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Autore: Nocturnia    15/03/2016    6 recensioni
"Li ho infettati con il T-Phobos."
Albert si appoggia allo stipite della porta, ascolta.
"Ho usato la scusa di una campagna di vaccinazioni."
Una bambola di pezza spunta da dietro un cuscino del divano; sulla stoffa sangue e residui umani.
"Dovevo provarli."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Devil in I'
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Let us burn
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



"Our dream ended long ago.

All our stories and all our glory
I held so dear."
- Within Temptation -




Let us burn




#1 - And we dared to admit, her weakness was laughter.

Sushestvovanie è polvere e memoria.
Tra l'erba alta ancora s'intravedono ancora le carcasse delle macchine, dietro le abitazioni giochi abbandonati e panni consumati dal tempo.
"Non è cambiata molto."
Natalia Alex alza il mento, studia l'orizzonte.
"Fredda, inospitale."
Un acchiappasogni dondola pigro nel vento, la sua rete lacerata da incubi pieni di carne morta e artigli.
"Rocciosa, cupa."
Alex avanza di qualche passo, scavalca un triciclo sbiadito.
"Sterile." superano un'altalena arrugginita, sfiorano pareti sporche di sangue vecchio e ormai nerastro "Senza speranza."
Alex fa un cenno al pilota dell'elicottero, gli conferma d'aspettare.
"Perché siamo qui?"
Alex prosegue, fende una terra asciutta e granulosa.
"Ho dimenticato una cosa." risponde, guardando prima a destra, poi a sinistra.
"Devo ritrovarla."
Albert alza un sopracciglio, incrocia le braccia al petto - scettico.  
"Il BSAA potrebbe averla già presa."
"No." replica, ed è un pugno al silenzio "Non l'hanno fatto."
Alex lo fissa, gli domanda se vuole accompagnarla in questo ultimo viaggio.
Wesker scioglie ogni dubbio e riprende ad avanzare.


And the scraed victim begged for her life, but we watched it end.

C'è un corvo che aspetta sul ciglio della notte.
Sotto di lui il mondo impazzisce e lui aspetta.
Una bambina grida tutta la sua paura e muore, accartocciandosi come un fiore bruciato.
Il delfino di peluche fissa il massacro apatico, indifferente.
Ha occhi piccoli, lucidi - nerissimi, proprio come quelli del corvo.
L'orizzonte brucia, l'aria puzza di decadenza e carogne.
Il corvo inclina la testa, scrolla le piume.
Un anziano cade, una donna si spezza in due, viscere mollicce che si mischiano al fango e alla pioggia.
Il corvo gracchia (una, due, tre volte) e aspetta.
Aspetta che la città smetta di urlare, che cali ancora una volta il silenzio.
Aspetta che il cielo smetta di bruciare, che il vento gli porti qualche odore conosciuto - buono.
La ragazza del bar di fronte viene schiacciata contro la vetrata da una macchina impazzita, le sue grida strappano ogni realtà.
Il corvo osserva Raccoon City morire e aspetta.


#2 - Did you miss me? You're shaking...

Alex ha visto tante apocalissi avvicendarsi una dietro l'altra (Raccoon City, TerraGrigia, Kijuju, Sushestvovanie) e tutte hanno sempre lo stesso sapore.
Percorre con le dita una cena mai consumata, una vita estinta in pochi minuti.
Sotto al tavolo il guinzaglio di un cane, nel camino le braci di un fuoco che ha ingoiato tutto.
"Li ho infettati con il T-Phobos."
Albert si appoggia allo stipite della porta, ascolta.
"Ho usato la scusa di una campagna di vaccinazioni."
Una bambola di pezza spunta da dietro un cuscino del divano; sulla stoffa sangue e residui umani.
"Dovevo provarli."
Letti disfatti, pantofole dimenticate sulle scale.
"Dovevo verificare che qualcuno di loro fosse..."
Alex gratta una crosta nerastra con le unghie, incide un grumo di sangue coagulato.
"Che anche uno solo fosse... adatto."
Wesker emette un suono curioso - anomalo.
"E lo erano?"

Bambini divorati nel cuore della notte. Adulti persi, disorientati.
Una strage d'innocenti, il dolore di una donna che si era fatto di carne e sangue.

Alex china il capo, fissa i solchi di chi aveva cercato d'aggrapparsi alle assi del pavimento per non essere trascinato via dai morti.

Dai suoi alfieri.

"No."
Rialza lo sguardo, lo posa sul profilo rilassato di Albert.
"È pentimento quello che provi, Alexandra? È per questo che siamo qui?"
Alex scuote la testa, schiude le labbra in un sorriso pallido.
Ricorda la rabbia, la sofferenza, quel senso di smarrimento che aveva rischiato di soffocarla.
Ricorda come abbia maledetto un dio in cui neppure credeva, come la solitudine l'abbia stritolata in un solo istante.
Ricorda il dolore come un fiotto acido su per la gola e una deflagrazione silenziosa - un'esplosione interna di cui era stata l'unica spettatrice.
Alex ricorda, e non si pente di nulla. (Non può. Non vuole.)

Perché sarebbe come cancellarlo; come negare che ci sia mai stato.
Sia il dolore, sia il resto.

Alex ricorda e raccoglie una medaglietta senza alcun valore - metallo e corda.

Se non per chi l'aveva posseduta.

Albert la fissa, silenzioso.
Alex apre la mano e lascia cadere un passato che ripeterebbe mille e mille volte.


Give me your hand, spare your life.

Alex c'era.
Invisibile agli occhi delle vittime, solo un fantasma per le mani dei morti.
Raccoon City è rossa e nera mentre cade, fuoco e cenere.
Un infetto le si avvicina, la sorpassa.

Che sapore potrebbe mai avere la carne già morta?

Chiude gli occhi, sincronizza il respiro.
Strade infestate, abitazioni ferite e lasciate sanguinare lungo i porticati.
Borse della spesa abbandonate, animali spaventati - soli in un mondo di mostri.
Erba schiacciata, piedi veloci - gambe snelle, abituate alla guerra.

Jill.

Alex inspira, corre con uno dei licker.

Menti semplici - soggiogabili.

Jill scarta a destra, poi a sinistra; spara al primo licker, lascia bruciare il secondo.

Fermo.

Il terzo si arresta di colpo, incide il cemento rovente della strada.
Jill alza la pistola, prende la mira.
Il licker langue nella sua coscienza, Alex lo trattiene come un cane alla catena.

Aspetta.

Mi ucciderà mi ucciderà mi ucciderà mi ucciderà.

No.

Jill esita, il licker esce dalla sua traiettoria.
Colpi sparati nella cacofonia dell'apocalisse, perduti nel vuoto.

Bravo.

Il licker uggiola, fa quasi le fusa.
Alex sorride e apre gli occhi.


#3 - She's breaking out, and they're all laughing now.

Il destino non esiste.
Alex ne è sempre stata fermamente convinta, eppure non saprebbe come altro chiamare la coincidenza che l'ha portata qui, in questo esatto momento.
Sushestvovanie si erge sotto i suoi piedi come il pugno di roccia che è sempre stato, accoglie il suo sguardo con punte aguzze e insenature lambite da acque dure, bluastre.
"Dovremo arrampicarci.
Albert annuisce, sfiora ogni dettaglio della torre collassata con lo sguardo.
"È cambiata molto dall'ultima volta che l'hai vista." gli concede Alex, rigirandosi tra le dita l'orlo della manica "Il programma d'autodistruzione ha fatto il suo dovere."
Albert afferra una lastra d'acciaio, la apre in due come fosse niente.
"Mostramelo." dice, e Alex alza un sopracciglio.
"Cosa?"
"Ciò che è rimasto."
Alex gli regala un'occhiata confusa, socchiude le labbra.
"Questo è quello che è rimasto del laboratorio, Albert." replica, allargando le braccia "Metallo fuso e terra. Tutto qui."
Wesker inclina il mento nella sua direzione, snuda i denti.
"Non questo posto; l'altro."
Alex comprende, arretra istintivamente.
"No."
"Voglio vederlo."
"No." ripete, e scuote la testa "Non... non voglio."
Le stringe i polsi, l'attira verso di sé.
"Tu hai visto, Alexandra." mormora (accusa) "Non puoi negarmelo."
Alex sgrana gli occhi, pozze scure che non le appartengono (onte genetiche che presto cancellerà) e stira le labbra in un filo sottile.
"No."
La presa attorno ai suoi polsi si rafforza, gli occhi di Albert bruciano - rosso e oro.
"Devi."

Perché di me hai visto il peggio.
Hai visto l'Uroboros conquistare il mio corpo e schiacciarlo - deformarlo.
Hai visto la bestia prendere forma propria - il mostro sotto al letto.
Hai visto, Alexandra; adesso è il mio turno di conoscerti - di vederti.

Alex deglutisce, fa un cenno verso il basso.
"Allora dobbiamo scendere."
Albert segue la sua Era fin nelle viscere dell'inferno stesso.


Behind your devilish figure, behold the smoking gun.

L'Umbrella pensa alla tua salute.
Questo il mantra aziendale; questa la menzogna venduta ogni giorno.
Un infetto mastica un lobo di fegato davanti ciò che resta del leit-motiv dell'Umbrella, occhi lattiginosi e spenti.
Il sangue gli cola dagli angoli dalla bocca e sotto di lui un ragazzo che non potrà avere più di quindici, forse sedici anni.
Alex si erge nel mezzo dell'apocalisse come un profilo pallido e sottile, gambe fasciate di nero e capo cinto d'oro.
"So che ci sei."
Le sinapsi del suo cervello vibrano, cercano di sintonizzarsi.
"Raccoon City è perduta."
Una scossa fin nella punta delle dita, un brivido lungo la schiena - tra le cosce.
"So di averti mentito."
Qualcosa che afferra e tira, strappando.
"So quello che stai pensando."
Immagini e suoni; ricordi e desideri.
"Nulla di tutto ciò cambia ciò che siamo."
Un moto d'orgoglio; un'ondata bollente di superbia e arroganza che le riempie il petto.
"Che possiamo essere."
Dita invisibili che le percorrono il bordo dei polmoni, che indicano - evidenziano.
"Lo so."
Un mormorio sommesso, che pronuncia senza nemmeno accorgersene.
"Sono imperfetta."
Silenzio. Angosciante silenzio.
"Ma tu no."
Le sinapsi del suo cervello sembrano andare in sovraccarico e Alex deve compiere uno sforzo notevole per non vomitare dal disagio.
Lo zombie rialza la testa, la ruota a fatica - un gesto sgraziato, maldestro.
Il ragazzo ai suoi piedi riapre gli occhi, si trascina sull'impiantito.
Alex li afferra entrambi per il cranio e schiaccia - irritata.
"Ti sei per caso offeso?" bercia, snudando i denti.
Il contatto riprende più forte di prima.


#4 - I met you at the altar and your lips tasted different.

"È qui che sono morta."
Albert accarezza la stanza con lo sguardo, raccoglie da terra il tasto rovinato di un pianoforte.
"È qui che mi hanno trovato."

Coperta di stracci, rovinata dal mio stesso dolore.

Albert si volta, studiandone l'espressione, la mimica.
C'è vergogna negli occhi di Alex, un sentimento che ha mostrato sempre e solo a lui.
C'è un ricordo che consuma, la paura di riviverlo e la frustrazione di non esserne stata all'altezza.
C'è una tempesta che l'incupisce fino a farli assomigliare a un cielo senza stelle, ai marosi improvvisi che scuotevano Sushestvovanie anche prima.
Se fosse un uomo normale le direbbe che va tutto bene; che non è colpa sua.
Se fosse ciò che Aelita si ostinava a credere, la rassicurerebbe; accoglierebbe sulle sue spalle ogni rimorso, ogni rimpianto.
Se fosse come l'aveva vissuto Excella, riderebbe di lei, della sua debolezza; del suo inutile e patetico cuore.

Se fosse.  

Ma Albert davanti a Alex è solo quello che è sempre stato;

Un bambino prodigio, un ragazzo meraviglia, una perfetta arma biologica, un dio caduto.

Un uomo con troppe crepe per poterle contare tutte.


Then placed my ring upon your hand and knew we'd die together.

TerraGrigia esplode in un lampo viola che squarcia il cielo.
Il vento scuote il mare, frusta i suoi capelli, lasciandoli sventolare come fili strappati.
Alex incrocia le braccia al petto, inspira perdita e sgomento.
"Quanti sopravvissuti?"
"Meno di una ventina."
Alex apre le dita in un gesto teatrale, sorride con un angolo della bocca.
"Il Vaso di Pandora è stato scoperchiato."
Wesker osserva TerraGrigia morire, schiacciata dal suo stesso futuro.
"Hanno usato la Regia Solis per fermare l'epidemia."
"Un'altra Raccoon City."
"L'ennesimo errore."
Albert storna lo sguardo, cerca gli occhi di Alex.
C'è una una muta domanda che dorme sulle sue labbra, un silenzio forzato che presto (troppo presto) li distruggerà entrambi.  
"La Sherawat è una tua infiltrata."
"Di Excella." puntualizza Wesker, continuando a fissarla.
Alex scopre i denti, combatte una battaglia già persa.
"Sai, TerraGrigia avrebbe dovuto essere la prima città ecosostenibile."
Albert contrae un sopracciglio, trattiene ogni reazione.
"Indipendente dai combustibili fossili, energia solare, agricoltura biologica e tutto quanto."
Il Mediterraneo mormora sotto di loro, segue e cavalca l'onda d'urto che è derivata dall'annientamento di TerraGrigia.
"Avrebbe dovuto essere il riscatto dell'umanità; una speranza per le nuove generazioni."
"Non sono stato io a togliergliela."
"Non ancora."
Insieme osservano ciò che resta di una misera, disperata, utopia.


#5 - And now, I'll call you my wife.

Tra bambole impiccate a nastri di sangue e polvere Albert consuma un amplesso blasfemo e immorale.
Alex geme, rovescia la testa all'indietro.
Scivola con la lingua sulle dita di Albert, gli stringe i fianchi con le ginocchia.
Ride quando la sfiora tra le cosce, blandendo un desiderio umido e vorace.
"Mi sono sempre chiesta cosa ti eccitasse di più..."
Albert soffoca qualcosa contro il suo collo, percorre la linea pulsante della carotide in un'innocente minaccia.
"Se l'idea di pericolo imminente..."
Le schiude le gambe (aggressivo) emette un suono soddisfatto quando la trova già pronta (bagnata e sua - morbida contro il suo corpo, tra le sue braccia)
"Oppure il pericolo fine a se stesso."
Le percorre la linea delle costole con la bocca, contandole una per una - una scia umida che finisce poi sulla curva del pube e cancella anni di solitudine e rimorso.

Ah.

Albert affonda, Alex lo accoglie. (come sempre)
Alex gli incide la pelle tenera delle spalle, si lascia andare contro il suo petto.
"Io..." mormora, e sono le labbra di Albert a costringerla al silenzio, esigenti.

Io...

Wesker non vuole ascoltare quella confessione - non può.
Sussurra sulla sua bocca, lascia gocciolare promesse che ha già fatto - che non può più mancare.
Le accarezza il viso, si spinge tra i suoi fianchi con una brutalità che le ricorda che sono vivi - che ce l'hanno fatta.

Continua.

L'orgasmo le schiaccia il cuore, la mente.
Ribalta le posizioni, lo accoglie così in profondità da sentirlo quasi gridare.

Non smettere.

Liberami da questi ricordi, da questo passato.
Liberaci e basta.

"Albert..."
"Lo so."
Alex intreccia le dita di Albert alle proprie, i denti bianchi uno scintillio selvaggio tra i capelli scompigliati.
"Lo so."
Albert chiude gli occhi e ascolta la sua voce rompersi.


Give me your heart, I'll grow it into size.

Stuart è un uomo fedele.
Alex l'osserva andare avanti e indietro dal laboratorio senza nemmeno una pausa, negli occhi una cieca abnegazione.
Tamburella con le dita sulla scrivania, sospira.
"Ti seguirà fino alla fine."
"Lo so."
"Dovresti esserne contenta."
"E tu?"
Albert continua a leggere gli ultimi esiti del trial sul T-Phobos, dondola la matita tra le dita.
"Cosa?"
"Sarai con me?"
Wesker le regala uno sguardo obliquo, forse persino offeso.
"Non ce ne sarà bisogno, Alexandra."

Perché tu non morirai; perché io lo eviterò.

"Ma se." si ostina Alex, seguendo il contorno di un'unghia con il pollice "Ci sarai?"
Albert ingoia la risposta dietro un silenzio colpevole.


#6 - You seek out those who forgive.

Il sole morente getta nuove ombre su Sushestvovanie, profili tremolanti e liquidi - viscidi allo sguardo e sotto le dita.
Albert si sistema il polsino della camicia, liscia una piega immaginaria sul pantalone nero.
"Una foto."
"Sì."
"Tutta questa strada per una foto."
Alex amplia il sorriso, percorre la cornice rovinata con la punta dell'indice.
"È l'unica che ho mai avuto."
"Pensavo volessi dimenticare il passato."
La foglia d'oro si è ormai staccata e l'angolo sinistro è sbeccato, ma nulla che non si possa riparare.
"Non tutto." ammette poi "Non tutto."
Albert emette un grugnito, si passa le mani tra i capelli.
"Credo sia il momento di tornare all'elicottero se vuoi ancora avere un pilota; c'è qualcosa che si agita intorno a questa torre."
Alex annuisce, percepisce un mutamento nell'aria.
Un occhio rossastro e vacuo brilla dal fondo delle macerie, l'oscena maschera con la quale aveva dovuto convivere per sei lunghi mesi.
L'eco spietato di un dolore che non trova riposo nemmeno dopo la morte.


And the devil's own hand was knotted by the pastor.

Le tragedie sono universi piccoli e personali.
Sono dimensioni conosciute solo a noi, e a volte mai del tutto.
Collassano come una stella morente, esplodono come un sole appena nato.
Alex osserva un'ultima volta Sushestvovanie, respira la vita malsana che brulica tra le sue strade.
Globi giallastri indicano la posizione degli infetti dell'Uroboros, lucciole deformi che incedono nella notte senza alcuna meta.
I lamenti degli altri intercalano il silenzio, un'isola di morti e aborti.
Piega le labbra nella parodia di un sorriso, crack, la pelle si spacca.

Stai cadendo a pezzi, Alex.
Ti stai decomponendo dall'interno, polmoni ridotti a cartapesta e intestini in poltiglia.
Non bevi, non mangi, non dormi; vomiti sangue e basta.
Dietro il rossetto una bocca divorata dalla malattia, sotto i vestiti ammassi cicatriziali e strani rigonfiamenti.
In parte sei contenta che non possa vederti così.
In parte vorresti essere già morta, perché se è vero che il dolore fortifica, è altrettanto vero che bisogna sopravvivergli per poterlo affermare. (E tu no, grazie, non eri interessata all'offerta)
In parte vuoi solo che tutto finisca (stop; io scendo qui) e che questo smarrimento si spenga, come il tuo cuore.

Alex sospira, incerta. (tremante)

"Sarai con me, Albert?"

Non piange, non grida.

"Alla fine, ci sarai?"

Gli dèi si sgretolano sempre in silenzio.


#7 - I'm here to take you away; give me your hand.

Sushestvovanie diventa solo un puntolino lontano, una macchia nerastra in mezzo all'oceano.
La torre crollata si erge ancora come un moncone spezzato, l'avanzo di una donna dichiarata morta.
La vegetazione ha divorato le miniere, la città; il vento sussurra tra le imposte divelte, i corridoi vuoti.
Sushestvovanie ha orbite scavate e mani adunche, le poche barche rimaste denti marci che galleggiano nell'acqua putrida - schiumosa.
Il pilota dell'elicottero si muove inquieto, sembra volersi allontanare dall'isola il più in fretta possibile.
Albert le sfiora il dorso della mano, non distoglie lo sguardo dall'orizzonte.
Il sole è ormai un riflesso pallido, l'oscurità una cappa nerissima e densa.
"C'era qualcosa, vero?"
Albert non annuisce, non nega.
"Il BSAA non è riuscito a ripulirla del tutto."
Le dita di Wesker cercano le sue, disegnano figure immaginare nel suo palmo tiepido.
"Cosa hai visto, Albert?"
La notte cala all'improvviso, Sushestvovanie un profilo aspro e frastagliato.
"Albert." lo chiama, ancora.
"Niente." replica, incolore "Assolutamente niente."
Alex apre la bocca, la richiude.
Un grido lacera il silenzio, uno stridio che sembra spaccare la terra in due.
Il pilota non riesce a reprime un brivido, controlla ossessivamente la cockpit del veivolo.
Albert affonda le unghie nella sua mano, irrigidisce la mandibola.
"Non voltarti." le dice "Non farlo."

O diverrai sale e pietra; ti sgretolerai davanti ai miei occhi - sarai trascinata nuovamente nell'Averno, sola. (spaventata)

Un secondo grido sfibra la notte, più forte del precedente.
Alex sgrana gli occhi, comprende.
"Qualunque cosa sia..." deglutisce, umettandosi le labbra "È morta. È morta e basta."
Albert le circonda le spalle, lascia che nasconda il viso contro il suo petto.

Le grida non cessano nemmeno per un istante.




"And there's no remedy for memory
Your face is like a melody, it won't leave my head
Your soul is haunting me and telling me that everything is fine
But I wish I was dead (dead like you)"
 - Lana del Rey -



Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.
La canzone utilizzata è "Drawing the Devil" dei Drop Dead Gorgeous.
Per comprendere meglio gli eventi qui narrati, si consiglia prima la lettura di "The biology of evil" e "Beautiful Life".


   
 
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