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Autore: Euphemia    12/03/2016    1 recensioni
• Terza classificata al Contest "Store Feline" indetto da zenzero91 sul Forum di EFP. •
[Dal testo]
""Dove stai andando?"
"Papà deve sbrigare qualche faccenda" fece. Nonostante l'espressione sorridente, lo sguardo di suo padre tradiva qualcosa di inconsueto.
"Ma torni, vero?"
"Certo. Non fare arrabbiare la mamma, mi raccomando."
"Presto?" Aveva ignorato la frase riguardante sua madre.
L'uomo rimase in silenzio e lo guardò intensamente negli occhi, per poi far scivolare la mano dalla testolina alla guancia soffice e paffuta del bambino.
"Presto. Te lo prometto, Ben.""
{ Kylo Ren/Ben Solo || childhood memories || slight!Reylo || tanti feels || teorie }
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Old loves they die hard 
Old lies they die harder 
I wish I had an angel 
For one moment of love 
I wish I had an angel 
Your Virgin Mary undone 
I`m in love with my lust 
Burning angel wings to dust 
I wish I had your angel tonight 
-
{Nightwish, I wish I had an angel} 


 
White Memories
in a
Black Existence



 
 
 
Era disteso sull'erba del giardino, e guardava il cielo. Le Lune di New Alderaan cominciavano già a scomparire, coperte dai due Soli abbaglianti che si facevano alti nella volta celeste. Le stelle non si vedevano già più - per quelle, avrebbe dovuto aspettare fino al tramonto -, e di nuvole non ce n'era neanche l'ombra. Per fortuna - pensò, con un sorriso incerto stampato sulle labbra: la pioggia del giorno precedente gli aveva già fatto saltare la seconda lezione dello zio Luke. La prima era stata così bella; non vedeva l'ora di continuare l'addestramento. 
La scuola per Jedi dello zio Luke non era molto lontano dal castello in cui viveva; gli bastava fare una corsetta di cinque minuti ed era già lì, insieme ai suoi nuovi compagni. In realtà, era piuttosto timido, lui: non aveva fatto amicizia con nessuno - o almeno, non ancora. Ci avrebbe provato, però, se l'era ripromesso e l'aveva anche detto alla mamma. Tanti di loro provenivano da diversi pianeti e sistemi e lui era così entusiasta di conoscere la sua galassia: forse, avrebbe potuto impressionarli parlando la lingua Wookiee, che aveva imparato giocando con zio Chewbe. 
Il rumore di un vaso in cocci lo distrasse dai suoi pensieri. Distolse lo sguardo dal colore verde-azzurrino del cielo e lo rivolse a una delle finestre del palazzo. Zio Luke gli aveva detto che, nonostante fosse ancora un bambino, aveva una gran propensione a percepire le cose grazie alla sua affinità con la Forza; ora, lui non ne capiva molto, ma sentì all'improvviso - come una fitta - che qualcosa di serio sarebbe accaduto di lì a poco. 
"E quindi la metti così, Han Solo?!" esclamò quella che riconobbe essere la voce di sua madre.
"Andiamo, Leia! Non posso mica rimanere incatenato su questo pianeta ogni secondo della mia vita!" 
"Ti ricordo che hai delle responsabilità" 
"Si tratta solo di qualche giorno! Suvvia, ne abbiamo già parlato!" 
"Qualche giorno speso in chissà quale sistema per i tuoi traffici illegali - e non dire che non è così. Ti conosco troppo bene, Han Solo!" 
"La smetti di chiamarmi 'Han Solo'? Lo fai sempre quando ti arrabbi" 
"Io
sono arrabbiata, idiota! Sai com'è, è come se ti fossi dimenticato di avere un figlio" 
Ci fu una pausa di silenzio - o forse era solo lui, che aveva smesso di ascoltare. Aveva sentito una sensazione strana al petto, come se il suo cuore fosse sprofondato. Non aveva mai provato qualcosa del genere, ma una cosa era certa: faceva male. Non sapeva perché, ma la testa gli si affollò di pensieri su suo padre. Era lui, il suo principale punto di riferimento - quello forte, sicuro di sé, che lo portava in giro sulla sua astronave nonostante i rimproveri della mamma. 
"Non essere ridicola, Leia"
Esatto, pensò. Era impossibile che suo padre si dimenticasse di lui. 
Giusto? 
"Non sorprenderti, se comincerà a odiarti" 
Impossibile anche questo. Lui avrebbe amato suo padre per sempre. 
Sentì sua madre gridare ancora e poi il rumore di una porta che sbatteva. Quando vide la figura alta del padre uscire dall'entrata principale del castello, si alzò in piedi con un balzo e gli andò incontro. 
"Papà" 
L'uomo si voltò e lo guardò con una strana espressione in volto - come se si sentisse in colpa, o come preoccupato che il suo bambino avesse sentito la conversazione con sua moglie. Poi, però, le sue labbra si allargarono in un sorriso.
"Ehi, ometto!" esclamò, inginocchiandosi per raggiungere la sua altezza e scompigliargli i capelli neri con una mano grande e calda. 
"Dove stai andando?" 
"Papà deve sbrigare qualche faccenda" fece. Nonostante l'espressione sorridente, lo sguardo di suo padre tradiva qualcosa di inconsueto.
"Ma torni, vero?" 
"Certo. Non fare arrabbiare la mamma, mi raccomando."
"Presto?" Aveva ignorato la frase riguardante sua madre.
L'uomo rimase in silenzio e lo guardò intensamente negli occhi, per poi far scivolare la mano dalla testolina alla guancia soffice e paffuta del bambino.
"Presto. Te lo prometto, Ben." 

Il suo papà gli aveva fatto una promessa, e sia la sua mamma che lo zio Luke gli avevano continuamente insegnato che una promessa va mantenuta, sempre e comunque. 
Forse il suo papà non sapeva cosa significasse "presto": non poteva credere che si sarebbe potuto dimenticare di lui, il suo Ben. 
Eppure, le sue certezze avevano già cominciato a vacillare.
Fino a quando il mondo non gli crollò addosso, e vide solo oscurità. 




Kylo Ren si svegliò di soprassalto, grondando sudore: erano anni, ormai, che non faceva un sogno del genere. 
No, si sbagliava. Non era un sogno - piuttosto un ricordo, uno di quelli che gli si erano incastonati nella memoria e che, per quanto ci avesse provato, non era riuscito a cancellare. 
Gli doleva la testa. Erano tanti i ricordi che non voleva riportare a galla, ma ciò che aveva rivisto era quello che in particolar modo temeva più di tutti: per qualche attimo era ritornato ad essere il Ben Solo di tanti anni prima, quel bambino sorridente, spensierato, timido. Impaurito. Debole.
Soprattutto, era un bambino sciocco e ingenuo. Come aveva anche solo pensato di fidarsi di Han Solo? 
Ma, ormai, lui non aveva più nulla di cui preoccuparsi. Quelle memorie non erano più reali: Ben Solo era morto tempo prima. Adesso c'era solo Kylo Ren - e lui l'aveva ucciso, quel bastardo di Han Solo. Anche la sua ultima debolezza se n'era andata per sempre. 
Kylo Ren si mise il volto fra le mani e sospirò. Avrebbe voluto ignorare quel pensiero, ma sapeva perché quel ricordo era emerso dalla barriera che il Lato Oscuro della Forza l'aveva aiutato a costruirsi per allontanare per sempre Ben Solo dalla sua vita: il Lato Chiaro lo stava richiamando di nuovo. 
Possibile che uccidere Han Solo non fosse servito a nulla? 
No, no, no
Si tirò uno schiaffo, per scacciare via la sua impudenza, la debolezza che stava tornando a galla. Non poteva dubitare del Lato Oscuro e della sua grandezza; non poteva perdere la battaglia apparentemente senza fine che gli stava dilaniando il cervello e l'anima. 
Era tutta colpa della ragazza.
L'aveva percepita per la prima volta con quel maledetto FN-2187: aveva sentito la Forza vacillare, quando si erano guardati. Avrebbe dovuto ucciderlo subito - era stato uno sciocco a pensare che un soldato senza volontà non potesse, prima o poi, riuscire a recuperarla. 
In realtà, l'ingenuità era sempre stata una caratteristica della sua personalità. 
Il bruciore di un altro schiaffo sulla guancia lo riportò sulla retta via dei suoi pensieri. Lui era Kylo Ren, non uno stupido Solo. Non era più debole. 
Distrattamente, sfiorò la cicatrice che gli attraversava  il volto: la violenza dei colpi che si era inflitto l'avevano portata di nuovo a sanguinare. Sospirò, quando si accorse, nel buio, della tonalità più scura che avevano assunto le sue dita. Era meglio così, pensò; il dolore lo avrebbe aiutato ad allontanare definitivamente la tentazione nei confronti della Luce. D'altronde, era stata lei a provocargli quella cicatrice. 
La Luce aveva un nome, un volto e una forma. Si chiamava Rey ed era una misera mercante di rottami; ironico, come il Lato Chiaro avesse deciso di affidarsi a una ragazza sola, abbandonata da tutto e da tutti. Proprio come lui. 
Sapeva chi fosse già da prima di incontrarla; si era servito della Forza per poterla trovare. Quando l'aveva interrogata, cercando di esplorare i meandri della sua mente per poter finalmente ottenere la mappa che avrebbe portato il Primo Ordine da Luke Skywalker, c'era stata un'oscillazione così forte nella Forza, che lui mai aveva percepito prima di allora. Sì, Kylo Ren se l'aspettava; era rimasto sorpreso, ma aveva cercato di rassicurare la figura impaurita di fronte a lui, dicendole di non aver paura - che anche lui la sentiva. Guardandola in volto, negli occhi incerti, Kylo Ren si era sentito invincibile, sollevato dal fatto che una ragazza così debole non avrebbe mai potuto distruggere la fiducia che lui riponeva nel Lato Oscuro. 
Oh, come si sbagliava.
Kylo Ren, per quanto odiasse rammentarlo, aveva imparato in tantissimi duri, penosi anni le tecniche Jedi con Luke Skywalker, prima di affidarsi definitivamente ai Cavalieri di Ren; eppure, la mercante di rottami sembrava aver appreso il controllo della mente e la manipolazione della Forza in pochi minuti. 
Rey era forte, determinata: Kylo Ren era rimasto abbagliato dalla Luce che emanava, ne sentiva costantemente il richiamo. Sapeva che l'avrebbe dovuta trattare da nemica, che avrebbe dovuto ucciderla, come gli aveva ordinato Snoke, ma quando ne aveva avuta l'occasione, non era riuscito a resistere alla tentazione: la sentiva troppo vicina, per poterla lasciare andare.
Kylo Ren la voleva per sé, dal Lato Oscuro. Se fosse riuscito a diventare il suo maestro, la Luce sarebbe scomparsa anche da lei, e finalmente lui si sarebbe potuto definire vincitore; ma Rey era un osso duro - l'aveva chiamato mostro - e l'aveva contrastato. Kylo Ren aveva avuto l'intenzione di ucciderla, dopo il suo rifiuto, ma non ce l'aveva fatta: il richiamo della Luce era troppo forte; e mentre lui le resisteva, parava i suoi colpi, senza mai volerla colpire davvero, gli occhi nocciola di Rey erano pieni di rabbia e rancore - le stesse emozioni che l'avrebbero portata al Lato Oscuro, Kylo Ren ne era sicuro - anche se si rendeva ben conto che, in realtà, non era mai riuscito a padroneggiare solide certezze. 
Era un grande progetto, quello che la Forza aveva in serbo per loro, e si chiedeva se fosse giusto che due nemici ai lati opposti di una scacchiera gigante fossero così simili. Quella volta, durante l'interrogatorio - quando le loro menti si erano incontrate, lui le aveva sentite combaciare alla perfezione. Lui e la mercante di rottami erano due facce della stessa, identica medaglia. 
Entrambi sapevano cosa significasse essere abbandonati alle proprie paure e insicurezze; tuttavia, Rey aveva nascosto la verità a se stessa, cercando di proteggersi con le menzogne che solo quello sciocco sentimento chiamato "speranza" può costruire così bene. Kylo Ren, invece, aveva già capito dal principio che Han Solo era uno sporco bugiardo, che invece di proteggerlo dai demoni che vivevano nella sua testa aveva solo contribuito a farli crescere, andando avanti e indietro da New Alderaan quando e come più preferiva, senza curarsi più di tanto che il bambino che aveva deciso di chiamare "figlio" quando gli faceva comodo stava per essere ucciso dalla pressione che gravava sulle sue spalle - dal fatto che, dietro di lui, c'erano i più forti combattenti dell'intera galassia, e lui li avrebbe delusi tutti, perché se persino suo padre aveva una così bassa considerazione di lui, allora non immaginava nemmeno come l'avrebbero trattato gli altri
E quando nessuno più si accorgeva del suo cuore in pezzi, quando nemmeno Leia Organa pensava a lui più di quanto non pensasse a cosa stesse facendo Han Solo quando era via da New Alderaan, quando persino Luke Skywalker non si rendeva conto degli sguardi di disprezzo dei suoi padawan nei confronti del nipote del grande Anakin Skywalker, così debole e insicuro, allora aveva trovato conforto nei Cavalieri di Ren - aveva trovato una famiglia, che si interessava soltanto di insegnargli le vie della Forza che l'avrebbero finalmente liberato dalla paura.
Kylo Ren chiuse le palpebre e si concentrò sull'odio e sulla rabbia, dei solidi appigli a cui aggrapparsi per rimanere nei confini dell'Oscurità della Forza. Vide il sangue sulle sue mani, la spada laser fiammeggiante, le urla di coloro che aveva ucciso, il volto di Han Solo che lo guardava negli occhi per l'ultima volta. "Han Solo non può più salvarti", aveva detto quella notte, nella foresta; non era rivolto a Rey, ma a Ben, che si dimenava incessantemente sotto la maschera di Kylo Ren. 
Rey.
Il viso spruzzato di lentiggini della ragazza si fece spazio tra i suoi pensieri. Lo fissava, e sembrava persino che gli sorridesse. Allungò il braccio e, mentre una luce fin troppo abbagliante gli accecava gli occhi scuri, gli porse il palmo della mano. Kylo Ren ebbe l'impulso di afferrargliela. 
Riaprì gli occhi e si colpì più volte la ferita al fianco, quella che gli aveva inflitto Chewbecca. Si picchiò più violentemente di quanto avesse mai fatto, mentre sentiva il sangue appiccicargli i vestiti al corpo, mentre si concentrava sul dolore e sull'odio e sul rancore e sul fatto che lui era forte, anche se non riusciva a cancellare dalla sua testa l'ossessione che aveva per Rey. 
Kylo Ren lottava contro se stesso - no, contro Ben Solo, che si stava risvegliando anche quella notte. Era stata Rey a richiamarlo, ma lui avrebbe dovuto resistere - e mentre Kylo Ren pensava a quanto la odiasse, a quanto avrebbe voluto averla lì con sé soltanto per assoggettarla alla sua potenza e al Lato Oscuro, Ben Solo le chiedeva disperatamente aiuto, mentre cercava di liberarsi dell'insostenibile sofferenza che gli strappava l'anima; Ben voleva essere salvato dall'eterno black out che regnava nella sua mente, e se non l'aveva fatto il suo papà, l'avrebbe fatto Rey. 
Rey era la sua salvatrice. 
Fu solo un attimo in cui Ben riuscì a prendere il sopravvento, mentre si metteva le mani sul volto e gli occhi cominciavano a pizzicare, saturi di lacrime. Poi, con un solo battito di ciglia, la normalità e il silenzio tornarono ad essere padroni della stanza. Il Cavaliere fece scivolare le braccia lungo i fianchi, serio, e senza alcun tipo di esitazione si strappò via la medicazione che copriva la ferita e cominciò ad affondare le unghie nella carne, senza alcuna pietà per il suo corpo.
Kylo Ren era di nuovo lì, vigile, protettore del Lato Oscuro della Forza e unico salvatore di se stesso. 








 
Note dell'autrice 
Ehilà! In realtà questa è la prima volta che scrivo su questo fandom (ma non l'ultima
~) e ho colto l'occasione per farlo tramite questo contest - ringrazio intanto zenzero91 per avermi in primo luogo permesso di scrivere questa storia. 
Da dove cominciare? Volevo specificare, per prima cosa, che molte cose scritte qui sono soltanto il frutto delle mie riflessioni e della mia personale interpretazione di Kylo Ren. Ho voluto rivisitare l'ovvio conflitto che si svolge nella testa di Kylo Ren in questi modi - ovvero ciò che dev'essere fatto (Kylo Ren) con ciò che è (Ben Solo). O meglio, mi spiego: Ben Solo rappresenterebbe l'essenza del personaggio, l'umano che si cela dietro la maschera, mentre, appunto, Kylo Ren è la maschera, il mostro, come lo chiama Rey, il freddo rigore della sua personalità. Ora, a dire la verità ci sono diverse teorie che ho in mente per quanto riguarda le azioni di Kylo Ren, ma per ora ho preferito semplicemente dire che, secondo me, almeno in parte il fatto che Kylo/Ben abbia scelto questa strada sia responsabilità della sua famiglia - del fatto che Han l'abbia trascurato e che troppe speranze fossero state riposte in un solo bambino. "Traditore", "Han Solo non può salvarti"; sì, stava parlando con Rey, ma io sono parecchio convinta che Kylo stesse parlando anche a Ben. Ho scelto quest'immagine proprio perché in effetti Ben ha bisogno di essere salvato, e Rey potrebbe essere la sua più grande speranza (nonostante vorrei tanto anche l'intervento di mamma Leia); d'altronde, sono la coppia di nemesi perfetta - insomma, lui è l'oscurità e lei la luce, entrambi sono *teoria* stati abbandonati dai loro padri e così via. Inoltre, shippo Reylo come se non ci fosse un domani  e spero davvero tanto in una redenzione di Kylo/Ben (sarebbe una svolta molto più interessante rispetto alla sua eventuale morte). Vi ringrazio comunque per aver letto fin qui! Avrei voluto lavorarci su un po' di più, ma non ne ho proprio avuta la possibilità. :( Ho cercato di esprimere la confusione e il conflitto interiore di Kylo/Ben, spero di esserci riuscita! 
A presto!
Euphemia >.^

 
 
 
  
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