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Autore: Tactolien    07/02/2016    1 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Come hai detto che si chiamano? Naselli Tessili?”. Parlavano del più e del meno Gemma e N°1, per scaricare la tensione.
“No, Ragnetti Tessili. Sono delle piccole nano-macchine dalla forma di ragno che cuciono o modificano il vestito direttamente addosso a chi lo porta”.
“Come mai non ne ho mai sentito parlare?”.
“Perché è un metodo all’avanguardia che si usa solo qui ad Avalon. Vedessi l’effetto alle sfilate: la modella è in passerella con un abito blu con la gonna… e subito dopo il vestito cambia colore e foggia, diventando rosso coi pantaloni aderenti”.
Il piccolo Demone Stregone l’ascoltava ammaliato: “E come funzionano?”.
“Prendi un modello disegnato su carta, lo infili nell’apposita fessura e programmi le nano-macchine in modo che possano replicarlo fisicamente –sospirò melodrammatica- Anch’io speravo di usarle se fossi entrata nel campo della moda. Pensa che avevo perfino disegnato un abito per la nuova regina di Avalon per quando sarebbe arrivata”. E gli mostrò il disegno sul suo cellulare. Uno splendido abito verde non troppo vistoso che lasciava scoperte le spalle; lunghe maniche che terminavano a punta, aderente e non molto lungo in modo che lasciasse le gambe libere; all’altezza delle scapole scendeva un’elegante strascico con un motivo a foglie.
“Volete smetterla di ciarlare voi due!?”. Sbottò Artemis, stanco di quei discorsi.
“Avvertite la stampa, signori: Artemis Fowl ha usato la parola ciarlare”. Gli strizzò l’occhio la guardia del corpo, sperando di tirargli su il morale. Non funzionò.
In un insolito tic nervoso il ragazzo prese a battere velocemente il piede sul pavimento.
Non va bene. Pensò. Non va bene per niente.
Dov’erano finiti Spinella e Amaro?! Era successo loro qualcosa, ne era certo; e raramente il suo intuito sbagliava.
Ma soprattutto… Dov’era finito Bombarda Sterro?. Era scappato così, senza dir niente a nessuno, e senza dare il suo contributo alla crisi di Avalon.
Oh, ma io so esattamente dove sarà adesso. Il giovane irlandese strinse gli occhi. Non v’era dubbio che il nano fosse al castello di cristallo, a fare una visitina ai tesori che racchiudeva. L’unica cosa che avevano trovato di lui era una buca che sprofondava nel terreno, in una lunga galleria.
Peccato. Avrebbe potuto esserci utile.
“Buone notizie”. Lo riscosse la voce di Alvin.
Umani, fata e diavoletto furono tutt’orecchi: “Abbiano traccia di Spinella?”.
“No. Ma il Distorsore dell’ovest risulta attivo. E’ stato sostituito con successo”.
“Ma dove sono Spinella e Amaro!?”. Alzò la voce Artemis, senza più trattenersi.
L’elfo scattò in piedi: “Senti un po’, Fangosetto, non m’interessa se sei amico della caposquadra Tappo; non ti permetto di parlarmi così!”.
Fu Gemma ad intervenire per dividerli: non poteva garantire l’incolumità di Alvin se fosse stato Leale a farlo.
“Calmatevi tutti e due. Artemis, se il Distorsore è stato sistemato significa che tutto è andato a posto. Tra non molto la caposquadra e Amaro saranno qui, perfettamente illesi”.
“Amaro non tornerà più”. La corresse una voce affaticata dietro di loro.
Tutti si voltarono all’unisono.
N°1 sgranò gli occhi.
Leale corse a stringere la Sig. Sauer.
Artemis sussultò, tuttavia la sua espressione non mutò.
“Caposquadra Tappo!”. Esclamò Gemma, raggiungendola di corsa.
All’entrata della sala comandi, la Guardia Spinella Tappo alquanto malconcia li guardava a fatica, tenuta in braccio da un inquietante essere ancor più grosso di Leale.
Quello grugnì alla vista dei due ospiti Fangosi. Era certamente stato avvisato della loro presenza tuttavia era meglio non farlo arrabbiare.
L’eurasiatico dovette percepirlo perché poco a poco allontanò la mano dalla mitraglietta.
“E questo chi è?”. Deglutì il piccolo demone stregone, nascondendosi appena dietro la gamba della guardia del corpo.
Gemma non ebbe dubbi. Sorrise raggiante: “Edward! Lui è Edward”.      
  
 
Pochi minuti prima.
 
 
“Preparatevi, uomini!!”. Latrò Billy Kong, estraendo la pistola.
Gli altri lo imitarono, si tennero pronti.
Che stupidi. Avrebbe voluto dire Spinella. Pensavano davvero di abbattere un troll con quei giocattoli?.
Prima avrebbe fatto scorpacciata di carne umana. Poi avrebbe avuto lei come dessert.
Quasi quasi preferivo il pestaggio.
E appena la furia uscì allo scoperto…
Era enorme; la bocca spalancata in un verso rauco che non aveva nulla di umano. La pelle grigia e rugosa simile alla pietra; neri capelli tagliati corti e tirati all’indietro. Occhi infossati, privi di sopracciglia e il suo volto ricordava vagamente quello di un gigantesco gorilla. Indossava un paio di braghe blu mezze stracciate e un gilet verde con lo stemma della Guardia di Avalon ricamato sul pettorale.
Non era un troll. Era un orco. O più precisamente…
“Edward!”. Esclamò strozzata Spinella, con quel poco di voce che le restava.
Quello era Edward! Il fidanzato di Gemma! Era venuto in suo soccorso?.
Sebbene ogni fibra del su corpo gli urlasse di scappare, Billy Kong non cedette: “Fuoco! Fuoco! Fuoco!!”.
Senza esitare lui e gli altri scaricarono contro l’orco tutti i caricatori che avevano. I proiettili rimbalzarono sul petto e sulla testa della creatura, là dove la pelle era più coriacea. Solo pochi andarono a segno: un paio sulle gambe, coperti da strani stivali alti fino al ginocchio; e cinque sull’avambraccio sinistro, utilizzato da Edward per ripararsi gli occhi.
Senza risentire di nulla… continuò imperterrito la sua corsa.
I quattro Fangosi non ebbero scampo; senza avere il tempo di ricaricare, il mostro si avventò su di loro come una mandria di tori infuriati. Con un solo manrovescio scaraventò Billy e altri due a ben dieci metri di distanza.
“AAHH!!” Urlarono a mezz’aria per poi rotolare sull’erba.
Kong sbatté la testa e perse i sensi.
Il taiwanese rimasto in piedi, il più vicino, sfoderò una seconda arma. O almeno ci provò, poiché con un altro manrovescio l’orco lo mandò a schiantarsi contro un albero. Si spezzò collo e spina dorsale e stramazzò a pochi passi da Spinella. Fuori uno.
Quell’ultima lo guardò allibita.
Non ci poteva credere. Era davvero Edward, quello?.
E’ tutto un fascio di violenza bruta.
Lo aveva visto una sola volta, e nonostante la mole e l’aria minacciosa si era rivelato molto calmo e addirittura gentile. Le fu quasi impossibile conciliare lo spasimante di Gemma con la furia scatenata che vedeva ora.
“Via, scappiamo!!”. Corsero gli altri due uomini più in là, lasciando il loro capo dov’era. Non erano pagati abbastanza per rischiare la vita in quel modo.
L’orco rimase a guardarli allontanarsi per pochi secondi, poi strinse gli occhi a due fessure nere senza fondo.
Spinella capì immediatamente, e se avesse potuto… lo avrebbe fermato.
“No… Ti prego… non farlo!”.
Troppo tardi. Con rumorosi tonfi sul terreno Edward raggiunse il primo di loro: lo agguantò sollevandolo sopra la sua testa e lo divise a metà con la sola forza di mani e braccia; gettò quindi la parte superiore addosso all’altro Fangoso, facendolo cadere.
“No! No! Pietà!!”. Provò a supplicare quello, appena lo vide sopra di sé.
Nessuna pietà. Con un forte colpo di tacco degli stivali la creatura gli schiacciò la testa, impregnando la terra di sangue e materia grigia.
Fuori tre.
Una dolorosa fitta alla spalla lo riscosse costringendolo a voltarsi.
Digrignò le lunghe zanne all’insù, ringhiò furioso: Billy Kong in piedi, con un paio di coltelli da lancio tra le mani.
“Maledetto demone! -sibilò a denti stretti, la mente offuscata e le iridi degli occhi sfilacciate da troppo fascino- MALEDTTO DEMONE!!”.
Edward grugnì, con la mano andò a estrarre il pugnale nella sua spalla. Lo gettò via e gli corse incontro urlando.
Kong non si mosse; lanciò un secondo pugnale ma l’altro riuscì a scansarlo via con la mano, procurandosi solo pochi graffi. Ci sarebbe stato da aspettarsi che lanciasse anche la terza lama, ma la tenne per sé fino all’ultimo. Rimase al suo posto in attesa del nemico.
Impossibilitata a muoversi, Spinella non poté far altro che restare a guardare.
Ma che sta facendo quel pazzo? Dopo quanto è successo ha intenzione di sfidare Edward così?.
Conosceva già l’esito dello scontro, e tutto sommato… non le dispiacque più di tanto.
Kong si tenne pronto, non un accenno di nervosismo trapelò dal suo corpo. E appena il mostro gli fu appresso caricando un pugno devestante… scartò velocemente con una rapida capriola laterale.
Edward si sbilanciò in avanti e l’umano ne approfittò per menare altri due fendenti sul suo braccio, là dov’era più vulnerabile. Il primo andò a segno, aprendogli un profondo taglio sanguinante; l’altro invece colpì quella che doveva essere una placca corazzata, perché il pugnale rimbalzò senza fargli alcunché.
L’orco si riassettò, tentò un nuovo colpo, ma nuovamente Billy Kong lo evitò con l’agilità di un gatto. Si allontanò a suon di acrobazie.
Kong è esperto di arti marziali. Ricordò Spinella, ripensando alle avventure de “La colonia perduta”.
L’altro grugnì frustrato e tornò alla carica. Con uno scatto del braccio quasi invisibile, il taiwanese lanciò un nuovo pugnale. Doveva colpire gli occhi se voleva qualche possibilità di batterlo, e doveva farlo al primo colpo o le sue lame sarebbero finite.
Niente da fare. Tra tutte le possibilità che c’erano, l’arma colpì la fronte di Edward solo con l’elsa. Non ebbe il tempo di lanciare l’ultimo pugnale che l’orco gli fu già appresso.
Un terzo pugno… e lo centrò al braccio.
Con un urlo di sofferenza il Fangoso fu sbalzato a una decina di metri più in là. Fu fortunato a non sbattere la testa su una roccia, o a non spezzarsi il collo per la caduta.
Stranamente Edward non lo raggiunse. Rimase fermo dov’era ad aspettare la sua prossima mossa. Spinella dubitò che ci fosse.
Ebbe ragione. Billy Kong si rialzò a carponi soffocando gemiti di dolore, tenendosi stretto il braccio ferito. Sicuramente rotto, o fratturato.
Strinse i denti. Maledizione, non ho più pugnali. Per un bestione del genere l’ideale sarebbero state le granate, ma quelle le aveva il suo collega morto più in là. Kong dubitò fortemente che gliele avrebbe lasciate prendere.
Non ebbe altra scelta.
Voltò loro le spalle e si dileguò all’interno della foresta.
Un sospiro rumoroso… ed Edward si rilassò. Poté dedicarsi all’elfa ancora prona a terra.
“Non lo insegui?”. Ebbe la forza di chiedere. Quello era un umano pericoloso, l’idea di averlo in giro per Avalon, anche se ferito, non le piaceva per niente.
“No bisogno”. Parlò lui con profonda voce rauca, facendo per prenderla in braccio.
Per un attimo la caposquadra fu tentata di chiedere perché. Poi ricordò dove si trovavano. C’era appena stata una strage, vero, ma rimanevano pur sempre nel territorio dei basilischi. Avrebbero pensato loro a Billy Kong.
“No, aspetta! Il Distorsore!”.
Detto fatto, l’orco ci mise appena due minuti per cambiarlo e collegarlo. Spinella intuì che alla Centrale avrebbero recepito il nuovo segnale.
Non attesero oltre, l’elfa aveva bisogno di cure immediate. Lui la prese delicatamente in braccio… e sfrecciò via.
 
 
Ora. Alla Centrale.
 
 
“Lasciate fare a me! Spinella sta male!!”. Si agitò il diavoletto N°1, appena sdraiarono l’elfa sul divanetto più vicino.
“Anche tu Edward sei ferito, ti curo io”. Si premurò invece Gemma.
Edward era sicuramente una creatura che faceva fuggire i troll al primo sguardo, tuttavia neppure con lui le ferite da taglio o da fuoco andavano trascurate.
Leale non riuscì a staccargli gli occhi di dosso. Un racconto incredibile. Quell’essere aveva fatto fuori quattro uomini senza alcuna fatica. Si scoprì a stringere ancora la Sig. Sauer, pur non essendoci alcun pericolo.
Artemis stava accanto all’elfa mentre il demone stregone le infondeva nuova magia. Non l’avrebbe mai ammesso apertamente… ma il suo cuore aveva perso un colpo nel vedere l’amica in quelle condizioni. Aveva subito un pestaggio brutale e sarebbe anche stata uccisa, se non fosse stato per l’orco.
Vide le scintille rosse di N°1 affondare nel suo corpo. E com’era tipico di tutte le grandi guarigioni… Spinella perse definitivamente i sensi.
“Bene, ora lasciamola stare –borbottò il diavoletto, scostandosi- La magia l’ha messa a nanna per un po’. Quando si riprenderà sarà confusa e spossata, ma come nuova”.
“Meno male –sospirò la fata curando lei stessa il suo compagno- Fortuna che c’era Edward da quelle parti”.
Artemis lo guardò. Appena le sue ferite si rimarginarono giurò di vedere una placca corazzata ricrescere dove prima c’era solo pelle. Contro un avversario come quello perfino il suo fidato Leale avrebbe avuto la peggio.
Avrebbe voluto ringraziarlo, ma ora le sue attenzioni andavano tutte a Spinella. La magia di N°1 che le ronzava intorno come un mucchio di api diaboliche.
Non ci volle molto. Appena quella cominciò a scemare, l’elfa prese subito a russare tranquilla come un marinaio ubriaco. Sospirò di sollievo.
“Hai sistemato tu il Distorsore?”. Si fece avanti Alvin.
“Sì –parlò il gigante- Poi subito tornati”.
Il quindicenne irlandese aggrottò appena la fronte. Qualcosa non quadrava.
“Un momento… Com’è possibile? Il Distorsore è stato attivato poco fa. Dovevate essere già in viaggio dall’ovest. C’è qualche problema col nuovo congegno?”.
Gli altri lo guardarono perplesso.
“No –ribatté Gemma- Ti sta dicendo che prima ha attivato il Distorsore e poi è corso subito qui. Il Distorsore ha dato un segnale immediato”.
Neppure a Leale i conti tornavano: “Ma per tornare dall’ovest ci vuole il suo tempo”.
“No, con gli Stivali delle Sette Leghe ci mette un attimo”.
Con un ghigno soddisfatto l’orco batté due volte il piede a terra.
Artemis li guardò interessato. Gli Stivali delle Sette Leghe apparivano solo nelle favole più classiche: un solo passo… e coprivi una distanza per l’appunto di sette leghe. Quel tipo poteva girare tutta l’isola per più volte in meno di un giorno.
Con un sussulto la guardia del corpo si riscosse: “Un momento! Dov’è finito Kong? Hai detto che l’hai lasciato andare?!”.
“No preoccuparti”.
Leale strinse il pugno. Andava bene essere un tipo di poche parole, ma almeno che desse una spiegazione completa.
“Ma hai una vaga idea di che tipo è quello?!”.
Stavolta fu Gemma a rispondere. Con un piccolo colpo d’ali magiche si sedette sulla spalla destra del suo compagno come fosse una bambolina: “Se Edward è tranquillo significa che il problema è già risolto”.
 
 
 
 Kong correva cercando di muovere il braccio il meno possibile.
“Maledetti demoni –continuò a sibilare- Maledetti demoni! Eric, avrò mai un’altra possibilità? Certo che l’avrò, in fondo non è ancora finita!”.
Per un attimo si chiese perché quel gigante grigio l’avesse lasciato andare. Non poteva essere perché era disarmato, no, altrimenti avrebbe risparmiato anche i suoi uomini.
Be’, non importava. L’unica cosa che devo fare è raggiungere quell’Argh Sgrunt e metterlo al corrente di tutto.
Peccato non aver più l’equipaggiamento speciale, l’aveva lasciato tutto là quando si era avventato sulla diavolessa.
Un movimento alla sua destra lo costrinse a fermarsi. Niente. Eppure gli era sembrato di…
Un sibilo… alla sua sinistra.
Un fruscio di piante tutto intorno.
“Che diavolo succede?!!”.
Come avesse dato un segnale, una dozzina di figure striscianti si materializzarono di fronte a lui.
Serpenti grossi e neri con una strana crestina sulla testa. Sibilarono inquietanti.
Il cuore di Billy accelerò i battiti. Che diavolo erano?! Anaconda? No. Sembravano più grandi!.
Uno di loro alzò testa e collo fino a diventare ancor più alto di lui. L’uomo non poté far a meno di guardarlo in quei suoi occhi rossi.
Un profondo terrore senza nome gli attraversò le membra.
Un urlo agghiacciante scosse la foresta spaventando gli uccelli che scapparono in tutte le direzioni.
Quella fu la fine di Billy Kong.  
 
 











 
  
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