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Autore: 365feelings    21/02/2016    1 recensioni
81. I am glad you are here with me | hunger games au
Per quanto le riguarda quel momento è solo suo. E di Mako. E se non lo bacia ora non lo farà mai più, per cui si sporge e lo fa. Lo bacia. Sulla bocca ed ad occhi chiusi.
Le labbra di Mako rimangono immobili per un interminabile secondo quindi si muovono sulle sue, dapprima piano e poi con ardore, quasi con disperazione.
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Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asami, Bolin, Korra, Mako
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo
I am glad you are here with me
Coppia: Mako/Korra
Rating: verde
Prompt: Mako/Korra, Wanweird - an unhappy fate ( 
killuale ), TLOK, Mako/Korra, I am glad you are here with me. Here at the end of all things (alexiel_hamona), TLOK Korra guardandosi alle spalle di (littledarkrin)
, 229. Nessun uomo è un'isola (500 themes)
Genere: anst, introspettivo
Avvertimenti: hunger games au
NoteKorra è il tributo del Distretto 4 (insieme a Tahno) e Mako del Distretto 5. La missione del Loto Bianco è quella di rovesciare la dittatura di Panem (il cui presidente qui sarebbe Unalaq) e Korra è stata preparata per questo. Non so se si capisce, ma per questa storia ho ripreso alcuni elementi del Book 1.


 
Si sveglia all'improvviso. I muscoli sono tesi e c'è il panico nel suo sguardo: dove sono, sono in pericolo, sto per morire? Ma Mako è lì a ricordarle che dopo aver trascorso giorni a guardarsi le spalle per una volta può stare tranquilla e riposare ancora un po'.
Ci penso io a te. Non lo dice, ma Korra lo sente ugualmente perché annuisce (si fida) e senza protestare si stende nuovamente. Chiude gli occhi e si riaddormenta subito.
Mako intende veramente vegliare su di lei, lo ha fatto fino a quel momento e continuerà fino a quando non avrà recuperato le forze. A quel punto Korra sarà perfettamente in grado di badare a se stessa, lo sa bene. Ricorda con chiarezza la ragazza energica ed atletica nella palestra e ha visto con i suoi occhi quanto veramente sia brava lì nell'Arena. A quel punto dovrà lasciarla andare, ognuno per la propria strada. È la scelta più logica e intelligente e lo faranno, si separeranno di nuovo, ma non ci vuole pensare e sceglie di concentrarsi sulla ragazza accanto a lui.
È solo un momento. Un fotogramma rubato. Korra sta dormendo; all'inizio non voleva nemmeno, insisteva per fare la guarda e non voleva saperne di riposare. Ancora continua a non ascoltarlo, è estenuante. Ma adesso sta dormendo ed è insolitamente tranquilla. Forse è per questo che allunga una mano per scostarle una ciocca di capelli dal volto, indugiando sulla guancia percorsa da un graffio. È solo un momento, un brevissimo momento di tenerezza, una tenerezza che nemmeno gli appartiene.
Si ritrae, ma non si allontana e soprattutto non distoglie lo sguardo da lei. È notte e non hanno acceso un fuoco per non attirare l'attenzione, ma la cupola sopra di loro è trapuntata di luci lontane che sembrano stelle e che illuminano la radura quanto basta perché riesca a scorgere i lineamenti della ragazza ed eventuali movimenti sospetti.
Non che gli serva davvero vederla, conosce il suo volto a memoria.
Neanche la sopportava all'inizio. Troppo sicura di sé, troppo confidente. E poi si era offerta volontaria. Anche lui lo aveva fatto, ma per salvare Bolin. Lei invece si era offerta come tributo da subito. Chi è così folle da farlo oltre ai ragazzi dei Distretti 1 e 2?
Ora invece è in grado di ripercorrere anche ad occhi chiusi i suoi lineamenti e sa riconoscere ogni sfumatura di emozione che attraversa il suo sguardo limpido – ancora si chiede come possa essere così limpido dato il mondo in cui vivono.
Non si aspettava che sarebbe finita così. Con loro due che fanno squadra anche solo per una notte. Con Korra che gli è ormai entrata dentro, si è insinuata sotto pelle e gli ricorda ogni secondo che nessun uomo è un'isola.
Se lei glielo chiedesse, Mako resterebbe al suo fianco. La cosa, realizza, ha smesso di spaventarlo molto tempo prima, probabilmente quando il primo cannone ha lacerato l’aria e lui ha pregato che non fosse il suo volto quello proiettato nel cielo.

Non sa quanto tempo sia trascorso. Non abbastanza le dice il corpo ancora indolenzito per l'ultimo combattimento in cui si è trovata coinvolta. Torna a dormire continua a supplicarla. Ma Korra non lo ascolta e passandosi una mano sul volto si mette a sedere.
È ancora buio e quella notte sembra senza fine, ma non è sicura di volere l'alba.
Mako al suo fianco ha gli occhi che scrutano con diligenza la radura in cui si trovano e che non è il massimo come luogo in cui accamparsi, sono troppo allo scoperto, ma ogni cosa al momento è meglio dei boschi. Nei boschi ci sono Amon e il cadavere di Tarrlok. Scaccia il ricordo, non ci vuole pensare un secondo più.
Si concentra sul ragazzo che aveva declinato la sua proposta di alleanza e che ora invece è lì con lei — e che non sembra volerla uccidere. Sa che non dovrebbe abbassare la guardia, ma è stanca di sopravvivere guardandosi alle spalle ogni secondo e poi Mako le piace. Le piace veramente molto nonostante tutto (e con nonostante tutto intende il suo pessimo carattere).
«Ti do il cambio» gli dice, sistemandosi la coda sfatta.
«Non ho sonno».
«Guarda che non ti sgozzo mentre dormi, puoi riposarti».
Il tono è scherzoso, ma lo intende veramente. Non potrebbe mai ucciderlo in quel modo — non potrebbe mai ucciderlo punto.
«Non ho sonno» ripeté lui, monocorde e Korra non lo vede bene in volto perché non sta guardando nella sua direzione e oltre i fari a simulare le stelle non c'è altra illuminazione, ma è piuttosto sicura che abbia assunto la sua espressione antipatica, quella che ha mostrato ognuno dei pochi giorni trascorsi a Capitol City, e la voglia di tirargli almeno un pugno torna.
«Ok. Come vuoi» si limita a rispondere, facendo spallucce e iniziando a controllare il lato nord della radura.
Non sa per quanto tempo restino in silenzio, ma ad un certo punto Mako prende la parola e la cosa la stupisce.
«Senti... Per Tarrlok e Tahno mi dispiace».
«Anche a me» replica riprendendosi dalla sorpresa «Non eravamo amici. Erano entrambi viscidi e Tarrlok, prima di essere ucciso da Amon aveva provato a farmi fuori, però non meritavano di morire. Nessuno qui lo merita».
Non le piace la piega che sta prendendo il discorso, le ricorda che solo uno di loro uscirà dall'Arena e quella è veramente l'ultima cosa a cui vuole pensare in quel momento. Almeno per quella notte vorrebbe dimenticare il sangue, i cadaveri, la missione affidatale dal Loto Bianco, tutto.
Quando si è offerta volontaria credeva a ciò che stava facendo e ci crede anche adesso, forse perfino più di prima, però non pensava che sarebbe stata così difficile, che sarebbe bastato un tributo del Distretto 5 a rendere tutto più complicato e doloroso.
«Si chiama Bolin, ha la tua età e un po' ti assomiglia. Di carattere intendo. Ti piacerebbe, andreste d'accordo».
Non è molto ma è già qualcosa, non credeva nemmeno che si sarebbe aperto così tanto. Ancora più sorprendentemente, poi, Mako continua a parlare, a raccontarle di suo fratello e dei guai che è solito combinare.
Ad un certo punto Korra ride un po' troppo forte ed entrambi si irrigidiscono, guardinghi, per il timore di aver abbassato la guardia. Ma, oltre alle telecamere nascoste da qualche parte, lì con loro non sembra esserci davvero nessuno. Korra teme anche di aver spezzato quel momento di intimità inaspettato e forse per questo ancora più gradito, tuttavia Mako non sembra ritrarsi in se stesso e giunge a considerarla una piccola ma soddisfacente vittoria. Non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe arrivata a così vicino a lui e se qualcuno glielo avesse detto si sarebbe messa a ridere perché non era possibile che due persone così diverse potessero anche solo sostenere una conversazione civile (e la colpa, ci tiene a precisare, è gran parte del tributo del Distretto 5 e dei suoi modi).
E invece. Nel momento stesso in cui lo pensa si accorge che mentre parlavano i loro corpi si sono avvicinati tanto che le loro mani ora si sfiorano. Riesce a percepire il calore della pelle del ragazzo e si chiede come dev'essere al tatto; sa che lavorava nella centrale, deve essere ruvida. Il pensiero la fa arrossire e ringrazia il buio che impedisce a Mako di notarlo, sarebbe ancora più imbarazzante.
Dovrebbe controllare che dal folto del bosco non arrivi qualcuno, ma si azzarda a cercare il suo sguardo un po’ per assicurarsi che non abbia intuito il filo dei suoi pensieri e un po’ perché le va. Nonostante le tensioni, le incomprensioni e i caratteri che si scontrano invece di combaciare, Korra continua ad essere attratta da lui perché ogni volta che la contraddice una parte di lei (quella che è consapevole che non può avere sempre ragione) è felice perché finalmente c’è qualcuno in grado di tenerle testa e ogni volta che la chiama per nome si sente lo stomaco sotto sopra ma in senso positivo – sua madre, che ha sempre un termine per tutto, direbbe che sente le farfalle nello stomaco.
Sussulta appena si rende conto che anche lui la sta guardando ed ecco che sente di nuovo quella cosa allo stomaco. L’imbarazzo torna prepotente a ricordarle che solo un’adolescente senza alcuna esperienza e che è meglio se pensa agli Hunger Games. È quindi tentata di tornare a dargli le spalle, ma qualcosa la blocca lì dov'è e si tratta della mano del ragazzo che ora sta davvero sfiorando la sua. Basta quel timido e incerto contatto a farle battere furiosamente il cuore.
È vero, è un tributo e si trova nell’Arena, ha ucciso e dovrà farlo ancora, ha una missione da portare a termine che è più grande di lei, ma è anche una ragazza con le farfalle nello stomaco ed è viva.
Da qualche parte c'è una telecamera che li sta filmando, Korra ne è sicura perché quelli sono gli Hunger Games e ogni singolo secondo è ripreso e trasmesso in tutta Panem.
Lo sa ma se ne frega. Non le interessa se li stanno guardando. Se alcuni penseranno ad una trovata per conquistare qualche sponsor. Se molti parleranno di loro come se li conoscessero. Per quanto le riguarda quel momento è solo suo. E di Mako. E se non lo bacia ora non lo farà mai più, per cui si sporge e lo fa. Lo bacia. Sulla bocca ed ad occhi chiusi.
Le labbra di Mako rimangono immobili per un interminabile secondo quindi si muovono sulle sue, dapprima piano e poi con ardore, quasi con disperazione.

Incastonato tra il profilo delle montagne, il cielo si tinge di chiaro. Sarebbe un'alba bellissima se solo non fosse finta.
Recuperano i loro pochi averi senza parlare, senza nemmeno guardarsi, ma quando si tratta di lasciare quella posizione così scoperta lo fanno insieme e nella stessa direzione.
«Sono felice che tu sia qui con me» dice ad un certo punto Korra e poi continua in un sussurro «Qui alla fine di tutte le cose».
È iniziato l'ultimo atto. Sono rimasti loro e Amon e uno solo vincerà. Ora è tutto più difficile, perché il Loto Bianco ha riposto la sua speranza (la speranza di dodici distretti in un futuro senza più giochi) in lei e Mako deve tornare da suo fratello. Ma lo pensa veramente, è felice di essere lì con lui – di averlo incontrato, di averlo baciato almeno una volta.
Mako con dice nulla, ma le prende la mano.
   
 
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