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Autore: the dreamergirl    25/03/2016    8 recensioni
[Post Mockinjay - Pre pilogo - Everlark]
La storia è ambientata dopo il ritorno di Peeta nel Distretto 12. Ho immaginato come avrebbero potuto reagire Peeta e Katniss al ritorno di Gale nel Distretto 12.
Dalla storia:
Peeta mi accompagna alla porta ma prima di aprirla si avvicina a me, mettendo le sue mani sulle mie spalle. Mi sta guardando negli occhi con un’intensità perforante quasi volesse imparare a memoria il mio viso. Poi lentamente fa salire le sue mani sul mio collo e poi sul mio viso. Questo semplice gesto fa esplodere in me tanti piccoli brividi che partono dal punto in cui le sue mani hanno toccato la mia pelle e si irradiano in tutto il corpo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 
 
 

Un anno dopo

 


POV Katniss
 


Apro leggermente gli occhi. A giudicare dal buio della stanza deve essere ancora notte fonda.
Un fresco venticello mi accarezza il viso. Un brivido di freddo fa tremare il mio corpo.
Sento immediatamente la mancanza di quel calore familiare che mi culla e protegge durante le notti. 
Mi agito leggermente tra queste lenzuola. Muovo delicatamente una mano alla ricerca della fonte di quel calore abituale, diventato ormai parte di me.
Tiro un sospiro di sollievo quando trovo quel che cerco. Sfioro delicatamente il suo corpo, accarezzandogli un fianco e subito mi tranquillizzo. Sento un’ondata di calore invadere il mio cuore e le mie membra.
Continuo a muovermi lentamente, fin quando non ritrovo la mia posizione abituale. La mia testa sul suo petto, le mie braccia che lo avvolgono.
Peeta si muove leggermente e mi stringe a sé.
- Hai avuto un incubo? – mi chiede con la voce impastata dal sonno.
- Niente incubo- sussurro.
- Bene – mi dice prima di posarmi un bacio fra i capelli. Con una mano mi accarezza il fianco dolcemente e io mi godo la gradevole sensazione che questo suo semplice gesto mi trasmette.
- Ti amo, Kat – sussurra fra i miei capelli.
Sorrido sul suo petto. Le sue parole mi arrivano dritte al cuore, come note armoniose di una splendida melodia. Ogni volta è sempre più bella, sempre più magica.
Pian piano, mi addormento tra le sue braccia, ascoltando il dolce ritmo del suo cuore, non prima che un debole sussurro esca dalle mie labbra, Vero.
 
 
Quando riapro gli occhi è già mattina. Il sole deve essere sorto già da un paio d’ore. Mi rigiro nel letto in cerca nuovamente di Peeta ma non lo trovo. Deve essere già uscito per recarsi in panetteria. Da quando l’ha aperta qualche mese fa, dedica a quel luogo anima e corpo e io volentieri lo aiuto.
Indosso una vestaglia e mi reco al piano inferiore. È una bella giornata di sole, ottima per la caccia.
Attraverso il salone e lancio un’occhiata alla parete che sovrasta il camino. Appesi, uno accanto all’altro ci sono due quadri dipinti da Peeta. Il primo è il quadro che ci ritrae sulla spiaggia dell’Edizione della memoria, il quadro che tante volte mi è stato di conforto nei mesi di lontananza da Peeta. Il secondo è il quadro dipinto da Peeta nel Distretto 4 che ritrae noi due sulla spiaggia, rivolti verso il mare. Il quadro che ritrae un sogno di Peeta, un sogno divenuto reale.
Quando siamo tornati nel Distretto 12, lui mi ha fatto dono di questi due quadri ed io ho espresso il desiderio di appenderli sulla parete del soggiorno. Guardarli mi rilassa. Riesco a percepire l’odore di salsedine, il sole sul mio viso, il sapore delle labbra di Peeta.
Con il suo tratto leggero Peeta ha aggiunto nell’angolo destro del secondo dipinto la parola Vero, colorata di arancione. Osservo quella parola e sorrido. Vero è diventata una parola di uso familiare per me. La considero una parola così concreta, così carica di significati, così esclusivamente nostra che è l’unico modo in cui mi sembra di poter veramente esprimere i miei sentimenti per Peeta.
Non posso credere che sia passato un anno esatto da quel primo Vero, da quando la mia vita si è tinta di tante mille sfumature colorate che Peeta ha aggiunto con il suo tocco leggero e delicato.
In questi mesi io e lui siamo cambiati e cresciuti. Il dolore non se ne è mai andato del tutto ma ogni volta che ci sorprende una fitta acuta di sofferenza, l’affrontiamo insieme. Lui è la mia forza e la mia speranza e io la sua. Le nostre vite ormai sono unite in un’unica sola.
 
Dopo la nascita di Finnick Peeta, abbiamo trascorso due splendide settimane nel 4, coccolando il piccolo ed Annie, scherzando con Johanna, Roland e Lily, osservando con soddisfazione i progressi di mia madre.
Io e Peeta siamo anche andati al mare un paio di volte. Abbiamo imparato a conoscerci meglio, a viverci in un modo diverso. Senza la paura e il dolore ad incombere sul nostro cuore, abbiamo avuto la possibilità di vivere liberamente e serenamente il nostro amore.
Quando mia madre si è ristabilita del tutto, ho dovuto fare ritorno nel 12, non avendo più il permesso di rimanere in quel distretto. Peeta mi ha seguita senza alcuna esitazione, non guardandosi mai indietro.
Ancora adesso mi fa sorridere pensare all’espressione sconvolta e sorpresa di Haymitch quando ha visto me e Peeta scendere dal treno con le mani intrecciate. Si è arrabbiato con noi per averlo fatto preoccupare ed essere scomparsi, ma io sono riuscita a scorgere il guizzo di felicità che ha attraversato i suoi occhi. Adesso ogni sera viene a cena da noi. Siamo una famiglia ormai.
Tornato nel 12, Peeta si è messo subito al lavoro. Ha iniziato i lavori per aprire la nuova panetteria e ha dato una grande mano alla ricostruzione del distretto trascinando anche me nella sua frenesia. Si è anche fatto carico della costruzione di un parco giochi per bambini, molto simile a quello del 4, che durante la mia permanenza in quel distretto mi ha portato a visitare. Sosteneva che un luogo libero e felice non può essere tale se per strada non si sentono le voci gioiose dei bambini.
Il parco giochi “Primrose Everdeen” è sorto vicino alla nuova scuola. Quando Peeta mi ha espresso la sua volontà di dedicare quel parco alla memoria di mia sorella, quasi venivo sopraffatta dall’emozione e una nuova ondata di amore, riconoscenza e orgoglio verso Peeta mi ha travolta. Non smetterà mai di sorprendermi e aiutarmi.
Quando passo davanti a quel parco giochi e sento le urla felici dei bambini, in quelle urla riesco a cogliere l’eco lontana delle risate della mia dolce paperella. Sarebbe stata orgogliosa di questo parco.
 
Distolgo lo sguardo da questi due quadri che generano in me tante emozioni e lo faccio vagare per il salone. Ha assunto un aspetto più accogliente e familiare. Peeta lo ha riempito di foto. Voleva che la nostra casa fosse piena dei visi delle persone che amiamo.
Si, la nostra casa.
Mi procura ancora una certa emozione, chiamare così questa casa. Quando siamo tornati nel 12, non c’è stato bisogno di parole, né di richieste, è avvenuto tutto naturalmente.
La maggior parte delle foto ritrae Finnick jr. Annie manda una volta al mese a me e Peeta le sue foto. Lei e il bimbo stanno bene e vivono sereni anche grazie all’aiuto di Johanna che si è fermata stabilmente nel Distretto 4 ed ha iniziato una relazione con Roland, che dopo tutti i suoi sforzi è riuscito a conquistarla.
Lily, invece, ha fondato un’associazione a carattere nazionale per i familiari delle vittime della guerra e degli Hunger Games. Viaggia molto per i distretti per la gestione di questa fondazione che aiuta alla ricostruzione dei luoghi distrutti dalla guerra. Lei e Peeta si sentono spesso, il legame che hanno costruito nel 4 è davvero molto forte. Si sostengono a vicenda. Io non so se sarò mai capace di esserle amica ma sentirla e sapere che sta bene mi riempie di gioia.
Mia madre, che sta molto meglio ed è tornata a lavorare in ospedale, le dà una mano con l’associazione. Credo che aiutare altri che hanno perso qualcuno di importante le sia di aiuto per superare la morte di Prim.
Fra qualche mese verranno tutti a trovarci nel 12. Non vedo l’ora, soprattutto di abbracciare Finnick jr.
Domani compie un anno e io e Peeta gli abbiamo comprato un mucchio di regali. Io volevo spedirli ma Peeta ha insistito per portarglieli di persona. Quindi una settimana fa è andato per qualche giorno nel Distretto 4. Quando l’ho salutato in stazione ho provato l’irrazionale paura che non tornasse più da me. Ma lui è tornato, con il suo splendido sorriso, accompagnato dal profumo del mare.
Qualche mese fa anche Gale è tornato per un giorno al 12 per un incarico ufficiale. È stato un po’ imbarazzante, accoglierlo a casa nostra, però, è stato bello rivederlo e abbracciarlo. Rimarrà sempre il mio migliore amico.
Ormai lui si è ritrasferito nel 2, dove ha raggiunto la sua famiglia e da quello che si è lasciata sfuggire Posy nell’ultima chiamata, ho capito che deve aver incontrato una persona speciale. Mi aspettavo una nota di gelosia da parte mia a questa notizia e invece l’unica cosa che ho provato è stata sollievo. Sollievo che Gale sia riuscito a trovare una sua felicità.
 
Mi rendo conto di essere rimasta imbambolata a guardare queste fotografie da più di mezzora, dimenticandomi di fare colazione, per questo mi reco in cucina. Trovo la mia colazione già pronta sul tavolo. Ci sono una montagna di biscotti su un piatto e del the freddo in una tazza. Sul tavolo c’è un biglietto con la calligrafia precisa e sicura di Peeta.
 
Buongiorno e buona colazione Kat
 
Sorrido. Lo faccio spesso da quando Peeta è tornato. Da quando viviamo insieme lui mi riempie di queste piccole attenzioni e gentilezze. Mi fa sentire amata ogni giorno, ogni minuto, ogni istante. Mi fa sempre sentire la sua presenza. La stessa aria che mi circonda è pervasa dal suo profumo. Profumo di pane e cannella. Profumo di Peeta.
Mi siedo e sorseggio il the. Prendo anche un biscotto e ne assaporo la bontà lentamente.
Finita la colazione sparecchio la tavola. Quando sollevo il piatto con i biscotti trovo una busta. All’interno c’è un foglio piegato.
Incuriosita lo apro e rimango sorpresa. È un disegno che ritrae una bambina con due trecce e un vestito scozzese su una sedia in mezzo ad un’aula scolastica. Attorno a lei ci sono alcuni bambini seduti nei banchi. In particolare un  bambino dai capelli biondi, guarda con particolare attenzione quella bambina. Sembra quasi rapito da quella visione.
Nella parte inferiore del foglio c’è  una scritta.
 
Questo è l’attimo in cui ho iniziato ad amarti e da allora non ho mai smesso nemmeno per un istante.
 
Al di sotto di questa scritta ce ne sono delle altre.
 
Ti ho inseguita e cercata per tanti anni. Adesso è il tuo turno.
Cercami, Katniss.
Trovami.
Segui la scia di questo disegno.
Vai dalla persona che oltre noi era presente quel giorno.
 
Rimango sbalordita e turbata da questo disegno e da queste parole. Le rileggo attentamente. Cosa vuol dire cercami, trovami? Perché Peeta vuole che lo cerchi? Dove può essere andato?
Subito penso che sia uno dei suoi soliti scherzi e sto per mettere da parte il biglietto quando l’occhio mi ricade sul disegno. È troppo ben curato e dettagliato per essere uno scherzo. In più ritrae un momento importante per la nostra storia, il momento in cui Peeta si è innamorato di me.
Peeta vuole davvero che lo cerchi. Ma come mai? C’entrerà il fatto che oggi ricorre l’anniversario del nostro Vero?
Vorrà farmi una sorpresa?
Rileggo le parole scritte sul biglietto.
 
Segui la scia di questo disegno
 
Non mi dice nulla.
 
Leggo l’altra frase.
 
Vai dalla persona che oltre noi era presente quel giorno.
 
Chi c’era quel giorno con noi? Riguardo il disegno e mi concentro sui volti degli altri bambini. Riconosco il viso paffuto e solare di una bambina. Delly. Vuole che vada da Delly.
Sono indecisa sul da farsi. Non mi va di andare da Delly. Potrei rimanere qui e aspettare il ritorno di Peeta. Sono quasi tentata di farlo, ma poi l’immagine della delusione nei suoi occhi se non lo facessi mi fa cambiare idea. Corro in camera mia a cambiarmi.
Arrivo da Delly un quarto d’ora dopo. Quando mi viene ad aprire un largo sorriso le ricopre tutta la faccia.
- Katniss! Sei venuta allora!- quasi urla.
- Delly mi spieghi cos’è questa storia?- le chiedo mentre mi fa entrare in casa.
- Mi spiace non so niente e anche se lo sapessi ho la bocca cucita. Ho solo il compito di darti questa – dice mentre si avvicina al tavolo del soggiorno per prendere una busta che mi porge.
- Sai, non credevo che saresti venuta, Peeta invece ne era convinto. O meglio era fiducioso che venissi. A quanto pare aveva ragione – dice raggiante.
- Già – le rispondo laconicamente mentre inizio ad aprire la busta.
Lei mi blocca allarmata: - No! Devi aprirla da sola. Peeta è stato molto chiaro su questo punto. Vuole che tu faccia tutto da sola –
Io la guardo sbalordita ma lei sembra seria e pronta a cacciarmi di casa. Per questo la ringrazio e vado via.
Sono sempre più confusa da questa situazione. Cosa mai starà combinando Peeta?
Mi appoggio al muro dell’abitazione di Delly e apro la busta. Un altro disegno.
Ritrae me, sotto la pioggia, appoggiata all’albero di mele della vecchia panetteria Mellark. In secondo piano c’è Peeta con in mano due pagnotte. Vedere ritratta quella scena mi fa scappare una lacrima. Quello è il giorno in cui Peeta mi ha salvato la vita e l’ha salvata alla mia famiglia.
Leggo trepidante le sue parole.
 
In quel momento mi sono reso conto che avrei fatto di tutto per te
 
Sotto un’altra scritta.
 
Vai lì dove tutto ciò è accaduto. Troverai una traccia di me.
 
Stringo il disegno sul mio petto per un secondo chiudendo gli occhi e rivivendo con il cuore quel momento. So dove andare.
Mentre mi dirigo verso la nuova panetteria sorta sulle macerie di quella precedente mi rendo conto che questa è una caccia al tesoro. Peeta mi ha organizzato una caccia al tesoro! È una cosa così incredibile e pazza ma al tempo stesso così dolce! È così da Peeta!
Quando arrivo alla panetteria, che è stranamente chiusa, nonostante oggi sia giorno di apertura, le giro attorno fin quando non arrivo al cortile.
Peeta in questo punto ha piantato personalmente un melo. In realtà lo abbiamo fatto insieme. È stato un momento molto emozionante. Quest’albero è un po’ il simbolo del nostro legame, l’unica cosa che ci univa prima degli Hunger Games.
Mi avvicino all’albero. Da uno dei suoi rami pende un nastro verde a cui è legata una busta. Mi alzo in punta di piedi e slego il nastro dal ramo. Faccio scivolare la lettera sul palmo della mia mano.
Apro la busta lentamente. Sfilo il foglio e lo apro.
Peeta ha disegnato noi due nella grotta della prima arena. Le nostre labbra sono unite. Il disegno è così preciso e puntuale che per un attimo mi sento nuovamente catapultata in quella grotta e le emozioni di quel momento mi investono come un fiume in piena.
Sposto il mio sguardo sotto il disegno, sono curiosa di leggere la sua frase e sì anche di scoprire il suo nuovo indizio.
 
In quel momento pensavo di morire ma ero felice. Felice di poter sentire il sapore delle tue labbra
 
Arrossisco a questa frase, pensando a quel bacio. Così maldestro e così disperato.
Mi concentro sulle parole successive.
 
Alla fine non sono morto. E questo grazie a te.
Siamo rimasti vivi.
 
Questo indizio è più difficile da capire. Mi concentro sul disegno ma non scorgo niente si strano o di particolare.
Rileggo le parole.
Siamo rimasti vivi
Un campanello suona nella mia mente e capisco dove andare o meglio da chi. Perché ha coinvolto anche lui? Non riuscirò a sopportare le sue battute. Sono sempre più tentata di rinunciare ma ormai la curiosità per quello che ha organizzato Peeta si è fatta strada dentro di me.
Per fortuna quando entro nel salone di casa sua, lo trovo addormentato con la faccia sul tavolo. Un bottiglia di alcol vuota giace sulla tavola. Io e Peeta dovremmo metterci di impegno per farlo smettere di bere, prima o poi.
In una mano ha sempre il suo solito coltello, nell’altra regge una busta bianca.
Mi avvicino con molta cautela ad Haymitch e con non poca fatica gli sfilo la busta dalla mano. È un po’ stropicciata ma integra.
Mi siedo su una delle sedie del tavolo per aprirla. Dubito che Haymitch si svegli e anche se lo facesse non credo potrebbe darmi alcuna mano o darmi qualche informazione in più.
Estraggo il foglio dalla busta e lo apro.
Siamo sempre io e Peeta nell’arena ma questa volta è l’Edizione della memoria.
Siamo io, Peeta e Finnick esattamente.
Peeta mi sta porgendo qualcosa. È la perla.
 
Lo sai che se eserciti una pressione sufficiente il carbone si trasforma in una perla? [i]
 
Leggo questa frase e sorrido pensando a quando la pronunciò nell’Edizione della memoria, rimarcando il modo in cui Effie ci aveva presentato l’anno prima agli sponsor.
Continuo a leggere.
 
Tu non hai mai avuto bisogno di nessuna pressione. Sei sempre stata perfetta di tuo ai miei occhi.
 
Peeta. Come fa a pensare e a scrivere queste cose? Come fa ad essere sempre così spontaneo.
Leggo l’ultima frase.
 
Trova la perla e sarai sempre più vicina a me
 
Esco da casa di Haymitch e mi reco verso casa nostra. Quando apro la porta quasi mi aspetto che ci sia Peeta, ma la casa è silenziosa e immobile così come l’ho lasciata.
Salgo le scale e mi reco in camera. Apro il cassetto dove conservo la perla. Trovo una piccola scatola e sotto una busta bianca.
Apro la scatola e trovo la perla. Sulla sua sommità c’è un gancio che la lega ad una piccola catenina argentata. La prendo delicatamente e la esamino. Peeta ha fatto in modo che potessi portare la perla sempre con me. Non ho mai amato i gioielli né mai ho desiderato averli. Questa perla però è molto di più. Rappresenta Peeta per me, per questo la indosso.
Apro la busta. Il foglio ritrae una semplice spiaggia al tramonto. Al centro del foglio una singola frase.
 
Vai dove puoi sentire il sapore del mare
 
Il sapore del mare? Come faccio a sentirlo nel Distretto 12? Non vorrà che prenda un treno per il Distretto 4?
Impossibile. Peeta sa che non ho il permesso di muovermi fra i distretti.
Il sapore del mare? Dove posso trovarlo. Penso al lago ma lo scarto. Di certo non posso sentire lì il sapore del mare.
Chiudo gli occhi e provo a concentrarmi. La prima cosa che mi appare nella mente sono i due quadri in salone. Mi precipito giù per le scale. Osservo i quadri.
Cerco nelle vicinanze ma non trovo niente. Scosto la prima tela dal muro ma niente. Faccio la stessa cosa con la seconda e quando la allontano dal muro una busta bianca cade per terra.
La raccolgo. Senza alcuna motivazione, nel mio cuore, sento che questa sarà l’ultima.
Prendo la busta e la apro trepidante. Quando spiego il foglio, non c’è nessun disegno solo una scritta.
 
Se per te è ancora Vero. Se credi che lo sarà per sempre. Raggiungimi al limitare dei boschi. Io sarò quello con un dente di leone in mano.
 
Leggo e rileggo questa frase.
 
Se per te è ancora Vero.
 
Se credi che lo sarà per sempre.
 
È ancora Vero per me? Certo che lo è!
Credo che sarà così per sempre?
Ripenso a tutti i momenti che Peeta ha ritratto e anche a quelli che non ha disegnato, che però sono impressi nel mio cuore. Ripenso ai mesi di lontananza. Ripenso alle sensazioni che è in grado di donarmi.
Credo che sarà così per sempre?
Lo credo.
Esco di casa e mi dirigo con il cuore palpitante verso il luogo d’incontro. Più penso a questa caccia al tesoro e più non mi capacito che Peeta possa aver organizzato una cosa del genere senza che io me ne accorgessi.
Quando arrivo vedo Peeta aspettarmi al limite dell’entrata dei boschi. Ha in mano un dente di leone. È bellissimo. Mi sorride. Sembra anche un po’ sollevato. Aveva paura che non arrivassi?
Quando arrivo, poggia le sue labbra sulle mie e mi dona il dente di leone.
- Sei bellissima- sussurra al mio orecchio provocandomi mille brividi lungo la schiena.
- Peeta mi spieghi questa storia?- dico con un tono imbronciato.
- Te lo spiegherò fra un po’-
Gli lancio uno sguardo truce e lui scoppia a ridere.
- Ti fidi di me?- mi chiede.
- Certo –
- Allora devi lasciare che io ti bendi perché ti devo portare in un posto- dice mostrandomi un foulard bianco.
Lo guardo spaventata. Non voglio che mi bendi, non mi piace non avere il controllo della situazione.
Lui mi prende una mano e sussurra Fidati.
Fidarmi, devo solo fidarmi. È Peeta e posso farlo.
Annuisco e lo lascio fare.
Mi manca l’aria appena i miei occhi sono bendati ma poi lui mi prende per mano e tutto va per il meglio.
Peeta mi trascina per i boschi. Sento il cinguettare degli uccelli, il profumo degli alberi. Percepisco i miei piedi calpestare il soffice terreno.
Giriamo e rigiriamo. Torniamo indietro e procediamo. Non so se Peeta non sappia la strada o stia facendo così per disorientarmi. Se è vera la seconda ipotesi ci sta riuscendo in pieno.
Ad un certo punto si blocca.
- Siamo arrivati- sussurra.
Mi sfila lentamente la benda. Strizzo gli occhi alla luce improvvisa. Quando li riapro mi guardo attorno. Peeta mi ha portata al lago.
Noto poco più distante da noi una coperta stesa sull’erba. Sopra ci sono dei cestini colmi di leccornie. Estendo il mio sguardo attorno a noi e mi sorprendo di scorgere alcuni fiori che non fanno parte dell’habitat naturale di questo posto. Peeta ha piantato delle primule poco distante da dove siamo noi, accanto alle primule ci sono dei denti di leone. Guardo Peeta con sguardo interrogativo.
Lui mi prende le mani e le racchiude fra le sue.
- Ti piace?- mi chiede speranzoso.
Io annuisco. È uno scenario bellissimo, perfetto. Il cielo limpido di questa giornata si riflette sulla superficie cristallina del lago, facendo risplendere l’intero paesaggio. Le primule e i denti di leone forniscono una nota colorata e familiare a questo luogo.
Peeta nota la perla al mio collo e sorride.
- L’hai indossata – afferma con un sorriso mentre prende delicatamente il ciondolo fra le sue mani.
- Certo. È bellissima. Grazie – gli dico dandogli un bacio sulla guancia.
- Tu sei bellissima – mi risponde prima di baciare le mie labbra.
È un bacio delicato, quasi un soffio ma fa nascere in me tanti piccoli brividi che mi fanno desiderare un maggior contatto con il suo corpo.
Quando con mia grande delusione si stacca da me, gli chiedo: - Quindi siamo qui per un pic-nic?-
- Si e no. Siamo qui anche per un pic-nic – dice mentre si passa una mano fra i capelli. Sembra nervoso.
Io lo guardo con aria interrogativa.
Lui mi guarda fisso negli occhi e mi accarezza  una guancia. Fa un respiro e inizia a parlare.
- Katniss io ti amo da quando avevo 5 anni. Non ho mai smesso di farlo. Nemmeno quando credevo che tu non mi amassi, che amassi qualcun altro. Sono sempre stato disposto a rischiare la mia vita per te e lo farei tutt’ora perché una vita senza te non sarebbe vita per me. Sono ritornato dall’inferno del depistaggio per amarti e anche quando ero in quell’inferno non sei mai andata via dai miei pensieri – dice continuando a guardarmi profondamente negli occhi.
I suoi occhi ardono.
- Quando una anno fa mi hai detto vero, mi hai reso l’uomo più felice del mondo. Uno dei miei sogni più grandi, averti, si è realizzato. Oggi, esattamente un anno dopo, io…-
Peeta sembra in difficoltà, non riesce a terminare la frase.
Scuote la testa, come per darsi coraggio e fa un gesto che mi lascia paralizzata. Si inginocchia e prende le mie mani fra le sue.
Le mie gambe iniziano a tremare di fronte a questo suo gesto. Ho paura di quello che sta per dire.
- Io voglio che tu sia mia e che io sia tuo. Per sempre –
Estrae dalla tasca un anello e dice: - Sposami –
Sento un tuffo al cuore. Non solo le mie gambe ma tutto il mio corpo ha preso a tremare. Per rimanere in me, distolgo lo sguardo da quello perforante di Peeta e mi concentro sull’anello. Lo guardo attentamente e mi rendo conto che non è un anello comune. È l’anello che mio padre ha donato a mia madre per il loro fidanzamento.
- Non sono andato nel Distretto 4 solo per lasciare i nostri regali al piccolo Finnick. Volevo chiedere a tua madre il permesso di sposarti e lei mi ha dato questo anello – dice Peeta rispondendo alla mia curiosità quasi stesse seguendo lui stesso il filo dei miei pensieri.
Mia madre ha dato il suo anello a Peeta? L’anello da cui non si separava mai un momento, l’anello che le ho sempre visto al dito da quando sono nata e che non ha mai voluto vendere nemmeno quando rischiavamo di morire. Non ci posso credere.
 Non posso credere a tutta questa situazione. Peeta inginocchiato davanti a me. Mi ha chiesto di sposarlo. Lo ha chiesto a me. A me che non ho mai voluto sposarmi, che non ho mai voluto una famiglia mia.
Distolgo lo sguardo da Peeta e dall’anello e lo faccio vagare attorno a noi. Ho bisogno di riflettere, di calmarmi. Non riesco a ragionare se Peeta mi guarda in quel modo.
Poso i miei occhi sulle primule, riesco a intravedere il sorriso dolce di Prim, un sorriso incoraggiante, un sorriso che mi invita a dire di si. O è solo la mia fantasia o il mio inconscio a farmelo immaginare?
Sposto il mio sguardo verso il lago e mille ricordi legati a mio padre mi ritornano alla mente.
Uno in particolare.
 
Avevo 10 anni più o meno. Mio padre stava pescando e io raccoglievo delle erbe medicinali da portare alla mamma.
In quei giorni la mamma mi aveva raccontato come lei e mio padre si erano conosciuti e come mio padre le aveva chiesto di sposarla. Ero affascinata da quella storia ed ero innamorata di mio padre. Come ogni bambina ama il proprio padre. Per questo mi girai verso mio padre e dissi convinta: - Papà quando sarò grande ti sposerò-
Lui mi sorrise, un sorriso dolce.
- Katniss io sono già sposato con la mamma- disse scompigliandomi i capelli con una mano.
- E non puoi sposare anche me? – gli chiesi delusa.
- Non si può. Ma vedrai che quando sarai grande troverai una persona speciale che vorrai sposare. Una persona che ti farà battere forte il cuore, una persona che renderà ogni tuo giorno speciale anche solo guardandola negli  occhi, una persona senza la quale non vorrai stare –
- E se non la trovo?- gli chiesi.
- La troverai – mi rispose lui fiducioso.
 
A questo ricordo una lacrima scivola dall’angolo del mio occhio destro. Se dovessi ascoltare il consiglio di mio padre, giunto alla mia mente così provvidenzialmente, sarebbe Peeta, l’uomo che risponde a tutte quelle caratteristiche?
Non ho dubbi su questo. Lui è tutto quello e anche di più. Il problema non è se Peeta sia quello giusto ma se io sono quella giusta per il matrimonio.
Punto i miei occhi nuovamente sull’anello di mia madre, stretto fra le mani del mio ragazzo del pane.
Peeta ha portato qui, in questo giorno, in questo momento speciale tutta la mia famiglia. Prim, attraverso le primule, mio padre con il lago, mia madre con l’anello. E tutti i membri della mia famiglia sembrano sussurrare un sì al mio cuore.
Guardo Peeta negli occhi. Lui non sembra turbato dal mio silenzio, forse si aspetta che gli dica di no. E so che se gli dicessi di no, lui resterebbe comunque, resterebbe sempre.
Faccio vagare nuovamente il mio sguardo e questa volta mi blocco sui denti di leone. Sono così belli. Esprimono solarità, gioia, speranza.
Peeta.
La mia speranza.
Torno a guardarlo, l’azzurro dei suoi occhi in questo momento è più intenso che mai.
Lo amo così tanto. Di un amore così puro, così forte, così impetuoso da farmi quasi male. Certe volte ho paura dell’intensità del sentimento che provo per questo straordinario ragazzo. Mi manca quasi l’aria. È un amore che non si estingue al semplice soffio del vento, ma che cresce sempre più. Peeta è l’ossigeno che alimenta le mie fiamme, l’acqua che estingue la mia sete, il raggio di sole fra le nubi del mio cuore.
Non so se sono state le primule, o il ricordo di mio padre, o l’anello di mia madre. O semplicemente l’azzurro dei suoi occhi, ma alla fine nel mio cuore giunge una risposta chiara e forte.
Gli prendo le mani e lo faccio alzare.
Il cuore mi batte all’impazzata, le emozioni sono a mille.
Sento il calore del suo sguardo su di me, sento il suo cuore battere all’unisono con il mio.
- Si – mormoro - Io voglio essere tua e che tu sia mio. Per sempre –
Vedo l’espressione di Peeta passare dall’incredulità alla gioia pura. Mi infila l’anello all’anulare. È perfetto. Poi si lascia andare all’euforia. Mi abbraccia, mi stringe forte e mi solleva in alto. Ride e la sua risata in questo momento cancella qualsiasi dubbio residuo mi fosse rimasto.
 Dopo avermi guardato profondamente negli occhi mi fa scivolare dolcemente, fino a far incontrare le nostre labbra.
Ci baciamo intensamente e dentro di me tutto esplode in un vulcano di emozioni indefinibili.
Anche attorno a noi, tutto si fa più bello. Sento la natura svegliarsi, accoglierci con il suo manto fatato. Tutto è magia.
Continuo a baciare Peeta, il mio promesso sposo, e non vorrei mai staccarmi da lui. Sento le nostre anime e i nostri cuori rincorrersi, per poi prendersi per mano. I nostri corpi desiderarsi come mai hanno fatto prima. Una gioia che non pensavo potesse esistere si impadronisce di me.
In questo momento così meraviglioso, così magico, così eterno, non mi pento neanche per un istante del mio sì perché per me è e sarà sempre Vero.
 




Note dell’autrice:

 
Ecco il capitolo finale di questa mia storia. Spero vi sia piaciuto. Ho voluto concludere con un Pov Katniss così come ho iniziato. Mi auguro che l’idea della caccia al tesoro vi piaccia. Ho pensato che Peeta avrebbe fatto la sua proposta in un modo originale e romantico e mi è venuta fuori quest’idea.
 
Ora vorrei ringraziare con tutto il cuore chi ha seguito questa mia storia e l’ha amata almeno un po’.
In particolare vorrei ringraziare: Pandafiore per aver seguito questa storia dall’inizio e avermi regalato splendide emozioni con i suoi commenti  che mi hanno incoraggiata a fare sempre meglio;
JackiLoveCatoniss4ever per le splendide ed emozionanti parole che mi ha donato in questi capitoli e per l’importante sostegno ricevuto; Ball00n per aver seguito con costanza la mia storia e per avermi donato un sorriso ad ogni recensione; Feffyna 22 per i suoi commenti sempre troppo gentili e dolci; Harvey per avermi lasciato le sue belle recensioni. (Vi chiedo scusa se ho diemnticato qualcuno) Vi invito a leggere le loro storie che sono davvero bellissime.
Ringrazio tantissimo anche tutte e le persone che hanno inserito la mia storia fra le preferite, le seguite e le ricordate. Sapere che abbiate ritenuto la mia storia degna di essere in quelle liste mi ha resa felice.
Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi.
 
Grazie di cuore a tutti voi, senza la vostra presenza questa storia non sarebbe stata la stessa.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

[i] La frase è tratta da La ragazza di fuoco
  
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