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Autore: Ninfea Blu    14/03/2016    12 recensioni
Oscar ha delle sorelle, lo sappiamo. Questa storia parla di una di queste sorelle, una che non conosciamo, perchè la Ikeda non ha pensato a una possibilità del genere. Danielle ha davvero molto in comune con Oscar... stessi capelli, stessi occhi. Qui parlerò dei suoi sentimenti, del suo rapporto con Oscar e inevitabilmente con l'amico Andrè che potrebbe, in qualche modo, mettersi fra loro. Perchè Danielle, gemella identica ma più femminile della nostra madamigella, potrebbe avere il coraggio di essere tutto quello che non è Oscar...
Aggiunte fan art cap. 7 - cap. 12
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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32 – Epilogo

32 – Nell’attesa di una nuova stagione ( Epilogo )

 

 

 

 

Oscar e André lasciarono Etretat due giorni più tardi.

Senza clamori e senza far rumore.

Partirono una mattina limpida di quell’estate, stagione impressa in modo indelebile nel mio spirito e nella mente, lasciando dietro di loro un cuore affranto e dolorante, quello di Danielle.

Lasciarono la Normandia forse per tornare alla loro vita consueta, quella che li attendeva a Versailles nei rispettivi ruoli, fatta d’inganni e menzogne; o magari, ne avrebbero cercata una diversa, più autentica, che prevedesse un futuro degno di essere vissuto da persone libere di amarsi senza nascondersi, a costo di ribellarsi alle convenzioni della nostra società malata e destinata a corrompersi.

Io personalmente, avrei preferito la seconda alternativa, e se un po’ ho compreso il temperamento indomito e anticonformista di Oscar François De Jarhayes, credo che un giorno, non so quanto ancora lontano, sceglierà di lottare per vivere pienamente il suo sentimento con André. Sono quasi certo che andrà così, e io veramente, mi auguro che accada. Ho visto coi miei occhi, il coraggio di cui è capace quella donna tenace e caparbia, e non posso fare a meno di provare ammirazione per lei.

Per quanto saranno difficili, Oscar saprà affrontare le sue scelte future, e André la sosterrà sempre; l’amore di quell’uomo è una roccia che ha sfidato le tempeste, senza scalfirsi; fugace testimone, ho sfiorato appena la loro storia, ma ha lasciato su di me una forte impressione. Non so perché in origine, sia stato indotto ad allontanarsi da lei; le ragioni non sono così difficili da immaginare, e la differenza di classe non è un ostacolo da poco. André Grandier ha un cuore grande e nobile nel senso più vero del termine, parola indegna perfino per certi membri della nostra casta, e capisco perché una donna singolare come Oscar abbia legato la sua anima ad un uomo simile.

 

Ma ora non è di questo che mi devo preoccupare.

Io sono in pena per colei che ha avvinto il mio cuore.

 

Per quanto abbia opposto resistenza al dolore della separazione, Danielle non poteva evitare di soffrire, e io di sentirmi impotente; era una prova che toccava a lei superare. L’unica cosa che potevo fare era starle accanto, senza interferire troppo, e darle il tempo di elaborare il trauma dell’abbandono che aveva innegabili sfumature col tradimento; questo André aveva fatto, seppur compiendo una scelta onesta. Sapevo che avrei dovuto stringere tra le mie braccia una donna ferita nei sentimenti, delusa nelle speranze, e il mio timore era di non poter essere il conforto necessario, il lenitivo giusto alla guarigione del suo animo afflitto.

Dio sa quanto volevo e voglio essere motivo d’ogni sua gioia; desideravo ardentemente che trovasse in me la forza necessaria per ricominciare a vivere, a credere nella passione che poteva ancora animare il suo cuore ardente e selvaggio. Voglio essere io ad accendere il suo animo, farlo sbocciare di nuovo, restituirle il gusto deciso della vita vera, la voglia d’amare e lasciarsi andare alla bellezza di un sentimento potente e forte, che ci prende e domina ogni nostra azione, dalla più banale alla più vitale.

 

Ma serve tempo; solo lui può cicatrizzare certe ferite che non si vedono ad occhio nudo.

Il tempo e l’amore, uniti alla costanza e alla pazienza.

 

La mia pazienza è stata la prova certa del mio amore per Danielle; la pazienza mi ha dato la forza di asciugare le sue lacrime, di rispettare i suoi silenzi e le sue solitudini, forzando anche un po’ la mia natura sanguigna che vorrebbe vederla esultare di gioia improvvisa, sentirla ridere con la sua voce sensuale eppure limpida, un suono di cristalli che vibrano nell’aria tersa.

 

Ho fiducia e so che verrà il giorno in cui costanza e pazienza saranno premiate.

Danielle ritroverà sé stessa, lo posso già sentire da tanti piccoli segnali.

 

 

 

È autunno inoltrato, Oscar e André sono partiti da diversi mesi.

Danielle non ha più avuto notizie di loro, né li ha cercati.

La Normandia è battuta da un vento freddo, ma la temperatura della regione è ancora abbastanza mite e solo in tarda serata l’aria si fa più fresca e pungente.

Danielle quando non esce a cavallo, di frequente fa lunghe passeggiate solitarie sulla spiaggia di Etretat proprio sotto il promontorio su cui sorge la villa; cammina a piedi per delle ore e mi chiede spesso di non accompagnarla, e io, anche se un po’ a malincuore e in apprensione, rispetto questa sua necessità d’isolamento. Qualche volta vorrei seguirla, anche di nascosto e a distanza, ma m’impongo di non farlo, per non costringerla a sopportare la mia presenza, e diventare così sgradito. Ci sono giorni che invece, insiste perché io rimanga al suo fianco, quasi non potesse farne a meno, come avesse timore di restare sola con sé stessa. Allora, la guardo e immagino quali pensieri l’attraversano; contemplare l’orizzonte in silenzio è un modo di regalarli al mare che li porta al largo, forse la risacca furiosa delle onde l’aiuta a placare i suoi tormenti, e cancellare i ricordi.

 

 

Una settimana fa ero passato alla villa a farle visita; mi fu detto che la contessa si era allontanata, e non seppero dirmi quando sarebbe tornata. Rassegnato a non incontrarla, tornai indietro e presi la direzione che dal promontorio scendeva verso la spiaggia.

 

Mi sono abituato a queste sue fughe che all’inizio vivevo con ansia infinita; ormai so che può allontanarsi per ore, senza dare notizie di sé. Ninette non si preoccupa nemmeno più; la fidata cameriera mi rassicura che quando torna a casa, sembra più tranquilla di quando è uscita.

 

Quel giorno, senza pensare veramente a quello che facevo, raggiunsi la spiaggia, anch’io forse alla ricerca di me stesso, di un momento per riflettere sui sentimenti da cui ero dominato. Ricordo il vento gonfiare il mio mantello e gli stivali affondavano nella rena. Avevo lasciato Faust poco lontano; camminavo da circa dieci minuti guardando l’orizzonte, quando all’improvviso la vidi in lontananza. Non mi aspettavo di incontrarla e non ero sceso sulla spiaggia con quello scopo. Riconobbi immediatamente la sua figura; era ferma davanti al mare, lo sguardo perso in un punto lontano, i capelli sciolti erano selvagge onde dorate che lottavano contro la luce e l’aria che le sferzava il volto. Era avvolta in un lungo scialle bianco di lana pesante che stringeva attorno alle braccia, unica protezione fra lei e il vento che le stropicciava l’ampia gonna del vestito contro le gambe. Intuivo le forme snelle e mi chiedevo come facesse a restare così immobile contro l’aria che la investiva.

Non sapevo come avrebbe accolto la mia presenza, forse l’avrebbe giudicata un’invadenza alla sua ricerca di solitudine; decisi di raggiungerla e camminai verso di lei. A pochi metri mi fermai e Danielle, dopo qualche secondo, si volse a guardarmi, distogliendo l’attenzione dal mare agitato che infrangeva i suoi flutti davanti a noi.

“Tristan… cosa fate qui?”

Il tono tradiva la vaga sorpresa di trovarmi lì, ma non pareva infastidita. Era piuttosto lieta.

Non risposi alla sua domanda e la scrutai, seguii con attenzione la linea intera della sua figura, e mi accorsi che era a piedi nudi! In quella stagione fredda lei camminava sulla spiaggia di Etretat a piedi nudi! Scattò in me, un moto di costernazione che non seppi trattenere.

“Danielle, ma siete una sconsiderata!! – Esclamai avvicinandomi, la cinsi per un braccio, e nel gesto, si scostò un lembo dello scialle. – Camminare a piedi nudi con questo freddo? Congelerete!”

Lei parve ricordarsene solo in quell’istante. Abbassò lo sguardo a guardarsi i piedi.

“Oh… sì, ecco… vi parrà sciocco, ma… volevo sentire la sabbia sotto i piedi. È una sensazione piacevole, sapete?”

“Cosa?”

La vidi sorridere indecisa, forse lievemente in imbarazzo. Io invece, non capivo cosa le stesse accadendo. Poco lontano da noi c’era una piccola barca capovolta con la chiglia verso l’alto. Doveva essere di un pescatore del posto.

“Venite a sedervi. - La invitai. - Danielle, siete sicura di sentirvi bene?” Le chiesi, inginocchiandomi di fronte a lei con l’intenzione di frizionarle i piedi e scaldarli. E così feci.

Ero davvero in apprensione, ma quando incontrai il suo sguardo azzurro fissarmi con una dolcezza che ritrovavo dopo tanto tempo, rimasi senza parole, confuso e commosso.

“Siete davvero un caro ragazzo…”

Mi fece sorridere perché non ero un ragazzo.

Ero un uomo innamorato, e il mio amore era adulto, fermo nell’attesa di potersi esprimere, e mi sarebbe bastato un suo cenno, e nulla mi avrebbe più fermato. La sua mano bianca sgusciò da sotto lo scialle, e venne a posarsi con una carezza sul mio viso. Era calda e dolce. Io trattenevo una delle sue caviglie e le dita coglievano la delicatezza della pelle, mentre con l’altra mano accarezzavo il dorso del piede.

“Vi ho fatto stare in ansia per tutto questo tempo, vero? Ma non dovete esserlo, io sto bene. Oggi, dopo tanto tempo mi sento serena… i ricordi non fanno più male.”

E mi sorrise nuovamente, un sorriso dolcissimo che non mi regalava da tanto, troppo tempo. Coprii la sua mano sulla mia guancia con la mia.

“Davvero Danielle? Siete così strana…”

Fu allora che mi disse una frase con non scorderò mai.

“Un po’ di tempo fa, un caro amico mi disse che aveva letto l’amore sincero che custodivate nel cuore; lo aveva riconosciuto perché era uguale a quello che provava lui per la sua donna. Voi Tristan, siete l’amico dell’anima che aspettavo da sempre, quello che non ho mai avuto neppure da bambina, e che ho desiderato dal primo istante… quello stesso amico mi disse di non chiudere il mio cuore al vostro affetto, ma di lasciarvi entrare nella mia vita, perché soltanto voi l’avreste riempita… quell’amico sapeva che non potevo sperare di essere amata più di così… mi disse che non conosceva amore che fosse più grande, perché lui stesso lo aveva provato… Io vi voglio bene, Tristan. Davvero, vi voglio bene immensamente.”

“Danielle…- Sussurrai ancora, sopraffatto da un profondo turbamento, prima di appoggiarmi contro il legno della barca, vicino a lei, e accostare la mia fronte alla sua. – Quando avete parlato col vostro amico?”

“Durante il nostro ultimo incontro, sono le cose che mi disse un attimo prima di lasciare Etretat. Sul momento, vinta dal mio dolore, non compresi, ma ora sì… so quello che voleva dire, e so che è vero; gli sarò sempre grata, per avermelo fatto capire.”

 

Non indagai oltre. Non mi serviva sapere altro.

Nel cuore sentivo solo che dovevo essere altrettanto grato a quell’amico.

Quel giorno d’autunno fu l’inizio di qualcosa d’importante.

Il cuore di Danielle lentamente guariva, lasciava andare il dolore, la sofferenza; lo compresi dalle parole che disse, dai gesti che fece, dalla luce che tornò a sprigionare una rapida scintilla nel blu delle sue iridi.

 

Certo, la strada da percorrere è ancora lunga, ma la via è tracciata.

Io voglio accompagnarla su questo percorso, camminando di fianco a lei, e la sorreggerò, quando inciamperà su un ricordo penoso; lo sostituirò con uno nuovo, con una giovane speranza, con un sorriso che le possa mostrare l’amore che nutro per lei.

E se è vero che Danielle ha capito, che ha compreso quello che ho nel cuore, un amore che invade ogni spazio della mia anima, allora un giorno la primavera sboccerà di nuovo anche per noi, e saremo felici, insieme. Non importa quanto dovrò aspettare, né quanto tempo ci vorrà.

Io sento che sarà così.

Me lo dice il mio cuore, me lo dicono gli occhi di Danielle che in alcuni momenti, quando non me lo aspetto, e non so spiegare come, mi guardano come nessuno ha mai fatto prima, come se il suo sguardo riconoscesse chi sono e lei stessa si vedesse attraverso me.

È il mistero che coinvolge le nostre anime e le lega.

Quel mistero che vive dentro l’infinito, che leggo nello sguardo della donna che amo.

Quel mistero che gli uomini da secoli chiamano amore.

 

 

 

§§§§§§§

 

 

 

 

Un freddo pungente costringeva a restare in casa davanti al camino acceso; c’era profumo di neve nell’aria, e il cielo bianco e lattiginoso prometteva di ricoprire tutto il paesaggio da un momento all’altro. Natale era vicino, mancava meno di una settimana.

Come il solito, Versailles era in fermento per la festa imminente, e la regina Maria Antonietta dava le ultime disposizioni circa il ricevimento sontuoso previsto per l’occasione, ignorando bellamente quanto le spese ingenti dell’organizzazione andassero ad incidere sulle finanze della Corona, già messe a dura prova dagli sperperi continui a favore dei vari cortigiani del suo entourage, e nessuno dei suoi fedelissimi, vuoi per interesse o beata stolta indifferenza, si azzardava a farle notare la questione.

La corte francese proseguiva a vivere circondata e immersa nella sua opulenza, ignorando la realtà al di fuori della gabbia dorata che era il palazzo reale coi sui confini, pericolosamente all’oscuro degli umori sinistri del popolo di Parigi, sempre più sofferente, frustrato, avvelenato d’odio e malcontento.

 

Oscar era in piedi alla finestra della sua stanza; lasciava smarrire lo sguardo lungo le aiuole curate del giardino spoglio di fiori, mentre sistemava la giacca dell’uniforme, allacciando gli ultimi bottoni del colletto. Lo fece senza fretta, quasi volesse ritardare il momento in cui avrebbe messo piede fuori dalla sua camera. In effetti, aveva meno voglia di altre volte di recarsi alla reggia, anzi, quell’ambiente le diventava sempre più estraneo e insofferente col passare dei giorni. Da quando era tornata da Etretat, a parte la gioia di riavere André accanto anche la notte, quella vita fasulla spesa a beneficio d’onori vuoti, le era diventata insopportabile. Conosceva la dolorosa realtà di Parigi, aveva visto le ingiustizie coi propri occhi, e si sentiva una complice di quella colpevole apatia, che partiva dall’amata regina e arrivava all’ultimo dei signorotti di palazzo, e non voleva più esserlo.

Sistemò la fascia di seta alla vita, prese la spada riposta nel fodero, e con gesti misurati e precisi, la legò al fianco. Andrè era nel cortile che l’aspettava, già pronto per partire, all’apparenza più paziente di lei, ma esattamente come lei, non rassegnato a quella loro vita clandestina.

 

L’amore esigeva di più.

Loro esigevano di più.

 

Oscar stava ancora pensando alla lettera ricevuta quella mattina. Arrivava da Sud della Francia; da lì le aveva scritto Danielle, che vi soggiornava già da quasi due mesi, e lì avrebbe trascorso le festività natalizie.

Scusami con nostra madre, e portale i miei saluti e quelli dei suoi nipoti che la ricordano con affetto, le chiedeva.

Era il primo contatto tra loro, dopo l’incontro drammatico di mesi prima ad Etretat.

Lettera quanto mai inaspettata, anche il contenuto era stato per Oscar motivo di turbamento. Il tono della missiva era quieto, sereno, e la sorella non faceva alcun cenno al recente passato o a ciò che per qualche tempo le aveva divise. Anzi, Danielle dal passato, o buona parte di esso, prendeva le distanze in modo davvero inconsueto, quasi al punto di ripudiarlo.

 

(…) Non tornerò più a Versailles, né a quella vita. Lo dico con una tale convinzione, che forse ti stupirà, ma io non metterò più piede a corte, e non per le ragioni che potresti pensare; ho scoperto che non ne ho bisogno, e che posso essere molto felice conducendo una vita più semplice. Sono arrivata a questa consapevolezza con il tempo, attraverso molteplici esperienze, grazie anche ad una persona che mi ha aperto gli occhi (…)

 

Tristan De Laundes, lo ricordava molto bene; un caro amico per Danielle, e forse qualcosa di più, ma questo la sorella non lo diceva chiaramente, come se volesse mantenere il riserbo. Tristan l’aveva accompagnata laggiù, senza imporsi, ma lasciando a lei ogni definitiva decisione per non crearle imbarazzo.

 

(…) La sua presenza nella mia vita è diventata quasi indispensabile. Con lui sono naturalmente me stessa, libera di esprimermi e confrontarmi su un piano paritario, come non mi era mai successo con nessun uomo – a parte, forse André - e questa è una cosa che mi fa sentire meravigliosamente bene. Lentamente, mi sono accorta di nutrire un grande affetto per lui… un affetto che tende ad avere altre sfumature che sto ancora cercando di comprendere… (…)

 

Oscar lesse tra le righe quello che Danielle ancora non ammetteva. Lei c’era già passata, ma era un evento nuovo per la gemella. Danielle aveva fatto una scelta, e sembrava quella giusta. Oscar se ne rallegrava, mentre avvertiva che anche la sua vita la chiamava a prendere una decisione che coinvolgeva la persona più importante che aveva accanto.

Voleva vivere l’amore alla luce del sole, voleva amare Andrè liberamente. Voleva cambiare la sua vita e i tempi sembravano maturi. Aveva espresso il suo desiderio anche a lui, e André si era mostrato comprensivo, come sempre, manifestando la medesima volontà.

“Io voglio questo quanto te; credi che non ci abbia pensato? Troveremo un modo, Oscar. Forse ci vorrà tempo e pazienza, magari non sarà semplice, ma insieme ci riusciremo. Dobbiamo credere nel futuro… nel nostro futuro insieme… io voglio crederci, Oscar. E tu?”

Anche lei voleva crederci.

E voleva credere nelle parole sorprendenti che chiudevano la lettera di Danielle.

Le aveva attese come una speranza, senza sapere se sarebbero mai arrivate; la prova che la ferita di Danielle si era chiusa senza inaridire il suo cuore, anche per merito di Tristan, e che non conservava rancore. Danielle aveva perdonato, se qualcosa c’era da perdonare. Erano ancora sorelle, un legame di sangue e spirito che non poteva essere estinto.

 

 

(…) Hai ripreso il tuo posto a Versailles, vero? Il dovere governa tutta la tua vita, è sempre venuto prima d’ogni altra cosa, forse prima della stessa felicità.

E l’uomo che ami è sempre al tuo fianco, discreto, ma costante… e innamorato, dunque capace di sostenere il peso di ogni difficoltà, per incoraggiarti ad affrontarla.

Sai, è tutto così limpido, adesso. Sei la mia gemella, la sola che ho, un fatto che rende il nostro legame qualcosa d’esclusivo. Non abbiamo nulla di simile con le nostre sorelle maggiori. Per questo so come possa essere difficile per te, conciliare il dovere con ciò che il tuo cuore anela davvero. Mi è costato fatica, ma ho capito che si è in sintonia con un’altra persona, quando si hanno in comune gli stessi pensieri, quando s’intuisce il sentire dell’altro.

In fondo, l’amore è un po’ anche questo, non credi?

Con Tristan mi succede qualcosa di simile, e con te… beh, se ti conosco, e lo posso dire perché ti somiglio molto, credo che la tua vita ti vada stretta e cercherai orizzonti più vasti e lontani, che possano contenere quello che provi per André.

La falsità della nostra società avviata al disastro non può bastarti, e non la vuoi accettare.

Non la puoi vivere.

Ho indovinato, vero?

Oscar, ti voglio bene e ti sono vicina, adesso più di prima.

Sarò pronta in ogni momento a sostenere le scelte future che farai.  

Non mi aspetto nulla di meno dal tuo coraggio.

Sappi che se busserai alla mia porta, la troverai aperta.

 

Con affetto sincero,

Danielle

 

 

Oscar aveva riposto la lettera in un cassetto, e lo aveva chiuso a chiave, come se dovesse custodire e proteggere un pezzo del suo cuore. Troppe verità erano contenute in quei pochi tratti d’inchiostro che riguardavano la sua vita e quella di André. Nessun altro per ora doveva leggerla, né sua madre, meno che mai suo padre, l’ultima delle persone che poteva capire. L’ambizione del generale le aveva dato quella vita, e lei ora non la voleva più. Si sorprendeva a pensare che non le era mai appartenuta, ma lo aveva compreso solo di recente.

Si apprestò a raggiungere André che l’attendeva con i cavalli già pronti, per andare a Versailles. Mentre scendeva le scale del suo palazzo, pensò che poteva essere una delle ultime volte che lo faceva per recarsi alla reggia. Sembrava l’ultima volta di tutto.

Senza rammarico, immaginava finire i suoi giorni da colonnello, con la divisa scarlatta simbolo di ciò che fu, dimenticata per sempre in un armadio polveroso di quel palazzo. Il pensiero aveva qualcosa di malinconico e struggente, ma era dolce allo stesso tempo.

Attraversò il vasto spazio antistante l’ingresso, raggiunse l’esterno, dove trovò André già in sella al suo cavallo che salutava con un gesto della mano la vecchia governante, affacciata ad una delle finestre laterali.

“Come sta Danielle?” le chiese, appena lei fu in sella a Caesar.

“Sta benissimo, ma per un po’ credo che non la vedremo. Tristan è con lei…”

“Ne ero certo…” rispose André, con tranquillità. I cavalli si mossero al trotto lungo il viale del giardino.

“Credo che Danielle, possa esserne innamorata…” commentò vaga, fissando un punto lontano oltre le siepi che profilavano le aiuole. Danielle non ammetteva nulla di simile, ma nascosto tra le righe c’era qualcosa che faceva ben sperare, un’idea latente, un seme che forse attendeva la stagione giusta per fiorire e diventare robusto.

“Ne dubiti?” domandò André con un sorriso convincente. Lei lo guardò.

“Tu ne sembri certo…” constatò, pensando che poteva rispondere all’invito di quella lettera.

“Credo solo che possa accadere qualcosa tra loro… se non è già accaduta… magari, Danielle non lo sa ancora. È una possibilità concreta, non credi, Oscar? Da molto tempo, sono convinto che Tristan possa essere l’uomo giusto per tua sorella.”

“Lo dirà il tempo…” concesse Oscar, che era arrivata al cancello della villa. Colpì con decisione i fianchi del cavallo e partì al galoppo. André si lanciò subito dietro a lei, forse anche lui, per l’ultima volta nelle vesti d’attendente.

 

 

Ci sono vite scritte nel destino, altre che scriviamo noi, magari sbagliando, o forse accompagnando la sorte. Amori che possono riconoscersi tardi, eppure viaggiano a lungo insieme nella stessa direzione prima di allacciare gli sguardi. Ci sono cuori e anime che devono passare attraverso l’inferno per arrivare alla felicità del paradiso, strade tortuose che non sempre si comprendono, che sembrano impraticabili, ma da qualche parte portano, e la meta attende solo di essere raggiunta. Per quanto si faccia, non la si può evitare, perché è sempre stata lì per noi. Non importa quando si arriva, quanto si allunga o accorcia la strada, l’importante è arrivare. La felicità forse apparirà più grande rapportata alla sofferenza scontata lungo il percorso. C’è un tempo per ogni cosa, e tutto nell'universo ha i suoi tempi. Anche l’amore.

Inutile forzarlo; lui, più d’ogni altra cosa o vita, si prende i suoi ed è fedele solo alle sue leggi.

Tu uomo, impara a rispettarle.

 

 

 

Fine

 

 

 

Eccola qui, la tanto agognata fine, almeno per me.

Non sarà quella che vi aspettavate, ma in qualche maniera è quella che avevo concepito io; aveva una forma nebulosa e un po’ vaga all’inizio, ma è diventata sempre più concreta verso gli ultimi capitoli, e si è tradotta in parole e pensieri abbastanza in fretta. Danielle ora è vista attraverso lo sguardo altrui, un po’ a distanza, ma lasciando suggerire il suo sentire e il suo vissuto, e il futuro possibile.

Non so come la vedete voi, ma per me c’è tutto. Era qui che volevo arrivare. Attendo come sempre le vostre opinioni uguali o contrarie, mi direte se vi è piaciuta o meno. È stato bello questo viaggio, stimolante e anche faticoso. C’è sempre un po’ di tristezza e anche un po’ di gioia, ma va bene così, e io odio allungare inutilmente il brodo. Spero di avervi dato qualcosa. Io vi ringrazio per tutto il sostegno, l’incoraggiamento e la pazienza che avete avuto con i miei tempi biblici; potevate abbandonarmi, ma siete coraggiose e non l’avete fatto. Non tornerò a scrivere tanto presto, almeno non in questo fandom, ma come lettrice sarò presente.

Un saluto a tutte.

Ninfea blu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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