La Brooklyn di Steve
Steve
non si sarebbe aspettato di ritrovare Bucky steso accanto al divano con una
bottiglia di Jack Daniels vicina. Lo aveva lasciato con il telecomando tra le
mani e un noioso programma americano, James gli aveva rivolto uno sguardo imbronciato
e aveva bofonchiato un ’Okay’ prima
che Steve chiudesse la porta alle sue spalle lasciando il moro totalmente da
solo e con solo un telefono fisso in caso di emergenza. Doveva incontrarsi con
Fury per alcune faccende di carattere prettamente militare e politico, Steve
non ci aveva mai capito molto ma sapeva per certo che il nemico non si sarebbe
arreso finché non avrebbe riavuto tra le mani ciò che voleva: Bucky, il loro
gioiellino da laboratorio e pronto a obbedire agli ordini senza un minimo
accenno di protesta.
La
situazione era abbastanza sbalorditiva, la mano bionica di Bucky era avvolta
attorno al collo della bottiglia mentre fissava un punto indefinito dell’aria
con sottofondo una vecchia canzone degli anni Quaranta, Steve pensò che fosse
Darin. Si avvicinò al moro squadrandolo dall’alto, Bucky, d’altro canto, aveva
spostato il suo sguardo dal vuoto al volto di Steve, sorrise e il cuore del
biondo accelerò il suo battito perché quello era il sorriso di un Bucky della
Seconda Guerra Mondiale e non da quello uscito da poco più di un anno dalla
crioterapia.
“Ehi
Buck che hai combinato?”
“Sai..”
Il moro portò la bottiglia alle sue labbra e prese un lungo sorso del liquido
ambrato. “Non mi sembrava una cosa giusta non sbronzarsi dopo tutto quello che
mi è successo” Steve rise per qualche secondo per poi sfilare dalla mano la
bottiglia che però fu trattenuta con resistenza da parte dell’amico. “Noooo…” Ma
il suo no fu piuttosto debole e la
presa dopo poco si affievolì permettendo a Steve di riporla nella credenza. Il
moro si alzò barcollante rischiando di cadere sul pavimento se non ci fosse
stato Steve. Il biondo lo prese tra le sue braccia cercando di non perdere
l’equilibrio facendo cadere entrambi sul tappeto color crema. “Avanti Buck è
ora di andare a letto.” Il moro fece un piccolo mugolio di disaccordo e poi
cominciò a strusciare il suo naso contro la spalla di Steve cercando calore tra
le pieghe della maglietta verde militare, Steve non sarebbe durato a lungo se
Bucky avesse continuato in quella maniera. “Buck sei ubriaco e hai bisogno di
dormire, vedrai che domani starai meglio.” Il maggiore d’altro canto non lo
ascoltò e continuò a strisciare il suo corpo con quello di Steve, passò le sue
labbra ancora inumidite dal Jack Daniels sul suo collo delicato mentre il
compagno cercò di trattenere un sussulto. “Stevie sei così bello…” Il biondo si
fermò per un attimo e lo guardò notando quanto fosse dannatamente carino con
quei suoi occhioni azzurri e l’aria leggermente stanca a causa della sbronza,
era un moto di tenerezza quello che gli stava provocando quello sguardo. Non
riuscì a non rispondere a quelle attenzioni. “Eh va bene, staremo tutta la
notte sul divano a guardare qualche stupida serie televisiva mangiando patatine
e bevendo qualcosa.” Bucky in risposta fece un piccolo sorriso e poi abbandonò
il suo corpo sul divano rosso andando alla ricerca del telecomando. Steve tirò
fuori dal frigo due birre e insieme al pacchetto di patatine si stese vicino a
James che ricercò subito il contatto con il suo corpo appoggiando la testa sul
suo petto e lasciando alcune carezze sotto la maglietta del compagno. Era tutto
così dannatamente perfetto, Bucky felice anche se leggermente fuori di sé e la
tranquillità di un appartamento a Brooklyn. Steve avvolse le sue gambe con
quelle di James e intrecciò la mano libera con la sua.
“E
se mi trovassero?” La domanda che Bucky pose fu piuttosto insolita, era da
circa un anno che non ripescava l’argomento Hydra, a Steve pareva che fosse un
ricordo lontano ma evidentemente non era così. “Non ti troveranno.” Il biondo
rispose con sicurezza rafforzando la stretta attorno al corpo del moro. “Io ti
proteggerò a qualsiasi costo. Non guarderò che ti portino via un’altra volta da
me.” Lo disse con convinzione e al tempo stesso con dolcezza, passò una mano
sul labbro di James e poi ci lasciò un bacio dolce assaporando la schiuma della
birra e i granelli di sale. “Tu sei mio e di nessun altro.” Il Soldato non
riuscì a non commuoversi, i suoi occhi divennero lucidi e le labbra tremarono
per qualche attimo. “No Buck non fare così siamo insieme e nessuno ci
dividerà.” Bucky nascose il volto nella maglietta del biondo per nascondere le
lacrime prorompenti ma Steve lo costrinse a guardarlo negli occhi. “Ehi
guardami, andrà tutto bene.” James non ci pensò due volte a baciarlo con foga
facendo incontrare la sua lingua con quella di Steve, la sua felicità gli
sembrava ancora un sottile filo che poteva essere rotto in qualsiasi momento.
Un classico degli anni ’40 Star
Spangled Man! Steve si voltò di
scatto verso lo schermo della televisione e quando le sue iridi furono
illuminate dai colori dell’America dei suoi anni, provò un moto di felicità.
“Ehi Buck che ne dici di ballare?” James spalancò gli occhi di colpo e poi
cominciò a ridere fragorosamente. “Si certo e tu saresti disposto a ballare nel
bel mezzo della notte?” Steve fece un piccolo sorriso malizioso e poi lo tirò
al centro del salotto facendo scontrare il suo corpo con quello di Barnes.
“Balla con me perché sarà una delle poche volte che mi vedrai ancheggiare per
te.” Ballarono in modo scoordinato e più volte si pestarono i piedi ma risero
di quello perché non c’era cosa più bella che quella piccola isola di felicità.
E fu così naturale fare l’amore come le volte precedenti, Bucky inciampò nei
pantaloni del suo pigiama e fece cadere entrambi sul divano, si baciarono con
desiderio e al tempo stesso lentamente lasciando che ogni tocco fosse impresso
nella mente di entrambi, i vestiti scomparirono dopo poco lasciando solo due
corpi accaldati e frementi. Per tutto il tempo si guardarono negli occhi
mantenendo sempre il contatto visivo lasciando che si analizzassero attraverso
le iridi chiare.
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Steve
aprì gli occhi lentamente mentre la luce mattina filtrava dalle finestre e lo
colpiva in piena faccia, fu costretto a coprirsi con una mano il volto. Spostò
il suo sguardo verso la linea dei muscoli del corpo nudo di Bucky che alzava e
abbassava ritmicamente il torace simbolo che non c’era stato nessun incubo
nella notte. Passò le dita sulla pelle percorrendo le vertebre della schiena e Bucky
fece un mugolio di approvazione voltandosi verso di lui e affondando il naso
nel suo petto. “Buongiorno dormiglione” Gli sussurrò all’orecchio Steve mentre
gli lasciava una scia di baci lungo il collo fino ad arrivare dietro l’orecchio
provocandogli dei sorrisi. Bucky però non si svegliò al fine di ottenere
maggiori coccole dal biondo che non ci pensò due volte a ripetere le dolci
attenzioni che gli stava riponendo. “Avanti mettiamo qualcosa sotto i denti e
poi andiamo a fare una corsetta al parco.” James mugugnò qualcosa di
incomprensibile per poi prendere un cuscino e coprire il volto di Steve. “Steve
solo qualche minut…” Non terminò la frase che tornò a dormire con una facilità
estrema. “Amo quando fai così.” Steve gli passò una mano sui capelli corvini e
poi lasciò un bacio all’attaccatura dei capelli. “Dovremmo dare una spuntatina
a quei capelli Buck” Affermò Steve mentre cercava i boxer sotto la coltre delle
coperte. “Non mi dispiace legarli in un codino improvvisato.” Steve si alzò per
preparare qualcosa per il pranzo perché erano le 11.30 di mattina.
Dopo
aver messo gli spaghetti nell’acqua bollente si sentì avvolto da due braccia
robuste e venne inondato dal profumo di Bucky che intanto aveva iniziato a
lasciargli piccoli baci sulla nuca, Steve si beò di quel contatto chiudendo gli
occhi buttando la testa all’indietro, Bucky sapeva come farlo stare bene.
“Stevie ti amo.” Il cuore del biondo perse un battito e poi un altro ancora, il
moro aveva pronunciato quelle parole, le uniche che avrebbe voluto sentire. “Ti
amo anch’io Buck.” James lo tirò per un braccio facendolo voltare di scatto per
poi bloccarlo tra il lavello e il suo corpo facendoli combaciare perfettamente.
Lo scontro di labbra che seguì fu soltanto un altro pretesto per amarsi ancora.