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Autore: Andrea_Vitali    10/03/2016    1 recensioni
Dawnburgh era la sede dell'Alto Consiglio dei Quattro, gli emissari terreni del potere e del volere dei Cieli. Un'oasi di tranquillità in mezzo al caos delle Terre Esterne. Ma un'ombra iniziò a calare sopra la città, un'ombra antica quanto pericolosa, e tre individui, loro malgrado, dovranno allearsi per riuscire a sopravvivere e a portare a termine la propria missione. Salvare il regno e... salvare se stessi!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Tra tutti i soldati della Guardia Imperiale, il capitano Ronin sicuramente era il più adatto allo scopo: dodici anni di onorata carriera, unico guerriero ad aver partecipato a tutte le campagne nelle Terre Esterne, maestro d'armi a vent'anni e capitano della Sesta Colonna a ventidue. Sì, era l'uomo adatto allo scopo, e lui lo sapeva.

L'imperatore in persona lo stava aspettando e questo gli riempiva il cuore d'orgoglio. Con l'elmo sotto braccio e il passo deciso, attraversò il lungo corridoio della magione imperiale, imbellito da preziosi arazzi ed eleganti gonfaloni. Al suo passare, le guardie portavano la mano sul cuore e lo salutavano con vigore, lo stesso vigore con cui marciava verso la sala del trono.

Arrivato davanti al grande portone dorato, due guardie si fecero un cenno e lo aprirono: davanti ai suoi occhi si aprì una visione da sogno: l'intera stanza era bianca, immensa, adornata con meravigliose statue in marmo degli antenati dell'Impero, con un lungo tappeto rosso che fendeva il pavimento verso il trono dell'imperatore; sopra il trono, l'imperatore in persona lo stava aspettando.

Ronin fece un sorriso compiaciuto e, con lo stesso vigore di prima, si incamminò vero il trono.

Il lungo tabarro bianco ondeggiava a ogni suo passo, ma indossato da Ronin perdeva tutto il suo candore; lo rendeva imponente, invincibile, un feroce guerriero mascherato da angelo.

Giunto davanti all'imperatore, si mise una mano sul cuore e si inginocchiò.

«Vi prego Capitano Ronin, alzatevi» disse pacatamente l'imperatore: un tempo anche lui era stato un prode guerriero, ma non ai livelli di Ronin. Da uomo d'armi che fu, sapeva bene che un combattente come lui non amava inginocchiarsi davanti a nessuno, nemmeno davanti all'imperatore in persona.

«Mi avete convocato, mio signore, e io mi sono presentato.»

Ronin si alzò e attese una risposta.

«Capitano, mi segua per favore.»

L'imperatore si alzò dal suo trono e, lentamente, si diresse verso l'arcata che conduceva verso la balconata esterna. Con un impercettibile gesto fece segno a Ronin di seguirlo.

La sola presenza dell'imperatore rendeva l'ego del capitano più grande di qualsiasi esercito, di qualsiasi vittoria.

Giunti sulla balconata, l'imperatore riprese a parlare, scrutando l'orizzonte oltre alle mura cittadine, oltre le colline e i monti che circondavano i suoi possedimenti.

«Ronin, ormai sono vecchio e credo che sia passato il tempo dei giri di parole e delle etichette di corte. Sarò diretto: l'Impero è in grave pericolo.»

Ronin distolse lo sguardo dal panorama della città e guardò l'imperatore.

«In pericolo?»

Ronin è sempre stato un uomo di poche parole. I fatti, pensava, valgono più di qualsiasi parola.

«Guardate, oltre quella montagna, vedete? Laggiù, dove il cielo sembra farsi tempesta.»

Ronin tornò a guardare l'orizzonte e notò che dietro al cima dei monti a nord una nube nera come la notte si stava iniziando a formare.

«Mio Signore, non capisco.»

«Laggiù si trova Dawnburgh, la città dove dimorano i Vassalli dell'Alto Consiglio.»

Nella mente di Ronin si formarono mille pensieri. Dawnburgh? Cosa stava accadendo? Perchè l'imperatore era così allarmato? Perchè era stato convocato? Mille perchè si aggiungevano a ogni domanda.

«L'ombra distesa nel cielo non è un semplice temporale. I miei avi assistettero a un episodio del genere, mille o più anni ors sono, e i miei studiosi di corte ne sono certi: qualcosa di oscuro, qualcosa di demoniaco sta per accadere. E vuole qualcosa che è custodito laggiù, tra le mura di Dawnburgh.»

Si girò verso Ronin è gli mise una mano sulla spalla.

«Una guerra contro cui nemmeno il nostro esercito potrà vincere sta iniziando. Dawnburgh è destinata a cadere, ormai è troppo tardi. Ma l'Impero, la mia città, la nostra città può ancora essere salvata. Ti ho convocato perchè credo che tra tutti i miei sudditi, tu, ragazzo mio, sei l'unico che può compiere questa impresa: nei sotterranei della Cattedrale è racchiusa un'antica reliquia. Non so dirti che forma abbia, se è fatta d'oro o altro, ma al suo interno è racchiuso il potere per salvare tutto l'Impero. Almeno per i prossimi mille anni. Ebbene, dovrai andare a recuperarla e dovrai portarla a palazzo il più velocemente possibile, in modo che i miei eruditi potranno studiarla e capire come gestire il potere in essa racchiuso. Non ti nascondo che è una missione ardua, forse suicida, ma non posso dispiegare tutto il mio esercito per recuperarla; esso sarà messo a difesa della città, a difendere fino all'ultimo uomo qualsiasi minaccia si presenti, mentre tu sarai in viaggio. I Vassalli non permetterebbero comunque l'ingresso della milizia in città, e sapete quanto me quanto i soldati sanno essere superstiziosi. Non possiamo permetterci nessuna diserzione, nella peggiore delle eventualità, ogni singolo uomo è essenziale. Partirete non appena sarete pronto; entrerete nella città senza farvi notare e prenderete la reliquia. Nessuno, ripeto, nessuno dovrà mettersi sul vostro cammino, ogni secondo è prezioso.»

Lo sguardo di Ronin non lasciava trapelare alcun timore; nessun timore in verità si celava nel suo cuore. Aveva aspettato questo momento per dodici lunghissimi anni: era diventato l'uomo che aveva la possibilità di salvare l'Impero, da solo, con le sue mani.

«Non dovete aver timore, mio Signore, finchè il mio respiro non mi abbandonerà, l'Impero non cesserà di esistere. Non lo permetterò.»

«Bene» disse l'imperatore. «Buona fortuna Capitano Ronin, l'Impero confida in te. Io confido in te.»

   
 
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