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Autore: justhevidence    14/02/2016    4 recensioni
One-Shot recuperata dopo l'abbandono in una cartella dimenticata del mio pc.
Nasce dal desiderio di interpretare, anche in piccola, piccolissima parte, il personaggio stuzzicante e seducente che ha rappresentato per me Rize.
Dal testo: Gli umani temevano la perdita della loro aleatorie esistenze come un bambino teme l’abbandono da parte di un genitore. E, ovviamente, ciò che risultava meno complicato da accettare era l’incolpare chi appariva loro diverso, chi non rispettava i canoni di umanità.
Patetici.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kamishiro Rize
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Do play with food.
 
 
Aveva posato il suo sguardo languido sul ragazzo bruno ormai da giorni e poco era stato necessario perché lo stesso accadesse da parte di lui.
I lunghi capelli violacei che le incorniciavano il viso, delineandone i tratti morbidi, e le movenze aggraziate, donavano lei dei caratteri singolari a cui raramente gli uomini facevano resistenza.
Sarei una sciocca a non trarne vantaggio, pensò Rize, beffarda.
Gli occhi fissi sul giovane che le camminava di fianco.
Da diversi minuti blaterava, gesticolando concentrato, di una qualche complicata teoria affermatasi nei confronti dei Ghoul, più precisamente riguardante coloro che dimostravano comportamenti anomali. Gli Ingordi, i Violenti.
Lei si limitava a sorridere, mansueta.
Gli umani temevano la perdita della loro aleatorie esistenze come un bambino teme l’abbandono da parte di un genitore. E, ovviamente, ciò che risultava meno complicato da accettare era l’incolpare chi appariva loro diverso, chi non rispettava i canoni di umanità.
Patetici.
Continuando a parlare, il ragazzo incalzava un ritmo sempre più turbinoso man mano che costruiva il suo elaborato labirinto di parole, che si disperdevano nell’aria opaca del tardo pomeriggio.
Un manto cobalto aveva cominciato a farsi spazio tra le nuvole chiare, rubando la luce del giorno e liberando minuscole ma brillanti punte di diamanti, e i lampioni s’illuminavano debolmente, uno dopo l’altro.
La procedura della caccia era diventata di routine, dopo diversi perfezionamenti, e Rize ne seguiva meticolosamente i passaggi.
Al primo posto, la selezione della preda, seguito dalla seduzione di questa. Bastava, poi, ricevere un invito e le carte vincenti erano in banco. Ci si limitava a lasciar scorrere le ore fino a sera, trovare un posticino appartato e godere dei piaceri che la terra offre.
Quando, inaspettatamente, il giovane cessò la parlantina, la ragazza si sentì costretta ad alzare il viso con espressione interrogativa.
“Non dovresti giocare con il cibo, sai? Non è educato e, inoltre, quel povero obanyaki* si sarà ormai raffreddato” disse poi, guardandola ed indicandola con lo stecco di tomorokoshi** – vestito soltanto dei rimasugli di pannocchia avanzati – che aveva acquistato assieme a lei da un anziano venditore di strada.
Rize abbassò lo sguardo sulle sue affusolate dita rosee, che rigiravano la piccola pagnotta senza tregua. La distanza che li aveva separati era pericolosamente diminuita ed entrambi ne erano consapevoli. Entrambi fremevano.
“Vedi”, sussurrò lei scostandosi una ciocca di capelli che, assecondata dal vento, si era ribellata e librava libera oltre il suo viso “dopotutto credo che chi si nutre, chi caccia, in fin dei conti non sia così diverso da chi viene cacciato”. Portò, dunque, una mano a sfiorare la guancia scavata del ragazzo. Era poco più alto di lei e i suoi occhi scuri stavano riversando un alito di speranza nello sguardo di lei, ammaliante.
Chiuse lentamente le palpebre.
L’odore, l’essenza del ragazzo si faceva irrimediabilmente strada nelle narici della Ghoul, raggiungendone i chemocettori e risvegliandone l’istinto.
Si spinse in punta di piedi, poggiandosi alle spalle del malcapitato, ignaro del suo ruolo nel gioco in cui era stato scaraventato senza interpello.
“Entrambi eccitati dal desiderio. È quasi buffo, però, che si tratti di due pulsioni così dissimili, non trovi?”. Il sussurro fece scuotere le membra del ragazzo che, vittima della confusione, fece qualche passo in modo da distanziarsi.
E dal silenzioso buio, il cui tempo era scandito solamente dalle continue e spasmodiche lacerazioni di carne e dai tonfi di un corpo ormai inerme, una voce melodica e profonda faceva da guida alla giovane donna dalle iridi cremisi.
“Gioca col cibo”.
 
 
 
 
 
 


*dolce tipico giapponese di pastella, servito caldo, solitamente ripieno di anko – marmellata a base di semi di azuki.
**street-food giapponese; consiste in una pannocchia grigliata servite su stecchi.
 
 
 
|One-Shot, 575 words|
 
 
 
Author’s Corner.
Buonasera, anime lettrici.
Una volta ogni tanto riemergo dalle ceneri, decidendo di pubblicare qualcosa. Ultimamente mi ritrovo in una situazione di crisi generale nella scrittura, la mia mente è per lo più bloccata in sprazzi di ispirazione che si spengono tanto velocemente quanto si sono presentati.
Ieri sera, dunque, facendo ordine tra le varie cartelle del mio pc, mi sono imbattuta in una bozza di One-Shot scritta qualche mese fa. Tutto sommato non mi dispiaceva, quindi ho deciso di giocarci un pochino, sbozzandola qua e là. Questo il risultato.
Posso dire di essere discretamente soddisfatta – motivo per il quale ho deciso di buttare questo testo in pasto al web – e spero sia di gradimento anche a voi.
Rize è un personaggio che mi ha sempre intrigata e spinta a studiarla e cercare di interpretarla, come molti altri personaggi di Tokyo Ghoul, e spero di conseguenza di essere riuscita ad intrappolare anche solo una minuscola scheggia di questa personalità, scrivendone.
Mi auguro che la lettura sia stata di vostro gradimento.
A presto,
 
justhevidence.
  
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