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Autore: Lazy_cupcake    21/02/2016    0 recensioni
-Chi sei?- Gli chiesi indietreggiando.
-Chiamami come vuoi, Axel.- La sua voce profonda e soave mi entrò nelle orecchie bloccandomi il respiro.
-Axel?- Mi uscì in un sussurro.
-Certo, è il tuo nome.- Mi confermò mostrando il suo volto dal sorriso beffardo, rigato da una lunga cicatrice.
Cominciò a camminarmi intorno contemplandomi dall'alto al basso.
-Vedo che tutto è andato per il meglio.- Affermò incurvando le labbra maliziosamente, e, fermandosi a guardare l'altro me all'interno della bara, continuò -Ora mi tocca dirti bene e brevemente le regole di un fantasma.-
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Naminè, Roxas, Saix
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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1.The Beginning of Everything


Il mio corpo era stato posto all'interno di una bara, vestito da abiti eleganti e pallido quanto un lenzuolo.

Questo era uno scherzo? Questo voleva dire che ero morto?

Una ragazza bionda piangeva più degli altri.

Le sue lacrime cadevano senza formarsi rigando le gote rosee e le sue mani bianche stringevano forte le braccia tremanti.

Altre persone le stavano affianco accarezzandole la schiena ricurva, che rabbrividiva sotto il ritmo dei singhiozzi.

Peccato che non sapessi precisamente chi fosse. Finché non udì un uomo nominare il suo nome e tirarla lontana da me.

-Naminè ti prego, calmati.-

Ma lei si liberava dalla presa incerta e tornava a poggiare il proprio busto sulla cassa trasparente. I miei passi insicuri vennero fermati da una barriera solida quanto un muro di mattoni e, sentendomi rinchiuso, provai a chiamare quella ragazza di cui conoscevo solo il nome.

Le parole uscirono, ma rimbalzarono sonoramente in quella barriera.

Un vortice di nuvole scure si avvicinò improvvisamente al luogo, mentre una persona vestita di nero incappucciata avanzava verso il sottoscritto, finché si fermò alla lontananza di un passo.

-Chi sei?- Gli chiesi indietreggiando.

-Chiamami come vuoi, Axel.- La sua voce profonda e soave mi entrò nelle orecchie bloccandomi il respiro.

-Axel?- Mi uscì in un sussurro.

-Certo, è il tuo nome.- Mi confermò mostrando il suo volto dal sorriso beffardo, rigato da una lunga cicatrice.

Cominciò a camminarmi intorno contemplandomi dall'alto al basso.

-Vedo che tutto è andato per il meglio.- Affermò incurvando le labbra maliziosamente, e fermandosi a guardare l'altro me all'interno della bara, continuò -Ora mi tocca dirti bene e brevemente le regole di un fantasma.-

Lo seguii con gli occhi senza pronunciare alcuna parola, forse per la paura, forse perché non sapevo bene cosa dire.

-Non le ho decise io, quindi nel caso volessi chiedermi il motivo di queste, ehm... chiamiamole leggi...- Si passò la mano nei corti capelli neri, incollati alla cute con il gel.

-Molto probabilmente non ti saprei rispondere... D'altronde sono solo “Il Povero Mietitore”-

Alle ultime parole aggiunse un tono insopportabile.

-Comunque.... Ti sarai accorto che questo è il tuo funerale. E quindi avrai capito di essere morto. Peccato però che ora non ti ricordi manco chi è la gente che sta piangendo per te.- Mi derise fingendosi triste e asciugandosi delle lacrime inesistenti.

Non seppi se avvicinarmi e prenderlo a pugni o stare zitto. Il buonsenso mi suggerì di eseguire la seconda opzione... Prima finiva di parlare, prima se ne sarebbe andato.

-Oh! Tranquillo! La vita dopo la morte non è poi così terribile. Il modo per superarlo è solo accontentare i desideri che hai espresso prima di morire.- Inclinò la testa prima da una parte, poi dall'altra ridendo di gusto.

-Peccato però che ora non hai più memoria. Ti sconsiglio di interrompermi mentre sto parlando.- Sbottò duro appena vide la mia bocca aprirsi.

-Fammi terminare.- Addolcì falsamente la voce.

-E come pensi che io lo faccia scusa?- Le parole mi uscirono automaticamente senza che io abbia avuto modo di fermarle e quando me ne accorsi, serrai le labbra come se fossi ancora in tempo di rimediare.

-Oh abbiamo una persona coraggiosa oggi, da tanto nessuno mi aveva interrotto. Complimenti. Ti meriti come risposta, una domanda.-

Applaudì e incurvò la parte destra delle labbra, mantenendo l'espressione dura degli occhi castani spenti.

-Perché ci sono così tante anime dannate in tutto il mondo? Pensi che siano riuscite a trovare tutti i loro rimpianti? Illuso. Solo chi si è privato della propria vita intenzionalmente, merita di perderne la memoria.- Incrociò le braccia, guardandomi con fare giudicatorio.

-Ma continuiamo con queste regole...-

Con quelle parole, mi fece capire di essermi suicidato nella vita precedente. Ma perché? Tante, troppe domande mi tempestavo nella mente ora.

-La regola più importante ora che vivrai in questa casa...-

E In un secondo sparì lo sfondo del mio funerale, comparendo l'interno di una villa.

-Non dovrai lasciare che alcuna persona si impadronisca di questo posto. Dovrai cacciarlo facendo delle comparizioni o qualcos'altro... Cerca di essere creativo. Molti fantasmi trovano entusiasmante spaventare gli esseri viventi.-

Mi guardai intorno. Mi sembrò di averlo già visto quel posto.

-E' severamente vietato uccidere. E soprattutto non potrai avere alcun contatto con loro.-

Continuò con altre regole che non ascoltai e gli prestai attenzione solo quando finì il discorso.

-Ah! Saprai farti vedere, toccare, sentire solo quando vorrai. Pensa un po', che fortuna eh?- Rise ancora un ultima volta credendosi simpatico.

Un rumore improvviso, proveniente da uno specie di orologio al polso. catturò la sua attenzione interrompendo la sua letizia derisoria e facendogli sgranare gli occhi.

-Oh! Ora un altro suicidio mi è stato appena incaricato, spero che tu riesca superare anche questa vita. Ciao Ciao Axel.- L'uomo svanì dalla mia vista lasciandomi solo in quella casa buia.

Nel buio assoluto scoprii ogni angolo di quel posto. Ne guardai la cucina, che pareva inutilizzata da pochi giorni e solo un leggero velo di polvere ne ricopriva una parte. Il salotto trattato con molta cura e le camere, che sembrarono spoglie di oggetti personali.

Una delle stanze era più macabro delle altre, ma stranamente piacque parecchio. Delle assi di legno ne coprivano le finestre di legno e un materasso sporco ricopriva il centro della stanza.

Così in quello spazio limitato passai almeno tre anni della mia “seconda vita” in cui non mi venne in mente niente riguardo quella precedente. Il tempo sembrò passare molto in fretta e non mi preoccupai di spaventare le persone che ci abitavano, semplicemente perché non arrivarono.

Ovviamente mi occupai di rendere quel posto inospitale. Polvere, ragnatele, ruggine e vetri appannati di sostanze impossibili da rimuovere erano la ricetta completa per poter preparare quello che sembrava una villa da film horror.

Quella particolare giornata pareva strana, sentivo che qualcosa stava per avvenire, e guardando fuori dalla finestra vidi un paio di persone impegnate con delle scatole.

Il momento di eseguire gli ordini era arrivato: dovevo spaventarli e cacciarli.

Una zazzera bionda molto curiosa vagava per la sala, poggiando i suoi occhi azzurrini dappertutto.

Appena provò a lavarsi le mani mi deliziai vedendolo in difficoltà davanti a un po' di fango.

“Cosa c'è? Non riesci neanche a sopportare un po' di fango e un po' di acqua gelata?” Risi sotto i baffi.

Lo vidi tirar fuori un cellulare e chiamare una persona, che arrivò dopo poco tempo con tutta l'allegria difficile da sopportare, così, sentendo quel marchingegno sparare una musica fastidiosa per le mie orecchie, mi ritirai nella mia camera preferita, continuando però a tenerli d'occhio ogni mezz'ora.

I due ragazzi ridevano di gusto ingurgitando una sostanza gialla che mi sembrò a prima vista della birra, e con molti attacchi di follia si mettevano a ballare facendo scricchiolare pericolosamente il legno della casa.

Mi trasferii nel piano superiore, e quando sentii la musica cessare e la casa tornare nell'oscurità, cominciai a curiosare laddove sentivo la sua presenza, ed entrando nella sua stanza lo vidi sul letto.

Lo scrutai durante il sonno mettendomi seduto per terra. La sua pelle chiara leggermente arrossata sulle gote mi fece avvertire una sensazione strana nel petto. Un bruciore che incendiava quel pezzo del mio non-corpo e lo stomaco creandomi dei piccoli crampi. E solo dopo averlo percepito per un po' di tempo capii che era un sentimento di gelosia.

Io ormai ero senza colori, solo i miei capelli avevano ancora quel rosso difficile da trovare, ma con una stonatura opaca che mi rendeva spento. Invece i suoi, nonostante il buio li nascondesse, erano di un biondo dorato, che mostravano vivacità e vitalità in tutte le ciocche.

Come il sole che non avevo il coraggio di guardare per paura di poter sparire.

Rimaneva immobile sul letto ricoperto da almeno quattro coperte pesanti, come se il calore che già emanava non gli bastasse e il suo respiro leggero e caldo mi arrivò sulla pelle smuovendomi i capelli inanimati, facendomi venire mille brividi alla schiena.

Qualcosa si mosse dentro di me facendomi sentire terribilmente triste nel vedere quanto era bello essere vivo. Presi tra le braccia le gambe ed in un attacco improvviso di malinconia, piansi per quasi tutta la notte mischiando i miei singhiozzi a quella forte pioggia di settembre.



Le parole scontate dell'autrice:
Sìsì, lo so. Dovrei continuare l'altra fanfic. Non preoccupatevi! Me ne sto occupando in questi giorni dopo mesi di blocco -.-''
However... Devo ammettere che questa storia l'avevo già pubblicata in un'altro sito ma rileggendola ho trovato un mucchio di parti che possono essere ancora migliorati. Purtroppo non mi ricordo più nè il nickname nè la password che usavo, quindi non ho avuto modo di modificarla là TT.TT 
Spero però che questa piccola storiella vi possa in qualche modo interessare! 



 

  
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