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Autore: lilyhachi    15/03/2016    3 recensioni
[Black Sails; Billy Bones/Abigail Ashe; seconda stagione]
La prima volta che l’aveva vista, Billy era di fianco al timone [...]
Abigail si era accostata silenziosamente alla balaustra, muovendosi tra l'equipaggio come fosse un fantasma, perfetta nel suo vestito bianco che svolazzava all'incedere del vento. Aveva poggiato le mani pallide e prive di imperfezioni sul legno, mentre Billy si era chiesto se fossero morbide al tocco, non come le sue…ruvide e screpolate, estranee ad ogni forma di delicatezza. Nel momento in cui le luci aranciate del tramonto avevano fatto capolino all'orizzonte, Abigail aveva chiuso gli occhi per un attimo, riaprendoli insieme allo sbocciare timido di un sorriso sul suo volto, mentre Billy era rimasto fermo a scrutarla, affascinato da quella scena così bella da sembrare frutto di un dipinto prezioso.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Never let me go
 
 
 
I


Sunset



“A certain type of darkness has stolen me under a quiet mask of uncertainty.
I wait for light like water from the sky and I am lost again”.
 
 

“Al di là dell'oceano, è difficile capire quale sia il Nuovo Mondo.
Tutto ciò che sapevo, erano le storie che mi avevano raccontato di mostri e uomini valorosi che avevano giurato di ucciderli.
Ma ora che ho quasi attraversato l'oceano, che separa il Nuovo Mondo dal vecchio, ho paura che le storie che ho sentito possano avere offuscato la realtà, invece di averla chiarita. Sembrerebbe che questi mostri siano uomini, figli, fratelli, padri.
E sembrerebbe che questi uomini abbiano paura dei loro stessi mostri, un impero, una flotta, un re”.
 
 
Quei pensieri, trascritti sul diario donatole dal Capitano Flint, continuarono a tormentare la mente di Abigai Ashe, mentre se ne stava sul ponte, lievemente inebetita dal dondolio della nave. Non ci aveva ancora fatto l’abitudine, in realtà.
Durante i giorni trascorsi sulla Good Fortune, aveva sofferto molto il mal di mare, ma non appena aveva creduto di essere avvezza a quel senso di capogiro che i suoi compagni di viaggio sopportavano da anni, Ned Low aveva invaso quella quotidianità del tutto stravagante per una ragazza come lei.
Il tempo passato sul vascello pirata era nebuloso, come se Abigail si trovasse dinanzi ad uno specchio di cui non riusciva a scorgere il riflesso, perché opacizzato. Ogni tanto, credeva di distinguere dei contorni, una luce, un cambiamento appena percettibile che le concedesse di abbandonare quella foschia, ma poi Abigail precipitava nuovamente in essa.
Era frustrante e terrificante: sapere di essere viva ma immobile da qualche parte, senza la piena padronanza del proprio corpo e dei propri movimenti. C’erano momenti in cui il senso di confusione, probabilmente indotto da qualche strano sedativo, peggiorava…ed era allora che la voce di Ned Low riprendeva ad angustiarla, come la peggiore e più atroce delle torture che le potesse essere inflitta. Non riusciva mai a diversificare perfettamente le parole, ma ogni volta era come se un ferro rovente venisse pressato sulla sua pelle. Voleva urlare e piangere, perché la voce di quel pirata era così colma di tenebra e degenerazione da non riuscire a sorreggerla, o almeno non in quello stato. Abigail Ashe non aveva alcuna conoscenza dell’Inferno, ma una parte di lei – quella ancora turbata da Ned Low e dalla sua ciurma – presumeva che somigliasse ai giorni su quella nave, attanagliata dal timore di non riprendere conoscenza e di non rivedere la luce del sole.
“L’aria inizia a farsi fredda”.
Per Abigail udire una voce all’improvviso non era mai gradevole, perché in cuor suo sentiva di non essere ancora del tutto al sicuro. Tuttavia, la voce che l’aveva richiamata non era neanche lontanamente equiparabile a quella di Ned Low.
Era calma e rasserenante, come la coperta di lana regalatale da suo padre e con la quale il sonno era sempre più quieto, libero da incubi e irrequietezze. Abigail si voltò, incontrando il volto di Billy.
Le sopracciglia erano corrucciate, dettaglio che aveva scorto già al loro primo incontro.
Billy Bones sembrava sempre impensierito da qualcosa, non c’erano attimi di distensione nella sua vita a bordo della nave spagnola e forse mai ci sarebbero stati. Aveva le braccia incrociate, in una tipica posa da “azione”, quella che gli aveva visto sfruttare spesso in diversi discorsi con il Capitano Flint su come e quando agire. Era bello e Abigail non poteva fare a meno di notarlo ogni volta che i suoi occhi cominciavano a vagare incontrollati sulla sua figura statuaria.
“Dovreste rientrare”, continuò lui, senza discostare lo sguardo dalla ragazza. “Il Capitano Flint potrebbe prendersela con me, nel caso vi beccaste un raffreddore”.
Abigail sorrise, immaginando Flint che rimproverava Billy per una tale sciocchezza.
“In realtà, intendevo aspettare il tramonto. Perderlo sarebbe un oltraggio”.
Billy finse di non capire, sospinto dalla curiosità verso quella ragazza che ogni giorno si posizionava sul ponte, osservando il tramonto con sguardo sognante. La prima volta che l’aveva vista, Billy era di fianco al timone, discutendo con Silver mentre entrambi cercavano di sbloccare la barra (1). Abigail si era accostata silenziosamente alla balaustra, muovendosi tra l’equipaggio come fosse un fantasma, perfetta nel suo vestito bianco che svolazzava all’incedere del vento.
Aveva poggiato le mani pallide e prive di imperfezioni sul legno, mentre Billy si era chiesto se fossero morbide al tocco, non come le sue…ruvide e screpolate, estranee ad ogni forma di delicatezza.
Nel momento in cui le luci aranciate del tramonto avevano fatto capolino all’orizzonte, Abigail aveva chiuso gli occhi per un attimo, riaprendoli insieme allo sbocciare timido di un sorriso sul suo volto, mentre Billy era rimasto fermo a scrutarla, affascinato da quella scena così bella da sembrare frutto di un dipinto prezioso.
Il rituale tacito di Abigail Ashe si era ripetuto anche nei giorni successivi, insieme a quello di Billy che, preso sempre di più dalla singolarità e dall’attrazione per quella particolare consuetudine, si era perso a guardarla di sottecchi.
“Vi aggrada assistere al tramonto?”.
Abigail abbassò lo sguardo, come per prendersi tempo prima di rispondere.
“L’ultima volta che ho visto un tramonto, mi trovavo sulla Good Fortune. Da allora, ci è mancato poco che dimenticassi l’azzurro del cielo, il tepore del sole, l’odore salmastro del mare e i colori di un tramonto. E’ stato come se la mia vita dovesse svolgersi solo al calar del sole, alimentata prima da un buio pesto e poi da una tenue luce di una fiaccola”.
Billy dischiuse le labbra secche, mentre un increscioso senso di colpa gli appesantiva il petto, insieme all’imbarazzo.
“Mi dispiace, io-“.
Il sorriso pieno e autentico di Abigail gli lasciò morire le parole in gola, mentre la ragazza passava delicatamente la mano sul suo braccio, carezzandolo appena.
“Non avete di che dispiacervi”, esclamò con una genuinità tale da coglierlo alla sprovvista. “Mi piace parlare con qualcuno che non sia la Signora Barlow o il Capitano, ogni tanto”.
Billy non poté fare a meno di sorridere di fronte ad Abigail.
Non era la prima volta che parlava con lei, inizialmente i loro scambi di parole si limitavano a “buongiorno” e “buonanotte” quelle rare volte che si incrociavano, ma ultimamente conversare con Abigail era diventato sempre più frequente e piacevole.
Sembrava andare d’accordo con la vita in mezzo all’equipaggio, viaggiare  insieme ad una ciurma di pirati non la turbava affatto, anzi, era a suo agio, in qualche modo. Non vi erano menzogne nei suoi occhi, nessuna macchinazione messa in atto appositamente per ottenere qualcosa. Il candore di Abigail lo intimoriva, perché lasciava riemergere i ricordi della sua vita prima di unirsi a Flint, quando non era altro che un ragazzino spaurito e indifeso, ancora ignaro della crudeltà del mondo.
Si domandò come ci si potesse sentire…ma la verità era che non lo ricordava più. Quell’innocenza era stata estirpata nel momento esatto in cui le mani di Billy si erano macchiate di sangue, tramutandolo in un perfetto assassino.
Abigail era ad oceani di distanza da lui.
Per quel motivo o forse per istinto di sopravvivenza, Billy si allontanò da lei, come se fosse rimasto troppo a lungo sotto il sole cocente, ustionandosi la pelle. Lo sguardo di Abigail mutò, passando dalla contentezza alla perplessità assoluta.
Billy non faticò a leggere l’incertezza sul volto di Abigail, la cui espressione sembrava domandarsi cosa fosse appena successo e per quale motivo. Quando Billy vide la luce del tramonto colpire il viso di lei, realizzò di averglielo fatto perdere, ma non vi badò…perché se Abigail avesse potuto vedersi, avrebbe notato che i suoi occhi – irradiatati da quel bagliore – erano uno spettacolo pari a quello del tramonto stesso. Tuttavia, Billy aveva appena confermato a sé stesso ciò di cui era stato sempre consapevole: non vi era garbo in lui, non conosceva altro che la vita da fuorilegge che aveva condotto…una vita che non poteva coincidere con quella di Abigail Ashe.
“C’è ancora del lavoro da fare. Io…mi dispiace avervi disturbata”.
Le parole di Billy sembravano inciampare l’una sull’altra, esitanti nel loro andamento, barcollanti come un uomo ferito.
Quando Billy Bones voltò le spalle, Abigail non si mosse e mentre il sole si spegneva lentamente, allo stesso modo Billy si allontanava sempre di più da lei, scomparendo tra le vele bianche.
 
 

“A certain type of silence has filled my voice.
I scream beneath the water and make no noise.
All my prayers go quiet, they're never heard and I am lost again”.
 


La tempesta continuava ad imperversare ma non era nulla che un vascello come quello non potesse sopportare.
Billy era rimasto accanto al timone, con Silver al suo fianco mentre Flint, a qualche metro di distanza da loro, si assicurava che la pioggia non causasse danni. Intanto, le gocce d’acqua gelida lo colpivano incessantemente, lasciandolo impassabile.
Non era certo la prima tempesta che affrontava, ma la sua mente non aveva fatto altro che ripercorrere la breve conversazione con Abigail per tutto il tempo senza dargli pace.
C’era qualcosa di singolare nel modo in cui gli occhi di Abigail si posavano su di lui, scrutandolo come se fosse un tesoro raro, qualcosa che il suo sguardo non aveva mai incontrato prima di allora, e Billy non riusciva a spiegarsi il motivo.
Come poteva guardare a quel modo un pirata, un assassino, un uomo che aveva dedicato la sua vita al mare e al saccheggio?
Nei suoi occhi, avrebbe dovuto trovare solo paura. Eppure, l’espressione di lei era ancora lì, impressa a fuoco sulla sua pelle, come quella che gli aveva riservato prima che andasse via: quella ferita…quella che gli aveva fatto venire voglia di tornare indietro e afferrare la sua mano, delicata sulla sua pelle piena di cicatrici.
“Non sei stato proprio un gentiluomo prima, sai?”.
Billy alzò gli occhi al cielo nuvoloso, chiedendosi perché – tra tutto l’equipaggio – proprio Silver dovesse assistere al suo incontro con Abigail per poi rintuzzarglielo.
“E a te cosa importa?”, domandò, cercando di nascondere il fastidio nella propria voce.
“A me nulla, volevo solo sentire cosa avresti risposto”, esclamò l’altro, poggiando una mano sulla fibbia della cintura ed esibendo il suo classico sorrisino beffardo, capace di insidiarsi nella mente di chiunque ma non nella sua. “Ma, visto che ci sono, permettimi di dirti che non ci sai proprio fare con le donne, amico”.
“E’ solo una ragazza, e anche la figlia di un Lord, amico”.
Billy non aveva idea del perché stesse parlando, con Silver poi. Ma per qualche strana ragione, le sue labbra avevano cominciato a muoversi senza dargli il tempo di pensare, facendo qualcosa di cui lui si privava spesso: alleggerirsi.
C’era una parte di Billy Bones, una parte sopita dentro di lui che adesso non contava altro che i resti di quel ragazzino strappato alla sua famiglia, che desiderava soltanto liberarsi: da tutta la tensione, le preoccupazioni, l’ansia di guardarsi costantemente le spalle, il terrore di finire nuovamente in mare…perché sì, quella paura era ancora insita in lui.
Era andato alla deriva, solo e abbandonato, con nulla se non la certezza di morire tra le onde. Gli uomini come lui non possedevano nulla, nessuna eredità, soltanto il mare…e Billy era certo che sarebbe stato proprio il mare ad ucciderlo, ma non era accaduto.
“Allora?”, chiese Silver, come se la cosa non lo scalfisse affatto ma Billy non si meravigliò.
Non era come i suoi compagni, c’erano cose ancora importanti per lui, nonostante il suo stile di vita, come la distanza incommensurabile tra un uomo come lui e Abigail Ashe.
“Amico, tu di questa vita prendi solo il peggio. Non c’è nulla di male a non pensare, ogni tanto”, Silver gli fece l’occhiolino e si avvicinò al Capitano, lasciando Billy alla mercé dei suoi pensieri e delle riflessioni irragionevoli da lui dispensate.
Nonostante gli costasse molto ammetterlo, quel manipolatore da quattro soldi di John Silver non aveva poi tutti i torti, ma Billy sapeva di non poter essere diverso. Tirò un lungo sospiro e riportò entrambe le mani sul timone, chiudendo gli occhi per un attimo, mentre l’acqua scorreva sulla sua pelle. Quando li riaprì, Billy dovette sbattere le palpebre più volte per capire se stesse sognando o meno, perché ciò che si stava verificando dinanzi ai suoi occhi stanchi aveva ben poco di reale: una figura vestita di bianco avanzava sul ponte della nave, con le braccia protese in avanti come alla ricerca disperata di qualcosa.
Billy faticava ancora a comprendere se fosse tutto frutto della sua immaginazione, così serrò nuovamente le palpebre per poi risollevarle velocemente ma la scena non mutò: era Abigail e aveva gli occhi chiusi.
Quando Billy la vide avvicinarsi pericolosamente alla balaustra e allungarsi su di essa come a volersi gettare nel mare agitato, si precipitò a perdifiato verso di lei, chiamando a gran voce Flint e Silver alle sue spalle.
Billy riuscì ad afferrarla appena in tempo, stringendo le mani attorno alla sua vita. Abigail si dimenava sotto di lui, come impazzita: gli ancora chiusi e i pugni serrati contro il suo petto.
“Lady Ashe!”, la chiamò lui, cercando di tenerla ferma, nonostante i tentativi di lei di sgusciare via dalla sua presa. “Lady Ashe!”.
La ragazza aprì gli occhi di scatto, permettendo a Billy di vederla in tutto il suo atterrimento: tremava e i suoi occhi saettavano da una parte all’altra della nave, spaventati e disorientati, come se non fosse consapevole di essere lì sul ponte insieme a lui.
“Ned Low”, esclamò con voce rotta. “Vedevo il suo volto”.
“Ned Low è morto, non potrà farvi alcun male”, ribatté Billy, cercando di rassicurarla.
“Continua a tormentarmi, come se fosse su questa nave”.
Le mani di lei strinsero compulsivamente la stoffa della camicia di Billy, il quale – senza rifletterci più del dovuto – la tenne tra le sue braccia, lasciando che si tranquillizzasse e gettando uno sguardo a Flint e Silver, mentre l’acqua ancora cadeva dal cielo.
Forse anche Abigail Ashe aveva dentro di sé una parte assopita: quella ancora atterrita dalla figura raccapricciante di Ned Low, afflitta dagli incubi di ciò che aveva vissuto.
“Portala da Miranda”, dichiarò Flint, avvicinandosi e mettendogli una mano sulla spalla.
Billy eseguì quanto gli era stato ordinato e mentre raggiungeva la cabina della Signora Barlow, si accorse di quanto Abigail fosse fredda. Se Billy non avesse udito il suo respiro contro il petto, l’avrebbe data certamente per morta.
Bussò incessantemente alla porta della Signora Barlow che accorse dopo qualche minuto, trafelata e con l’aria di qualcuno il cui sonno era stato chiaramente interrotto in malo modo.
“Oh, buon Dio”.
Miranda avvolse delicatamente le mani attorno alle spalle di Abigail, facendola entrare.
Billy la seguì istintivamente, senza neanche pensare di poter fare il contrario.
“Cos’è successo?”, domandò, facendola accomodare sul letto per prendere dei visti asciutti.
“Non saprei. Credo stesse avendo una specie di incubo”.
Lo sguardo di Miranda Barlow si alternava tra la preoccupazione e la dolcezza nei confronti di quella  ragazza, prendendosene cura come fosse figlia sua e Billy cominciò a chiedersi se fosse stato anche quello a far innamorare Flint di lei, ammesso che fosse davvero l’amore a tenerli uniti. I suoi gesti trapelavano di affetto materno, al punto da farla sembrare proprio quella donna che ogni bambino abbandonato avrebbe voluto con sé. Gli ricordò una favola che aveva sentito da ragazzino: parlava di una mamma che raccontava storie ad un gruppo di bambini cresciuti senza genitori (2). Miranda Barlow gli rammentava la donna della favola.
Quando Miranda fece segno ad Abigail, ancora tremante, di alzare le braccia per lasciarsi togliere la camicia da notte fradicia, Billy si voltò di scatto, tossendo per non strozzarsi con la sua stessa saliva. Miranda aveva sorriso: ne era più che sicuro.
“D’accordo”, esclamò la donna e Billy lo interpretò come un segnale per potersi voltare nuovamente verso di loro. “Ora riposa, cara”.
Abigail, con lo sguardo ancora perso e senza dire una parola, si mise sotto le coperte, stringendone il bordo come se vi si stesse aggrappando.
“Credo tu abbia fatto abbastanza”, gli sussurrò Miranda, voltandosi verso Abigail. “Avresti bisogno di dormire anche tu”.
“Non credo di riuscirci, madame”.
Una dote particolarmente apprezzabile di Miranda Barlow era la sua capacità di non aver bisogno di molte spiegazioni, perché le bastava ascoltare poche parole per cogliere l’essenziale, quello che non veniva quasi mai pronunciato. Si accorse dello sguardo di Billy fisso sulla figura di Abigail e fece un cenno con il capo.
“Veglia su di lei, io raggiungo la cabina del Capitano”.
Billy lo avrebbe fatto.
Avrebbe vegliato su Abigail, accertandosi che il suo sonno fosse tranquillo invece che scosso da incubi terrificanti.
Abigail si era addormentata immediatamente, subito dopo aver poggiato il capo contro il cuscino soffice e Billy si era perso, ancora una volta, a guardarla. Era finalmente tranquilla, non come l’aveva trovata prima.
Mentre la scrutava, partendo dalle lunghe ciglia fino ad arrivare alle labbra piene ancora violacee per il freddo, Billy capì che anche lei era andata alla deriva, sballottata a destra e a manca, prima da una nave all’altra e poi nel buio di una cella come fosse una merce di scambio e non una persona che voleva soltanto tornare a casa dalla sua famiglia.
In fin dei conti, non erano tanto diversi.




Angolo dell’autrice

 
  • (1) Barra: per definizione, la leva che fa girare il timone.
  • (2) Riferimento lieve alla favola di Peter Pan: ovviamente Peter Pan è successivo agli eventi della serie, quindi il riferimento è fatto come se Billy (in questo caso) non sapesse di chi parla la storia, di Wendy e dei Bimbi Sperduti, ma solo di questa raccontafavole che lui associa a Miranda.
  • I versi lungo la shot sono tratti dalla canzone “Sea of Lovers”, di Christina Perri.
  • Il titolo è preso dall’omonima canzone di Florence & The Machine, come il verso finale.
  • Nel telefilm, non è stato specificato cosa sia capitato ad Abigail dopo essere stata presa da Ned Low. In una puntata, Vane dice che è stata sedata e in un'altra, lei stessa ha un incubo, quindi ho sfruttato questa cosa e spero di non aver calcato troppo sulla paura che lei nutre ancora nei confronti di quanto successo, ma ho pensato si trattasse sempre di una ragazza che è stata rapita da un pirata abbastanza inquietante e un po’ folle (per la precisione, io lo adoravo), quindi credo (e spero) che sia abbastanza normale essere ancora scossa.
  • Per la scena di Abigail che tenta di gettarsi dalla nave, ho preso spunto da Anastasia.
 
Chiedo scusa per tutte le noiose precisazioni ma, trattandosi della mia prima pubblicazione in questo fandom e vista l’ansia che mi sta divorando, ci tengo a chiarire alcune cosette. Dopo lo scambio di sguardi tra Billy e Abigail nella 2x08, la mia mente deviata ha iniziato a viaggiare da sola, arrivando alla stesura di questa “cosa” che chiamerò storia.
Era prevista come one-shot ma, dopo aver superato le otto pagine, ho pensato che pubblicarla come shot fosse pesante come lettura così ho deciso di dividerla in due capitoli, già scritti e pronti per essere pubblicati.
Sono molto nervosa al riguardo, perché Black Sails non è il solito telefilm e ovviamente l’ultima cosa che voglio è scrivere stupidaggini che facciano accapponare la pelle a che legge. La mia preoccupazione non è dovuta soltanto allo stile della storia, ma anche alla caratterizzazione dei personaggi: per quanto riguarda Abigail, ho cercato di renderla meno docile rispetto a quella del telefilm (fatta eccezione per la parte sugli incubi) e per alcuni punti mi sono trovata abbastanza in difficoltà, perché non so ancora se certe cose possano sembrare ooc o meno; mentre, per Billy, ho cercato di caratterizzarlo al meglio e spero di esserci riuscita almeno in parte, ma ovviamente lascio giudicare a voi.
Quindi, smetto di ciarlare e vi chiedo di farmi sapere cosa ve ne pare, anche con un commento piccino piccino perché sto morendo di ansia e sapere cosa pensate di questo lavoretto mi preme tantissimo. Se avete appunti  o correzioni, fate pure.
Un grazie di cuore a Marti Lestrange, Alice Dolohov e Yoan Seiyryu per tutto il supporto e per aver aspettato (anzi, pazientato) per la pubblicazione della storia. Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui, davvero.
 
Al prossimo capitolo,
Lily.
   
 
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