Hold Each Other

Peeta fissa per un tempo che pare interminabile la tela vuota davanti a lui. Il suo sguardo vaga per la stanza in cerca di qualcosa che possa essere usato come soggetto per quel suo nuovo dipinto che andrà ad adornare le pareti spoglie del soggiorno.
Il giovane si alza dallo sgabello di legno sul quale sedeva e si dirige verso la finestra; il sole sta calando, regalando la vista di un meraviglioso tramonto
che tinge il cielo di un tenue arancio, in contrasto con il verde cupo del bosco poco lontano.
Ed è allora che la vede.
Sua moglie è lì, sul prato davanti a casa, un primula tra le mani. Indossa ancora la giacca di suo padre, quella che porta sempre con sé quando va a caccia nei boschi, ma il suo arco è abbandonato sull'erba, così come la sacca di pelle dalla quale spunta la coda inerme di uno scoiattolo rosso. La cena di quel giorno, probabilmente.
La giovane donna si china sul prato e stende la mano per raccogliere un piccolo fiore i cui petali di un giallo acceso non possono fare a meno di spiccare nel verde del manto erboso.
Per un attimo Peeta ha la fugace visione di una bambina di cinque anni, i capelli neri raccolti in due trecce ad incorniciare il volto scarno, che il primo giorno di scuola fece lo stesso gesto. Già allora lei gli aveva fatto perdere la testa.
Il giovane sorride lievemente, con una punta di malinconia.
Ora la bambina ha ventisette anni, le trecce sono diventate una sola, lunga, che le ricade sulle spalle, gli occhi son privi del bagliore di una volta, ma Peeta è convinto che lo recupereranno, che è solo questione di tempo. É la donna con la quale vive da dieci anni, quella a cui, un anno prima, ha messo l'anello al dito e giurato amore eterno fino alla fine dei suoi giorni.

Peeta torna a sedersi sullo sgabello, ora sa cosa dipingerà.
Arancio per il cielo al calar del sole.
Verde per il bosco che sa di lei.
Nero per la sua treccia, che il tempo non ha saputo cambiare.
Grigio per le sue iridi da Giacimento, profonde, dall'aria disillusa.
Ed infine il giallo, per il dente di leone che stringe forte tra le mani, la promessa di una vita che continua per quanto gravi siano le perdite subite.
Il giovane torna a guardare Katniss dalla finestra. Ora si è rannicchiata sull'erba, le ginocchia tra le braccia, la testa poggiata sopra di esse. I due fiori gialli, la primula e il dente di leone, giacciono accanto a lei; dai movimenti della bocca siintuisce che sta canticchiando qualcosa.
É davvero bella, non può fare a meno di pensare Peeta. Sorride di nuovo, stavolta un sorriso vero, puro.
La guerra li ha distrutti, ma stanno cominciando a rinascere entrambi, si stanno risollevando dalle loro ceneri.
Insieme.
A volte, anche dopo undici anni, rischiano di crollare; lei si sveglia da incubi su arene e ibridi urlando il suo nome e lui, a volte, torna preda dei flashback per minuti interminabili, stringendo i braccioli della poltrona così forte da lasciare il segno delle unghie, aspettando che la tempesta passi.
Eppure ogni volta che i pezzi di uno minacciano di cadere rovinosamente bel buio del baratro l'altro è sempre lì, ad assicurarsi che ciò non accada, e, con infinita pazienza a rimetterli al posto giusto.
Perchè in fondo è quello che fanno e che continueranno a fare per sempre, anche se la vita proverà a separarli.
Tenersi a vicenda.

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