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Autore: ThorinOakenshield    13/03/2016    3 recensioni
Non vi dirò che quel giorno stava piovendo a catinelle e che il cielo era schermato da delle nubi che conferivano all’ambiente circostante un aspetto cupo e deprimente.
Del resto, il fatto che debba piovere ogni volta che c’è un funerale è una regola che vige solo nei film.
Quel giorno di primavera splendeva il sole, l’erba era verde solo come nei dipinti dei pittori la si può trovare e di un temporale non c’era neanche l’ombra.
Ma la tragicità della situazione suppliva alla totale mancanza di atmosfera dark da film strappalacrime.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non vi dirò che quel giorno stava piovendo a catinelle e che il cielo era schermato da delle nubi che conferivano all’ambiente circostante un aspetto cupo e deprimente.
Del resto, il fatto che debba piovere ogni volta che c’è un funerale è una regola che vige solo nei film.
Quel giorno di primavera splendeva il sole, l’erba era verde solo come nei dipinti dei pittori la si può trovare e di un temporale non c’era neanche l’ombra.
Ma la tragicità della situazione suppliva alla totale mancanza di atmosfera dark da film strappalacrime.
                                   
                                            ***
 
Un cimitero. Due funerali.
Marco se ne stava in disparte a osservare colmo di mestizia sua madre singhiozzare con il capo poggiato sulla spalla del marito. Suo padre non aveva spiccicato parola dall’inizio del funerale e sembrava morto interiormente; del resto, era sempre stato così, suo padre: dinanzi a una brutta notizia non reagiva, si lasciava andare. Era successa la stessa cosa quand’era morta la nonna e Marco continuava a sperare che avrebbe trovato le forze: sua madre aveva bisogno di lui per sopportare quest’intollerabile cordoglio.
Dopo essersi soffermato sui suoi cari, il ragazzo fece scorrere lo sguardo sul resto della processione: la sua ragazza, Noemi, si trovava in prima fila e il suo volto perennemente diafano era imporporato per via delle numerose lacrime che aveva versato dinanzi alla sua bara.
Al suo funerale c’erano tutti i suoi amici e anche alcuni professori. Se non fosse stato morto si sarebbe rallegrato nel constatare quante persone gli avessero voluto bene.
“È colpa tua!”
Marco sussultò nell’udire alle sue spalle una vocina acuta da bambina. Non appena si voltò, si ritrovò davanti il volto insanguinato e solcato di lacrime di una ragazzina che non avrà avuto neanche sette anni. Pelle chiara, occhioni castani da cerbiatta e vaporosi riccioli biondi che facevano da quadretto a un visino perfetto. Marco la riconobbe immediatamente: quella era la bambina che era perita nell’incidente, quella che lui aveva ucciso.
La piccola fece quello che, se fosse stata viva, si sarebbe definito tirare su col naso. “Era una bellissima giornata per me,” esordì con aria mogia, “la mia mamma e il mio papà e mia sorella erano venuti a prendermi fuori scuola con la macchina e dovevamo andare a pranzare fuori con i parenti, in quel ristorante che a me piace molto, con il giardino dove ci sono i giochi.” Fece una pausa per riprendersi, poiché i perpetui singulti le stavano impedendo di parlare, mentre il ragazzo la fissava in preda ai sensi di colpa e alla disperazione. “Era venuta anche mia cugina a pranzo, la mia cugina della mia stessa età, quella che non vedevo da tanto e con cui non vedevo l’ora di giocare.” Additò il diciannovenne con dito accusatorio. “Ma tu hai rovinato tutto!”
Marco indietreggiò dinanzi a quell’indice che lo additava e che lo accusava.
Zoe puntò i suoi occhi gonfi e contornati di sangue in quelli lucidi e disperati di lui. “Avevo ancora tante cose da fare” pianse convulsamente, con un tono mesto che possedeva una sfumatura di odio e di ira. “La mia mamma mi aveva anche iscritta ad un corso di danza che avrei iniziato domani, non vedevo l’ora di andarci.” La bambina chinò il capo e lasciò che altre lacrime solcassero le sue gote purpuree. “Mi manca tanto la mia mamma. Ora la mia mamma, il mio papà e mia sorella sono molto tristi e io vorrei abbracciarli ancora, andare ancora con loro a giocare nel parco del ristorante.” Le sue parole si stavano piano piano trasformando in una serie di lamenti sconnessi e privi di senso.
Marco fece l’unica cosa che avrebbe potuto fare in quel frangente: restare fermo e in silenzio a guardare la bambina in lacrime, che reclamava disperatamente l’abbraccio della madre, del padre e della sorella che non l’avrebbero mai più rivista. Era inchiodato a terra dal dolore, in quel momento era come suo padre: non reagiva, non ce la faceva.
Sono uno stupido! Si disse con rabbia il giovane, scuotendo con disappunto la testa: in quel momento provava repulsione verso se stesso come non l’aveva mai provata in vita sua. Se solo non avessi bevuto! Sarei tornato a casa sano e salvo senza coinvolgere gente innocente che non aveva fatto nulla di male. Invece no: dovevo fare il cretino e bere per soddisfare i miei amici. Perché la verità è che senza l’ausilio dell’alcol non sono mai riuscito a divertirmi, a lasciarmi andare, ad essere spontaneo. Se fossi stato più intelligente e maturo i miei genitori non sarebbero costretti a sopportare questo supplizio rappresentato dalla mia assenza. Non rivedrò mai più la mia dolce Noemi, non potrò più crogiolarmi dei suoi baci e delle sue carezze; non potrò più dilettarmi il sabato sera con una bella serata in compagnia di amici. Diciannove anni buttati in una fottuta bottiglia!
Mentre rifletteva su queste cose, il ragazzo si sentiva sempre peggio, perché una consapevolezza amara non stava facendo altro che riecheggiare intorno a lui: non si torna indietro.
 
L’Antro di Lucri:
 
Ehm… innanzitutto ciao.
Cosa potrei dire dopo una os così? Be’, magari il motivo per cui l’ho scritta.
Da un bel po’ di tempo sono fissata con gli incidenti stradali, complici diversi video strappalacrime che ho visto anni addietro. Non provate anche voi una rabbia irrefrenabile nel vedere quanta gente ha perso la vita – e quanta ancora ne perderà – a causa di imbecilli che si sono messi alla guida ubriachi?
Ho deciso di cimentarmi in questa one shot con il solo e unico scopo di far riflettere le persone; sono consapevole del fatto che gli incidenti non cesseranno grazie a questo scritto xD però penso che più se ne parli meglio è, è giusto che le persone riflettano su questa piaga che tormenta la società: l’alcolismo.
E’ tanto difficile pensare prima di agire? E’ tanto difficile dire: “Ok, oggi devo guidare, quindi non berrò.”?
In ogni caso spero che questa os sia stata di vostro gradimento, lo spero davvero.
Grazie per l’attenzione ^^
Un bacio
 
Lucri
 
 
 
 

   
 
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