Arrivai puntuale in quella che molto presto sarebbe diventato la mia futura casa.
-Non ti sembra un po' troppo macabra, Roxas?- Mi chiese mia madre aiutandomi a portare un paio di scatole all'interno.
In effetti quella abitazione con i muri leggermente rovinati dal tempo e le finestre di legno danneggiate pesantemente davano al tutto un'atmosfera spaventosa.
-No dai... è solo un'impressione, magari all'interno è più accogliente.- Le risposi senza badare alle nuvole grigie che piano si avvicinavano.
-Magari..-
La casa si trovava fuori dalla città dove presto avrei dovuto sostenere i miei studi come scienziato e la scelsi per il semplice fatto che non mi andava affatto di abitare in un appartamento dove potevo avere dei compagni fastidiosi.
-Mi è anche costata poco!- Ribadì posando lo scatolone per terra e cercando le chiavi per aprire la porta.
-Sì ma ti avrei aiutato volentieri a pagare una casa al centro.-
-No... è imbarazzante farsi aiutare dal proprio genitore a pagare l'affitto alla mia età.-
-Zitto che hai solo 20 anni e alla tua età di solito i ragazzi chiedono ancora i soldi per prendersi le sigarette.-
-Peccato che non fumi.- Ridacchiai entrando nell'edificio.
Mi seguì mia madre e in due, una volta accesa la luce, vedemmo l'interno.
Tutte le speranze custodite vennero infrante in un secondo da quella visione.
Coperte spesse due centimetri di polvere si espandevano per tutti i superfici e ragnatele dai fili grossi come capelli pendevano dal soffitto offrendo una casa comoda per i ragni. Peccato che avrei dovuto vivere io lì dentro. E non loro.
-E' tutto da pulire sto posto.- Disse sorpresa mia madre dopo due minuti in cui entrambi rimanemmo con la bocca spalancata.
-Eh già... Ma il tizio mi aveva già detto che ci sarebbero state un paio di cose in disordine.-
-Un paio?! Cosa c'è di ordinato qua dentro?-
Le sue mani viaggiarono su un tavolo raccogliendo ogni tipo di sporcizia.
-Non c'è il tetto bucato.- Dissi cercando di essere simpatico.
Portammo all'interno tutti gli scatoloni prima che cominciasse a piovere a catinelle e mia madre se ne andò via dandomi un bacio e abbracciandomi molto forte.
La salutai un'ultima volta dalla finestra e quando sparì con la macchina iniziai a curiosare.
La casa era abbastanza grande con due piani, nel primo vi era una cucina, il salotto e un bagno. Salì per le scale notando il rumore di legno vecchio ogni volta che mettevo piede su uno scalino e quando mi trovai nel piano superiore vidi uno spazio dove le poltrone coperte da un telo mi fecero capire che si trattava di un secondo salotto. A desta, entrai in una porta dove dietro vi era una cameretta molto grande. Perfetto. Quella sarebbe stata la mia.
Ne uscì soddisfatto e curiosai ancora nella stanza accanto a quella, trovando un bagno in uno stato penoso.
Rimaneva solo un'altra camera da ispezionare, ma prima di entrarci decisi di andare in cucina e vedere se il gas e l'acqua calda fossero già in funzione.
Un fulmine seguito da un tuono esplosivo illuminò la casa e in quel momento scorsi qualcosa di rosso dalla porta della mia nuova stanza.
Non ci feci molto caso e continuai a camminare verso la cucina.
Cominciai ad avere dei piccoli brividi sul collo e una brezza fredda oltrepassò la mia carne colpendo direttamente le mie ossa. Sentii una presenza dietro le spalle ma mi convinsi di non avere nulla dietro e continuai a scendere le scale, molto più velocemente di prima.
Raggiunsi la cucina col fiatone e mi riposai per respirare più aria cercando di calmare il battito cardiaco.
Mi mossi verso il lavandino e lo accesi con l'intenzione di lavarmi, ma invece di fuoriuscirne dell'acqua ne colò una melma marroncina.
Lo guardai schifato e imprecai rumorosamente sbattendo il pugno sulla superficie della fonte.
Ben presto la melma finì e al suo posto ne uscì un liquido simile all'acqua.
Lo provai a toccare ma appena le mie dita ne entrarono a contatto si ritirarono immediatamente per il gelo.
-Ma che?!-
Sbuffai fragorosamente e me ne andai dalla stanza diretto agli scatoloni con tutta la mia roba. Ma prima decisi di prendere il telefono e chiamare un vecchio amico per farmi dare una mano nel mettere tutto a posto.
-Hey! Pronto Hayner... Senti sei mica occupato? Mh... Sì, Okay... Grazie amico. Ci vediamo dopo!-
Chiusi la chiamata e attesi il suo arrivo provando a pulire un minimo il salotto.
Spalancai le finestre e impugnai uno straccio per spolverare via le schifezze.
Quando sentii il motore di un auto dall'esterno smisi di strofinare una macchia indelebile sulla finestra e gettai tutto per terra, quindi andai ad aprire al mio amico.
-Ciao! Com'è?- Mi chiese col suo solito sorriso raggiante.
Hayner era un bel ragazzo alto e dallo sguardo furbo. I suoi occhi nocciola catturavano l'attenzione di chiunque volesse, perfino del mio. Peccato però che il suo orientamento sessuale non corrispondesse con quello del sottoscritto. A lui piacciono le ragazze mentre a me non dispiacevano tutti e due. E lui ne era a conoscenza delle mie preferenze ma non ne fece una grande dramma, lo accettò semplicemente.
-Un po' stanco.- Alzai le spalle e gli feci segno di accomodarsi.
-Ho preso un paio di birre.-
-Oh bene!-
-Cosa dovremmo fare quindi?- Chiese poggiando il sacchetto e ammirando il salotto leggermente migliorato dal mio tocco.
-Mettere a posto.-
-E non vuoi sfruttare questi muscoli per qualcos'altro?- Domandò pompando i bicipiti dinanzi a me.
-Coglione, li useremo solo per portare gli scatoloni di sopra.- Scherzai dandogli una pacca alla schiena.
Col suo aiuto riuscimmo spostare tutti gli oggetti nelle varie camere e a pulire un minimo la mia stanza, che con sorpresa diventò un posto molto accogliente.
-Quando inizi a studiare?-
-Tra due settimane-
Sistemai le ultime coperte e mi diressi con Hayner alle spalle in salotto.
-Non ho ancora portato la televisione, quindi dovremmo accontentarci del lettore CD.-
-Ma sì.. va bene, basta che metta un disco decente, non quelle dei king, queen o quel che sono.-
-Sono i Queen. E comunque sì. Ho portato dietro un disco che ti potrebbe piacere.- Ribadì fingendomi esageratamente offeso dalle sue parole.
Ridemmo insieme e ci accomodammo sul divano.
Accesi il lettore cominciando dalla sua canzone preferita al massimo del volume e gli allungai una birra.
La sera passò tra risate e ricordi affrontati insieme, ci raccontammo svariati episodi della nostra vita senza avere paura di essere giudicati l'uno dall'altro.
Quando si fece tardi, però Hayner dovette tornare al suo appartamento.
-Se hai bisogno non esitare a chiamarmi.- Mi disse dandomi un pugno sul petto.
Gli feci sì con la testa e lo salutai dicendogli di stare attento a guidare.
-Sembri mia madre.- Commentò infine andandosene via.
Chiusi la porta dietro di me sorridendo ancora sotto il flusso dell'alcolico e camminai verso la camera dopo essermi lavato i denti.
Mi cambiai i vestiti e mi buttai letteralmente sul letto, ascoltai ancora per poco il rumore delle gocce d'acqua sbattere contro il terreno e i tuoni rimbombare in quelle quattro mura.
Ed in poco tempo cedetti il mio corpo al mondo dei sogni.
-Ti prego smettila! No! Fai male!- Delle lacrime scesero dagli occhi di quel ragazzo dai capelli rossi mentre delle mani impugnavano il suo collo.
-Ssh! Fai un po' di silenzio coglione. Mi stai frustrando.- Sbottò un uomo dai capelli blu e dagli occhi d'oro.
Le mani del più piccolo cercarono di allentare la presa con poco successo, mentre l'altro rideva piacevolmente.
-Quella stronza pensa di essere l'unica per me e non sa della tua esistenza.-
Il rosso cominciò a gemere impaurito dalle conseguenze e tentò di spingere il uomo che in quel momento sedeva a cavalcioni su di lui.
-Cosa fai? Cerchi di mandarmi via come il resto delle persone a cui ho voluto bene?-
A quella frase il ragazzo si indebolì improvvisamente, senza avere più alcuna intenzione di reagire.
-Eh? Vuoi cacciarmi via e farmi soffrire?-
La stretta si intensificò di più per un paio di secondi ma subito dopo liberò il collo dell'altro, ormai quasi privo di vita lasciandolo respirare.
L'adulto pianse e lo abbracciò fortemente.
-No, scusami... scusami, scusami.- Lo ripeté un po' di volte mentre singhiozzava sulla spalla dell'altro.
-Perdonami. Nessuno mi ama. Solo tu. Io ho solo te.- Sussurrò infine dopo che il rosso lo strinse tra le sue magre braccia.
Gli occhi verdi spenti rilasciarono ancora più lacrime e la bocca si aprì con l'intenzione di dire qualcosa.
-Anche i-io ho solo te.-