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Autore: Ferrodistige    28/02/2016    2 recensioni
In un universo parallelo esisteva la Terra Mezzosangue, ciò che era rimasto dell'antico mondo degli dei dopo la guerra contro Gea. Uno strato spesso di foschia la divideva dalla terra degli uomini che era andata in rovina, nessuna delle nuove tecnologie era scampata allo scontro con la Madre Terra e gli uomini erano stati costretti a ricominciare dagli albori, senza le innovazionu che Prometeo aveva portato nel mondo. I semidei, quelli rimasti in vita, avevano l'arduo compito di continuare a vivere sotto l'oppressione degli dei che erano cambiati radicalmente. Erano passati quattro anni dallo scontro e la Terra Mezzosangue era stata divisa in tredici distretti, un distretto per ogni dio maggiore. I figli degli dei minori venivano affiliati al distretto del dio con le caratteristiche simili al proprio genitore divino (sia greco che romano). I semidei erano stati costretti a dire addio ai loro amici e amanti per andare a vivere con i loro fratelli come ordinato dagli dei e nessuno si era più rivisto fino a quando una spiacevole idea illuminò la mente divina di Zeus che trovava noioso il nuovo mondo degli uomini...
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Mostri, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un universo parallelo esisteva la Terra Mezzosangue, ciò che era rimasto dell'antico mondo degli dei dopo la guerra contro Gea. Uno strato spesso di foschia la divideva dalla terra degli uomini che era andata in rovina, nessuna delle nuove tecnologie era scampata allo scontro con la Madre Terra e gli uomini erano stati costretti a ricominciare dagli albori, senza le innovazionu che Prometeo aveva portato nel mondo. I semidei, quelli rimasti in vita, avevano l'arduo compito di continuare a vivere sotto l'oppressione degli dei che erano cambiati radicalmente. Erano passati quattro anni dallo scontro e la Terra Mezzosangue era stata divisa in tredici distretti, un distretto per ogni dio maggiore. I figli degli dei minori venivano affiliati al distretto del dio con le caratteristiche simili al proprio genitore divino (sia greco che romano). I semidei erano stati costretti a dire addio ai loro amici e amanti per andare a vivere con i loro fratelli come ordinato dagli dei e nessuno si era più rivisto fino a quando una spiacevole idea illuminò la mente divina di Zeus che trovava noioso il nuovo mondo degli uomini...
 
«Nico è ora» una voce femminile lo trasse in salvo dalla morsa di Morfeo.
Il ragazzo aprì gli occhi ritrovandosi una massa di ricci capelli castani sul viso, un paio di grandi occhi ambrati spalancati lo scrutavano dall'alto e una mano gli scuoteva delicatamente una spalla. Gli dei soli sapevano quanto il ragazzo avrebbe voluto sapere di essere in un incubo, tornare a dormire e risvegliarsi al Campo Mezzosangue. La realtà invece era quella ormai. Il Campo Mezzosangue non c'era più. I suoi compagni erano chissà dove in altri distretti. farsene una ragione, ma nonostante gli anni che erano passati la mente ritornava sempre lì. Quel luogo, che una volta aveva odiato, era diventato la sua casa e negli ultimi giorni si era sentito anche accettato dagli altri grazie a Will. 
Will.
A volte gli tornava in mente il nome del figlio di Apollo e ogni volta il suo cuore faceva un tuffo. Non che si fosse preso una cotta per lui certo, ma si stava pian piano affezionando a lui.
Scacciò quei pensieri dolorosi tirandosi su con le braccia e puntò i suoi occhi scuri e profondi su quelli dorati della ragazza accanto a lui.
«Non sono sicuro di voler sapere questo magnifico annuncio di Zeus.» biascicò con la voce roca ancora impastata dal sonno.
«Nessuno di noi lo è.» rispose di rimando sua sorella Hazel porgendogli una mano «Ma se ci fosse una minima possibilità di rivedere gli altri, tu non la coglieresti al volo?»
«Vedere il faccione arrabbiato di Clarisse non mi renderebbe di certo felice» sbottò il figlio di Ade stringendole la mano e tirarsi in piedi. Poteva sembrare seccato, ma sulle sue labbra si formò un sorriso che conservava solamente per pochi eletti.
«Non so tu, ma io sento la mancanza dei super piatti dello Chef Leo» 
«In effetti non ne posso più di mangiare ambrosia» Nico fece finta di infilarsi due dita in bocca per vomitare e la ragazza scoppiò in una fragorosa risata che riempì la stanza in cui si trovavano. La camera comprendeva due letti dalle lenzuola nere come la pece e le finestre erano coperte da delle pesanti tende rosse. Sulle pareti scure si potevano notare chiaramente delle ragnatele, segno evidente di quanto i due tenessero pulito lì dentro. 
Gli dei facevano trovare all'entrata del distretto ogni giorno ambrosia necessaria per sopravvivere senza venire bruciati vivi dall'interno, era buona certo, ma il senso di fame rimaneva comunque e non c'era nessun modo di procurarsi del cibo normale. 
Il distretto era grande quanto una piccola cittadina, delle mura alte la circondavano interamente senza lasciare nessuno spiraglio verso l'esterno. Proprio al centro della piazza principale si ergeva un'enorme statua di Ade - o Plutone - che scrutava i dintornj con il suo sguardo serio e a tratti malinconico. Inutile dirlo, gli unici esseri viventi lì erano Nico Di Angelo, figlio di Ade ed Hazel Levesque, figlia di Plutone. 
Semidei. Abitanti del Distretto 13. Beh in realtà c'erano anche i ragni, ma loro li consideravano più come animali da compagnia. 
Appeso alla parete accanto al letto di Nico c'era un ritratto di Will Solace, quando aveva rivelato ad Hazel di aver paura di dimenticare il suo volto arrossendo molto più del necessario e imbarazzandosi in un modo assurdo, lei aveva preso in mano una matita e lo aveva disegnato tale e quale. Non che gli piacesse. Era solo l'unico amico che avesse mai avuto, certo.
Gli occhi del figlio di Ade si posarono sulle mani della sorella, tremavano senza ritegno e senza pensarci un attimo le strinse nelle proprie «Andrà tutto bene» le disse cercando di infonderle il coraggio di cui anche lui era sprovvisto. «Usciremo di qui e ti farò rivedere Frank, fosse l'ultima cosa che faccio.»
 
I due ragazzi camminavano uno accanto all'altra, le strade erano deserte come al solito escludendo i pochi fantasmi che erano riusciti a raggiungerli fino a lì - ovunque fosse quel lì - e che ignoravano spudoratamente. Nico aveva la propria spada in ferro di Stige al fianco, pronta ad essere sfoderata per proteggere la sorella. Di tanto in tanto spuntavano fuori dei mostri - venuti da chissà dove, portati da chissà chi - e si erano ritrovati in pericolo di vita molte volte. Entrambi pensavano che gli dei si stessero facendo delle grosse grasse risate mentre combattevano per la loro stessa sopravvivenza.
Il sole picchiava sulle loro teste mentre facevano capolino sulla piazza principale, il caldo era così afoso che Hazel aveva abbandonato la sua antica mentalità e aveva indossato un paio di pantaloncini. Dall'altro canto Nico aveva lasciato il suo giubbotto da aviatore in camera e aveva indossato una maglia smanicata logora fino all'ultima fibra. 
La statua del loro padre li sovrastava con il suo immenso potere autoritario e Nico di ritrovò a disagio di fronte al suo sguardo inquisitorio. 
«Cosa diceva il messaggio di Ermes?» chiese Nico alla ragazza.
Il giorno prima Ermes si era presentato alla ragazza con un messaggio da parte di Zeus, la prima cosa che la ragazza aveva pensato fu che il suo mezzo sorriso non prometteva niente di buono. In fondo, quando mai le azioni degli dei finivano con qualcosa di buono? 
«Ha detto che una volta qui sarebbe successo qualcosa che non sarebbe sfuggito alla nostra attenzione» ripetè le stesse parole che il dio messaggero le aveva riferito poco prima di sparire nella sua luce divina con Martha e George che si litigavano la proprietà di un topo morto.
Nico si portò una mano alla testa. Chissà che diavolo si inventeranno questa volta. Si ritrovò a pensare. Prima che potessa anche solo fiatare, la piazza si riempì di luce divina: la statua stava letteralmente andando a fuoco. Istintivamente i due semidei si tirarono indietro proteggendosi il viso con le braccia. 
 
NICO DI ANGELO. HAZEL LEVESQUE. SIETE STATI INVITATI AL COSPETTO DEGLI DEI. FATEVI AVANTI.
 
Una voce nelle loro teste urlò. 
Farci avanti?! Come può anche solo pensare che i nostri corpi non bruceranni vivi se... i pensieri del figlio di Ade cessarono di riversarsi nella sua mente quando il fuoco cessò di bruciargli le braccia. Si azzardò ad aprire gli occhi, sua sorella era proprio accanto a lui, confusa quanto lui. Intorno a loro lo scenario era cambiato, di fronte a loro sedevano i dodici dei seduti sui loro fronti ed Ade era in piedi alla destra di Zeus. Non si poteva negare che il potente dio era disagio, ma Nico più che sul dio si volle concentrare sui 24 semidei che apparivano tanto disorientati quanto lui ed Hazel. A Nico balzò il cuore in gola quando li vide, non riusciva a credere di averli davanti agli occhi. Lanciò un'occhiata a sua sorella, ma lei aveva occhi solo per un ragazzo alto e muscoloso sulla sua sinistra, i capelli corti e scuri gli incorniciavano il volto e i piccoli occhi neri ricambiavano il suo sguardo spalancati.
 
«E adesso che siete qui..» disse una voce alle loro spalle «...preparatevi a morire.»
 
 
 

Spazio Autrice.

Salve miei poveri malcapitati! Congratulazioni, siete sopravvissuti dopo aver letto il primo capitolo! Mi farebbe piacere se vi andasse di scrivere qualche commento - anche brutto - sull'inizio di questa storia che mi sta ispirando tantissimo, ho tante idee in mente e spero di portarle a compimento.

Un beso.
 
   
 
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