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Autore: ABulletformyGun    28/01/2016    3 recensioni
Incentrata sui protagonisti in 2D del PV. Felix è pronto ad affrontare un'altra delle sue giornate spente e vuote, mentre Bridgette è decisa a passare il suo compleanno con il ragazzo che tanto ama, potranno mai unirsi le due cose?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parigi era calorosamente accesa quel giorno, così come in tutti i giorni monotoni della mia vita. I colori vivaci del cielo non mi toccavano minimamente e l’idea di andare a scuola e affrontare ancora quella scocciatrice, non mi esaltava affatto.
Feci colazione da solo, come al solito, poi arrivò Nathalie con il mio programma giornaliero. Diedi una disattenta occhiata alle cose da fare, nulla di nuovo: set fotografico e poi studio in biblioteca.

“Nathalie, non ho alcuna voglia di fare le foto oggi, potresti spostare l’appuntamento?”
“Non so se suo padre sarà d’accordo, Felix”
“Chiediglielo e fammi sapere dopo scuola.”
“Sarà fatto.”

Andò via, lasciandomi solo, ancora. Solo con i miei pensieri. La mia vita sarebbe cupa e triste se non fosse per Chat Noir, il mio alter ego, ma soprattutto se non fosse per lei… La ragazza più spettacolare di Parigi, anzi, che dico! Più spettacolare del mondo! Quei suoi capelli neri lunghi, gli occhi azzurri come il mare più limpido e tiepido che esista, la sua agilità nel saltare da un tetto all’altro, ah, la desideravo più di qualsiasi altra cosa! Eppure non riuscivo ad averla.
Le avevo provate tutte: con dei fiori, dei cioccolatini, dei complimenti, le avevo anche salvato la vita una volta, ma mi trattava sempre con quella irresistibile sufficienza e mi sorrideva solo quando non ci provavo con lei.
Ricordo che una volta mi confessò di essere innamorata di un altro, seppur non volle  dichiararne il nome. Non so tutt’ora chi sia, ma sono sempre deciso a conquistarla.

Arrivai a scuola in limousine, la campanella non era ancora suonata. Mi appoggiai al muretto davanti l’entrata e iniziai a leggere un libro, alla fine la solitudine non era poi così male. Preferivo star solo che con persone stupide.

“FEEEELIIIIIX!” come non detto. Una voce acuta e fin troppo familiare si avvicinava. Alzai lo sguardo e guardai la ragazza con occhi glaciali, visibilmente infastidito. Ormai era davanti a me e non faceva alcun accenno a volersene andare. Sospirai.
“Cosa c’è, Bridgette?”
“Ahm… Nulla di particolare, ecco io… Io volevo chiederti solo se, ecco, se ti andrebbe di vederci dopo scuola… E poi ho preparato io stessa dei biscotti e ci tenevo che li assaggiassi!”
“Te lo puoi  scordare.” Risposi freddamente.
Distolsi lo sguardo ma riuscii a percepire un accenno di delusione in lei, il che non mi preoccupava affatto. Era abituata ai miei ‘no’.
“D-D’accordo… Però, sai, oggi è un giorno speciale per me… è il mio compleanno, speravo potessi fare un’eccezione…”
Per un attimo mi dispiacque trattarla male ma se c’era una cosa che mio padre mi aveva insegnato, era che non bisogna trattare bene tutti o ci faranno l’abitudine e vorranno sempre di più.
“Mi dispiace, niente da fare ed ora vai, mi stai disturbando”
Bridgette strinse i pugni
“No!”
“Cosa hai detto?” la guardai di nuovo
“Ti prego, Felix, non voglio costringerti, però pensaci bene… Io ti… Ti… Ti voglio bene!” gridò le ultime parole e scappò via.

Patetico.

Era palese che mi amasse ma non riuscisse a dirlo, per quanto scontato fosse.

Non le parlai per tutte le lezioni, una cosa ordinaria, insomma.
All’uscita da scuola andai a fare il mio set fotografico, perché ovviamente per mio padre non contava nulla il fatto che non mi sentissi dell’umore giusto, poi andai in biblioteca. Avevo bisogno di un libro di storia che non trovavo più a casa, seppure fossi una persona molto ordinata, mi capitava di perdere qualcosa. Speravo solo che non c’entrasse Bridgette, più volte l’ho sorpresa a tenere degli oggetti che avevo anche io, aveva una vera e propria ossessione per me.

Mi chiedo solo perché Ladybug non possa essere così innamorata di me.

Iniziai a cercare il libro che mi serviva tra gli scaffali polverosi.
“Non pensi di essere stato un po’ troppo duro con quella povera ragazzina?” disse Plagg, il mio kwami, senza preoccuparsi davvero.
“No, è così che dovrebbe essere trattata”
“Certo che sei insensibile, era il suo compleanno”
“E allora? Credi che Ladybug accetterebbe di uscire con me al mio compleanno!? Credi che mio padre si liberebbe dai suoi impegni per il mio compleanno!? Un compleanno è un giorno come tutti gli altri, quindi bisogna essere come tutti gli altri giorni!”

Al solo pensare alla mia solitudine, a ciò che desideravo e a quello che realmente volevo, la rabbia e la tristezza si impossessarono di me e corsi fuori dalla biblioteca.
Plagg ovviamente mi seguì.

“Qualcosa non va, signorino?”
“Plagg, trasformami!” gli gridai a testa bassa

E lo feci. Mi trasformai.

Volevo stare da solo, ma non da solo come Felix, da solo come Chat Noir. Non sapevo se Chat Noir potesse provare quello che Felix prova ogni giorno, così, saltai su un tetto, corsi e saltai ancora.

Il vento mi sfiorava e pungeva ma non mi importava. Mi fermai solo quando vidi una ragazza seduta su un tetto, la mia Ladybug.
I miei occhi si illuminarono di speranza e felicità nel vedere l’unica persona che realmente volevo apparisse.

“Ladybug!” mi avvicinai a lei e la vidi piangere.
Quando mi notò, iniziò a nascondere le lacrime, asciugandole con una mano
“Hey, sciocco gattino”
“Ladybug, cosa c’è?  Che è successo?”
“Nulla di importante… è solo che, è il mio compleanno e sono sola”
Ironico che il compleanno della mia amata fosse lo stesso giorno della persona che mi dava sui nervi
“Adesso ci sono io!” ammiccai
“Simpatico, ma non era esattamente ciò che avevo in mente”
Era dura da mandare giù ma volevo consolarla. Ero abituato alla solitudine e sapevo cosa avrei voluto sentirmi dire.
Mi sedetti accanto a lei e le presi la mano.
“Non temere, milady, non sarai mai sola. Hai pur sempre uno sciocco gattino al tuo fianco e… Avrai degli amici suppongo!”
Annuì.
“Sì ma…”
“Shh. Questa volta mi hai preso alla sprovvista, non ho rose da darti, ma…”
Mi avvicinai al suo viso e con la punta della lingua le leccai una lacrima che le era sfuggita, lasciando un’espressione sorpresa e arrossita sul volto più dolce e sincero che conoscessi, poi mi ritrassi leggermente.
“Ma ho il mio cuore come regalo e anche se so che non l’accetterai, è un piccolo dono che avrai sempre a disposizione” continuai.
Lei sorrise con gli occhi lucidi.
“Non sai quanto io mi rispecchi in te” mi disse semplicemente e mi spiazzò perché non capii a cosa si riferisse. Arrossi leggermente e voltai lo sguardo, non riuscivo a reggere il contatto visivo per troppo tempo con lei...
“Chat Noir”
“Hm?”
Mi mise una mano su una guancia, sorridendomi.
“Non posso darti il mio cuore però voglio regalarti anche io qualcosa”
“Milady, io…” non ebbi il tempo di finire la frase e sentii le sue labbra, morbide, candide e strette sulle mie. Rimasi come impietrito, con gli occhi sgranati mentre il mio sogno si avverava. Mi feci coraggio e chiusi gli occhi, assaporando il momento più magico della mia vita. Le presi la mano che mi teneva la guancia e la strinsi forte. Appoggiai la mia fronte a quella di lei e le sussurrai guardandola negli occhi:

“Forse non sarà il bacio che avresti voluto, ma lasciami ricordare bene questo momento”

La baciai ancora, lasciando che il mio calore la avvolgesse e tranquillizzasse, nel momento in cui le mie labbra socchiuse si unirono alle sue, facendomi battere il cuore come mai. Con incertezza, appoggiò le mani sul mio petto e ricambiò il bacio, facendo pressione contro di me e trasformando la sua insicurezza in un fermarsi del tempo, come se le lancette non girassero più e niente contasse veramente, come se ci fossimo solo noi e la solitudine fu meno grigia in sua compagnia.
  
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