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Autore: littlebebe    13/02/2016    4 recensioni
"Un mucchio di valigie, borse e scatole contenenti cibo erano pronte per essere caricate sul pulmino, compito che molto probabilmente sarebbe spettato agli uomini. Il sole, dato che erano le tre del pomeriggio, stava iniziando a riscaldare i sedili; prima sarebbero partiti, meglio era. Spettava loro un viaggio di circa cinque ore per arrivare alla casa in Toronto che avrebbero occupato per una settimana intera."
Questo è l'inizio della storia.
E' principalmente Seana, ma ci sono anche gli altri del cast principale.
Hanno un periodo di pausa dalle riprese e tutti insieme vanno a fare una vacanza di una settimana. La vicenda si svolgerà principalmente all'interno della loro casa.
Per chi è incuriosito, buona lettura, spero vi piaccia l'idea. :)
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lana Parrilla, Sean Maguire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un mucchio di valigie, borse e scatole contenenti cibo erano pronte per essere caricate sul pulmino, compito che molto probabilmente sarebbe spettato agli uomini. Il sole, dato che erano le tre del pomeriggio, stava iniziando a riscaldare i sedili; prima sarebbero partiti, meglio era. Spettava loro un viaggio di circa cinque ore per arrivare alla casa in Toronto che avrebbero occupato per una settimana intera. Josh si era occupato di tutto: di cercare il luogo e una casa adatti per una tranquilla gita tra amici in cui una marea di fan scatenati non avrebbero potuto inseguirli e fare i stalker, di incontrare una donna per la consegna delle chiavi, più una copia per sicurezza, della casa, di affittare un pullman adatto per nove persone almeno, trovandone uno a nove posti precisi che lui stesso avrebbe guidato, e sua anche era stata l’idea della gita, che gli altri avevano prontamente accettato, nonostante lo stare lontano dalle loro famiglie per una settimana, ma infondo sapevano di meritarselo, alla fine di intere stagioni di riprese soprattutto. Finalmente avevano tutti un po’ di riposo da qualsiasi cosa riguardasse programmi televisivi e cose del genere. Un viaggio tra soli amici, con l’intento di distaccarsi per sette giorni interi da tutto il resto. Divertimento e nient’altro, di questo avevano decisamente bisogno.
Colin, Josh, Michael e Sean cominciarono a caricare la roba nel pulmino, mentre Ginnifer, Bex, Emilie, Jennifer e Lana erano tutte nel bar di fronte per andare al bagno e comprare qualcosa che magari avevano dimenticato, più delle bottigliette d’acqua per il viaggio per ciascuno di loro. Dopo aver preso un caffè tutti insieme, erano pronti per la partenza. Accanto a Josh, che era alla guida, si posizionarono Ginnifer ed Emilie per evitare di dar di stomaco durante le curve, ai tre posti nel mezzo si misero Jennifer, Michael e Bex, e nei posti infondo, Sean, Colin e Lana. Colin si mise in mezzo ai due per evitare imbarazzo da parte di entrambi nello stare vicini, visto che ultimamente non si parlavano, e di questo Colin era probabilmente l’unico che ne era a conoscenza grazie a Sean che gli aveva raccontato la situazione che i due stavano affrontando. O forse non stavano affrontando, visto che non si rivolgevano parola. Una piccola discussione aveva portato a un periodo di totale crisi fra due cari amici. Questo suonava abbastanza strano riferito a loro due, non era mai successo prima.
La situazione a inizio viaggio era abbastanza tranquilla, tutti si divertivano al massimo, persino con battute del tutto stupide, ed erano attivi al cento percento solo dopo aver bevuto un caffè, per stonare canzoni a squarciagola che trasmetteva la radio, storpiando anche maggior parte delle parole.
Ma mentre tutti si divertivano senza alcun pensiero, Colin cercava in ogni modo di osservare i due litiganti, preso dalla troppa curiosità, notando come Lana cercava spesso di incrociare il suo sguardo, mentre cantava e rideva insieme agli altri; la stessa cosa faceva Sean, cercando però di ignorare gli occhi di lei a volte puntati su di lui. L’intento di girarsi verso di lei era forte, ma cercava di non dare peso al fatto. Lana era consapevole che lui la stesse evitando, non poteva fare nulla se aveva preso queste decisioni. Anche lei era arrabbiata, ma cercava comunque un minimo approccio per cercare di risolvere la situazione invece che ignorarla completamente. Avrebbero dovuto lavorare ancora molto insieme, in maniera intima. Evidentemente per questo motivo le importava ritornare ai rapporti di prima. Ma possibile che siano arrivati a così tanto?
Il viaggio continuò così per circa due ore e mezza, fino a quando Josh spense la radio a causa del poco segnale e cominciò in quel momento anche a farsi buio. Tutti iniziavano a mostrare la stanchezza nei loro occhi, quella mattinata di lavoro era stata impegnativa e intensa, visto che era stata l’ultima prima di un periodo di pausa dal set di Once Upon A Time, e dopo essersi scatenati abbastanza, ognuno decise di calmarsi e sedersi per bene ai propri posti.
-Mi dispiace che Bobby non sia venuto con noi..- esclamò dopo circa cinque minuti di assoluto silenzio, Rebecca.
-Dispiace anche a me, non ho ancora capito perché non sia venuto- continuò Michael rivolgendosi alla rossa.
-Credo preferisse non allontanarsi più di tanto dalla famiglia, come dargli torto. Mi manca già Marcus. Ma sono felice di stare con voi, non potevo mancare io a questo viaggio- rispose Bex.
-La Bex sentimentale è la mia morte. Comunque sì, Robert non voleva stare lontano dai figli e da sua moglie, e dice che è fuori età per queste cose, ma ci chiamerà spesso- disse Emilie, girandosi e sorridendo verso i posti di dietro.
-Perché voi due non ci suonate qualcosa di tranquillo e noi vi veniamo appresso cantando?- chiese improvvisamente Jennifer rivolgendosi a Colin e Sean che avevano portato le loro chitarre.
-Non si è ancora stancata di cantare?- disse Ginnifer tenendo il tono di voce basso rivolta a Josh.
-Evidentemente no, per me possiamo continuare, mi piace guidare cantando- le rispose lui sempre a bassa voce, convinto che Jen non lo sentisse.
-Vorrei ricordarvi che non siete i miei genitori in questo momento, e non lo sarete per un bel po’- esclamò Jennifer in maniera acida ma scherzosa. Tutti risero alla battuta, compresi Ginny e Josh.
Nel frattempo Sean e Colin avevano preso ognuno il proprio strumento. Non rifiutavano mai richieste del genere, era una passione troppo grande per loro quella della musica. Cercarono di mettersi il più comodi possibile per poter creare insieme un’ottima melodia, e a loro due riusciva sempre. Insieme creavano della musica fantastica. Sean si appoggiò con la schiena allo sportello, rivolto alla perfezione in direzione della donna accanto a Colin, ma fingendo ancora che in quel posto non ci fosse nessuno, che fosse completamente vuoto.
Lana cominciava a stancarsi, non era il tipo che chiudeva così improvvisamente i rapporti con qualcuno, odiava situazioni del genere, specialmente se ci era dentro. Si affezionava sempre molto alle persone con cui era a contatto, e lei non avrebbe mai voluto rinunciare a nessuno.
Sentendosi un po’ malinconica in quel momento, si appoggiò su un gomito guardando fuori dal finestrino le strade e gli alberi illuminati dai lampioni, prendendosi un momento per sé e per pensare. Si vergognava molto, non le capitava mai di isolarsi dai suoi amici, anzi, era abituata a stare spesso al centro dell’attenzione, anche se non lo faceva volontariamente. Le capitava quasi sempre però di essere parte importante di un gruppo, ma in quel momento aveva davvero bisogno di stare un po’ per i fatti suoi, sperando che nessuno dai sedili davanti potesse notare la sua assenza. Colin poteva vederla, ma non se ne preoccupava, sapeva che lui avrebbe capito perché lei stava così e sperava che non le dicesse nulla; Sean poteva vederla, ma praticamente non lo avrebbe fatto. Da una parte, meglio così.
Cominciò a pensare a quanto le facesse piacere rifugiarsi nei boschi in compagnia dei suoi amici distaccandosi un po’ dalla sua vita quotidiana, che adorava, ma le avrebbe fatto bene comunque stare un po’ lontana da cose come il lavoro, internet e i social, la sua famiglia, i ragazzi, Fred… Fred. Si era assicurata di mandargli messaggi facendogli sapere che tutto procedeva per il meglio, ma aveva completamente rimosso di doverlo fare, le era venuto in mente solo in quel momento. Lo avrebbe chiamato al loro arrivo e si sarebbe semplicemente scusata di essersi dimenticata, senza troppi giri di parole, anche se era sicura che si sarebbe lamentato, ma in fondo neanche lui si era fatto sentire ancora.
Con la mente Lana tornò dentro quel pulmino in cui era seduta, e ascoltò gli altri mentre cantavano il finale di ‘love yourself’ di Justin Bieber, non che fossero dei fan accaniti, ma quella canzone li aveva conquistati tutti, e anche a Lana piaceva, ma era troppo distratta per cantare con loro.
Subito dopo la canzone di Bieber, ognuno pensava ad un’altra canzone che tutti potevano conoscere:
-Io amo la canzone ‘say something’, la facciamo?- chiese Emilie.
-E’ triste, però è bella, per me okay- le rispose Josh.
-Perfetto, ma su questa devo prendere le note, a qualcuno prende internet?- domandò Colin agli altri.
-Prendi il mio telefono, tanto io me le ricordo.- gli disse Sean porgendogli il suo cellulare.
I due ragazzi cominciarono a suonare lentamente, tutti gli altri decisero alla fine di farla cantare solamente a loro dato che erano i più intonati, in modo così da riprendersi anche un po’ con la gola, visto che erano ore che cantavano. Così ognuno si rilassò poggiando le teste sui propri sedili e guardando fuori mentre ascoltavano la dolce melodia creata dai loro due compagni di viaggio.
“Say something I’m giving up on you”, appena sentite quelle parole Lana, che ancora era rivolta con lo sguardo per terra fuori dal finestrino, istintivamente lo alzò poco più in alto, e dal vetro notò il riflesso di Sean grazie alla luce del telefono che Colin aveva sulla gamba, che gli illuminava il volto. La stava osservando. Strano ma vero, si rese conto che non le toglieva gli occhi di dosso mentre cantava quella canzone. Si era forse appena accorto che anche lei era in viaggio con loro? Perché solo questo le veniva da pensare.
Sean distolse lo sguardo solo quando si rese conto che i suoi occhi erano puntati in quelli di lei, continuando sempre a cantare sulle note del suo dolce suono e del suo amico. Lana in quel momento sentì come un vuoto nello stomaco, era delusa da quel gesto, così continuò a fissarlo con la speranza che lui avrebbe poi fatto la stessa cosa, ma non notò più nessun segno di attenzione da parte sua, e ciò la rendeva triste, molto triste. Erano come migliori amici, nessuno la faceva ridere tanto quanto faceva lui, nessuno era in grado di rassicurarla nei momenti di rabbia, ansia, paura, tanto quanto era in grado lui, nessuno le faceva sentire un senso di protezione tanto quanto glielo faceva sentire lui. Perché dovevano rinunciare a tutto questo? Perché non riusciva a sentirsi serena con semplicemente sette amici accanto invece di otto? Perché aveva così bisogno che lui la guardasse attraverso quel maledetto vetro?
“And I will swallow my pride, you’re the one that I love, and I’m saying goodbye..” Sean e Colin decisero di fermare la canzone in quel punto, ricevendo poi un applauso da tutti gli altri alla fine; riuscirono persino a far commuovere Jennifer.
Dopo quel momento, le ultime ore di viaggio proseguirono quasi del tutto in silenzio; c’era chi si era addormentato, chi ascoltava musica con le cuffiette o chi si rilassava semplicemente osservando il paesaggio di fuori.
Quando mancava circa una mezz’oretta all’arrivo alla loro casa, Bex si girò verso Lana, chiedendole se fosse tutto apposto, lei annuì emettendo un suono che esprimeva un sì, consapevole che Sean, alla domanda di Bex, iniziò ad osservarla curioso della sua risposta con la coda dell’occhio. Non gliel’avrebbe data vinta mostrandosi debole ai suoi occhi. Debole per cosa poi? Perché lui non le parlava più? Beh, sarebbe sopravvissuta lo stesso.
-Ci fermiamo a prendere qualche schifezza da mangiare?- propose Colin per interrompere quel silenzio imbarazzato che si era instaurato tra Sean e Lana. Sapeva che la ragazza era una testa dura e orgogliosa, proprio come Sean. Si chiese se avrebbero mai parlato di quella litigata senza tirarsi piatti.
-Buona idea!- rispose Michael, che aveva un particolare amore per le patatine e le caramelle… insomma tutte cose dietetiche. Josh accostò in un autogrill e Ginny, Jen e Emilie scesero a prendere il “necessario”.
Lana restava in un silenzio ostinato, non dicendo nemmeno cosa voleva mangiare. Sean non capiva il suo comportamento. In fondo era lei che aveva sbagliato, ma ne era così sicuro? In quel momento la sua risoluzione e il suo orgoglio sfumarono e al loro posto arrivò una stanchezza totale. Stanchezza che teneva sopita sotto il suo essere testardo, ma che non lo aveva mai abbandonato dal momento in cui avevano litigato. Sospirò contrariato, passandosi una mano sul volto. Stava facendo un casino, ma neanche lei gli rendeva le cose semplici, con la sua testardaggine. Colin notò lo stato d’animo dell’amico e gli poggiò una mano sulla spalla sussurrandogli che dopo avrebbero parlato bene.
Intanto le ragazze erano tornate con una valanga di roba da mangiare, ma Lana prese solo una caramella e Sean neanche quella.
Arrivarono tra il rumore delle bustine di patatine che venivano accartocciate e gli ultimi gocci di Coca-Cola bevuti.
Scesero tutti quanti dal pulmino e si sgranchirono le gambe, Lana fingendo un sorriso a Jen che la guardava interrogativa.
-Sono solo stanca.- le rispose alla domanda espressa dai suoi occhi.
Quando la donna si voltò a guardare la casa rimase incantata: si sviluppava su tre piani ed era costruita in legno e mattoni. Aveva ampie finestre coperte da tende lunghe che se venivano aperte mostravano un paesaggio stupendo, su una distesa infinita di pini profumati. In lontananza si vedeva anche il luccichio di un lago dove sicuramente sarebbero andati a fare un bagno.
Le luci da esterni rendevano l’atmosfera incantevolmente soffusa e magica.
Intanto i maschi avevano iniziato a scaricare le valigie, Josh portando galantemente anche quella di Ginny che lo guardava con quegli occhi ogni giorno più innamorati. Come una Biancaneve al suo Principe Azzurro, per intenderci. Jen, con la sua indole da maschiaccio, prese tranquillamente la valigia e la portò dentro senza chiedere aiuto.
Bex stava avendo dei problemi con le rotelle del suo borsone e Michael gentilmente la stava aiutando. Solo Lana se ne stava a fissare il paesaggio totalmente incantata dal profumo e dalla visione celestiale delle stelle.
Emilie la riscosse, poggiandole una mano sulla spalla:
-Bello, vero? Josh ha gusto per queste cose.-
Lei sorrise e andò al furgone a prendere la valigia, ma poi si accorse che anche Sean la stava prendendo nello stesso momento e si fermò. Non voleva guardarlo, pensarlo, ascoltarlo o addirittura percepirlo.
Lo guardava con sguardo truce, ma poi ci ripensò e le vennero i sensi di colpa. Sbuffò. Che stesse diventando bipolare? Scosse la testa e andò a prendere la valigia, sempre controllando che Sean non fosse nei paraggi.
Fu l’ultima ad entrare.
L’ingresso era sobrio, con mobili in legno e lampade che spandevano una luce calda che ti faceva rilassare subito. Davanti alla porta d’entrata c’erano le scale che portavano al piano di sopra, mentre in fondo si vedeva la porta dell’enorme cucina. Lana stava già pensando a quante cose avrebbe cucinato Sean in quel piano d’appoggio spazioso, ma rimosse subito il pensiero. Non si poteva permettere di pensare lui, se no si sarebbe rovinata la serata.
Al piano interrato si accedeva da fuori e c’era la camera dei ragazzi insieme ad una sala hobby e una cantina dei vini, mentre le camere delle ragazze stavano al piano superiore e al piano di mezzo avrebbero soggiornato Josh e Ginny.
Il salone era enorme con una finestra a tutta parete che dava sul bellissimo paesaggio canadese ed un divano a tre posti godeva della visione. Davanti alla finestra un mobiletto con la tv occupava un piccolo spazio. Tutti i mobili erano in legno chiaro per intonarsi alla casa.
Josh e Ginny si erano già rifugiati in casa, mentre i ragazzi, dopo aver visitato il piano terra, uscirono e andarono di sotto nella loro camera. Sean non rivolse neanche uno sguardo a Lana e lei se ne fregò accuratamente, anzi imboccò le scale e andò a vedere le camere.
-Ragazze, c’è un problema.- disse Bex ad Emilie, Lana e Jen che si erano riunite nel corridoio che percorreva il secondo piano.
–Ci sono due camere singole e una camera da due letti, chi va nelle singole?- chiese e Lana prese la palla al balzo. L’unica cosa che voleva in quel momento era stare da sola e al sol pensiero di passare una settimana intera con altre persone, le veniva voglia di prendere il pulmino e andarsene. Alzò la mano e allo stesso tempo lo fece Jen, ma nessuno guardò preoccupato lei. Tutte le  ragazze sapevano che Lana odiava passare del tempo da sola e amava invece stare tutto il tempo con gli amici di sempre, a ridere e raccontare cazzate.
-Tranquille, ho solo bisogno di dormire, sono davvero stanchissima oggi e non ho neanche dormito sul pulmino, a differenza tua.- disse indicando Bex con un sorriso sarcastico. Rebecca rise e le fece l’occhiolino.
-Quindi staremo io e te?- chiese la rossa a Emilie che contraccambiò ridendo. Si divisero ed andarono ognuna nelle proprie stanze: Bex e Emilie chiacchierando allegramente.
Jennifer prese il polso di Lana e la guardò dritta negli occhi come solo lei sapeva fare.
–Lana, adesso mi dici subito cosa sta succedendo o non ti lascio.- disse seria. Lana, da brava attrice qual era, mise su un sorriso stanco e ridisse (aveva perso il conto di quante volte lo aveva ripetuto quel giorno):
-Sono solo stanca, stamattina abbiamo lavorato tutti quanti e ci siamo alzati presto per finire le riprese… lo sai come reagisco al sonno. Infatti penso proprio che dopo cena filerò subito a letto.-
Jennifer la guardò stranamente, come se stesse capendo se era vero o no.
-Jen, non hai il super potere di Emma. Questa è la vita reale.- disse un po’ infastidita, ma si sentì subito in colpa guardando la faccia da cucciola di Jennifer che si scusava. Sorrise ed entrò nella stanza, ma subito un magone la assalì. Stava mentendo a tutti, addirittura a Bex, la sua confidente per eccellenza. Si sdraiò sul letto stremata e senza neanche accorgersene le si chiusero gli occhi, ma pochi minuti dopo si risvegliò, un po’ confusa. Decise che una boccata d’aria non le avrebbe fatto male e scese.
Intanto i ragazzi, che si erano già sistemati (loro avevano poca roba), salirono in salone e si fiondarono sul divano accendendo la tv, tranne Sean che si rifugiò subito in cucina, il suo habitat naturale, per preparare la cena. Essendo la prima serata, decise di inaugurare la loro settimana da sballo con due enormi teglie di lasagna, la sua specialità, già preparate in casa, doveva solo infornarle. E come se non bastasse, ovviamente, prese anche gli ingredienti per il secondo: pollo e patatine fritte. Il viaggio aveva aperto lo stomaco a tutti più di quanto potessero immaginare. E per finire pensò anche al dolce: era dell’idea che un sorbetto al limone avrebbe accontentato tutti.
Cominciò a sistemarsi la roba per iniziare il suo lavoro, il tutto gli riusciva molto semplice e naturale, al contrario di Colin che in cucina era del tutto imbranato e non sapeva mai come muoversi. Troppo preso dal pensiero di dover preparare una cena se non perfetta, quasi, non si rese conto che qualcuno era alle sue spalle fino a quando non sentì pronunciare il suo nome.
-Jennifer, mi hai spaventato..-
-Scusami.- gli sorrise la ragazza, -Hai bisogno di una mano?-
-Ti andrebbe di apparecchiare? Anche fra cinque minuti..- rispose Sean voltandosi verso di lei con aria di supplica.
-Certo! Allora posso chiederti una cosa visto che ho cinque minuti di tempo?- gli sorrise la bionda.
-Dimmi!-
-Non noti anche tu che Lana sia strana oggi?-
Perfetto, come poteva scappare da quella domanda? Non aveva minimamente pensato che potesse chiedergli di Lana, ma avrebbe dovuto. Non sapeva davvero che dire, così alzo le spalle, ma poco dopo pronunciò:
-Forse, ma non ne sono sicuro, mi sembra di aver capito che sia stanca..-
-E’ questo il punto, lei non è mai stanca, o se lo fosse non lo darebbe a vedere più di tanto, la conosco ormai, ed è strana.-
-Sì, forse hai ragione.-
-E tu non hai pensato a parlare?-
-No, penso sia in grado da sola di gestire i suoi problemi.- le rispose con aria del tutto seria, dura. Stava perdendo il controllo, l’unica cosa che gli veniva da dire a quel punto era la verità, ma decise di controllarsi e dirla parzialmente.
-Tu sai qualcosa che io non so..-
-Non so perché stia così Jen, davvero, o almeno, non ne sono sicuro. Possiamo ridurre i cinque minuti?-
-Okay, non insisto, vado ad apparecchiare.- gli disse lei con molta tranquillità, quella che lui non era riuscito a mantenere al massimo. Era decisamente stanco, confuso, arrabbiato, ormai non sapeva nemmeno più se con sé stesso o con chi altro. La cosa andava avanti da molto più di un giorno, ed era pronto a mettere fine a quella rabbia, ma non ne trovava il modo. Si rese conto che stava perdendo tempo, non era certo che in quel modo si sarebbe goduto la vacanza. Anzi, era sicuro. Doveva trovare una soluzione, ma la sua mente era un vero casino in quel momento, nemmeno l’odore delle lasagne nel forno riusciva a distrarlo come di solito gli accadeva. Cosa c’era di sbagliato in lui? Tutto? Niente? L’orgoglio? Sì, l’orgoglio, ma poche erano le volte che riusciva ad ammetterlo a sé stesso. Era orgoglioso, sicuramente più di lei. Lei, che guardando accidentalmente fuori dalla finestra, trovò seduta su una panchina di cui lui non conosceva l’esistenza, essendo posta nel lato opposto all’entrata della casa che nessuno ancora aveva visitato, tranne lei. Fortunatamente la donna non si accorse dei suoi occhi puntati su di lei, e con sguardo che esprimeva serenità, per la prima volta in quell’intera giornata, si alzò e si incamminò per tornare probabilmente in casa, facendo il giro. In quel momento nella mente di Sean, la confusione aumentava a dismisura. Non riusciva nemmeno a capire perché provava quel senso di rabbia misto a delusione, senso di colpa, nostalgia. Eppure era la prima volta che succedeva una cosa del genere ad un uomo forte, in grado di reagire, come lui.
Continuò a concentrarsi, nonostante tutto, sul sale che stava mettendo sulle patatine, evitando di distrarsi troppo e poi abbondare. Per la lasagna mancava ancora un quarto d’ora, ogni tanto qualcuno dei ragazzi, che erano in salone a ridere come matti parlando della mattinata trascorsa sul set, gli gridavano scherzosamente di sbrigarsi perché stavano morendo di fame. Lana anche era lì con loro dopo essersi rilassata qualche minuto di fuori; l’aria e l’odore dei boschi e degli alberi la facevano sentire molto meglio, e questo lo avevano notato un po’ tutti vedendo come aveva ripreso a ridere felicemente con gli altri. Si sentiva più leggera, più libera, da molti carichi che lei stessa si era poggiata sulle spalle. Le bastava semplicemente capire che non valeva la pena rovinarsi la vacanza per stupidaggini, chissà quando sarebbe ricapitata un’occasione del genere. E forse si sentiva talmente vuota di fardelli in quel momento che avrebbe potuto affrontare l’ultimo e grande peso di cui non si era riuscita a liberare ancora. Nessuno glielo impediva, niente doveva condizionarla. Al diavolo il silenzio, avrebbe dovuto agire sin da subito. E quello le sembrava il momento perfetto per farlo.
Si alzò con discrezione cercando di non farsi notare più di tanto per evitare che qualcuno la seguisse. Senza essersi esattamente programmata cosa dire o fare, si diresse verso la cucina, accompagnata dal profumo di buon cibo che ad ogni passo percepiva sempre più fortemente, fino a quando non si sentì completamente invasa da esso. Quell’odore le faceva decisamente aumentare la fame. Pensava di essere completamente tranquilla, ma quando oltrepassò la porta e vide le spalle di Sean muoversi mentre era concentrato nel condire un pollo, immediatamente in lei pervase il nervoso, ma sapeva che avrebbe potuto gestirlo.
-Ehi..- cercò di attirare la sua attenzione quasi in un sussurro.
Sean non interruppe immediatamente quello che stava facendo, riconoscendo la voce di chi ci fosse alle sue spalle. Lana non voleva importunarlo più di tanto, quindi invece che richiamarlo, chiuse la porta della cucina e si sedette su uno sgabello, incrociando le mani sul tavolo da cucina. Avrebbe aspettato, prima o poi doveva affrontarla.
Non resistette più di dieci secondi ignorandola. Emise un sospiro e girò il corpo completamente verso di lei, guardandola cercando di nascondere un’espressione addolcita. Lana alzò lo sguardo, e Sean improvvisamente sentì come se gli avessero dato un pugno nello stomaco notando che aveva gli occhi completamente lucidi. Conoscendola però, non avrebbe fatto scendere nessuna lacrima.
-E’ tutto il giorno che mi eviti.- gli disse cercando di ricomporsi e di non fargli notare che i suoi occhi stavano per esplodere. Strano ma, capitavano anche a lei momenti di fragilità.
-Cosa dovrei fare, spiegami. Fare battute, ridere e parlare con te come se nulla fosse successo?- Sean alterò di poco la voce.
-Non puoi dare la colpa a me.- Lana cercava sempre di mantenere il controllo il più possibile, ma vero era che lui glielo rendeva difficile. 
-Pensi che rinuncerei alla nostra amicizia senza un motivo?-
-Questo vuol dire che hai deciso di ignorarmi per sempre? Sai, fino a ieri almeno mi parlavi quando ti serviva qualcosa, cos'è cambiato oggi? La tua rabbia va a momenti?-
-Sai che non mi è mai passata..-
-E tu sai una cosa? Sei un egoista e irresponsabile che non è capace di ammettere quando sbaglia!- detto questo Lana capii che non riusciva a resistere di fronte al suo atteggiamento, così si alzò e si diresse verso la porta per andarsene, ma come poggiò la mano sulla maniglia, sentì stringere sul polso dell'altra mano la sua mano grande e calda, che non voleva lasciarla andare. 
-No, aspetta..-
-Cosa c'è? Vuoi rinfacciarmi per un'ultima volta quello che è successo una settimana fa?-
-No, davvero. Hai ragione tu. Non sono capace di prendermi le mie responsabilità..- le rispose Sean, che subito dopo si voltò verso la finestra per vedere se c'era vento, ma gli alberi sembravano non smuoversi di un millimetro, e il cielo era ricoperto di stelle come non gli capitava spesso di vedere. Continuò:
-Andiamo a fare una passeggiata?-
  
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