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Autore: Alexiel Mihawk    15/02/2016    3 recensioni
Nami e Zoro non sono anime gemelle, ma questo non ha certo impedito loro di incontrarsi e innamorarsi l'uno dell'altra; Cavendish è sempre stato un esteta e la sola idea di potersi innamorare di una persona brutta lo ripugna; Rebecca ha trovato la propria anima gemella, ma ha scoperto, con orrore, di non essere la persona che lui stava aspettando; Law è sempre stato convinto di essere eterosessuale e ora vede le sue convinzioni andare in pezzi; Kidd è gay da una vita e detesta chi mente a sé stesso; Bonney ha dei problemi con la legge, Drake è la legge.
Soulmate!Modern!AU - In un mondo in cui ti viene detto, fin dalla più tenera età, che là fuori, da qualche parte, esiste qualcuno destinato ad amarti, destinato a stare con te, è possibile per una persona sentirsi davvero libera di amare senza imposizioni? Senza che il destino pesi come una condanna? Durante un roadtrip coast to coast Nami, Zoro, Cavendish, Bonney e Kidd si fermano a Peach Springs, cittadina dell'Arizona costruita attorno alla Route 66, qui incontreranno una serie di persone che cambieranno loro la vita.
[Zoro/Nami; Law/Kid; Bonney/Drake; Cavendish/Bartolomeo/Rebecca]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cavendish, Eustass Kidd, Jewelry Bonney, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Franky/Nico Robin, Nami/Zoro, Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: Walk like an Egyptian
Capitolo: Wake me up, before you go-go
Fandom: One Piece
Personaggi: Nami, Zoro Roronoa, Eustass Kid, Jewelry Bonney, Cavendish, Killer, Trafalgar Law, X-Drake, Bartolomeo, Rebecca, Monkey D. Rufy, Portoguese D. Ace, Sabo, Sanji, Doflamingo Donquijiote, Rocinante Donquijote (CC, Monet, Vinsmoke), troppa gente.
Pairing: Zoro/Nami, Eustass/Trafalgar, Bonney/X-Drake, Cavendish/Bartolomeo/Rebecca, implied!Sabo/Koala, Sanji/Kendra, implied!Ace/Marco
Rating: sfw
Genere: slice of life, sentimentale, generale
Avvertimenti: soulmate!AU, tattoo!AU, roadtrip!AU, modern!AU, linguaggio volgare
Prompt: Dinastia
Parole: 18267 con le canzoni – 17533 senza canzoni
Note: questo capitolo è stato un parto. È stato scritto per il Cow-T e di conseguenza, come ogni cosa che viene scritta per questa challenge, è stato una corsa contro il tempo. Alle 22 era praticamente concluso, ma si è imballato il pc e ho perso 2mila parole e ho dovuto riscrivere tutto il finale; non so, forse ho anche dimenticato dei pezzi nella riscrittura. Certo è che questa storia non è riletta, ma abbiate pietà, lo farò prima possibile. Ora passo alle note vere e proprie.
- Le canzoni di questo capitolo sono: California, Phantom Planet ; Wake me up, Avicii ; City Kids, Motorhead ; Dead man tell no tales, Motorhead ; In the air tonight, Phil Collins ; I bet my life, Imagine Dragons ; Route 66, John Mayer ; A thousand years, Christina Perri ; Baby got back, Sir Mix-a-lot ; Wake me up before you go-go, Wham!
- I seguenti personaggi: Matt Fastor, Brad Fastor, Slade Fastor, Blake Fastor, Whisper, Kendra Willer, la nominata Vic, Sheera e Adelaide, sono proprietà intellettuale di Axia, che li ha creati nel lontano 2003 nella sua fanfiction Verso il Re (sorry non più on line) e la loro presenza qui è una gentile concessione dell'autrice, non che una pesante strizzata d'occhio alla vecchia guardia.
- I parrucchieri nominati esistono davvero; il distretto di polizia si trova davvero all'indirizzo da me nominato, ma non so proprio come siano fatte le celle; per quanto riguarda l'area in cui si trova villa Fastor, beh ho preso qualche libertà, ma insomma ha poca importanza.
- Dof non è cattivo come nel fumetto, Roci non è morto e a dirla tutta Dof ha dei seri problemi, mi spiace se lui è ooc.
- Ho deciso, in seguito agli ultimi capitoli di far comparire la famiglia di Sanji, ATTENZIONE SPOILER DEGLI ULTIMI CAPITOLI - in realtà non si sa niente di loro se non che Sanji è il terzogenito, così per questa storia ho adottato l'headcanon di Tumblr per il quale ha due fratelli maggiori che si chiamano Ichiji e Niji (Ichi, Ni, San - Uno, due, tre in Giapponese). Ovviamente non è detto che rimanga la stessa cosa anche in futuro perché apprezzo anche l'idea che abbia due sorelle.
- Probabilmente non è come avreste voluto, le coppie non sono come le avreste volute, non ho scritto nemmeno la metà di quanto avrei voluto io, ma alla fine è andata così e lo sappiamo entrambi, se questo capitolo esiste è solo perché non ce la facevo a staccarmi da questa storia; quindi sì, scusatemi perché ci sono dei personaggi che sono finiti sullo sfondo e alcuni personaggi che non conoscete hanno preso troppo spazio sulo schermo, ma il tempo era quello che era e la storia alla fine non sarebbe potuta cambiare più di tanto, dopo tutto, non potevo obbligarli a comportarsi diversamente, non li avreste voluti ooc e nemmeno io.

Questa è la fine, ma, per chi sa cogliere i segnali, forse la fine non arriva mai davvero.

Una volta, un uomo che stimo moltissimo scrisse sette lunghi libri che parlavano di un viaggio e di una ricerca e lasciò il finale in un piccolo epilogo a parte, alla fine del settimo libro. In questo epilogo, proprio prima di rivelare cosa sarebbe accaduto al suo protagonista, scrisse:
Un finale è una porta chiusa che nessun uomo può aprire
e aggiunse anche:
Se dovessi andare avanti resteresti senz'altro deluso, forse ne avresti addirittura il cuore spezzato. […] Quella cosa che chiamiamo lieto fine non esiste. Non ne ho mai trovato uno che fosse alla pari di C'era una volta. I finali sono senza cuore. Finale è solo un sinonimo di addio.
Aveva capito, meglio di chiunque altro, che la cosa davvero importante non era la meta, ma il viaggio e il nostro viaggio si è concluso alla fine del capitolo sesto, con una Cadillac che sparisce tra la polvere (o forse questa è solo un'ennesima strizzata d'occhio a chi riesce a cogliere i miei segnali). Quindi ecco, io vi dico, quella era la fine, e se avete paura che questo capitolo in più possa rovinarla, allora non leggetelo, non mi offenderò; se invece siete pronti ad andare avanti, beh, che si cominci, dopo tutto io non sono Stephen King e qui non c'è nessuna Torre Nera.



Walk like an Egyptian
7. Wake me up, before you go-go



Se ne vanno da Las Vegas solo nel momento in cui a Nami viene proibito l’ingresso al Bellagio.
«Barbari» borbotta la ragazza, stringendosi al petto l’ennesimo assegno.
«Hai svaligiato il fottuto casinò, demente»
«Linguaggio, Kidd. E svaligiato è il termine sbagliato. Ho vinto onestamente partecipando ad attività ludiche il cui buon esito è dettato unicamente dal caso».
«Non se conti le carte» sibila Bonney, mascherando il suo commento dietro ad un fintissimo colpo di tosse.
«Non è barare, e almeno io non mi faccio i croupier» sibila Nami, avvicinandosi alla macchina.
«Ehi! Io non mi sono fatta nessuno!»
«Potrebbe o non potrebbe essere che stesse parlando di me» interviene Killer avvicinandosi e lasciandosi uno sguardo vago alla punta delle scarpe.
«Beh, non è grave» interviene Zoro mentre passa una mano oltre la spalla di Nami e l’avvicina leggermente a sé «Tanto hai vinto abbastanza soldi da comprarti altre sei Cadillac».
«Il punto non è quanto ho vinto, pezzentone, ma quanto avrei potuto vincere ancora! Questo è il motivo per cui sei sempre senza soldi, Roronoa».
«Pensavo fosse perché mi pagano una miseria».
«Amore, fai un cosa carina, non pensare proprio».
«Quando avete finito di flirtare come due deficienti, possiamo cavarci dal cazzo?»
«Kiddo, sei consapevole che ogni volta che parli un linguista muore, ve’?»
«Il bue che dà del cornuto all’asino» celia Killer, passando con fare affettuoso una mano sul capo di Bonney.
«Prima di “cavarci dal cazzo”, qualcuno mi vuole dire dove diamine è andato a cacciarsi Cavendish?» domanda Nami, affatto sclerata «Ci sarò a darti una mano, ovviamente non mancherò. Il cazzo! Ecco cosa, lui e le sue promesse da inglese senza spina dorsale! Scommetto che si sarà chiuso da qualche parte a farsi fare le unghie!»
«Fidati, ciccia, quello mira solo ai parrucchieri» le fa notare Jewelry «Se non ricordo male ieri ha passato l'intera mattina da Jerry Lambert».
«Quando lo vedo lo strozzo» sibila la rossa, maledicendo quella testa vuota di una Barbie senza cervello.
«Prima di tutto calma» la previene Cavendish comparendole alle spalle «Seconda cosa, i miei capelli sono sempre una priorità, dovresti saperlo, visto che tutti i prodotti di bellezza te li consiglio io, terzo-»
Si blocca leggermente, addolcendo il tono di fronte allo sguardo omicida dell'amica, e nota solo in quel momento che tutti, ma proprio tutti, si sono fatti due passi più indietro, evitando accuratamente ogni forma di contatto visivo.
«Dicevo, e terzo, non sono mica venuto via a mani vuote» celia, sventolando sotto il naso di Nami una valigia piuttosto ingombrante, scatenando in lei un moto di affetto improvviso.
«Nami, dovresti staccarti dal collo di Cavendish» le fa notare Killer con gentilezza.
«Non dire corbellerie, bisogna sempre dimostrare gratitudine»
«Sì, ma credo che tu lo stia strozzando» puntualizza Rebecca, ridacchiando.
«Dov'è che vi eravate cacc- Cioè, no, spè, Barto è nuova la tinta? Stra mega figa!» esclama Jewelry, toccando la cresta verde del ragazzo con ammirazione, osservando il colore finalmente definito.
«Ci tenevo a provare la nuova Spa del Bellagio, una meraviglia, e già che c'erano ho chiesto se potessero fare qualcosa per i suoi capelli, non che non mi piaccia il verde, ma quello di prima era color topo morto sbiadito».
«E dopo ci ha portato al casinò vero e proprio e io non ero mai stata in un posto del genere prima e non so come, ma continuava a vincere! È stato molto esaltante!»
«Signorina Dold, non dovrebbe dire ad alta voce che avete vinto o qualche malintenzionato potrebbe avvicinarsi troppo» le dice un uomo in piedi dietro di lei.
«Avete finito con questi salamelecchi di merda? Dobbiamo restare qui tutto il fottuto pomeriggio a complimentarci con voi per le dimensioni del vostro culo?» si lamenta Kidd «E poi chi cazzo è quel tizio?»
Bartolomeo si gira a fissare l'energumeno al suo fianco e solleva le spalle in un gesto di indifferenza, ricevendo una gomitata da Rebecca.
«Si chiama Blue Gilly, è la guardia che il casinò ci ha assegnato perché ci scortasse alla macchina».
«Come fosse necessario, a me fai onestamente più paura tu» borbotta il suo ragazzo, fissando male l'uomo in completo scuro.
«E comunque non è carino far sapere a tutti che sono in grado di difendermi da sola, non si sposa bene con la mia immagine, ne abbiamo già parlato».
«Signori è solo il mio lavoro».
«È solo il suo lavoro, hai sentito?»
«E ora è finito, sciò. Su, su, smammare» risponde Nami, agitando le mani e ignorando completamente i richiami di Zoro.
«Forza amico, non hai sentito la rossa? Cavati dalle palle che così possiamo andare pure noi».
«Linguaggio»
«Stai zitto, Killer, che qua ci stiamo mettendo le radici in 'sto posto del cazzo. Almeno a Supai potevo girare come mi pareva, qui devo infilarmi la fottuta camicia per entrare nei casinò, senza contare le mante che fa l'Oca ogni volta!»
«Lo perdoni» si scusa Nami con lo sconosciuto «È cresciuto tra le scimmie».
«Vaffanculo pure tu!»
«Più tardi magari. Però su una cosa hai ragione, dobbiamo darci una mossa, forza, sono già le dieci del mattino e se vogliamo essere a Los Angeles per pranzo conviene partire. E già che sei qui» si interrompe tornando a rivolgersi a Blue Gilly «Sai mica dirmi quanto costa il pedaggio autostradale fino a Los Angeles?»
L'uomo scuote il capo, mentre persino Bonney si trova a roteare gli occhi.
«Gnè, pure inutile, che sfaso»
Montano in macchina, preparandosi alla tappa più importante del loro viaggio; oltre le montagne c'è la California e, per alcuni di loro, quella che potrebbero tranquillamente definire casa.
«Non vedo l'ora di vedere Kendra» esclama Zoro, sogghignando come un bastardo «Le proporrò di uccidere Sanji e finirà malissimo».
«Vedo che andate sempre molto d'accordo».
«In realtà saresti stupito di quanto a lungo ci siamo sopportati senza farci fuori davvero, dopo tutto anche tu non sopporti Kidd».
«Ro', nessuno sopporta Kiddo».
«Sparatevi, stronzi! E tu sei il peggio stronzo di tutti, Roronoa, torni a casa e non pensi manco ad andare a trovare quel povero sfigato di tuo padre, no, andiamo ad ammazzare i nostri amici» borbotta il giovane «Mi chiedo perché io vi parli ancora».
«Giusto» trasalisce Nami, armeggiando distrattamente con la radio «Avevo completamente rimosso, tuo padre e tua sorella magari avrebbero piacere di vederti…»
La radio gracchia, cercando una frequenza il cui segnale non sia traballante; non è cosa facile in quella parte di Nevada, a meno che non si vogliano ascoltare macabre notizie date dai giornali locali.
«Finalmente» mormora infine Nami.
We've been on the run, driving in the sun, looking out for number one. California here we come, right back where we started from.
«Ma voi i cazzi vostri non ve li fate mai?» domanda Roronoa, leggermente piccato «E anche tu, pensavo che vedere mio padre ti mettesse ansia!»
«No, perché? Mikki è una persona adorabile, anzi, sai cosa? Quasi avviso tua sorella che stiamo arrivando».
«Ma che, sei serio? Io mica lo sapevo che c'avevi una sorella».
«Già, sfigato, mica ce lo avevi mai detto. È topa?»
«Nami, ti proibisco di rispondere a qualunque di queste domande».
On the stereo, listen as we go, nothing's gonna stop me now.
La giovane ghigna appena, passando il suo telefono agli amici comodamente svaccati sui sedili posteriori.
«È molto bella» conferma Killer.
«Porca vacca, probabilmente ha preso lei tutta l'intelligenza, la bellezza e a te, pezzentone, è rimasto solo il senso dell'orientamento… Ah, no scusa».
«Fottiti, Kidd»
 California here we come, right back where we started from.
«Eddai, come se non sapessi che mi piace il cazzo, Zoro».
«Non mi interessa cosa ti piace, non fare commenti su mia sorella!»
«Noioso. Noiosissimo. Poi cioè, ha un colore di capelli stra mega figo, a me piace, che la posso portare fuori con me una sera?»
«Non credo sia una buona idea, Jewls» si intromette Nami recuperando il cellulare «Nessuno dovrebbe uscire con te, mai. Ci porti sempre in posti assurdi e finisce sempre male».
«Dici così adesso, ma l'ultimo Rave a cui siamo andate assieme ti ha parecchio divertita».
Pedal to the floor, thinkin' of the roar, gotta get us to the show. California here we come, right back where we started from.
La città compare appena superate le montagne, davanti ai loro occhi si riflette un oceano di asfalto che a prima vista ha lo stesso effetto stordente di una bottiglia di vino; ma chi ci è abituato non si lascia ingannare. I suoi grattacieli salgono verso l'alto in un vortice in impennata verso il cielo e i raggi del sole si rifrangono sulle immense vetrate spingendo anche i più ostinati a distogliere lo sguardo.
Su un lato delle colline spicca la famosa scritta “Holliwood” che ricorda a tutti che Los Angeles non è solo la città degli angeli, ma anche la terra del cinema, dei vip, degli Oscar e grandi star.
«Tira dritto verso santa Monica» Nami allunga una mano a indicare un cartello, evitando così che Zoro vada a cacciarsi dalla parte opposta.
«Oddio, ma di là andiamo dove ci stanno i ricconi. Beverly Hills è uno sfaso!»
«Non farti strane idee» la redarguisce Killer, venendo prontamente ignorato.
«Guardate laggiù! Chissà che meraviglia!»
«In realtà il matrimonio sarà su a Bel Air, o lì in zona, se non sbaglio i Fastor possiedono tutta la collina».
«Chi?»
«Bonney tirati giù prima che ci diano una multa» si lamenta Nami.
«Come no, superoca e tu rimettiti la maglietta».
«Siamo a Los Angeles, e ho il costume da bagno, senza contare che lo sanno tutti che queste» esclama Nami incrociando le braccia sotto il seno «Sono un patrimonio dell'umanità. Il mondo dovrebbe essermi grato di poterle ammirare».
«Ro' non mi sembra proprio proprio felice della cosa, eh» le fa notare Jewelry facendo scoppiare rumorosamente una bolla più rosa dei suoi capelli.
«Oh, scusa, amore ti dà fastidio?»
«Sì un po' sì» ammette Zoro con la fronte corrugata, tutto intento a non perdersi.
«Beh, attaccati al tram e fattela passare» sibila Nami inforcando gli occhiali da sole e battendo il cinque a Kidd «Le tette sono mie e prendono tutto il sole che decido io».
«Sto sempre guidando e faccio a tempo ad andare a sbattere da qualche parte facendovi fuori tutti, bastardi».
«Figurati, non faresti mai volontariamente del male a questa macchina».
«Cos'era che avevi detto quando ti si era parlato di cambio manuale?» domanda Killer prendendolo velatamente in giro «Sentire il motore che ti parla mentre scali le marce?»
«Vi odio tutti»
«Mentre continui ad odiarci gira a destra e poi a sinistra subito al semaforo» gli fa notare Nami.
«Oi, Oca, io e Killer possiamo scendere prima? Tanto al cazzo di albergo sappiamo arrivarci anche da soli».
«Linguaggio, Kiddo. Anche se in effetti ha ragione, l'unica che non è mai stata a Los Angeles prima sei, se non sbaglio?»
Nami sbuffa e annuisce, forse avrebbe fatto meglio a continuare a non vederla proprio la città degli angeli vista la piega presa da quel viaggio.
«Vi ricordo che il matrimonio è domani alle tre e voi dovete suonare. Sono stata chiara?»
«Cristallina, Ciccia».
«Perché rispondi tu?»
«Vado a farmi un girello pur'io, che mica posso venire con voi dai Fastor per cena? Che poi io c'ho le pare lo sai, sento Ace e vedo se alcuni del vecchio giro fanno roba».
«Le tue uniche pare sono quelli che alimentano i tuoi scompensi mentali, lo sai vero?» domanda Zoro, accostandosi al marciapiede.
«Domani alle tre. NON. METTEVI. NEI. GUAI» sibila Nami fissandoli tutti «E non so che 'roba' tu voglia fare, ma niente di illegale, non voglio che vi ficchiate nei casini proprio oggi».
«Siamo mica sordi, cazzo. Abbiamo capito, niente bordello e niente casini. Ti sembriamo così deficienti?»
«Sì» è la placida risposta di Nami, prima che la macchina ripartz sgommando leggermente e lasciando le note finali di una canzone di Madonna nell'aria.
«Che donna di poca fede» sibila Kidd.
«Non so proprio come possa non fidarsi così di noi» celia Bonney, controllando il cellulare e sgranchendosi le gambe «Bon, ci si vede sfigati».
Killer si passa una mano sul viso e sospira, già chissà proprio come mai Nami non si fida.
«Spero davvero che vada tutto bene» borbotta tra sé, seguendo Kidd in una via mai vista prima.
Ovviamente non fu così.

«Sei nervosa?»
«Figurati» borbotta Nami mentendo spudoratamente.
Zoro scoppia a ridere e le dà una mano ad allacciare il girocollo sottile, scostandole con dolcezza i capelli dal collo.
«Andrà benissimo, vedrai. Non so nemmeno di cosa ti preoccupi, alla fine Sanji e Rufy già li conosci, no? E ti posso assicurare che Kendra è adorabile, ha il cuore di ghiaccio e la lingua più sferzante di una frusta».
«Non sono preoccupata» ribadisce la ragazza.
«Come no».
«Ci vuoi arrivare vivo a fine serata?»
Salgono in macchina senza dire niente e Nami sbuffa, senza essere davvero arrabbiata, nel vedere il sorriso ironico sul volto del compagno; certo che è in ansia, ovviamente è in ansia, sta per entrare a tutti gli effetti nella compagnia di amici storici di Zoro, sta per conoscerli e per di più in un contesto importante come un matrimonio.
«Dimmi che sono carina» si lamenta improvvisamente, piegandosi verso di lui e accarezzandogli un braccio.
«Sei molto carina» azzarda Zoro, consapevole che quando la sua ragazza fa certe richieste bisogna sempre darle ragione, soprattutto quando è vero, ma pretende lo stesso conferme.
«Non mi sembri convinto…» lo sguardo che gli lancia non è dei migliori, mentre le sue mani si allungano sulla sua giacca in una presa poco rassicurante.
«Sei davvero molto carina».
«E tu sei uno zotico, impegnati che puoi fare di meglio».
«Nami sei bellissima… Mi hai rubato, di nuovo, il portafogli non è così?»
Storce il naso, scocciata.
«Non te ne saresti dovuto accorgere, sto perdendo la mano» si lamenta.
«No, è solo che oramai ho capito quando cerchi di palparmi e quando cerchi di derubarmi… A pensarci bene, stasera potresti anche divertirti, i padroni di casa sono, come dire, piuttosto particolari sotto questo punto di vista».
La rossa lo fissa scettica, con l'oramai tragica consapevolezza che nessuno dei loro amici è normali; non possono essere peggio delle persone che già frequentano, senza contare che lei di gente strana ne ha vista nella sua vita e dubita di potersi stupire ancora più di tanto.
Capisce di essersi sbagliata nel momento stesso in cui la Cadillac entra nell'immenso giardino della tenuta Fastor, superando un cancello scuro dall'aria inquietante, controllato da due guardie e da un po' troppe telecamere.
«Manco fosse una fortezza» ironizza.
«Non che ti sbagli poi così tanto».
La vera sorpresa, però, quella che la fa sobbalzare e parzialmente morire di infarto, è la villa. Villa Fastor è l'edificio più grande e sontuoso che Nami abbia mai visto, le luci della festa sono abbaglianti e colorate e il festone che invita a celebrare con gioia l'unione di Sanji e Kendra accoglie gli invitati a quella cena famigliare.
«Zoro» alita la ragazza «Non mi avevi detto che sono schifosamente ricchi».
«Sì, i Fastor stanno parecchio bene e anche la famiglia di Sanji in realtà. Senza farlo apposta questo matrimonio soddisfa tutti».
«Ho sbagliato partito. Ho così tanto sbagliato partito che mi viene da piangere».
«Grazie, sono sempre qui».
«Stai zitto, quanti sono? Qualcuno di loro è single? Ho bisogno di saperlo!» si lamenta Nami, scrollandolo per le spalle senza alcun riguardo.
«Scordati Brad, biondino, aria per bene, ogni volta che qualcuno dei suoi gli parla sembra prossimo al suicidio. Le valide alternative sono Matt, il tizio che mi sta cercando con l'aria di chi vuole commettere un omicidio, e Slade, capelli neri, sguardo assassino, in grado di far saltare i nervi a chiunque».
La ragazza che le ha parlato è leggermente più bassa di Nami, e, sebbene non l'abbia mai vista prima, la rossa la riconosce subito.
«Kendra!» esclama Zoro, abbracciandola e sollevandola appena.
«Piacere, devi essere Nami» borbotta la giovane svicolando dall'abbraccio con l'aria di chi non è troppo entusiasta del contatto fisico.
«Piacere mio» sorride, stringendo la mano che le viene tesa «Su quale hai detto che è meglio puntare?»
«KENDRA» questa volta il nome viene ruggito e la ragazza viene afferrata da un energumeno dai capelli castani e l'espressione incazzata «Finiscila di scappare, è il tuo matrimonio!»
«Tecnicamente quello è domani, Matt, amore» gli fa notare la giovane, sottraendo i lunghi capelli viola alla presa fastidiosa del suo ex.
«In ogni caso, non mi pare un buon motivo per sparire e lasciarmi in balia di tuo suocero. Oh, Roronoa, sei ancora vivo».
«Fastor, vorrei poter dire che è un piacere».
«Figurati per me, e immagino che questa meraviglia al tuo fianco sia Nami» celia Matt, sorridendo come un beota, con il chiaro intento di infastidire Zoro e ottenendo solo che la ragazza gli si appiccichi addosso con aria da gatta «Kendra mi ha parlato un sacco di te».
«Ma se ti ho solo detto che esisteva!?»
«Oh, sai, anche a me hanno parlato molto di te» ridacchia Nami, sorridendo sorniona, per poi sentirsi sollevare da Zoro e spostare due metri più in là .
«Scusa tanto, Fastor, ma mi serve intera per ora».
Kendra scoppia a ridere divertita, sorpassando l'amico e afferrando la giovane per il polso.
«Sai cosa, Roronoa? Hai ragione, mentre voi due vi divertite a ricordare i bei vecchi tempi io la porto a fare un giro» non ascolta nemmeno la risposta, iniziando a trascinarsela dietro, oltre la villa, verso il giardino sul retro dove c'è la festa.
«Quindi?» le chiede bloccandosi di colpo, poco prima che raggiungano la folla degli invitati.
Nami fa scivolare una mano sotto il vestito ed estrae un portafoglio di pelle nera.
«L'ho capito subito che saremmo andate d'accordo» celia, entusiasta come un'oca giuliva.
«Non ci posso credere» sbotta però Nami aprendolo «Questo marcione ha solo pezzi da venti! Guarda qui?!»
Kendra schiocca la lingua, altrettanto delusa.
«Il primogenito dei Fastor è sempre stato un pezzente. Ogni tanto mi chiedo perché io abbia firmato un contratto prematrimoniale prima di sposarlo, se penso che avrei potuto portargli via anche le mutande!»
«Sposarlo?»
«Come pensi che sia diventata parte di questo gruppo di spostati?» domanda Kendra, gettandosi alle spalle il portafoglio vuoto di Matt «A sedici anni ho incontrato Matt e l'ho convinto a sposarmi, in realtà non è che fossimo innamorati solo che mi serviva un tutore per poter fare quel cazzo che volevo dopo essermene andata di casa, così siamo andati in Canada, perché figurati trovare qualcuno che sposi due persone che non sono anime gemelle in quest'unione di stati di merda, e l'ho incastrato. Ma è stato un matrimonio di comodo, e poi ho conosciuto Sanji».
«E ti ha convinta a sposarti davvero» conclude Nami.
«Quello stronzo mi ha costretta» sibila Kendra ignorando lo sguardo divertito di alcuni ospiti.
«Così mi spezzi il cuore» esclama il diretto interessato comparendo alle sue spalle «Nami, meraviglia del mondo, sei qui, la tua presenza illumina l'intero giardino!»
Sanji si avvicina e si china di fronte a lei, facendole il baciamano sotto lo sguardo schifato della sua futura moglie.
«Fatti curare, Hijunar».
«Vinsmoke» la corregge un uomo alle sue spalle, che assomiglia in modo incredibile a Sanji, ad eccezione della forma delle sopracciglia che invece di essere arrotondate risultano più spigolose nelle curve.
«Sì, sì, Hijunar è il cognome di Zeff, lo so» borbotta Kendra, seccata «Avreste potuto pensarci prima di farlo crescere con lui».
«Kin» la voce di Sanji è gentile, ma la ragazza intuisce una sfumatura di ammonimento e sbuffa «Nami, questo è il maggiore dei miei fratelli, Ichiji».
«Incantato».
«Aspetta un secondo» borbotta Nami, sbiancando leggermente sotto il blush «Vinsmoke, come quei Vinsmoke? Vinsmoke dei Vinsmoke della Louisiana?»
Ichiji sorride sornione, indicandosi con un gesto delle mani.
«Vedi tutto questo?» domanda, sotto lo sguardo perplesso dei presenti e quello rassegnato di suo fratello «Puro manzo di New Orleans, rossa. Cento per cento Vinsmoke, semino terrore e riscuoto a tutte le ore».
«Uccidetemi ora» sibila un altro uomo arrivando al suo fianco «Se sento un'altra delle tue battute del cazzo, giuro su Dio che ti verserò del cianuro nel bicchiere. E finiscila di bere il mio Martini!»
«Veramente, Slade, quello è il mio bicchiere».
«Nami, ti presto Slade e Brad Fastor» esclama Kendra «Brad è quello simpatico, ma è eccessivamente squattrinato, Ichiji non si ricorda nemmeno dove abbia la testa, figurati il portafoglio».
«Nami? Nami e poi?»
«Fatti i cazzi tuoi Fastor, non si fanno certe domande a una donna».
Nami sventola la mani davanti alla faccia di Sanji come a fargli capire che non ha importanza – con tutti soldi che ha quello può dirle qualsiasi cosa, purché si lasci derubare.
«Puoi chiamarmi come ti pare» risponde con un sorriso, appiccicandosi al suo braccio «Purché tu mi offra da bere».
Kendra trattiene a stento un sorrisino, beandosi dell'espressione schifata di Brad.
«Dimmi che non sta davvero cercando di concupire mio fratello» le sussurra all'orecchio.
«Dipende…»
«Da cosa?»
«Le dimensioni del suo portafoglio».
In quel momento, finalmente, fa il suo ingresso Roronoa, che, dopo essere stato mollato in balia di Matt, è riuscito a perdersi solo tre volte prima di ritrovarli; fissa i suoi amici, poi la sua ragazza, che attaccata al braccio di Slade Fastor si avvicina al banco degli alcolici.
«Avete lasciato la pazza a piede libero? Brad, Ichiji».
«La pazza sarebbe la sua ragazza» specifica Kendra.
«Stai seriamente dicendo che quella bomba in ambito da sera ti si fila? Per più di dieci minuti? Prima mio fratello si sposa, poi tu con questa gnocca atomica… Il mondo sta andando alla rovescia» si lamenta il primogenito dei Vinsmoke.
«Ti sei mai chiesto come mai nessuno ti si fila?» domanda Brad sarcastico «Perché io di risposte ne avrei non poche».
Sanji gli batte amichevolmente una mano sulla spalla, e con affetto gli dice:
«Cerca di vedere il lato positivo, anche Niji è single. Tu e lui siete un po' come Matt e Slade, senza speranza».
«Ti ho sentito, stronzo!» urla da qualche parte, perso nella folla un ragazzo dai capelli biondi, facendosi avanti a gomitate e mandando a gambe all'aria un individuo di dubbio gusto dai capelli tirati in aria con del gel glitterato.
«Niji, certo che quando si tratta di insulti ci senti benissimo» si lamenta suo fratello minore.
«Taci, ingrato! Dovresti essere solo felice che in tutto questo tempo non ho mai cercato di portarti via Kendra».
«Figurati, è troppo intelligente per te» sibila Ichiji.
«Ha parlato il genio».
«Finitela, non avrebbe mai pisciato nessuno di voi due, stronzi».
«Prego, continuate pure a parlare di me come se non ci fossi».
«Finitela, coglioni, e qualcuno di voi mi dica perché avete lasciato Nami da sola con Slade!» sbraita Zoro, dimostrando la sua capacità di passare da tranquillo a “iena rabbiosa” in meno di tre microsecondi.
«A quanto dice Kendra» azzarda Brad accendendosi una sigaretta «La tua ragazza sta cercando un partito più ricco di te».
«Che non è una cosa molto difficile, visto che sei uno squattrinato» calca la dose Sanji.
«Nami. E Slade» borbotta ancora Zoro, gesticolando come un dannato.
«Ok, ok, abbiamo capito, ora calmati che ti viene l'infarto, Roronoa».
«No, non avete capito un cazzo, qui ci scappa il morto!»

They tell me I'm too young to understand, they say I'm caught up in a dream, well life will pass me by if I don't open up my eyes, well that's fine by me.
«Amo questa canzone!» urla Bonney a tutto volume nell'orecchio di Kidd.
Non saprebbero nemmeno dire come sia possibile, ma sono riusciti a ritrovarsi nello stessa discoteca – e non è cosa da poco considerando le dimensioni di Los Angeles e la quantità pressoché immensa di locali.
«Cosa?» urla il ragazzo di rimando.
Jewls scuote la testa, come a dire che non è importante, e si mette a cantare a squarciagola, seguita da un paio di sconosciuti che ballano a ritmo sincopato al suo fianco.
Né Kidd, né Killer (oramai prossimo al suicidio) li hanno mai visti, ma deducono dal modo di comunicare a grugniti della loro amica, che almeno lei li conosca; si lanciano uno sguardo di intesa, in cui un attento conoscitore dell'animo umano potrebbe intravedere un briciolo di preoccupazione, ma alla fine Eustass scuote la testa e fa cenno verso il privé.
Bonney nemmeno si accorge che siano spariti, troppo impegnata a finire in un sorso il suo drink, farsene offrire un altro e tornare a cantare.
I tried carrying the weight of the world, but I only have two hands. Hope I get the chance to travel the world, but I don't have any plans. Wish that I could stay forever this young, not afraid to close my eyes, life's a game made for everyone and love is the prize.
Non si era mai resa conto che il casino frastornante di quella città le fosse mancato così tanto, i vicoli stretti in cui uscire a fumare una sigaretta, la gente che non ti calcola e ti ignora perché a Los Angeles nessuno è importante, nemmeno la ragazzina che viene molestata da gente più grossa di lei.
Bonney caccia una bestemmia poco fine, stropicciandosi gli occhi per capire se la scena stia veramente accadendo o se la stia solo immaginando, ma davanti a lei c'è davvero una giovane sulla ventina che sta venendo importunata da tre energumeni dall'aspetto del tutto poco raccomandabile (che poi lei sia sbronza marcia e ne veda sei, beh, quello è un altro paio di maniche).
«Scusate» e non sa nemmeno perché si stia tirando, nel momento stesso in cui afferra il più alto dei tre per la camicia e lo tira all'indietro, sbilanciandosi leggermente «Non è proprio che state facendo cose illegali, cioè, tu» si blocca e allunga il dito verso la ragazza di fronte a sé «Stai bene?»
«Senti bella, levati dalle palle, stavamo solo parlando» le fa notare l'energumeno alla sua destra, con grassone con un viso porcino e un nasone rotondo.
«Senti, Piggly Wiggly, stai sciallo, che mo' che parlo con» si gira a fissare la ragazza per qualche istante per poi annuire convinta «Mia sorella e poi boh, facciamo cose, tipo a botte, tipo che picchio duro».
La giovane al suo fianco solleva un sopracciglio, apparentemente non molto intimorita dalla scena e le si avvicina con aria diffidente.
«Grazie, ma sto bene, davvero».
«No, no» si schernisce Bonney, con un sorriso, ispirando l'aria fresca della sera e mettendo meglio a fuoco la situazione «Ci conosciamo?»
«Non credo?»
«Oh, oh, OH!» esclama improvvisamente la ragazza, realizzando qualcosa «Aspetta, aspetta, aspetta, facciamoci un selfie!»
La sconosciuta davanti a lei non ha nemmeno il tempo di protestare che Jewelry ha già tirato fuori il telefono e le ha passato un braccio lungo la spalla, scattando una serie di foto in sequenza.
Si interrompe solo quando il più alto della comitiva le strattona una spalla, sbilanciandola in avanti e facendola cadere sulle ginocchia.
«Porca Eva ladra, si è rigata la cover!»
Non fanno nemmeno in tempo a commentare che Bonney si rialza e nel voltarsi carica un pugno che va a schiantarsi contro il naso a patata dello smilzo ancora in piedi alle sue spalle.
«Era un cazzo di regalo, brutto fetente, prima te la prendi con le ragazzine e poi rompi ti metti a rompere la roba degli altri? Sai ora cosa ti rompo io? Le ossa!» è così inferocita che si dimentica persino di parlare da trucida. E non è nemmeno per il telefono ad essere onesta, ma se c'è qualcosa che Bonney non tollera è la gente che tocca gli altri senza permesso.
«Ma se sei tu che ti sei mezza in mezzo, che minchia vuoi?» blatera l'uomo reggendosi il naso sanguinante.
«Attenta!» urla la giovane alle sue spalle.
Bonney si abbassa appena in tempo, evitando il gancio sinistro diretto verso il suo viso e con un calcio ben piazzato sul ginocchio butta a terra il grassone col naso da maiale, non fa in tempo però a; non fa in tempo a girarsi che arriva il buttafuori del locale, correndo e intimando loro di smettere subito, che ha chiamato le forze dell'ordine e che non è il caso di dare spettacolo se non vogliono essere portati dentro.
«Merda, la polizia!» esclama lo smilzo, tirandosi in piedi e correndo verso l'uscita del vicolo.
E se uno di loro rimane a terra, tenendosi la gamba con fare melodrammatico, nel tentativo di impietosire qualche ufficiale di buon cuore, il terzo getta il suo bicchiere di vetro addosso a Jewelry e segue il suo capo arrancando a fatica sulle gambe tozze.
«Torna all'interno» mormora Bonney rivolgendosi alla ragazzina alle sue spalle «O finiranno col portare dentro anche te e non è davvero il caso».
«Non… Non è giusto, perché mai dovrebbero? Mi hai solo difeso!»
«Ciccia, se il mondo fosse gusto non sarebbe una roba schifa, ma c'è che va così e quindi ciaone. Su, su, muoviti, che ci penso io, c'ho amici in alto».
Come no, si dice nel vederla sparire, ancora un po' titubante, dietro la porta del locale, disperdendosi tra la gente proprio nel momento in cui gli agenti entrano nella via. Questa volta l'ha fatta grossa e non ci sono proprio santi che terranno, né con Nami, né con suo padre.
Si tiene il braccio con una mano, fissando il bicchiere frantumato a terra e il taglio leggero che le ha lasciato sulla spalla scoperta, quindi, individuato quello che le sembra l'anello debole della pattuglia, si avvicina con le lacrime agli occhi.
«Agente, ho avuto così tanta paura!» si mette a frignare, cercando di fare in modo che l'uomo noti la prorompenza del suo seno.
«Quella stronza mi ha rotto la gamba!» urla l'uomo sdraiato a terra.
«Sono solo scivolata e l'ho colpito accidentalmente» continua lei «Stavano molestando una ragazzina e io volevo solo aiutarla e-»
Si interrompe con tono drammatico, scoppiando a piangere e facendo vedere la ferita sulla spalla; l'agente di fronte a lei, un tale sulla cui divisa riesce a leggere il nome “Fullbody”, deglutisce leggermente, facendo per allungare una mano verso di lei, salvo poi venire bruscamente interrotto dalla voce del suo collega.
«Come no» mormora un tizio che a Bonney sembra di avere già visto «Ascolteremo le vostri tristi storie alla centrale».
Merda, quello è Jango, lo riconosce la ragazza, da quando era entrato in polizia?
«Risparmiami la sceneggiata e monta in macchina» le borbotta tirandola verso la vettura, senza però riservarle la stessa durezza nel trattamento che il suo collega dedica al ciccione a terra.
«Che giornata di merda».

«Non ce la posso fare a passare un minuto di più in questo schifo di buco di culo».
«Minchia oh, dici sempre a me di controllare il linguaggio, poi ogni tanto te ne esci con sta roba!»
«Hai passato metà giornata a trascinarmi da un capo all'altro della città facendo domande su Trafalgar, senza minimamente preoccuparti che a qualcuno potesse dare fastidio!»
«E allora? Hai vsto quello stronzetto che aria truce ha? Mica posso fidarmi di clui così, e se scopro che ammazza la gente e tiene i loro cadaveri in cantina?»
«Abita nel deserto, Kidd, dovrebbe tenerli nel frigorifero»
«Anche peggio».
«Ti prego, finiscila» esclama Killer, esasperato «E usciamo da questa discoteca di merda! Non ho più l'età, né il fisico, né i timpani!»
«Ma Jewls…»
«Bonney è adulta e vaccinata, e sa cavarsela da sola. Per di più sta solo ballando, che cosa vuoi che succeda?»
«Minchia oh, che preso male, non ti scaldare, cazzo».
«Kidd…»
«Va bene, va bene, ce ne andiamo, ma c'è ancora un posto che non abbiamo controllato, e il tizio che gestisce la discoteca mi ha detto che possiamo provare a chiedere lì».
«O certo, perché questo Bellamy mi sembra un tipo del tutto affidabile».
«Figa non ti sopporto».
«E parla decentemente!»
Del tutto ignari di cosa stia accadendo nel locale che si sono appena lasciati alle spalle, Kidd e il suo degno compare seguono le indicazioni ricevute fino a raggiungere quella che sembra essere una vecchia casa dall'aria dimessa e affatto losca.
«Stasera ci sparano» borbotta Killer «Io me lo sento».
«Ok, quando hai finito di fare il veggente del cazzo, possiamo entrare?»
L'interno è ancora più squallido che l'esterno, c'è odore di muffa e di marcio e l'intonaco si stacca dalle pareti sgretolandosi in polvere; la musica sommessa li guida fino alla porta di uno scantinato fuori dalla quale un energumeno dall'aria non molto astuta è seduto a leggere un fumetto.
«Parola d'ordine?» domanda fissandoli male.
«SAD SMILE» scandisce bene Kidd.
Lo sconosciuto solleva spalle, poco interessato a sapere chi siano – e in fondo la parola d'ordine di quel posto è segretezza e sarebbe scortese farsi i fatti dei clienti – e apre loro la porta.
Don't care who we meet, we're orphans here on Easy Street and we feel real mean.
«Ma sono i Motorhead?»
«Ti pare la cosa più importante? Guardati attorno, questa è una bisca clandestina, Kidd».
«Sì, ma sono i Motorhead, cazzo!»
Killer respira profondamente e cerca di trovare dieci buoni motivi per cui non mollare Eustass in quel luogo come un balengo ed andarsene in albergo a dormire.
«Quale di questi secondo te è Cesar Clown?»
«Ti sembra che possa saperlo? Non ho nemmeno idea di che faccia abbia questo tizio!» si lamenta Killer, passandosi con disperazione una mano sulla faccia.
«Porco il clero quanto cazzo sei inutile».
We won't turn your pay down, city Kids don't lay down, we don't call so, better get some more of that, city Kids we don't give that to you, oh no.
«Posso aiutarvi?» domanda una ragazza comparendo dal nulla alla loro sinistra «È la prima volta che venite qui, non è così?»
«Sì, sì, puoi» borbotta Killer decidendo di sbattersene delle conseguenze e di trovare il modo per andarsene da lì il prima possibile «Cerchiamo CC, sai dove possiamo trovarlo?»
Da dietro la spessa montatura degli occhiali pare che gli occhi della ragazza luccichino appena, mentre un sorriso sornione le affiora alle labbra.
«Come no, è là al bancone, avete bisogno di chiedergli qualcosa?»
«Se ho bisogno?» borbotta Kidd «Ho bisogno che mica qualcosa di quel rottinculo di Law che per stasera mi sono già abbastanza girate le balle».
Si allontana a grandi passi avvicinandosi a un uomo sulla quarantina, con i capelli scuri e un orribile capello a cilindro troppo grosso per il suo capo.
«Sei Caesar Clown?»
«Dipende… Sei un creditore?»
«No».
«Sei del fisco?»
«Ho la faccia di uno del fisco?»
«Sei un cliente insoddisfatto?»
«Porca troia, no! Sei o non sei Caesar Clown?» esclama il ragazzo sbattendo il pugno sul bancone e perdendo parzialmente la calma.
«Forse…»
Finalmente Kidd si siede e dopo avergli lanciato una lunga occhiata indagatrice, come a voler soppesare la persona che ha di fronte, domanda:
«In che senso un cliente insoddisfatto scusa? Mica barerete qui!»
«No, no, certo che no» l'uomo agita le mani davanti al viso un po' troppo velocemente e Eustass si appunta mentalmente di non scommettere in quel posto (Killer prende nota di non tornarci mai più) «Diciamo che vendo cose, ti serve forse convincere qualcuno che è la tua anima gemella? Per questo hai… quel sorriso triste?»
Se è un messaggio in codice Kidd non lo coglie e scuote il capo.
«No, bello mio. Ho un problema un po' diverso, la mia l'ho già trovata, ma non ho ben capito che cazzo di tipo sia, se ne sta tutto il tempo sulle sue, con quella sua cazzo di eterosessualità repressa, poi mi lancia segnali del cazzo che – detto tra noi – non so interpretare e per finire mi mette il muso manco gli avessi ammazzato la famiglia. Ah e non posso parlare di famiglia davanti alla sua faccia o se la prende anche di più».
CC annuisce, come comprendendo la portata del dilemma interiore di Kidd, sorseggia la bevanda biancastra nel suo bicchiere quindi si rigira verso l'interlocutore molesto.
«Non ho capito cosa vuoi però».
«Chi cazzo è Law Trafalgar Law? E soprattutto perché ovunque chieda di lui spunta questo cazzo di nome accostato al suo: Donqualcosa Doflamingo? Che minchia c'entrano i fottuti fenicotteri ora?»
Caesar Clow sputa tutto l'alcolico che stava sorseggiando sopra al bancone, iniziando a tossire furiosamente e agitando le mani in direzione di Eustass, che per tutta risposta lo fissa come se fosse deficiente.
«Che. Problemi. Hai?»
«SEI SCEMO? Cosa ti salta in mente di dire quel nome qui?»
Lo sguardo da triglia lessa di Kidd è più che eloquente e fa capire al proprietario del locale che il suo interlocutore non abbia la benché minima idea di cosa – anzi di chi – stiano parlando.
«Forse è meglio se vieni con me nel retro» bisbiglia piano «Giusto sei secondi, poi te lo riporto».
Killer solleva le spalle, rassegnato; ha questa sensazione alla bocca della stomaco che gli urla “Ciao sfigatone, sappi che se qualcosa può andare male lo farà” e lui non sa proprio come reprimerla, anche perché di solito il suo istinto ha sempre ragione, soprattutto quando di mezzo c'è Kidd.
Rimane a fissare la porta, in piedi assieme alla ragazza che li ha accolti poco prima, mentre dalle casse parte una nuova canzone.
Breaking up or breaking through, breaking something's all we ever do, shoot straight, travel far, stone crazy's all we ever are.
«Oh, sai, questa canzone è molto carina» celia la donna al suo fianco, senza smettere un attimo di scrivere al cellulare.
«Già» borbotta Killer, vagamente distratto.
«Sai come si chiama?»
L'uomo scuote il capo, senza nemmeno ascoltare le parole e sobbalza leggermente quando la sconosciuta si attacca al suo braccio e, dopo aver fatto una leggera pressione col seno, gli sussurra all'orecchio.
«Dead men tell no tales».
But I don't care for lies, and I won't tell you twice, because when all else fails, dead Men Tell No Tales.
Killer trattiene il fiato, osservandola allontanarsi; questa volta la sensazione di preoccupazione si fa più pressante, perché, anche se mai prima era capitato che fosse una donna così carina a farlo, è già stato minacciato prima e sa distinguere un'intimidazione da un semplice flirt.
Ci vuole qualche minuto prima che Kidd, pallido come un cencio, emerga dalla stanza; la sua attitudine è completamente cambiata rispetto a prima e pare aver perso tutta la sua sicurezza.
«Leviamoci dal cazzo» borbotta.
«È la prima cosa sensata che dici da quando siamo arrivati a Los Angeles».
La porta si chiude alle loro spalle, mentre a inseguirli pare esserci solo la eco della canzone, le cui note vanno perdendosi in lontananza.
Shooting up away and back, a bit of guts is all that you lack, far behind the stable door, I know you've met that horse before.

Quando la voce calda e ben nota di Phil Collins riempie il giardino, Slade, sotto gli occhi attoniti di tutti i presenti, invita Nami a ballare.
I can feel it coming in the air tonight, oh Lord and I've been waiting for this moment for all my life, Oh Lord.
«Che cosa sto guardando?» borbotta Zoro, stroppicciandosi gli occhi.
«Il diabete di Slade che sale alle stelle, probabilmente» riecheggia Brad.
«Io gli rubo l'insulina, si merita solo quello».
«Credo di essere d'accordo con te, e la cosa mi fa stare fisicamente male» si lamenta Sanji guardandoli.
«Io li trovo carini» celia Kendra, pensando a quanti soldi potrebbero fare se Nami riuscisse davvero a derubarlo.
Lancia appena un urletto sorpreso nel sentirsi abbracciare alle spalle, ma quando, girandosi, riconosce il profilo di Rufy, sorride come una bambina.
«Sei arrivato, finalmente!»
«Non sarei mai potuto mancare! Ciao Zoro, ciao Sanji, ciao Brad, ciao a tutti».
«Rufy, Ace, Sabo» Roronoa ha la faccia di uno a cui hanno appena ucciso il gatto e la cosa contribuisce a divertire immensamente la giovane dai capelli viola.
«Dov'è Nami?»
Brad solleva il braccio, indicando la pista da ballo e giovane che ride nel mezzo.
«Sto per vomitare, dov'è Daphne quando serve?»
«Il mio fratellino sente la mancanza della sua mogliettina preferita?» celia Matt comparendogli alle spalle e scompigliandogli i capelli «Non essere troppo geloso di Slade, sta facendo quello che vorremmo fare tutti: rompere il cazzo a Roronoa».
«Matt, amore» gli fa notare Kendra, grondando sarcasmo da ogni poro «Slade non sta facendo proprio niente. Piuttosto… dov'è il tuo portafoglio?»
Matt si porta la mano al petto battendoci sopra un paio di volte, quindi impallidisce, comincia a frugare nelle tasche con aria di crescente irritazione, per poi bestemmiare in modo molto poco fine.
«Io ve l'avevo detto: quelli si ammazzano» commenta Zoro, che oramai nemmeno si stupisce più di niente.
L'intero gruppo, tra il perplesso e il divertito (ma soprattutto divertito, perché si sa che alle feste dei Fastor non viene mai invitata gente normale), solleva il capo, fissando la strana coppia e iniziando a domandarsi di cosa stiano davvero parlando quei due.
Well, if you told me you were drowning I would not lend a hand.
«Non cercare di fare il furbo con me, Fastor»
«Stai cercando di negoziare? Sei veramente irritante!»
«Irritante? Io? Io sono un dono del cielo, zotico».
«Un dono che non sa quando tacere» sibila Slade, stringendo leggermente la presa sulla vita della donna.
I've seen your face before my friend, but I don't know if you know who I am.
«Provaci e ti nascondo l'insulina».
«Porca- Ma come diavolo?»
«Le punture sul dito».
«Avrebbe potuto essere qualsiasi cosa»
«Avrebbe potuto, ma non ho forse indovinato?»
«Ti ha mai detto nessuno che sei la moglie di Satana?»
«Solo quando vogliono farmi un complimento».
«Non sia mai».
Well, I was there and I saw what you did I saw it with my own two eyes. So you can wipe off that grin, I know where you've been, it's all been a pack of lies.
«Facciamo così, Slade. Io ti offro il 15% e tu chiudi un occhio».
«Sei impazzita? Ti sembra accettabile?»
«No, per nulla, ma le regole di mercato non le faccio io, bello mio».
«Le hai letteralmente appena fatte».
«Non ti soffermare sui particolari».
«Cinquanta».
Nami si stacca da lui, fermandosi nel bel mezzo della pista e sgranando gli occhi.
«Ti sei bevuto il cervello?»
«Cinquanta e un giro sulla tua macchina».
«Scordatelo, nemmeno tra un milione di anni. Venti».
«In un universo dove non so contare, forse, quarantacinque».
«Ora, dimmi una cosa, Fastor, ti sembro deficiente? Non so con quali inetti tu sia solito lavorare, ma scordati che ci caschi».
«Non mi dire» celia l'uomo avvicinandosi nuovamente al banco degli alcolici per riempirsi nuovamente il bicchiere di Martini «Sono seriamente sorpreso che nessuno abbia ancora provato ad avvelenarti».
«Strozzatici con quel martini».
«Roronoa per esempio».
Nami si avvicina, prendendogli con aria da gatta il drink dalle mani e sorridendo sorniona.
«Slade, la tua insulina è appena sparita».
How could I ever forget, It's the first time, the last time we ever met.
Rufy si vede arrivare Nami davanti all'improvviso.
La ragazza gli scivola alle spalle, facendogli segno di rimanere zitto e si nasconde prontamente tra lui, un albero e le spalle larghe di uno sconosciuto.
«Monkey!» Slade arriva, e più che camminare sembra che stia marciando «Hai visto la rossa? Nami?»
«La ragazza di Zoro?» domanda angelicamente Rufy, sorseggiando un succo al mirtillo.
«È la ragazza di Zoro? Non importa, l'hai vista o no?»
«Certo che l'ho vista! Settimana scorsa a Peach Springs, è davvero carina, mi ha spiegato la differenza tra le persone grasse e le balene, per esempio, prendi tuo nonno -»
«Non iniziare con la storia delle capre, o a Blake viene un infarto. Anzi, sai cosa? L'ho visto laggiù, vai e liberaci della sua ingombrante presenza, mentre io cerco Satana!»
Scompare a passi larghi e non appena si è allontanato a sufficienza Nami esce dal suo nascondiglio e alza la mano aperta per battere il cinque a Rufy.
«Che hai fatto a Slade?»
«Gli ho rubato il portafoglio» esclama Nami, come se fosse ovvio, quindi fa cenno a Kendra di raggiungerla «E anche l'insulina».
«Allora?» domanda la giovane avvicinandosi assieme a Brad, Zoro e Sanji.
«Tu dovresti essere rinchiusa, sei un pericolo pubblico».
«Zoro, amore, non andresti a prendermi qualcosa da bere?»
«Ma vacci da sola!»
«Non era una richiesta» sibila la sua sempre gentile compagna.
«Si perderà di sicuro» fa notare Sanji osservandolo mentre si allontana.
«Forse dovresti raggiungerlo» celia Kendra «Non vorrai mica che molesti qualche poveretta nel tentativo di capire dove sia il tavolo degli alcolici?»
Sanji sparisce che Kendra non ha ancora finito di parlare.
«Sei sicura di volerti sposare?» domanda Nami sollevando un sopracciglio.
«Kin fa sempre così, ma si voglio un gran bene e poi sono davvero perfetti per assieme assieme» esclama Rufy facendo arrossi l'amica.
«Ti sei bevuto il cervello?» ringhia distogliendo lo sguardo.
«Sì, Kin, dicci quanto gli vuoi ben» la prende in giro Brad «La gemma viola e la sua anima gemella, com'è che era “Io non cascherò mai in queste stronzate da diabetici”?»
«Fottiti, pulcino!»
«Mi dispiace interrompere il teatrino» si ferma Nami, agitando le mani per riportarli alla realtà «Ma possiamo parlare di cose importanti ora?»
«Giusto, il portafoglio di Slade! Lo hai preso?»
«Questo chi è? Ha una faccia da Fastor».
«Eh porca miseria! Mica ho scritto 'criminale' a caratteri cubitali sulla fronte».
«Tranquilla, è Brad, il fratello minore di Matt e Slade, quello sano di mente».
Nami scrolla le spalle, ed estrae l'oggetto incriminato dalla scollatura, emettendo un gridolino estasiato nell'aprirlo.
«Oddio, sento che potrei svenire».
«Hai la bava alla bocca» fa notare Brad «Anche tu, Kendra un po' di contegno».
«Tò» sbotta Nami zittendolo e piazzandogli qualcosa in mano.
«Che roba è?»
«L'insulina di tuo fratello».
«Hai rubato l'insulina a Slade?»
«Certo perché è uno stronzo!»
«Non trovo le parole per ribattere»
«Beh, dai, Slade non è così male» celia Rufy, senza capire niente di quello che sta accadendo davanti a lui – o forse solo fingendo di ignorare quei tre che si spartiscono davanti ai suoi occhi i soldi del portafoglio del secondogenito dei Fastor «A me è simpatico».
«Rufy, tu sei troppo buono» fa notare Kendra.
«Già, secondo te sono tutti simpatici, tranne forse mio cugino».
«Whisper è a posto… immagino» borbotta Rufy, aggrottando leggermente la fronte sotto lo sguardo divertito di Nami.
«Non hai l'aria di uno molto convinto».
«Oh, non lo è per niente» scoppia a ridere Kendra.
«Devi sapere» comincia Brad, trattenendo un singulto a fatica «Che qualche anno fa mio cugino ha avuto un periodo di passione per i boa».
«I serpenti?»
«No, i boa di piume» ride Kendra.
«E per qualche mese non ha fatto altro che indossare slippini aderenti e boa coordinati, e niente altro. No, forse aveva le infradito argentate».
«Già e Rufy è rimasto leggermente turbato».
«Sono rimasto turbato quando ha pensato fosse opportuno venire a sedersi sopra di me sulla sdraio, lasciandomi il boa attorno al collo come regalo di addio. ADDIO PER QUALE MOTIVO POI?»
«E da quel momento è sempre rimasto inquietato da mio cugino, ma solo da lui».
«Non che la cosa mi stupisca» ride Nami, immaginando la scena «Piuttosto, che fine hanno fatto Sanji e Zoro?»
«Non preoccuparti, non c'è possibilità che perdano davvero, qua è pieno di gente che li conosce: vedi quelli là? Tutti Vinsmoke, il tizio con le stampelle è lo zio di Sanji, l'uomo che l'ha cresciuto; quelli sulla destra sono tutti Fastor, li riconosci perché hanno l'aria di chi nasconde qualcosa (e probabilmente è un cadavere); l'oca bionda laggiù è la mia testimone di nozze e quello di fianco a lei è il suo ex ragazzo e -»
Si interrompe improvvisamente.
«Oh, no» geme piano.
«Cosa?» domanda Brad voltandosi a sua volta «Oh, merda».
«Che succede?»
«Vedi la tipa in completo blu scuro e l'aria di chi ha un palo nel culo grosso come un pilone della luce? È Sheera, l'avvocato di Slade, e lui non sarà felice di vederla».
«Deduco che non vadano d'accordo».
«Nami, nessuno va d'accordo con Sheera, nemmeno Sheera va d'accordo con Sheera!» spiega Kendra «Ma chi l'ha invitata?»
Sotto lo sguardo agghiacciato delle futura sposa Brad solleva un braccio a indicare suo fratello maggiore, con una mano tesa verso la donna a offrirle un bicchiere di vino, sorridendo. L'imperatore del Drago, il più temuto sicario della famiglia Fastor, sorrideva all'avvocato di suo fratello.
«Matt si è bevuto il cervello».
«Non ti saresti mai dovuta sposare, presto cancella il matrimonio!» celia Brad con una smorfia sul viso.
«Beh, mentre continuate a disperarvi, vado a raccattare quel cerebroleso di Roronoa».
«Ti ho detto di non preoccuparti, davvero tranquilla» borbotta Kendra agitando una mano.
«Non sono preoccupata, deve guidare fino a casa».
Trova Zoro attaccato a una bottiglia di birra, seduto in un angolo accanto a una delle casse; il ragazzo la fissa vagamente accigliato e Nami capisce che le sta tenendo il muso.
«Cosa c'è?» domanda, vagamente divertita.
«Hai finito di derubare persone a caso?»
«Mi sta dicendo che vorresti rubassi solo il tuo portafoglio? Zoro, non hai mai soldi…»
«Non intendevo quello» borbotta, immusonendosi ancora di più.
«Oh, andiamo, non sarai mica geloso?» ride Nami, avvicinandosi e allungando una mano a sfiorargli il viso.
«Hai persino ballato con Fastor! Con Fastor!!»
«E gli ho rubato il portafogli, e anche questa» celia, tutta felice estraendo quella che sembra una strana chiave.
«Nami…»
«E dai, Zoro» sussurra lei, prendendogli la birra e appoggiandola sul tavolo lì accanto «Vieni a ballare».
«Non è quello il punto».
«Non mettermi il muso, Roronoa» borbotta Nami, perdendo la pazienza e sollevandolo quasi di peso «E abbracciami un po' in mezzo alla pista da ballo».
Zoro borbotta ancora un po', ma non ci vuole molto perché la ragazza lo convinca a cedere, avvinghiandosi a lui e appoggiando la testa sulla sua spalla.
«Un giorno finirai con il cacciarti nei guai» le mormora all'orecchio cercando invano di non pestarle i piedi.
Nami ride, non protesta, consapevole che delle scarse doti di ballo del suo partner, piuttosto apprezza lo sforzo.
«Per questo ci sei tu, no? Per evitare che accada».
«Andiamo a casa».
La prende per mano e agitando leggermente la mano in segno di saluto all'indirizzo di Rufy se la trascina verso la macchina.
«Ma quello non era Ace?» domanda Nami, salendo sulla Cadillac.
«Sì, perché?»
«Non sarebbe dovuto essere con Bonney?»
«Non ne ho idea, piuttosto, la chiave dell'albergo ce l'hai tu vero?» chiede Zoro, mettendo in moto e ingranando la prima.
Nami annuisce, palpeggiandosi un fianco.
«Sì, è qui, proprio accanto al mio portafogli…»
L'urlo beduino che lancia dopo è l'ultima cosa che gli invitati al party sentono prima che la macchina si allontani del tutto. Per alcuni suona come “Fastor”, altri sostengono che sia il grido di morte di un noto uccello che vive solo in quei boschi, per il vecchio Blake è l'eco di antiche grida di antenati torturati che una volta abitavano la magione sotto forma di fantasmi.
Nel suo studio, nonostante la noiosa presenza del suo avvocato, Slade Fastor sorride soddisfatto.

Nel frattempo dall'altra parte della città, in uno degli innumerevoli distretti di polizia di Los Angeles, qualcuno sta vivendo un vero e proprio dramma. Dopo avere insistito che non voleva essere messa nella stessa cella di quello psicopatico grassone che l'aveva aggredita e dei suoi degni compari, a detta della giovane troppo 'ciula' per riuscire a darsela a gambe, Bonney è stata sbattuta in una cella mista, piena di individui di dubbio gusto, mentre il trio di sbandati si è conquistato quella singola.
Non che a lei importi, il vero problema è come uscire da lì.
Di chiamare Ace non se ne parla, è alla festa del pre matrimonio e lo stesso vale per Nami e Zoro; Kidd e Killer sa il cielo dove siano andati a ficcarsi e Cavendish… Beh, chiamare Cavendish sarebbe come chiedere di utilizzare la propria telefonata per chiamare un unicorno sbronzo. Più sbronzo di lei, sia chiaro.
Si mordicchia un'unghia, indecisa su cosa fare della sua vita e parzialmente in ansia, con la consapevolezza che questa volta l'ha davvero, davvero fatta grossa.
«Nami mi ucciderà» mormora a bassa voce.
Si avvicina al telefono con la stessa faccia di chi sa di stare per andare al patibolo e sospira, non è che le resti molta scelta, anche se avrebbe preferito qualsiasi cosa piuttosto che quello.
Ispira profondamente, cercando di far sì che l'alcool non le vada al cervello, impastandole la lingua; odia stare attenta a parlare bene, di solito le viene naturale, così naturale che è quasi più studiato il suo analfabetismo. Digita il numero che conosce a memoria e si accorge, mentre il telefono squilla a vuoto, di stare trattenendo il fiato.
«Dannazione» mormora, allontanando la cornetta con la chiara intenzione di riattaccare, mentre l'agente di polizia alle sue spalle accende la radiolina portatile.
«Pronto? Pronto?» la voce che emerge dall'altra parte del filo, però, sembra richiamarla alla realtà.
I know I took the path that you would never want for me, I know I let you down, didn't I?
«Ciao, mamma».
«Jewelry? Jewelry sei tu?» la sente tirare leggermente su col naso e dal rumore di fondo immagina che si stia sedendo sulla poltrona accanto al tavolino del telefono «Tesoro, come stai? Sai che ore sono?»
Bonney si maledice mentalmente, facendo un rapido calcolo per capire che ore siano sulla costa est.
«Qui è tardi, tanto… Mamma, stai piangendo? Ti ho svegliata? Sono… Oddio, sono le sette e mezza, pensavo fosse più tardi».
So many sleepless nights where you were waiting up on me, well I'm just a slave unto the night.
«No, no, ero sveglia».
«A quest'ora?» sua madre non è mai stata particolarmente mattiniera, tanto più che da quando lei se ne è andata di casa ha tutto il tempo del mondo per prendersela comoda «Sei sicura di stare bene?»
L'agente al suo fianco ruota gli occhi verso l'alto, facendole segno di muoversi, indica prima l'orologio, poi la radio, facendole chiaramente capire che non avrebbe avuto più del tempo della canzone.
«Jewelry, io…» pausa «Ho litigato con tuo padre».
«Non che sia una novità, conoscendolo» ironizza, rendendosi però conto che qualcosa non va, sua madre non lo sta difendendo.
«Abbiamo litigato tutta la notte» si blocca di nuovo «L'ho lasciato».
Now remember when I told you that's the last you'll see of me, remember when I broke you down to tears.
«Oddio, mamma stai bene? Non ti ha fatto niente, vero? Non ti ha picchiata?»
L'agente pare drizzare leggermente l'orecchio, ma torna a distrarsi subito dopo nel vedere la ragazza tornare più tranquilla.
«Oggi impacchetterò le mie cose e appena avrò finito mi cercherò un posto dove andare».
«Ma la nonna…»
«Sai che io e lei non parliamo più da quando mi sono sposata».
«Mamma…»
«Starò bene, amore, non preoccuparti».
I've been around the world and never in my wildest dreams would I come running home to you. I've told a million lies but now I tell a single truth, there's you in everything I do.
Bonney si morde il labbro e guarda sguardo implorante la guardia, che fa roteare gli occhi e le fa cenno che le può concedere al massimo altri due minuti.
«Mamma, vai in camera mia, nel mio armadio c'è… C'è il carrion che mi hai regalato quando avevo dieci anni e volevo fare la ballerina, aprilo e rovescialo a terra, c'è un fondo segreto e sotto ci sono dei soldi».
«Jewelry non è necessario».
«Sì che lo è. Fallo e vai a Boston, so che non è come New York, so che non è casa tua, ma dovresti ricordarti dove abito…»
Don't tell me that I'm wrong, I've walked that road before and left you on your own.
«Jewelry, io -»
«Ti prego, lasciami finire. La mia vicina di casa ha una copia delle chiavi e anche Hina, quindi puoi stare da me».
«Ma non è il caso».
«Mamma, so che è sporca e piccola e disordinata, ma è meglio di niente».
«Non è per quello. Non voglio… sai, interferire con la tua vita» la sua voce è incrinata e Bonney ricorda le parole che le ha vomitato contro quando se ne è andata da quella casa, cinque anni prima, e per la prima volta capisce di avere davvero esagerato.
And please believe them when they say that it's left for yesterday and the records that I've played, please forgive me for all I've done.
«Per favore, mamma, lo voglio io. Fallo per me».
«Io… Va bene, Jewelry. Grazie».
«Sarò a casa presto, te lo prometto. Al più tardi una settimana».
«Ti aspetterò, amore» dice sua madre dall'altra parte del filo e Bonney la sente tirare su col naso, ma la conosce e capisce che sta sorridendo.
Forse Drake dovrà aspettare un po'.
L'agente di turno batte il manganello sul piano a cui è appoggiato e si avvicina, così la ragazza sospira e si affretta a chiudere con la consapevolezza di non avere risolto niente.
«Mamma, devo andare ora. Ci sentiamo presto».
«Certo, tesoro. Ti voglio bene».
«Anche io ti voglio bene» mormora piano, prima di appoggiare il telefono sul ricevitore.
Erano cinque anni che non diceva a sua madre una cosa simile e improvvisamente si sente un nodo alla gola e il magone la coglie, forse complice anche l'alcool. Rientra in cella, ignorando i rimbrotti della guardia che le dà dell'idiota e si siede in un angolo, sul pavimento sporco.
Non si rende nemmeno conto di avere cominciato a piangere, finché nel suo campo visivo non compare un fazzoletto rosa, bordato di pizzo e decorato con adorabili cuoricini bianchi.
«Non piangere biscottina» le dice con voce roca una figura che a Bonney risulta appannata da dietro il velo di lacrime.
Si pulisce gli occhi, senza curarsi del trucco che cola e delle ciglia finte che si staccano; tira su col naso e finalmente riesce a mettere a fuoco la persona che ha di fronte.
«Sono Tiffany, cara, e tu come ti chiami?» domanda la donna – ma forse è un uomo – di fronte a lei.
La ragazza lo fissa, i suoi abiti rosa sono un po' troppo succinti e il trucco decisamente troppo pesante, indossa una parrucca bionda che scende a onde sulle spalle a circondare uno sgraziato viso maschile il cui proprietario si è dimenticato di rasarsi negli ultimi giorni.
«Jewelry» dice tirando sul con il naso «Scusa se ti ho sporcato il fazzoletto».
Alle spalle di Tiffany si leva un coro di “Awww” e di “Non preoccuparti” e solo in quel momento Bonney si rende conto che il travestito non è solo, ma che sono un gruppo di almeno venti persone.
«Non preoccuparti, gioiellino, sono le mie bomboniere, mie e di Caroline».
«Per piacere, Tiffany, sono le bomboniere di Iva, lo sai bene».
«Le bomboniere?» domanda Bonney perplessa, tirando su col naso.
«Certo, gioiellino, non conosci il Kamabakka? Il locale di Ivankov?»
«Oh» si illumina leggermente la ragazza «Siete i travestiti di Ivankov!»
«Hai sentito, Tiffany?» celia Caroline, ravvivandosi i capelli rossicci «Siamo famose!»
«Che gioia, cara!»
«Ora dimmi, gioiellino» continua il travestito sollevandola e facendola sedere sulla panca della cella «Dì a zia Caroline perché piangevi».
Bonney abbassa lo sguardo e si porta le ginocchia al petto.
«Su, su tesoro, puoi dirlo a noi, siamo qui per questo» una ventina di teste si muovono avanti e indietro, all'unisono, in segno di approvazione.
«Veramente siete dentro per adescamento, prostituzione e atti osceni in luogo pubblico» fa notare uno degli agenti, passando fuori dalla cella proprio in quel momento.
«E ne vado fiera ogni secondo!» urla qualcuno di indefinito.
«Non avrei mai dovuto farmi arrestare» mormora Bonney a bassa voce.
«È quello che dice sempre Inazuma, ma così è la vita, gioiellino».
«Domani c'è il matrimonio e io non so proprio come fare se sono dentro, a partecipare, dovrei anche cantare. Oddio, Nami sarà così delusa da me, si era tanto raccomandata» sente le lacrime salirle di nuovo al viso e stringe gli occhi, ottenendo solo un allegro effetto panda.
«Non hai nessuno da chiamare? Per farti uscire di qui?» chiede Caroline, accarezzandole con gentilezza i capelli.
«Ho chiamato mia madre» continua la ragazza, cercando di non scoppiare a piangere «E l'ho sentita così giù che per la prima volta in non so quanto tempo mi sono fermata a chiederle come stesse, e lei mi ha detto di aver lasciato mio padre».
Si interrompe e nel vedere i volti dispiaciuti dei travestiti di fronte a lei, si affretta a specificare.
«No, no, sono contenta, cioè, va bene così. Mio padre è uno stronzo ed è una persona orribile, e non ho avuto cuore di darle un'ennesima delusione dicendole che mi avevano sbattuta dentro. Di nuovo».
«Su, su, tesoro» Tiffany le prende una mano e inizia a darle piccole pacche di consolazione sul dorso «Sono sicura che per tua madre sia stato meglio così, le hai dato conforto e le sei stata vicina, no?»
«Per la prima volta nella mia vita mi sono resa conto di avere di fronte una persona e non un essere perfetto e, Dio, ora mi sento così stupida. Sono proprio una bambina».
«Gioiellino, non darti colpe che non hai. È normale vedere i propri genitori come esseri perfetti, sai? Succede a tutti, solo crescendo ti rendi conto che non sono poi così diversi da te, solo hanno qualche anno in più».
«Già, Carol ha ragione, pasticcina. Siamo tutti così presi dalla nostra vita e dai nostri problemi che spesso non ci accorgiamo di quelli degli altri, ma questo non ti rende una persona peggiore, nossignore! E poi, non è del tutto colpa tua, spesso i genitori fanno di tutto per alimentare questo distacco e per mantenere un aria di perfezione, ma è una perfezione illusoria».
«Non avrò mai dei figli» borbotta la giovane «È una cosa così egoista! Non voglio sembrare perfetta agli occhi di nessuno, odio le cose perfette. C'è qualcosa di sbagliato quando tutto è perfetto in un mondo come questo».
«Avere figli non significa essere egoisti, gioiellina» le fa notare Caroline, sedendosi al suo fianco «Significa amare così tanto qualcuno da voler costruire una famiglia».
«Significa rinunciare all'ultima fetta di torta per loro, perché il sorriso che ti rivolgono è più soddisfacente di qualsiasi altra cosa al mondo» aggiunge un altro travestito.
«Significa dare calore e affetto a una creature che dipende totalmente da te e che diventa la tua prima priorità, perché niente è più importante della sua felicità».
«Ma la stessa idea di volere dei figli è egoista, non possono scegliersi i genitori. E se non dovessi piacergli? E se non fossi capace di sceglierli? E se dovessero venire su pigna in culo ed ingrati bastardi come me? No, grazie, niente figli per me».
«E se dovessi incontrare la persona giusta con cui farli?» domanda Tiffany «Ci hai pensato?»
Bonney scuote il capo.
«Non ha molta importanza, i miei avrebbero dovuto essere anime gemelle, eppure guardate com'è finita. E comunque non ci ho pensato, nemmeno dopo che ho incontrato Drake».
«Chi è Drake?» sussurra qualcuno.
«Sarà il suo basher» risponde qualcun altro.
«E poi non credo che incontrare l'anima gemella cambi qualcosa, no?»
«Dipende, per te è cambiato?» chiede Caroline «Per me è cambiato tutto, mi sono scoperta una persona nuova, non è così Tiffany, cara?»
Tiffany sorride e le accarezza gentilmente una mano.
«Non lo so proprio. Non ho mai vogluto figli e continuo a non volerne, però l'anno scorso ho congelato gli ovuli».
«Come scusa?» Caroline quasi cade dalla panca.
Bonney si soffia il naso, parlare l'ha portata a smettere di piangere e ora sente sta leggermente riprendendosi.
«Ho congelato gli ovuli lo scorso anno, ho pensato… Beh, ho pensato che non si poteva mai sapere, cioè, metti caso che, non so cosa voglio oggi, figurati tra anni e quindi ne ho congelato qualcuno. Ho speso tipo tremila dollari».
«Oh, non ha fatto male?»
«Non ho sentito niente e comunque non so, era per tenere aperta una porta, anche se sono abbastanza sicura di non volere figli».
Tiffany le accarezza una spalla.
«E va bene così, cara, mica tutti devono averne, ognuno ha le sue priorità, non significa che quelle degli altri non siano importanti. Quali sono le tue?»
Bonney pare pensarci un attimo, si mordicchia l'unghia del pollice e solleva il capo.
«Cantare al matrimonio, domani. Quindi uscire di qui» non ci vuole che un secondo perché ricada nello sconforto «Oh, no. Non posso nemmeno chiamare Drake, ho già usato la mia chiamata».
«Ma io no» si fa avanti qualcuno.
«Già, manco io!»
«E io neppure!»
«Sì, ma chi cavolo è sto Drake?»
«Hai visto biscottina? È pieno di chiamate che puoi fare» celia Caroline, battendo le mani estasiata «Fammi chiamare l'agente, quello con quel bel culetto sodo».
Jewelry è convinta di essere estremamente brava nel convincere la gente a fare cose, ma si rende conto in quel momento che ha ancora davvero un sacco da imparare; non sa nemmeno come facciano, ma sia Caroline che Tiffany sono così persuasive e così convincenti – senza dover nemmeno ricorrere ad approcci fisici – che in pochi minuti si trova di nuovo davanti al telefono con l'agente che prima era rimasto a fissarla con aria severa tutto intento a darle le spalle, fingendo di non vedere.
Sorride appena, sentendosi per la prima volta quando è lì, inaspettatamente sobria; il telefono squilla (e non sa nemmeno lei se si sia ricordata il numero giusto, ma negli ultimi giorni ha osservato quelle cifre così tante volte che è davvero improbabile che abbia sbagliato) e si ritrova a pregare dall'altra parte qualcuno risponda.

Quando il suo telefono suona, Drake è fermo a un incrocio deserto e sta giocando distrattamente con i fari della jeep.
«Chi minchia è ti chiama alle cinque del mattino?» sbraita Law sdraiato al suo fianco a fumare.
«Sarà l'ufficio» borbotta l'uomo, ignorando il cellulare appoggiato sul cruscotto «Come se non fosse abbastanza da stronzi farmi fare il turno di notte in questo posto di merda».
«Veramente è un numero sconosciuto» nota Law sporgendosi «Non rispondi?»
«No».
«Mi chiedo come non ti abbiano ancora licenziato» borbotta il chirurgo afferrando il telefono e schiacciando il verde «Pronto? Avete chiamato lo sceriffo più coglione dell'intera Arizona, al momento sto facendo altro, probabilmente pensando ai cazzi miei o cazziando qualcuno per qualche stronzata, lasciate pure un messaggio dopo -»
«Trafalgar, sei tu?» lo interrompe la voce dall'altra parte del filo.
«Bonney?»
«Come sarebbe a dire Bonney?» esclama Drake, strappandogli il telefono di mano «Pronto?»
«Drake? Oh, grazie al cielo».
«Stai bene? Sai che diavolo di ore sono?» sbraita l'uomo, irritato più con sé stesso per non avere risposto immediatamente che con lei.
«Sì, beh, scusami» borbotta la ragazza, credendoci davvero e preoccupando ancora di più il suo interlocutore «È che non sapevo chi altro chiamare».
La voce di Bonney è così leggera e così dannatamente composta che a Drake si stringe il cuore e non glielo deve nemmeno domandare di nuovo per capire che qualcosa davvero non va.
«Cosa succede?»
«Ti prego, vienimi a prendere…» non era quello che aveva progettato dirgli, pensa nel momento esatto in cui pronuncia le parole, avrebbe dovuto chiedergli se poteva intercedere per lei con qualcuno, magari facendo sì che la lasciassero andare, ma si rende conto che era quello che voleva.
«Dove sei?» stringe più forte il telefono, senza che gli passi per la testa, nemmeno per un secondo, l'idea di non farlo.
«Nel distretto ovest di polizia di Los Angeles» borbotta Jewelry, accorgendosi di arrossire nel dirlo «Ti prego, non dirlo a Nami».
«E come vuoi che faccia a dirglielo?» sbraita l'uomo, accendendo il motore.
«Oi, Drake, cazzo stai facendo?»
«Stai zitto, Law».
«Credo sia l'area Pacifico, l'indirizzo è 12312 Culver Boulevard».
«Sto arrivando» risponde prima di chiudere la chiamata e lanciare di malagrazia il telefono sul sedile posteriore sotto lo sguardo allibito e scocciato di Law.
«Stai arrivando dove? Ti sei completamente rincoglionito?»
«Stai zitto e accendi la sirena, andiamo in California».
«Fammi scendere» sbraita il chirurgo, allacciandosi di fretta la cintura nel vederlo aumentare le marce di fretta «Cosa vorresti fare, partire alle cinque del mattino senza avvisare un cazzo di nessuno?»
«Sai quanto mi importa?»
«Io ci lavoro qui! E pure tu! Cristo, l'incrocio! L'incrocio!»
«Come se ci fosse qualcuno per la strada» borbotta Drake accendendo la radio per aiutarsi a stare sveglio – non che le urla vagamente isteriche di Law non siano di aiuto.
Well it winds from Chicago to LA, more than two thousands miles all the way, get your kicks on Route 66.
Trafalgar respira profondamente, capendo improvvisamente che Drake non ha alcuna intenzione di fermarsi e realizzando che dopo anni di fuga – da sé stesso, dalla sua famiglia, da qualunque cosa lo tenesse lontano – sta per tornare a Los Angeles.
«Francis. Ferma questa fottuta macchina e fammi scendere, voglio tornare a Peach Spings».
«Sai una cosa, Law? Vaffanculo Peach Springs».
You'll see Amarillo, Gallup, New Mexico, Flagstaff, Arizona, don't forget Wynonna, Kingman, Barstow, San Bernardino. Won't you get hip to this kindly tip dnd go take that California trip. Get your kicks on Route 66.

«Dove porca merda è finita Marshmellow?»
È la prima domanda che viene posta il mattino successivo da una Nami piuttosto irritata. Ha già cercato nella sua stanza e non le è servito molto tempo per capire che Bonney non è proprio tornata a dormire; qualcosa le dice che la risposta è molto più spiacevole di quello che vorrebbe sentire, ma la ragazza non risponde al cellulare e alla Stazione Centrale di Polizia non c'è nessuno con il suo nome.
«Sono già le dieci, miseria ladra!» sbraita la ragazza uscendo dalla stanza e dirigendosi a passi rapidi verso Kidd e Killer.
«Vuoi che chiami qualcuno?»
«Chi vuoi chiamare, Killer? Chi? Siete la band, dovreste già essere lì e-» si interrompe e sospira sollevata nel vedere arrivare la macchina bianca di Rebecca «Barbie! Sei qui! Hai visto Bonney?»
«No, ma sono stato dall'estetista, si vede? Ci ha fatto un impacco favoloso!»
«Chi. Se. Ne. Frega! Jewels non si trova!»
«E te ne accorgi solo ora?»
«Scusa tanto se prima dormivo, ti ricordo che ieri c’è stata la festa dai Fastor e per di più non ci vogliono proprio due minuti per prepararsi!»
«Capisco, non a caso ieri sono andato a dormire alle undici, sai che se non faccio otto ore di sonno la mia pelle non si riposa. Poi alle sette sveglia, corsetta sulla spiaggia, parrucchiere. E vedo che anche tu ci hai fatto un salto».
«Credici» borbotta Zoro caricando gli strumenti in macchina «Nami usa -»
«Non uso una sega, sono naturali così. Perfetti».
«Beh, mi fa piacere per te, io spero solo che a suonare non mi si rovini la manicure e in ogni caso non ho la più pallida idea di dove sia andata a cacciarsi Bonney».
«Magari ci raggiungerà al matrimonio» azzarda Rebecca, timidamente.
Nami ignora quel 'ci', non che avesse dubbi sul fatto che Cavendish se li sarebbe portati dietro, fa sempre quello che vuole; in ogni caso la cosa potrebbe essere positiva, magari Rebecca sa cantare, magari la loro presenza potrebbe infastidire Slade.
«Non è che per caso sai cantare, vero?»
Bartolomeo ridacchia, divertito, cercando malamente di mascherare la sua ilarità dietro a dei fintissimi colpi di tosse.
«È stonata come una campana, una cosa imbarazzante» risponde Cavendish per lei, senza farsi minimamente problemi.
«Siamo fottuti».
«Oi, vedi di rilassarti, Oca, si farà viva. Sai che Jewls è una stordita del cazzo, ma sa quello che fa».
«Nami» Zoro la prende per la vita, conducendola con gentilezza fino alla macchina «Dobbiamo proprio andare»
La ragazza borbotta una mezza bestemmia, facendo strabuzzare più di uno sguardo, quindi annuisce e monta in auto.
Davanti al cancello di ingresso dei Fastor aspetta un uomo dall'aria singolare, e Nami riconosce l'individuo dai capelli glitterati della sera precedente; li ferma con un gesto della mano e Zoro rotea gli occhi verso l'alto, già esasperato ancora prima di iniziare a parlare.
«Ciao, Whisper».
«Ciao Roronoa, ti trovo in forma, sei ancora più carino».
«Mi fa piacere, possiamo passare, noi e la macchina dietro».
«Tesoro bello, non lo so. Siete sulla lista?»
«Secondo te?»
«Non lo so, dovrei chiamare Matt…»
«Dovresti farti sparare» ringhia Roronoa «Mi conosci da anni, non rompere e facci entrare».
«Ok, e se faccio entrare te chi garantisce che gli altri sono sulla lista?»
«Io! Garantisco io!» ruggisce il ragazzo perdendo del tutto le staffe.
«Zoro, Amore, stai calmo che ti parte un embolo, ci penso io» mormora Nami sorridendo sorniona e facendo cenno a Whisper di spostarsi dal suo lato «Senti carino, garantisce Slade per tutti».
Estrae dal cruscotto un documento a caso tirato fuori dal portafoglio di Fastor la sera prima e glielo piazza in mano.
«Ah, beh allora!»
Zoro trattiene una risatina, quindi si gira verso la sua ragazza e le sorride.
«Slade ti ucciderà».
«Non se lo faccio prima io».
Il giardino, che la sera prima era stato sistemato per accogliere gli ospiti della cena è ora stato completamente riorganizzato, tanto che Nami si domanda se i Fastor abbiano una schiera di giardinieri al loro servizio o se siano semplicemente avvezzi a tale tipo di modifiche.
«Carino questo posto» commenta Bartolomeo, osservando il riflesso della luce sulle unghie e lasciando che sia Bartolomeo a scaricare il suo strumento.
«Sì, non è male» concorda Rebecca.
«Voi due siete troppo ricchi» replica Zoro guardandoli male.
«Fate schifo» concorda Kidd «Questo pozzo è una cazzo di reggia».
«Nami! Zoro!» Rufy corre verso di loro, quasi pigolando di gioia, non appena li vede, Sabo, Ace e una ragazza dall'aria carina e i capelli arancioni lo rincorrono col fiatone, come a indicare che da quando sono arrivati lì non è stato fermo un secondo.
«Buon giorno» borbottano, già stanchi ancora prima dell'inizio della cerimonia.
«Rufy non dovresti correre in giro, sai che Kendra ti sta cercando!» gli fa notare con gentilezza la ragazza, che Sabo presenta subito a tutti come la sua “adorabile fidanzata con il viso di un angelo”, Koala, riuscendo ad evitare un cazzotto quasi per miracolo.
«Perché Kendra ti cerca?» domanda Nami, chiedendosi cosa possa volere la sposa da quel beota di Rufy.
«Non lo sai?» chiede Zoro deliziato «Mi stai dicendo che c'è qualcosa di questa cerimonia che io so e tu no?»
«Roronoa…»
«No, aspetta un secondo, devo godermi questo momento. Aspetta, aspetta, aspetta. Ok, ci sono».
«E quindi?»
«Rufy deve officiare il rito».
«Rufy?»
«Lui?» chiede anche Kidd infilandosi nella conversazione e scoppiando a ridere senza ritegno.
«Che c'è?» borbotta l'interessato, gonfiando le guance con aria offesa.
«Già, secondo me è geniale, e poi Rufy è ganzo!» gli dà man forte Bartolomeo, alle cui parole riecheggia un “Non avevo dubbi” di un biondo a caso.
«Ti dico solo» comincia Ace «Che abbiamo dovuto compilare noi la richiesta al comune, richiedere i permessi al suo posto e quando questa cerimonia sarà finita toccherà sempre a noi compilare il certificato di matrimonio. Sempre se vogliamo che sia leggibile».
«Sono già partite le scommesse su come potrebbe rovinare la cosa?» sussurra Nami cercando di non farsi sentire.
«Sì e le tiene Kendra, ma stai attenta che non lo sappia Sanji o finisce per avere un infarto, è già abbastanza terrorizzato di quello che potrebbe fare Rufy. E pensare che è stata un'idea sua».
«È tutto così bello che potrei commuovermi» ridacchia la ragazza.
«Piuttosto, ragazzi» interviene Sabo, interrompendo i loro discorsi poco pacifici «Se venite con me vi accompagno al palco e alla zona riservata alla band, così potete montare tutto».
«Ma senti» borbotta Nami estraendo la scaletta dal reggiseno e fissandola appena «Non è che avete visto Bonney? Non riusciamo a trovarla».
Ace geme, lamentandosi e scuotendo il capo.
«Oh no, lo sapevo che sarei dovuto uscire con lei ieri sera».
«Io sapevo che avrei dovuto chiuderla a chiave in camera e gettare la chiave».
«Magari arriverà» risponde Sabo, sollevando le spalle.
«E se non dovesse arrivare? Chi canterebbe al suo posto?» si lamenta Nami «Vi ricordo che deve iniziare da subito, accompagna il passaggio della sposa fino all'altare!»
«Beh» esordisce Killer, scambiandosi uno sguardo con gli altri.
«Già» conviene Cavendish.
«Potresti anche farlo te, mica ti consumi, cazzo».
«No» Nami indietreggia scuotendo le mani, come a dire che non ne vuole sapere niente «Scordatevelo».
«Molto bene» esclama qualcuno alle sue spalle «Allora è deciso, se questa Bonney non dovesse arrivare canterà Nami. Vado a dirlo ad Adelaide».
«FASTOR!»
La giovane non fa, però, in tempo a saltargli al collo e a iniziare a stringere che viene trascinata via da un tornado in bianco, mentre Slade, ancora sorridente, si mescola agli ospiti, lasciando il gravoso compito di guidarli ai loro posti a qualcun altro – sia mai che debba faticare in un giorno di festa.
«Kendra ti droghi?» sbraita Nami, ritrovandosi dietro il muro della casa.
«Ok, prima di tutto, bel vestito» celia la sposa, fissando il vestito rosso della ragazza «Ora, passando alle cose importanti, sii onesta con me, sembro incinta?»
«Sei incinta?»
«Lo sembro?»
«No, ma lo sei?»
«No, ma Matt dice che lo sembro».
Silenzio.
«Non gli hai sparato?»
«Non l'ho preso» si lamenta Kendra «Ok, ok. Allora, seconda cosa, ho il tuo portafoglio, l'ho rubato stamattina a Slade prima che rientrasse nel suo ufficio».
«Sei una persona meravigliosa, anche io devo dirti una cosa, abbiamo perso la cantante».
«Merda!»
«Mi dispiace, Kendra, ma… » sospira rassegnata «Posso cantare io».
«Non è per quello, ma con Vic, la mia testimone, abbiamo messo su un giro di scommesse su tutto ciò che potrebbe andare male: lei ha scommesso sulla band, il cattering e su eventuali risse tra Vinsmoke e Fastor, io su Rufy (e spero davvero che non mi deluda, ho grande fiducia nelle sue capacità di incasinare le cose), su quante volte si perderà Zoro, sul suicidio di Slade e sulle scarse abilità motorie di alcuni degli invitati».
«Nessun fattore esterno?»
«Chi vuoi che si presenti a rovinare un matrimonio a casa dei Fastor?»
«In effetti è improbabile; in ogni caso potrebbe sempre essere che Slade lo avveleni io».
«Non preoccuparti, ho già pagato Matt e se le cose dovessero mettersi male mi ha promesso di sparargli».
«Amore fraterno».
Il primogenito dei Fastor starnutisce, senza pensare che quel fastidioso fischio che sente nelle orecchie potrebbe essere qualcuno che sta parlando lui – che poi è normale, tutti dovrebbero parlare di lui, è una meraviglia della natura. Scuote il capo, scacciando il pensiero e torna a dedicarsi all'interessante conversazione che sta tenendo con uno degli amici di Roronoa e il primogenito dei Vinsmoke.
«Certo che i Vinsmoke sono la famiglia più antica degli Stati Uniti» si vanta Ichiji, sollevando il capo e sorseggiando un bicchiere di vino, ignorando il fatto che siano solo le dieci e quaranta del mattino e a cerimonia debba iniziare di lì a pochi minuti «Abbiamo origini in Francia e sinceramente non saprei nemmeno io fino a quanto risalgano, ma sono antiche».
«Come no» lo canzona Matt «I Fastor non sono da meno, non ti credere; non è solo una questione di potere, ma anche di influenza politica».
«Questo mi pare ovvio» interviene William «Ma non mi sembra lo stesso che nessuna delle vostre famiglie possa essere definita una dinastia, per definizione fanno parte delle Dinastie le famiglie reali, i Borboni sono una dinastia, i Windsor, gli Stuart, non i Vinsmoke. Non dubito che siate parte di generazioni e generazioni di esponenti una stirpe di arricchiti che sono riusciti a ottenere prestigio nella vita, ma-»
«Come sarebbe a dire 'arricchiti'?» si lamentano entrambi i suoi interlocutori.
«Senza contare che le vostre sono 'Famiglie' nel senso più colloquiale della parola e per colloquiale intendo famiglie criminali, non potete venirmi a parlare di dinastia. Cosa siete, eredi di Bach? Di Mozart? Dei Rockfeller?»
«Prima di tutto» borbotta Ichiji «Ringrazia che non ti spari. Poi, non serve avere una banca per avere influenza politica, pensi che le minacce di un casato come il nostro non riscuotano gli effetti desiderati? In quello che viene definito dai più “Underground” le nostre famiglie sono due delle più in vista».
«Ok, ma nella vita di tutti i giorni? Vi potreste definire una dinastia criminale, ma nessuno saprebbe chi di voi è un Vinsmoke e chi un Fastor, tecnicamente le vostre famiglie non esistono, né negli archivi storici, né da nessuna altra parte. Provate a fare una ricerca su internet e non troverete che il vuoto, perché è così che si mantiene l'anonimato».
«Che è fondamentale per il nostro lavoro» fa notare Matt.
«Ma essenziale per una dinastia, vi concedo al massimo di essere un casato, sebbene sono quasi del tutto sicuro che non abbiate nemmeno un briciolo di sangue blu».
«Molto interessante, detto da un pezzente» sbotta Ichiji, perdendo la pazienza.
«Come ti pare, sfigato ossigenato, ma se googli Cavendish qualcosa lo trovi».
Matt non se lo fa ripetere due volte e tira fuori il cellulare, sotto lo sguardo interessato del primogenito dei Vinsmoke, in piedi al suo fianco, e quello annoiato di Cavendish, che in realtà si sta divertendo un mondo a giocare, ancora una volta, al ricco ereditiere.
«Porca puttana» alita Fastor.
«William Cavendish, come i Cavendish dei Cavendish, Suffolk; la mia dinastia» racconta, calcando bene sull'ultima parola, come ad evidenziare la sua superiorità «Può essere fatta risalire con assoluta certezza al 1300, ma le sue origini sono certamente precedenti, non che abbiano molta importanza alla fine, quando sei Duca di tre contee diverse. Ho già detto che sono Sir».
«Ho già detto vaffanculo?»
«E com'è che Sir belli capelli è invitato al matrimonio di mio fratello?» domanda Ichiji.
«Suono nella band» replica Cavendish agitando la manina e indicando il palco con gli strumenti su cui Kidd e Killer, già pronti, lo aspettano fulminandolo con lo sguardo «Mi annoiavo in Inghilterra».
«Con tutti quei soldi doveva essere proprio una vita triste» interviene Nami, intromettendosi nella discussione «Muoviti e fila sul palco. Fastor, Vinsmoke, vi conviene sedervi a meno che non abbiate intenzione di accogliere la sposa in piedi».
«Puttana vacca» sbotta Matt, ricordandosi improvvisamente che il compito di accompagnare Kendra all'altare spetta a lui «Mi muovo».

L'altare non è un vero altare, in fondo nessuno di loro è particolarmente religioso.
Su suggerimento di Eve, la madre di Brad, Rufy è in piedi dietro a un palchetto bianco, decorato con pochi fiori bianchi e qualche nastro rosa pastello – Kendra si è molto raccomandata perché tutto fosse estremamente semplice e ha boicottato tutte le idee di Sanji e Sheera, eccessivamente piene di fiori, eccessivamente smielate.
Sanji aspetta trepidante, in piedi su un piccolo palchetto montato quella mattina, alle sue spalle c'è Zoro, che – pur non essendo lui a doversi sposare – si sente in ansia tanto quanto il suo amico.
«Magari è scappata» borbotta a bassa voce.
«Roronoa, taci o ti pesto».
Non che ci creda davvero. Kendra è sfuggita dalle sue mani per anni, trincerandosi dietro muri di incertezze e di no accuratamente impilati uno sopra l'altro, ma alla fine Sanji è riuscito a convincerla e ora pretende che niente rovini quel momento, nemmeno i suoi migliori amici.
Quando la voce elegante e delicata di Nami attacca, assieme alle prime note della canzone, il giovane sente il respiro venirgli meno, mentre, alla base corridoio tra le file di sedie, proprio dove comincia il tappeto rosso che ha insistito ad ogni costo per stendere, compare Kendra, saldamente attaccata al braccio di Matt.
Heart beats fast, colors and promises, how to be brave? How can I love when I'm afraid to fall? But watching you stand alone, bll of my doubt suddenly goes away somehow.
Kendra ha trattenuto il fiato fino a quel momento e non sa proprio come abbia fatto e non scappare a nascondersi in qualche angolo introvabile del giardino o magari nelle segrete della magione. La sola idea del matrimonio la terrorizza come niente prima, e sì che lavora coi Fastor e non dovrebbe avere quel genere di problemi.
One step closer.
Il viso trepidante di Sanji, però, è sufficiente a riportarle il sorriso e mentre percorre la strada che la separa dall'altare improvvisato, sente il cuore tornare a battere a un ritmo regolare.
Dopo tutto non sarebbe potuta andare in nessun altro modo se non così.
I have died every day waiting for you, darling, don't be afraid I have loved you for a thousand years, I'll I like big butts and I can not lie, you other brothers can't deny that when a girl walks in with an itty bitty waist and a round thing in your face you get sprung.
Le teste di tutti gli invitati alla cerimonia si girano verso la musica, sparata a tutto volume, che decisamente non è quella che stanno suonando Kidd e gli altri e Nami smette di cantare, irritata.
Alle note che vanno avanti segue un immenso boato, poi un urlo, quindi da dietro la villa dei Fostar compare una spropositata limousine decapottabile rosa vivo; in cima al cofano troneggia la statuetta dorata di un fenicottero e spalmato sopra c'è Whisper con quello che sembra un vistoso trauma cranico.
«Ho provato a fermarlo» tenta di dire, ma le sue parole vengono coperte dal suono del clacson, una trombetta che ricorda il suono delle trombe da parata.
La macchina si ferma proprio in fondo alla navata improvvisata e dalla portiera del passeggero emerge un uomo incredibilmente alto, dai capelli un po' troppo ossigenati, con indosso una vistosa giacca di pelo rosa e un paio di occhiali da sole a forma di cuore.
«CHI È CHE NON MI HA INVITATO AL SUO MATRIMONIO?»
Slade si passa una mano sulla faccia e si lascia scivolare lungo la sedia, gemendo disperato.
«Oh no».
Nami osserva la scena con aria irritata, senza avere la benché minima idea di chi sia il soggetto imbarazzante in questione, in compenso dalla sua posizione privilegiata sul palco della band riesce a notare il variare delle espressioni facciali di tutti gli astanti.
Zoro impallidisce, Sanji ha un travaso di bile, Rufy agita una manina come un imbecille in segno di saluto, Kendra bestemmia scambiandosi uno sguardo di intesa con la sua testimone – entrambe consapevoli di non avere scommesso sull'unico evento effettivamente accaduto, Brad si strozza col martini, Matt lascia andare il braccio della sposa e inizia ad armeggiare nella tasca della giacca estraendo una pistola, Sheera caccia un urlo nel vedere la pistola di Matt, Blake le tira in testa il bastone, Killer deglutisce e sussurra qualcosa a Kidd che aggrotta la fronte e annuisce.
È tutto così esilarante che per poco non le sfugge il succo del loro discorso che suona più o meno come: «Ehi, quella non è la tipa con gli occhiali che c'era ieri alla bisca clandestina?», Killer potrebbe anche avere detto 'biscia intestina', ma Nami ne dubita fortemente.
«State zitti o finisce male» sibila piano, mentre davanti ai suoi occhi si consuma un doppio dramma famigliare.
Da un lato Matt, dopo avere messo via la pistola, corre verso Sheera, soccorrendola sotto lo sguardo disgustato di suo fratello («Nonno, la bastonata era davvero necessaria?» «La prossima volta sceglietene una sana di mente, nipote!»); dall'altro Ichiji Vinsmoke certa di impedire a suo fratello Niji si spararsi in testa dopo avere visto il nuovo arrivato – non che Nami sia a conoscenza dei loro rapporti, ma deduce non siano dei migliori. Ad essere onesti, nessuno deve essere in grandi rapporti con quel tizio.
«SLADE!»
«Uccidetemi vi prego…» mormora fissando Nami con una preghiera negli occhi, ma la rossa si limita fargli il dito medio «Doflamingo, vorrei dire che è un piacere».
«Ma non lo è» conclude per lui Donquijote, togliendosi teatralmente gli occhiali da sole e agitandoli davanti al naso del suo interlocutore «Ovvio che non lo è! Un matrimonio, capisci? Un matrimonio! E io non sono stato invitato? Perché non sono stato invitato?»
«Perché ti odio» è la placida risposta di Kendra, che senza minimamente scomporsi gli arriva alle spalle e lo fissa con aria seccata.
«Oh, la gemma viola! Aspetta, è il tuo matrimonio?! LA GEMMA VIOLA SI SPOSA E NESSUNO MI HA DETTO NIENTE? ROCI? MONET? BABY… BABY FIVE!»
Le teste di tutti gli astanti si spostano nuovamente nella direzione dello sguardo di Doflamingo, esattamente nel punto in cui un'avvenente ragazza mora dalle curve prosperose sta abbracciando, senza farsi scrupolo alcuno, Ace.
Slade non lo vede nemmeno spostarsi, ma Portoguese se lo trova di fronte in pochi secondi con una pistola in mano e lo sguardo minaccioso.
«Che cosa succede qui?» domanda il mafioso con aria decisamente poco gentile.
«Oh! Non sei felice per me?» domanda la ragazza «Mi ha detto che ho un bel portamento!»
«E quindi?» il suo tono è glaciale ed Ace sente un brivido lungo la schiena.
«Era solo un complimento, non intendevo certo mancare di rispetto a nessuno».
«E quindi ho deciso di sposarlo!»
«Scusa, cosa?» domandano all'unisono i due uomini.
«C'è anche già l'officiante!»
«Non mi pare una buona idea» mormora Ace facendo un passo indietro e cercando con lo sguardo qualcuno «Ci conosciamo appena».
Doflamingo annuisce, gli sembra un ragazzo sveglio, forse potrebbe non ucciderlo.
«Cosa c'è da sapere? È chiaramente amore! I nostri tatuaggi ci stanno mettendo solo un pochino a funzionare».
«È possibile?» domanda con discrezione Doflamingo a suo fratello.
Rocinante scuote la testa, senza dire una parola.
«Ma io-»
«Tu cosa?» ruggisce il mafioso «Vorrai mica sedurla e abbandonarla!»
«Ma io sono gay!» pigola infine Ace, riuscendo a dire, finalmente, quello che gli passa per la testa da oramai un po'.
Nami si strofina le mani e va a prendere posto accanto a Slade, ridendo come una sadica.
«Sai cosa mancano, Fastor?»
«Ti prego, non infierire».
«I pop corn».
«E ti aspetti che ti creda» sta urlando in quel momento Doflamingo con la pistola alzata e il cappotto che svolazza ad ogni movimento.
«Mi sa mi conviene fermarlo prima che ci scappi il morto» si lamenta Slade allungando una mano verso suo fratello per farsi passare del martini.
«Pensa al tuo diabete» sibila Brad.
«E tu pensa ai cazzi tuoi» risponde il maggiore, il cui tentativo di alzarsi viene però bloccato da Nami che lo ritira a sedere tirandolo per la giacca.
«Aspetta, guarda là!»
Tra gli invitati si è alzato un ragazzo con un ciuffo biondo in cima alla testa, vestito in un orribile completo violetto; senza bene capire dove abbia trovato il coraggio, la folla lo osserva mentre si avvicina a Doflamingo, gli picchietta leggermente la spalla e si china a sussurrargli qualcosa all'orecchio
«Oh, ma se mi avessi detto subito che eri culo, mica la tiravo fuori la pistola!!» esclama quindi Donquijote, tendendo ad Ace una mano e scuotendo la testa verso Baby Five che scoppia a piangere.
«Ma io, veramente, l'ho fatto…»
«Dof, per la grazia di Iddio» borbotta Slade, avvicinandosi disperato «Si può sapere che minchia ci sei venuto a fare qui?»
«C'è un matrimonio e non mi avete invitato! Sono il re dei matrimoni, partecipo sempre ai matrimoni!»
«Matt sparagli».
«Ok, ok» celia l'uomo «Quanto siete suscettibili. Qualcuno è venuto a fare domande nella mia zona».
«E tu hai pensato bene di venire qui a dirmelo? Sappi che non me ne frega un cazzo».
«No, no, hanno fatto domande su di me e soprattutto su un membro della mia famiglia che non vediamo da qualche anno. Monet?»
La giovane si fa avanti e senza esitare indica il palco della band.
«Il biondo e il seghino che gli sta di fianco, facevano domande su Law».
«Su chi?» domanda Slade al limite della sopportazione «Anzi, sapete cosa? Non mi interessa nemmeno, vedetevela tra di voi. Io me ne lavo le mani. Non sporcate il giardino di sangue».
«Io volevo solo sposarmi» piange nel frattempo Sanji attaccato al palchetto, mentre Rufy gli dà delle amichevoli pacche di conforto sulla schiena.
«Quindi fammi capire, Doflamingo conosce Law?» domanda Zoro girandosi vero i suoi amici.
«Ne so quanto te, ma sento la mancanza dei popcorn» celia il suo migliore amico, osservando la situazione divertito.
Kidd nel frattempo osserva perplesso la scena, senza sapere bene come reagire a quella rivelazione; di gente poco raccomandabile ne ha incontrata tanta nella vita, lui stesso non si definirebbe un tipo raccomandabile, ma mai nessuno ai livello di Doflamingo.
«Sono morto» mormora a mezza voce.
«Io ti ho voluto bene» sussurra Killer «Ma me ne tiro fuori».
«Io nemmeno il primo punto, e sinceramente non ti offendere se mi sposto, ma non vorrei mai si sporcassero le scarpe di sangue» celia Cavendish allontandosi e fermandosi di fianco a Doflamingo per commentare «Oh, che bel Vivianne Westwood!»
«Grazie carino, dopo se lo faccio ammirare, sperando che non si sporchi di sangue».
«Già, le macchie sono terribili da levare».
Kidd indietreggia, maledicendo i suoi amici di merda e il loro inutile supporto, non sa bene come reagire ed è anche consapevole di non avere nessun posto in cui scappare; non fa in tempo ad allontanarsi che Donquijote gli è di fronte e lo fissa con aria accigliata, suo fratello, Rocinante, un uomo noto per i suoi silenzi e i suoi modo poco aggraziati più che per le sue doti di mafioso, è in piedi di fianco a lui e osserva Kidd con sguardo ugualmente truce.
«Fai troppe domande» dice solo, stupendo vagamente anche suo fratello.
«Io volevo solo-»
«Non so cosa volessi e non mi importa» sibila Doflamingo «Ma non mi piace che la gente faccia domande».
«Volevo solo sapere chi fosse Law».
Rocinante lo prende per il bavero della camicia e forse gli tirerebbe anche un cazzotto se in quel momento l'attenzione dell'intera folla non venisse attirata da un urlo ben noto e dallo sgommare di un'altra macchina che entra nel vialetto di accesso e si ferma subito di fianco a quella di Doflamingo.
«Ehi, gente! Sono arrivata!» urla Bonney, scendendo con un salto dalla Jeep polverosa e sbracciandosi verso tutti gli altri, senza rendersi conto che, se il matrimonio non fosse già stato mandato a gambe all'aria da Donquijote e i suoi, il suo arrivo in stile Papessa dei poveri non avrebbe di certo contribuito a far filare dritta la cerimonia.
«Jewls!» urla qualcuno.
«Oh, no» geme Law, scivolando più in basso nel sedile posteriore «Doflamingo».
«Vi prego, ditemi che siete qui per portarlo via o per uccidermi» domanda Slade avvicinandosi «Oddio, sei tu Francis».
«Anche per me è un piacere, Fastor».
«Ciao Slade» celia Bonney, felice come un'oca giuliva «Ciao Nami, bella giornata!»
«Bella giornata un cazzo! Dov'eri finita?»
Non che Bonney riesca a rispondere visto che Doflamingo, nello scorgere il viso noto di Trfalgar dentro la Jeep, afferra suo fratello per una manica (incurante del fatto ch'egli stia ancora saldamente stringendo il colletto di Kidd) e se lo trascina dietro urlando di gioia.
«LAW!»
«Voglio morire» geme Trafalgare, osservando l'uragano di pelo rosa che si avvicina.
«Non dirlo a me» gli fa eco Slade «Nami, ti imploro, avvelenami l'insulina».
«Non tentarmi Fastor».
«Perché cazzo Doflamingo è qui?» chiede il chirurgo, scendendo di malavoglia dall'auto per affrontare il suo peggiore incubo.
«Chiediglielo tu, io non ne voglio sapere niente» sibila Slade, spostandosi di lato per far passare Donquijote.
«Roci, Dof, Eustass-ya» saluta Law, molto poco entusiasta di trovarsi in quel luogo.
«Eustass-ya il cazzo» sbotta Kidd che ne ha fin sopra i capelli di quella storia, avrebbe dovuto rimanere single a vita, a vita, altro che anime gemelle, Basher, cazzi e mazzi, niente più cazzi per lui «Dì a questo tizio di mettermi giù».
«Lo conosci?» domanda Rocinante senza fare un plissé.
«Chi se ne frega!» esclama suo fratello «Dov'eri sparito? Perché sei andato via? Sei mancato tanto a papino!»
«Papino?» la faccia di Kidd è vagamente disgustata.
«Papino il cazzo!K sbraita Law inferocito «Hai cercato di uccidermi e poi, quando non ci sei riuscito, hai tentato di vendermi al cartello Messicano».
«Ero confuso» si lamenta l'uomo con tono fintamente addolorato «Avevo tante cose per la testa, tipo, come fare entrare l'eroina nel paese senza farmi beccare?»
«Oddio» si lamenta Drake, che vorrebbe essere ovunque tranne che lì e comincia un po' a pentirsi del suo colpo di testa.
«Ha cercato cosa? Cazzo, Trafalgar, sei meno noioso di quanto pensassi, e questo spiega anche i tuoi tatuaggi di merda!»
«Stai zitto, Eustass-ya, vuoi?» sibila Law «E cosa cazzo ci fate qui? Non eravate in pessimi rapporti coi Fastor?»
«Infatti lo sono» urla Matt da di fianco al palco.
«E stanno rovinano il mio matrimonio» grida di rimando Sanji, disperato.
«Già» urla Niji «E i Vinsmoke non perdoneranno questo affronto!»
«Oh, beh, ma guarda che se ce l'hai ancora con me per quella cosa di Monet, potresti parlarle e risolverla, eh» celia Doflamingo.
«Davvero, posso?»
«Certo, certo, fai pure. Su, Monet, sii gentile!»
«La finisci di fare l'imbecille?» sbraita Law «Che cazzo ci fate qui?»
«Eh, va là, guarda che ti agiti così ti parte un cazzo di embolo».
«Stai zitto, Eustass!»
«Non ha mica torto eh» prosegue Doflamingo «E comunque è colpa del tuo amichetto qui, nel senso, se ne è andato in giro per tutta la serata, ieri, a fare domande del cazzo su di te e poi anche su di me. È persino andato a fare domande a CC».
«Sei andato a fare domande a CC?»
«Chi cazzo è CC?» chiede Kidd, sinceramente confuso.
«Credo si tratti di quel tizio, Caesar, sai il gestore della bisca in cui mi hai trascinato» interviene Killer, titubante.
«Ah, lui».
«Ah lui? AH LUI? Che cazzo sei andato a fare da CC?» sbraita Law, incazzato come una biscia.
«Guarda che è colpa tua! Che cazzo ne so di chi sei, mica è colpa mia se tu non dici mai un cazzo. Ci vediamo, ci vediamo sto paio di palle! Scusa tanto se voglio essere sicuro che la mia anima gemella non nasconda cadaveri nel frigorifero!»
«La mia cosa?» chiede Roci.
«Io li butto a mare» concorda Dof, annuendo con convinzione.
«Poi porco il clero, te ne stai sempre tutto il cazzo di tempo con quel muso lungo di merda e uno non si deve fare pare? Certo che me ne sono fatte, che cazzo ne sapevo io che avrei attirato dei fottuti mafiosi? E che ne sapevo che ti saresti arrivato qui?»
Law rotea gli occhi verso l'alto e gli tira un pugno sul naso.
«Anima gemella?» chiede ancora Roci e al cenno affermativo di Law inizia anche lui a pestare il povero Kidd.
«Non ho niente contro di te, sai?» celia Doflamingo fissando la scena «Ma mi dispiace sempre non partecipare».
Conclude unendosi allegramente al pestaggio e se non fosse per l'intervento di Killer e Nami, mossi a pietà, Kidd si ritroverebbe seriamente a rimpiangere di non aver mai fatto testamento.
«Stai qui e vedi di non muoverti» gli sibila Nami, facendolo sedere sul palco, proprio di fianco a Sanji che piange come un disperato per l'occasione della sua vita gettata al vento «Io vado a finire di risolvere le cose laggiù».
«Capisco che 'sto fesso sia la tua anima gemella» sbraita Rocinante, evitando di inciampare nei suoi piedi per un pelo «Ma come mai sei tornato? Dopo tutta la fatica che ho fatto per farti andare via di nascosto!»
Silenzio.
Doflamingo sbatte un paio di volte le palpebre, quindi si volta molto lentamente verso sua fratello: «Scusa, cosa?»
Roci si guarda in giro, cercando una scusa per giustificare quello che si è appena lasciato scappare di bocca.
«Ho lasciato il gas acceso…»
«QUOQUE TU, FRATELLO MII!»
«Quoque il cazzo, a parte che non è nemmeno latino» borbotta Law «Ma non è colpa mia, è stato Drake, e lascia che te lo dica ora. Sei il peggior sceriffo che nella storia degli sceriffi».
«Un poliziotto? PRESTO SPARATEGLI!» urla Doflamingo, facendo un salto all'indietro e fissando Drake come se avesse il colera.
«Non è necessario eh» interviene Slade «Garantisco io per lui. E comunque definirlo “poliziotto” è eccessivo, al massimo può fare il controllore alla fermata del treno».
«Vaffanculo, Fastor».
«Beh comunque è colpa sua».
«Colpa mia? Ma se è stata Bonney!»
Nami fissa l'amica che per tutto il tempo non ha, stranamente, detto una parola, rimanendo ferma e buona in un angolino.
«Già… Bonney. Dove caspita ti eri cacciata? Sai quanto ti abbiamo cercata questa mattina?» domanda la rossa, avvicinandosi con aria inquisitoria e attirando sull'amica l'attenzione di tutti.
«Ora che me lo fai notare è una storia divertente, vero?»
«Ma manco per il cazzo» borbotta Law.
«Allora?»
«Beh, stavo tutta per i cazzi miei ieri sera quando per nessun motivo mi hanno portata dentro».
«In prigione?» sbraita Nami «Di nuovo?»
«E perché non hai chiamato?» domanda Matt «Avremmo potuto pagare la cauzione, o comprare qualcuno, o corrompere l'intero distretto».
«Beh, ho chiamato mia madre, ma poi sono successi dei cazzi e quindi mi sono depressa, ma dei travestiti stra simpa mi hanno dato una mano e allora ho chiamato Drake lui ci ha messo un po' ad arrivare, tipo che nel frattempo ho convinto i travestiti a congelare gli ovuli, cioè non credo che abbiano gli ovuli, ma se li avessero li congelerebbero».
«Arriva al punto» sibila Nami.
«Sì, ecco. Drake è arrivato e c'era Law con lui perché tipo è partito che era in macchina e non l'ha mollato lì, ma io dico lì dove? Nel cazzo di deserto? È stato meglo così»
«Beh, non ha torto» celia Dof, giulivo.
«E quindi sono arrivati e Law era tutto “No che schifo LA” e Drake era tutto “Io al matrimonio non ci vengo” e allora io gli ho detto che era una questione di vita o di morte perché dovevo cantare, così ho preso la Jeep e ho guidato fino a qui. E potrei avere infranto qualche regola del codice della strada -»
«Sei» specifica Drake.
«E potrei avere preso qualche autovelox e avere fatto una strada tutta in contromano, ma non ho investito nessuno e il cancello di ingresso stava già a pezzi e non sono stata io, ci tengo a specificarlo».
«Ti prego» la blocca Nami «Non parlare più, sparisci dalla mia vista e leva quella macchina da qui e Kendra si deve sposare».
«Sempre se vi va, eh» borbotta la Gemma Viola, giocherellando con una pistola.
«Che palle, Willer, secondo me dovresti venire a lavorare per me, ti divertiresti di più» le suggerisce Doflamingo, evitando per un pelo un cazzotto.
«Fai sparire quell'obbrobrio da qui davanti, c'è il parcheggio dietro la villa se proprio non vuoi andartene».
Dof schiocca le duta, senza spostarsi di mezzo centimetro e Roci – senza nemmeno roteare gli occhi al cielo, perché si sente in colpa per avere mentito a suo fratello per anni – si incammina verso l'auto.
«Devi spiegarmi come fai» interviene Cavendish, comparendo al suo fianco «Vorrei riuscire a farlo anche io».
«Bell'aspetto e regime del terrore».
«Già avevo notato, che crema idratante usi? La tua pelle sembra così liscia!»
«Oh, solo prodotti coreani! Mai sentito parlare di Tony Moly?»
«Oh, impazzisco per la loro crema di lumaca!»
«Io preferisco quella alla banana» Doflamingo scuote il capo «Trovo che idrati meglio».
«Sì, ma il mattino successivo sembra di avere del das in faccia, meglio di no. Dovrei provare la Holika Holika».
«Dovresti provare ad avere un cervello» sibila Nami apparendo alle sue spalle e tirandolo per un orecchio «E lei fili a sedersi! Non si vergogna? Guardi lo sposo che aria affranta che ha».
«Siete tutte davvero noiose».
«Stia zitto. E tu, Cavendish, datti una mossa, che abbiamo un matrimonio da celebrare».

Kendra respira profondamente, sono in ritardo sul programma di circa un'ora, ma la verità è che non le interessa assolutamente; Sanji è lì che la aspetta, nonostante tutto quello che poteva andare storto quel giorno lo sia andato. E, in fondo, va bene così, non avrebbe mai voluto un matrimonio noioso. Ora sente che è il momento giusto, che è la volta buona. Nami inizia a cantare e lei si stringe al braccio di Matt mentre comincia a camminare verso l'altare.
«Time stands still, beauty in all she is. I will be brave, I will not let anything take away what's standing in front of- Ouch! Bonney, ti sei bevuta il cervello?»
Il microfono gracchia e stride tra le mani di Jewelry, mentre questa tira una potente culata a Nami, gettandola giù dal palco, proprio in braccio a Slade, provocando così un attacco di orticaria ad entrambi (e facendo ridere non poco sia Zoro che Brad).
«Scusate tutti. Il mio nome è Bonney e sono la cantante designata per questo matrimonio. Ora, dopo innumerevoli sfide e indicibili peripezie sono arrivata e non ho intenzione di rendere questa giornata niente di meno che memorabile! Quindi cosa stiamo aspettando?»
Batte il piede a terra: e uno, e due, e un, due, tre. Attacca e come parte la musica, Kendra scoppia a ridere, perché è davvero perfetta, molto meglio dell'altra!
«You take the grey skies out of my way, you make the sun shine brighter than Doris Day, turned a bright spark into a flame, my beats per minute never been the same»
La sposa arriva davanti all'altare e sorride e a Sanji quasi non sembra vero, perché Kendra è lì e sta per diventare tutto vero e per un attimo ha paura di dimenticarsi come si faccia a respirare.
«'Cause you're my lady, I'm your fool, it makes me crazy when you act so cruel. Come on, baby, let's not fight, we'll go dancing, everything will be all right. Wake me up before you go-go».
La musica si abbassa lentamente, fino a svanire e Rufy, dopo avere fatto un enorme respiro, prende finalmente la parola, sapendo che niente potrebbe essere più adatto di ciò che sta per dire.
«Salve a tutti» comincia e la sua voce ingenua e traballante strappa più di un sorriso «Siamo qui oggi per il matrimonio di Kendra Willer e Sanji Hijun- Vinsmoke (che palli, ma quanti nomi, non potevate avere meno nomi?)»
Qualcuno ride.
«Conosco Sanji da tipo una vita ed è una persona meravigliosa e anche Kendra lo è; una volta l'ho usata come arma impropria e lei non mi ha ucciso, deduco che questo voglia dire che mi vuole davvero bene e penso anche che renda molto bene il nostro rapporto. Sono qui a fare questa cosa perché penso che non esistano proprio due persone migliori e più adatte a stare insieme e sapere che finalmente Kin ha ceduto al matrimonio mi riempie di gioia. Io non ne so molto dell'amore, non sono sicuro di cosa si dovrebbe provare o di come debbano andare le cose, in questo mondo si parla sempre di anima gemella e nonostante tutto, credo, ancora oggi, di capire di questa faccenda meno quando ero bambino. Cos'è un anima gemella? Una persona che ci completa? Un suggerimento del destino? Non lo so. Non ne ho davvero idea. Però di una cosa sono sicuro. Non è per un tatuaggio che siamo qui adesso, con o senza Basher, Sanji e Kendra sono fatti per stare assieme. Io lo so. Li ho visti assieme fin dal primo istante e da quel momento niente è più stato come prima. Non è stato un tatuaggio ad avvicinarvi, non è stato il destino, io credo, anzi sono convinto che in qualsiasi vita, in qualsiasi universo vi foste incontrati vi sareste amati lo stesso. Perché siete Sanji e Kendra e non può esistere uno senza l'altra».
Si interrompe e sembra non accorgersi che in mezzo alla folla c'è più di un occhio inumidito.
«Quindi ecco, se tu Sanji vuoi prendere Kendra come tue legi- lego- lettera? Zoro come si legge questa parola? Oh, oh. Sanji vuoi prendere Kendra come tua legittima sposa? Per amarla, onorarla, prepararla da mangiare se non vuoi che avveleni i vostri figli, non romperle le palle quando uscirà a lavorare – chi ha scritto queste promesse? Matt? Immaginavo. Beh, Sanji la vuoi o la regaliamo?»
«Certo che la voglio, la voglio da sempre».
«E vuoi tu, Kendra, prendere quest'uomo come tuo legittimo sposo per-»
In fondo alla platea si sente un leggero mormorio, qualcuno si fa avanti piano.
«Per amarlo, onorarlo, e boh, poi le solite cose della richezza e della malattia, che poi non so chi di voi abbia più soldi, fate schifo entrambi» celia Rufy gonfiando le guance «Quindi, ti vuoi prendere Sanji?»
«Sì, sì, lo voglio» ride Kendra, considerando che non ci poteva essere idea migliore che scegliere Rufy come officiante.
«Bene, allora in base ai poteri conferitemi in qualche modo da non si sa chi, io vi dichiaro -»
«In arresto!» urla un omino, saltando fuori da in mezzo alla folla e sventolando un foglio di carta.
«Come scusa?» domanda Sanji.
Kendra, impallidisce e fa un passo indietro, mormorando un “oh, no” tra le labbra.
«Sono del fisco e vorrei dire giusto due cos-»
«Fate qualcosa! La sposa è svenuta!»

«Sai?» ride Nami, scavalcando il corpo dell'esattore delle tasse, ricoperto di sangue dopo essere stato pestato da Sanji e Matt in contemporanea «Sapevo che ci saremmo divertiti, ma su una cosa avevi ragione tu».
«Cosa?» domanda Zoro, stringendola a sé sulla sedia, mentre entrambi seguono con lo sguardo il primo ballo di Sanji e Kendra, finalmente marito e moglie.
«È stato davvero il miglio matrimonio della storia».
«Anche tu avevi ragione su una cosa» le dice, baciandole piano una tempia.
«Ovvero?»
Solleva il dito e le indica Law che, senza smettere mai di sbuffare, rimette a posto le ossa rotte di Kidd, che non sembra essere poi così dispiaciuto dalla situazione; poco lontano Bonney ride, mentre trascina in mezzo alla pista un non troppo reticente Drake; Cavendish seduto al tavolo della band tiene la mano a Rebecca, mentre con l'altra è impegnato a pulire qualcosa dal viso di Bartolomeo.
«Era davvero il viaggio di una vita».



   
 
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