casa e compagni di classe. Irys sa che non riesce a rimanere arrabbiata con lui per più di un secondo, in qualche strano modo riesce sempre a farla sorridere, anche quando le sta crollando il mondo addosso. Un po' come il vento.

"Vuoi qualcosa da mangiare?" dice il ragazzo tirando fuori da uno zaino ormai consumato qualche fetta di pane duro e del formaggio indurito, ma ancora commestibile. La ragazza annuisce e Haymitch comincia a preparare due fette per entrambi. Irys lo osserva mentre fa quel lavoro in modo preciso e gli scatta una foto che subito esce dalla fessura nella Polaroid, la ragazza la guarda per un po': Haymitch é davvero bello, strano non se ne fosse accorta prima. Lui sorride ,un po' sorpreso, mentre le passa una fetta.
Nonostante la durezza il pane é buono, e anche il formaggio, soprattutto per due che non mangiano così da giorni.

"Mitch," chiede Irys addentando l' ultimo pezzo, un po' più duro degli altri "e se ci estraggono?"

"Beh, se estraggono me, voi saprete andare avanti" risponde Haymitch con un sorrisetto sarcastico "e se estraggono te, in quel caso, avrò più tempo da passare con la biondina della farmacia." a quelle parole la ragazza gli da un pugno amichevole sulla spalla e ride, ma poi la sua espressione torna seria.

"Io non mi sposerò mai" afferma di punto in bianco.

"Perché?"

"Guarda come si é ridotto mio padre." risponde rabbuiandosi, poi fa una pausa, indecisa se continuare o finire lì il discorso "Anche nel caso cambiassi idea, non starò mai con un ubriacone. E poi guardami Mitch, chi potrebbe mai volermi?"

Il ragazzo la fissa con quei suoi occhi da Giacimento per un tempo che pare interminabile.

"Tante persone. Io, ad esempio." Irys sgrana gli occhi alle parole dell'amico. Vorrebbe parlare, ma le labbra di lui premute contro le sue fanno tacere tutte le voci che si ammassano nella sua testa, mentre una sensazione piacevole mai provata prima le irradia tutto il corpo.

"Hai dei bellissimi occhi marroni, sai?" gli dice una volta allontanato da lei, mentre si rimette lo zaino sulle spalle. La ragazza arrossisce, ancora sorpresa da quel bacio improvviso. E, per la prima volta, ci crede davvero all'affermazione del ragazzo.

"Mitch?"

"Sì?"

"Se oggi non veniamo estratti, ci ritroveremo qui anche domani?"

"Suppongo di sì."

"E...mi bacerai ancora?" chiede raccogliendo la borsa da terra e avviandosi verso la recinzione insieme a Haymitch.

"Per sempre, dolcezza"

***

L'uomo scende freneticamente le scale senza neanche preoccuparsi di accendere la luce, il respiro pesante e i capelli neri madidi di sudore per l'incubo che anche quella notte é venuto a fargli visita, più vivido che mai. Le voci che hanno popolato il suo sonno lo continuano a perseguitare anche da sveglio, gli risuonano incessantemente nelle orecchie; le urla strazianti dei suoi famigliari, di Irys, non lo abbandonano mai, ogni momento é buono per torturarlo nuovamente, basta un attimo di distrazione, di stanchezza, e i mostri riprendono il sopravvento. Solo lei può placarli. La deve raggiungere. La bottiglia sta poggiata sul tavolo, il liquido ambrato dentro di essa brilla sotto la luce lunare che filtra dall'ampia finestra del soggiorno. Maledettamente vicina eppure terribilmente lontana. Haymitch si fa strada tra i frammenti di vetro che sono disseminati dappertutto sul pavimento pregiato della sua casa, la flebile luce li rende simili a gioielli sciupati, abbandonati a se stessi. L'uomo accelera il passo, camminando verso la bottiglia in modo ancora più scomposto.

Sono davanti a lui. Sono davanti a lui, tutti, i loro occhi vitrei lo fissano incessantemente, accusatori. Lui non é riuscito a salvarli. Non é riuscito a salvare nessuno di loro. Sua madre, il suo fratellino, Irys, Maysilee. Sono morti tutti, insieme ad altri quarantasei ragazzini che lui avrebbe dovuto tenere in vita il più a lungo possibile.
E sono morti per colpa sua.

L'uomo tasta freneticamente il tavolo in cerca della bottiglia. Ne ha bisogno, é la sua unica via di fuga. L'alcool viene subito in suo aiuto. All'inizio brucia nella gola, ma poi le figure davanti a lui cominciano a sbiadire, i contorni a sfumare, e più beve meno la vita stessa sembra grave. Il liquore gli fa dimenticare, rende i ricordi, il dolore, delle entità innocue, quasi inesistenti. In quella stanza che gira sempre di più, lui stesso si sente inesistente. Che bella sensazione.

Eppure, nel buio del soggiorno, nel profondo della sua mente, una figura, silenzioso fantasma del passato, si ostina a non svanire. Haymitch beve ciò che resta della bottiglia nello spasmodico tentativo di cavarsela di torno una volta per tutte, di farla sparire completamente, almeno per un po'. Ma lei continua a stare lì, la ragazza dagli occhi marroni e i capelli color ruggine, ovunque Haymitch guardi quei pozzi senza fondo lo fissano accusatori, mentre le voci, i ricordi, cominciano a rimbombargli nelle orecchie.

"Hai dei bellissimi
occhi marroni, sai?"

Sono sempre più vividi, sempre più reali, lo stanno distruggendo, lentamente. É un'agonia senza fine, sta diventando insopportabile. Barcollando si dirige verso la sua scorta, cercando di ignorare gli occhi marroni che lo seguono ovunque, e trangugia ferocemente metà del liquido ambrato contenuto da un'altra bottiglia, uguale alla precedente. La stanza continua a girare più velocemente di prima, é sempre più difficile stare in piedi, distinguere il contorno delle cose, eppure quei maledetti occhi lo continuano a perseguitare, la sua risata femminile risuona nella stanza, innaturalmente amplificata, come se provenisse da un tunnel. Per un attimo a Haymitch sembra di essere ritornato su quel promontorio, quella mattina di Maggio, dove l'aveva baciata per la prima volta. Il vento che gli scompiglia i capelli scuri, il pane secco con il formaggio, la luce del flash di una vecchia Polaroid, la voce di una ragazza. Haymitch volge lo sguardo verso la bottiglia, i cui contorni gli appaiono indistinti e a malapena riconoscibili. Sa che in questo momento lei l'avrebbe odiato: detestava gli ubriaconi.

L'uomo si alza dalla sedia, ancora più malfermo di prima, e beve ciò che rimane del liquido ambrato. Si dirige, tenendosi ai mobili per non perdere l'equilibrio, la bottiglia vuota ancora stretta in mano, verso una porta chiusa, che, a giudicare dallo strato di polvere accumulatosi sopra la maniglia, nessuno apre più da mesi, o, più probabilmente, da anni. Haymitch la spinge con mano tremante. Da quanto tempo non mette piede in quel posto? Non ricorda. Il liquore ha reso l'atto di pensare terribilmente difficile. Eppure le voci non lo abbandonano, anzi, si fanno più vivide man mano che si avvicina alla cassettiera di legno che costituisce l'unico arredo di quella che doveva essere originariamente una delle tante camere da letto di quella casa troppo grande per un uomo così solo. Haymitch apre e chiudi freneticamente i cassetti, senza un'ordine preciso, finché non trova ciò che stava cercando.

Ben nascosta tra dei vecchi vestiti da donna e da ragazzino, si trova una vecchia Polaroid grigia e, accanto ad essa, circa venti piccole fotografie, poggiate l'una sopra l'altra. L'uomo prende in mano la macchina fotografica. Il tempo l'ha rovinata, e sul vetro sono presenti varie crepe, ma gli effetti dell'alcool rendono ciò invisibile agli occhi di Haymitch. Con mani tremanti sfiora la fessura dalla quale uscivano le fotografie. Nella pila dentro al cassetto ce n'é una dove lei sorride, la riconosce, anche con la vista annebbiata. Per un attimo gli sembra di averla ancora lì, il giorno in cui scattò quella foto, poco prima della sua morte. Le voci, i ricordi del passato, si approfittano di questo suo momento di debolezza per ricominciare a torturarlo.

"Mitch non mi lasciare."

"Resta vivo Mitch."

"E...mi bacerai ancora?"

“Basta!” vuole urlare. Ed é così ubriaco da non rendersi conto del fatto che lo sta facendo davvero. Lei é morta. É morta e non ritornerà mai più. É morta come sua madre, come suo fratello, come Maysilee. E lui non ha potuto fare niente per salvarla. Vincere non é servito a niente. Lei non esiste più. L'uomo scaraventa la macchina fotografica contro il muro della stanza, come se quel gesto potesse annullare il suo dolore.

La Polaroid grigia urta l'intonaco bianco e si spacca in mille pezzi, frammenti minuscoli di finissimo vetro e ingranaggi minuti e complicati si sparpagliano sul pavimento scuro e polveroso. Haymitch rimane a fissarli con i suoi occhi grigi, velati da una patina di stordimento dovuta al liquore, per un po' prima di realizzare ciò che ha appena fatto.

L'uomo si lascia cadere sul parquet pregiato, abbandonato a se stesso La stanza continua a girare, ma le voci si sono zittite, i mostri hanno fermato la loro tortura. Haymitch sente una lacrima silenziosa scivolargli lungo la guancia, ma non sa se é dovuta all'alcool o all'immagine dell'ingranaggio solitario che é rotolato fino al suo piede.

Ora, di lei, rimane solo una fotografia.


Note finali:
Buondì umani che leggete questa...cosa. Era da un bel po' di tempo che questa idea mi girava in testa e a Cuba ho trovato l'ispirazione giusta per scriverla.
La passione per la fotografia e la vecchia Polaroid grigia di Irys sono, almeno in parte, un piccolo omaggio a Max del videogioco Life Is Strange (se avete seguito il Gameplay di Kenoia fatevi sentire e sposatemi).
L'idea di fare un'abitante del giacimento un po' diversa mi é venuta leggendo su Efp la Flashfic su Haymitch facente parte della raccolta "People help the people" scritta da Workingprogress, mi pare di ricordare, nella quale si evinceva, da delle vecchie fotografie, che la ragazza di Haymitch avesse gli occhi marroni/neri.
Originariamente avevo chiesto a
KaryEfp (su Wattpad) se mi poteva "prestare" i personaggi di Keynes Abernathy (il fratellino di Haymitch) e di Lyra (la sua ragazza che qui é Irys). Anche se poi ho deciso di non utilizzarli, ringrazio moltissimo questa fantastica autrice per avermi dato il permesso di usare delle sue creazioni.
Spero vi sia piaciuta, essendo la mia prima storia di questo genere gradirei un commentino, anche se negativo.
Grazie per l'attenzione e a presto.

Amortentia2610


 

   
 
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