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Autore: Koome_94    03/02/2016    2 recensioni
[IwaOi]
E' domenica pomeriggio, e la squadra di pallavolo maschile dell'Aoba Johsai al completo va a trascorrere una giornata di ritiro in collina. Tutto fila liscio come l'olio, finchè Oikawa non ne combina una delle sue.
La settimana successiva si trasforma quindi in un incubo, e al giovane capitano inizia a mancare la terra sotto i piedi. Per quale motivo Iwaizumi sembra volerlo deliberatamente evitare? Perchè il suo migliore amico ha smesso di punto in bianco di rivolgergli la parola? Che questo strano e inaspettato atteggiamento sia in qualche modo legato agli avvinimenti di domenica?
Nel frattempo, Tooru si ritrova a riflettere. Riflette su Iwaizumi, riflette sul loro legame, riflette su se stesso.
E l'idea di aver perso per sempre la cosa più preziosa inizia ad avere su di lui effetti devastanti.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Most Precious Thing













L’abisso sotto ai piedi di Tooru Oikawa si apre lunedì, quando alla fermata dell’autobus Hajime non c’è.
Piove, e si è di nuovo dimenticato l’ombrello. Quando è uscito di casa non se n’è preoccupato più di tanto, di solito Iwa-chan ne ha uno di scorta nel borsone da palestra, ma adesso Iwa-chan non c’è, e la cosa potrebbe essere un problema.
Il primo autobus passa senza che l’amico sia ancora comparso, e dopo cinque minuti Tooru decide di scrivergli un messaggio, giusto per sapere se è ancora vivo.
Il secondo autobus raccoglie gli ultimi studenti rimasti alla pensilina con lui, e presto Oikawa si ritrova da solo ad aspettare.
Altri cinque minuti, e Iwaizumi continua a non rispondere. Strano, perchè quelle rarissime volte in cui ha la febbre e non può venire a scuola lo avvisa sempre...
Per un momento è tentato di marinare e andare a casa sua per vedere cosa è successo, ma il terzo autobus fa la sua comparsa e lo fa desistere dalle sue fantasie di diserzione.
Forse oggi Hajime è uscito senza ombrello e ha preferito non aspettarlo sotto l’acqua...
L’autobus arranca lentamente lungo la strada grondante, e tutto sembra ancora più grigio e buio del solito. Oikawa sblocca la tastiera del telefono un altro paio di volte, ma nessuna bustina in miniatura lampeggia sul display.
Forse ha finito i soldi...
Quando finalmente, bagnato fradicio e decisamente di pessimo umore, Tooru raggiunge la classe, la lezione è già incominciata da dieci minuti.
Il professore segna l’ora di ingresso sul registro e gli indirizza un’occhiata curiosa: Tooru Oikawa non arriva mai in ritardo alle lezioni...
 
 








 
Era davvero da un sacco di tempo che non facevano una giornata di ritiro con la squadra, e Tooru aveva dimenticato quanto potesse essere rilassante, una volta tanto, abbandonare le solite noiosissime modalità di allenamento per qualcosa di diverso.
La proposta era giunta da Hanamaki, e il coach sembrava averla trovata una buona idea. Era così che si erano ritrovati a trascorrere una domenica all’aperto, zaini sulle spalle e voglia di divertirsi a muovere le loro gambe lungo il sentiero che si inerpicava su per la collina.
Anche se per quel pomeriggio non era previsto alcun tipo di allenamento, qualcuno si era comunque premurato di portare una palla, e dopo pranzo avevano finito per improvvisare una partitella nel campetto accanto all’area barbecue.
Nonostante dovessero aspettare ancora per il caldo sole di fine primavera, quel giorno la temperatura era piacevole, e le felpe della tuta della Seijoh erano più che sufficienti a ripararli dalla brezza leggera che spirava da sud.
Quando la partitella fu terminata, Tooru cedette il posto a un compagno che non aveva giocato il primo match e attraversò la piccola macchia di betulle che separava il campetto dalla zona del bivacco,  andando a sdraiarsi al sole con un telo sotto la schiena per non macchiarsi la tuta di erba e con lo zaino sotto la testa a mo’ di cuscino.
Nemmeno cinque minuti,  e un fastidioso rumore alla sua sinistra gli fece aprire un occhio con l’espressione più scocciata del mondo.
Le sopracciglia si arcuarono tuttavia in un modo completamente differente quando ebbe identificato la fonte di quel rumore.
- Iwa-chan! Non sei a giocare? – domandò, stupito di vedere l’amico seduto accanto a lui.
Iwaizumi gli rivolse uno sguardo ironico e diede un altro morso alla barretta di cioccolato che aveva appena scartato.
- A te che sembra? –
 









Martedì pomeriggio c’è allenamento, e Oikawa arriva stranamente in anticipo.
Di solito pranza con Iwaizumi e poi vanno insieme in palestra, ma quel giorno l’amico sembra introvabile.
Si sono visti la mattina alla fermata dell’autobus, e quando Tooru gli ha fatto notare il mutismo della giornata precedente, Hajime si è limitato a fare spallucce e dirgli che era rimasto senza soldi.
Per un attimo Oikawa si era sentito sollevato e forse un tantino stupido per essersi preoccupato a quel modo, poi però aveva notato che Iwa-chan non lo stava guardando negli occhi mentre gli rispondeva. E questo era davvero molto strano.
Scuotendo la testa per scrollarsi di dosso quei pensieri sgradevoli, Tooru fa il suo ingresso in palestra con un grande sorriso e la mano che sventola all’indirizzo dei compagni: qualunque cosa sia presa a Iwa-chan, adesso non è il momento per pensarci, adesso deve solo concentrarsi sulla pallavolo.
E’ incredibile come il rumore della palla che rimbalza contro il linoleum riesca a metterlo immediatamente a suo agio, come il coordinarsi per alzare al meglio allontani la sua mente da ogni negatività e lo concentri solo sullo sport.
Quando gioca a pallavolo, Tooru Oikawa cambia espressione, e non c’è nulla che possa distrarlo.
Più o meno.
Quando sbaglia battuta e la palla finisce dritta in faccia ad Iwaizumi pensa che morirà, ma non accade nulla.
L’amico si limita a rivolgergli un’occhiataccia e a riassumere la sua posizione all’interno del campo senza nemmeno parlare.
E questo, questo fa più paura di una minaccia di morte.
- Iwaizumi, ti esce il sangue dal naso... – nota Kunimi, mentre Shinji va a recuperare un fazzoletto.
Oikawa non si avvicina, non riesce nemmeno a muoversi.
Niente insulti, niente percosse, niente pallonate vendicative. Niente di niente.
Quella è la conferma di ciò che temeva dal giorno precedente, e improvvisamente Tooru sente gli occhi pizzicare e il respiro farsi più corto: Hajime lo sta evitando.
 








 
Tooru si mise a sedere, scosse la testa e sbuffò, senza tuttavia caricare la sua espressione di troppo fastidio.
- Poco male! – esclamò, fregandogli dalle mani quello che rimaneva della barretta di cioccolato e ingurgitandola in un sol boccone, la grazia che le sue fan gli attribuivano nei loro sogni idealizzati poco più che un ricordo lontano.
Cioccolato al latte, come da pronostico.
Accartocciò la carta in una mano e fece per mettersela in tasca,ma prima che potesse portare a compimento il gesto la mano di Hajime gli piombò sulla faccia con una violenza inaspettata.
- Razza di deficiente, quella era la mia cioccolata! –
Oikawa cercò di liberarsi della presa ferrea del compagno senza grandi risultati.
- Scusa, Iwa-chan! Mollami, mi fai male! – piagnucolò.
Iwaizumi, ovviamente, non mostrò alcuna pietà, e anzi si ritrovò a stringere la presa sulle guance dell’amico e ad avvicinarsi pericolosamente a lui.
- Sei una fogna, Shittykawa! –
- E tu sei cattivo! –
- Ah sì, eh?! –
E ancor prima che se ne potesse rendere conto, Iwaizumi gli aveva già bloccato la testa con un braccio e aveva preso a sfregargli violentemente le nocche contro il capo.
- Basta! Basta! Fa male! Mollami, Iwa-chan! – continuò a lamentarsi mentre cercava invano di divincolarsi.
- E tu piantala di chiamarmi in quel modo! –
Accadde e basta.
Tooru perse l’equilibrio e scivolò all’indietro e Hajime, per non sfracellarsi contro la sua faccia, portò entrambe le mani in avanti ad attutire la caduta, le ginocchia strette attorno ai fianchi dell’alzatore affinchè non pensasse di ribaltarlo e darsi alla fuga.
Ma Oikawa non avrebbe mai avuto la prontezza sufficiente per un gesto simile.
Non in quel momento, almeno.
Le spalle muscolose di Iwaizumi oscuravano il sole che aveva appena incominciato la sua lenta discesa verso l’orizzonte, e i suoi occhi verdi erano pericolosamente vicini e pericolosamente concentrati.
Tooru riusciva a percepire il fiato caldo dell’amico infrangersi contro le sue labbra ad ogni respiro, vedeva i suoi capelli corti e scuri muoversi pigramente nella brezza del pomeriggio, e pensare razionalmente, in un momento simile, era completamente al di là di ogni sua capacità.
- Non smetterò mai, Iwa-chan... – sussurrò con un piccolo ghigno provocatorio, senza notare che le guance di Hajime avevano assunto un colorito più acceso di quanto non fosse prudente.
- Allora, pensate di darci una mano oppure preferite continuare a rotolarvi sul prato? –
La voce canzonatoria di Hanamaki ebbe l’effetto di un sasso scagliato contro una vetrata.
Iwaizumi balzò in piedi e Oikawa schizzò a sedere, mentre di fronte a loro, alle spalle del compagno, Kunimi, Kindaichi e Yahaba ridacchiavano senza pudore.
- Una mano a fare cosa? – domandò Oikawa, colto in contropiede.
Kunimi indicò il resto della squadra con un cenno della testa.
- A sbaraccare, sono già le tre e mezza e il coach vuole che torniamo a casa prima che si metta a piovere. –
Tooru e Hajime voltarono entrambi il capo verso ovest, dove una spessa coltre di nuvole nere aveva fatto capolino dal nulla nonappena era cambiato il vento.
- Fine della pacchia... – commentò il Capitano, alzandosi in piedi e stiracchiandosi.
Iwaizumi gli assestò un violento coppino si incamminò verso il resto del gruppo, dove già si ci indaffarava per recuperare coperte e avanzi.
- Vedi di fare qualcosa anche tu, razza di scansafatiche! –
 
 








Mercoledì piove ancora, e Tooru non si stupisce nemmeno più quando non vede Hajime alla fermata dell’autobus, né quando a pranzo è di nuovo da solo.
Certo, potrebbe scendere al piano di sotto e andare a cercarlo direttamente nella sua classe, ma qualcosa lo blocca, qualcosa gli dice che se dovesse farlo se ne pentirebbe amaramente.
La verità è che non è mai successo che Iwaizumi si comportasse così nei suoi confronti, e Oikawa ha paura. Una paura terribile.
Perchè un conto sono le stupide litigate che portano avanti ogni giorno come una routine, un conto sono le botte e i battibecchi che livido dopo livido rafforzano il loro legame, e un conto è questa fredda indifferenza spuntata dal nulla, come se le loro strade si fossero bruscamente separate senza nemmeno un’avvisaglia.
E questo Tooru non riesce a sopportarlo.
- Oikawa-san! – lo chiama una ragazza del secondo anno che sta nella classe accanto alla sua.
- Per caso tu e Iwaizumi-san avete litigato? Dovevo chiedergli un suggerimento riguardo a un progetto di scienze, ma non è più salito al piano... forse dovrei scendere io da lui... – spiega ingenuamente, senza rendersi conto di essere stata un poco indelicata.
Ma quella domanda di per sé più che innocente ha su Tooru un effetto devastante.
Se anche una perfetta estranea se n’è resa conto, la faccenda è più seria del previsto.
Per quale motivo Iwa-chan ce l’ha tanto con lui? Che abbia fatto qualcosa di sbagliato senza accorgersene? Forse è per qualcosa che ha fatto in allenamento? Impossibile, domenica era ancora tutto normale fra di loro, quindi...
Che fosse per l’incidente di domenica pomeriggio? Forse, a perdere tutto quel tempo per colpa sua, Hajime aveva finito per arrabbiarsi davvero...
- Ah, Kinoko-chan! Potresti dire a Yahaba che oggi non sarò agli allenamenti? Devo fare una visita di controllo per il ginocchio e ieri mi sono dimenticato di avvisare! – sorride senza rispondere alla sua domanda.
Quando l’ultima campanella segna la fine delle lezioni, Tooru raccoglie le sue cose e se ne va di corsa, sperando che nessuno noti il borsone da pallavolo che porta a tracolla.
 
 







 
Quando anche l’ultimo sacco di spazzatura fu chiuso a doppio nodo e l’ultima coperta fu infilata nello zaino, Oikawa si portò una mano fra i capelli e trasse un profondo sospiro.
- Beh, è stata senza dubbio una bella giornata! – commentò con un sorriso leggero sulle labbra.
Shinji annuì divertito.
- Vero! Così bella che sei persino riuscito a staccarti dal cellulare, per una buona volta! – commentò dal momento in cui il capitano non si era fatto nemmeno una selfie da quando avevano raggiunto la sommità della collina.
Tooru replicò con una linguaccia e, giusto per smentirlo, ficcò le mani in tasca alla ricerca del telefono.
Bastò quella frazione di secondo, e la sua espressione mutò drasticamente trasformando il suo viso in una maschera di puro terrore.
- Che c’è? – domandò Hajime, che lo conosceva troppo bene per poter permettersi di pensare che quella smorfia potesse essere dovuta a qualcosa di triviale.
Oikawa non rispose, il panico che via via lo fagocitava in modo sempre più evidente.
- Era qui... ce l’avevo in tasca... – balbettò, tastandosi prima la felpa e poi i pantaloni, davanti e dietro.
- Forse è nello zaino... – osservò saggiamente Kunimi, guardando con tanto d’occhi il capitano che a quelle parole si levava lo zaino dalle spalle e iniziava a svuotarlo in preda ad un’angoscia febbrile.
- Non c’è! Sono sicuro, ce l’avevo in tasca! –
- Ti sarà caduto da qualche parte qui in giro... – suggerì Iwaizumi, incominciando a cercare per terra vicino al luogo dove si erano azzuffati poco prima.
- Che cosa succede? – la voce del coach si fece sentire alta sopra il brusio, e qualcuno gli rispose con un laconico “Oikawa ha perso il cellulare”.
Il ragazzo però non vide l’allenatore alzare gli occhi al cielo, troppo preso dalla ricerca.
Non poteva averlo perso. Semplicemente non poteva.
Un tuono in lontananza gli fece alzare il capo, ormai il cielo si era completamente coperto di nuvole.
- Se non ci diamo una botta saremo fradici prima di aver raggiunto il pullmann... – borbottò Kindaichi, a quattro zampe accanto a un Oikawa sempre più disperato.
- Shittykawa, ci metti sempre nei casini! – lo rimproverò Hajime.
Tooru non rispose, era pallido e aveva le lacrime agli occhi.
- Hey, Oikawa, ma che ti prende? E’ solo un cellulare, al massimo ne comprerai uno nuovo! Puoi anche mantenere il vecchio numero, lo sai, vero? – aggiunse ad un tono più basso, colpito da quella reazione esagerata.
Quello tirò leggermente su col naso e scosse la testa, mordendosi lievemente il labbro inferiore.
- Non è questione di numero... E’ che... Nel mio telefono avevo una cosa... – borbottò muovendosi verso il boschetto di betulle.
Parte della squadra lo seguì per ispezionare il campetto da pallavolo e la zona del barbecue, ma Hajime rimase un poco indietro, sotto le chiome degli esili alberi.
Oikawa continuava a lamentarsi, e persino Matsukawa perse la pazienza.
- Insomma, Oikawa! E’ solo un cellulare! – sibilò mentre insieme controllavano sotto un cespuglio e si riempivano la testa di foglie.
- No, no! Non capisci! E’ la cosa più preziosa che ho! Non posso averlo perso! –
Iwaizumi sbuffò di fronte ad un atteggiamento tanto infantile e continuò a cercare fra le radici degli alberi, quando, a un certo punto, il suo piede si arrestò appena prima di calpestare lo schermo del cellulare di Oikawa.
Hajime lo raccolse e strisciò un dito sullo schermo con l’intenzione di sbloccare la tastiera, giusto per assicurarsi che il dannato apparecchio fosse ancora funzionante, ma qualcosa dovette andare storto, perchè il menu si aprì da solo e da solo selezionò una delle tante cartelle negli album di Oikawa.
Furono secondi lunghissimi, forse addirittura minuti interi, e ad Hajime si bloccò completamente il respiro.
Mai, mai in tutta la sua vita avrebbe potuto immaginare che Tooru nascondesse un simile segreto, che il panico che lo aveva completamente mandato in tilt fosse dovuto ad una cosa come quella.
Cercò di ragionare in fretta, ma sembrava che il suo cervello non volesse rispondere, perchè quella scoperta lo aveva lasciato spiazzato e completamente alla deriva.
Cosa avrebbe dovuto fare? Fingere di non aver visto nulla? Oppure parlarne con Tooru e chiarire quell’assurda situazione?
Dieci minuti dopo, l’intera squadra di pallavolo maschile dell’Aoba Johsai stava correndo a rotta di collo giù per la collina nel disperato tentativo di evitare i goccioloni che avevano preso a cadere con sempre maggiore intensità.
In mezzo al gruppo, il cellulare stretto saldamente nella destra e la sinistra a coprirgli il capo, Tooru Oikawa sembrava aver già dimenticato la disavventura di poco prima.
Subito dietro di lui, lo sguardo distante e le labbra serrate, di Hajime Iwaizumi non si poteva dire lo stesso.
 
 








Giovedì l’abisso che si è aperto sotto i piedi di Oikawa è più nero e profondo che mai, e inizia a chiedersi quanto ancora riuscirà a resistere prima di crollare, prima di iniziare una caduta verso il nulla dalla quale sa con lancinante certezza che non riemergerà più.
Oikawa è debole.
Così schifosamente debole che alla mattina, quando arriva per un pelo alla pensilina e l’autobus sta per partire, non ha nemmeno il coraggio di chiamare Hajime che è salito in tutta fretta per non rimanere a piedi.
L’autobus parte e Iwaizumi, da dietro il vetro, lo guarda aggrapparsi al lampione e cercare di riprendere fiato.
Tooru sa che l’ha visto. E sa che non l’ha aspettato di proposito.
Alla terza ora il test di Inglese per il quale si sta preparando da una settimana va uno schifo, e la quarta ora la capoclasse lo obbliga a trascorrerla in infermeria, perchè “sul serio, Oikawa, da quante ore non dormi? La tua faccia fa spavento!”
Non che in infermeria riesca a trovare sollievo, comunque.
Il medico scolastico lo ha ficcato a letto di forza con la scusa che quelle due linee di febbre che è riuscito a misurargli siano sufficienti per tenerlo tranquillo per un po’.
- Tooru, da quant’è che non dormi? –
- Io non... – inizia a lamentarsi, ma il medico è ben più furbo di lui, e lo interrompe subito.
- Tooru. –
Oikawa sbuffa e distoglie lo sguardo.
- Un paio di giorni... –
- E’ per la squadra? Sei stressato per via delle partite? –
Oikawa non ha voglia di parlare, perciò si limita ad annuire e lasciargli credere che sia la pallavolo e tenerlo sveglio la notte con lo sguardo piantato sul soffitto.
Il medico se ne sta, e prima di tirare le tendine e lasciarlo da solo gli rivolge un ultimo consiglio.
- Non perdere il sonno dietro a queste preoccupazioni, la salute è più importante di qualsiasi altra cosa. –
Tooru annuisce e si volta su un fianco, un braccio infilato sotto il cuscino per sorreggergli meglio la testa.
La verità è che è la prima volta che si sente così tanto devastato.
E’ sempre riuscito a gestire bene –a parte un paio di inconvenienti- lo stress delle partite, è sempre stato in grado di rimanere lucido di fronte a qualsiasi difficoltà, fin da bambino, ma questo solo perchè sapeva di avere qualcuno al suo fianco.
Adesso che Iwa-chan è inspiegabilmente diventato così distante, Oikawa si sente solo. Solo da morire.
Quel pomeriggio, in allenamento, tutto fila liscio come l’olio. I compagni non questionano la sua assenza del giorno prima, e le alzate gli riescono precise e pulite come sempre.
La squadra sembra unita come al solito, e Tooru riesce a tornare a concentrarsi su quello che ama, riesce a staccare la spina e lasciare da parte ogni preoccupazione, dedicandosi solo alla palla che sfiora i suoi polpastrelli, all’attacco perfetto dell’asso, agli stupendi salvataggi del libero.
E’ quando l’allenamento finisce e i compagni lasciano la palestra che tutto ripiomba su di lui veloce e violento come la mano di Iwaizumi.
- Si può sapere che ti prende?! – la sua voce vorrebbe essere ferma, ma Oikawa vi percepisce un fremito che gli fa serrare lo stomaco.
- Di che parli, Iwa-chan? – balbetta, mentre nella sua coscienza continua a ripetersi di comportarsi in modo normale, perchè adesso non può farcela ad affrontare la cosa, adesso non è pronto ed è meglio rimandare.
Iwaizumi assottiglia gli occhi e gli dà uno scrollone, senza mollare la presa sulla sua spalla.
- Mi prendi per certino?! Perchè ieri hai saltato allenamento? Come mai oggi eri in infermeria? Cosa diamine ti succede?! –
Se il cuore di Oikawa fosse fatto di vetro, adesso sarebbe rotto a terra in un cumulo di schegge.
Perchè Iwaizumi ha capito. Iwaizumi capisce sempre.
E’ lui a non capire mai. E’ lui che non sta più capendo niente.
- Sono affari miei. – risponde, freddo come la morte, mentre in cuor suo vorrebbe semplicemente gettargli le braccia al collo e stare fermo finchè non avrà pianto via anche l’ultimo ricordo di quella settimana infernale.
Ma la sua replica non deve piacere ad Hajime, perchè lo afferra per il colletto e senza pensarci due volte lo spinge con violenza contro gli armadietti, senza preoccuparsi se gli farà male o no.
- No che non sono affari tuoi, deficiente! Se salti allenamento ci rimette la squadra! Che cazzo ti prende?! –
Ma Oikawa ha smesso di ragionare, non connette più, tutto si annebbia nella sua mente e reagisce d’impulso.
Non dovrebbe, ma ora come ora non se ne accorge nemmeno.
- Che cazzo mi prende?! Che cazzo prende a te! Non sono io che ho smesso di rivolgerti la parola di punto in bianco! –
E’ semplice prendere Hajime in contropiede e afferrarlo per la maglietta, è semplice spingerlo contro il muro con tutta la forza che ha in corpo, perchè non si aspetta la sua reazione, e non ha il tempo per opporsi.
Per un momento sente i muscoli del compagno rilassarsi, ma è questione di un secondo, e Iwaizumi torna alla carica con uno spintone che lo fa finire di nuovo dritto contro un armadietto.
- Tu sei completamente pazzo! – sbotta, il viso paonazzo e le pupille minuscole all’interno dell’iride.
- Fai il cazzo che vuoi, io me ne vado. – e con questo raccoglie la borsa ed esce dalla stanza del club sbattendo la porta.
Oikawa rimane immobile, il fiatone che gli scuote le spalle senza riguardo e la nebbia che pian piano si dirada permettendogli di vedere cosa è successo.
No, non vuole concluderla lì, con un nulla di fatto e la voglia di piangere che gli stringe i polmoni.
Esce di corsa, la tracolla tutta storta e la felpa ancora in mano, ma Iwaizumi è sparito, e nel fascio di luce traballante del lampione, Tooru si rende conto di aver combinato un casino.
 

Venerdì non va a scuola, sua madre glielo ha proibito.
- E’ fuori discussione, Tooru! Ieri pomeriggio avevi la febbre, a cena non hai mangiato e stanotte come minimo non hai chiuso occhio! Se starai un po’ meglio ti lascerò andare agli allenamenti, ma almeno qualche ora devi riposare! –
Come al solito la mamma è irremovibile, e nonostante gli allenamenti siano in realtà la cosa che lo terrorizza di più, Oikawa finisce per rimanersene a letto come il capo ha ordinato.
Sonnecchia un paio d’ore, ma proprio come gli succede da ormai quattro notti a questa parte, si tratta di un sonno agitato che lo porta più volte a spalancare gli occhi, percorso da violenti scrolloni, dopo aver sognato di cadere.
Forse dovrebbe farsene una ragione, forse la loro amicizia non era fatta per durare per sempre.
Magari era già da un po’ che Hajime stava pensando di troncare i rapporti, giunto al limite di sopportazione a causa del suo carattere impossibile.
Lo diceva spesso che Oikawa lo irritava, ma lui non vi aveva mai dato peso. Credeva che fosse il suo modo di scherzare, credeva che sarebbero sempre stati insieme, inseparabili, uniti.
Dopo essersi arreso all’evidenza che non dormirà più di così, Tooru abbandona il letto, si infila rapidamente la tuta e va in cucina a farsi qualcosa da mangiare. Il frigo è mezzo vuoto, ma sua madre, previdente come al solito, gli ha lasciato in caldo qualcosa.
Forse dovrebbe andarci, agli allenamenti.
Non dovrebbe permettere a questa faccenda di travolgerlo a questo modo, dovrebbe reagire, o almeno provarci.
Senza volere, il suo pensiero indugia su quello che è successo la sera prima, sente le mani forti di Iwaizumi attorno al suo colletto e percepisce il dolore della schiena che va a colpire l’anta dell’armadietto.
Sospira, scuote la testa, non deve pensarci.
E’ che è tutto così confuso, tutto così insensato! Se almeno Hajime gli avesse dato qualche spiegazione, adesso Tooru saprebbe a cosa dare la colpa, e invece è lì, seduto in cucina come uno scemo, a fissare intensamente il bicchiere chiedendosi cosa diamine abbia sbagliato.
Vuota il bicchiere in un sorso solo e fa sparire tutto nella lavastoviglie, poi si trascina pigramente verso il divano. Si porta un cuscino sotto la testa e uno sopra la pancia, e sbuffando fa emergere il cellulare dalla tasca della felpa.
Con un gesto delicato sblocca la tastiera e apre la galleria, cercando fra la miriade di cartelle piene zeppe di stupide selfie l’unica cosa che gli interessi davvero al momento.
Esita un momento prima di aprire la cartella, il dito che trema leggermente a mezz’aria.
Può avere senso farlo adesso?
Tooru preme lo schermo, e la cartella si apre srotolandogli davanti agli occhi decine e decine di fotografie. Sono in ordine cronologico, dalla più vecchia alla più recente, e decide di andare in ordine, con calma, perchè probabilmente sarà l’ultima volta che potrà soffermarsi a guardare quel viso senza che il rifiuto si palesi sgradevole e doloroso nelle iridi verdi del ragazzo.
La prima foto va ad occupare lo schermo nella sua interezza, e Tooru si ritrova a faccia a faccia con lo sguardo seccato di Hajime, nell’angolo in basso a destra la mano dell’amico mossa e sfocatissima perchè sta per oscurare l’obbiettivo.
Quella è la prima fotografia che gli ha scattato con il suo primo cellulare, in seconda media.
Ne seguono altre, più o meno sfocate, sempre dello stesso soggetto: Hajime ai giardini, sempre in seconda, Hajime al mare, questa volta in terza, Hajime che si riscalda prima di un torneo, poco prima del suo quattordicesimo compleanno.
Tooru scorre le foto nella cartella, la cosa più preziosa che possieda, e sorride di un sorriso agrodolce quando sullo schermo appare una fotografia risalente alle vacanze di Natale dell’anno precedente. Erano andati a sciare nella sua casa di montagna, e siccome le stanze erano poche e sua sorella aveva pensato bene di venire anche lei e portarsi dietro anche Takeru, erano stati costretti a condividere il matrimoniale nella stanza degli ospiti.
Ricorda bene quella fotografia, ricorda la meravigliosa sensazione di svegliarsi alla mattina e sapere che la scuola è chiusa e che può rimanersene a letto fino a mezzogiorno, mentre fuori la neve si accumula sui marciapiedi e Iwa-chan dorme tranquillo accanto a lui.
Ricorda di essersi sistemato su un fianco, la mano a sorreggergli il capo mentre il gomito puntella il cuscino, e di aver contemplato l’amico per più tempo del dovuto. Ricorda di aver indugiato sulle sue ciglia lunghe, sulle sue labbra socchiuse, sui suoi capelli impressionantemente morbidi nonostante le apparenze.
Ricorda di aver dovuto reprimere con tutte le sue forze l’istinto di chinarsi su di lui e rubargli un bacio silenzioso, perchè nonostante Oikawa sapesse ormai da molto di essere perdutamente innamorato di Hajime, era altrettanto consapevole che c’erano dei limiti che non si potevano superare.
Allora si era morso un labbro e si era limitato a scattargli una fotografia, una delle tante che aveva collezionato in quegli anni.
Quello era il suo tesoro, il suo segreto, l’unica cosa che riuscisse a tranquillizzarlo quando iniziava a non sentirsi più all’altezza di nulla.
Gli bastava aprire la cartella, osservare le foto di Hajime, e sentire dentro alla sua testa tutti i consigli e gli incoraggiamenti che il suo amico aveva continuato a donargli nel corso degli anni.
Adesso però le cose sono diverse, e  Oikawa vorrebbe non aver mai scattato quelle foto, vorrebbe non essersi mai innamorato del suo migliore amico, perchè adesso che Iwaizumi ha deciso di finire tutto, dimenticarlo e fingere che non sia mai successo niente sarà mille volte più difficile.
Scorre l’ultima foto, quella che ha scattato domenica sul pullman mentre Iwa-chan dormiva con il capo appoggiato contro il finestrino, e si rassegna a dover superare anche quella quando, con un movimento involontario, il suo dito scorre ancora sullo schermo e fa sì che compaia una fotografia che Tooru non ha mai visto e che non sapeva di avere in quell’album.
Basta una frazione di secondo per capire che quella foto non l’ha scattata lui, perchè lui è il sofggetto.
Nell’immagine si trova a quattro zampe su un prato, le mani a raspare in un cespuglio basso e i capelli pieni di foglie.
Ed è come una fucilata.
Finalmente Tooru capisce, e non sa davvero come reagire.
Perchè quella fotografia risale a domenica, ed è stato Hajime a scattarla.
E questo significa una cosa soltanto: Hajime sa.
Il vero problema di Tooru Oikawa è che quando ci va di mezzo il suo migliore amico non ragiona più. E’ così fin dalle elementari, e non cambierà mai.
Non si cambia nemmeno, si limita a infilarsi le scarpe e si precipita in strada, correndo come un forsennato fino alla fermata dell’autobus, ma sono le due e mezza del pomeriggio, e a quest’ora ne passano pochi, e lui non può permettersi di aspettare.
Continua a correre, i polmoni che bruciano per lo sforzo e la vista appannata perchè il vento negli occhi lo sta facendo lacrimare.
Per fortuna ha smesso di piovere, ma questo non gli impedisce di infilare i piedi in un paio di pozzanghere e di infradiciarsi gli orli dei pantaloni.
Quando arriva a scuola è sudato marcio e gli gira la testa, ma sa dove dirigersi e non aspetta nemmeno di recuperare una respirazione regolare.
- Hajime! –
Iwaizumi è seduto dietro alla palestra, dove va sempre quando mangiano assieme e Tooru lo raggiunge con i suoi soliti cinque minuti di ritardo.
L’allenamento inizia alle tre, la palestra è ancora vuota, ma Hajime è già lì, e quando sente la sua voce scatta in piedi e spalanca gli occhi.
- Che cosa ci fai qui?! Kinoko mi ha detto che stavi male! – esclama, disorientato e confuso da quell’apparizione.
Oikawa raccoglie tutto il coraggio di cui dispone e punta il cellulare contro di lui, serio come non mai.
Il silenzio che cala è quasi innaturale, e Tooru vede ogni centimetro quadrato della pelle dell’amico cambiare sfumatura. Ha riconosciuto la foto, e adesso sa che entrambi sanno tutto.
- Che cosa c’è? – balbetta, cercando in vano di far finta di niente.
- Hajime, che cosa significa questa fotografia? – e il capitano dell’Aoba Johsai si stupisce da sé della sua voce ferma e imperiosa.
Credeva che sarebbe scoppiato a piangere, ma a quanto pare se la sta cavando meglio del previsto.
- Beh, è una foto di uno scemo con delle foglie in testa, non è ovvio? – borbotta.
Ma distoglie lo sguardo, e questo è un grave errore, perchè permette a Tooru di replicare ancora.
- E’ per questo che mi stai evitando? –
A differenza della sera prima, adesso la sua voce è calma, e reca una sfumatura quasi dolorosa.
- E’ per questo che non mi hai più parlato? – continua, lo sguardo che scende fino alle sue scarpe perchè adesso sì, gli viene da piangere, e non riesce più a fare lo spavaldo come prima.
- Lascia perdere, Iwa-chan. Le cancello. Fai finta di niente, ok? Te lo chiedo per piacere. Lunedì, quando torneremo a scuola, faremo come se niente fosse mai successo, e ci dimenticheremo di questa stupida vicenda. Facciamolo per la squadra, d’accordo? –
Ma Iwaizumi non è d’accordo. Iwaizumi non è mai d’accordo.
- Scemo, e adesso perchè parli come se avessimo già concluso tutto? – sbotta, i pugni stretti lungo i fianchi e lo sguardo duro, già sul piede di guerra.
- Perchè sì, non c’è più nulla da dire! – risponde Tooru, la gamba destra che si sposta leggermente per prepararsi la via di fuga.
- Per te, forse! Ma di quello che ho da dire io non vogliamo parlarne? Sei sempre il solito egoista, Oikawa! – i decibel aumentano, e aumenta il panico nel cuore di Tooru.
- No, non vogliamo parlarne! Lo so già cosa vuoi dirmi, non voglio sentirlo! – e questa volta la voce gli trema, e gli tremano le labbra, e gli occhi bruciano da morire.
Perchè è tutto finito, tutto finito ancor prima di incominciare, e non potrà nemmeno accontentarsi dell’amicizia, perchè ormai lo sa, ha perso anche quella.
- Oikawa, deficiente! –
La testata arriva improvvisa e il dolore lancinante per un attimo gli annebbia la vista.
Quando alza lo sguardo, anche Iwaizumi ha le lacrime agli occhi, e non riesce a capire se è per il dolore o per qualcos’altro.
E Oikawa si arrende.
Con le lacrime che gli rigano il volto, afferra  Hajime per la maglietta e lo sente sussultare e perpararsi a ricevere il pugno, ma il pugno non arriva.
Sono le labbra di Tooru sulle sue che fanno spalancare gli occhi ad Iwaizumi, è il sapore salato delle sue lacrime a fargli perdere un battito ed è l’assenza del suo calore quando retrocede di un passo a mozzargli il respiro e fargli desiderare di più.
Oikawa lo sta guardando, in piedi ad un passo da lui con il cellulare ancora stretto nella mano e un bernoccolo enorme che sta facendo capolino sulla sua fronte proprio dove Hajime l’ha colpito.
E in questo momento Iwaizumi lo trova così buffo che quasi gli viene da ridere, e invece di ridere copre la distanza guadagnata da Tooru e questa volta lo bacia lui.
E c’è un istante di silenzio assoluto, quasi come se il mondo attorno a loro si fosse interamente dissololto, e si guardano negli occhi, vicini come non lo sono mai stati.
Oikawa sorride debolmente, Iwaizumi rotea gli occhi, e senza nemmeno bisogno di mettersi d’accordo sono di nuovo stretti l’uno all’altro le lingue che si cercano e le mani che si esplorano a vicenda.
E Tooru piange a singhiozzi, mentre Hajime lo rimprovera con uno scapellotto.
- E adesso perchè piangi, Shittykawa? Ti ho fatto troppo male, prima?- e la sfumatura di preoccupazione nella sua voce è il suono più bello che Oikawa abbia mai udito.
- Non mi chiamo così! – replica, asciugandosi il viso con il dorso della mano, mentre l’amico –varrà ancora definirlo così?- gli risponde con un “come vuoi tu, Trashikawa!”.
E’ la voce di Kunimi a far sobbalzare entrambi mentre si informa sulla salute di Oikawa.
- Stai bene? Credevo che avessi la febbre! Ti fermi per l’allenamento? –
Kindaichi, delicato come sempre,  si porta una mano al mento con fare pensoso.
- Allora, voi due avete fatto pace? –
Oikawa e Iwaizumi si scambiano uno sguardo rapido e imbarazzato, poi Hajime sbuffa e si esibisce in uno dei suoi soliti ghignetti.
- Diciamo di sì... – commenta per poi aprire la porta della palestra.
Gli altri due entrano senza farsi troppe domande, e Hajime blocca il capitano prima che possa dire o fare qualsiasi cosa.
- Quelle foto però le cancelli. – sentenzia lapidario.
- Ma Iwa-chan! –
- Non ho intenzione di stare con uno stalker, quindi falle sparire o ti pesto! –
Ma quella frase li fa avvampare entrambi, consapevoli di cosa quelle fotografie siano davvero andate a cambiare nella loro relazione.
E a pensare a quanto male sia stato in quei giorni per il più grosso malinteso della sua vita, Oikawa non può fare a meno di scoppiare a ridere.
- Che diamine hai adesso?! – sbotta Iwaizumi, rosso come un pomodoro maturo.
Tooru continua a ridere, gli occhi ancora gonfi e il respiro di tanto in tanto ancora attraversato da qualche fremito, poi gli getta le braccia al collo e lo stringe forte.
- Ti amo tanto, Iwa-chan! –
Il pugno del suo ragazzo –eh già, adesso è così che lo dovrà chiamare- lo raggiunge alla bocca dello stomaco con precisione chirurgica, ma Hajime non riesce a trattenere uno strano sorriso completamente inedito fra le sue espressioni.
- Vatti a cambiare, schifoso! – esclama, negli occhi verdi una gioia sincera a sostituire completamente quella che, e adesso Tooru si insulta mentalmente per non averlo capito subito, era paura e incertezza.
L’abisso si chiude all’improvviso, e Tooru Oikawa torna a sentire il terreno sotto ai piedi, mentre il suono rimbombante delle pallonate contro il linoleum invade il suo cuore e la consapevolezza di quello che è successo lo fa sentire leggero e pieno di energie.
E’ solo a quel punto che si accorge di avere ancora il cellulare in mano.
Getta un’occhiata distratta alla sua fotgrafia, per poi chiudere l’applicazione e bloccare la tastiera.
Che Iwa-chan sia d’accordo o no, non cancellerà mai quelle fotografie, anche se adesso finalmente capisce che la cosa più preziosa non se ne sta racchiusa in una cartella sul suo cellulare.
La cosa più preziosa, con i suoi occhi sinceri e il numero quattro stampato sulla schiena, è proprio davanti a lui.

















 
Note:

D'accordo, qui la faccenda mi sta decisamente sfuggendo di mano.
Io dovrei dormire e invece passo le notti a plottare fanfiction con Ame. Io dovrei studiare, e invece passo le giornate a scriverle.
Salvatemi, di questo passo non mi laureerò mai più... ç____ç
Cooomunque! Non ricordo di preciso da dove sia partita l'idea per questa shot, ma probabilmente dall'immagine mentale di quel pirlotto di Oikawa che ha nel telefono una marea di foto di Iwa-chan.
E poi la domanda è sorta spontanea: "cosa succederebbe se Iwaizumi dovesse scoprirlo?"
Ed ecco, secondo noi succederebbe questo.
La cosa che mi fa piuttosto ridere è che in teoria l'idea di base era quella di scrivere una fanfiction abbastanza demenziale o comunque comica, e invece ne è uscita una depressata.
Niente da fare, io mi impegno a stare lontana dall'angst, ma a quanto pare l'angst non riesce a stare lontano da me... -.-
Che devo dire, Oikawa ci viene sempre mostrato come uno che sa bene cosa vuole e come raggiungerlo, ma con Iwaizumi cambia sempre completamente atteggiamento, vuoi perchè Hajime è probabilmente la persona che lo consoce meglio, vuoi perchè pure il Grande Re ha le sue debolezze, e sappiamo tutti che Iwa-chan è una di queste.
Mi sono divertita tantissimo a scrivere di un Oikawa senza più punti di riferimento, completamente sballottato dalle sue paure e incapace di fare mente locale e reagire. Si sa che Iwaizumi è il suo pilastro, e provare a immaginare l'improvvisa mancanza di questo pilastro è stato davvero interessante.
Detto questo, ringrazio la mia socia per fornirmi ogni giorno idee per qualche nuova fic, e specialmente ringrazio voi per l'attenzione.
Come sempre i commenti sono super graditi, specialmente quelli costruttivi! <3

Un bacione,

Koome

 
   
 
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