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Autore: Sunset_shadows    21/02/2016    0 recensioni
Il nostro amato Dottore ha appena perso i Pond e vaga nello spazio e nel tempo alla ricerca di un nuovo compagno, tentando di superare la perdita dei suoi due migliori amici. Durante un'esplorazione spazio-temporale finisce però per atterrare in una destinazione inaspettata, conoscere una ragazza che potrebbe cambiargli la vita e rivelargli che le sue imprese non sono stata cancellate dalla caduta del Silenzio e che lui stesso gode di una fama tutta particolare sulla Terra per un motivo molto, molto interessante.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Doctor, the Tardis and the Krafays
 
Adoro stare nel letto a leggere la domenica, soprattutto se piove, quando fuori non si sente altro rumore che le miriadi di gocce che picchiettano sulle tegole del tetto e creano la sinfonia più dolce del mondo.
Quella domenica avevo però deciso di svegliarmi presto per fare qualcosa di più produttivo rispetto al solito vegetare tra le lenzuola con un romanzo in mano. Appena alzata avevo proceduto a pulire sommariamente la mia stanza, facendo in modo che almeno apparentemente sembrasse in ordine, per poi passare a studiare le venticinque pagine di storia che non avevo ancora nemmeno letto a causa del mio perpetuo procrastinare.
Perciò mi sedetti alla scrivania e, armata delle migliori intenzioni, aprii quel mattone che viene comunemente chiamato “manuale di storia”. Presi in mano la matita e mi apprestai a sottolineare le informazioni più importanti nella speranza di velocizzare la memorizzazione delle varie guerre, rivolte e mosse politiche che avevano reso tanti personaggi degni di finire tra le pagine di un volume scolastico per liceo, pronto ad essere inculcato in tante giovani menti che, altrettanto prontamente, avrebbero dimenticato il suo contenuto.
Avevo appena raggiunto il personale traguardo di quattro paragrafi studiati senza interrompermi e iniziare a scarabocchiare sui  margini della pagina, quando sentii qualcosa che non poteva assolutamente essere reale, una sorta di WHOO-WHOOSH-WHOO simile al grattare di un freno rimasto inserito durante il parcheggio.  Non che io non avessi mai udito il suono di cui sto parlando, ma era fisicamente impossibile che io lo sentissi al di fuori delle mie cuffie, motivo per cui andai subito a controllare che il computer non fosse rimasto acceso tutta la notte . Ovviamente erano scollegate e, per di più, il portatile si era scaricato e rifiutava di accendersi.
Passai quindi all’unica altra opzione possibile: dovevo star sognando. Sarà un cliché, ma provai a darmi un pizzicotto sul braccio per vedere di svegliarmi. Come era prevedibile, non ottenni nessun risultato. Procedetti quindi  ad assicurarmi di avere un numero normale di dita, di essere in grado di leggere un orologio e i titoli dei libri sugli scaffali. Lo so, sembro pazza, ma durante i sogni lucidi ci si può accorgere di star effettivamente sognando se si ha un sovrannumero di dita o di altri parti del corpo e se non si riesce a distinguere numeri e lettere. Finito il controllo, ma non ancora del tutto sicura di essere desta, decisi di uscire per vedere che cosa aveva causato tutto quel trambusto.
Scesi le scale il più velocemente possibile, ansiosa di  scoprire se l’ipotesi che fin dall’inizio avevo avuto in mente era esatta. Spalancai il portone nell’impeto della corsa e mi fermai sulla soglia, impietrita alla vista di qualcosa che credevo fosse solamente il frutto della geniale mente di  un produttore  televisivo inglese:  una cabina della polizia londinese degli anni’60, blu e davvero, davvero, davvero rovinata, come se fosse stata in circolazione da molto più di cinquant’anni.
Dal suo interno provenivano strida, cigolii, clangori vari dovuti  allo scontro di parti metalliche e scricchiolii prolungati. Senza alcun preavviso la porta si aprì e ne uscì un uomo. Forse sarebbe meglio dire che ne rotolò fuori , data la grazia elefantina con cui lo sconosciuto si catapultò all’esterno dell’abitacolo, inciampando e quasi finendomi addosso.
Ancor prima di aver riacquistato l’equilibrio, con un sorriso sulle labbra, come se per lui il comparire nel cortile di un estraneo fosse ormai  qualcosa di normale, iniziò a parlare: “Salve! Sono il Dottore, afferra la mia mano e corri!”.
Non aveva ancora registrato le parole che erano uscite da quella bocca che già la mia mano era nella sua e lo stavo seguendo al di fuori della casa e verso la rimessa in fondo al giardino.
Ero senza parole e assolutamente convinta di stare sognando. Non era possibile. Il Dottore non era reale, era un fantasia, il protagonista di una longeva serie tv, una favola da raccontare ai bambini spaventati dalle ombre durante la notte, sicuramente non una persona reale, in carne ed ossa, che piomba nelle realtà dei comuni mortali da un giorno all’altro, come se niente fosse.
Ormai avevamo raggiunto il capanno e mentre l’uomo rovistava tra gli attrezzi, facendo volare l’occasionale chiave inglese o cacciavite e attentando alla mia vita, io me restavo ancora sulla soglia, con gli occhi sgranati, la bocca leggermente aperta e un’espressione sorpresa in viso.
Con uno scatto improvviso si girò verso di me: “Okay, senti, non è che avresti un led verde di riserva? Il mio è stato appena digerito dal Krafays che attualmente sta facendo a pezzi il tuo salotto, a giudicare dai suoni raccapriccianti che sento provenire dalla tua abitazione. E ti sconsiglio caldamente di tornare là dentro, almeno per il momento, dato che si tratta di un invisibile predatore spaziale, probabilmente ferito e sicuramente inferocito.” Trattava l’argomento con una leggerezza sorprendente, parlando così velocemente che pareva la sua bocca non riuscisse a tenere dietro al suo cervello. “ Non credo abbia particolarmente apprezzato il viaggio nella Tardis. Presumibilmente avrei dovuto chiedergli cosa ne pensava dell’esplorazione spazio-temporale prima di portarlo come me sulla Terra.” Gesticolava pesantemente mentre parlava e io non potevo fare a meno di seguire le articolate circonvoluzioni delle sue mani mentre parlottava e aggrottava le sue quasi inesistenti sopracciglia. “Perché è la Terra questa, vero? Dovrei saper riconoscere la Terra ormai, ma non si può essere mai troppo sicuri però, non dopo quella volta in cui passai una settimana su Terastòs pensando di essere su un isola caraibica terrestre.” Si chinò poi sopra al banco di lavoro e, scorta la scatola dove tenevo le lampadine di riserva, prese, tenendolo con la punta delle dita, un led rosa. Se lo portò davanti agli occhi e con aria disgustata disse: “Rosa non è esattamente il mio colore, ma dubito che al Krafays importerà molto se il mio cacciavite sonico è in tono con il mio cravattino o meno.”
 Estrasse poi il cacciavite sonico da una tasca della giacca e con un altro cacciavite, non sonico questa volta, lo smontò e rimontò, innestando su una delle estremità la spia luminosa. Poi, con aria soddisfatta, lo fece scattare aperto e lo contemplò per qualche secondo.
Si rimise quindi in moto e saettò fuori, diretto verso la casa e, speravo, il mostro.
Una volta raggiunto il salotto, con aria minacciosa, puntò la sua arma contro l’alieno e gridò: “Questo pianeta è sotto la mia protezione, so benissimo di essere io la causa della tua presenza in questo luogo, ma ciò non ti dà il diritto di provocare caos e devastazione ovunque tu vada. Se porrai immediatamente fine a questi atti distruttivi e rientrerai nella macchina del tempo, sarà un piacere riportati dove e quando ti ho prelevato, altrimenti dovrai fronteggiarmi come un nemico e fidati, non vuoi vedere quel lato di me. Perché quello è il Dottore che ha combattuto contro i Dalek e sempre vinto, che ha posto fine alla Guerra del Tempo e che ha rinchiuso Gallifrey in un blocco temporale. Quello è il Dottore che non ha agito secondo il suo nome e che ha fatto cose terribili e imperdonabili. Quindi, il mio personale consiglio è: entra nella Tardis e torna da dove sei vento.”
Nemmeno la ridicola lucina rosa aveva reso il suo discorso meno intimidatorio o la sua posa più insicura. 
Nonostante non potessi vederlo, il Krafays sembrò diventare più mansueto e il Dottore, approfittando di questo momento, uscì dalla stanza, per tornare un momento dopo con uno strano congegno rassomigliante ad uno specchietto con annesse bretelle (come se avesse il bisogno di averne un altro paio…) agganciato al petto e una corda.
Camminando all’indietro si diresse verso il punto in cui la bestia pareva trovarsi, annodò la fune attorno a quello che doveva essere il suo collo e la strattonò, provocando il movimento dell’alieno. Se ne andò poi dalla stanza, a passi lenti e misurati, tirando la corda verso di sé e il Krafays con sé, fino alla cabina blu, riuscendo a mandare in frantumi, con la sua goffaggine, anche quei pochi soprammobili che erano stati risparmiati dalla furia dell’animale. 
Poi, una volta assicuratosi che la porta della Tardis fosse ben chiusa, si tolse lo specchio di dosso e, per la prima volta da quando si era presentato, sembrò accorgersi della mia presenza.
Raddrizzò il suo cravattino bordeaux e mi squadrò da capo a piedi prima di presentarsi una seconda volta: “ Ciao, non ricordo di essermi presentato, sono il Dottore. Sono terribilmente dispiaciuto per quello che è successo, ma, come hai potuto vedere, non è facile far ragionare un bestione del genere. Per fortuna era un cucciolo, un adulto probabilmente mi avrebbe mangiato. Comunque, probabilmente avrai qualche domanda da farmi. Non è che per qualche motivo hai dei bastoncini di pesce e della -”
Non gli lasciai nemmeno finire la frase: “ Crema pasticcera?”
Adesso era il suo turno di essere sorpreso: “Come hai fatto ha sapere cosa stavo per dire? Bastoncini di pesce e crema non è uno dei piatti più popolari da queste parti, giusto? Che anno è? Sono atterrato in un’epoca in cui la gente ha compreso quale delizia sia il ‘fish fingers and custard’?”. Adesso aveva un’aria incuriosita e anche stranamente felice, come quella di un bambino davanti ad un giocattolo nuovo.
“ Be’, in realtà no. E personalmente penso che sia un accostamento quantomeno disgustoso. Ad ogni modo, potrebbe sorprenderti la quantità di informazioni sul tuo conto di cui sono a conoscenza.” Stavo cercando di tenerlo sulle spine, incuriosirlo ed impedirgli di volare via nella sua scatola blu per non tornare mai più indietro, ma la sua espressione, improvvisamente diventata sospettosa, mi fece realizzare che forse la mia non era la strategia migliore per raggiungere l’obbiettivo che mi ero prefissata.
“Chi ti ha mandato? Fai parte del ‘Proclama Ombra’? Cosa sai sul mio conto?!” Il suo tono si era fatto adesso minaccioso.
“Non sono parte della polizia galattica, se è questo quello che ti interessa sapere.” Gli risposi in modo calmo. “ E per quanto riguarda la tua altra domanda, sarò felice di risponderti: so che sei un Signore del Tempo, proveniente dal pianeta Gallifrey, nella costellazione di Kasterborous, ultimo della tua specie. E’ ormai passato qualche tempo da quando ti sei rigenerato per la dodicesima volta, ma questa è solo l’undicesima reincarnazione nella quale ti fai chiamare ‘Dottore’.  Hai avuto una lunga lista di compagni di viaggio, dei quali talvolta ti sei anche innamorato, di cui Rose, Micky, Martha, il capitano Jack Harkness, Donna, River Song e i Pond sono gli ultimi. Non sempre questi hanno avuto una fine felice, ma nessuno di loro avrebbe rinunciato a viaggiare con te attraverso l’immensità dello spazio e l’intero arco temporale dell’universo.
Hai una passione per i Fez e i cravattini e ti definisci spesso un pazzo in una scatola, riferendoti al Tardis, acronimo di Time And Relative Dimensions In Space. Sei probabilmente l’uomo più intelligente mai esistito e la tua missione è quella di aiutare chiunque tu incontri sul tuo cammino e mai tirarti indietro quando qualcuno è in difficoltà e ha bisogno di te.
Ancora non riesci a perdonarti  le azioni che hai compiuto durante la Guerra del Tempo e per questo rinneghi l’incarnazione che l’ha combattuta e si è trovata costretta a fare ciò che ha fatto.
Dato che viaggi da solo, deduco che tu abbia recentemente perso Amy e Rory a causa degli Angeli Piangenti e tu abbia, per la prima volta, letto l’ultima pagina di un libro, nonostante tu odi i finali, per assicurarti che i tuoi due migliori amici abbiano avuto la vita che meritavano nella New York degli anni ’30.
Ma nonostante tutte le perdite e la sofferenza che hai dovuto subire, sei incredibilmente curioso e per te l’universo non è che una gigantesca scatola di cioccolatini, ancora tutto da esplorare e gustare nelle migliaia di avventure che ancora devi vivere.” Ero senza fiato, avevo snocciolato tutte quelle frasi senza quasi respirare tra una e l’altra.
Alzai lo sguardo dal cravattino che avevo fissato durante l’intero discorso.
Il Dottore, il mio adorato Dottore, era  in uno stato di shock, misto a sorpresa e paura.
“C-c-come fai a sapere tutte queste cose? Dopo la caduta del Silenzio nessuno dovrebbe più ricordarsi di me. Sono morto, ho cancellato la mia presenza, ero diventato troppo rumoroso, troppo ingombrante…” Balbettò debolmente.
E io, sorridendo: “ Ho guardato sette stagioni di una serie tv piuttosto famosa sulla Terra: ‘Doctor Who’”.


 
NOTE: ovviamente questi personaggi non mi appartengono (anche sarebbe stupendo avere un’immaginazione così vasta da poter concepire l’intero whoverse. ). Inoltre non scrivo a scopo di lucro, ma solo per ricordarmi quanto io ami l’undicesimo dottore e quanto mi manchi vederlo sullo schermo con i suoi amati Pond.
Ultima comunicazione, se recensite mi fate solo piacere, anche se voleste dirmi che non so scrivere o che la storia è noiosa. I commenti negativi fanno bene tanto quanto quelli positivi. CON QUESTO NON STO DICENDO CHE DOVETE SCRIVERMI SOLO COMMENTI NEGATIVI! Spero infatti in tanti, tanti, tanti commenti positivi.
Spero che vi sia piaciuta la storia, so, stay tuned for more updates,
Sunset_shadows
   
 
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