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Autore: silvia93    12/03/2016    1 recensioni
Ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Arthur è mandato al fronte a combattere per la Gran Bretagna, mentre Merlin rimane a casa, cercando con difficoltà di affrontare l’assenza del suo migliore amico. Con lo scopo di dare conforto ad Arthur, Merlin comincia a spedirgli frammenti di una storia che racconta di un leggendario Re e del suo devoto servitore.
Attraverso queste lettere, Arthur e Merlin si avvicinano e, forse, cominciano a scoprire sentimenti a cui non avevano mai dato un nome prima. Ma Arthur sopravvivrà alla guerra? E cosa succederà se ce la dovesse fare?
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Marzo 1945
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Il suo nome era Sally Hope Francis ed era una studentessa del St. Hilda College di Oxford che per combinazione frequentava il suo stesso seminario di Letteratura Inglese, grazie al fatto che il Professor Kilgharrah era all’avanguardia.
Merlin aveva notato i suoi capelli rossi sballonzolanti e lucenti il primo giorno di lezione e le aveva fatto i complimenti e questo, probabilmente, era la causa della persistente attenzione che la ragazza aveva avuto per lui fin da quel giorno
-Cosa stai scrivendo?- gli aveva appena chiesto, avvicinandolo in biblioteca e ignorando lo sguardo assassino del signor Monmouth, il vecchissimo bibliotecario.
Merlin provò a nascondere le pagine con la mano, ma era troppo tardi, Sally Hope Francis aveva i riflessi tanto veloci tanto quanto era brillante la sua mente.
-Oh!- esclamò meravigliata, gli occhi marroni si illuminarono mentre afferrava il foglio e lo portava alla luce -E’ una storia?-
Nonostante non avesse notizie di Arthur dalle lettere di Natale, Merlin aveva continuato a lavorare sul suo racconto Arturiano. Tuttavia aveva avuto delle incertezze sulle direzioni che voleva dare alla storia. La sua mente sembrava aver pensato una trama tragica in cui alla fine Morgana diventava malvagia e tradiva Camelot, e Arthur sposava Guinevere come nelle leggende, ma aveva esitato a trasferirla su carta. Dopotutto a cosa avrebbe portato?
Quella che stava scrivendo non era quella storia, era la loro storia, che scriveva esclusivamente per Arthur.
Di sicuro non la scriveva per Sally Hope Francis.
-Ehm, si- ammise cercando di riprendere il foglio, ma la ragazza continuava a tenerlo fuori dalla sua portata -Ed è privato-
-Oh, ancora meglio!- ridacchiò lei -Re Arthur e Merlin, ma certo. Devi sentire qualche legame con queste leggende. Mi sono sempre sentita un po’ come Guinevere, pensi che le assomigli?- Chiese facendo una ridicola piroetta come se si stesse pavoneggiando in uno di quei vestiti da ballo, e non  indossasse la sua semplice uniforme scolastica.
-No- rispose Merlin automaticamente senza realizzare che l’aveva detto ad alta voce finché Sally non smise di piroettare e sbattè le ciglia sembrando vagamente offesa.
-Ehm, voglio dire- aggiunse velocemente -..non è che tu non sia..è solo che Gwen..Guinevere..- smise di parlare, improvvisamente incerto sul perchè stesse cercando di spiegare l’apparenza fisica di un personaggio immaginario (che per altro non si era preso la briga di inserire nella sua storia).
Ma si trattava di Guinevere e non riuscì ad impedirsi di pensare che di sicuro non assomigliava per niente a Sally.
Il successivo -Oh- di Sally fu smorzato e seguito da un ancora più triste -..quindi non pensi che io sia carina?-
La sensazione che provò Merlin poteva essere descritta solo come quella che provava un cervo quando realizzava che le luci che gli stavano andando contro non erano magici raggi di sole.
-Ehm..- disse e non aggiunse altro.
Non è che lei non fosse carina. Anche alla tenue luce della biblioteca, i suoi capelli risplendevano e brillavano e la sua pelle era liscia e chiara e piena di lentiggine, il che era carino.
Ma per Merlin, il fatto che una ragazza fosse carina, non era mai stato abbastanza.
Era qualcosa che, aveva pensato di tanto in tanto, sarebbe potuto diventare un problema nel tempo, quando avrebbe finito l’università e ci si sarebbe aspettato che cominciasse a cercare moglie. Ma era sembrato un problema ipotetico e distante e non ci si era mai soffermato più di tanto.
Ora, invece, mentre lei si trovava di fronte a lui, aspettando una sua risposta, Merlin si prese un secondo per pensare se il fatto che Sally fosse carina (e che anche, chiaramente, lei non lo trovasse ripugnante) potesse essere abbastanza.
Avrebbe potuto dire Sì, penso che tu sia bellissima. Non sarebbe nemmeno stata una bugia. Lei avrebbe sorriso raggiante, felice, e forse lui l’avrebbe invitata a prendere un the nei Giardini. Avrebbero parlato dei loro libri preferiti, riso e scherzato e, solo per un momento, sarebbero evasi dalla terribile realtà dell’epoca in cui stavano vivendo, e si, forse sarebbe stato abbastanza.
Merlin pensò ad Arthur e al suo Non voglio che tu mi aspetti.
Sally si morse il labbro e i suoi occhi sembravano essere sul punto di riempirsi di lacrime. Sarebbe stato così facile, le avrebbe regalato un po’ di gioia in quel tempo orribile e oscuro.
Ma poi ripensò di nuovo ad Arthur e al suo Ho bisogno di te.
E capì, in quel momento che Sally Hope Francis non sarebbe mai stata abbastanza.
Sopraffatto dalla realizzazione, Merlin chiuse gli occhi e portò la mano a stringere la base del naso.
-Mi dispiace- sussurrò e poi ci fu silenzio.
Il silenzio proseguì. 
Merlin non riaprì gli occhi finché non sentì il fruscio della sua gonna e i suoi passi affrettati mentre usciva dalla biblioteca. Sussultò quando la porta sbattè dietro di lei, e numerosi altri studenti le sussurrano shh dalle loro postazioni.
Quando finalmente guardò, trovò la pagina che lei stava tenendo in mano di nuovo sulla scrivania. Fortunatamente intatta se non fosse stato per una piccola macchia che copriva parzialmente l’ultima parola del paragrafo:

Arthur e Merlin non ne avrebbero mai parlato ad alta voce, ovviamente, ma non ne avevano bisogno. Perché nessuno ha bisogno di parole per sapere ciò che ha nel cuore

-Mi dispiace- ripete Merlin in un sospiro anche se non sapeva se si stesse scusando con Sally, con Arthur o con se stesso.


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Caro Arthur,
Permettimi di ignorare il tuo maldestro tentativo di dirmi di andare avanti con la mia vita. Ci ho provato, è noioso senza di te.
Sarai meglio ad essere in piena forma quando ti vedrò, così potrò tirarti un pugno da qualche parte dove fa male senza poi dovermi sentire in colpa.
E su questa nota positiva, ecco il resto della nostra storia, perché so che vuoi leggerla.


E così ecco la parte finale della storia di Merlin chi il ragazzo alla fine aveva spedito ad Arthur dopo un lungo ed estenuante processo a cui tutti gli scrittori vanno incontro: scrivere, riscrivere, ricominciare e alla fine tornare indietro a quello che avevano deciso all’inizio.

‘Vi state divertendo, vero?’ ansimò Merlin, dovendo portare sia il proprio equipaggiamento che quello di Arthur, su per la ripida collina mentre il giovane Re camminava più avanti e raggiungeva la cima della collina per poi girarsi e sorridere a Merlin.
‘Adesso si’ rispose Arthur e Merlin ridacchiò anche se sussurrò un incantesimo per alleggerire il suo carico.
Arthur era Re da meno di un anno, ma si vedevano già i cambiamenti rispetto al vecchio regime di Uther. La magia era sempre vietata, ma coloro che la praticavano non erano perseguiti crudelmente e quando venivano catturati, Arthur aveva la tendenza ad essere indulgente con le loro condanne.
E tuttavia, Merlin non gli aveva ancora confidato il suo segreto. Non è che avesse paura di essere punito, perché sapeva che la benevolenza di Arthur sarebbe stata messa in atto anche con lui. Aveva paura che una volta che Arthur avesse saputo, le cose fra loro sarebbero cambiate.
Nel peggiore dei casi, Arthur lo avrebbe cacciato. Merlin sapeva che non sarebbe sopravvissuto ad una tale separazione e non riusciva nemmeno a pensarci.
Ma anche se Arthur l’avesse tenuto al suo fianco, Merlin sapeva che le cose sarebbero state diverse. Merlin aveva avuto tutti i suoi buoni motivi per mantenere segreta la sua magia, ma, ad ogni modo, aveva mentito. Aveva taciuto una parte importante di se stesso, qualcosa che lo rendeva la persona che era, e anche se sapeva che Arthur aveva grande considerazione per lui, non era certo che Arthur avrebbe avuto tale considerazione anche per questa parte di lui.
Voleva disperatamente che Arthur sapesse. Voleva che Arthur lo accettasse, lo perdonasse e lo capisse. Non voleva ci fossero segreti tra loro. Ma nonostante questo, Merlin non voleva mettere in gioco l’amicizia che condividevano perché per lui era troppo preziosa da perdere.
Quindi cosa poteva fare se non rimanere calmo e andare avanti? Doveva essere quello di cui Arthur aveva bisogno, quando Arthur ne aveva bisogno.
E in quel momento Arthur aveva bisogno di un mulo da soma, quindi era quello che Merlin sarebbe stato.
‘Sbrigati Merlin’ lo chiamò Arthur allegramente e Merlin continuò ad arrancare su per la collina.
Finalmente raggiunse Arthur e buttò a terra gli zaini per potersi stiracchiare, rispose all’ampio sorriso di Arthur con uno dei suoi, accondiscendente.
‘Allora, ditemi Sire, perché mi avete portato fin qui?’ chiese Merlin.
Invece di rispondergli, Arthur si limitò a posargli le mani sulle spalle e farlo girare così che si trovasse sul bordo dell’altopiano. Fin dove i loro occhi potevano vedere, si estendevano terre; campi e foreste e montagne in lontananza e il mare ad ovest e poi ancora terre e montagne a est.
‘Questo è il nostro regno’ esclamò Arthur ‘Questa è Albion. Questo è quello per cui abbiamo lottato’
E sembrava così felice in quel momento, così disponibile a condividere la sua vita con Merlin.
Fu come il rompersi di una diga, fu ora o mai più.
‘Arthur’ sussurrò Merlin, girandosi verso il suo Re ‘Arthur io ho la magia’
...
Non avrai di certo pensato che ti avrei detto come finiva, vero?! Te l’ho promesso, la storia non è finita.
Infatti, nemmeno io so come finirà. Dopotutto la mossa spetta al Re. Quindi devi solamente sbrigarti a tornare a casa per dirmi tu cosa succederà.
Con amore
Merlin


Merlin si arrovellò ancora per molto tempo. Pensò di cambiare la rivelazione, pensò di aggiungere il drago e i Cavalieri, pensò che Merlin avrebbe dovuto rivelare la propria magia in una scena drammatica che vedeva il mago salvare in modo eroico il suo re.
Ma ora, Merlin sapeva che il racconto non riguardava per niente la magia.
Quello che provava era un reato. Era vergognoso, era sbagliato: nessuno ne parlava, ma tutti lo sapevano. Eppure..eppure, come poteva l’amore essere sbagliato?
Quindi spedì la lettera così com’era e corse via dalla cassetta delle lettere come se la fuga potesse in qualche modo assolverlo per le parole che la busta conteneva.

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Maggio, 1945
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‘Ieri mattina alle 2.41 al Quartier Generale del Generale Eisenhower, il Generale Jold, rappresentante dell’Alto Comando Tedesco e dell’Ammiraglio Doenitz, Capo designato dello Stato Tedesco, hanno firmato la resa incondizionata di tutti i territori tedeschi, delle isole e delle forze aeree in Europa alle Forze Alleate e, allo stesso tempo, all’Alto Comando Sovietico..’
Merlin si trovava fra gli studenti raccolti intorno alla radio della sala comune, sbalordito come il resto di loro, di fronte al messaggio di Winston Churchill: la guerra era finita.
-Abbiamo vinto- esclamò un ragazzo, rompendo il silenzio e ci volle solo un secondo perché la stanza esplodesse in grida di gioia e felicità e risate e altri -Abbiamo vinto!-
Il primo istinto di Merlin fu quello di chiamare sua madre, finchè si ricordò che la donna era stata evacuata il mese prima e ora viveva con suo zio Gaius in campagna. E lo zio Gaius non aveva un telefono.
Sentì l’entusiasmo che si diffondeva in lui, l’improvviso scoppio di orgoglio e incredulità e pura gioia nel sapere che ce l’avevano davvero fatta, avevano sconfitto i nazisti e alla fine avevano portato la pace in Europa.
Riuscì quasi a farsi consumare da quella speranza, a non lasciare che il fatto che non avesse più avuto notizie di Arthur da prima di capodanno lo rigettasse nella preoccupazione. Quasi.
Nelle momenti più bui, Merlin aveva immaginato questo momento e si era chiesto se sarebbe stato in grado di goderselo davvero se avesse saputo che non avrebbe più rivisto Arthur. Voleva sapere, solo sapere, ma in quel momento era felice di non sapere niente. In quel modo, così senza senso come sembrava, poteva concedersi la piccola speranza che Arthur stava bene, che da qualche parte stava ascoltando lo stesso messaggio e che sarebbe tornato a casa con gli altri soldati d’Inghilterra.
Festeggiò con il resto dei suoi compagni quel giorno e si unì a loro nelle canzoni e provò un indescrivibile senso di sollievo nel sapere che i tiranni erano stati sconfitti.
Ma quella notte, quando andò a letto, non riuscì più a vedere l’immagine del volto di Arthur e pianse per la prima volta in mesi, sentendosi improvvisamente certo che questa guerra era finita, che questo era un capolinea e che se Arthur non fosse riuscito a far arrivare un messaggio a chiunque di loro era perché era morto.
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Ci vollero tre giorni perchè i festeggiamenti si affievolissero e poi gli studenti furono mandati a casa.
Il Rettore e i Professori non erano stati contenti di questa cosa, ovviamente, determinati com’erano a mettere il sapere prima di tutto, ma erano stati costretti ad arrendersi, quando orde di ragazzi avevano cominciato ad abbandonare i dormitori di loro iniziativa per tornare a casa, sia per aiutare i propri familiari a riprendersi, ora che il futuro dell’Inghilterra sembrava più luminoso, sia per riabbracciare i loro padri e fratelli e mariti e fidanzati che avevano fatto il loro glorioso ritorno.
Merlin non aveva una casa dove tornare perchè sua madre era ancora in campagna con Gaius. Così era uno dei pochi studenti rimasti all’università, e questo sorprese il professore che lo vide camminare per il viale principale.
-Signor Emrys?- lo chiamò Kilgharrah, la toga nera che gli svolazzava alle spalle mentre lo raggiungeva -Non è ancora partito? Pensavo sarebbe stato uno dei primi ad andarsene-
Merlin scrollò le spalle - Mia madre è al sicuro e per quanto ne so, la nostra casa non è stata danneggiata. Non ho ragione per andarmene-
Il Professore Kilgharrah rimase in silenzio mentre camminavano fianco a fianco, e quando Merlin lo guardò vide che, sotto i folti baffi, le labbra dell’uomo erano arricciate.
-Mmm- disse Kilgharrah -Mi perdoni se sto affrontando un argomento doloroso, ma non mi ricordo forse che era molto coinvolto per le sorti di un suo amico, a Dicembre? E’..?- non finì la frase, nel modo in cui la gente aveva cominciato a fare quando si parlava dei soldati.
-Non lo so- disse Merlin, sentendosi vuoto mentre parlava -Non lo so e basta-
-Oh, andiamo, ragazzo mio- disse Kilgharrah in tono burbero e Merlin si voltò sorpreso -Di sicuro tu lo sai-
Merlin si preparò a rispondere, ma prima che potesse formulare una domanda, il campanile della città scoccò le una e Kilgharrah sussultò spalancando i grandi occhi blu.
-Povero me, devo scappare. Non si dimentichi il saggio sui rituali dei druidi, Merlin, una piccola guerra non impedirà al mondo di girare!-
E detto questo se ne andò, correndo per le strade in un modo troppo agile per un uomo della sua età, mormorando qualcosa che suonò curiosamente come Non lo ha mai fatto prima.
Merlin rimase da solo non sentendosi più saggio di prima. Questa era la seconda volta che qualcuno gli aveva detto una cosa simile riguardo ad Arthur.
Ma come potevano saperlo? Come faceva chiunque a sapere qualcosa?
La verità è che a Merlin sembrava gli fosse stata strappata metà del cuore e fosse rimasto un contenitore vuoto che camminava nel mondo come se non vi appartenesse più.
Quando Arthur era stato mandato al fronte era stato devastante, ma Merlin aveva le lettere in cui sperare e la testarda convinzione che Arthur sarebbe tornato.
Adesso la Guerra era finita e Merlin non aveva niente. Niente se non l’infinita ondata di pace e felicità che colpiva tutti, tranne lui, e Merlin sapeva che avrebbe dovuto essere abbastanza, dopotutto moltissime persone avevano sofferto e perso persone care.
Ma Merlin era egoista. Egoista perché non voleva altro al mondo tranne che Arthur fosse a casa e al sicuro ed era egoista nel pensare che avrebbe dato la propria vita per portare indietro Arthur e nella disperata comprensione che non lo poteva fare.
Perso com’era in quei pensieri distruttivi non si accorse della decapottabile nero brillante parcheggiata di fronte al suo dormitorio, non si accorse dello sguardo che il portiere gli lanciò quando gli passò accanto.
Così determinato a raggiungere la sua stanza e il suo letto e la sua solitudine che non fece caso al fatto che girando la maniglia trovò la porta chiusa ma non a chiave.
Quando vide Morgana in piedi al centro della sua camera, con la schiena rivolta verso di lui e lo sguardo che guardava fuori dalla finestra, il cuore di Merlin si fermò, perché pensava di sapere esattamente perché la ragazza fosse lì.
-E’ morto- sussurrò nel silenzio.
Morgana sussultò e si girò, non lo aveva sentito entrare.
Quando si girò, le lacrime nei suoi occhi sembrarono confermare le paure più profonde di Merlin e per un attimo il ragazzo si perse, ma poi lei sorrise.
-No, Merlin- disse con voce rotta, e per una volta non cercò neanche di mantenere la sua solita compostezza -E’ tornato a casa-
-E’..- Merlin si bloccò, incredulo -E’ vivo?- sussurrò.
Morgana annuì appena, troppo sconvolta per parlare e Merlin indietreggiò fino allo stipite della porta, lasciandosi supportare mentre se ne stava in piedi, incapace a credere a quelle parole.
E’ tornato a casa
Non me lo ha detto?

Morgana rialzò la testa.
-Sta bene? Morgana, è ferito?-
Morgana scosse la testa, sorridendo tra le lacrime -No, no, sta bene. Ha tutte le braccia e le gambe, dita delle mani e dei piedi. Ha i capelli più corti, ma gli stanno bene-
Merlin avrebbe riso, avrebbe pianto. Non era mai stato così felice.
Arthur è vivo! Arthur sta bene! Stava urlando la sua mente.
Eppure.
Non me lo ha detto.
-Dov’è?- chiese Merlin e il sorriso della ragazza si pietrificò, solo per un secondo, ma sufficiente perché Merlin si sentisse chiudere lo stomaco.
-E’ a casa- rispose Morgana e a giudicare dal tono della sua voce, aveva appena capito cosa significassero le domande.
-Sa che tu sei qui?- chiese Merlin anche se pensava di conoscere già la risposta.
E il quasi impercettibile scuotere la testa di Morgana confermò i suoi sospetti.
Non voleva che io lo sapessi.
Morgana fece un passo verso di lui, poi sembrò ripensarci e si fermò goffamente in mezzo alla stanza.
-Non è arrivato che la scorsa notte- disse con calma, l’iniziale gioia di essere portatrice di buone notizie stava scomparendo -Sono sicura che voglia che tu venga. Per questo sono qui, per portarti a casa-
E il modo in cui aveva detto quella parola..come se pensasse che Merlin vi appartenesse, avesse un posto nelle loro vite.
Casa.
Era quasi abbastanza per mettere da parte le sue preoccupazioni, ma il fatto che Morgana lo volesse lì non significava che valesse anche per Arthur.
Arthur non gli aveva forse detto, dopotutto, di andare avanti? E non era forse stata quella l’ultima lettera che gli aveva mandato, anche se Merlin aveva continuato a spedirgli frammenti della storia?
Eppure..Merlin non era suo amico? Non era forse suo dovere accertarsi che Arthur stesse bene? Vederlo con i proprio occhi? Dopo aver aspettato un anno, non era..non sarebbe stato giusto?
Non c’era niente di cui vergognarsi o di sbagliato in quello.
-Merlin- disse Morgana dolcemente, interrompendo i suoi pensieri, e fece un altro passo verso di lui -Vorrà vederti. Sai che vorrà. Non arrabbiarti perché non te l’ha detto; non l’ha detto nemmeno a noi, abbiamo ricevuto un telegramma solo ieri mattina. E puoi immaginare la nostra sorpresa! Ma io ho voluto venire a prenderti, per favore, vieni con me-
E lo stava guardando con occhi così imploranti, credendo davvero in quello che stava dicendo..e Arthur era , in quella casa, a casa, al sicuro. Merlin non riusciva a crederci. Doveva vederlo. Doveva sapere.
-Va bene- sospirò, sentendosi stranamente come se il suo cuore fosse fermo e, allo stesso tempo, stesse correndo -Dammi dieci minuti-

▬▬▬

Alla fine gli servirono solo cinque minuti e dopo furono in strada. Merlin sedette sul sedile del passeggero cercando di distrarsi e non pensare ad Arthur. Al fatto che fosse vivo, che fosse a casa, al fatto che era solo questione di ore prima che fossero di nuovo faccia a faccia dopo più di un anno, al fatto che Arthur poteva aver capito quello che Merlin non aveva espressamente detto nelle sue lettere ed esserne estremamente disgustato.
Ma forse Arthur non era così perspicace, forse aveva letto solo una storia su maghi e draghi, e loro sarebbe potuti tornare alla loro vecchia amicizia.
Merlin non era così sprovveduto da non capire che la guerra aveva cambiato Arthur, forse per sempre.
Ma sapeva anche che se Arthur gliel’avrebbe permesso lui sarebbe stato lì per lui, in ogni modo possibile, per aiutarlo a guarire.
Non sapeva cosa ne sarebbe stato di lui se Arthur l’avesse allontanato.
-Merlin- disse Morgana di punto in bianco -sai che sarai sempre il benvenuto in casa nostra, vero? Qualsiasi cosa..- la ragazza si fermò e quando Merlin si voltò verso di lei, Morgana stava guardando la strada con fronte corrucciata.
-Qualsiasi cosa accada?- provò a finire la frase.
Merlin si chiese, e non per la prima volta, quanto Morgana sapesse, o sospettasse, riguardo i suoi sentimenti per suo fratello. Ma stranamente, in quel momento, Merlin non provò ne paura, ne vergogna.
Solo una strana sensazione di accettazione di se stesso, della realtà di chi e cosa fosse. Fu come il momento in cui era salito in macchina e aveva deciso di arrendersi ai propri sentimenti.
Qualsiasi cosa Arthur avesse detto o fatto..era una cosa secondaria. Adesso si trattava di dare il ben tornato ad Arthur e del suo recupero, dopotutto, non riguardava Merlin.
Ma nonostante questo, Merlin sentì un profondo senso di gratitudine verso Morgana, per essere la persona che era. Per vedere e capire, senza giudicare.
-Lo so- sorrise Merlin e vide l’espressione corrucciata della ragazza trasformarsi in un sorriso.
E pensò Qualsiasi cosa accada, almeno avrò sempre te.
Non parlarono molto per il resto del tragitto, e Merlin provò a concentrarsi sulla propria felicità e sollievo. Arthur era sopravvissuto a questa dannata guerra, entrambi erano sopravvissuti, ed era tutto quello in cui aveva sempre sperato.

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Quando accostarono di fronte alla villa, tutta l’agitazione di Merlin tornò improvvisamente e gli rese quasi impossibile lo scendere dalla macchina.
-Andiamo- disse Morgana battendogli il ginocchio prima di aprire la sua portiera e uscire dall’automobile -Sta aspettando-
Istintivamente, Merlin lanciò uno sguardo alla finestra della camera di Arthur, ma tutto gli apparve scuro e vuoto.
Merlin deglutì -Va bene, okay. Sono pronto. Andiamo-
Quando si girò a guardare Morgana, sembrava che la ragazza stesse trattenendo un sorriso. Quando scese dalla macchina, Merlin accettò grato il braccio che Morgana gli porse sapendo che da fuori sarebbe sembrato che lui stesse supportando lei, quando invece era tutto l’esatto contrario.
-E se mi cacciasse?- sussurrò di punto in bianco Merlin, non curandosi del fatto che questa frase provasse qualsiasi sospetto di Morgana.
Ma la ragazza si limitò a sbuffare -Allora lo prenderò a calci nel sedere, eroe di guerra o no-
Merlin cominciò quasi a ridere, finchè non ebbe registrato le sue parole -Aspetta, hai detto eroe di guerra?-
-Te lo potrà raccontare lui- gli rispose Morgana mentre entravano in casa.
Entrando, la casa sembrava deserta. Morgana lasciò il braccio di Merlin ma lui continuò a seguirla. camminando lentamente, con attenzione, quasi come avesse paura di disturbare il silenzio delle stanze, mentre lo conduceva verso la biblioteca.
Merlin trattenne il respiro mentre la ragazza apriva la porta, ma fu Uther che trovarono seduto alla scrivania, che leggeva un giornale, da solo.
L’uomo alzò lo sguardo quando i due entrarono, poi fece un tale espressione soprpresa quando si accorse che era Merlin il ragazzo alle spalle di Morgana, che sarebbe stata comica sotto qualsiasi altra circostanza.
-Salve, signor Pendragon- disse Merlin imbarazzato, resistendo all’urgenza di infilare le mani in tasca come tendeva a fare quando era nervoso.
Lo sguardo di Uther si spostò un attimo su Morgana, prima di fermarsi su Merlin, la sua espressione illeggibile.
-Merlin. Non ci è voluto molto- disse, lanciando un’occhiata pungente a Morgana.
-Doveva saperlo- rispose Morgana senza nascondere lo sguardo di sfida.
Merlin sussultò.
Uther rimase in silenzio e si limitò a squadrare Morgana, e Merlin non desiderava altro in quel momento che uscire dalla villa, rientrare in macchina e tornare ad una vita più semplice.
Ma Uther si schiarì la voce e sfogliò il giornale, mentre i suoi occhi tornavano sulle pagine
-Si, penso che dovesse-
E quello sembrava essere la fine della conversazione. Merlin sbattè le palpebre, non essendo certo di aver sentito quello che pensava di aver sentito, ma quando Morgana si voltò, vide la vittoria nel suo sguardo.
La ragazza aveva cominciato a spingerlo fuori dalla stanza quando Uther li richiamò, senza neanche sollevare gli occhi dalla sua lettura -Credo che sia fuori in giardino. Digli che prenderemo il the alle sette nel patio-
-Ehm..si, va bene. Grazie, signor Pendragon- mormorò Merlin sentendo che qualsiasi altra cosa che stava pensando di aggiungere sarebbe stata inadeguata in quel momento.
-E Morgana?- aggiunse Uther fermandoli nuovamente -Sii gentile e avvisa la cuoca che dovrà preparare una porzione anche per Merlin sta sera-
-Lo..lo farò- gli assicurò Morgana, sembrando sorpresa quanto Merlin, anche se lo nascondeva molto meglio.
Morgana spinse Merlin fuori dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé. Poi incrociò lo sguardo del ragazzo, alzò così tanto le sopracciglia che quasi scomparvero tra i capelli
-Beh- disse dopo un momento, recuperando la propria compostezza come solo un Pendragon sapeva fare -L’hai sentito no? Io sarò in cucina-
E detto questo spinse Merlin in direzione del patio che lo avrebbe portato in giardino..e da Arthur.
Merlin si girò e Morgana agitò la mano in saluto prima di voltarsi, ma non abbastanza velocemente da nascondere il suo sorrisetto.
Merlin la guardò andarsene, desiderando improvvisamente che andasse con lui.
La gentilezza di Morgana, e di Uther in particolare, era una cosa inaspettata e meravigliosa, ma in quel momento, Merlin non riuscì nemmeno a provare sollievo per l’accettazione che sembrava aver ricevuto.
Arthur era lì fuori e Merlin non aveva idea di cosa aspettarsi. Non solamente per quanto riguardava i sentimenti di Arthur nei suoi confronti, ma da Arthur in generale. Un eroe di guerra? Merlin aveva sempre saputo che Arthur aveva le qualità per essere un leader, nelle sue storie l’aveva sempre dipinto con un grande re..ma la differenza era che in quel caso, Merlin non era stato al suo fianco durante questo passaggio. Aveva perso la parte della storia in cui Arthur era passato da Principe Idiota a Re Leggendario e non aveva idea di cosa gli avesse fatto quella trasformazione.
Merlin prese un respiro profondo, che non aiutò per niente a calmare il suo nervosismo, sentì il battito accelerare, ma costrinse le sue gambe a muoversi. Non poteva rimanere fermò lì, nonostante ne fosse molto tentato.
Uscì e trovo il giardino esattamente come lo ricordava. L’acqua della piscina era calma e chiara e solo poche foglie galleggiavano in superficie. Più avanti l’erba era soffice e verde come sempre e le cime degli alberi erano potate in figure bellissime (anche se un po’ troppo artificiali per i suoi gusti).
Questo luogo non era stato minimamente sfiorato dalla guerra e Merlin si chiese all’improvviso se fosse questa la ragione per cui Arthur era uscito. Aveva bisogno di quello per ancorarsi al passato.
Ma non riuscì a scorgere Arthur e, improvvisamente, Merlin realizzò che Arthur poteva essere ovunque e che gli ci sarebbero volute ore per trovarlo.
Eppure era abbastanza sicuro di sapere esattamente dove fosse.
Mentre camminava, Merlin ricordò tutte le volte in cui lui e Arthur avevano camminato o corso insieme in quei giardini, sfidandosi tra i viali alberati e su e giù per quella stessa collinetta su cui stava camminando ora, prima di arrivare al loro posto preferito, il piccolo laghetto nella radura del boschetto di alberi più esteso dei giardini, che non poteva essere chiamato propriamente foresta, ma forniva lo stesso la calma e la tranquillità di cui avevano bisogno.
Preferivano il lago alla piscina perchè l’acqua era più fresca, piena di sporcizia e alghe e qualche volta anche anatre ed era più divertente tuffarsi e divertirsi lì piuttosto di nuotare in una scatola di cemento.
Era stata l’età dell’innocenza e Merlin improvvisamente capì con chiarezza spaventosa che era quello il luogo in cui Arthur sarebbe andato; dopotutto quello era anche il luogo in cui Merlin sognava di poter tornare, dopo che tutta l’innocenza era scomparsa.
Quando Merlin superò gli ultimi alberi e si ritrovò sulle rive del laghetto, vide Arthur in piedi a pochi passi di distanza, che guardava l’acqua come incantato.
Sembrava che non si fosse accorto della presenza di Merlin e quindi il ragazzo si concesse un momento per ammirarlo: in qualche modo stava in piedi più rigidamente, e questo lo faceva sembrare più alto e, come aveva detto Morgana, aveva i capelli più corti. Lo facevano sembrare più vecchio, anche se poteva trattarsi solo del cipiglio sul suo viso. Arthur non aveva avuto molte occasione per accigliarsi, prima della guerra.
Era anche abbronzato e la maglietta rivelava braccia più muscolose. Merlin cercò di non permettere al suo sguardo di fissarle troppo, invece si concentrò sul viso di Arthur cercando di dare un senso a quello che vedeva lì.
Cercò di sopprimere le proprie emozioni nel vedere Arthur di fronte a sé, per non fare la figura dello stupido.
-Arthur- sussurrò Merlin, le labbra sembravano agire indipendentemente dal cervello perché Merlin non era pronto a vedere quel miraggio infrangersi, non era pronto alla realtà di essere finalmente faccia a faccia.
Rimase a guardare, incapace di respirare, mentre Arthur sussultò, i muscoli si irrigidivano, si girò e incrociò gli occhi azzurri (oh quanto gli erano mancati quegl’occhi) e spalancati  con i suoi.
-Merlin?- disse Arthur, la voce incerta come se non si fidasse di ciò che i suoi occhi gli mostravano.
Merlin fece solo un piccolo passo in avanti, anche se tutto il suo essere lo stava spingendo verso Arthur, incapace di stargli lontano ora che, dopo così tanto tempo, ce l’aveva davanti.
-Bentornato a casa- sussurrò, sapendo che Arthur l’avrebbe sentito comunque.
Guardò Arthur sbattere le palpebre, muovere la bocca come se stesse cercando le parole, senza trovarle, e si trattenne dal dire tutte le cose che voleva confessargli.
Mi sei mancato
Ti amo

-Merlin- ripete Arthur facendo anch’egli un passo in avanti. Poi, come se si fosse ripreso dallo stordimento, aggrottò leggermente la fronte -Aspetta, come sei arrivato qui?-
Avendo ripreso coraggio, Merlin avanzò ancora lasciando che lo spazio tra loro si riducesse ulteriormente.
-Morgana- rispose semplicemente vedendo la confusione di Arthur trasformarsi in comprensione.
-Ma certo- disse Arthur scuotendo la testa, continuava a sembrare un po’ confuso.
Non come l’uomo indurito dalle battaglie che Merlin si aspettava di trovare, anche se in quello sguardo riusciva a scorgere un nuovo dolore e un nuovo fardello. Merlin moriva dalla voglia di avvicinarsi e lisciare quelle rughe e curare le ferite invisibili agli occhi.
-Arthur, io..- cominciò Merlin, ma Arthur fece un veloce passo in avanti, poi un altro e prima Merlin se ne rendesse conto, Arthur gli aveva stretto le braccia intorno aveva sepolto il viso sul suo collo, e Merlin esitò solo un secondo prima di ricambiare l’abbraccio, stringendo Arthur a sé più forte che poté e sentendo Arthur fare lo stesso.
Era come se non riuscisse a respirare, ma nel migliore dei modi: era Arthur, aveva il suo profumo, gli dava le stesse emozioni, e per la prima volta da quando Morgana lo aveva fatto salire in macchina quella mattina, Merlin realizzò che Arthur era davvero tornato da lui.
Arthur prese un respiro profondo e tremante, e da parte sua Merlin non poté fare altro che mantenere la presa, respirare Arthur e finalmente, finalmente permettersi di provare  sollievo,  gratitudine e lasciar scomparire quella tensione che l’aveva divorato in quell’ultimo anno.
Arthur sussurrò qualcosa di incomprensibile, che sembrò quasi un Mi sei mancato e Merlin pensò Anche tu ma non disse niente in caso avesse solamente immaginato le parole.
Alla fine, dopo quello che era sembrato un secolo e allo stesso modo non abbastanza tempo, Arthur cominciò ad allentare la presa ridacchiando nervosamente.
-Bene- disse -Non mi odi. Buono a sapersi-
Merlin aggrottò la fronte -Odiarti?-
Arthur si grattò la nuca, in un gesto dolorosamente familiare di imbarazzo -Per non averti scritto. Per non averti detto che tornavo a casa-
-Va tutto bene, davvero..- cominciò a rispondere Merlin proprio mentre Arthur continuava dicendo
-Mi dispiace-
Entrambi smisero di parlare, incrociarono lo sguardo e risero nervosamente.
-Mi sento comunque uno stronzo- disse Arthur dopo una piccola, imbarazzata, pausa.
Merlin scrollò le spalle, cercando di sorridere -Sei perdonato. Eri abbastanza impegnato-
Un’ombra passò sul viso di Arthur, solo per un secondo, ma fu sufficiente.
-Merda, Arthur, mi dispiace- cominciò Merlin -Non intendevo..-
Arthur tese la mano scuotendo la testa -Va tutto bene, Merlin, davvero-
-Okay- disse Merlin. Un’altra pausa. Più lunga questa volta.
Arthur sospirò, scosse la testa, un sorriso triste sulle labbra -E’ passato un anno-
-451 giorni per essere esatti- lo corresse Merlin automaticamente e per suo sollievo Arthur rise.
-Giusto. E non dimentichiamoci le ore-
I loro occhi si incontrarono ancora e le risate forzate si smorzarono mentre entrambi tornavano alla realtà. Erano lì. Erano vivi. C’era così tanto da dire che non poteva essere detto.
-Non me ne sono dimenticato- disse Merlin a bassa voce, e qualcosa sembrò cambiare nell’espressione di Arthur.
Merlin sentì il proprio battito accelerare ancora, la gola diventare secca, ma poi qualunque cosa pensasse di avere visto in Arthur scomparve e Merlin cercò che il dispiacere non lo sopraffacesse.
Questa doveva essere una riunione felice. Allora perché si sentiva così triste?
Cercando disperatamente di cambiare argomento, Merlin passò al primo che gli venne in mente, anche se non era sicuro che avrebbe alleggerito la tensione
-Come stanno i..tuoi uomini?
Non era sicuro che Arthur li chiamasse ancora i Cavalieri.
Per suo sollievo, l’espressione di Arthur si trasformò in un sorriso mentre rispondeva
-Tutti in salute e a casa con le loro famiglie-
-Allora Morgana non ha esagerato quando ha detto che adesso sei un eroe di guerra- disse Merlin notando con piacere che le guance di Arthur si erano leggermente arrossate per l’imbarazzo.
-Penso ancora che sia una farsa- Arthur scrollò le spalle -Non è stato solo merito dei miei sforzi. Tutta la squadra ha combattuto valorosamente-
-Parli da vero comandante- ridacchiò Merlin, godendosi il modo in cui il viso di Arthur continuava ad arrossarsi.
Poi aggiunse -Sono fiero di te-
Arthur lo guardò sorpreso e aprì la bocca per rispondere, poi sembrò ripensarci e si limitò a sorridere, annuire un paio di volte e continuare a far vagare lo sguardo sul viso di Merlin, come se stesse cercando di imprimerselo nella memoria.
-Sei cambiato- disse Arthur all’improvviso.
Merlin non sapeva se fosse solo un modo per cambiare argomento o se ne fosse appena accorto.
Merlin scrollò le spalle -Difficile. Forse sei solo abituato a pensare a me come un bizzarro mago medievale e ti sei dimenticato come sono davvero-
Arthur sbuffò -Impossibile. Anche se..- si fermò inclinando la testa -Sembra che tu stia provando a farti crescere la barba-
Arthur protese la mano come se volesse toccare l’accenno di barba che Merlin non si era preso la briga di rasare quella mattina, ma Merlin balzò all’indietro, ridendo.
Il sollievo lo pervase mentre Arthur si avvicinava ghignando, provando ad afferrargli il braccio.
Ma Merlin fu più veloce e anche se sapeva che Arthur lo avrebbe preso, si mise a correre intorno al lago sentendo Arthur che lo rincorreva e rideva e all’improvviso fu come essere tornati ai vecchi tempi.
Solo che, quando Arthur lo raggiunse, non sembrò affatto come ai vecchi tempi. Merlin pensò che la ragione per cui gli si fermò il respiro quando la mano di Arthur si chiuse intorno al suo polso non aveva niente a che fare con la piccola corsa.
Arthur, che stava ancora ridendo, lo fece girare e per un attimo Merlin Ecco, è il momento.
Le risate cessarono.
Ma non era il momento.
Arthur smise anche di sorridere e si schiarì la gola -Penso che presto sarà ora di cena- disse lasciando il polso di Merlin e allontanandosi.
-Sì- rispose Merlin, anche se quello che voleva dire era No, resta.
Ma Arthur stava già camminando verso la villa.

▬▬▬


A cena, Merlin sedette in silenzio e lasciò che fosse la famiglia a parlare. Sapeva che Morgana e Uther dovevano essere ancora al settimo cielo per avere Arthur a casa, nel modo silenzioso e altezzoso di mostrare emozioni, tipico dei Pendragon, ovviamente, ma entrambi sembravano essere molto più a loro agio nel fargli domande sulla guerra di quanto Merlin avrebbe mai potuto essere.
Merlin ascoltò mentre Arthur spiegava loro cos’era successo al suo battaglione, di come (anche se lo faceva sembrare uno sforzo comune) avesse riportato a casa tutti i suoi uomini. Raccontò loro dove si trovavano quando avevano annunciato che i Tedeschi erano stati circondati e quanto tutti fossero entusiasti quando avevano capito di essere salvi, che la guerra era finita.
Molte volte, durante la cena, Arthur aveva incrociato lo sguardo di Merlin, ma al ragazzo venne in mente solo dopo che non gli aveva mai rivolto direttamente la parola, neanche una volta.
Merlin stesso era rimasto in silenzio, mangiucchiando la sua cena e sentendosi  una mosca sul muro, un intruso in una riunione di famiglia a cui non era sicuro di appartenere.
-Merlin- lo chiamò Arthur alzandosi da tavola.
Merlin sussultò, non aspettandosi di sentire il suo nome.
-Mi seguiresti?-
Ti seguirei ovunque, voleva rispondere.
Quello che disse davvero fu -Si, certo- e si alzò a sua volta da tavola seguendo Arthur e immaginandosi di poter sentire gli sguardi di Uther e Morgana sulla schiena per tutto il tragitto verso il corridoio e per le scale che portavano al secondo piano, verso la camera di Arthur.
Merlin seguì Arthur nella sua stanza, lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle e continuando a prolungare il silenzio cercando di non riempirlo dicendo cose senza senso o pensieri casuali come avrebbe fatto in passato.
Era dolorosamente chiaro adesso che le cose fra loro erano cambiate. Questa guerra aveva cambiato le cose, irrevocabilmente, e qualunque cosa fosse diversa, era un peso per entrambi.
Non sapevano come comportarsi.
Arthur si giro verso di lui, aprì la bocca, poi la chiuse lasciando uscire una risatina senza ilarità e si passò una mano fra i capelli corti
-Non era questo il modo in cui avevo immaginato questo incontro- confessò.
E cosa poteva dire Merlin?
-Mi ricordo quando erano più lunghi- disse d’impulso, incerto del perché avesse detto proprio quella cosa, delle tante che aveva in testa in quel momento, perché avesse scelto di condividere quella -I tuoi capelli, voglio dire. Quando facevi così..era diverso. Perché avevi davvero dei capelli fra cui passare le mani..voglio dire..- smise di parlare e scosse la testa -Cazzo- aggiunse.
Stava andando tutto male.
Merlin si aspettava che Arthur lo guardasse come fosse un idiota o che ridesse per le sue sciocchezze.
Non si aspettava lo sguardo dolce e affettuoso che prese il sopravvento nell’espressione di Arthur.
E soprattutto non si aspettava quello che gli disse Arthur
-Ho letto l’ultima parte del tuo racconto. La rivelazione della magia..crudele da parte tua, davvero, non dargli un finale-
Un’altra risatina nervosa e gli occhi di Arthur andarono a fissare il pavimento come se si vergognasse.
-Si, beh- Merlin scrollò le spalle provando a fare il disinvolto anche la sua voce si era fatta improvvisamente rauca.
Quindi ci erano arrivati alla fine.
-Penso che la superstizione abbia avuto la meglio. Non volevo che la storia finisse-
-Giusto- mormorò Arthur e Merlin notò che stava tirando sul filetto sull’orlo della maglietta, un altro gesto familiare. Soppresse l’istinto di allungare la mano e fermare quella di Arthur.
Ci fu di nuovo silenzio e Merlin desiderò sapere cosa dire. Desiderò di poter pensare ad un modo intelligente e arguto per cambiare l’argomento che chiaramente stava mettendo Arthur a disagio.
Capì che si trovavano al limite massimo della loro amicizia e stava facendo un enorme sforzo per non andare in panico al pensiero che poteva essere il momento in cui tutto sarebbe andato in pezzi.
Dopo quella che gli era sembrata un’eternità, Arthur finalmente alzò lo sguardo verso di lui, cercando qualcosa sul suo viso.
-Ovviamente mi avrebbe risparmiato molta pena se ti fossi limitato a dirmelo- disse, le labbra tremolanti, come se stesse decidendo se sorridere o no -Se mi avessi detto qual è stata la reazione del Re senza che ci dovessi pensare io-
-Non sarebbe stato giusto- mormorò Merlin, incerto sul perché il proprio tono di voce fosse diventato così basso e su quando lui e Arthur si fosse avvicinati così tanto -Ehm..la storia deve finire con la reazione di Arthur. Non con quello che io spero accada-
-E pensi che questi due finali sarebbero stati così diversi?- chiese Arthur divertito, inclinando il viso su un lato.
Merlin si leccò le labbra inconsciamente, il suo battito accelerò.
Arthur abbassò gli occhi sulla sua bocca.
-Dimmelo tu- soffiò Merlin e, sentendosi coraggioso come non si era mai sentito prima, alzò il mento in segno di sfida.
Arthur rise; una risata libera e fresca, la prima vera risata che Merlin aveva visto quel giorno.
All’improvviso Merlin sentì la mano di Arthur sulla sua e guardò in basso sorpreso, prima di rialzare lo sguardo verso Arthur che lo stava fissando con un tale sollievo e affetto da togliergli il fiato.
Arthur si chinò verso di lui, finchè i loro visi furono solo a pochi centimetri di distanza e Merlin dovette chiudere gli occhi quando sentì il respiro di Arthur sulla guancia, la sua mente era momentaneamente incapace di analizzare quello che stava succedendo.
-Re Arthur lanciò al suo servitore uno sguardo esasperato, domandandosi per la milionesima volta perché continuasse a sopportare qualcuno così lento a stare al passo- sussurrò Arthur all’orecchio di Merlin che rabbrividì e strinse ancora più forte la mano di Arthur -E disse ‘Ma certo che hai la magia, Merlin’ e alzò gli occhi al cielo quando Merlin rimase a bocca aperta con espressione da scemo come faceva qualche volta, ma che segretamente faceva aumentare l’affetto che il Re provava per lui ‘Credevi fosse un segreto?’-
E poi Arthur si allontanò, i suoi occhi corsero di nuovo sulla bocca di Merlin (che, Merlin constatò vagamente, doveva essere aperta esattamente nel modo in cui Arthur aveva appena descritto) prima di chinarsi lentamente. E quando le loro labbra si sfiorarono, leggermente, un gesto vagamente accennato, Merlin finalmente capì.
-Arthur- sussurrò, pieno di meraviglia, la sua mano si tese in avanti e afferrò la maglia di Arthur per attirarlo a sé in modo che le loro labbra si incontrassero propriamente.
Arthur si liberò della presa e lasciò andare la mano di Merlin per poi portare entrambe le sue ai lati del viso di Merlin e lo inclinò per avere più spazio. Le loro labbra si mossero cautamente all’inizio e Merlin gemette disperatamente mentre Arthur faceva scorrere il suo pollice sulla guancia, lentamente e delicatamente come se anche lui fosse sorpreso che stesse davvero succedendo.
Questo non è un sogno dovette ricordarsi Merlin Questo sta succedendo davvero. Arthur è a casa. Arthur è vivo. Anche lui lo vuole.  
Volendo di più, Merlin lasciò uscire la sua lingua che accarezzò il labbro inferiore di Arthur, perché lo desiderava troppo, perché aveva passato così tante notti ad immaginarselo in segreto, voleva scoprire cosa gli avrebbe fatto provare, che sapore aveva Arthur e oh  era proprio come aveva immaginato, e anche meglio.
Non aveva mai pensato, neanche in un milione di anni che potesse succedere davvero.
Arthur aprì la bocca e Merlin sussultò sorpreso quando la lingua di Arthur incontrò la sua; una scossa lo attraversò quando si toccarono e sentì le ginocchia deboli, ma fortunatamente Arthur era lì per sorreggerlo e mettendogli una mano sul fianco, Arthur lo attirò a sé, più vicino, in modo che i loro corpi aderissero l’uno all’altro.
Arthur gemette e all’improvviso i baci non furono più così esitanti, ma frenetici e disperati, un anno e molti più anni frustrazione latente e voglia e desiderio stavano traboccando e li facevano volere di più, ora. Le lingue si muovevano insieme in una danza passionale mentre le mani afferravano braccia, vestiti e capelli. Arthur fece indietreggiare Merlin finchè la schiena di quest’ultimò non si scontrò dolorosamente con la porta, ma Merlin si limitò a gemere al contatto il che portò Arthur a spingersi contro di lui e il ragazzo sentì l’eccitazione di Arthur attraverso i pantaloni.
Merlin boccheggiò, fece ciondolare la testa contro la porta mentre Arthur si spingeva contro di lui una seconda volta, e Arthur approfittò dell’angolo per abbassare il suo viso e baciare e leccare il collo di Merlin, mentre quest’ultimo gli graffiava la schiena sentendo nuovi muscoli che voleva toccare.
-Mi sei mancato- gli disse Arthur riportando i loro visi alla stessa altezza, prima di baciarlo ancora, e Merlin rabbrividì mentre le braccia di Arthur cominciavano a percorrere il suo corpo, lasciando tocchi leggeri come piume contro i fianchi per poi chiudersi sul suo petto stringendolo -Ho pensato a te ogni giorno-
Un altro bacio, mentre le mani tornavano verso l’altro, superando la maglietta, incandescenti contro la pelle dello stomaco e del petto -Ho provato a dirtelo nelle mie lettere-
Arthur si staccò e Merlin capì cosa volesse fare così alzò le braccia e permise ad Arthur di sfilargli la maglia.
-Anch’io- mormorò Merlin, dimenticandosi completamente di essere in imbarazzo per la nudità mentre gli occhi di Arthur scorrevano lungo il suo petto. Sentì il calore espandersi sotto l’ombelico per il modo in cui l’espressione di Arthur cambiò, per il modo in cui si leccò le labbra.
-Non ne ero sicuro- disse Arthur, la voce più profonda, più roca ad agni parola.
Mettendo nuovamente un braccio intorno petto di Merlin, Arthur cominciò ad attirarlo, lentamente e senza staccargli gli occhi di dosso, verso il letto matrimoniale -Volevo crederci-
Il retro delle ginocchia di Arthur colpì il bordo del letto, si sedette, allargò le gambe e attirò Merlin a sé, la sua testa era a livello dello stomaco del moro.
-Avevo bisogno di crederci- Arthur si chinò in avanti e Merlin gemette quando la sua bocca si posò sul suo stomaco, mentre lo baciava e lo leccava e lasciava che i denti torturassero leggermente la pelle, mentre si muoveva su e giù fin dove gli era possibile arrivare.
Merlin scivolò verso il basso, perchè non si fidava che proprie ginocchia lo potessero reggere tanto più a lungo, se Arthur avesse continuato. Arthur lasciò andare i fianchi di Merlin e indietreggiò sul letto guardando Merlin che vi saliva e lo raggiungeva.
-Volevo dirtelo- confessò Merlin mentre si chinava su Arthur e posava le proprie labbra sulla sua gola. Sorridendo, Arthur inclinò la testa all’indietro per dargli più spazio.
-Così tante, tante volte. Ma avevo paura-
-Come nel..uhm..racconto- gemete Arthur con il respiro affannoso. Arthur alzò le ginocchia ai lati del corpo di Merlin e Merlin sapeva che Arthur stava impiegando tutto il suo controllo per non muoversi e cercare di prendere il comando della situazione.
-Si- Merlin seminò baci sul lato del collo di Arthur arrivando fino allo spazio fra le clavicole, proprio sopra il bordo della maglietta.
-Siediti- ordinò Merlin e sentì la risatina di Arthur sotto di lui.
-Sissignore- rispose Arthur divertito e Merlin alzò gli occhi al cielo mentre Arthur si alzava e si sbarazzava velocemente della maglietta.
A Merlin sarebbe piaciuto poter dire che non si era incantato a fissare, ma non riuscì a non farlo, si cibò della vista di Arthur e la sua gola di seccò. Aveva già visto Arthur a toso nudo, ma non si era mai permesso di fissare, non si era mai permesso di riconoscere quei sentimenti che sapeva non sarebbero mai stati ricambiati.
C’era una lunga e sottile cicatrice lungo il petto di Arthur, proprio sopra al suo cuore. Stava già scomparendo. Merlin allungò la mano e la percorse con le dita. Arthur rabbrividì.
Questo è quanto sono stato vicino a perderti pensò Merlin portando la mano a chiudersi intorno al braccio di Arthur per attirarlo a sé.
I loro sguardi si incrociarono e Arthur fece un sorriso che voleva dire tutto ciò che Merlin aveva bisogno di sentirsi dire.
Sono qui. Sto bene. Sono tuo.
Poi, qualcosa cambiò nell’espressione di Arthur e riprese a baciare Merlin con una nuova passione che il ragazzo fu veloce a ricambiare.
Merlin non era sicuro di come fosse successo, ma all’improvviso si ritrovo sulla schiena con Arthur che continuava a baciarlo e lo spingeva sul materasso. Merlin era all’improvviso molto cosciente della propria erezione costretta nei pantaloni.
-Arthur- soffiò contro le labbra del biondo -Arthur.. Arthur..-
-Cazzo, Merlin- mormorò Arthur contro di lui, ansimando pesantemente, e quando si allontanò, Merlin vide che le sue guance erano arrossate, le sue labbra rosse e le pupille dilatate. Merlin pensò fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
-Proprio- concordò Merlin, poi rise rendendosi conto del doppio senso. E si rese anche conto degli occhi di Arthur che scattarono verso il basso.
-Proprio?- sussurrò Arthur allungandosi per catturare le labbra di Merlin in un breve e sorprendentemente, dopo quelli appassionati che si erano appena scambiati, dolce bacio.
Merlin ricambiò il bacio lasciando che le proprie mani vagassero sul viso di Arthur, ancora sorpreso che Arthur fosse davvero davanti a lui, che questo stesse davvero succedendo.
-Si- disse sorridendo.
Si a tutto, Arthur. Qualsiasi cosa tu voglia, io sono tuo.
E Arthur sembrò capire, perché un momento dopo stava tracciando un percorso di baci sul petto di Merlin, fermandosi un attimo a leccare un capezzolo, facendo inarcare Merlin dal letto, per poi continuare sempre più giù, giù, giù.
E poi si fermò, Merlin guardò verso il basso e desiderò non averlo fatto perchè la vista che lo accolse lo fece quasi venire lì per lì. Arthur aveva il viso arrossato e stava ansimando, si stava chinando su di lui, il viso a livello dell’inguine e stava sbottonando i suoi pantaloni senza la minima esitazione.
Quando Arthur sfiorò il davanti dei suoi pantaloni, Merlin sentì il proprio membro rispondere immediatamente ed emise un gemito basso e sorpreso. Arthur gli abbassò i pantaloni e liberò il suo membro; Merlin vide che lo sguardo di Arthur era un misto tra eccitazione e apprensione. E Merlin voleva dirgli Va tutto bene e Non devi farlo per forza ma poi Arthur si chinò e Merlin dovette distogliere lo sguardo per mantenere un minimo di controllo.
Non appena le labbra di Arthur sfiorarono la punta del suo membro, Merlin dovette coprirsi la bocca con la mano per impedirsi di urlare; si rese improvvisamente conto che non erano soli in quella casa e nonostante i muri fossero spessi, certamente non voleva che qualcuno accorresse per le grida.
Tuttavia fu lieto di quella piccola distrazione, perché gli permise di mantenere il controllo quando la bocca di Arthur si chiuse sul suo membro e cominciò a muoversi, sperimentando, su e giù per la sua lunghezza, da prima con esitazione, ma poi sempre più sicura mentre Merlin gemeva.
Arthur usò la propria mano per coprire la base mentre la sua bocca continuava a muoversi su e giù e Merlin si morse il labbro, resistendo alla voglia di guardare in basso perchè voleva ritardare il proprio orgasmo il più allungo possibile.
Il più a lungo possibile non si rivelò poi tanto possibile, perchè nel momento in cui le dita di Arthur si chiusero sui suo testicoli Merlin sentì il proprio orgasmo crescere e riuscì a malapena a lanciare un avvertimento -Arthur, sto..- prima di venire.
Merlin sentì una scossa di meraviglia e gioia mentre Arthur continuava a succhiare, ingoiando tutto e continuandolo a tenere in bocca fin quando divenne quasi doloroso.
Quando riuscì finalmente a riaprire gli occhi, Merlin vide Arthur pulirsi la bocca e guardarlo con lo stesso desiderio.
-Cazzo, Arthur- rise Merlin scuotendo la testa mentre si muoveva per togliersi del tutto i pantaloni
-Perché non l’abbiamo fatto prima?-
Guardò Arthur che si spostava sopra di lui, poi alzò le gambe in modo che i suoi piedi accarezzassero pigramente le gambe di Arthur. Era una sensazione strana, perché in qualche modo, nonostante avesse appena avuto un orgasmo, non si sentiva soddisfatto: voleva di più, molto di più.
Quando l’erezione di Arthur si sfregò sul suo inguine, Merlin sentì il proprio membro ricominciare ad indurirsi e fece cadere la testa all’indietro sul materasso.
-Lo stiamo facendo adesso- sussurrò Arthur facendo scorrere le labbra sul viso di Merlin, come se fosse insicuro su quale fosse la mossa successiva.
Merlin portò le mani a slacciare i pantaloni di Arthur e Arthur gli morse un labbro prima di ricominciare a baciarlo, facendo affondare la propria lingua in maniera oscena nella bocca del moro.
Merlin sentì brividi lungo tutto il corpo immaginando altri tipi di affondi e le sue dita incespicarono sui bottoni.
Alla fine riuscì ad aprire i calzoni e a toglierli di mezzo, poi mosse le mani alla cieca per trovare il membro di Arthur. Gemette quando la sua mano vi si chiuse intorno.
Arthur si stava sforzando per non spingere nella presa e si limitava a stare fermo sopra di lui, gli occhi fissi su Merlin e le loro bocche che si toccavano leggermente.
Per un momento rimasero così, ansimando pesantemente mentre Merlin guardava Arthur negli occhi e sentiva il suo cervello sciogliersi cercando di stare al passo con quello che stava succedendo, con quello che stavano facendo.
In quel momento avevano bisogno l’uno dell’altro, avevano bisogno di toccarsi e sapere che erano lì, insieme, vivi. Dovevano sapere che quella cosa, fra loro, era reale. E lo era. Merlin non aveva mai pensato di poter essere così felice.
Merlin mosse la mano, lentamente, e ad Arthur mancò il respiro.
-Cosa vuoi Arthur?- mormorò Merlin mentre cominciava a muovere la mano lentamente su e giù      -Dimmi. Qualsiasi cosa-
-Te- riuscì a dire Arthur, gli occhi chiusi e la voce flebile -Solo te-
E si, era una cosa che Merlin poteva dargli.
-Ti voglio dentro di me- sussurrò Merlin e sentì una scossa per averlo detto ad alta voce, quella fantasia che aveva pensato non si sarebbe mai avverata.
Eppure, ora, Arthur era sopra di lui e ansimava e sospirava Si, dio si e niente eccitò Merlin più di sapere che anche Arthur lo voleva.
Arthur aprì gli occhi e senza distogliere lo sguardo da Merlin allungò la mano e Merlin sentì il cassetto del comodino aprirsi e poi chiudersi.
Quando Arthur ritirò la mano, stava tenendo una boccetta di lubrificante; Merlin lo guardò confuso finchè non capì.
-Oh- disse stupidamente -Ce l’avevi già?-
Le guance di Arthur divennero ancora più rosse -Non ero..ehm..completamente impreparato- ammise.
-Ma..non sei appena tornato?- chiese Merlin cercando di lasciare da parte l’ondata di desiderio per dare senso alle parole di Arthur.
Arthur sorrise -Ti amo da tanto tempo, Merlin. In realtà pensavo lo sapessi e che stessi cercando di trovare un modo per allontanarmi senza farmi soffrire-
Merlin sbattè le palpebre -Arthur..non ne avevo idea-
Si sentì malissimo. Gli ci era voluta una guerra per comprendere i propri sentimenti e invece Arthur aveva aspettato, desiderato. Per tutto quel tempo.
-Ehi- lo richiamò Arthur accarezzandogli la guancia -Come avresti potuto? Non è che..che le persone parlino di questo-
Giusto. Merlin s’era già reso conto ed era abbastanza sicuro che lo stesso avesse fatto Arthur.
-E’ un problema loro- disse serrando la mascella, quasi sfidando Arthur a controbattere. Dandogli così l’ultima possibilità per tirarsi indietro.
Arthur non disse nulla, si limitò a chinarsi e baciarlo, dolcemente all’inizio e poi diventando sempre più esigente, mandando tutto il sangue di Merlin verso il basso.
Merlin riversò tutto se stesso in quei baci: sollievo, gratitudine e intesa. Erano loro due contro il resto del mondo. Come era sempre stato. Come doveva essere.
Mentre lo stava ancora baciando, Arthur spostò una mano verso il basso, esitando solo un momento prima di toccare gentilmente l’apertura di Merlin con un dito cosparso di lubrificante.
-Cazzo, Arthur- sibilò Merlin sussultando un po’ al contatto.
Merlin morse il labbro di Arthur mentre quest’ultimo spingeva il dito in lui.
Era stretto e strano, allo stesso tempo era giusto. Era quello che voleva, quello che desiderava. Quello che voleva che Arthur facesse.
Sempre e solo tu.
Arthur si mosse lentamente e Merlin alzò le gambe per dargli più spazio. Era la prima volta per entrambi, stavano imparando, ma Merlin sapeva che con Arthur qualsiasi cosa, tutto, sarebbe stato fantastico. E poi Arthur colpì qualcosa in Merlin che gli fece vedere le stelle e lo fece gemere e afferrare Arthur per le spalle affondando le unghie nella sua carne.
Arthur ruppe il bacio e guardò Merlin spaventato -Stai..è tutto apposto?-
-Si, Arthur, dio, si- riuscì a dire Merlin spingendosi contro Arthur per farlo muovere ancora.
Arthur sorrise sollevato e Merlin gemette quando aggiunse un altro dito e poi un terzo aumentando la velocità dei movimenti. Merlin rabbrividì capendo che Arthur lo stava preparando.
-Va bene?- mormorò Arthur, e se il tremolio della voce significava qualcosa, anche Arthur lo aveva capito.
Merlin riuscì solo ad annuire e rabbrividì di nuovo quando Arthur tolse le dita. Ma solo un momento dopo Arthur si spostò e gli fece allargare le gambe che Merlin portò intorno al sua schiena cercando di trovare l’angolo migliore.
Lanciò un’occhiata al membro di Arthur che era duro e rosso e bagnato e pensò di non aver visto mai niente di più bello.
Arthur si posizionò contro l’apertura di Merlin e poi alzò lo sguardo verso di lui.
Merlin sapeva, in quel momento, che l’espressione di Arthur era la stessa che aveva lui: voglia, desiderio, amore.
-Ti amo- mormorò Merlin, incapace di trattenersi ancora, improvvisamente sopraffatto dal momento. Dal bisogno che Arthur sapesse.
-Ti amo- rispose Arthur. Nessun muro, nessun segreto, nessuna vergogna.
Gli occhi di Arthur non lasciarono quelli di Merlin quando entrò in lui, lentamente e controllandosi, e Merlin quasi perse la ragione per l’intensità di quello sguardo.
Arthur scivolò lentamente, mordendosi il labbro, ansimando pesantemente, facendo appello a tutto il proprio controllo per non cominciare a spingere.
-Puoi andare più veloce- mormorò Merlin, muovendosi leggermente, entrambi gemettero per la nuova angolazione -Vai più veloce Arthur- ripete con passione.
Arthur cominciò a spingere, all’inizio erano movimenti lenti, meravigliosamente lenti, ma Merlin voleva di più.
-Più veloce, Arthur- sospirò -Arthur, ti prego, più veloce-
-Merlin- gemette Arthur e poi fu più veloce e poi cominciò a sbattere contro Merlin ad ogni spinta, colpendo quel punto ancora e ancora e fu troppo, troppo bello.
Merlin graffiò la schiena di Arthur, accogliendo e rispondendo ad ogni spinta, rovesciando la testa sul letto e tentando di non gridare.
Alla fine Arthur non si trattenne più e Merlin sentì un anno di paura, di dolore, di separazione nei movimenti disperati di Arthur. Non voleva altro che offrirgli quella protezione, quel contatto.
-Andiamo, Arthur- gli sussurrò all’orecchio -Sei a casa ora. Ce l’hai fatta. Vieni per me, Arthur-
Arthur gemette e il verso disperato arrivò direttamente al membro di Merlin che scattò nella spazio tra i loro due corpi. I loro movimenti diventarono più profondi e Merlin sapeva che Arthur era vicino alla fine, così spostò una mano dalla spalla di Arthur e la chiuse intorno al proprio membro cominciando a toccarsi con lo stesso ritmo delle spinte di Arthur.
-Non posso perderti ancora- mormorò Arthur all’improvviso, come se non riuscisse a trattenere le parole -Questo era quello che mi spaventava di più. Non vederti più-
Merlin realizzò che era la prima vera emozione che Arthur mostrava dalla fine della guerra, la prima volta che lasciava davvero cadere tutti i muri. Merlin cercò di mettere da parte l’eccitazione per imprimere questo momento nella memoria così che tornarci più avanti e aiutare Arthur a guarire.
-Vienimi dentro, Arthur- mormorò Merlin -Torna a casa-
E poi Arthur venne, spargendo il suo seme in Merlin, mentre Merlin gemette e raggiunse l’apice nella sua mano.
Per un momento ci fu silenzio e entrambi respirarono pesantemente, fermi immobili mentre si riprendevano dall’orgasmo. Poi, lentamente, Arthur uscì da Merlin e ricadde al suo fianco. Entrambi gemettero e, quando i loro occhi si incontrarono, risero.
All’improvviso quello che avevano fatto fu reale. Quello che avevano trovato, l’uno nell’altro. Quello che per poco non avevano mai avuto.
Merlin allungò la mano e accarezzò la guancia di Arthur con le dita. Arthur gli prese la mano e baciò l’interno del polso.
-Cosa facciamo adesso?- chiese Merlin.
Arthur sorrise.
E nonostante Merlin in quel sorriso riuscisse ancora a leggere dolore e ferite nascoste che forse non sarebbero mai del tutto guarire, vi vide anche la felicità e in qualche modo fu certo che Arthur sarebbe stato bene.
-Adesso- rispose Arthur incrociando le loro dita -Adesso viviamo-

▬▬▬


E così è come termina il racconto di Merlin:

Avendo accettato la magia di Merlin, come ogni lettore che aveva prestato davvero attenzione certamente sapeva avrebbe fatto, Arthur attirò l’amico in un abbraccio promettendogli che questo non avrebbe cambiato nulla fra loro, nulla tranne il fatto che da quel giorno in avanti tra loro non ci sarebbero più stati segreti.
Merlin non riuscì a trovare parole per esprimere la propria gratitudine, la propria lealtà o il proprio amore, così si limitò a ridere attraverso e lacrime e stringere Arthur ancora più forte, capendo in quel momento che tra loro sarebbe cambiato tutto, ma solo in meglio.
Mentre il sole tramontava sul regno che avrebbero governato per molti e molti anni, Re Arthur e il suo Mago Merlin scesero insieme dalla collina, mano nella mano, capendo che il loro destino era ormai compiuto.
E vissero per sempre felici e contenti.

Fine



Ed ecco anche la seconda parte di questa bellissima storia. Avevate paura finisse male eh?? Invece, per fortuna l'autrice ha avuto pietà di noi (almeno lei) e in questa fic tutti vivono felici e contenti! Almeno qui..
Spero che vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a me
Alla prossima
Silvia
P.S. vi lascio di nuovo il link alla ff originale: http://archiveofourown.org/works/853302
E alla ff in italiano che ho postato su AO3: http://archiveofourown.org/works/6195262/chapters/14192713
Ogni commento, kudos ecc ecc sono i benventuti!!



 
  
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