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Autore: Alexiel Mihawk    10/02/2016    1 recensioni
Un conto era incontrare la sorella del proprio ragazzo e sapere di avere di fronte una coetanea con una passione per il punk e le ragazze decise, un altro era conoscere suo padre. Suo padre, che era noto per il suo carattere severo e la sua aria da uomo d'affari irreprensibile; forse era troppo presto, dopo tutto lei e Jason si frequentavano da soli due anni. Magari sarebbe stato meglio aspettare un altro po', qualche decennio per esempio, magari invitarlo direttamente al matrimonio e poi salutarlo per non vederlo mai più.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Piper McLean, Zeus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: Piper che fa cose #1
Fandom: Percy Jackson
Prompt: Pioggia ristoratrice
Parole: 1106
Note: bla bla bla scritta per il CowT, bla bla bla. Questa è una MODERN!AU. Nel caso non fosse chiaro non sapevo che titolo mettere, ma implica che probabilmente ce ne saranno altre


Piper che fa cose #1


Piper non riusciva a smettere di mordicchiarsi le unghie.
Non che fosse nervosa, di più. Un conto era incontrare la sorella del proprio ragazzo e sapere di avere di fronte una coetanea con una passione per il punk e le ragazze decise, un altro era conoscere suo padre.
Suo padre, che era noto per il suo carattere severo e la sua aria da uomo d'affari irreprensibile; forse era troppo presto, dopo tutto lei e Jason si frequentavano da soli due anni. Magari sarebbe stato meglio aspettare un altro po', qualche decennio per esempio, magari invitarlo direttamente al matrimonio e poi salutarlo per non vederlo mai più.
No, probabilmente non era una soluzione praticabile, ma non è che Piper avesse molte alternative.
Come se non bastasse era pure una giornata di merda.
Quella mattina era riuscita a litigare con sua madre, il suo capo l'aveva ripresa più volte per un lavoro che a suo dire non era stato svolto al meglio (e probabilmente aveva anche ragione, ma non che fosse riuscita a concentrarsi più di tanto visto che continuava a pensare a cosa la aspettasse quel pomeriggio), e per concludere al meglio era riuscita a discutere con Jason per una sciocchezza.
Per di più pioveva, quella pioggerellina irritante e perenne tipica della primavera inglese, che pareva penetrare fin nelle ossa senza però bagnarla davvero; non che per i suoi capelli facesse molta differenza, si erano già gonfiati tutti, assumendo la forma di un piccolo istrice che avesse appena preso una scossa.
La ragazza ispirò profondamente, osservando il messaggio di suo padre sullo schermo del telefono: “Andrà una favola, sei la mia bambina meravigliosa, ricordati che ti voglio bene”.
Avrebbe desiderato tanto che tutto fosse stato semplice come suo padre lo dipingeva, ma Tristan McLean era sempre vissuto un po' fuori dal mondo, complice anche il fatto che nella sua vita da attore difficilmente si fosse trovato a contatto con la realtà.
Piper si appuntò mentalmente di ricordargli di piantarla di definirla una “bambina”, ed entrò nell'ascensore del palazzo di Jason. Si fissò allo specchio, cercando di sistemarsi i capelli come meglio poteva; rimpianse di non avere nessun genere di trucco con sé – eppure sua madre glielo diceva sempre che la donna perfetta avrebbe dovuto essere pronta a qualsiasi evenienza, perché non dava mai retta a sua madre?
Il suo ragazzo le aprì la porta con un sorriso e lei non ebbe dubbi che si fosse già dimenticato della discussione di quel pomeriggio, Jason era così, in grado di offendersi per una sciocchezza e dimenticarselo subito dopo, lo amava anche per quello.
«Sei bellissima» le disse – no, si corresse, era per quello che lo amava.
Sperò solo che suo padre fosse altrettanto gentile e fingesse di non notare quanto fosse distrutta.
Si fece avanti con un sorriso, incrociando lo sguardo di un uomo brizzolato dall'aria severa e ispirò profondamente, sperando che non notasse troppo il suo nervosismo.
«Piacere, sono Piper» borbottò allungando la mano e cercando di mettere tutta la decisione possibile in quella stretta.
«So chi sei» rispose l'uomo, senza cambiare espressione «Io sono Zeus».
«Piacere».
Non si era mai sentita così studiata in vita sua; se pensava che ammettere a sua madre di avere una relazione fosse stato difficile, poteva solo immaginare cosa fosse costato a Jason parlarne a suo padre.
«Devo ancora decidere se sarà o meno un piacere» rispose Zeus, serissimo.
Piper trattenne a stento un moto di stizza; sapeva che forse non era la donna che avrebbe desiderato per suo figlio, non era ricca, né aveva fiuto per gli affari e probabilmente non avrebbe mai raggiunto una posizione di prestigio come quella di Jason. Ma questo non giustificava di certo la sua maleducazione.
Si morse la lingua e cercò di seguire il discorso di Jason, mentre raccontava a suo padre come si erano conosciuti. Lo ascoltò mentre con la memoria ritornava a quel giorno di inverno con New York sommersa dalla neve, alla sua macchina ferma in mezzo alla strada e a quel ragazzo dall'aria gentile che si era piegato verso di lei chiedendole con un sorriso se avesse bisogno di una mano.
Sopportò le battute sulla sua inettitudine nel cambiare le ruote, nel controllare il motore, persino sulla mediocrità del suo lavoro, fu quando l'uomo tentò di fare una battuta su suo padre che Piper perse la pazienza.
«Forse il lavoro di mio padre non sarà utile alla società come il suo» borbottò seccata «Ma almeno è sufficientemente educato da sapere come comportarsi con le persone che ha appena conosciuto».
Se si aspettava che l'uomo si offendesse o le rispondesse a tono, rimase indubbiamente delusa.
Zeus scoppiò a ridere, la sua voce, da fredda e distaccata che era, assunse una sfumatura calda e vagamente roca.
«Mi piace, Jason, mi piace questa ragazza».
«Papà a te piacciono tutte le ragazze» gli fece notare suo figlio, leggermente interdetto, indeciso se fosse il caso di intervenire o meno.
«Non quelle che frequentate tu e tua sorella» gli fece notare Zeus, quindi si girò nuovamente verso Piper, dandole una pacca amichevole sulla schiena «Devi perdonarmi, non sono sempre un bravo padre, ma ci tengo a sapere che i miei ragazzi escono con gente che sa quando sia il caso di dire la loro! Se c'è una cosa che detesto sono le persone passive!»
Piper annuì, senza sapere bene cosa dire, trovandosi leggermente presa in contropiede. Non avrebbe mai creduto possibile, se qualcuno glielo avesse detto, che sarebbe riuscita a legare con il padre del suo ragazzo solamente dopo averlo quasi mandato a quel paese.
«Forza, forza, parlami un po' di te!»

Quando uscì in strada, due ore dopo, si rese conto di quanto avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo che era rimasta da Jason. Il freddo pungente della prima sera le investì il viso, portandole un refrigerio di cui nemmeno sapeva di avere bisogno. Non si fermò alla fermata dei taxi, ma prese a camminare verso casa, beandosi della leggera pioggerellina che scendeva dal cielo, e se prima l'aveva odiata, maledicendo l'umidità che recava con sé, ora quasi l'accolse con gioia. Era una ventata di aria fresca, un calmante naturale, e per la prima volta capiva riusciva a vederne l'effetto ristoratore.
Scoppiò a ridere, quasi senza motivo e tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca.
Da Piper, ad Annabeth.
“Ho appena mandato mio 'suocero' a quel paese.”
Non ci volle molto perché le arrivasse una risposta.
Da Annabeth, a Piper.
“Sei impazzita? Com'è andata? Così male?”
La giovane ridacchiò, cercando di non farsi notare dai passanti.
Da Piper, ad Annabeth.
“Non ci crederai mai, ci ha invitato a cena domenica prossima.”

   
 
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