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Autore: Marceline    14/02/2016    1 recensioni
Le nostre vite non entrano in collisione, ne sono consapevole.
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bellamy Blake, John Murphy
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Ndt: La storia qui sotto è una traduzione, potete trovarla in lingua originale su AO3 sull’account di Celestialnovak (ho ricevuto la sua autorizzazione per tradurla). Ho deciso di postarla perché in italiano scarseggiano le Murphamy. E perché è una storia triste. Adoro le cose tristi. Mi scuso per eventuali errori ma nessuno dei miei amici shippa Murphamy e la mia beta di fiducia era impegnata.
Consiglio di ascoltare Fools di Troye Sivan come suggerisce l’autrice, io la adoro e merita davvero.
Buona lettura!

 

 

 

Nda: La storia tratta di loro – i Cento – che vengono spediti sulla Terra post-apocalittica e hanno le parole della loro anima gemella sul loro corpo. Due piccioni con un fava, circa. In tutta sincerità sono disgustata da me stessa per aver scritto questa storia, è anche non corretta e paragrafata in modo strano quindi mi scuso. (Titolo della storia dalla canzone Fools by Troye Sivan).

 

 



 

Fools



 

 

 

 

 

 

 “Dunque- Bellamy, tu sei legale, giusto?” Murphy rigira la tazza tra le mani e guarda con aspettativa verso il diretto interessato.

“Cos-” Bellamy abbassa il suo bicchiere, corrucciando il viso comicamente. “Cosa?”

Murphy ride e il suono echeggia nella tenda. “Sto cercando di chiedere se sei oltre i diciotto anni.”

“Oh!” Sorride sfacciatamente. “Sì, ho ventitré anni. Perché?”

È tardi e sono entrambi un po’ ubriachi, quindi a Murphy sembra okay chiedere qualcosa di così personale come l’età. “Allora hai le parole tatuate, giusto? Della tua anima gemella o qualunque cosa sia?”

Bellamy si congela per un minuto e si passa una mano tra i capelli. “Sì, ma uh- sono tipo depresse.”

Murphy si arrampica fuori dal materasso e si fa strada verso l’ammasso di coperte su cui è seduto Bellamy.

“Okay, non puoi dirmi una cosa del genere e non mostrarmele.”

“Tu non hai le tue?” Bellamy sembra un po’ scontroso con la luce soffusa che li circonda, e si allontana in maniera imbarazzata da Murphy quando gli si avvicina e gli colpisce giocosamente la spalla.

 “Nah, ho diciassette anni,” dice scrollando le spalle.

Bellamy alza le sopracciglia e poi inghiotte, in un solo sorso, quello che rimane dell’alcol nel suo bicchiere.

“D’accordo.” Borbotta mentre tira su la manica della sua giacca. Si rivela, sul suo polso, una pulita scritta nera.

Murphy ne rimane incantato. Afferra il braccio di Bellamy e lo avvicina alla luce, avvicinandosi più di quanto fosse necessario. Le mani di Murphy sono più soffici di quello che Bellamy avesse pensato che fossero.

 “Oh, wow. Quindi il tatuaggio è apparso, così dal nulla, quando hai compiuto diciotto anni?” Ormai è accucciato contro il ginocchio di Bellamy e sembra non accorgersi quando il ragazzo più grande cerca di farsi indietro.

“Già. Ha fatto un male cane.”

Murphy è silenzioso per un po’, impegnato a girare il polso di Bellamy a destra e sinistra.

 “Murphy? Va tutto bene?” Chiede Bellamy un po’ incerto, sentendosi parecchio imbarazzato dalla situazione.

Murphy indietreggia e lascia andare il polso di Bellamy, strofinandosi il viso. “È troppo buio, non riesco a leggere le parole.”

“Beh, uh, c’è scritto: ti prego no, questo non può star succedendo.” Risponde Bellamy sussurrando, abbassando nuovamente la manica e guardando ovunque tranne che verso Murphy.

“Oh.”

“Ho sentito dire che di solito compaiono le prime parole o le ultime della propria anima gemella, e sai qual è la cosa peggiore?” Si versa un altro bicchiere di alcol, ignorando il fatto che il liquido trabocca oltre l’orlo del bicchiere sul pavimento e sulle sue scarpe.

“Solitamente non puoi capire quale delle due. Ma so che queste?” Alza il proprio polso. “Queste sono ultime parole.”

La fronte di Murphy è increspata, che sia per preoccupazione o per il pensare intenso Bellamy non sa dirlo.

“Nah, Bell, sono sicuro che non lo sono. Sento gente dire merdate del genere continuamente e non sono assolutamente vicine a situazioni di morte.” Dice debolmente Murphy, guardandolo con quello che spera essere un sorriso.

Bellamy scuote la testa e beve dalla lattina che sta utilizzando come bicchiere.

Non parlano molto per il resto della notte, bevendo insieme e scambiandosi una storia o due; ma non c’è una vera conversazione.

Quando Bellamy si sveglia alle prime luci del mattino con la testa di Murphy sul suo petto, non ha il cuore di spingerlo via.

 

Pensano che nessuno se ne accorga. Ci sono sguardi d’intesa e tocchi leggeri che verrebbero considerati più che amichevoli all’interno del campo. Ci sono parole sussurrate e gesti gentili e preoccupati, scherzosi ma dolci soprannomi e giocosi scambi di stuzzicherie varie.

Poi ci sono cose che tengono lontane da chiunque; i pezzi di loro stessi che si regalano a vicenda. Storie di un’infanzia persa e sentimenti tenuti nascosti per anni.

È tutto molto innocente. Condividono un bacio da ubriachi una notte e poi si comportano come se nulla fosse successo.

Nessuno dei due lo dice ma sono grati l’uno per la compagnia dell’altro. Sono grati di avere qualcuno a cui potersi affidare.

Una sera Octavia chiude in un angolo, dietro la navicella, Bellamy.

“Bellamy- cosa stai facendo?” Dice lei come se fosse una conferma anziché una domanda, la sua faccia dura e determinata.

“Io- ma di che stai parlando?” Bellamy pianta i suoi piedi sull’erba smunta e incrocia le braccia al petto con aria di sfida.

“Murphy.” Lo fissa, cercando di leggere la sua espressione.

 “Noi siamo solo…” Dice esitando. “Noi siamo solo amici, va bene? Perché ti interes-”

“Beh, non vi comportate affatto come amici!” Octavia si guarda intorno, abbassando la voce, portandola ad appena sopra un sussurro. “Ha detto le parole? Quelle sul tuo polso?”

La mascella di Bellamy si serra, guardando oltre la sorella.

“Ascoltami, Bell, voglio solo che tu ci pensi su. Se lui non è la tua anima gemella, cosa farai? Finirai per ferir-”

“Non voglio parlarne più, O.”

Octavia si allontana come un lampo, capelli neri e trecce che spariscono. E Bellamy rimane da solo con la sensazione di stare per affogare perché lei forse potrebbe avere ragione.

 

Dopo una nottata passata a bere con Bellamy, Murphy si sveglia sopra un piccolo tavolo di legno e con il collo teso; ed ha così tanti rimpianti.

“Bellamy- cosa cazzo abbiamo bevuto la scorsa notte?” Si siede e la sua testa inizia a girare.

Bellamy cerca di dissotterrarsi dalle coperte e la sua testa spunta sotto di esse, capelli a dir poco spettinati e occhiaie nere sotto i suoi occhi. “Non lo so. Monty e Jasper hanno mischiato un po’ di robaccia insieme e mi hanno detto di divertirmi.”

“Okay-” Murphy si scrocchia il collo e scende dal tavolo. “È stato uno sbaglio, decisamente.”

Bellamy si stringe la testa ridendo. Borbotta qualcosa riguardo al dolore che gli provoca il cervello e Murphy si infila la giacca e gli dice che tornerà presto.

Murphy sta riempiendo bottiglie d’acqua quando sente degli spari provenire dal campo, l’inconfondibile suono delle grida di battaglia e delle frecce scagliate nell’aria.

Un attacco dei terrestri.

Corre veloce attraverso il sentiero stretto che conduce indietro al campo, il suo cuore comincia a battere più velocemente nel suo petto. La bocca gli si asciuga e i suoi piedi cominciano a colpire ritmicamente il terreno. Può udire il suo stesso respiro affannato e lo scorrere veloce del suo sangue nelle sue orecchie prima che i suoni dal campo diventino assordanti.

Scivola attraverso il cancello, abbassandosi contro il terreno e nascondendosi dietro le tende- sperando che i terrestri non lo vedano.

C’è Gente del Cielo che corre verso ogni direzione, facce sfocate che corrono ai ripari. Rumori di frecce e colpi da sparo in distanza riempiono l’aria.

Murphy setaccia la folla, cercando Bellamy; quasi al punto di urlare il suo nome tra il mare di gente.

Raggiunge i confini del campo e vede Bellamy arrampicarsi fuori dalla propria tenda, sopracciglia corrucciate e panico negli occhi. Il sollievo scorre dentro Murphy e guarda Bellamy correre verso di lui ma si ferma all’improvviso.

Poi Murphy vede la lancia.

La macchia di sangue si allarga rapidamente sullo stomaco di Bellamy e lui abbassa lo sguardo su se stesso, cercando di afferrare la parte di legno della lancia con mani tremanti. Finalmente l’afferra e tira più forte che può; nello stesso momento Murphy corre verso di lui. Il sangue scorre sulle sue mani e Bellamy lascia cadere la lancia.

“Bellamy, fermati! Cosa stai facendo?” Murphy è al suo fianco, lo afferra per le spalle e lo spinge indietro verso la tenda. Bellamy può vedere il suo labbro inferiore tremare.

Murphy lo aiuta a sdraiarsi e gli spinge indietro i capelli, poi appallottola una coperta e la preme contro la ferita di Bellamy.

“Merda, Bellamy, non so che- non so che fare.” Le sue parole sono frenetiche e sbrigative, le sue mani si stringono attorno al materiale e cerca disperatamente di non piangere.

“C’è troppo sang-” Bellamy si ferma e stringe gli occhi chiusi, inghiottendo a fatica. “Murphy, è troppo profonda, non c’è nulla che tu possa fare.”

“No! Non posso, io- io devo provare!” Sta piangendo ora, lacrime che cadono sulle sue mani intrecciate a quelle sporche di sangue di Bellamy.

“È tutto okay.” Bellamy gli offre un sorriso ma i suoi occhi sono socchiusi.

“Bellamy. Bellamy no- no.”

Murphy solleva il volto di Bellamy con una mano e con l’altra cerca di scuoterlo.

“Ti prego no, questo non può star succedendo.”

Bellamy si muove agitatamente e un ghigno irrompe sul suo viso.

“Hey, le hai dette,” dice, alzando il suo polso per mostrare a Murphy le parole.

Il sangue è sparso sul suo palmo, coprendo le parole sul suo polso con il liquido cremisi.

Murphy lo fissa sconvolto, gli occhi che sfrecciano sul suo volto.

“Sono grato che fossi tu.” Dice con un sorriso.

E poi i suoi occhi si chiudono ed è tutto finito. Bellamy Blake muore tra le braccia d John Murphy, e lui non ha potuto fare nulla al riguardo.

 

Un po’ di mesi dopo compie diciotto anni.

L’inchiostro emerge sulla sua pelle con un dolore lancinante, ma Murphy si costringe a guardare le parole che si stanno formando sul suo polso.

E quando è in grado di leggerle il suo cuore si stringe e inghiotte indietro un singhiozzo.

Sono grato che fossi tu.

  
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