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Autore: Alexiel Mihawk    23/02/2016    3 recensioni
«Hogwarts è la più grande scuola di magia e stregoneria dell'Inghilterra».
«Davvero? I miei sono persone normali e quando è arrivata a casa la lettera pensavo che fosse uno scherzo, anche se io lo sapevo, lo sapevo che la magia esisteva!» inizia a dire il ragazzino, parlando a raffica, e Iwaizumi comincia a pentirsi di avergli dato retta «Io sono Toru Oikawa, molto piacere!»
«Hajime Iwaizumi».
«Quindi Iwa-chan» comincia il ragazzino, al settimo cielo «Me lo dici che cosa faranno adesso? Ci saranno delle fate? O dei folletti? CI SONO DEI FOLLETTI? No, aspetta, aspetta, ci sarà un grande gigante gentile che ci sparerà in faccia i sogni con il suo soffiasogni?»
«Il suo cosa?» domanda Hajime, sinceramente confuso, senza capire a cosa si riferisca quello strano bambino «Non accadrà niente di tutto questo; ci metteranno un cappello in testa e ci smisteranno nelle quattro case».
«Io non voglio un cappello, mi scompiglia i capelli».

Iwaizumi, figlio di un'antica casata di maghi (tutti Grifondoro), è al suo primo giorno a Hogwarts, ma dopo aver incontrato, su una delle barche che li portano al castello, un ragazzino spaesato dall'aria entusiasta, niente nella sua vita andrà più come previsto.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: electric teenage dust
Capitolo: new beginnings and old habits
Fandom: Haikyuu!
Genere: scolastico, slice of life
Warning: Hogwarts!AU
Rating: SFW
Parole: 10590 (forse qualcuna di più, ma whocares)
Prompt: i prompt sono scritti prima dei singoli episodi di vita dei personaggi.
Note: questa storia è iniziata come fill del primo prompt durante una delle notti bianche di Mari di Challenge, non pensavo mi avrebbe preso così tanto e non pensavo assolutamente che sarei arrivata a scrivere 10K di fanfiction sui primi sei anni trascorsi ad Hogwarts da Iwaizumi e Oikawa.
Per rendere la comprensione più semplice vi dico che ci sono tredici punti in questa storia, o meglio, ci sono tredici storie, che unite insieme ne raccontano una più grande; sono due prompt ad anno, tranne per il quarto che sono tre, e sono ovviamente disposti in ordine cronologico.
Il corpo docenti, al momento è così composto: Ukai senior come Preside; Nekomata come professore di Pozioni; Ukai jr come Professore di Difesa contro le arti oscure.
Gli studenti invece sono divisi nelle case in questo modo:
Grifondoro – Daichi, Yui Michimiya, Takeru Nakashima, Moniwa, Kamasaki; Nishinoya, Ryu, Taketora; Hinata, Yachi, Kageyama.
Serpeverde – Oikawa, Iwaizumi, Matsu, Makki, Kuroo; Kenma, Kyotani, Yahaba; Tsukishima, Lev Haiba.
Tassorosso – Asahi, Bokuto, Yukie Shirofuku, Sasaya; Aone, Futakuchi; Yamaguchi, Kaori Suzumeda, Kuganegawa, Sakunami.
Corvonero – Sugawara, Kiyoko; Akaashi, Ennoshita; Kunimi.
Come al solito molte di queste divisioni in case non saranno condivise, ma va bene così, alcune sono spiegate da subito, altre le spiegherò più avanti, perché ho ancora molto da dire questo universo.


electric teenage dust
1. new beginnings and old habits


Hogwarts

Dovrebbe esserci abituato, ma la verità è che la magia nella sua vita non è mai abbastanza e per quanto antica possa essere la sua famiglia, nessuno lo ha mai preparato alla vista di Hogwarts.
Iwaizumi apre la bocca, solo leggermente, per non essere maleducato e sorride sentendo il ragazzino seduto di fianco a lui trattenere il fiato ed emettere un gridolino; non lo ha mai visto prima, ma dai suoi vestiti dimessi e l'aria entusiasta deduce che debba essere figlio di babbani.
«Guarda! È un castello gigante!» esclama, tirandogli la manica e Hajime storce il naso, staccandosi appena, senza però essere davvero infastidito.
«Hogwarts è la più grande scuola di magia e stregoneria dell'Inghilterra» gli spiega, ripetendo a pappagallo quello che gli dice sempre suo padre.
«Davvero? I miei sono persone normali e quando è arrivata a casa la lettera pensavo che fosse uno scherzo, anche se io lo sapevo, lo sapevo che la magia esisteva!» inizia a dire il ragazzino, parlando a raffica, e Iwaizumi comincia a pentirsi di avergli dato retta «Io sono Toru Oikawa, molto piacere!»
«Hajime Iwaizumi».
«Quindi Iwa-chan» comincia il ragazzino, al settimo cielo «Me lo dici che cosa faranno adesso? Ci saranno delle fate? O dei folletti? CI SONO DEI FOLLETTI? No, aspetta, aspetta, ci sarà un grande gigante gentile che ci sparerà in faccia i sogni con il suo soffiasogni?»
«Il suo cosa?» domanda Hajime, sinceramente confuso, senza capire a cosa si riferisca quello strano bambino «Non accadrà niente di tutto questo; ci metteranno un cappello in testa e ci smisteranno nelle quattro case».
«Io non voglio un cappello, mi scompiglia i capelli».
«Non è un cappello normale, stupido» scoppia a ridere Iwaizumi, divertito dalla sua ingenuità «È un cappello parlante ed è lui che deciderà chi saranno i tuoi compagni di casa per i prossimi sette anni».
«Oh, e cosa sono le case?»
«Ma non vi insegnano proprio niente a voi figli di babbani prima di mandarvi ad Hogwarts? Ce l'hai almeno una bacchetta?»
Il ragazzino solleva il braccio agitando qualcosa in mano, quindi con aria fiera, dice:
«E ho anche tutti i libri».
«Meno male» commenta un altro bambino seduto di fianco a loro «Perché Suga dice che bisogna studiare un sacco, vero Suga?»
«Così dicono» conviene il ragazzino seduto in fondo alla barca «Comunque piacere, io sono Koshi Sugawara e lui è Daichi Sawamura».
«Oh, lo so chi sei» dice Iwaizumi aggrottando la fronte e girandosi a osservare Daichi «Tuo papà era sulla Gazzetta del profeta».
Il giovane storta il naso, ma non riesce a rispondere perché Oikawa lo interrompe subito.
«Sì, ma le case? Le case! Iwa-chan, sei cattivo, non mi spieghi niente!»
«Finiscila di chiamarmi Iwa-chan».
«Le case sono quattro, Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero» spiega Sugawara pazientemente «Il cappello ti smista a seconda del carattere, dei tuoi tratti migliori e dei tuoi difetti».
«Oh, e qual è la migliore?»
«Non Serpeverde» rispondono all'unisono tutti e tre i ragazzini.
«Ok, quindi posso finire in tutte, ma non lì?»
«Lo diciamo per te, sarebbe meglio evitare».

«SERPEVERDE!»
Oikawa si dirige a passo lento verso il tavolo dei verde e argento e l'espressione sulla sua faccia è così accigliata e depressa che a Iwaizumi dispiace sinceramente per lui.
«Che sfortuna» dichiara Sugawara, avvicinandosi allo sgabello e lasciando che gli venga posto il cappello sul capo.
«CORVONERO!» è l'urlo che si leva dopo meno di un secondo.
Daichi, già seduto al tavolo dei Grifondoro, gli fa un segno con la mano, come ad indicare che non aveva assolutamente dubbi su dove sarebbe finito l'amico e torna a fissare i ragazzi che ancora devono essere smistati.
Quando Iwaizumi sente chiamare il suo nome, sente le gambe farsi leggermente più molli e si rende conto che, per la prima volta, ha quasi paura di quello che potrebbe urlare il capello.
Mh, capisco, interessante, davvero interessante.
Hajime non domanda cosa ci sia di così interessante, ma non serve che lo faccia perché il cappello gli sta già leggendo la mente e si limita a rispondere come se fosse la cosa più normale del mondo.
Vedo del coraggio e un grande senso di giustizia, davvero grande. Oh, e vi siete appena conosciuti? Potresti essere grande a Grifondoro…
Iwaizumi è d'accordo, in fondo tutta la sua famiglia è sempre stata Grifondoro e tutti sono sempre andati immensamente fieri della cosa, però più ci pensa e più si sente in colpa, apre leggermente gli occhi e guarda il ragazzino seduto al tavolo delle serpi, che gioca con aria triste con il cibo che ha nel piatto.
Dunque è così, eh? In questo caso allora SERPEVERDE.
La tavolata verde-argento esplode in un boato e in un applauso, mentre Iwaizumi va a prendere posto tra quelli del primo anno.
«Pensavo avessi detto “non Serpevederde”, Iwa-chan» lo prende in giro Oikawa, e Hajime già si pente di non avere fatto richieste a quel cappellaccio di merda.
«Stai zitto, mio padre mi ucciderà».
«Più che comprensibile» ride un ragazzino seduto davanti a loro «Un Iwaizumi a Serpeverde è come un Kuroo a Grifondoro. Io sono Tetsuro, comunque».
«Vorrei dire che è un piacere» borbotta Hajime, guardandosi attorno e sospirando rassegnato «Ma temo proprio saranno sette anni molto lunghi».

Quidditch

La prima volta che sale su una scopa, Oikawa cade da due metri di altezza e si rompe il polso.
Nonostante l'impatto traumatico però non si arrende e cerca di convincere sia Iwaizumi che Kuroo, con ogni mezzo di persuasione possibile, a insegnargli a volare; Hajime solleva gli occhi al cielo e borbotta qualcosa sul fatto che a quelli del primo anno sia vietato andare in giro sulle scope, figurarsi imparare a usarle da soli, ma Kuroo lo zittisce e dichiara che penserà lui a tutto quanto.
Si ritrovano un pomeriggio, in un'area del giardino lontana da occhi indiscreti; Oikawa è seduto su un muretto con le gambe a penzoloni nel vuoto e guarda in alto con gli occhi luccicanti.
«Iwa-chan, Iwa-chan»
«La finisci di chiamarmi così?» borbotta Hajime che a tutta quella confidenza non ci si è ancora abituato.
«Ma quanto tempo si può stare su una scopa? E se finisce il carburante? E se si scarica?»
«Le scope non si scaricano, Stupikawa».
«Che ne so io, magari funzionano come gli aerei».
«I cosa?» domanda come ogni volta che Oikawa nomina qualcosa di insolito.
«Una cosa babbana» è la risposta di Tooru, che bada bene di calcare l'ultima parola come se fosse un segno distintivo, ribaltando le sue origini per cui spesso viene preso in giro, in qualcosa di cui essere invidiosi – perché il nostro mondo è pieno di meraviglie e se tu non sai cosa sia l'internet non è colpa mia, anzi, sono dispiaciuto per te!
«Sei caduto anche da quello?» Iwaizumi ridacchia, sfogliando annoiato il libro di trasfigurazione e leggendo il capitolo che dovrebbero preparare per il giorno successivo.
«Non si cade dagli aerei, Iwa-chan, si precipita. E poi si muore».
«Peccato che non ti sia capitato, allora» borbotta l'amico, che vorrebbe solo concentrarsi.
A interromperli ci pensano Daichi e Kuroo che arrivano insieme trascinandosi dietro un quantitativo di scope decisamente eccessivo per lo scopo che si sono prefissati quel giorno.
«Pensavo dovessimo solo insegnare a Stupikawa a volare».
«Sì, beh, quello era il piano originale» la faccia di Tetsuro è tutta un programma.
«Solo che poi abbiamo incontrato Suga e Asahi e abbiamo pensato che una dimostrazione pratica sarebbe stata meglio» conclude il Grifondoro, sorridendo (e Iwaizumi si chiede come diavolo abbia fatto a non venire smistato tra loro, perché ci sono delle volte in cui quel ragazzino sa essere davvero inquietante).
«Se ci sbatteranno tutti fuori sarà solo colpa vostra» si lamenta un Tassorosso, eccessivamente alto per la sua età, senza però riuscire a celare l'eccitazione che prova all'idea di montare sulla scopa.
«Quindi devo solo dire 'Su'?» domanda Oikawa, avvicinandosi.
«Sì, ma devi essere convinto» gli spiega Sugawara «Le scope rispondono ai comandi più semplici ed è un po' come se avessero una volontà loro, quindi devi prima imparare ad andarci d'accordo».
«Non so sono sicuro di avere capito».
«Ti faccio vedere» si offre Koshi, allungando la mano e ordinando alla scopa di sollevarsi «Più saranno semplici i tuoi pensieri e più riuscirai a trasmetterli alla scopa, però non devi imporle di fare quello che vuoi, dovete muovervi assieme».
Oikawa non è convintissimo, tutta quella faccenda delle scope che hanno una loro volontà e pensano per i fatti loro non è che proprio, proprio riesca a capirla appieno, ma decide che se gli altri possono farlo, allora può riuscirci anche lui.
«Oi, Stupikawa, vedi di non cadere» gli intima Iwaizumi «O giuro che questa volta ti lasciamo qui e nessuno ti accompagna in infermeria!»
«Che antipatico, Iwa-chan!»

Oikawa non cade dalla scopa.
Scopre che l'aria tra i capelli e il fischio leggero del vento nelle orecchie sono una delle cose che più gli piacciono, e si rende conto che non ha mai praticato nessun altro sport che lo prendesse così tanto; per farlo scendere ci vogliono venti minuti, due bolidi e un non indifferente numero di insulti da parte di Iwaizumi.
Quando, finalmente, rimette i piedi a terra, Toru sorride così tanto che è quasi fastidioso da guardare e Hajime si rifiuta di dargli corda; alla fine è costretto a cedere, quando Oikawa fa promettere a tutti loro che, non appena sarà possibile, parteciperanno alle selezioni delle Squadre di Quidditch delle rispettive case.
«Dovrai fare molto meglio di così, Stupikawa» gli dice, con un sorrisino ironico, allungando la mano insieme a quelle tese di tutti gli altri, dopo che il compagno ha gridato qualcosa che assomigliava vagamente a Uno per tutti e tutti per sé.
«Non essere antipatico, Iwa-chan, ovviamente sarò il migliore».

Specchio delle Brame

Il corridoio del terzo piano dovrebbe essere proibito, o almeno questo è quello che dice il preside da anni («Mi raccomando, evitatelo, a meno che non vogliate rischiare di perdere una gamba, o un braccio; ma in fondo ne avete due, quindi che importa!») e la maggior parte degli studenti tende a dargli retta.
A Oikawa, ovviamente, certe raccomandazioni entrano da un orecchio ed escono dall'alto e avere passato quasi metà del primo anno in punizione – pentendo una quantità di punti imbarazzante – non è servito a fargli capire come comportarsi. Fortuna vuole che almeno sia bravo in tutte le materie, anche se dire bravo è riduttivo, Toru ha solo E e non importa quanto sia complicato o lungo il compito che viene loro assegnato, lui riesce a svolgerlo in ogni caso; è così che si è guadagnato il rispetto dei suoi compagni, che gli perdonano i punti persi in bravate, solo in virtù di quelli raccolti in classe.
In ogni caso, Oikawa al terzo piano ci va spesso, si può dire che ci capiti almeno una volta a settimana– per caso, rigorosamente per caso, perché non lo fa mai apposta a trovarsi lì, semplicemente capita e a quel punto tanto vale andare avanti. La prima volta che Iwaizumi si è accorto della sua assenza, una sera, quando per regolamento sarebbero dovuti essere tutti a letto, non si è tanto preoccupato per dove potesse essere andato a cacciarsi, ma per quanti punti avrebbero tolto a Serpeverde per la sua ennesima bravata. E sa già che se Trashykawa lo sapesse probabilmente lo accuserebbe di non essere molto gentile e gli farebbe notare che per togliergli dei punti dovrebbero prima beccarlo e lui non si fa mai scoprire – come se fosse vero.
Hajime esce a cercarlo e si fa immediatamente scoprire da Ukai, il professore di Difesa contro le Arti Oscure (e direttore di Grifondoro) che scoppia a ridere e lo prende in giro per le sue scarse abilità nell'infrangere le regole; quindi gli toglie 20 punti e lo riporta al dormitorio.
La seconda volta che Iwaizumi si accorge che Oikawa è sparito, decide che è il caso di non combinare altri pasticci, così rimane sveglio in sala comune ad aspettare che torni, così da non disturbare Kuroo, Matsu e Makki con la sfuriata che progetta di fare all'amico. Quando Toru ritorna, però, ha un'espressione così triste che Hajime si sente quasi male, cerca di non farsi vedere e finge di essersi addormentato davanti al fuoco.
Oikawa gli tira le orecchie e lo convince a tornare a letto, senza rendersi conto che stava aspettando lui.

La terza volta Iwaizumi decide di seguirlo nel momento stesso in cui lo sente alzarsi dal letto; dopo tutto non può essere così difficile pedinare Oikawa, anche quando le scale del castello dove ti trovi si spostano e i personaggi dei quadri ti seguono con occhi curiosi.
Nel momento stesso in cui si rende conto di trovarsi al terzo piano, Hajime capisce di essere irrimediabilmente fregato; non sa nemmeno cosa Toru ci venga a fare lì, visto che è proibito, ma lo segue lo stesso fino a una porta scura dall'aria pesante, su cui è abbastanza sicuro nessuno dei due dovrebbe entrare.
Entra dopo essersi assicurato che non ci sia nessuno nei dintorni e nota che dietro la porta non c'è niente che potrebbe ucciderlo e la cosa è già di per sé un sollievo; gli ci vuole un attimo per notare la botola aperta nel pavimento e la scala che conduce a una stanzetta attigua. Maledice Oikawa, la sua stupida curiosità, poi sé stesso e la sua apparente incapacità di lasciare quell'idiota a sé stesso.
Trova Toru seduto per terra di fronte a uno specchio dalla forma oblunga; è così preso dal proprio riflesso che non si accorge nemmeno di non essere più solo e solo quando sente pronunciare il suo nome, finalmente, si gira.
«Iwa-chan?» domanda, e la sua voce esce come un soffio molto simile al tremito della fiamma su una candela lasciata vicina a una finestra «Cosa fai qui?»
«Io? Cosa fai tu qui, Trashykawa! Ti sei bevuto il cervello?» chiede avanzando a grandi passi verso di lei e fermandoglisi accanto.
«Oh, eri preoccupato, Iwa-chan? Che carino!»
«Non dire cazzate! Se proprio devi guardarti allo specchio, fallo nel dor-» si blocca, fissando il suo riflesso con la bocca spalancata e cercando di afferrare l'aria, in un punto in cui non c'è niente.
«Oikawa? Cos'è questo coso?»
«Non ne sono sicuro, ma ho fatto qualche ricerca e credo che sia lo specchio delle Brame».
«Ma qui c'è scritto “Emarb”» nota Iwaizumi, senza riuscire a smettere di osservarsi.
«Che cosa vedi, Iwa-chan? Che cosa vedi?»
«Ci vedo con la divisa della squadra di Quidditch di Serpeverde, ho appena preso O in pozioni e mia madre… tutto questo non è reale, vero?»
«No, lo specchio mostra i desideri più profondi di ciascuno» risponde Oikawa, con voce cantilenante, prendendolo in giro «E Iwa-chan ha visto la mamma!»
In realtà quello che vorrebbe dire è “E Iwa-chan ha visto anche me”, ma preferisce non superare quella linea sottile che li divide. Ad Hajime, in fondo, non serve che lui dica niente, perché quel tono giulivo non lo inganna nemmeno per un secondo e, dopo avere distolto lo sguardo dallo specchio, lo punta sul compagno.
«E tu cosa vedi, Trashykawa?»
«Vedo la coppa di Quidditch nelle mie mani, ovviamente; oh e anche quella ragazza carina che gira sempre con Daichi, mi sta regalando dei fiori!»
Iwaizumi solleva un sopracciglio, senza credergli minimamente, ma non dice niente, si limita a guardarlo male, quindi – molto lentamente – si alza e si avvicina alla porta.
«Non sei per niente bravo a mentire, Toru. Ti aspetto fuori».
Oikawa sospira e torna a fissare lo specchio, mentre le sue labbra si piegano leggermente verso il basso in una smorfia di insoddisfazione. Non dirà mai ad Hajime cosa lo specchio rifletta davvero: non gli dirà che si vede purosangue, che si vede prefetto, che sì, vede anche la coppia di Quidditch, assieme a quella delle case, assieme a tutti quegli studenti che lo hanno preso in giro fino a quel momento per le sue origini che gli dicono “Sei davvero il mago più brillante della tua età”.
No, non dice niente, sospira piano, si alza e raggiunge Iwaizumi in corridoio.
«Non mi dire, Iwa-chan, che sei venuto a cercarmi perché avevi paura che mi fossi perso».
«Stai zitto Trashykawa, come se fosse possibile per te perderti» sbraita Iwaizumi, tirandogli un colpetto sul coppino «Ora muoviti, che ne ho proprio basta di preoccup- di doverti venire a cercare ogni volta che ti cacci nei guai».
Oikawa sorride, cercando di non farsi vedere, mentre cammina a passo lento dietro Hajime, tenendo un lembo della sua divisa tra le dita della mano (perché è buio, Iwa-chan, non voglio mica inciampare e far arrivare qualcuno a toglierci dei punti!).
Toru sente il cuore un po' più leggero sapendo che è venuto a cercare proprio lui. Decide che lo specchio non gli serve più.

Pozioni

Almeno, pensa Iwaizumi osservando il suo intruglio, non sembra in procinto di esplodere come quello di Bokuto.
Non è mai stato bravo in pozioni, non pessimo come l'amico Tassorosso, ma nemmeno bravo come Daichi, che è a un livello più che accettabile, soprattutto per un Grifondoro; sufficientemente accettabile perché il vecchio professor Nekomata non si metta a levare punti alla sua casa per hobby.
Oikawa lo fissa divertito, e non trova il coraggio di dirgli che il suo problema non è nell'incapacità di relazionarsi al libro di testo (ha provato a fargli capire che Infusi e Pozioni Magiche è un volume relativamente semplice, ma Iwa-chan ha provato a gettarlo nel camino della sala comune già due volte, assieme al libro) quanto più la facilità con cui si distrae durante la preparazione della pozione stessa.
Hajime non ha mai avuto pazienza e seguire pedissequamente il procedimento di creazione, preparazione e aggiunta degli ingredienti, rispettando il tempo al secondo, non è proprio qualcosa che si sposa con il suo carattere. Toru però i particolari li nota e si è accorto che i rametti di lavanda e l'ingrediente base non sono stati pestati a sufficienza, che il miscuglio tritato non era poi così tritato e che Iwa-chan ha agitato la bacchetta verso sinistra invece che verso destra; se continua così è sulla buona strada per trasformare il Distillato Soporifero in Disastro Soporifero.
«Secondo me» comincia piano, cercando di non irritare l'amico.
«Non ci provare. Non dirlo. Non dire niente» lo precede il compagno, che si rifiuta di accettare qualsiasi consiglio sull'argomento, anche quelli di Oikawa, nonostante questi sia l'unico ad avere E anche in Pozioni.
«Rude!» borbotta Toru, fingendosi offeso «E io che volevo solo dirti che Daichi ti stava chiamando per passarti la bilancia».
«Oh».
Come no, boccalone.
Approfitta del momento di distrazione di Hajime per sistemare il suo calderone, regola il fuoco e versa una goccia di muco di vermicoli, per bilanciare i danni che Iwa-chan e la sua inesistente pazienza hanno già prodotto.
«Beh» nota Kuroo, cercando di non farsi sentire «Magari così riuscirà a prendersi una A».
«Chi prenderà una A?» domanda Iwaizumi tornando con la bilancia «Ehi, avete visto che bell'aspetto ha il mio Distillato?»
«Tutto merito tuo, Iwa-chan» celia Oikawa, chinandosi sul mortaio con un sorrisino «Tutto merito tuo».

In cui Oikawa è in Infermeria per il ginocchio e Iwaizumi è preoccupato e lo va a trovare, ma Oikawa gli fa perdere la pazienza. Finisce quindi per essere cacciato dall'infermiera perché è vietato affatturare i pazienti.

La cosa davvero stupefacente di quel loro terzo anno non era stato che ci fossero arrivati tutti vivi (secondo Daichi, in realtà, anche quello, visto che avevano affrontato nell'ordine: un troll di montagna, un pericoloso mago oscuro, ragni giganti, un cane a tre teste, un'idra e una vecchia megera molto arrabbiata) quanto più che fossero tutti stati ammessi nelle rispettive squadre di Quidditch. Alcuni, come riserve, altri – ok, solo Kuroo – come membri a tutti gli effetti; in ogni caso ce l'avevano fatta ed erano tutti così entusiasti che la sera in cui avevano ricevuto la lieta notizia avevano deciso di fare un festino nella stanza delle necessità, venendo immediatamente scoperti e finendo col perdere 30 punti a testa.
I loro compagni non ne erano stati proprio, proprio felici.
In ogni caso erano entrati in squadra e avevano passato le prime partite seduti sulle panchine della squadra, in fremente attesa di potervi prendere parte, mentre i loro compagni sfrecciavano nel cielo lanciandosi la pluffa ed evitando bolidi con attente schivate.

Ora, a distanza di mesi, Oikawa ha finalmente l'occasione di prendere parte alla sua prima partita e non sta più nella pelle. Ha trascorso l'intera mattinata ad ammorbare chiunque gli capitasse a tiro, spiegando schemi di gioco che ha letto in libri troppo vecchi per essere presi in considerazione e passando un'intera ora al telefono con sua sorella, in un'area del giardino dove stranamente il suo cellulare riesce ad avere campo. Iwaizumi nemmeno gli chiede cosa stia facendo, lui la tecnologia babbana proprio non la capisce – e sì che Toru ci ha provato a spiegargli le cose, gli ha parlato di una chiamata internet, che ha quanto pare serve per cercare le cose che perdi, e gli ha spiegato degli smarphone, anche se ad Hajime non è chiaro come una scatola di metallo che si illumina possa essere intelligente, sai che roba, anche la sua bacchetta si illumina.
«Prenderò il boccino così in fretta che tutti saranno entusiasti e non servirà nemmeno più che giochino gli altri» dice, saltellando abbracciato alla scopa «Volerò così veloce che nemmeno riuscirai a vedermi, Iwa-chan!»
Iwaizumi lo ignora, camminando lentamente verso il campo di Quidditch e augurandogli buona fortuna prima di andare a prendere posto sugli spalti, dove il resto di Serpeverde attende con ansia che cominci la partita (più che altro attendono di vincere, visto che i loro avversari sono di Tassorosso e l'attuale squadra dei Tassi non è nota per i suoi elementi).
«Scommetto un galeone che cade dalla scopa dopo dieci minuti e Kuroo salva la situazione» celia Mattsu, stringendosi nel cappotto pesante.
«Figurati se quel cretino si lascia cadere prima di avere recuperato il boccino» commenta Hajime, appoggiandosi alla balconata e osservando i giocatori levarsi verso l'alto.
Quando, dopo mezz'ora di gioco, Oikawa si getta dalla scopa per recuperare la vittoria, scoprono di avere ragione entrambi.

Sdraiato nel letto dell'infermeria Toru sorseggia soddisfatto del succo di zucca da un bicchiere quasi stracolmo.
«Hai visto Iwa-chan come sono stato bravo?»
«Sei salito in piedi sulla scopa e ti sei buttato nel vuoto, Shittykawa. Bravo non è il termine che userei».
«Sei sempre un antipatico!» si lamenta il giovane, indicando con un dito la sua gamba sollevata «Mi sono anche rotto un ginocchio per conquistare la vittoria, dovresti essermi grato!»
«Grato di cosa?» sbraita Iwaizumi «La Dottoressa dice che potresti avere degli strascichi in futuro visto il volo che hai fatto».
«Che noia! Noioso, sei noioso, Iwa-chan!»
«E tu sei un idiota» ringhia l'amico, che sta perdendo la pazienza.
«E invece di essermi grato per questa fantastica vittoria mi tratti pure male. Su, so che vuoi dirmelo, avanti, dimmelo» celia gonfiando le guance e portando le braccia al petto «Dì, Ti voglio bene Toru-chan, sei stato meraviglioso e ti ringrazio profondamente per l'immenso sacrificio che hai fatto per-»
«Stupeficium!»
Per sua sfortuna (e per fortuna di Oikawa), Iwaizumi sbaglia a mirare e colpisce il muro, lasciando un vistoso segno nero sulla pietra e attirando l'attenzione indesiderata dell'infermiera, che lancia un urlo e si fionda su di lui con un giornale.
«Fuori di qui! Fuori!» si mette a urlare «Questa è un infermeria, non una sala duelli: niente urla, niente fatture, niente incantesimi!»
Iwaizumi schiocca la lingua seccato, l'ultima cosa che riesce a vedere, prima di venire buttato fuori, e la faccia sorridente e divertita di Oikawa che gli fa ciao, ciao con la manina.
«Giuro su Merlino, Shittykawa» urla prima che la porta si chiuda «Non arrivi vivo alla fine del settimo anno!».
«A me sembra un sacco di tempo» lo sente rispondere «Si vede che in fondo mi vuoi bene!»

«Devo andare da Mondomago» «Ti accompagno»

Gli studenti del primo anno lo fanno sempre, guardare i loro compagni più grandi ammirazione, è normale, ma per quelli del terzo è una vera novità visto che sono appena passati dall'essere matricole senza arte né parte a veterani a tutti gli effetti.
«Secondo me è tutta una prova» dice sempre Daichi quando sopravvivono a qualcosa di terribile «Per fare sì che al settimo anno ci arrivino solo i più forti».
Ogni volta Kuroo gli fa notare che non è possibile e che sicuramente si sbaglia, perché Asahi è ancora tutto intero.
«Guardate che la cosa veramente assurda non è Ashai» fa notare ogni volta Suga, ridendo «Ma Bokuto, che ha ancora tutti gli arti».
In ogni caso, per Hajime tutta questa ammirazione non è che una seccatura, non gli piacciono le persone, non parla con la gente, figurarsi se dà retta a quelli del primo anno; ovviamente per Oikawa è tutto grasso che cola e secondo Mattsu non aspettava altro che la possibilità di vantarsi con qualcuno, atteggiandosi a re degli storditi del terzo anno – non che Kuroo non faccia del suo meglio per dargli man forte.
Iwaizumi cerca di tenersi lontano più che può dalla ressa, anche se questo vuol dire starsene per i fatti suoi, beh, allora tanto di guadagnato; scopre che la biblioteca è un luogo perfetto per studiare quando non c'è Oikawa che lo molesta e che l'aula di divinazione è sempre vuota dopo le lezioni. Ogni tanto qualcuno lo raggiunge per studiare insieme (di solito Sugawara o Asahi) o per approfittare della sua presenza per dormire in santa pace, visto che nessuno si avvicina spontaneamente ad Hajime (ed è parecchio fastidioso, perché ci sono volte in cui Kuroo parla nel sonno e Bokuto sbava).

Oikawa è piccato, ma cerca di non darlo a vedere.
Iwa-chan è il suo migliore amico, dovrebbe trascorrere del tempo con la sua magnifica persona e non a cercare di evitarlo.
Ci sono dei giorni in cui, dopo avere seminato il suo stuolo di ammiratrici per qualche corridoio, inizia a vagare per tutto il castello alla ricerca di Hajime; lo trova quasi sempre, ma non gli si avvicina quasi mai. Per poi tornare a tormentarlo nei dormitori, frignando perché non gli vuole più bene e lo sta evitando e divertendosi moltissimo nel vedere le sue espressioni irritate.
Il giorno della seconda gita a Hogsmeade, Toru trattiene a stento l'eccitazione. La prima volta che ci sono stati ha trascorso tutto il tempo con la bocca spalancata, emozionandosi come un bambino di fronte a qualsiasi novità («Iwa-chan, Iwa-chan! La burrobirra è buonissima! Iwa-chan, Iwa-chan! Guarda quanti manici di scopa! Iwa-chan, Iwa-chan! Andiamo in quella stamberga?!), riuscendo a rompere così tanto le scatole a chiunque che per poco (su mozione popolare) non è stato abbandonato in mezzo a una strada.
Questa volta però ha deciso di controllarsi, perché – almeno oggi – vorrebbe trascorrerlo senza ragazzine che gli chiedono di fare una magifoto o che gli domandano se i suoi capelli sono così favolosi di natura o se usa uno shampoo particolare – e, ovviamente, sono così per natura, non è colpa sua se è bellissimo.
«Iwa-chan, Iwa-chan, cos'hai nella borsa? È un borsello da uomo? Hai iniziato a seguire Vogue?»
«Voche? Devo andare da Mondomago, Shittykawa».
«Oh, allora ti accompagno» celia il ragazzo, incamminandosi nella direzione opposta.
Iwaizumi rotea gli occhi al cielo e lo afferra per la collottola.
«Non da quella parte, deficiente».
«Che cattivo!»
Hajime sospira e si massaggi le tempie, consapevole che quella sarà una lunga giornata. Non gli dà davvero fastidio che Oikawa lo stia seguendo, è sorpreso, ma non infastidito. Credeva che l'amico avrebbe passato la giornata a farsi offrire dolci da ragazzine troppo ingenue per vedere quanto fosse vanesio, o magari a cercare di intrufolarsi nella Stamberga Strillante assieme agli altri due spostati.
Invece Toru scegli di seguirlo, e per sua grande sorpresa rimane silenzioso quasi tutto il tempo, non gli fa domande imbarazzanti, non gli chiede se si sia misurato il pisello di recente, né gli domanda quando sia stata l'ultima volta che lo ha sognato (perché tutti devono sognare le cose belle prima o poi); Iwaizumi si chiede se stia bene, ma ha paura che la risposta sarebbe qualcosa di così stupido che si ritroverebbe costretto a strangolare sul posto Oikawa, e lì non ci sono molti posti per nascondere un cadavere.
Il proprietario del negozio li accoglie con gentilezza e Hajime posa delicatamente la borsa sul bancone.
«Capisco, capisco» mormora l'uomo, mentre Oikawa svolazza da una parte all'altra del piccolo emporio osservando oggetti che non ha mai visto prima.
«Iwa-chan, Iwa-chan, cos'è?»
«Una ricordella, emette fumo colorato quando ti dimentichi le cose. Non funziona con il cervello, Shittykawa».
«Rude! E questo?»
«Uno Spioscopio, non ne hai bisogno, si attiverebbe in continuazione solo standoti vicino».
«Sei proprio noioso, Iwa-chan! Cos'è quello?»
«Un rivelatore, rimettilo a posto e no-» si avvicina prendendo qualcosa dalle mani del ragazzo e rimettendolo delicatamente a posto «Questo è un pensatoio e non puoi permettertelo, quindi lascialo qui e stai fermo e zitto finché non ho finito».
Oikawa, come aveva previsto, gli mette il broncio, ma riesce a resistere addirittura cinque minuti senza muoversi; torna a molestarlo nel momento stesso in cui mettono piede fuori dal negozio, lamentandosi con fare oltraggiato per il suo comportamento antipatico.
«Sei sempre così cattivo, Iwa-chan, mi dici sempre cosa fare! Non potresti fare come tutti? La gente è sempre onorata di avermi attorno!»
«Allora vai dalla gente» borbotta Iwaizumi, senza prestargli attenzione.
«Sei davvero odioso!»
Hajime si blocca, si gira verso di lui e gli tira uno scappellotto.
«Nessuno ti obbliga a passare il tempo con me se mi trovi così antipatico, Oikawa»
Toru si ferma di botto e ci rimane quasi male, non tanto per lo scappellotto, a quelli è abituato, quanto più perché forse questa volta ha esagerato, anche se non gli è ben chiaro come si sia ribaltata la situazione: era lui quello offeso perché Iwa-chan se ne sta sempre per i fatti suoi.
«Ma io-»
«Un cazzo, se vuoi stare con i tuoi amici vedi di comportarti da persona civile, altrimenti puoi tornare a farti ammirare da quelli del primo anno».
«Io sono civile» si lamenta Oikawa.
«Non mi dire» continua Hajime, riprendendo a camminare con le mani in tasca «E allora vedi di esserlo con chi ti vuole bene».
Toru ci pensa un attimo, quindi sorride sornione, avvicinandosi alle spalle dell'amico.
«È un modo tutto contorto per dirmi che mi vuoi bene, Iwa-chan? Non serve mica che fai il ritroso sai!»

Quando Daichi, Bokuto e Kuroo passano per la strada, dieci minuti dopo, trovano Oikawa sotto un cumulo di neve con un occhio nero e la sciarpa un po' troppo stretta attorno al collo.
«Iwaizumi» ridacchia Tetsuro, senza muovere un dito, mentre Kotaro aiuta l'amico a rimettersi in piedi.
«Spero per te che ne sia valsa la pena» lo sgrida Daichi, oramai rassegnato alla completa assenza di cervello del Serpeverde.
«Non avete minimamente idea» ridacchia Oikawa «Non ne avete idea».

Avventura a Nocturn Alley

A Oikawa non dovrebbe essere permesso di girare da solo, dopo tre anni di conoscenza oramai Iwaizumi ne è profondamente convinto. Qualcuno dovrebbe comprargli un guinzaglio o una corda da usare quando escono, così che l'amico non si allontani troppo e non vada a cacciarsi in posti poco appropriati.
Ovviamente nessuno ci pensa, perché Toru non è un cane e quindi lasciano sempre che scorrazzi allegro e felice come un bambino con troppi zuccheri in corpo; il problema vero è che più della metà delle volte Oikawa non ha la benché minima idea di dove stia andando: non conosce Londra, non conosce Diagon Alley, a malapena conosce Hogwarts.
Così per lui è del tutto normale quando, seguendo i suoi pensieri, si trova in una via meno illuminata delle altre; non fa caso agli edifici cadenti, alle finestre rotte e al fastidioso odore di fetido che si leva dai bordi della strada, semplicemente continua a camminare – tanto è così che fa sempre e ogni volta Iwaizumi riesce a ritrovarlo non si sa bene come.
Capisce che qualcosa non va solo quando una mano rugosa, dalle lunghe dita nodose, gli tocca il braccio, facendolo saltare leggermente per lo spavento.
«Psst» sibila una vecchia dall'aspetto inquietante (Dove sono i suoi denti? Oddio perché non ha i denti? E quanto tempo è che non si lava? E quelle sono unghie?) «Ehi, bel giovane, dico a te».
«Purtroppo ho notato, Signora» borbotta Oikawa, sottraendosi a quella presa spiacevole.
«Vuoi mica delle unghie? Sono umane» sibila la strega «Staccate da babbani vivi e-»
«E non compra niente, sciò. Smamma. Fuori dai calderoni» sbraita una voce nota, mentre Iwaizumi compare dal nulla, piazzandosi tra la vecchia e Oikawa, e facendole gesto con le mani di andarsene.
«Iwa-chan!»
Questa volta però Hajime sembra davvero arrabbiato, non lo picchia nemmeno e Toru si rende conto che qualcosa non va; solo in quel momento si prende la briga di guardarsi in giro e nota i ragni vivi che camminano nelle vetrine vicino a lui, ode le urla sommesse che riecheggiano per la strada e si rende conto che forse, forse, lì non ci sarebbe dovuto proprio arrivare.
«Iwa-chan? Dove siamo?»
«Nocturne Alley. Tieni la testa bassa, non parlare non nessuno e, per l'amor del cielo, non lasciar andare la mano o ti perdi di nuovo e visto dove ci troviamo capace che ti rapiscono per venderti al mercato nero».
Oikawa deglutisce appena, stringendo la mano di Iwaizumi come se ne andasse della sua stessa vita e non sa se l'amico ha esagerato, ma non ha idea di dove si trovi e quei ragni gli fanno senso, quindi anche se non fosse vero non importa. Quel contatto gli dà sicurezza.
«Mi dispiace» borbotta appena.
«Come sempre, Shittykawa, fai le cose, ti perdi, combini un casino e poi ti dispiace» lo sgrida Hajime, anche se quella che si coglie nella sua voce non è rabbia, ma preoccupazione.
«Ma Iwa-»
«Iwaizumi» mormora una voce strascicata dal vano di una porta «Sei proprio il primogenito degli Iwaizumi, non è così?»
Dall'ombra emerge un uomo di mezza età, dai capelli scuri e lo sguardo inquietante che si posa prima su Oikawa e poi torna a fermarsi su Hajime.
«Prego, prego, entrate a dare un'occhiata».
«Io da Magie Sinister non ci entro» risponde Iwaizumi, bloccando Oikawa che, tornato giulivo come suo solito, stava già per fare un passo in avanti.
«Quanto astio, quanto astio» lo prende in giro l'uomo «Non pensi subito male, abbiamo molte cose… legali».
La stretta di Iwaizumi sulla mano di Toru si fa più forte e anche se l'amico non ne intuisce davvero il motivo, capisce che è il capo di andarsene e, assumendo un'espressione da diva accigliata, si para da Hajime e lo sconosciuto, agitando, forsennatamente la mano libera.
«La prossima volta, buon uomo, ora sono in ritardo per il parrucchiere» celia, con la stessa sicurezza che ha mostrato già una volta trovandosi di fronte a un cane a tre teste («Qualcuno ha una mentina da dargli?»).
Quindi si gira e comincia a tirare Iwaizumi dietro di sé, sperando davvero tanto che la direzione sia quella giusta o finirà con il prenderle di nuovo.
«Iwa-chan?» domanda quando finalmente riesce a raccapezzarsi e fa capolino a Diagon Alley «Chi era quel tizio?»
«Nessuno di buono, Trashykawa, vende un sacco di roba illegale, magia oscura. Meglio non mettere piede a Nocturne Alley».
«Quanto sei drammatico, è andato tutto bene mi sembra, no?»
Hajime si trattiene dal tirargli un pugno sul naso, perché dopotutto Toru li ha salvati da un incontro spiacevole (ma non era andato lui a ripescarlo in quel postaccio? Come ci erano finiti in quella situazione); sospira, ripensando alle volte innumerevoli in cui suo padre ha tentato invano di far chiudere quel posto e si chiede cosa penserebbe se sapesse che per poco non ci metteva piede.
«Iwa-chan» la voce cantilenante di Oikawa lo riporta alla realtà.
«Cosa, cosa vuoi?»
«Guarda che puoi mollare la mia mano ora, “Oh, Toru-chan, ho avuto così paura, meno male che- OUCH, IL MIO NASO! Iwa-chan!»
Iwaizumi solleva un dito medio e si allontana a grandi passi, maledicendo ancora una volta l'assenza di cervello del suo migliore amico.
«Iwa-chan aspettami!»
«Sai cosa, Shittykawa? Vatteli a comprare da solo i libri, io non ne voglio sapere niente!»
«Oh, giusto i libri».
Hajime si blocca, girandosi molto lentamente verso di lui.
«Scusa, cosa pensavi che fossimo venuti a fare a Diagon Alley a due giorni dall'inizio della scuola?»
Oikawa sbatte le palpebre, allarga le braccia e scuote il capo – come faccia a non capire proprio non se lo spiega.
«Il parrucchiere, Iwa-chan, il parrucchiere».

Il quarto anno comincia bene per tutti loro.
Il treno è pieno di ragazzi che ridono, che fanno battute e che si scambiano dolcetti e racconti di come hanno passato le vacanze; c'è una carrozza i cui compartimenti sono più rumorosi e in cui i ragazzi sembrano fare apposta più casino del solito.
Solo uno se ne sta in un angolo, con un pesante e orribile cappello di lana in cima alla testa, le braccia conserte e l'aria oltraggiata.
«Eddai, Oikawa, non può essere così terribile» cerca di consolarlo Sugawara.
«Hai un bel viso, vedrai che non si noterà nemmeno» concorda Daichi.
«Già e ricresceranno subito, ti ricordi quando al primo anno abbiamo fatto quella striscia tra i capelli di Asahi?» conviene Kuroo, annuendo convinto.
«Piantala di fare la mammoletta frignona e levati quel cappello di merda» borbotta infine Iwaizumi, scocciato.
Senza attendere una reazione allunga il braccio e gli sfila il copricapo, senza riuscire a trattenere un sorriso quando il meraviglioso lavoro che ha fatto si mostra ai suoi occhi (e a quelli di tutto il vagone).
Ci provano a non ridere, ci provano davvero (perché come dice Sugawara: «Su, povero, Toru, non siate cattivi»), peccato che poi arrivi Bokuto.
«Buon giorno, Signor- Oh, sei tu Oikawa. Com'è che Oikawa è pelato?»

Carte da gioco Autorimescolanti

C'è decisamente qualcosa che non va in quella partita.
Oikawa è sempre stato una schiappa coi giochi di carte: non ha tattica, non hapazienza, non è baciato dalla fortuna. Paradossalmente i migliori in quel campo sono Daichi e Bokuto e se Daichi è in grado di fare praticamente qualsiasi cosa, beh, Bokuto è decisamente una sorpresa.
Non a caso al Club dei Duellanti quasi tutti si rifiutano di giocare con loro, perché significa perdere, e non perdere una volta, ma ogni singola partita che viene giocata.
Ovviamente, Toru non lo accetta e non si arrende mai, non riesce a concepire che esista qualcosa che esca dalla sua sfera di controllo, così, almeno una volta a settimana si trova a perdere anche le mutande al club.
Ed è proprio quello che non va, pensa Hajime fissandolo con aria cupa, Oikawa è ancora vestito.
Peggio, Oikawa sta vincendo. A poker. Contro Daichi e Bokuto.
«Non fare quella faccia seria, Iwaizumi» gli fa notare Kuroo «O si accorgeranno che qualcosa non va».
«Già, se gli va bene può sempre spacciarla per una botta di fortuna» conferma Sugawars, annuendo «Anche se dovrebbe perdere almeno un paio di mani».
«Non vedo il problema, possono sempre appenderlo a testa in giù dalla Torre di Astronomia» celia un ragazzino del terzo anno, che non dovrebbe nemmeno essere lì, visto che il Club dei Duellanti è una prerogativa degli studenti dal quarto anno in avanti.
«O magari lo rinchiudono nei bagni di Mirtilla!» commenta il suo degno compare.
«Tanaka, Nishinoya, finitela» li redarguisce un Grifondoro del sesto anno, tirando uno scappellotto ad entrambi «Farò finta di non avervi visto, ma vedete di comportarvi come si deve!»
«Giuro su Dio che se lo appendono alla torre lo lascio lì. Tutta la notte» sibila Iwaizumi avvicinandosi al tavolo da gioco, giusto in tempo per cogliere l'occhiata scocciata che si scambiano Daichi e Bokuto. Se Oikawa è riuscito a far arrabbiare quei due, allora è davvero nei guai.
«Shittikawa» sibila chinandosi su di lui e domandandosi cosa abbia mai fatto di male nella vita per meritarsi un amico così deficiente «È proprio il momento di andare».
«Ma non è -»
«Invece sì, alzati» lo solleva per un braccio e inizia a trascinarselo dietro, senza trovare minimamente strano quel suo prendersi ogni volta la briga di parargli le chiappe.
«Iwa-chaaan!» si lamenta l'altro «La mia vincita! Le mie carte!»
«Le prenderà Kuroo, tu vedi di azionare quelle gambe ed esci di qui prima che ti faccia uscire io a pedate»
«Che cattivo» biascica Toru camminando mogio verso la porta.
Solo quando sono oramai per il corridoio, con Kuroo che li segue ridacchiando assieme ai loro compagni di stanza, Hajime (che dopotutto un po' curioso lo è) gli domanda come abbia fatto a vincere.
«Come pensi che abbia fatto, Iwa-chan? Carte rimescolanti ovviamente».
«Hai barato? Non so perché non sono nemmeno stupito».
«No, no, è qui che ti sbagli, Iwa-chan: non è barare, se nessuno ti scopre».
«Ora capisco perché sei finito a Serpeverde» commenta Hajime, superandolo scoraggiato.

Schiopodi Sparacoda

«Iwa-chan, ho paura!»
Il cazzotto che riceve in testa non lo spinge a spostarsi e Oikawa rimane fermo, attaccato al mantello della divisa di Hajime, nascondendosi dietro alla sua schiena e osservando con aria allarmata i poco pacifici animali che passeggiano nel recinto di pietra.
«Oi, Trashykawa, non fare il bambino! Guarda come riesce bene a Bokuto, vorrai mica che diano tutti i punti a Tassorosso, vero?»
«Bokuto è uno psicopatico, Iwa-chan, nessuna persona sana di mente entrerebbe di sua spontanea volontà nel recinto degli schiopodi, nessuna!»
«Sono classificati come XXXX dal ministero della magia» gli dà man forte, Asahi, osservando il compagno con aria preoccupata.
«Visto, Iwa-chan? È pericoloso! PERICOLOSO!»
«Non mi dire...» Hajime ruota gli occhi al cielo e si stacca da Oikawa con uno strattone «Stai fermo qui, vado a tenere alto l'onore della nostra casa».
«Avventurandoti tra obbrobri che sono un incrocio tra una manticora e un fiammagranchio? Molto astuto, Iwa-chan, dai come sempre prova di enorme acume» celia Toru, evitando per un soffio uno schiantesimo che va a colpire l'albero alle sue spalle – Oikawa ha un déja vù.
Hajime nel recinto ci entra lo stesso, perché – dopotutto – quanto può essere difficile? È già abituato ad avere a che fare con bestie fuori controllo, basta pensare a quel cerebroleso del suo migliore amico, alla gente che frequenta, a suo padre e al professore di – merda.
«Stai attento al pungiglione Iwa-chan! Il pungiglione e- Oh-oh… Mi sa che quella era una femmina» borbotta Oikawa, parlando tra sé «Te lo avevo detto di stare attento!»
«Stupeficium

«Iwa-chan, stai attento ai Tentacoli Velenosi, stanno mettendo i denti. Iwa-chan? Iwa-cha, ti avevo detto di stare attento!»

Dopo cinque anni Iwaizumi dovrebbe avere capito come funziona: se Oikawa ti dà un consiglio a lezione dovresti ascoltarlo, perché di solito ha ragione.
Purtroppo questo dare retta a quel babbeo spesso scatena conseguenze spiacevoli, come una serie infinita di auto-elogi, svariate vanterie e una serie di pretese di ringraziamento per tutta la settimana che segue.
Hajime non lo ascolta per principio, perché non ha voglia di stare a sentire Toru, né tanto meno di andare a letto guardando la sua faccia soddisfatta da “Che bello avere ragione”; è irritante e gli dà ai nervi, glielo dice ogni volta e a Oikawa entra da un orecchio ed esce dall'altro, come ogni cosa che gli viene detta.
Ci sono dei casi – non poi così rari, ma che rimangono solo dei solo sporadici – in cui Oikawa decide di improvvisarsi insegnante degli studenti più giovani, e per loro è meraviglioso perché uno degli studenti brillanti dell'intera scuola, sebbene sia già al quinto anno, si prende del tempo da dedicare a delle matricole. Loro – i suoi amici di una vita – sanno perfettamente perché lo faccia, ma nessuno ha mai detto niente, nessuno lo ha mai accusato di egoismo o gli ha mai fatto notare che costruire il suo ego sulle insicurezze di ragazzi non è proprio una bella cosa. In fondo che diritto hanno? Sono tutti giovani in crescita, le loro insicurezze sono quelle di tutti e criticare Oikawa perché tenta, anche se malamente, di fare qualcosa per dissiparle, non sarebbe giusto.
Anche perché è bravo e i ragazzini li aiuta davvero e non importa di che casa siano («Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero, per me siete tutti insignificanti uguali»), né che lo faccia principalmente per sé stesso.
Oikawa è bravo, ma a Iwaizumi non importa proprio.
Lui non ha intenzione di ascoltarlo, non l'ha mai fatto e non ha intenzione di farlo ora; ci sono delle volte che per convincersi di star facendo la cosa giusta si ripete di essere lui la voce della ragione tra i due. È lui quello che pensa prima di fare le cose, quello che non si fa salire il sangue al cervello, quello che ignora la gente (ma non Toru, non i suoi amici).
E ci sono delle volte in cui ha ragione, in cui fa bene e sa che è meglio imparare le cose sulla propria pelle piuttosto che farsele spiegare da qualcuno.
Altre, invece… Beh, altre volte rimpiange proprio di essere così testardo.
«Iwa-chan, stai attento ai Tentacoli Velenosi, stanno mettendo i denti. Iwa-chan? Iwa-cha, ti avevo detto di stare attento!»
La cosa peggiore, non è nemmeno aver avuto torto; la cosa peggio è la voce di Oikawa che gli rimbomba nelle orecchie come un mantra.
«Io te l'avevo detto, Iwa-chan, possibile che non ascolti mai? Te l'avevo detto!»

È San Valentino e qualcuno cerca di somministrare un filtro d'amore a Iwaizumi regalandogli dei cioccolatini. Che vengono però mangiati da Oikawa perché «Oh Iwa-chan ha ricevuto un regalo! Finalmente! Dai fammi assaggiare, io ho sempre condiviso i miei»

Di tutte le feste cretine che potevano adottare dai Babbani, San Valentino è sicuramente la peggiore. Iwaizumi l'ha sempre detestata, fin dal primo anno, quando per la prima volta la sala grande è stata invasa da pennuti starnazzanti che abbandonavano orride buste rosa nei loro piatti della colazione.
L'unica nota positiva di quelle giornate del cazzo erano le serate di condivisione dei dolci; Daichi, Kuroo e Oikawa, che erano quelli che più di chiunque altro nel loro anno ricevevano cioccolatini (e caramelle, e una volta anche una torta), non sarebbero comunque mai riusciti a finirli da soli, così una volta l'anno, la notte tra il 14 e il 15, organizzavano una serata apposta, per la condivisione dei dolci. Puntualmente il giorno dopo finivano tutti in infermeria sotto lo sguardo disgustato della Dottoressa, che dopo il terzo aveva rinunciato a qualsiasi speranza, almeno con loro.
Quell'anno, proprio come i precedenti, Oikawa ha ricevuto una quantità di regali spropositata e insieme a Kuroo stanno facendo a gara a chi ne ha ricevuti di più, decidendo quali portare quella sera e quali tenere come scorta per i momenti di sconforto (ovvero quando il professor Nekomata impone loro di scrivere tre rotoli di pergamena su come fare qualche inutile pozione).
A Iwaizumi non importa molto del cioccolato, di solito capita che riceva qualche lettera, che finisce sempre con il cestinare senza nemmeno leggere perché se la gente non è in grado di dirgli le cose in faccia, allora non merita nemmeno una sua risposta. E comunque non gli è mai importato degli sconosciuti.
«Fammi capire» borbotta Toru quella sera, non appena si siedono tutti in cerchio nella stanza delle necessità, ognuno con una pila di cioccolatini davanti «Quelli di chi sono?»
«Non lo sai? Iwaizumi ha fatto conquiste quest'anno» commenta Kuroo, canzonandolo.
«Oh Iwa-chan ha ricevuto un regalo! Finalmente! Dai fammi assaggiare, io ho sempre condiviso i miei» celia Oikawa, e, senza minimamente attendere una risposta, afferra la scatola rosa a forma di grosso cuore e la apre, scartando con occhi luccicanti un cioccolatino.
«Oi, Shittykawa!» protesta Iwaizumi, senza però fermarlo.
«Ehi, ehi, ehi, Oikawa» lo redarguisce Bokuto «Ci sono delle regole, ti ricordo! Il destinatario del regalo mangia il primo e poi gli altri assaggiano!»
«Sì, beh» celia il Serpreverde, infilandosi in bocca il secondo cioccolatino «Se consideriamo quante volte Iwa-chan ha mangiato i miei senza condividere niente, direi che questo diritto mi spetta… Mi spetta… Oh».
«Toru? Va tutto bene?» domanda Sugawara, aggrottando leggermente la fronte e passandogli la mano davanti agli occhi.
Oikawa non risponde, non subito, il suo sguardo è perso nel vuoto, ondeggia ritmicamente, avanti e indietro, mentre stringe al petto la scatola di cioccolatini: Kuroo si scambia un'occhiata con Bokuto ed entrambi ridacchiano.
«La luna» celia Toru, senza guardarli.
«Da qui non si vede, non ci sono finestre nella stanza delle necessità» gli fa notare Yukie, Tassorosso al quinto anno come loro, allungandosi meglio sul pavimento e masticando una cioccorana.
«Ma la vedo lo stesso» celia Oikawa «E la sua bellezza è tale da paralizzarmi il cuore».
Iwaizume fa una smorfia e si caccia due dita in gola, strappando una risata a Matsu e Makki, seduti vicino a lui.
«Oi, Shittykawa, vedi di ripigliarti».
«Non posso, Iwa-chan! Io la amo!»
«La luna?» domanda Asahi, perplesso.
«No, sciocchino! Makoto Nakashima!» esclama Toru, stringendo più forte al petto i cioccolatini.
«Chi?» è il coro che si leva da più o meno tutti i ragazzi presenti.
«Oh no» borbotta Daichi scambiando un'occhiata con i compagni di casa presenti.
Yui solleva le spalle, trattenendo a fatica una risata, mentre i due dementi del quarto anno fingono di non vederlo – dopo tutto Oikawa è molto più divertente in queste condizioni.
«Credo sia un filtro d'amore» fa notare Kiyoko, senza sollevare il naso dal libro che sta leggendo.
Non ama particolarmente San Valentino, ma, anche se non lo ammetterebbe mai, è felice di venire coinvolta ogni anno in quelle abbuffate di dolci; il primo anno era finita lì quasi per caso, seguendo Sugawara dalla Torre di Corvonero, con l'intenzione di impedirgli di far perdere loro altri punti e ora… Ora era considerata parte integrante del gruppo di quegli spostati.
«Oh no» ripete di nuovo Daichi.
«E anche uno piuttosto potente, direi» continua per lei Koshi.
«La finite con 'sti “Oh, no!” del cavolo?! Oh no, cosa?» domanda Iwaizumi seccato.
«Oh, no, Makoto non è qui! Dov'è Makoto? Devo dirle che la amo e che insieme avremo dei figli bellissimi!»
«Stai zitto, Trashykawa, nemmeno la conosci!»
Oikawa si blocca, si guarda in torno e aggrotta la fronte.
«È vero… puoi presentarmela?»
«Beh, ecco» riprende Sawamura «Makoto è una ragazzina del secondo anno a Grifondoro… avete presente Takeru? Il ragazzo del quinto che ogni tanto a pozioni fa esplodere la roba? Ecco, è sua sorella».
«Io l'ho sempre detto che i Grifondoro sono degli psicopatici».
«Stai zitto, Kuroo» borbotta Hajime, massaggiandosi le tempie.
«Beh, non è proprio psicopatica, però credo che abbia una cotta molto forte per Iwaizumi e-»
«E il cazzo! Ma vi pare che mi droga la cioccolata? Ma buttatela giù dalla torre di astronomia!»
Oikawa gli tira la scatola di cioccolatini in testa.
«Come ti permetti?! Brutto scimmione, parlare così della mia Makoto! Sei solo geloso perché mi piace lei e non-»
«E Languelingua» borbotta Makki, onde evitare che, qualunque cosa volesse dire quel deficiente del suo compagno, Iwaizumi lo pesti a sangue.
Toru biascica qualcosa di incomprensibile, quindi si lascia cadere seduto per terra, offeso.
«Fammi vedere» Sugawara osserva i cioccolatini incriminati, annusandoli leggermente e storce il naso, passandoli a Kyoko.
«Amortentia» convengono assieme.
«Ma dai» fa notare Yui, scuotendo la testa «È impossibile che una ragazzina del secondo anno sia riuscita a fare da sola una pozione così difficile».
«L'avrà comprata a qualcuno del sesto» borbotta Kuroo sollevando le spalle e finendo di filmare Oikawa con un cellulare.
Hajime solleva Toru per la collottola e lo trascina verso la porta, rassegnato.
«Lo porto da Nekomata, ci vediamo. Cercate di non farvi avvelenare da qualche pozione strana» borbotta, seccato «E dite a quella tizia che se mi capita davanti la prendo a pugni».
«E questo è il motivo per cui non avrai mai una ragazza» conclude Daichi, evitando uno schiantesimo per un soffio.
Oikawa borbotta qualcosa di incomprensibile, agitandosi nella sua presa, e Hajime non ha bisogno di sentirlo parlare per sapere cosa gli stia dicendo: «Come sei rude, Iwa-chan! Rude! Non si trattano così le ragazze».
Esce dalla stanza, rassegnato a un'ennesima notte in bianco e ad un'altra punizione, alle sue spalle Oikawa lo segue ciondolando.
Almeno questa volta, pensa Iwaizumi, non finirò in infermeria per indigestione.
Quando Oikawa lo abbraccia per la terza volta, chiamandolo Makoto, realizza che un'indigestione sarebbe stata molto più sopportabile.

Allenamenti di primo mattino

I nuovi ragazzi, quelli arrivati con le selezioni tra gli alunni del quarto anno, sono incredibilmente promettenti; Hajime non ha dubbi che non aspettassero altro di poter entrare in squadra e la loro presenza lo rassicura parzialmente, visto che con i diplomati dello scorso anno se ne sono andati molti validi elementi, tra cui il loro precedente capitano.
Normalmente le singole case prenotano il campo per gli allenamenti, ma quella mattina – su suggerimento di Daichi, perché «Non vogliamo mica che inizino a darsele mentre sono in volo finendo per cadere dalla scopa» – hanno deciso di uscire tutti insieme; dopotutto è sabato, non hanno lezioni ed è il momento migliore della giornata per imparare a conoscersi.
«Non fare quella faccia».
«Quale faccia?» domanda Oikawa, il cui viso imbronciato non ha cambiato espressione dalla sera prima, quando Sawamura ha proposto la cosa.
«Quella scocciata di uno che sta per andare incontro alla peggiore giornata della sua vita, mi dai su ai nervi».
«Antipatico» borbotta il compagno, che non è proprio dell'umore per prendere in giro il suo bersaglio preferito.
«Oi, Shittykawa» Iwaizumi gli tira uno scappellotto sul capo e gli molla in mano la sua scopa «Non voglio sentire menate sul piccoletto di Grifondoro, sono stato chiaro? E muoviti, che Kuroo ci aspetta al campo».

«Quando cominciamo? Quando cominciamo? Posso portare la mia scopa? O useremo quelle della scuola? E tu ce l'hai una tua scopa Kageyama?»
«Ti prego, Hinata» borbotta Daichi, massaggiandosi piano le tempie «Non hai smesso di parlare nemmeno per un secondo da quando ti sei svegliato».
«Se non stai zitto ti ammazzo davvero» sbraita il suo compagno di stanza «Non hai fatto altro che tenerci svegli tutta notte!»
«Chi non sarebbe entusiasta di giocare con noi?» celia Ryu, uscendo dal quadro della signora grassa e lasciando passare Nishinoya e Taketora, i compagni del suo anno.
«Un sacco di gente che ci tiene alla sanità mentale» gli fa notare Daichi, dirigendosi verso il giardino «Buongiorno Suga, Ennoshita, dove avete lasciato Akaashi?»
«Bokuto l'ha visto appena siamo usciti dalla Torre e ha insisto che doveva fargli assolutamente vedere qualcosa prima degli allenamenti».
«Bokuto è consapevole che non ci arriva al settimo anno se continua così?»
«Quel deficiente si diverte, altro che preoccuparsi» borbotta un Tassorosso sbadigliando.
«Futakuchi, non dovresti parlare così dei nostri compagni più grandi».
«Yamaguchi, fidati, sei solo inibito perché sei appena entrato in squadra, ma prima imparerai che Bokuto è un demente, meglio vivrai. Lo ha imparato perfino Aone, ed è tutto dire».
Il secondo battitore della squadra gialla e nera tace, annuendo solo leggermente, mentre raggiungono il campo da Quidditch dove Kuroo sta già facendo scaldare i Serpeverde.
«Oi, Tetsuro, dove hai lasciato l'altra metà della tua squadra?»
«Se ti riferisci a Iwaizumi, è rimasto indietro a svegliare quel deficiente di Oikawa che non voleva alzarsi dal letto».

L'espressione sul viso di Toru non gli piace. Sono sei anni che lo conosce e da che ha memoria ha sempre odiato vederlo depresso; non che sia difficile per Oikawa deprimersi. È spesso soggetto a sbalzi di umore e, come tutte le persone con una grande autostima, che pretendono a volte troppo da loro stesse, anche lui spesso finisce preda di un'ombra scura che lo spinge a guardare il mondo da dietro un velo opaco. Iwaizumi odia quei momenti, li odia perché per scuotere quel demente del suo amico deve sempre fare i salti mortali, e se a volte basta un giro su una scopa o un complimento ben posto, altre ci vuole molto più tempo.
«Ti ho già detto di fartela passare, Shittykawa» lo rimprovera tirandogli uno scappellotto leggero sul capo.
«Non sono dell'umore, Iwa-chan» borbotta Oikawa, mettendo il broncio e fissando i compagni che hanno già iniziato ad allenarsi in mezzo al campo.
«Stammi a sentire, brutto demente, salirai su quella scopa, sorriderai a tutti e se proprio la sua presenza ti dà così tanto al cazzo (non annuire, idiota) allora vedi di dimostrare a tutti che il cercatore migliore sei tu» sbraita Hajime, iniziando ad essere sempre più seccato «Io a Kuroo pensiamo alla pluffa, e se proprio ti annoi puoi far cadere le reclute dalla scopa».
«Lev? Tsukishima? Il nanerottolo di Grifondoro?»
«Anche Kageyama per quanto mi riguarda, basta che giochi e la pianta di autocommiserarti».
«Antipatico, Iwa-chan, sei proprio un antipatico».
Iwaizumi non lo picchia, sorride appena. Così, va molto meglio.

Torneo Tre Maghi

Non è proprio riuscito a spiegarlo a Oikawa che della gente ci è morta partecipando a quello stupido torneo del cavolo. Toru ha insistito e ha sgomitato e si è lamentato e ha fatto i capricci finché Iwaizumi non ha sbottato un «E va bene, fai quello che ti pare!», perché poi ci tenesse così tanto ad avere il suo permesso non l'ha mica ancora capito. Comunque alla fine il suo stupido nome in quello stupido calice ce lo ha messo davvero e Iwaizumi si è irritato ancora di più nel vedere la sua faccia da pesce lesso quando è stato sputato fuori durante le selezioni.
«Per Durmstrang: Ushijima Wakatoshi».
«Per Beauxbatons: Misaki Hana».
«Per Hogwarts: Oikawa Toru».
«Iwa-chan, Iwa-chan! Ha detto il mio nome? Per caso ho capito bene?»
«Stai zitto, imbecille, e vai dal preside Ukai prima che perda la pazienza».
Ad essere onesti nessuno di loro è davvero stupito che sia stato estratto lui: Oikawa è intelligente, sveglio, uno studente brillante che in molti prendono a esempio, ha coraggio e non perde mai di vista il suo obiettivo. Solo che… Solo che lo conoscono troppo bene per prenderlo seriamente, per non mettersi le mani nei capelli ogni volta che se ne esce con qualche idiozia, e nessuno di loro credeva che sarebbe stato realmente selezionato. Tutti immaginavano qualcuno del settimo, o magari Daichi, insomma, qualcuno con la testa sulle spalle.
«Hey, hey, hey!» aveva ridacchiato Bokuto alla sua sinistra «Sapete che questo vorrà dire che quest'anno sarà più divertente del previsto?»
Come no. Proprio come no.
Era stato divertentissimo quasi prendere un infarto nel vedere Oikawa scontrarsi con un fottuto drago; poi ovviamente Toru era sempre stato una persona fortunata, quindi tra tutti i draghi che avrebbe potuto pescare, gli era toccato in sorte il Dorsorugoso Norvegese.
«Sei morto» aveva commentato Asahi, che in cura delle creature magiche era il migliore e si intendeva di draghi come pochi altri studenti, visto che i suoi avevano un allevamento in Romania.
«Beh, non preoccupatevi, è Oikawa» era stata la risposta di Kuroo «Scommesse su quanto dura prima di finire arrostito? Daichi? Suga? Dai, gente, non facciamo i pezzenti, io dico due galeoni che non resiste più di dieci minuti».
Hajime non avrebbe proprio saputo dire come fosse riuscito Toru a evitare quello stupido drago e a sottrargli l'uovo, ma di sicuro da qualche parte un aiuto doveva averlo trovato perché non sarebbe mai arrivato da solo all'idea di richiamare la sua scopa: le idee più semplici erano spesso quelle a cui Shittykawa faceva più fatica a pensare.
Quando poi aveva scoperto come aprire quello stupido uovo («È caduto in acqua mentre mi lavavo della vasca del bagno dei prefetti» «Perché diavolo te lo sei portato dietro?» «Speravo di trovare qualcuno con cui vantarmi» «Non sei nemmeno un prefetto, Trashykawa» «Perché pensi che volessi vantarmi?») aveva trascorso un'intera settimana a cantargli quella stupida poesia in rima, chi è che racchiude una canzoncina del cavolo in un uovo d'oro? Chi?
Vieni a cercarci dove noi cantiamo, ché sulla terra cantar non possiamo, e mentre cerchi, sappi di già: abbiam preso ciò che ti mancherà, hai tempo un'ora per poter cercare quel che rubammo. Non esitare, ché tempo un'ora mala sorte avrà: ciò che fu preso mai ritornerà.
Non gli interessava nemmeno sapere quale fosse la soluzione, ma almeno mettendo insieme tutte le loro teste vuote un paio di cose le avevano capite: Oikawa avrebbe dovuto nuotare nel lago Nero.

Ora, a distanza di quasi due mesi, seduto nell'ufficio del preside, Iwaizumi non è del tutto sicuro che non informarsi sia stata una buona idea.
Al suo fianco ci sono due emeriti sconosciuti sul cui viso riesce a leggere un'espressione di sconforto quasi pari alla sua – superiore, quello no, è decisamente impossibile.
«Non preoccupatevi» prosegue il preside Ukai «Sarà una cosa del tutto sicura, verrete addormentati, il campione della vostra scuola si immergerà e vi riporterà in superficie, a contatto con l'aria vi riprenderete subito. Le sirene del Lago Nero sono state informate e non permetteranno che vi accada nulla».
Il cazzo, pensa Iwaizumi mentre appone controvoglia una firma sulla delibera che gli viene piazzata sotto il naso.
La poesia dell'uovo d'oro gli ritorna in mente, mentre gli pare di risentire Oikawa che gli canticchia nell'orecchio, con voce altalenante: «Abbiamo preso ciò che ti mancherà».
Al diavolo, stupido Shittykawa, stupido uovo, stupide sirene; se non dovesse arrivare a prenderlo entro la fine dell'ora, giura su Merlino e Morgana che la prima cosa che farà una volta uscito da quel lago del cavolo sarà spaccargli il naso.

Oikawa non ha dubbi sul fatto che arriverà primo in quella prova, perché nessun mago ha fatto anni e anni di corsi di nuoto in una stupida piscina babbana, e comunque l'idea dell'algabranchia è stata geniale, certo non dal punto di vista estetico forse, ma sul fondo del lago nessuno deve vedergli le pinne.
In ogni caso, ha intenzione di arrivare primo, ed è abbastanza fiero di sé stesso nel constatare che effettivamente è il più veloce a nuotare, ci ha messo appena venti minuti a raggiungere il centro del bacino e-
Il flusso dei suoi pensieri si interrompe bruscamente nel notare tre persone legate come dei salsicciotti e appoggiate contro una roccia. Di tutte le cose preziose che avrebbero potuto portargli via, di certo non si aspettava quella. Iwaizumi giace addormentato davanti a lui, le sue sopracciglia sono aggrottate in un'espressione di disappunto che in quella situazione risulta quasi ridicola e Toru si immagina quasi di sentire la sua voce: «Cosa stai aspettando a portarmi in superficie, Shittykawa, un invito scritto?»
Sorride tra sé e qualche bollicina esce dalle branchie, salendo verso l'alto; afferra l'amico per un braccio, senza dare troppo peso ai due sconosciuti che si lascia dietro. Iwa-chan disapproverebbe, ma la sua priorità adesso è portarlo in salvo – cioè, si corregge, arrivare per primo, ovviamente solo quello. E comunque ha sentito che quell'insopportabile so-tutto-io di Ushiwaka si è tipo semi trasformato in uno squalo, quindi prima o poi arriverà, anche se qualcuno gli ha detto che odia nuotare.
Quando emerge le branchie svaniscono lentamente, lasciando posto alla normale respirazione via polmoni (e non si era nemmeno reso conto che gli fosse mancata); al suo fianco Hajime si agita leggermente, tirandogli una gomitata per sottrarsi alla presa e ispirando con foga.
«Lasciami andare, demente».
«Rude, rude, Iwa-chan!»
«Si può sapere perché ci hai messo tanto?»
«Non si chiede mai al principe perché ci mette il tempo che ci mette!»
«Oi, Trashykawa, vuoi affogare adesso e ritrovarti escluso dal torneo?» ringhia Iwaizumi, issandosi sul pontile e aiutando il compagno a salire, mentre l'intero corpo docenti viene loro incontro.
«Come sei antipatico, Iwa-chan» si lamenta Toru «Nemmeno un grazie!»
«Grazie al cazzo, la prossima volta affezionati a un criceto» sbraita Hajime afferrando l'asciugamano che Ukai (il professore, non il preside, anche se ogni tanto fanno ancora confusione) gli porge con un sorriso.
Non gli serve girarsi per sapere che sul viso del suo migliore amico è comparsa l'espressione corrucciata e offesa che indossa sempre ogni volta che Iwaizumi fa qualcosa (o in questo caso non fa qualcosa) che gli dà fastidio.
Hajime sospira, quindi si blocca e si gira appena.
«Non avevo dubbi che saresti arrivato, ma in ogni caso, grazie» borbotta, senza guardarlo «E, Shittykawa, rinfacciamelo e ti spacco tutte le ossa».


   
 
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