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Autore: MMP    25/02/2016    2 recensioni
Come reagirebbe Lea, qualora dovesse incontrare Ventus in "Kingdom Hearts III"?
Quali sarebbero i pensieri e le emozioni che scaturirebbero nel cuore del ragazzo, se dovesse trovarsi il biondo davanti?
Probabilmente, dalla sua memoria riaffiorerebbero i ricordi di un'amicizia importante, ormai perduta, risalente ai tempi della sua militanza all'interno dell'Organizzazione XIII, nel periodo della sua vita in cui era conosciuto col nome di Axel.
Sicuramente penserebbe a lui.
Cari lettori, ecco a voi la mia ultima fatica!
Torno a scrivere riguardo alla saga di "Kingdom Hearts", con una nuova one shot What If? riguardante il futuro terzo capitolo numerato.
Spero con tutto il cuore apprezzerete questo mio nuovo scritto e, ovviamente, aspetto le vostre opinioni ed i vostri commenti a riguardo. ^^
Enjoy!
Spoiler allert: nel seguente racconto, sono presenti talune informazioni relative al poco giocato "Kingdom Hearts: Dream Drop Distance", per Nintendo 3DS.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aqua, Lea, Ventus, Yen Sid
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Il meeting dei Custodi del Keyblade era ormai prossimo. I Keyblader erano stati convocati dal Maestro Yen Sid presso la Mysterious Tower, per discutere riguardo ai preparativi in vista dello scontro decisivo tra la fazione della Luce e quella dell'Oscurità.
Lea fu il primo ad arrivare. Poiché il suo addestramento con il mago era giunto al termine, il rosso aveva approfittato del tempo rimasto a propria disposizione per migliorare la propria tecnica di scherma in maniera autonoma, in un luogo isolato dal resto del mondo. Troppi pensieri avevano cominciato ad affollare la sua testa durante l'allenamento, i quali l'avevano portato ad allontanarsi da chiunque non appena lo ebbe concluso, in modo tale da poter rimettere ordine alle proprie idee.
Aveva sentito di non essere ancora abbastanza abile nell'uso del Keyblade; non possedeva ancora la forza necessaria per poter proteggere e salvare i suoi amici...soprattutto lui.
Se c'era davvero un motivo valido per cui si era invischiato in quella faccenda, non poteva che essere per due ragioni: in primo luogo, da quando aveva scoperto che Isa, il suo vecchio compagno di scorribande, era divenuto un Contenitore del Cuore di Xehanort, si era sentito in dovere di fermare la follia che stava compiendo il suo ex amico; in secondo luogo, adesso che era tornato ad essere una persona completa, aveva deciso di ricominciare da capo, di fare tabula rasa di tutto ciò che era accaduto da quando era divenuto un Nobody al servizio di Xemnas. Ora poteva finalmente fare ciò che desiderava ardentemente da quando aveva abbandonato l'Organizzazione, ossia riportare Roxas indietro. Ogni singola goccia di sudore spesa per diventare un Keyblade Wielder provetto era stata versata solo ed esclusivamente in funzione di poter riavere ciò che di più caro aveva perso, per ben due volte, a causa dei piani maniacali di Xehanort e delle sue varie incarnazioni: il suo migliore amico.
Mentre stava rimuginando su tali pensieri, sostando silente a braccia conserte appoggiato ad una delle pareti della piccola stanza circolare in cui riceveva Yen Sid, qualcuno bussò alla porta dell'aula, destando Lea dalla propria meditazione.
Il mago dalla folta barba argentea, il quale sedeva sullo scranno posto dietro la scrivania presente al centro della camera, alzò lentamente lo sguardo in direzione dell'entrata, invitando, subito dopo, gli ospiti a farsi avanti, con tono pacato ed educato.
La porta d'ingresso si aprì, mostrando la figura che vi si celava dietro. Si trattava di una giovane donna di bell'aspetto, alta, prestante fisicamente, dalla folta chioma blu che le arrivava all'altezza delle spalle ed occhi color cobalto, i quali riflettevano la stessa tonalità di blu del mare. Ella indossava un corsetto blu e nero a collo alto, con al centro due fascie fucsia disposte a mo' di croce e tenute assieme da un fermaglio argentato raffigurante una sorta di cuore, due lunghe maniche bianche che le adornavano entrambe le braccia fin sotto le spalle, un paio di shorts neri, i quali le coprivano le gambe sino all'inguine, diverse bende bianche e blu avvolte attorno alla vita che cadevano verso il basso, formando una sorta di strascico di media lunghezza dietro la ragazza, un paio di calze nere che le coprivano le gambe fin sopra le ginocchia e delle suole metalliche color argento, corredate da uno sperone ricurvo posto ai lati esterni delle scarpe.
Il novizio Keyblader non ricordava di averla mai vista in vita sua. Non essendo particolarmente interessato alla nuova arrivata, cercò di tornare al filo dei propri pensieri, quando si accorse che, dietro la donna dalla crine bluastra, vi era un'altra persona. Era un ragazzino sulla quindicina d'anni, ad occhio e croce, di bassa statura, corporatura snella, capelli biondi e a punta ed occhi cerulei. Il suo vestiario comprendeva un gilet, bianco sul lato destro, nero su quello sinistro e rosso striato all'interno, una maglia aderente nera a collo alto e maniche corte, una polsiera presentante un motivo a scacchi bianco e nero attorno al polso sinistro, una spalliera di ferro sulla spalla sinistra color blu Bondi, oro e argento. Al centro del petto aveva le medesime due fascie (questa volta nere) disposte a mo' di croce e tenute assieme da un fermaglio argentato raffigurante una sorta di cuore indossate dalla ragazza, una panciera dello stesso materiale e della medesima tonalità cromatica della spalliera, lunghi pantaloni bianchi e neri ed un paio di calzature ferree color blu Bondi, oro, argento, con alcuni motivi rossastri.
Mentre la giovane donna porgeva i propri omaggi a Yen Sid, annunciandosi col nome di Aqua, Lea scattò sull'attenti, totalmente costernato dall'aspetto fisico del ragazzino. Per lui fu come prendere un violentissimo colpo in testa: improvviso e inaspettato. Com'era possibile? Come poteva lui trovarsi lì, dinnanzi ad egli?
Come se fosse stato mosso dal proprio istinto, Lea tese lentamente la mano destra, tremolante, in direzione del biondino, e chiese, con fare titubante e dubbioso:
«R-Roxas...?».
Il ragazzo si voltò in direzione del novizio Keyblader. Per una frazione di secondo, il biondo apparve agli occhi del rosso vestito con gli stessi indumenti che, un tempo, il suo amico indossava quando ancora faceva parte dell'Organizzazione XIII, ovvero con la tipica, lunga tunica nera dotata di cappuccio, un paio di pantaloni, anch'essi neri, e due stivali del medesimo colore. La chimera, però, durò ben poco, giusto un battito di ciglia. La mente di Lea tornò ben presto alla realtà, dissipando l'illusione e mostrando agli occhi del giovane speranzoso la dura verità dei fatti: il ragazzino che gli stava davanti non era Roxas, anche se gli somigliava molto.
L'ex sicario abbassò la mano, e disse, con tono accigliato:
«No, tu sei...».
Il biondino inclinò leggermente la testa verso sinistra, per poi squadrare da capo a piedi il suo interlocutore. Dopo averlo osservato per qualche istante, il ragazzo sgranò gli occhi, dicendo con sorpesa:
«Lea...? Ma sì, sei proprio tu! Wow, quanto sei cresciuto in questi dodici anni, sei quasi irriconoscibile!».
Mentre il ragazzo gli si avvicinava, il rosso rispose, abbozzando un mezzo sorriso:
«Bene, vedo che hai memorizzato il mio nome...Ventus».
Ven disse, sfoggiando un sorriso a trentadue denti e picchiettandosi la testa con l'indice destro:
«È difficile dimenticare una persona come te, amico mio.
Nonostante sia passata una dozzina d'anni dal nostro primo ed ultimo incontro, il ricordo di te è rimasto impresso nella mia memoria. E poi, mi hai ripetuto come ti chiami fino alla nausea, sarebbe stato impossibile non rammentare il tuo nome!».
Lea rise, per poi asserire:
«Ah ah ah, vuol dire che il mio intento di non venir mai scordato dalla gente che incontro è riuscito alla perfezione, allora!».
Poco dopo piombò un silenzio quasi imbarazzante tra i due, interrotto soltanto dal rapporto dettagliato che Aqua stava esponendo al mago riguardo al risveglio di Ventus.
D'improvviso, il biondo ruppe il silenzio, esordendo, con voce apprensiva:
«Io l'ho visto, Lea. Roxas, intendo».
La frase scioccò fortemente il novizio Keyblade Wielder, il quale mutò repentinamente espressione, mostrando un certo stupore.
Ven proseguì:
«Immagino che, nel momento in cui mi hai visto oltrepassare quella soglia, tu mi abbia scambiato per lui. È naturale, del resto siamo quasi identici.
Credo pure che ti stia chiedendo come abbia fatto ad incontrarlo. Be', devi sapere che il mio Cuore, nel corso degli ultimi dodici anni, è rimasto sopito nella parte più profonda di quello di Sora, assieme a quello di Roxas, di Vanitas, la mia nemesi, e a quello di una ragazza dai corti capelli corvini. Non mi ha mai rivelato il suo nome, quindi non saprei dirti come si chiami, anche perché abbiamo avuto ben poche occasioni di parlarci, purtroppo.
Con Roxas, invece, ci siamo potuti incontrare più spesso, visto che ci trovavamo non molto distanti l'uno dall'altro».
Ventus fece una breve pausa, poi proseguì:
«Mi ha parlato dell'Organizzazione XIII, di come Xemnas vi abbia ingannati tutti, della sua breve vita da "ragazzo qualunque" a Twilight Town e del suo incontro fatale con Sora, il suo Somebody. Ma, soprattutto, mi ha raccontato di voi due. I giorni, i mesi che avete trascorso assieme all'interno del gruppo dei Nobody; i vostri incontri di rito sul campanile di Twilight Town; gli innumerevoli gelati salmastri mangiati assieme, ammirando il tramonto; l'amicizia sincera e profonda nata tra di voi.
Le--- anzi, no, Axel. Tu per lui eri come un fratello maggiore, un mentore. Eri il suo migliore amico».
Lea poggiò con forza le mani sulle spalle del biondo, chiedendogli con insistenza e preoccupazione:
«Che cosa ti ha detto, Ven? Ti prego, ho bisogno di saperlo!».
Il ragazzo chiuse gli occhi, abbassò il capo, sorrise serenamente e rispose:
«Lui ti ha perdonato, Axel».
Udendo tali parole, un pesante tonfo al cuore scosse il rosso; fu come se un'incudine gli fosse piombata sulla testa dal cielo, a velocità esorbitante.
Con un filo di voce, egli sussurrò, incredulo:
«Lui...lui mi ha...?».
Ventus confermò i suoi dubbi con un gesto del capo:
«Non hai più motivo di preoccuparti tanto. Roxas sa perché hai agito in quel modo; ha capito perché gli hai dovuto nascondere determinate cose.
Anche lui ha sbagliato, abbandonando l'Organizzazione senza sentire storie, lo sa bene. Gli ci è voluto un po' per comprenderlo, accecato dalla rabbia com'era, ma ora è divenuto conscio del fatto che avrebbe dovuto darti più fiducia.
Te lo dico chiaramente, Axel: dimentica il passato, non preoccuparti più degli errori commessi. Lui è lì, dentro Sora, ad attendere il giorno in cui potrete finalmente rincontrarvi».
Una lacrima solitaria rigò il volto di Lea. Non si sarebbe mai aspettato di sentirsi dire una cosa simile; non lo sperava più nemmeno nei suoi più fervidi sogni.
Ven guardò dritto negli occhi l'ex sicario, gli sorrise in segno di incoraggiamento e gli disse:
«Non temere, noi ti aiuteremo a salvare Roxas. Io ti aiuterò. Puoi fidarti di me. L'hai memorizzato?».
Lea si asciugò la lacrima con la manica sinistra della sua veste, per poi rispondere al giovane:
«Ma certo, l'ho memorizzato, non preoccuparti.
Grazie, Ven, ti devo un favore».
Il biondino scosse il capo, dicendo:
«Non mi devi nulla, Lea. D'altronde, gli amici servono anche a sostenersi e ad aiutarsi a vicenda».
Dopo che il novizio Keyblader ebbe annuito, Ventus si allontanò per andare a portare i propri ossequi a Yen Sid.
Osservando il ragazzino, Lea pensò tra sé e sé:
«Mi spiace, Roxas, ma, qualunque messaggio tu mi faccia recapitare, qualsiasi cosa tu mi dica per rasserenarmi, non potrò darmi pace finché non avrò fatto ammenda ed avrò rimediato ai miei sbagli.
Del resto, l'ho promesso: sarò lì, pronto a trarre in salvo i miei amici, sempre.
Abbi un altro po' di pazienza. Sto venendo da te, amico mio».

   
 
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